1 Plinio e i rimedi terapeutici dalle piante G.Spitali Il desiderio di ...

Plinio e i rimedi terapeutici dalle piante
G.Spitali
Il desiderio di conoscere è negli uomini un istinto naturale.
Aristotele, Metafisica, libro I
Fin dai tempi più antichi l’uomo ha usato le piante per curare malanni e disturbi di ogni genere.
Le prime notizie sull’uso di questi medicamenti risalgono all’India, dove, nell’Atharveda, si sosteneva che le piante medicinali
scacciassero dal corpo il male originato dal peccato.
In Cina, poi, secondo una leggenda, l’imperatore cinese Thàn-N-S ông, che regnò intorno al 2700 a. C., redasse un Grande
Erbario in cui trattava della guarigione delle malattie per mezzo di piante oltre che di animali e minerali. Ciò gli valse il nome di
Agricoltore celeste o “Re del rimedio”. 1
Dalla Cina all’America centrale dove troviamo i Maya, considerato il popolo più progredito e civile dell’epoca precolombiana.
Essi tenevano in gran conto l’igiene ed erano eccellenti conoscitori dell’anatomia e della chirurgia, mentre la loro terapia
farmacologica si basava, essenzialmente, sull’uso delle piante medicinali che variavano in base al tipo di patologia e che erano
classificate secondo le loro virtù terapeutiche.
Arrivando in Egitto, il più antico documento sembra essere stato il Papiro di Ebers (500 a. C.), ed è noto che gli antichi Egizi
conoscevano più di settecento forme di medicamenti, di natura sia vegetale che animale.
Nell’antica Grecia, la cultura botanica deve ricondursi sia alle conoscenze empiriche che alle teorie filosofiche; la preparazione
delle medicine era affidata ai medici stessi, mentre coloro che raccoglievano piante e radici medicinali venivano indicati con il
nome di “rizòtomi”. Affini ai rizòtomi erano i “farmacopoli” che avevano il compito di vendere preparati officinali.
Già nel IV secolo a. C. diversi scrittori avevano iniziato a raccogliere e a vagliare sistematicamente le conoscenze, vere o false,
sulle piante e sui loro usi. Tali valutazioni, basate essenzialmente sui trattati ippocratici (V secolo a. C.) in materia medica e sulle
opere botaniche di Teofrasto, cercarono di fare ordine e chiarezza sulle varie credenze popolari. Rispetto agli scrittori ippocratici,
Teofrasto appare più preciso e critico: teneva in grande considerazione i rizòtomi e i farmacopoli ed era ben conscio del fatto che
nelle piante l’effetto delle sostanze attive dipendeva da numerosi fattori.
Tra coloro che potremmo ricondurre al ruolo di farmacologi e sperimentatori, ricordiamo Eracleide di Taranto che sperimentò e
usò forme medicinali nuove e compose elaborate ricette, alcune delle quali vennero successivamente riprese dal grande medico
Celso (18 a.C.-39 d. C.). 2
Per quanto riguarda i Romani, essi sin dal I secolo d. C. impiantarono “orti medicinali” nei quali si provvedeva alle colture di
piante utilizzabili nella terapia medica. E nel modo romano eccoci, finalmente, giunti a Plinio.
Natura, hoc est vita, narratur 3
Plinio
Plinio Gaio Secondo (detto il Vecchio), famoso erudito romano e naturalista, nato a Como nel 23 d. C. e morto nell’eruzione del
Vesuvio del 79 d. C., scrisse un’opera enciclopedica in ben 37 libri, la Storia naturale, in cui si tratta, oltre che della storia della
medicina, anche della botanica e dei rimedi terapeutici di origine vegetale e animale. Descrive in particolare le virtù curative di
numerosissime piante e alberi, sia coltivati che spontanei, e dei rimedi da loro derivati. Da rilevare, nel pensiero di Plinio, fu anche
il rifiuto delle pratiche magiche e l’affermazione dell’importanza di indagare e osservare in prima persona.
Plinio sostiene che la natura ha riservato per l’uomo rimedi già pronti, facili da trovare, estratti dalle piante: Questi soli rimedi
erano piaciuti alla natura, pronti in ogni luogo, facili a trovarsi e non dispendiosi, fatti con cose con cui viviamo. 4
Il libro XII è il primo dedicato al mondo vegetale che abbraccerà una sezione larghissima dell’opera pliniana: dal XII al XIX
saranno descritte tutte le piante e i loro poteri, dal XX al XXVII i medicamenti che se ne traevano.
Plinio non era uno scienziato e perciò presenta il materiale raccolto dal punto di vista di una persona colta, non da quello di uno
specialista. Talvolta si trova anche qualche incongruenza, per esempio una stessa pianta è trattata due volte perché ha nomi diversi,
ma non perché egli abbia deciso o minimizzato qualcuno degli argomenti che si era prefissato di trattare in base a una deliberata
scelta o pregiudizio morale., in secondo luogo bisogna tenere presente che l’opera vuole essere un sunto onnicomprensivo e non
un unione di singoli trattati specialistici.
Per gran parte della terminologia medica, e più in generale per le concezioni relative al funzionamento dell’organismo umano,
Plinio è ovviamente tributario della cultura greca.
Molteplici sono gli esempi forniti da Plinio e, nell’impossibilità materiale di riproporli tutti, ne mostreremo solo alcuni a nostro
parere più interessanti o curiosi che dimostreranno anche come la nostre odierne conoscenze sul mondo vegetale sarebbero
grandemente impoverite se non disponessimo più della Naturalis historia.
Medicina dagli ortaggi
Ci sono elementi umili 5 come gli ortaggi di cui facciamo quotidianamente uso e che sono, magari a nostra insaputa, maggiormente
importanti per la nostra salute.
1
Cfr. Dousset, Jean-Claude, Storia dei medicamenti e dei farmaci. Dalle origini ai giorni nostri, ECIG, Genova, 1989, pgg.
39-38.
2
Cfr. Suozz, Roberto M., Il grande libro delle erbe medicinali, Newton & Compton editori, Roma, 1998, pgg. 12-13.
3
“Il mio argomento è la natura, ossia la vita”, Plinio, N. H., Pref. 13.
4 Plinio, op. cit., XXIV, 1
5 Plinio, op. cit., XX, 2.
1

Innumerevoli sono le virtù del cavolo così come innumerevoli sono gli autorevoli autori che ad esso si sono interessati al punto che
il lamentarsi per il cattivo odore che fa quando cuoce è veramente “poco rispettoso”
…il medico Crisippo ha dedicato in particolare agli usi medicinali di questa pianta un’opera divisa secondo le singole parti del
corpo umano…Mentre Catone afferma che essa (la brassica) fa bene contro il mal di testa, contro l’offuscamento e lo scintillio
della vista, e che giova allo stomaco e all’epigastrio…Anche per le ferite, sia recenti che di vecchia data, e per le piaghe
cancerose che non si riesce a guarire con nessun altro medicamento, Catone prescrive di fare dapprima fomenti con acqua calda,
e di applicare poi, due volte al giorno, del cavolo tritato; lo stesso dice per le fistole, per le lussazioni e per i gonfiori che bisogna
far scoppiare o riassorbire. Bollito libera anche dall’insonnia e dalla difficoltà di addormentarsi… Anche i Greci consigliavano
dei rimedi ottenuti con la brassica. Essi ritengono che il cavolo, non del tutto cotto, faccia espellere la bile e sgombri l’intestino;
che, cotto due volte, abbia effetto astringente e combatta gli effetti del vino … mangiato prima di bere previene l’ubriachezza,
preso dopo cancella le conseguenze di bevute troppo abbondanti; inoltre mangiare cavolo giova molto per una vista chiara; lo
stesso effetto ha il succo di cavolo crudo unito a miele attico, addirittura applicato solamente agli angoli degli occhi; di
facilissima digestione, è alimento che purifica i sensi. La scuola di Erasistrato 6 dichiara che non c’è sostanza più benefica per lo
stomaco e per i tendini, e perciò prescrive di somministrarne ai paralitici e ai sofferenti di tremito e a coloro che espettorano
sangue. Ippocrate 7 prescrive cavolo cotto due volte con sale a chi è affetto da morbo celiaco e dissenteria, come pure nei casi di
tenesmo…Apollodoro 8 ritiene che si debbano bere i semi o il succo contro l’avvelenamento da funghi… Secondo Epicarmo 9 gli
impacchi di cavolo sono molto utili nelle affezioni dei testicoli e dell’apparato genitale, e il risultato è ancora migliore se si
uniscono fave tritate…Evenore 10 impiega i semi di cavolo per facilitare l’espulsione della placenta e contro la morsicatura del
toporagno. 11
In campagna ancora oggi usa applicare esternamente sulle ferite le foglie di cavolo.
L’American Cancer Society ha consigliato di consumare quotidianamente oltre a frutta e verdura ricche di carotene, anche un buon
piatto di cavoli, allo scopo di prevenire l’insorgere di forme tumorali. In particolare viene attribuita a un composto solforato,
presente nel cavolo, e che ne causa il poco piacevole odore, la capacità antitumorale della pianta; effetti benefici si ricaverebbero
anche dai cavolfiori e dai cavoletti di Bruxelles. 12
Quante volte, poi, ci saremo lamentati anche delle lacrime versate a causa delle cipolle in realtà: quelle coltivate curano
l’offuscamento della vista con il loro stesso odore e con la lacrimazione che provocano, ma ancora di più se si aspergono gli
occhi con il succo. Si dice anche che abbiano effetto ipnotico e, che, se vengono masticate con pane, guariscano le ulcerazioni
della bocca, i morsi dei cani, e che questo effetto lo abbiano sia, applicate con aceto, sia secche, applicate con miele…e vino…Nei
casi di mutismo improvviso si è somministrata una pozione di succo di cipolla diluito con acqua. Lo si è infuso anche negli
sciacqui per il mal di denti, e per curare le piaghe provocate da qualunque animale, in particolar modo dagli scorpioni...Secondo
la scuola di Asclepiade 13 con questo cibo si ottiene anche un colorito sano, e si conserva una buona condizione fisica se si mangia
ogni giorno, a digiuno, della cipolla; tale ortaggio inoltre farebbe bene allo stomaco stimolandone l’attività e libererebbe
l’intestino. 14
E’ noto anche l’effetto benefico della cipolle contro il cancro dello stomaco: l’osservazione si basa su di una ricerca effettuata su
persone che consumano almeno mezza cipolla al giorno; tale capacità sarebbe da attribuire ad alcune sostanze anticancerogene a
antimutagene contenute nel vegetale. 15
Un altro “immancabile” nelle nostre cucine è l’aglio, delizia per i cuochi e tormento per chi, al pari dei vampiri, ne disprezza
l’odore e il gusto.
Plinio ne propone un singolare ed efficace impiego nei disturbi dovuti al cambiamento d’acqua e di luogo. Il suo odore tiene
lontani serpenti e scorpioni e, come alcuni hanno affermato, qualsiasi animale…
…Ippocrate riteneva che i suffumigi d’aglio provocassero l’espulsione della placenta…Gli antichi somministravano aglio crudo
anche ai malati di mente…Contro i dolori alle tempie si fanno impacchi di aglio bollito, e si usa, cotto e poi tritato insieme con
miele, contro le pustole; nei casi di tosse è efficace se cotto con grasso vecchio o con latte; oppure, qualora si abbiano anche
espettorazioni di sangue o pus, va cotto sulla brace e preso insieme con un’uguale quantità di miele; in caso di slogature e
fratture va preso con olio e sale. In effetti l’aglio, mescolato a grasso, guarisce i gonfiori sospetti; mescolato a zolfo e resina fa
uscire gli umori guasti dalle fistole; unito a pece, facilita addirittura l’estrazione delle schegge di canna…Si crede anche che
l’aglio, tritato insieme con coriandolo verde, e bevuto con il vino, stimoli l’appetito sessuale. Ha l’inconveniente di indebolire la
vista, di causare flatulenza, di far male allo stomaco se preso in quantità eccessiva, di provocare la sete. 16
L’allicina contenuta nell’aglio ha comprovata efficacia ipotensiva, vermifuga, ipoglicemizzante, disinfettante delle vie respiratorie.
E’ indicato nell’ipertensione, nei disturbi circolatori, nelle funzioni intestinali da regolare.
6
Erasistrato era un medico originario di Ceo. Nella prima metà del III secolo a. C. fondò ad Alessandria una scuola ancora fiorente al tempo di Galeno, unendo a
una medicina pratica e sperimentale anche ambiziosi interessi filosofici.
7
Ippocrate considerato il padre della medicina era originario di Coo (460-375/351 a. C.), i suoi scritti sono raccolti nel Corpus Hippocraticum.
8
Apollodoro era un medico e naturalista vissuto nel III secolo a. C.
9
Epicarmo era un commediografo greco vissuto fra il VI e il V sec. a. C., cui la tradizione attribuiva un libro di medicina intitolato col nome del mitico centauro
Chirone.
10
Evenore era un medico ateniese.
11
Plinio, op. cit., XX, 78, 80-86, 89.
12
Suozzi, R. M., op. cit., pag.195.
13
Asclepiade, medico originario di Prusa, in Bitinia, vissuto fra il II e il I secolo a. C., le opere cui opere sono andate perdute, nella terapia privilegiava la dieta
rispetto ai farmaci.
14 Plinio, op. cit., XX. 39-43.
15 Suozzi, R. M., op. cit., pag.195.
16 Plinio, op. cit., XX, 50 -52, 54 -57
2

L’aglio è una pianta comunemente usata e non si pensa che essa possa avere degli effetti indesiderati e delle controindicazioni.
L’olio di aglio può essere irritante per la cute e mucose; vengono segnalati, in seguito a ripetute esposizioni per inalazione di
polvere di aglio, attacchi asmatici, L’ingestione dei bulbi freschi, di estratti o di olio può provocare nausea, vomito e diarrea. Non
andrebbe somministrato in gravidanza e in allattamento, e può interferire con gli anticoagulanti sanguini e antiaggreganti
piastrinici. 17
Ricette utili anche dagli asparagi che sono tradizionalmente considerati fra i cibi più utili allo stomaco. Con l’aggiunta di cumino
eliminano i gonfiori dello stomaco o del colon, rendono la vista più chiara, hanno un blando effetto lassativo, sono un rimedio
contro i dolori al petto e alla spina dorsale, e contro i disturbi intestinali se, mentre vengono cotti, si aggiunge del vino…Hanno
effetto afrodisiaco…A quanto si dice, una persona che si sia aspersa con asparago tritato e imbevuto di olio non viene punta dalle
api. 18
Ne è sconsigliato l’uso in caso di glomerulofrenire, insufficienza renale e litiasi renale.
In un altro passo si parla della menta: è stupefacente vedere anche in questo caso come gli antichi ne facessero il nostro stesso uso.
Il profumo della menta, da solo, rinvigorisce l’animo, e il sapore stimola l’appetito, perciò quest’erba è un ingrediente usuale
delle salse… Serapione curava con la menta anche gli ascessi dell’utero e i disturbi di fegato…e la impiegava in brodo anche
contro l’espettorazione di sangue…Il succo della menta giova alla voce, però solamente nell’imminenza di una contesa oratoria;
viene usato anche per i gargarismi, in latte, con l’aggiunta di ruta e coriandolo, quando l’ugola è gonfia; con l’allume è curativo
anche per le tonsille; con il miele per la lingua ruvida, e da solo per le slogature interne e le affezioni polmonari.
Per quando riguarda il finocchio, Plinio ci dice che è diventato celebre perché i serpenti se ne cibano…quando cambiano pelle e
recuperano una vista acuta grazie al loro succo: si capisce così che anche l’uomo si serva del finocchio come rimedio contro gli
offuscamenti della vista .
Altri impieghi medicinali riguardano le morsicature di scorpioni e serpenti, per le quali si usano i semi in una pozione di vino…I
semi sono un rimedio in caso di disturbi di stomaco, e si prendono anche se c’è febbre; tritati in acqua calmano la nausea…in
pozione stimolano la produzione di latte, qualora esso sia venuto meno. 19
Il Finocchio è ricco di anetolo, principio attivo stimolante e digestivo, tonico e carminativo, galattagogo. Controindicato per le
donne che hanno subito interventi di mastectomia, può dare interazione con gli anticoncezionali orali.
Medicina da prodotti alimentari
Molti paragrafi sono dedicati ai funghi che costituiscono innegabilmente un alimento squisito…si tratta infatti dell’unico cibo che i
raffinati preparano con le loro mani, impiegando coltelli d’ambra e utensili d’argento, e mangiandoli già prima col pensiero.
Importanti anche dal punto di vista storico, pare infatti che l’imperatore Claudio sia stato avvelenato con un veleno versato sui un
fungo così come un segretario di Nerone, 20 tanto che Plinio si domanda quale piacere si possa trovare in un cibo così pericoloso.
A scopo terapeutico, qui in particolare i porcini, servono a curare le flussioni intestinali, che chiamano reumatismi, e le
escrescenze carnose dell’ano: le riducono e pian piano le consumano, e lo stesso effetto hanno sulle lentiggini e sulle macchie del
viso delle donne. Si lavano inoltre, come il piombo, per ottenere medicamenti per gli occhi. Si applicano in impiastro, con acqua,
sulle ulcere infette, sulle eruzioni del capo e sulle morsicature di cane… 21
Un prodotto naturale di largo impiego in medicina è il miele. Esso è utile per la gola, le tonsille, l’angina e tutti i bisogni della
bocca, e per la lingua quando è riarsa a causa della febbre; poi ancora, bollito, per la polmonite e la pleurite, come anche per le
ferite, per i morsi di serpente e contro i veleni e i funghi; a chi è colpito da paralisi si dà nel vino melato…si istilla nelle orecchie
con l’olio di rose, uccide i lendini e i parassiti del capo. 22
Il pane stesso, questo alimento base della nostra vita, racchiude un numero quasi incalcolabile di proprietà medicinali. In acqua e
olio o nell’olio di rose ammorbidisce gli ascessi; nell’idromele è un efficace emolliente per gli indurimenti; si somministra nel
vino come risolvente, quando serve, come astringente; e non basta: si fa prendere nell’aceto, contro le flussioni interne di catarro,
che i Greci chiamano reumatismi, come anche per i colpi e le lussazioni…Si applica anche, nell’aceto, sui paterecci e i calli dei
piedi. Il pane vecchio o il pane dei marinai, 23 pestati e cotti di nuovo, fermano la diarrea. A chi vuole migliorare la voce e contro
il catarro giova molto fare colazione con il pane secco. Il pane sitanio, cioè quello fatto col grano trimestrale, è adattissimo, col
miele, per curare le ammaccature del volto o le desquamazioni. Quello bianco, bagnato con acqua calda o fredda, costituisce un
cibo molto leggero per i malati. Si applica, col vino, sugli occhi gonfi… 24
Fra i prodotti naturali è ovviamente citato anche il vino. Plinio non sa se considerarlo una sostanza utile o dannosa, trova
l’argomento un po’ difficile da trattare e si sforza di farlo nella maniera più diligente possibile.
Leggiamo che gli antichi apprezzavano il vino di Sorrento mentre le generazioni successive l’Abano e il Falerno. Ma sono in
particolare queste le parole che suoneranno come musica per le orecchie sia per coloro che non disprezzano un buon bicchiere di
vino a tavola come per coloro che parcamente se ne astengono.
Il vino sostiene, fa sangue e dà colorito…Mette a posto lo stomaco e stimola l’appetito; attenua la depressione e l’ansia; è
diuretico e calorifico, concilia il sonno.
17
Suozzi, R. M., op. cit., pag. 73.
18
Plinio, op. cit., XX, 109 -109.
19
Plinio, op. cit., XX, 254, 256 – 258.
20
Tacito, Annales, XII 67. I; XIII 13. 2.
21
Plinio, op. cit., XXII, 92, 97 – 99,
22
Plinio, op. cit., XXII, 108 – 109.
23
E’ il cosiddetto “biscotto”, un pane ottenuto con una doppia o comunque prolungata cottura atta a eliminarne le umidità e quindi a prolungarne il tempo di
conservazione.
24
Plinio, op. cit., XXII, 138 – 139.
3

Inoltre, arresta il vomito e, applicato esternamente con compresse di lana imbevute, ammorbidisce gli ascessi. Asclepiade
proclamava che l’utilità del vino uguaglia quasi la potenza degli dei…A chi vuole ingrassare e ammorbidire l’intestino, conviene
berne durante i pasti; al contrario a chi intende dimagrire o restringere l’intestino conviene rimanere con la sete durante i pasti e
berne solo un po’ dopo il pranzo. Bere vino a digiuno è trovata recente e sconvenientissima per chi abbia impegni importanti
ovvero per chi cerchi di tenere il proprio animo all’erta; al contrario, il vino è stato, fin dall'antichità, un metodo per conciliare il
sonno e un calmante…Così anche è passato in proverbio il fatto che il vino obnubila la ragione. Noi uomini dobbiamo al vino la
prerogativa di essere i soli esseri viventi che bevono pur senza avere sete. E’ utilissimo intervallare le bevute di vino con sorsate
d’acqua e ugualmente bere acqua in abbondanza sopra il vino ingerito. Infatti una sorsata d’acqua scaccia immediatamente via
l’ubriachezza…Il vino puro è un antidoto contro la cicuta…,l’oppio, il mercurio, le api, le vespe, i calabroni, i falangi, contro i
morsi dei serpenti e degli scorpioni…La mescolanza di varie qualità di vino è dannosa a chiunque…Per quel che concerne le
affezioni febbrili, è assodato che non bisogna somministrare vino in caso di febbre, a meno che il malato non sia anziano o che la
malattia sia nella fase calante. Nel caso di malattie acute esso dovrà essere somministrato solo a chi manifesti chiare remissioni
del male… 25
Anche l’alterazione del vino e cioè l’aceto può diventare un rimedio. Bevuto puro,…elimina la nausea, arresta il singhiozzo e, se
respirato, gli starnuti…Unito ad acqua …fa benissimo, in fomento, anche agli occhi colpiti dagli ardori del sole. Si usa come
medicamento quando sia stata inghiottita una sanguisuga, parimenti contro le dermatiti scagliose…, i morsi dei cani, le punture
degli scorpioni…, e contro il veleno di tutti gli animali forniti di aculei, nonché contro il morso del millepiedi… 26
Dopo la lunga digressione sul vino, in ordine di importanza si parla dell’olivo. Le sue foglie sono estremamente cicatrizzanti,
depurative e astringenti…in uso topico dopo che siano state masticate, guariscono le ulcerazione, in linimento con olio, il mal di
testa…Per chi ama mangiare le olive sappia che le…bianche giovano di più allo stomaco, meno al ventre. Sono utilissime se
mangiate fresche, da sole, come alimento, prima di essere trattate. Curano la renella e i denti logorati o resi vacillanti dalla
masticazione di carne. L’oliva nera giova meno allo stomaco e più al ventre; non va bene per la testa e per gli occhi. Entrambe le
specie, pestate e applicate, giovano alle bruciature, ma le nere, masticate, sputate e applicate, inibiscono la formazione di
vesciche.
Come ben ricorderanno le vecchie generazioni l’olio di ricino, bevuto con un’ugual dose di acqua calda, è purgante…Giova
anche alle artriti, ad ogni tipo di indurimento, all’utero, alle orecchie, alle ustioni…
Le donne sanno bene come l’olio di mandorle deterge e ammorbidisce il corpo, spiana le rughe, illumina la carnagione, unito al
miele, elimina dal viso i brufoli…Unito a cera guarisce i foruncoli e le bruciature provocate dal sole.
Utilissimi sono poi anche l’olio di alloro che ha proprietà calorifiche e pertanto, scaldato nella scorza di melagrana, viene
applicato per la paralisi, i crampi, la sciatica, i mal di testa e quello di mirto che è astringente e rassodante. Unito a scaglie di
rame e cera, cura le gengive, il mal di denti, la dissenteria… 27
Piante medicamentose e rituali magico-religiosi
In alcuni passi della sua opera l ’interesse di Plinio per le piante va al di là della semplice catalogazione e descrizione. In molti
punti, pur mostrando talvolta un discreto scetticismo, sono evidenziate oltre le valenze terapeutiche di alcune piante, particolari riti
magici che, se seguiti attentamente, ne aumenterebbero l’efficacia.
Prendiamo per esempio l’Anemone. Plinio ne conosce due generi: quello silvestre e quello coltivato, allo stesso modo la
sistematica moderna distingue due Anemoni, Pulsatilla e di bosco.
Già Ovidio nelle Metamorfosi 28 ne aveva parlato come fiore nato dal sangue di Adone morto.
Quanto al nome e al mito la Pulsatilla deriva il suo nome da pulso in riferimento al movimento dei suoi semi che ondeggiano se
battuti dal vento. Per quanto riguarda l’Anemone di bosco, leggende greche dicevano che Anemos, il vento, inviava i suoi
omonimi Anemoni nei primi giorni della primavera come messaggeri del suo arrivo, e che esso è nato dalle lacrime di Venere
quando errava attraverso i boschi piangendo la morte di Adone.
Lasciando da parte la mitologia vediamo per quali affezioni Plinio li trova utili:…per curare il mal di testa, le infiammazioni, i
disturbi dell’utero. Provocano la formazione del latte e il flusso mestruale, se ingeriti insieme a tisana d’orzo, o se applicati su un
panno di lana in cataplasma. La radice, masticata, favorisce l’eliminazione del catarro, cura i denti; bollita, è un rimedio contro
lacrimazioni e cicatrici.
L’Anemone è una pianta della famiglia delle Ranuncolacee, specie velenosa che però perde la sua proprietà nociva col
disseccamento della pianta. Le specie che hanno tale particolarità sono quelle che contengono il principio attivo anemonina che è
talora usata come anticatarrale.
L’intossicazione si manifesta con nausea, vomito e crisi convulsive; è poi potenzialmente mortale poiché è in grado di causare
depressione respiratoria e diarrea.
Sono possibili reazioni cutanee anche al semplice contatto.
Tuttavia per chi volesse proprio curarsi con questa pianta, Plinio ci ricorda che i Magi…hanno attribuito agli anemoni un grande
potere, e raccomandano di cogliere la prima pianta che compare nell’anno, dicendo che la si coglie come rimedio contro la
febbre terzana e quartana; poi di avvolgere il fiore in un pezzo di stoffa rossa e conservarlo all’ombra, per legarselo in tal modo
al collo, a mo’ d’amuleto, quando ve ne sia bisogno.
25 Plinio, op. cit., XXIII, 37, 38, 41 –43, 48 –49.
26 Plinio op. cit., XXIII, 54 55.
27 Plinio, op. cit., XXIII, 69 – 71, 73, 83 –87.
28 Ovidio, Met. X, 735,
4

In diversi capitoli Plinio parla di varie specie di mele. A scopo terapeutico esse hanno numerose applicazioni quasi a confermare il
detto: “una mela al giorno toglie il medico di torno”. Le mele…di primavera sono acide e dannose allo stomaco, disturbano il
ventre e la vescica, nuocciono ai nervi; cotte sono migliori. Le mele cotogne sono più appetibili quando sono cotte, tuttavia,
purché siano mature, giovano crude nelle emottisi, nella dissenteria, nel colera e nelle malattie intestinali;…si applicano crude o
cotte, alla maniera di un cerotto, per i dolori di stomaco…La loro lanugine guarisce il male del carbonchio. Cotte nel vino e
applicate con la cera fanno rinascere i capelli agli alopeci. Quelle che sono condite crude nel miele sono lassative, inoltre
aumentano molto la dolcezza del miele e lo rendono più vantaggiosa allo stomaco.Quanto a quelle che sono cotte nel miele,
alcuni le danno in alimento, tritate con un decotto di petali di rose, per i disturbi allo stomaco. Il succo delle mele cotogne crude
giova agli ammalati di milza, nell’ortopnea e nell’idropisia, come pure per il seno, per il candile e le varici; il fiore fresco o secco
è utile per le infiammazioni degli occhi, le emottisi e le mestruazioni. Dalle cotogne si fa, anche, unendolo con vino dolce, un
liquore che giova alle malattie intestinali e al fegato.
La moderna farmacologia ricava dai semi del melo cotogno sostanze per fare colliri; il sidro è usato per curare reumatismi e gotta e
le mele mangiate prima di coricarsi curano la costipazione e l’insonnia.
Una raccomandazione: si raccolgono con la mano sinistra, dopo aver circoscritta la terra attorno alla radice, dicendo per quale
motivo e per chi si coglie. 29
Spesso diciamo miracoloso l’Heliotropium che gira insieme con il sole anche se è nuvoloso, tanto è grande l’amore per questo
astro…Se è cotto…nel latte agisce da lassativo e se si beve il succo come decotto libera l’intestino con molta efficacia…Misto con
oli di rose calma i dolori di testa…I Magi raccomandano che lo stesso malato leghi, su se stesso, quattro semi di Heliotropium
nella quartana e tre nella terzana e dica che scioglierà i nodi quando sarà guarito e che giacerà nel letto senza togliere la pianta.
Ancora oggi all’Heliantus annus, il cui nome volgare è Girasole vengono riconosciute proprietà carminative, febbrifughe,
diuretiche e sedative.
Si dice - è una superstizione – che il vischio più efficace sia quello raccolto nella prima fase della luna sulle roveri, senza usare
strumenti di ferro e senza fargli toccare la terra: guarirebbe gli epilettici ed aiuterebbe le donne a partorire, se appena ne portino
addosso un po’; infine avrebbe un’azione efficacissima sulle piaghe, su cui va messo dopo averlo masticato.Le palline…abbinate
al grasso d’orso, permettono la ricrescita dei capelli dopo l’alopecia…Il loro decotto in fomento rinvigorisce le parti intorpidite
degli arti e farne un semicupio è prosciugante ed astringente degli organi sessuali. 30
Effetti indesiderati e controindicazioni: il vischio è una pianta tossica, in particolar modo le bacche, e alcuni suoi componenti
hanno dimostrato sperimentalmente citotossicità , l’intossicazione si manifesta con diarrea sanguinolenta, vomito e sete. Può
interferire con una concomitante terapia cardiaca, antipertensiva, antidepressiva, anticoagulante/coagulante. Controindicata in
gravidanza e allattamento.
Primum non nocere (Ippocrate)
Ci sembra che i passi riportati mostrino chiaramente l’atteggiamento di Plinio nei confronti della medicina.
Come abbiamo visto la terapia da lui proposta è basata soprattutto sull’osservazione e lo studio della natura, ma non viene esclusa
la superstizione guaritoria che con le sue molteplici forme d’espressione talvolta rimane a noi un po’ oscura. Così come difficile a
comprendersi erano nell’antichità – e rimangono ancora oggi – i confini tra magia e scienza.
Tuttavia l’elenco di decine di prodotti che la natura benevolmente offre all’uomo per venirgli in soccorso contro tutti i mali che lo
colpiscono, mostra l’immagine di un mondo antico tormentato da numerosissime patologie, ben diverso da quello descritto da
Esiodo che raccontava di un età felice in cui tutti i mali erano racchiusi nel vaso di Pandora. 31
Quello che colpisce leggendo questi libri è il contrasto tra la “scientificità” raggiunta quando sono descritte diagnosi e terapie e la
genericità di impiego di elementi curativi, le erbe appunto, per cui ogni malattia può venire curata da una notevole quantità di erbe
diverse, quasi che ognuna fosse, in ultima analisi una panacea.
Manca una coscienza critica riguardo questa multivalenza medicamentosa delle piante o delle sostanze da loro derivate: ma non è
lecito aspettarsela da chi, come Plinio, non era medico. Infatti non si stabiliscono mai confronti tra un tipo di cura ed un’altra
proposta per la stessa affezione.
Allo stesso modo può sconcertare la disinvoltura con la quale vengono preparati strani miscugli che, se non tossici, avevano
magari un effetto nullo o contrario a quello desiderato.
Se nella medicina antica la mentalità sperimentale appare da un lato così radicata e analitica viene però da chiedersi come certi
aspetti e risultati inevitabilmente negativi non fossero ad un certo punto notati e come non cambiassero le abitudini terapeutiche:
una spiegazione potrebbe essere che evidentemente anche l’ambito dell’experiri restava fortemente ancorato ad un sovrastruttura
ideologica, quasi una metafisica del gesto, del rito, della formula.
Per concludere, fra tutti i rimedi che si possono trovare in questa parte della Naturalis Historia, questo è quello che ci è sembrato
più curioso nonché di semplice preparazione.
Una ricetta, la più famosa fra quelle usate contro gli animali velenosi, che è scolpita in versi su una lapide nel tempio di
Esculapio a Cos: serpillo, due denari di peso; opopanace e meo, altrettanto di ciascuno; semi di trifoglio, un denario di peso;
semi di anice, finocchio, ami e apio, sei denari ciascuno; farina di ervo, 12 denari. Si schiaccia il tutto e lo si passa al crivello, e
utilizzando il miglior vino a disposizione si formano col composto delle pastiglie del peso di un vittoriato. Somministrarne una per
29 Plinio, op. cit., XXIII, 100 - 103.
30 Plinio, op. cit., XXIV, 12 – 13.
31 Esiodo, Le opere e i giorni, vv. 69 - 105
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volta in tre ciati di vino mescolato ad acqua. Si dice che il re Antioco il Grande si servisse di questa teriaca contro tutti gli animali
velenosi, ad eccezione dell’aspide 32 .
Bibliografia
1. Capitani, U., “Celso, Scribonio Largo, Plinio il Vecchio e il loro atteggiamento nei confronti della medicina popolare”, in
Maia, XXIV, 1972, pagg. 133-135
2. De Felice, Philippe, Le droghe degli dei – Veleni sacri, estasi divine, ECIG, Genova, 1990
3. Dousset, Jean-Claude, Storia dei medicamenti e dei farmaci – Dalle origini ai giorni nostri, ECIG, Genova, 1989
4. Esiodo, Le opere e i giorni, Istituto Editoriale Cisalpino, Milano, 1959
5. Grieve, M., A modern herbal, New York and London, 1967
6. Martini, Maria Cristina, Piante medicamentose e rituali magico – religiosi in Plinio, Bulzoni Editore, Roma, 1977
7. Ovidio, Metamorphoseon libri, a cura di P. Bernardini Marzolla, Torino, 1979
8. Plinio, Naturalis Historia, a cura di G. B. Conte, con la collaborazione di G. Ranucci, Einaudi, Torino, 1982-87 (i libri XX-
XXVII – Botanica – sono a cura di Francesca Lechi)
9. Suozzi, Roberto M., Il grande libro delle erbe medicinali, Newton & Compton Editori, Roma, 1998
10. Tacito, Annales, trad. it. di Bianca Ceva, con un saggio introduttivo di Cesare Questa, 2 voll., Rizzoli, Milano, 1990
11. Thorndike, Lynn, A History of a magical and Experimental science and their relation to christian Thought during the first
Thirteen Centuries of our Era, 8 voll., Columbia University Press, New York, 1923
32 Plinio, op. cit., XX, 264.
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