Abstract 1. Lo Djebel Demer 2. Gli ksour - La scuola di Pitagora ...
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KSOUR DEL SUD TUNISIA<br />
ANALISI DELLE COMPONENTI MATERIALI E IMMATERIALI DELLE IDENTITA’<br />
Marinella ARENA<br />
Università Me<strong>di</strong>terranea <strong>di</strong> Reggio Calabria<br />
marinella.arena@unirc.it<br />
<strong>Abstract</strong><br />
The collective granaries are common, with <strong>di</strong>fferent types and construction techniques, throughout the<br />
pre-Saharan area of North Africa.<br />
The system of fortified granaries (<strong>ksour</strong>) of South Tunisia is a complex example of the relation of the<br />
vernacular architecture, made of stone and earth, to the territory.<br />
The idea of earth constructions is at the heart of the World Heritage Earthen Architecture Programme<br />
(WHEAP), launched in 2007 from UNESCO and aimed at promoting and revitalizing earthen<br />
architectures and their preservation.<br />
Academics of some renown (André <strong>Lo</strong>uis, Gabriel Camps, Zaied Abdesmad) have already addressed<br />
the issue of <strong>ksour</strong> using an anthropological approach; yet, in my opinion, there is not an imaging<br />
survey-based analysis able to scientifically verify claims made by anthropologists.<br />
The goal of this research is to continue the study, conducted several years ago and published on<br />
Ksour della Regione <strong>di</strong> Tataouine, through a detailed system of comparison.<br />
Through the assessment of 70 <strong>ksour</strong> we will demonstrate the correlations between: the morphology of<br />
the Ksar and the site where it stands; the type and the clan to which it belongs; the design of ghorfa<br />
(smallest unit of storage) and its plant.<br />
Our methodology includes: measurement of some parts of the Ksar; the photogrammetric restitution of<br />
all ghorfas analyzed; the territorial description (orography, troglodyte dwellings, mosques, cemeteries,<br />
cultivated areas (jessour) and oil mills).<br />
Information sheets include graphic details about: history, site, type, territory, shape and ghorfa.<br />
We use cross-comparison of these data to verify our assumptions.<br />
Parole chiave: heritage, earth constructions, ksar, Tunisia<br />
<strong>1.</strong> <strong>Lo</strong> <strong>Djebel</strong> <strong>Demer</strong><br />
Nel sud della Tunisia una formazione rocciosa, ampia e ramificata, separa le sabbie del Sahara dalla<br />
pianura della Jeffara. Le rocce affiorano, a tratti nude, e mostrano chiaramente la struttura che dà<br />
forma a questi luoghi. Come le spoglie <strong>di</strong> enormi <strong>di</strong>nosauri seppelliti dalla sabbia e dal tempo poderosi<br />
speroni rocciosi emergono in strati orizzontali. I profili morbi<strong>di</strong> delle montagne sono interrotti dalle<br />
lastre <strong>di</strong> pietra che resistono al <strong>di</strong>lavamento e all’erosione. <strong>La</strong> roccia aggetta per pochi metri poi si<br />
frantuma, fragile come cristallo, in piccoli pezzi. Sulle pen<strong>di</strong>ci dello <strong>Djebel</strong> <strong>Demer</strong> gli strati rocciosi<br />
<strong>di</strong>segnano percorsi incongruenti che sembrano condurre da una ksar all’altro.<br />
Il paesaggio è composto da infinite sfumature <strong>di</strong> ocra macchiate qua e là dalle piccole chiazze scure <strong>di</strong><br />
ulivi secolari. Quest’area fa parte della cosiddetta fascia pre-sahariana: il clima è severo; le<br />
precipitazioni rare; e la terra è impoverita dal <strong>di</strong>lavamento e dall’assenza <strong>di</strong> vegetazione.<br />
In questo scenario l’uomo si confronta con la natura attingendo a pochissime risorse: ogni segno sul<br />
territorio, ogni costruzione, è dettata dalla necessità dell’abitare. Il termine abitare ha in questi luoghi il<br />
suo significato più profondo: possedere per lungo tempo, che deriva dall’etimo latino habere. È, infatti,<br />
la consuetu<strong>di</strong>ne del costruire, il trascorrere del tempo, che hanno selezionato la tipologia e la forma<br />
dell’architettura vernacolare del sud tunisino.<br />
In questi luoghi sorgono gli <strong>ksour</strong>, granai collettivi, costruiti con la terra e le pietre <strong>di</strong> queste montagne.<br />
<strong>2.</strong> <strong>Gli</strong> <strong>ksour</strong><br />
Il tema delle costruzioni in terra è al centro del programma World Heritage Earthen Architecture<br />
Programme, lanciato dall’UNESCO nel 2007, per la valorizzazione delle architetture vernacolari e la<br />
conservazione del loro ambiente.<br />
1
L’analisi formale e tipologica degli <strong>ksour</strong> può sensibilizzare la comunità internazionale sull’importanza<br />
della conservazione <strong>di</strong> manufatti architettonici unici, frutto <strong>di</strong> una conoscenza che si tramanda da<br />
secoli. Queste architetture, inoltre sono al vertice <strong>di</strong> un sistema complesso per lo sfruttamento del<br />
suolo fatto <strong>di</strong> oleifici, moschee, marabut, cimiteri, case troglo<strong>di</strong>te.<br />
Stu<strong>di</strong>are gli <strong>ksour</strong> significa pre<strong>di</strong>sporre una rete <strong>di</strong> conoscenze che abbraccia le componenti materiali<br />
e immateriali <strong>di</strong> un’identità: la natura dei luoghi, la conformazione fisica e geologica del territorio, le<br />
vicende storiche, le abitu<strong>di</strong>ni antropologiche della popolazione locale.<br />
Stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> fama (André <strong>Lo</strong>uis, Gabriel Camps, Zaied Abdesmad) hanno già affrontato il tema degli<br />
<strong>ksour</strong> con un approccio antropologico; manca, a mio avviso, un’analisi basata sul rilievo e sulla<br />
rappresentazione capace <strong>di</strong> verificare scientificamente le tesi avanzate dagli antropologi.<br />
L’obiettivo <strong>di</strong> questa ricerca, condotta con Paola Raffa, è proseguire gli stu<strong>di</strong> intrapresi <strong>di</strong>versi anni fa<br />
e pubblicati in Ksour della regione <strong>di</strong> Tataouine [1], attraverso un dettagliato sistema <strong>di</strong> comparazione.<br />
<strong>La</strong> ricerca è basata su alcune premesse metodologiche: analizzare il fenomeno degli <strong>ksour</strong> partendo<br />
da un rilievo <strong>di</strong>retto delle architetture e dei luoghi; effettuare un’analisi non solo tipologica ma anche<br />
formale dei singoli <strong>ksour</strong> e mettere in sistema una grande quantità <strong>di</strong> dati.<br />
<strong>Gli</strong> <strong>ksour</strong> sono granai collettivi formati dalla ripetizione <strong>di</strong> un elemento base: la ghorfa. <strong>La</strong> cellula tipo è<br />
un piccolo ambiente, largo dai due ai tre metri e profondo dagli otto ai do<strong>di</strong>ci metri; la copertura è una<br />
struttura voltata realizzata senza l’uso <strong>di</strong> centine lignee.<br />
Fig. 1 : Tre ksar del clan familiare Jelidet e Gattoufi: Ksar O.A.Wahid, Ksar Jelidet, Ksar Boujlida.<br />
2
Ogni ksar ha una forma <strong>di</strong>versa dall’altro, ogni ghorfa <strong>di</strong>fferisce da quella che le sta accanto.<br />
Häring sostiene che: “Le forme nate da esigenze concrete, plasmate dalla vita, hanno un carattere<br />
elementare, una scaturigine naturale, non mutuata dall’uomo. […] queste forme, pur subendo continue<br />
mo<strong>di</strong>ficazioni, dettate dalle esigenze esterne, sono in realtà eterne e in<strong>di</strong>struttibili, in quanto<br />
configurazioni perennemente riprodotte dalla vita” [2]. <strong>Gli</strong> <strong>ksour</strong> sono forme scaturite <strong>di</strong>rettamente<br />
dalle esigenze dello sfruttamento del suolo e dalle consuetu<strong>di</strong>ni delle popolazioni locali.<br />
<strong>Gli</strong> uomini che hanno costruito queste architetture sono berberi sedentari, Jebâliya, che durante le<br />
prime fasi della seconda invasione araba del Maghreb, XI secolo, si sono rifugiati sulle alture per<br />
<strong>di</strong>fendersi e mantenere la propria autonomia. Nel tempo molti berberi si sono arabizzati collaborando<br />
con i nuovi venuti; altri hanno dato vita a quello che comunemente viene definito lo Djbel indépendant,<br />
una piccola enclave berberofona in<strong>di</strong>pendente.<br />
Le <strong>di</strong>fferenze fra i due popoli, Berberi e Arabi, investono <strong>di</strong>versi piani della vita quoti<strong>di</strong>ana: la religione,<br />
la lingua, la struttura sociale. I primi sono animisti, berberofoni, usano il tamazight, e sono sedentari,<br />
quando si installano sulle creste dello <strong>Djebel</strong> lo fanno costruendo delle vere e proprie città. I secon<strong>di</strong><br />
sono islamici, parlano l’arabo e sono noma<strong>di</strong>, non hanno la cultura dell’agricoltura, vivono <strong>di</strong> pastorizia<br />
e <strong>di</strong> commercio.<br />
È evidente che il connubio fra queste due civiltà non può essere risolto con la vittoria <strong>di</strong> un modello o<br />
<strong>di</strong> un altro. Quello che accade, in realtà, è la combinazione e la <strong>di</strong>sseminazione <strong>di</strong> etnie e <strong>di</strong> usanze<br />
assai <strong>di</strong>versificate. Alcuni berberi, infatti, pur conservando la propria identità culturale <strong>di</strong>ventano<br />
seminoma<strong>di</strong>, altri invece si piegano completamente agli invasori e ne sposano la strategia <strong>di</strong><br />
sfruttamento del suolo.<br />
<strong>Gli</strong> <strong>ksour</strong> che analizzeremo in questa ricerca sono stati costruiti in un arco temporale molto vasto e<br />
appartengono a clan familiari <strong>di</strong>fferenti. Segnare l’appartenenza al clan e la data <strong>di</strong> fondazione<br />
consente <strong>di</strong> costruire quella rete vasta <strong>di</strong> riferimenti cui alludevamo prima.<br />
<strong>La</strong> ricerca si propone inoltre <strong>di</strong> incrementare la tra<strong>di</strong>zionale sud<strong>di</strong>visione fra <strong>ksour</strong>: kalaa, <strong>ksour</strong> <strong>di</strong><br />
montagna e <strong>ksour</strong> <strong>di</strong> pianura. I primi sono costruiti su alti speroni rocciosi, arroccati e irraggiungibili; i<br />
secon<strong>di</strong> sorgono su altopiani che dominano la pianura; i terzi sono e<strong>di</strong>ficati nei pressi degli wa<strong>di</strong> (fiumi<br />
in secca) dove è più facile coltivare e spostarsi.<br />
3. <strong>La</strong> scheda<br />
<strong>Gli</strong> <strong>ksour</strong> sono costruzioni spontanee, la tipologia e la forma sono espressione <strong>di</strong>retta del luogo e<br />
delle risorse <strong>di</strong>sponibili. <strong>La</strong> ricerca mette a sistema quasi 70 <strong>ksour</strong> <strong>di</strong>sseminati in un territorio <strong>di</strong> circa<br />
6.000 kmq. L’area geografica in cui si sviluppano è delimitata dalla formazione rocciosa dello <strong>Djebel</strong><br />
<strong>Demer</strong> a nord e dallo <strong>Djebel</strong> Nefousa (adesso in Libia) ad est.<br />
Ogni ksar è descritto con una scheda sintetica. I dati sono elaborati attraverso procedure<br />
standar<strong>di</strong>zzate, che prevedono quattro forme <strong>di</strong>fferenti: dati alfanumerici; icone, rappresentazioni<br />
grafiche, e rappresentazioni fotografiche.<br />
I dati alfanumerici comprendono: nome dello ksar, clan <strong>di</strong> appartenenza, data <strong>di</strong> fondazione.<br />
Le icone in<strong>di</strong>cano: localizzazione altimetrica, tipologia, posizione dell’ingresso, sovrapposizione delle<br />
ghorfas, numero <strong>di</strong> piani, tipologia d’accesso, percorsi verticali, decori, tipologia porte.<br />
Le rappresentazioni grafiche, fortemente co<strong>di</strong>ficate, includono informazioni su: territorio, intorno e<br />
morfologia.<br />
I dati sul territorio comprendono la planimetria relativa ad un intorno <strong>di</strong> 5 km, le principali vie d’accesso<br />
all’area dello ksar, i percorsi fra lo ksar e le aree coltivate (jessour). In alcuni casi gli <strong>ksour</strong> sono<br />
<strong>di</strong>sposti gli uni vicini agli altri e si può andare dall’uno all’altro senza scendere a valle.<br />
Riconoscere i percorsi minimi, piccoli sentieri percorribili a pie<strong>di</strong>, o con un asino, consente <strong>di</strong> capire le<br />
<strong>di</strong>namiche che hanno generato la <strong>di</strong>sposizione dell’accesso allo ksar, la posizione delle aree <strong>di</strong><br />
preghiera, la <strong>di</strong>sposizione degli artefatti per la raccolta delle acque meteoriche o per la lavorazione<br />
delle olive. <strong>La</strong> scheda raccoglie informazioni sulla <strong>di</strong>sposizione delle ombre durante l’arco della<br />
giornata per intuire quali aree sono meno esposte ai raggi solari. Una situazione orografica molto<br />
frastagliata crea vaste aree d’ombra che favoriscono la conservazione dell’umi<strong>di</strong>tà nella terra. Nella<br />
scheda è riportata, per semplicità, l’ombra che avvolge lo ksar alle 16.45 durante l’equinozio <strong>di</strong><br />
primavera.<br />
Le rappresentazioni grafiche relative all’intorno descrivono le relazioni reciproche fra lo ksar e gli altri<br />
manufatti presenti: moschee, marabut, cimiteri cisterne, oleifici, e case troglo<strong>di</strong>te.<br />
<strong>La</strong> morfologia dello ksar è descritta dalla planimetria delle coperture, dalle soluzioni d’angolo, dalla<br />
<strong>di</strong>mensione me<strong>di</strong>a e dal profilo me<strong>di</strong>o della ghorfa.<br />
Le riprese fotografiche raccontano le relazioni visuali fra ksar/territorio e ricostruiscono, attraverso il<br />
raddrizzamento fotografico, la situazione della corte interna.<br />
3
4<br />
4. Alcune ipotesi per la ricerca<br />
<strong>Gli</strong> stu<strong>di</strong> effettuati da André <strong>Lo</strong>uis [3] e dagli antropologi che lo hanno seguito (Gabriel Camps, Zaied<br />
Abdesmad) affrontano dettagliatamente il tema dei Berberi, degli invasori Arabi e dei clan familiari in<br />
cui si sono riorganizzati.<br />
Fig. 2 : <strong>La</strong> scheda tipo.
Questa ricerca si basa sugli stu<strong>di</strong> antropologici <strong>di</strong> André <strong>Lo</strong>uis e punta a <strong>di</strong>mostrare che gli <strong>ksour</strong> sono<br />
l’espressione puntuale <strong>di</strong> un complesso sistema <strong>di</strong> relazioni fra il territorio, gli abitanti e le consuetu<strong>di</strong>ni<br />
locali. In altre parole si ricerca la corrispondenza fra la morfologia dello ksar e gli aspetti materiali e<br />
immateriali che lo hanno generato. L’analisi è organizzata attorno ad un grande mosaico fatto <strong>di</strong><br />
tessere autonome e confrontabili.<br />
Il rapporto ksar/territorio, ad esempio, è scan<strong>di</strong>to su <strong>di</strong>versi piani: i percorsi d’accesso; i percorsi<br />
minimi, pedonali da monte a valle; quelli fra <strong>ksour</strong>; l’estensione dei jessour; l’esposizione<br />
all’irraggiamento solare. Tutto è condotto su un campione <strong>di</strong> territorio <strong>di</strong> identica <strong>di</strong>mensione. Su<br />
questi presupposti si potrà costruire, ad esempio, uno stu<strong>di</strong>o che valuterà la relazione fra numero <strong>di</strong><br />
ghorfas e l’estensione dei jessour.<br />
Una prima indagine mostra una stretta correlazione fra orografia e impianto planimetrico. <strong>Gli</strong> <strong>ksour</strong>,<br />
infatti, sono costruiti <strong>di</strong>rettamente sulla roccia che affiora dal terreno, all’esterno, troviamo spesso un<br />
basamento in pietre un molto gran<strong>di</strong> ricavate dal lastrone su cui poggia lo ksar. In alcuni casi la<br />
planimetria dello ksar abbraccia più strati <strong>di</strong> roccia e le ghorfas hanno al loro interno salti <strong>di</strong> quota<br />
notevoli (è il caso <strong>di</strong> Ksar Hallouf e Ksar Bouziri). In altri casi il piano d’imposta dell’intero ksar è in<br />
forte pendenza come nei casi <strong>di</strong> Ksar Temzayet.<br />
I muri perimetrali dello ksar, molto probabilmente, sono costruiti con i lembi frantumati della roccia che<br />
lo ospita. I blocchi più gran<strong>di</strong>, <strong>di</strong>fficili da trasportare, sono utilizzati per le pareti esterne, mentre le<br />
pietre più piccole, non sbozzate, costituiscono lo strato esterno <strong>di</strong> grossolani muri “a sacco”. <strong>La</strong><br />
protezione dalle intemperie è affidata ad un impasto <strong>di</strong> gesso e sabbia che forma lo strato più esterno<br />
degli <strong>ksour</strong> e ne ricopre le volte.<br />
Un altro aspetto che l’analisi incrociata dei dati può evidenziare riguarda, ad esempio, la natura dei<br />
luoghi e l’uso <strong>di</strong> architravi in pietra o legno per le porte d’accesso alle ghorfas. Il rilievo fotografico <strong>di</strong><br />
tutte le ghorfas (circa 7.000) degli <strong>ksour</strong> analizzati, permette <strong>di</strong> effettuare un controllo <strong>di</strong>retto fra le<br />
modalità <strong>di</strong> costruzione delle bucature e il sito.<br />
In prima istanza si possono fare delle considerazioni sulle due principali tipologie <strong>di</strong> porte: la prima ha<br />
un semplice architrave il legno e solitamente ha una forma trapezoidale; la seconda ha un architrave<br />
pieno <strong>di</strong> forma irregolare costituito da una lastra <strong>di</strong> roccia molto sottile, <strong>di</strong>sposta verticalmente. In altri<br />
casi le porte sono sovrastate da un arco a tutto sesto o a sesto ribassato.<br />
È importante precisare che le porte delle ghorfas non sempre sono della stessa tipologia. Uno ksar<br />
può avere bucature con un profilo arrotondato e con un profilo rettangolare o trapezoidale. Nella<br />
maggior parte dei casi, però, c’è una netta prevalenza <strong>di</strong> un tipo sull’altro. Ad esempio gli <strong>ksour</strong><br />
costruiti prima del 1900 e collocati su un crinale, o su uno sperone roccioso, hanno spesso bucature<br />
centinate, mentre gli ksar più recenti, <strong>di</strong> pianura, hanno bucature più ampie e con un profilo<br />
rettangolare.<br />
È interessante notare come al variare delle <strong>di</strong>mensioni planimetriche e della orografia cambia il<br />
rapporto proporzionale fra la base e l’altezza <strong>di</strong> una singola ghorfa. Negli <strong>ksour</strong> posti in cima a speroni<br />
rocciosi, le ghorfas hanno un rapporto pari a <strong>2.</strong>45, Ksar Mourabtine, o <strong>2.</strong>72, Ksar Tounket, mentre in<br />
quelli <strong>di</strong> pianura hanno un rapporto pari a 1, Ksar Boujila, Ksar O.A. Wahid, Ovviamente gli <strong>ksour</strong> più<br />
antichi hanno una maggiore saturazione, molti livelli ed una densità alta.<br />
Fig. 3 : Basamenti rocciosi<br />
5
Fig. 4 : Porte con architrave in pietra centinato. Da sinistra verso destra: Ksar Bou H’Rida, Ksar Hame<strong>di</strong>a, Ksar<br />
Ez Zahra, Ksar M’Hamed, Ksar O. Soltane, Ksar O.O. Matzouria, Ksar Kherchafa<br />
Fig. 5 : Porte con architrave in legno o pietra. Da sinistra verso destra: Ksar Zammour, Ksar O. Brahim, Ksar<br />
Jouamma, Ksar Beni Kheddache, Ksar O. M. Ben Amor, Ksar El Ferch, Ksar Ech Chebane<br />
<strong>La</strong> ricerca è ancora in itinere e non sono state ancora completate tutte le schede necessarie alla<br />
redazione <strong>di</strong> una matrice capace <strong>di</strong> enucleare le ricorrenze più evidenti e caratterizzanti. In questa<br />
fase della ricerca è importante, a mio avviso, affinare l’approccio metodologico per la raccolta dei dati<br />
e per la scelta delle questioni da affrontare.<br />
6<br />
5. Prime conclusioni<br />
Nell’architettura vernacolare si tende ad attribuire poca importanza al fatto formale, attribuendo la<br />
variabilità della forma, al caso o a fattori contingenti. In questa ricerca la mole <strong>di</strong> dati è tale da potere<br />
verificare scientificamente la corrispondenza fra una forma ricorrente e l’appartenenza ad un sito<br />
specifico piuttosto che ad un clan familiare. Il dato numerico e statistico, <strong>di</strong> fatto, può far superare il<br />
riscontro accidentale.<br />
Le volte a botte che chiudono le ghorfas sono costruite senza l’uso <strong>di</strong> centine lignee, in una regione<br />
così povera <strong>di</strong> materie prime il legno è un bene prezioso. <strong>La</strong> morfologia delle volte è irregolare e frutto<br />
<strong>di</strong> molte variabili: la <strong>di</strong>mensione e la consistenza delle ceste per il grano che, riempite <strong>di</strong> terra,<br />
sostengono la volta durante la costruzione, i decori che ornano l’intradosso <strong>di</strong> gesso; la <strong>di</strong>stanza fra i<br />
piedritti; la scelta del piano d’imposta.<br />
Le volte sono tutte <strong>di</strong>verse, eppure qualcosa sembra accomunarle: un co<strong>di</strong>ce genetico che le spinge<br />
verso configurazioni eterne e in<strong>di</strong>struttibili frutto <strong>di</strong> configurazioni perennemente riprodotte dalla vita.<br />
[2] <strong>Lo</strong> stu<strong>di</strong>o dello ksar, lo abbiamo detto prima, parte dall’idea che queste architetture sono, in realtà,<br />
degli organismi viventi: crescono aggiungendo un modulo dopo l’altro, subiscono rifacimenti continui,<br />
mo<strong>di</strong>ficano il loro aspetto giorno dopo giorno.<br />
Fig. 6 : Rapporto larghezza/altezza nelle ghorfas analizzate. Da sinistra a destra valore assoluto: <strong>1.</strong>2, 1, 0.9, <strong>2.</strong>45,<br />
1, <strong>2.</strong>72
Per analizzare la morfologia dello ksar c’è bisogno <strong>di</strong> ricorrere ad un metodo induttivo che dalla misura<br />
e dal confronto <strong>di</strong> molti esempi deduce una forma che non è frutto <strong>di</strong> una scelta deliberata, ma è il<br />
risultato dell’or<strong>di</strong>narsi <strong>di</strong> molteplici singoli dati nello spazio. [2]<br />
Una strategia per in<strong>di</strong>viduare la morfologia delle volte degli ksar potrebbe essere quella <strong>di</strong> ricercarne<br />
la forma me<strong>di</strong>a, una forma che le contenga tutte.<br />
<strong>La</strong> forma me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> una volta è il frutto dei seguenti passaggi:<br />
a. selezione dei profili delle ghorfas dello stesso livello;<br />
b. esclusione dei dati <strong>di</strong>mensionali, tutte le ghorfas sono comparate ipotizzando una <strong>di</strong>stanza costante<br />
fra i piedritti;<br />
c. esclusione delle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> quota fra piani d’imposta: si posizionano i profili della ghorfas tutti alla<br />
stessa quota;<br />
d. esclusione dei profili che hanno un andamento anomalo: i profili doppi, quelli incompleti, quelli<br />
crollati.<br />
Sovrapponendo i profili così ottenuti si procede a in<strong>di</strong>viduare quello che possiamo definire il profilo<br />
me<strong>di</strong>o. L’in<strong>di</strong>viduazione dei profili me<strong>di</strong> <strong>di</strong> ogni ksar potrà mettere in evidenza delle correlazioni fra le<br />
<strong>di</strong>mensioni me<strong>di</strong>e della ghorfa e la sua copertura, fra la tipologia <strong>di</strong> jessour presenti nei <strong>di</strong>ntorni o,<br />
ancora, fra i clan cui appartiene lo ksar.<br />
L’architettura vernacolare del sud tunisino, e specialmente quella degli <strong>ksour</strong>, è frutto d’una selezione<br />
naturale che ha modellato, nel corso dei secoli, la risposta a problemi specifici che pone il territorio, il<br />
contesto sociale, le con<strong>di</strong>zioni climatiche e quelle antropologiche.<br />
Fig. 7 : Confronto morfologico: corte interna, ghorfas, posizione orografica.<br />
7
È un’architettura nuda, priva <strong>di</strong> sovrastrutture culturali che non siano <strong>di</strong>rettamente connesse alla<br />
necessità. Ogni intervento <strong>di</strong> restauro e <strong>di</strong> valorizzazione dovrebbe valutare questa fragilità ed operare<br />
secondo procedure mirate.<br />
<strong>La</strong> conoscenza approfon<strong>di</strong>ta, e comprovata da indagini oggettive, può facilitare il processo <strong>di</strong> messa in<br />
valore delle architetture vernacolari in terra del sud tunisino. L’insieme delle schede e dei risultati<br />
emersi dal confronto incrociato dei dati è finalizzato alla realizzazione <strong>di</strong> un protocollo d’intervento che<br />
possa tener conto della specificità <strong>di</strong> ogni ksar. Riconoscere le caratteristiche sottese alla forma<br />
consente un approccio al restauro e alla valorizzazione più in linea con il senso ultimo <strong>di</strong> queste<br />
architetture.<br />
Fig. 8 : Elaborazione del profilo me<strong>di</strong>o delle ghorfas <strong>di</strong> ksar O. A. Wahid.<br />
8<br />
Riferimenti bibliografici<br />
[1] ARENA, Marinella, RAFFA, Paola. Ksour della regione <strong>di</strong> Tataouine. 1ª ed. Roma: E<strong>di</strong>zioni<br />
Kappa, 2007. ISBN 978-88-7890-857-4.<br />
[2] HÄRING, Hugo. Il segreto della forma. 1ª ed. Milano : Jaca Book, 1984. ISBN 88-16-40121-4<br />
[3] LOUIS, André. Tunisie du sud. Ksar et villages de crêtes. 1ª ed. Paris, C.N.R.S., 1975