Tartufi, buone prospettive per bianchetto e ... - Ermes Agricoltura

Tartufi, buone prospettive per bianchetto e ... - Ermes Agricoltura Tartufi, buone prospettive per bianchetto e ... - Ermes Agricoltura

ermesagricoltura.it
from ermesagricoltura.it More from this publisher
16.06.2013 Views

IN AZIENDA ALESSANDRA ZAMBONELLI MIRCO IOTTI FEDERICA PIATTONI Dipartimento di Protezione e Valorizzazione Agroalimentare, Università di Bologna Tartufo bianchetto (T. borchii). 60 NOVEMBRE 2010 DUE SPECIE PREGIATE Tartufi, buone prospettive per bianchetto e scorzone Impropriamente considerati “minori”, Tuber borchii e Tuber aestivum possono invece rappresentare un’importante fonte di reddito grazie anche alla loro ampia adattabilità ecologica. In Emilia-Romagna, oltre ai due tartufi più pregiati Tuber magnatum Pico (il tartufo bianco pregiato) e il più raro T. melanosporum Vittad. (il tartufo nero pregiato), si sviluppano spontaneamente altre specie di tartufi commestibili di ottima qualità, tra cui Tuber borchii Vittad. (detto comunemente bianchetto o tartufo marzuolo) e Tuber aestivum Vittad. (chiamato scorzone, tartufo estivo, tartufo uncinato o tartufo nero di Fragno). Nell’ultimo decennio, queste due specie di tartufi considerati “minori”sono state notevolmente valorizzate da un punto di vista gastronomico e commerciale e la loro coltivazione si sta diffondendo non solo in Italia ed in altri Paesi europei, ma anche in Nuova Zelanda ed Australia. Foto Zambonelli LA COLTIVAZIONE DI T. BORCHII La prima tartufaia sperimentale di T. borchii è stata realizzata dal nostro gruppo di ricerca a Marina di Ravenna nel 1990, in un vivaio del Corpo forestale dello Stato. Questa tartufaia ha iniziato a produrre dopo soli quattro anni dalla messa a dimora delle piantine. Questo primo risultato positivo - unitamente ad una politica di promozione commerciale di tale tartufo realizzata dalle associazione di raccoglitori di tartufo, dagli enti locali (Regione Emilia-Romagna, Province di Ferrara e Ravenna e numerosi Comuni) e dal Gruppo di azione locale (Gal) - ha suscitato un forte interesse per la sua coltivazione. In particolare, trattandosi di un tartufo molto “plastico”, cioè che si adatta a terreni aventi un pH molto variabile (da 6 a 8), la sua coltivazione ha iniziato ad espandersi un po’ ovunque, anche nei luoghi dove non esistevano condizioni idonee allo sviluppo del più pregiato tartufo nero, T. melanosporum. La maggior parte delle tartufaie realizzate è entrata in produzione molto precocemente, dopo 3-6 anni dalla messa a dimora delle piantine. Tuttavia la qualità e la quantità delle produzioni è molto variabile e dipende soprattutto dal tipo di terreno e dalla pianta ospite. In alcune tartufaie sono state realizzate produzioni anche di 60-80 kg di tartufo per ettaro. T. borchii, pur adattandosi a diverse condizioni ecologiche, predilige terreni sabbiosi, a pH neutro o sub-alcalino e, come piante ospiti, preferisce i pini (in particolare Pinus pinea) ed il leccio. Le zone maggiormente vocate al suo sviluppo sono quelle del litorale adriatico, ma può fornire ottime produzioni anche nei terreni collinari, in simbiosi con la roverella (Quercus pubescens) purché il terreno sia sabbioso. Inoltre T. borchii rifugge un eccessivo ombreggiamento del suolo ed un accumulo

IN AZIENDA<br />

ALESSANDRA ZAMBONELLI<br />

MIRCO IOTTI<br />

FEDERICA PIATTONI<br />

Dipartimento di Protezione<br />

e Valorizzazione<br />

Agroalimentare,<br />

Università di Bologna<br />

Tartufo <strong>bianchetto</strong><br />

(T. borchii).<br />

60<br />

NOVEMBRE<br />

2010<br />

DUE SPECIE PREGIATE<br />

<strong>Tartufi</strong>, <strong>buone</strong> <strong>prospettive</strong><br />

<strong>per</strong> <strong>bianchetto</strong> e scorzone<br />

Impropriamente considerati “minori”, Tuber borchii e Tuber aestivum<br />

possono invece rappresentare un’importante<br />

fonte di reddito grazie anche alla loro ampia adattabilità ecologica.<br />

In Emilia-Romagna, oltre ai due tartufi più pregiati<br />

Tuber magnatum Pico (il tartufo bianco<br />

pregiato) e il più raro T. melanosporum Vittad.<br />

(il tartufo nero pregiato), si sviluppano spontaneamente<br />

altre specie di tartufi commestibili di<br />

ottima qualità, tra cui Tuber borchii Vittad. (detto<br />

comunemente <strong>bianchetto</strong> o tartufo marzuolo) e<br />

Tuber aestivum Vittad. (chiamato scorzone, tartufo<br />

estivo, tartufo uncinato o tartufo nero di Fragno).<br />

Nell’ultimo decennio, queste due specie di tartufi<br />

considerati “minori”sono state notevolmente valorizzate<br />

da un punto di vista gastronomico e commerciale<br />

e la loro coltivazione si sta diffondendo<br />

non solo in Italia ed in altri Paesi europei, ma anche<br />

in Nuova Zelanda ed Australia.<br />

Foto Zambonelli<br />

LA COLTIVAZIONE DI T. BORCHII<br />

La prima tartufaia s<strong>per</strong>imentale di T. borchii è stata<br />

realizzata dal nostro gruppo di ricerca a Marina<br />

di Ravenna nel 1990, in un vivaio del Corpo<br />

forestale dello Stato. Questa tartufaia ha iniziato a<br />

produrre dopo soli quattro anni dalla messa a<br />

dimora delle piantine. Questo primo risultato positivo<br />

- unitamente ad una politica di promozione<br />

commerciale di tale tartufo realizzata dalle associazione<br />

di raccoglitori di tartufo, dagli enti locali<br />

(Regione Emilia-Romagna, Province di Ferrara<br />

e Ravenna e numerosi Comuni) e dal Gruppo di<br />

azione locale (Gal) - ha suscitato un forte interesse<br />

<strong>per</strong> la sua coltivazione.<br />

In particolare, trattandosi di un tartufo molto “plastico”,<br />

cioè che si adatta a terreni aventi un pH molto<br />

variabile (da 6 a 8), la sua coltivazione ha iniziato<br />

ad espandersi un po’ ovunque, anche nei luoghi<br />

dove non esistevano condizioni idonee allo sviluppo<br />

del più pregiato tartufo nero, T. melanosporum.<br />

La maggior parte delle tartufaie realizzate è entrata<br />

in produzione molto precocemente, dopo 3-6<br />

anni dalla messa a dimora delle piantine. Tuttavia<br />

la qualità e la quantità delle produzioni è molto<br />

variabile e dipende soprattutto dal tipo di terreno<br />

e dalla pianta ospite. In alcune tartufaie sono state<br />

realizzate produzioni anche di 60-80 kg di tartufo<br />

<strong>per</strong> ettaro. T. borchii, pur adattandosi a diverse<br />

condizioni ecologiche, predilige terreni sabbiosi,<br />

a pH neutro o sub-alcalino e, come piante ospiti,<br />

preferisce i pini (in particolare Pinus pinea) ed<br />

il leccio.<br />

Le zone maggiormente vocate al suo sviluppo sono<br />

quelle del litorale adriatico, ma può fornire ottime<br />

produzioni anche nei terreni collinari, in simbiosi<br />

con la roverella (Quercus pubescens) purché il terreno<br />

sia sabbioso. Inoltre T. borchii rifugge un eccessivo<br />

ombreggiamento del suolo ed un accumulo


di lettiera, <strong>per</strong> cui saranno da preferire sesti d’impianto<br />

non troppo fitti o prevedere successivi diradamenti<br />

delle piantine.<br />

LA COLTIVAZIONE DI T. AESTIVUM<br />

La coltivazione di questo tartufo è praticata da molti<br />

anni in Italia, anche se in passato veniva effettuata<br />

empiricamente, irrorando il terreno in vicinanza<br />

di piante tartufigene (generalmente querce)<br />

con una sospensione sporale ottenuta spappolando<br />

tartufi maturi in acqua. Oggi anche la coltivazione<br />

di T. aestivum, come quella di altre specie di<br />

tartufi, viene effettuata mettendo a dimora piantine<br />

micorrizate in vivaio, con risultati produttivi<br />

talora sorprendenti che arrivano a su<strong>per</strong>are i 150<br />

kg di tartufo ad ettaro. Tali tartufaie iniziano a produrre<br />

precocemente, dopo 6-12 anni, a seconda del<br />

terreno e della pianta ospite. È un tartufo che si<br />

adatta ad una grande varietà di terreni e condizioni<br />

climatiche ed in Italia si sviluppa dalla Sicilia al<br />

Trentino Alto Adige.<br />

Tuttavia anche <strong>per</strong> questo tartufo i risultati produttivi<br />

sono quali-quantitativamente diversi a<br />

seconda di numerosi fattori e, soprattutto, delle<br />

condizioni pedo-climatiche del luogo. Di norma<br />

in Emilia-Romagna i tartufi caratterizzati da una<br />

migliore qualità sono quelli che sviluppano nei<br />

boschi misti collinari delle province di Modena,<br />

Parma e Reggio Emilia. In queste zone T. aestivum<br />

matura tardivamente, in autunno e non in estate<br />

e i corpi fruttiferi hanno la gleba più scura e intensamente<br />

profumata.<br />

Proprio <strong>per</strong> tali motivi, in passato, si pensava si trattasse<br />

di una specie diversa da quella comune nella<br />

maggior parte delle zone italiane ed è stata denominata<br />

T. uncinatum o tartufo nero di Fragno.<br />

Recenti ricerche basate sul confronto delle caratteristiche<br />

genetiche di questi tartufi hanno dimostrato<br />

che T. aestivum e T. uncinatum sono due ecotipi<br />

della medesima specie: la prima predilige soprattutto<br />

le pendici soleggiate, la seconda si sviluppa<br />

nei boschi appenninici freschi e ombreggiati.<br />

Per ottenere, quindi, produzioni di T. aestivum qualitativamente<br />

migliori dovranno essere scelti sesti<br />

d’impianto più fitti di quelli di T. borchii, in modo<br />

da favorire un precoce ombreggiamento del terreno.<br />

Inoltre saranno da preferire come piante ospiti<br />

le querce, i noccioli ed i carpini.<br />

VALORE COMMERCIALE<br />

E ADATTABILITÀ<br />

Seppure T. aestivum e T. borchii non abbiano un<br />

elevato valore commerciale (da 6 a 3 volte inferiore<br />

a di T. magnatum e di T. melanosporum), la<br />

loro coltivazione è di notevole interesse, in quanto<br />

<strong>per</strong> l’ampia adattabilità ecologica e la relativa<br />

semplicità di coltivazione possono adattarsi alla<br />

maggior parte dei terreni regionali.<br />

La precocità e l’entità delle produzioni rendono<br />

la loro coltivazione più redditizia delle colture<br />

agricole tradizionali. Ovviamente, come indicato<br />

<strong>per</strong> tutti i tartufi, è necessario acquistare le piantine<br />

da vivai affidabili e rivolgersi a tecnici specializzati.<br />

È impossibile, infatti, indicare a priori quali interventi<br />

effettuare nelle tartufaie in quanto, lavorazioni<br />

del suolo, potature, diradamenti successivi,<br />

pacciamature ed eventuali ammendamenti calcarei<br />

dovranno essere effettuati valutando caso<br />

<strong>per</strong> caso le condizioni del terreno. Purtroppo non<br />

esiste ancora un elenco ufficiale di vivaisti e tecnici<br />

accreditati e, seppur meno frequentemente<br />

che in passato, i casi di truffa non sono rari in questo<br />

settore.<br />

Un elemento che rende la coltura di questi tartufi<br />

di molto interessante è il <strong>per</strong>iodo di raccolta del<br />

prodotto: invernale-primaverile <strong>per</strong> T. borchii e<br />

estivo-autunnale <strong>per</strong> T. aestivum. Coltivare queste<br />

due specie in azienda <strong>per</strong>mette di assicurarsi<br />

una produzione di tartufi durante quasi tutto l’anno.<br />

Ciò è un vantaggio soprattutto <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori<br />

agrituristici che possono così assicurare agli<br />

ospiti un prodotto sempre fresco ed esclusivo ed<br />

offrire loro la possibilità di svolgere un’attività<br />

ricreativa alternativa. <br />

Tartufo estivo<br />

(T. aestivum).<br />

61<br />

NOVEMBRE<br />

2010<br />

Foto Zambonelli

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!