Il marketing non convenzionale senza rischi: l'opportunità ... - com360
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Maya Manmana<br />
<strong>Il</strong> Marketing<br />
<strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong><br />
<strong>senza</strong> <strong>rischi</strong>:<br />
l’opportunità di una guerrilla etica
Copyright Maya Manmana 2008
Indice<br />
CAPITOLO I<br />
Dall’uomo, al target, alla persona<br />
1.1 L’arte della persuasione: genesi del <strong>marketing</strong><br />
e della pubblicità 3<br />
1.2 Dal <strong>marketing</strong> classico al <strong>marketing</strong> <strong>non</strong>-<strong>convenzionale</strong> 11<br />
1.3 Tracce di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong> nella storia:<br />
la “beffa mediale” di Orson Welles 16<br />
1.4 Societing e <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>:<br />
la rivoluzione strategica 19<br />
1.5 Word-of-mouth e viral <strong>marketing</strong>: i principi ancestrali<br />
del <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong> 22<br />
CAPITOLO II<br />
Azioni di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>: tra <strong>rischi</strong> e opportunità<br />
2.1 L’arte della “guerrilla” 25<br />
2.2 Le vie del <strong>marketing</strong> sono infinite 27<br />
2.3 Guerrilla <strong>marketing</strong> e legalità 38<br />
2.4 <strong>Il</strong> diritto della pubblicità 41<br />
2.5 Conseguenze delle attività “border line”: danni ambientali,<br />
sociali, <strong>rischi</strong> sanzionatori, penali e ripercussioni<br />
sull’immagine aziendale 43<br />
2.6 Norme comuni a tutela della società e dell’ambiente 46<br />
2.6.1 Norme comuni a tutela del patrimonio<br />
artistico e naturale 47<br />
2.6.2 Norme in tema di circolazione stradale 50<br />
1
2.6.3 Norme in tema di tranquillità pubblica 64<br />
2.6.4 Norme in tema di pubblicità ingannevole 67<br />
CAPITOLO III<br />
La forza della creatività e il clamore dell’infrazione: casi a confronto<br />
3.1 L’efficacia di una “guerrilla etica” 72<br />
3.2 Social guerrilla “killer way”: il caso Greenpeace.<br />
<strong>Il</strong> fine giustifica i mezzi? 74<br />
3.3 Guerrilla <strong>marketing</strong> “killer way”: il caso Turner.<br />
Quando l’illegalità è calcolata 76<br />
3.4 Social guerrilla “ethic way”: la creatività <strong>non</strong> ha bisogno<br />
di infrangere le regole 84<br />
3.5 Guerrilla <strong>marketing</strong> “ethic way”: Mondo Pasta,<br />
un’idea straordinariamente di gusto 86<br />
3.6 Guerrilla <strong>marketing</strong> “ethic way”: Tim coinvolge i giovani con<br />
l’ecosostenibilità e il passaparola 87<br />
3.7 Guerrilla <strong>marketing</strong> “ethic way”: la campagna TCM<br />
al San Sebastian’s Film Festival 90<br />
3.6 Tecniche di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong> a confronto:<br />
una proposta di orientamento e valutazione 93<br />
3.7 Conclusioni: il valore delle idee 96<br />
Abstract: Guerrilla Marketing “trouble-free” 97<br />
Bibliografia 99<br />
2
CAPITOLO I<br />
DALL’UOMO, AL TARGET, ALLA PERSONA<br />
1.1 L’arte della persuasione: genesi del <strong>marketing</strong> e della<br />
pubblicità<br />
Se davvero l'arte di persuadere serve a dare una direzione al pensiero<br />
dell'interlocutore, e se ciò può essere raggiunto attraverso l'applicazione<br />
di studiatissime regole e di schemi logici, lo si deve in larga misura agli<br />
iniziatori di quella che, col passare dei secoli, sarebbe diventata la<br />
principale forma di esercizio del potere della storia: la politica.<br />
Già dal V secolo a.C. il filosofo Corace, ed il suo discepolo Tisia,<br />
considerati i fondatori della retorica, si occuparono della preparazione<br />
di un vero e proprio metodo di tecnica oratoria indirizzato al prevalere<br />
nelle dispute giudiziarie. I loro insegnamenti erano incentrati sul<br />
seguente principio: "il sembrare vero conta più dell'essere vero".<br />
Altre scuole di retorica sviluppatesi in quel periodo nella Grecia<br />
classica, in particolare quella dei sofisti, puntavano invece la loro<br />
azione persuasiva più sull'aspetto dell'evocazione emotiva prodotta<br />
sugli ascoltatori, che su un'adesione di tipo razionale. Questa nuova<br />
concezione, quasi magica, della parola si basava soprattutto sul<br />
ragionamento per antitesi, la tecnica del contraddire, e sull’espediente<br />
di utilizzare con ingegno tipi diversi di discorso per i diversi tipi di<br />
3
ascoltatori.<br />
È in questo periodo che l'abilità dei retori-sofisti si misurava in vere e<br />
proprie gare di virtuosismo eristico. Fra i maestri di quest'arte ci fu<br />
senz'altro il filosofo Socrate, esperto di una sua peculiare tecnica nota<br />
col nome di metodo ironico-maieutico. Dopo Socrate, la questione fu<br />
affrontata dal suo discepolo, Platone. Questi condannò la retorica<br />
praticata dai sofisti, vista come un mero esercizio formale, proponendo<br />
in sua vece la dialettica, o arte del disputare, che mirava all'analisi degli<br />
argomenti, alla scomposizione dei discorsi in elementi primi, anziché<br />
"distrarre" l'uditorio con "vuote ma seducenti sonorità" 1 . La sua<br />
posizione vede la sofistica e la retorica come arti che appartengono ad<br />
una speciale abilità, l'adulazione, capace di persuadere. Questa<br />
persuasione, poi, è indifferente alla materia del contendere: "<strong>non</strong> c'è<br />
nessun bisogno - scrive Platone nel Gorgia - che la retorica conosca i<br />
contenuti; le basta avere scoperto una certa qual tecnica di persuasione,<br />
sì da poter apparire ai <strong>non</strong> competenti di saperne di più dei competenti".<br />
Per Platone è necessario operare nella direzione del vero, cioè bisogna<br />
utilizzare l'arte "per dirigere le anime attraverso le parole": un'arte<br />
capace di condurre l'ascoltatore alla verità e di rendere la verità<br />
operante nell'ascoltatore. Questo tipo di discorso persuasivo sarebbe<br />
perciò fondato sulla dialettica, cioè basato su una sintesi fra i principi<br />
che formano un'idea e l'analisi che scompone l'idea nei suoi elementi<br />
costitutivi.<br />
1 Platone, Gorgia, a cura di G. Reale, ed. Rusconi, 1998.<br />
4
A dare una definizione quasi definitiva alla retorica fu Aristotele. Per<br />
Aristotele la funzione della retorica "<strong>non</strong> è il persuadere, ma il vedere i<br />
mezzi di persuasione che vi sono intorno a ciascun argomento". La<br />
forza argomentativa della retorica aristotelica è affidata alla ricerca di<br />
elementi probatori, ovvero dati "tecnici" da acquisire tramite<br />
l'applicazione di un metodo, <strong>non</strong>, invece, utilizzando dati già pronti<br />
quali le testimonianze, le confessioni estorte e le documentazioni<br />
scritte. Inoltre, grande innovazione di Aristotele è l'introduzione del<br />
sillogismo (ovvero della deduzione/conclusione intuitiva date due<br />
proposizioni correlate) e dell'importanza connessa all'uso degli esempi,<br />
ottenendo "il dimostrare partendo da molti casi simili che una cosa sta<br />
in un determinato modo" 2 .<br />
Fra le poche ma efficaci innovazioni, nate dopo le norme dettate dai<br />
filosofi greci, se ne possono senz'altro ricordare alcune di maggior<br />
interesse. La retorica del silenzio, ad esempio, che, sempre nella Grecia<br />
classica, deriva dall'avvento del sublime come nuovo modo di vedere<br />
l'attitudine a concepire grandi pensieri. "<strong>Il</strong> sublime è l'eco di una grande<br />
anima. Donde talvolta un pensiero spoglio, privo di voce, è ammirato<br />
per se stesso, proprio per la sua grandezza: tale è il grande silenzio di<br />
Aiace nella Nekya, più sublime di qualunque discorso" 3 .<br />
Altro motivo importante fu introdotto dai retori latini con la<br />
suddivisione dell'esposizione in inventio, dispositio e memoria. A loro<br />
2 Aristotele, Retorica, ed. it. a cura di Montanati, Mondadori, Milano, 1996.<br />
3 Pseudo Longino, <strong>Il</strong> Sublime, 9, 2, ed. Aesthetica, 1998.<br />
5
volta queste classi avevano ulteriori suddivisioni, dando luogo, così,<br />
all'ingenium (disposizione nativa), alla diligentia (l'attenzione<br />
scrupolosa alla causa e alle circostanze annesse), al principio del<br />
docere, movere, delectare (insegnare, commuovere, piacere), come<br />
scopo da perseguire in ogni fase dell'esposizione oratoria (esordio,<br />
narrazione, argomentazione, conclusione), alla pronuntiatio, alla<br />
declamatio, alla elocutio, alla compositio. Tutti questi elementi avevano<br />
valore di insegnamento e andavano seguiti rigorosamente come regole<br />
cardine dell'arte stessa.<br />
Sono da ricordare, nell'ambito dei retori latini, le evidenti qualità<br />
oratorie di Cicerone e di Quintiliano con l'Institutio oratoria.<br />
Con Agostino viene approfondito il discorso incentrato sull'umiltà del<br />
messaggio cristiano, e più in generale biblico. Lo scopo della sua opera<br />
era quello di far capire a tutti la parola di Dio. Per fare questo Agostino,<br />
nel De Doctrina Christiana, raccomanda l'uso di tre diversi stili allo<br />
scopo di insegnare, lodare o biasimare, piegare all'azione (ovvero ciò<br />
che in gergo pubblicitario viene definita "call to action").<br />
Così, lo "stile umile", disadorno ma <strong>non</strong> incolto, per l'esegesi dei testi<br />
biblici e per l’insegnamento della dottrina cristiana, lo "stile medio",<br />
ornato di figure, per il discorso dimostrativo (lodi, persuasioni,<br />
biasimi), lo "stile elevato", per indurre gli animi all'azione (flectere).<br />
Per concludere, si può senz'altro dire che da Aristotele in poi l'arte<br />
dell'eloquenza e della persuasione <strong>non</strong> ha avuto grossi cambiamenti, sia<br />
nell'impostazione che nella conduzione delle dispute. I continuatori<br />
6
dell'opera dei filosofi greci si sono per lo più occupati di perpetuarne i<br />
precetti, riordinando e classificando ulteriormente le regole già<br />
stabilite, <strong>senza</strong> però operare evidenti innovazioni o modifiche, almeno<br />
fino all'avvento di una nuova scienza sociale: la psicologia.<br />
Può essere interessante mettere l'accento su alcune altre componenti,<br />
cercando di rimanere all'interno di un excursus, <strong>senza</strong> voler<br />
necessariamente sfociare in una sorta di trattato.<br />
Fra i principali "strumenti" di persuasione legati più strettamente<br />
all'oratoria si possono evidenziare quattro elementi principali: innanzi<br />
tutto l'originalità, l'argomento più persuasivo è sempre quello più<br />
nuovo, lo stile, appannaggio delle tecniche di retorica, la logica<br />
dell'argomento persuasivo, ed infine la pertinenza, in quanto essere<br />
persuasivi significa riconoscere istantaneamente, e far riconoscere<br />
all'interlocutore, nuove relazioni di pertinenza fra gli argomenti, pur<br />
giocando sui "tasti" di quelle "vecchie".<br />
Oggi, come giustamente afferma Umberto Eco, la pubblicità è uno dei<br />
più degni eredi di quella tecnica che è nata oltre duemila anni fa. Non<br />
solo, infatti, essa conserva inalterati e correttamente applicati tutti gli<br />
espedienti retorici, ma possiede anche tuttora quel suo valore originario<br />
di arma offensiva che la rende il più efficace strumento di<br />
convincimento nei confronti del potenziale acquirente: essa è “l’arma e<br />
l'anima del commercio”.<br />
La retorica pubblicitaria, tuttavia, ha completamente dimenticato<br />
l’ideale platonico, per fare propria invece la concezione di “retorica del<br />
7
senso comune” formulata da Aristotele, per cui vale più “un<br />
impossibile verosimile che un possibile inverosimile”. <strong>Il</strong> vero scopo del<br />
breve messaggio pubblicitario, infatti, <strong>non</strong> è la dimostrazione di una<br />
verità assoluta ma di quella relativa.<br />
Dal mondo greco ad oggi, a causa soprattutto dell’influsso negativo<br />
apportato dal relativismo protagoreo e dalla conseguente idea che la<br />
“verità” sia sempre posseduta da chi dispone delle argomentazioni più<br />
forti, la retorica ha finito per coincidere – più o meno apertamente –<br />
anche con l’inganno del più debole e dell’ignorante. <strong>Il</strong> processo, ad<br />
Atene, avveniva in pre<strong>senza</strong> di giudici <strong>senza</strong> alcuna esperienza e che<br />
<strong>non</strong> conoscevano nemmeno il codice delle leggi: la verità <strong>non</strong> poteva<br />
essere altro che la tesi sostenuta dal logografo migliore. Quando, in<br />
seguito, i sofisti diedero la prova che era possibile prima dimostrare<br />
una certa argomentazione e poi l’esatto suo contrario, tramontò l’idea<br />
che verità e giustizia fossero effettivamente concetti assoluti. <strong>Il</strong> filosofo<br />
Aristotele fu il primo a sviluppare una teoria generale della<br />
persuasione. Tale teoria riconosceva 3 dimensioni della persuasione: la<br />
fonte (ethos); il messaggio (logos); le emozioni del pubblico (pathos).<br />
Un altro fatto che secondo Aristotele era in grado di influenzare la<br />
retorica dell’oratore, fu sviluppato in seguito da Cicerone secondo il<br />
quale il compito di un oratore consiste nel fornire una definizione della<br />
situazione che volga a proprio vantaggio.<br />
8
Nel XX sec. le teorie moderne della persuasione attingono ai principi<br />
sviluppati dalla psicanalisi. La teoria psicanalitica asseriva che le<br />
agenzie pubblicitarie usassero segretamente i principi della psicanalisi<br />
scavando nel significato nascosto delle cose e, una volta scopertolo, era<br />
possibile architettare una campagna che facesse appello alle nostre più<br />
profonde motivazioni.<br />
Tutt’oggi le nuove tecniche di <strong>marketing</strong> e comunicazione <strong>non</strong><strong>convenzionale</strong><br />
incoraggiano l’applicazione delle nuove scoperte della<br />
psicologia inerenti il funzionamento del cervello umano 4 e del<br />
comportamento umano, desiderando condizionare il processo<br />
decisionale dei probabili acquirenti. Più semplicemente l’obiettivo è<br />
esattamente lo stesso di quello di duemila anni fa: influenzare e<br />
persuadere gli altri. Tuttavia, per condizionare gli altri, influenzare il<br />
loro comportamento e addirittura anticipare le loro aspettative, è<br />
necessario capire in che modo essi prendono le decisioni e maturano i<br />
desideri, i modi di pensare e le aspettative. <strong>Il</strong> punto è che le dinamiche<br />
psicologiche e sociali cambiano, si trasformano e si evolvono nel tempo<br />
e nella storia con il cambiare, il trasformarsi e l’evolversi delle società e<br />
delle culture umane. Per stare al passo e possibilmente anticipare il<br />
nuovo individuo/consumatore, ormai saturato da un affollamento di<br />
messaggi mono-toni, si studiano le nuove dinamiche sociali e<br />
psicologiche che lo caratterizzano e in base ad esse si sviluppano nuove<br />
tecniche di <strong>marketing</strong>, che, <strong>non</strong> rinnegando gli schemi classici che ne<br />
4<br />
Come ad esempio la teoria e la tecnica della programmazione neuro-linguistica<br />
(PNL).<br />
9
sono all’origine, si integrano coerentemente con essi e si plasmano sul<br />
nuovo individuo e sul “sistema socio-culturale” del momento. Tuttavia,<br />
limitare la funzione del <strong>marketing</strong> e della comunicazione di impresa ad<br />
un becero tentativo di piegare la volontà dei consumatori a desiderare<br />
oggetti e servizi che <strong>non</strong> desiderano realmente, o a sposare valori che<br />
essi <strong>non</strong> condividono, appare assolutamente distorcente e limitante.<br />
Non bisogna dimenticare che l’attuale sistema di mercato si è<br />
sviluppato e probabilmente è stato reso possibile dai principi<br />
democratici che sono alla base delle società occidentali, primo fra tutti<br />
la libertà di scelta di ciascun individuo. Non è un caso che, come<br />
precedentemente messo in luce, le moderne tecniche di comunicazione<br />
trovino la loro origine nella società greco-romana, che aveva alla base<br />
principi democratici simili (anche se limitati alla cerchia degli “uomini<br />
liberi”). Le imprese, le istituzioni e tutti gli apparati del sistema sociale<br />
sono “organismi” interrelati tra loro, e con l’individuo costituiscono un<br />
tessuto sociale estremamente complesso caratterizzato da soggetti più<br />
forti e soggetti più deboli che si influenzano vicendevolmente<br />
nell’ambito di una convivenza e di un insieme di regole sociali<br />
ampiamente condivise. In quest’ottica <strong>marketing</strong> e comunicazione <strong>non</strong><br />
possono essere visti come gli strumenti a disposizione di un “grande<br />
burattinaio” o di un “grande fratello”, ma sono più semplicemente<br />
ambiti attraverso cui si esplica l’azione delle imprese, delle istituzioni e<br />
di tutti i soggetti sociali.<br />
10
Marketing e comunicazione assolvono a importanti funzioni sociali:<br />
informano, stimolano l’innovazione e partecipano al cambiamento e<br />
alla crescita dell’intera società.<br />
Senza dubbio, nell’affannarsi ad attribuire, ad ogni costo, alla<br />
comunicazione e al <strong>marketing</strong> un passato millenario - partendo dalle<br />
origini della retorica greca, per arrivare alle prime forme di<br />
propaganda, poi all’arrivo della pubblicità, e infine alla nascita dei<br />
mercati e delle imprese - si incorrerebbe in valutazioni superficiali che<br />
pregiudicano la serietà di una disciplina le cui basi accademiche<br />
possono essere individuate soltanto nel moderno mondo occidentale del<br />
XX sec.<br />
1.2 Dal <strong>marketing</strong> classico al <strong>marketing</strong> <strong>non</strong>-<strong>convenzionale</strong><br />
Tutta la storia del <strong>marketing</strong> può essere letta come il suo graduale<br />
distaccarsi dalla specificità dei compartimenti aziendali a favore di un<br />
progressivo inserimento nei fenomeni culturali e nelle dinamiche della<br />
struttura sociale.<br />
Così molti autori della nuova era post-moderna propongono di<br />
rinnovare anche la definizione di un <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> più focalizzato sul<br />
mercato, ma sull’individuo e sulle sue nuove abitudini relazionali: da<br />
qui le recenti definizioni di “societing”, “neo-<strong>marketing</strong>”, “<strong>marketing</strong><br />
post-moderno” o “<strong>non</strong>-<strong>convenzionale</strong>”.<br />
11
Ma per riuscire a comprendere pienamente questo passaggio è<br />
necessario ripercorrere le tappe fondamentali del percorso evolutivo del<br />
<strong>marketing</strong> stesso: dall’orientamento alla produzione, all’orientamento<br />
alla vendita e poi al mercato, passando per gli anni gloriosi in cui il<br />
<strong>marketing</strong> divenne importante fattore di modernizzazione, fino a<br />
giungere alla crisi degli anni Ottanta e all’esplosione delle panacee di<br />
<strong>marketing</strong> 5 .<br />
<strong>Il</strong> <strong>marketing</strong> trova origine negli Stati Uniti d’America, nelle geniali<br />
intuizioni pratiche di alcuni imprenditori più capaci, sollecitati a<br />
razionalizzare e a migliorare la gestione aziendale da condizioni di<br />
mercato sempre più competitive che caratterizzavano il ventennio postbellico<br />
(1945-1965) e la rinascita economica ed industriale.<br />
La razionalizzazione accademica della materia si deve a Philip Kotler<br />
che, nella prima metà del Novecento, ne istituzionalizza la disciplina<br />
grazie alle sue opere fondanti 6 .<br />
La maggior parte dei manuali accademici sono soliti periodizzare<br />
l’evoluzione degli approcci operativi di <strong>marketing</strong> articolandola in una<br />
serie di fasi caratterizzate dalla diversa importanza che, di volta in<br />
volta, hanno assunto le congiunture economiche, tecnologiche, sociali e<br />
culturali del momento. Uno dei modelli più diffusi, sostenuto dallo<br />
stesso Kotler, è quello che distingue quattro fasi, ciascuna delle quali è<br />
determinata da un differente orientamento evolutivo del <strong>marketing</strong>.<br />
5 B. Cova, A. Giordano, M. Pallera, Marketing <strong>non</strong>-<strong>convenzionale</strong>, ed. MC, 2007.<br />
6 P. Kotler, Marketing management, Social <strong>marketing</strong>, Marketing Places, 1940-70.<br />
12
La fase dell’orientamento alla produzione viene individuata nel<br />
periodo 1920-1930, tempi in cui il mercato è caratterizzato da una<br />
predominanza della domanda sull’offerta dovuta al fatto che il<br />
consumatore ha bisogno praticamente di tutto. Le caratteristiche e le<br />
tipologie di prodotto vengono prevalentemente determinate dalle<br />
imprese in base a considerazioni di ordine tecnico, economico e<br />
produttivo: la tecnologia produttiva condiziona la qualità e le<br />
caratteristiche dei beni, avendo come primo obiettivo la riduzione dei<br />
costi e l’aumento dei volumi.<br />
Mentre in questa prima fase assistiamo a un <strong>marketing</strong> passivo, il<br />
periodo successivo, che va dagli anni Trenta agli anni Cinquanta, si<br />
caratterizza per l’orientamento alle vendite. La domanda viene ad<br />
indebolirsi con le prime saturazioni del mercato, fino ad essere superata<br />
dall’offerta, in particolare dopo la crisi del ‘29.<br />
Si giunge a considerare la scelta del consumatore come variabile<br />
decisiva. Si inizia a ritenere che la scelta del consumatore possa essere<br />
indotta o stimolata tramite svariate attività di persuasione esercitate<br />
dall’organizzazione commerciale, a partire dalle azioni promozionali e<br />
pubblicitarie utilizzate come strumento per dirigere il consumatore<br />
verso una scelta favorevole ad un determinato prodotto/servizio: il<br />
<strong>marketing</strong> diventa gradualmente meno passivo e più operativo, volto<br />
alla ricerca di nuovi sbocchi commerciali.<br />
Nel momento in cui la crescita rallenta e il mercato si segmenta in<br />
gruppi, l’innovazione accelera e la conoscenza aumenta, per l’impresa<br />
diventa necessario spostare il suo campo di orientamento al mercato:<br />
13
l’obiettivo diventa quello di identificare anticipatamente i nuovi<br />
segmenti di consumatori e i loro diversi bisogni, per potervi adeguare<br />
l’offerta con prodotti più mirati volti a soddisfare gruppi specifici di<br />
clienti.<br />
La sempre più intensa frammentazione del mercato induce le imprese a<br />
spostare il proprio campo di analisi sullo studio approfondito della<br />
figura del singolo cliente. L’orientamento al cliente cambia nettamente<br />
il modo di vedere le cose, trasformando l’impresa in un partner che<br />
aiuta il cliente nella scelta e ha come primo obiettivo la sua<br />
soddisfazione: il <strong>marketing</strong> strategico orienta la produzione e la<br />
redditività economica del prodotto.<br />
La successiva e più recente evoluzione del <strong>marketing</strong> tradizionale<br />
dovuta ai continui mutamenti dell’ambiente di riferimento è il marketdriven-management.<br />
Questo tipo di orientamento al mercato comporta<br />
che tutte le funzioni dell’impresa tengano conto del cosiddetto<br />
“ambiente”, ossia di tutti gli stake-holders/attori di mercato che<br />
influenzano direttamente o indirettamente la decisione di acquisto del<br />
cliente e dunque partecipano al mercato in senso ampio. <strong>Il</strong> principio su<br />
cui si basa questa relazione a 360° tra impresa e ambiente consolida<br />
l’immagine di marca, attraverso l’attività sinergica dell’impresa,<br />
costruendo brand forti, consapevoli e favorevolmente coerenti con tutte<br />
le dimensioni del mercato: economica, psicologica, ecologica,<br />
culturale, sociale, religiosa, politica e tecnologica.<br />
<strong>Il</strong> prodotto/brand <strong>non</strong> è più soltanto un oggetto funzionale atto a<br />
soddisfare un bisogno specifico di un consumatore, ma si carica<br />
14
simbolicamente di valori differenti ed ugualmente importanti, che<br />
costituiscono la sfera globale di interessi dell’individuo.<br />
Ma agli inizi degli anni Ottanta - quando tutto sembrava andare a<br />
meraviglia e il <strong>marketing</strong> credeva di conoscere le viscere più profonde<br />
delle dinamiche del consumo e riteneva di poterlo controllare e<br />
addirittura anticipare - una serie di eventi concomitanti avevano<br />
rimesso in moto la società verso ulteriori mutamenti, repentini,<br />
discontinui e imprevedibili: dal tramontare delle grandi narrazioni<br />
ideologiche del secolo scorso, ai grandi mutamenti biologici del<br />
pianeta, all’intensificarsi delle conoscenze dell’individuo, al<br />
cambiamento di percezione delle distanze fisiche e culturali,<br />
all’instaurarsi di nuovi tipi di relazione interpersonali attraverso spazi<br />
virtuali, eventi in gran parte resi possibili ed amplificati dal diffondersi<br />
delle nuove tecnologie informatiche e della rete internet.<br />
Per rivolgersi a questa persona nuova e per potersi riferire ad essa nella<br />
maniera più efficace, diventava necessario ricalibrare un nuovo<br />
linguaggio: il <strong>marketing</strong> aveva bisogno di ridefinirsi, di rinnovare i suoi<br />
strumenti, di integrare e potenziare gli strumenti tradizionali e di<br />
reinventarne di nuovi che potessero riaccendere e ravvivare il rapporto<br />
con un consumatore ormai saturo e brand-resistant.<br />
Pensare, quindi, di comunicare in modo tradizionale in una società così<br />
diversa al suo interno, com’è quella contemporanea, è sicuramente<br />
inadeguato ad una società nuova, costantemente e rapidamente in<br />
mutamento.<br />
15
1.3 Tracce di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong> nella storia: la “beffa<br />
mediale” di Orson Welles<br />
Si potrebbe forse considerare il celebre episodio che nel 1938 vide<br />
coinvolti il giovane Orson Welles e il romanzo La Guerra dei Mondi<br />
(fig. 1.1), il primo, involontario esempio di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong><br />
<strong>convenzionale</strong>: una “beffa mediale” che oggi si inquadra perfettamente<br />
in un caso di guerrilla <strong>marketing</strong>.<br />
<strong>Il</strong> 30 ottobre 1938, all’interno della trasmissione “Mercury Theatre on<br />
the Air”, Orson Welles interpretò un adattamento radiofonico del<br />
romanzo di fantascienza di Herbert George Welles. Welles narrò la<br />
storia sotto forma di cronaca per risultare più avvincente. Egli,<br />
simulando una radiocronaca realistica in cui si annunciava lo sbarco<br />
degli alieni sulla Terra, scatenò il panico negli Stati Uniti, poiché<br />
moltissimi ascoltatori scambiarono la trasmissione per un vero<br />
notiziario e pensarono che Grovers Mill, località del New Jersey, fosse<br />
stata veramente attaccata dalle astronavi marziane. Naturalmente<br />
l’inaspettata reazione del pubblico procurò a Orson Welles, allora<br />
ventitreenne, un’enorme pubblicità e spinse la RKO a offrirgli un<br />
contratto per la realizzazione di tre film a Hollywood. Inoltre, appena<br />
tre anni dopo, nel 1941, la RKO produsse il capolavoro di Welles<br />
“Quarto Potere”.<br />
16
Ora, nella storica definizione di Jay Conrad Levinson, risalente al<br />
1984 7 , l’obiettivo del guerrilla <strong>marketing</strong> è indicato come “achieving<br />
conventional goals, such as profits and joy, with unconventional<br />
methods, such as investing energy instead of money” ovvero<br />
“raggiungere i tradizionali obiettivi di <strong>marketing</strong> attraverso azioni <strong>non</strong><br />
convenzionali, a basso costo ma ad alto impatto emotivo”.<br />
Nel caso di Orson Welles, potremmo dunque considerare la vicenda<br />
della cronaca radiofonica e dei suoi imprevedibili effetti di realtà come<br />
un’azione di guerrilla <strong>marketing</strong> primordiale. Infatti, in quel caso, si<br />
trattò di un’azione (a sostegno, principalmente, della carriera artistica di<br />
Welles) <strong>non</strong> pianificata e inconscia del grande effetto promozionale che<br />
avrebbe realizzato. Orson Welles, considerato uno degli artisti più<br />
poliedrici del Novecento in ambito teatrale, radiofonico e<br />
cinematografico, conquistò la celebrità con questo debutto dirompente.<br />
7<br />
J. C. Levinson, Guerrilla Marketing: Secrets for Making Big Profits from Your<br />
Small Business, ed. Unabridged, 1° ed. 1984.<br />
17
Figura 1.1 – Copertina della prima edizione del romanzo di Herbert Gorge<br />
Welles, La guerra dei mondi, 1897 – Foto ritratto di Orson Welles, interprete<br />
dell’originale declinazione radiofonica del romanzo.<br />
Fonte: spenzobside.blogspot.com<br />
18
1.4 Societing e <strong>marketing</strong> <strong>non</strong>-<strong>convenzionale</strong>: la rivoluzione<br />
strategica<br />
<strong>Il</strong> societing pone l’enfasi sugli incisivi cambiamenti della società postmoderna<br />
focalizzando sul nuovo mercato che è parte della società<br />
stessa; sui significati intangibili, simbolici delle merci, che prevalgono<br />
largamente sugli aspetti strumentali, performativi; su un consumatore<br />
che ha ormai acquisito un potere e una discrezionalità che contrasta<br />
sempre più vistosamente con gli stereotipi della sua tradizionale<br />
subalternità.<br />
I mercati, per usare un lessico diffuso tra i cultori delle nuove<br />
tecnologie, sono ormai divenuti “luoghi di conversazione” 8 : in<br />
transizione “da mercati di massa a una massa di mercati” 9 composti<br />
da tante nicchie, formati da singoli individui, in cui si frammenta la<br />
domanda.<br />
Ma, soprattutto, il richiamo al societing significa prendere atto<br />
dell’interrelazione e interdipendenza tra imprese e tessuto sociale, delle<br />
crescenti responsabilità delle imprese nei confronti della società e della<br />
richiesta nuova di trasparenza e di eticità da parte del consumatore<br />
lungo tutta la filiera dello scambio, della produzione e del consumo;<br />
della presa di consapevolezza delle gravi patologie che possono<br />
derivare da alcune pratiche di consumo; dell’inadeguatezza dell’etica<br />
8<br />
G.P. Fabris, Societing, ed. Egea, 2007.<br />
9<br />
C. Anderson, La coda lunga. Da un mercato di massa a una massa di mercati,<br />
Codice Edizioni, 2007.<br />
19
“one spot” che è stata, sino ad ora, prassi ricorrente anche da parte delle<br />
imprese più lungimiranti.<br />
<strong>Il</strong> <strong>marketing</strong> sta necessariamente cambiando, adeguandosi ai rapidi<br />
mutamenti della società. La diffusione di massa della “grande rete” ha<br />
accelerato il passaggio a quella che molti definiscono società<br />
dell’informazione o network society.<br />
Internet ha amplificato all’ennesima potenza le peculiarità della società<br />
post-moderna, rendendo necessaria una revisione delle vecchie teorie<br />
del <strong>marketing</strong>, in parte ormai superate.<br />
Oggi si sente sempre più spesso parlare di <strong>marketing</strong> “<strong>non</strong><br />
<strong>convenzionale</strong>”, di <strong>marketing</strong> alternativo, di future o edge <strong>marketing</strong>, di<br />
mezzi alternativi di comunicazione. Parole come word-of-mouth, viral<br />
<strong>marketing</strong>, guerrilla, ambient advertising, tribal <strong>marketing</strong> sono passate<br />
dall’essere astruse definizioni di guru del <strong>marketing</strong> d’oltreoceano ad<br />
oggetto di pubblicazioni scientifiche, di seminari e corsi di<br />
aggiornamento e specializzazione per i professionisti.<br />
Ci si trova di fronte ad uno scenario che è mutato: un nuovo paradigma<br />
di riferimento, una società che segna una discontinuità rispetto alla<br />
precedente, un sistema in crisi (quello industriale-televisivo, che ha<br />
permesso lo sviluppo dei grandi brand globali), e un nuovo pubblico di<br />
soggetti che diventano sempre maggiormente consapevoli delle proprie<br />
forze e produttori, anziché solo “consumatori”, di contenuti oltre che di<br />
senso, riappropriandosi di un potere prima in mano solo alle imprese.<br />
20
Gli strumenti, le teorie e le tecniche finora utilizzati dagli uomini di<br />
<strong>marketing</strong> si dimostrano sempre più inadeguati ad intercettare e<br />
dialogare con persone sempre più impermeabili ai messaggi<br />
pubblicitari.<br />
<strong>Il</strong> <strong>marketing</strong> post-moderno vede la nascita di nuove tecniche, strategie<br />
ed espedienti atti a catturare l’attenzione dell’interlocutore in modo<br />
originale e sorprendente.<br />
<strong>Il</strong> <strong>marketing</strong> della nuova era vede il passaggio dall’advertising - che<br />
puntava a persuadere i consumatori - all’advertainment: una<br />
comunicazione di marca che punta ad intrattenere il pubblico, sempre<br />
più spesso a stupirlo, per contraccambiare e motivarne l’attenzione, per<br />
stimolare la conversazione e innescare meccanismi di diffusione virale.<br />
E ancora, dal broadcasting al narrowcasting: ovvero dall’emissione di<br />
messaggi ad una massa indifferenziata verso forme e mezzi di<br />
comunicazione sempre più tribali, che si rivolgono solamente alle<br />
persone e ai gruppi di persone più interessate e influenti.<br />
Dalla pianificazione di campagne pubblicitarie sui mezzi di<br />
comunicazione di massa tradizionali, il media planning, si passa al<br />
media hunting, in cui tutto può essere un potenziale veicolo della<br />
comunicazione e dove i mini-media, contrapposti ai mass-media,<br />
assumono un ruolo rilevante e strategico.<br />
21
1.5 Word-of-mouth e viral <strong>marketing</strong>: i principi ancestrali del<br />
<strong>marketing</strong> <strong>non</strong>-<strong>convenzionale</strong><br />
Come ha insegnato Michel Mafessoli 10 , la postmodernità - intesa come<br />
sinergia tra “arcaismo” e sviluppo tecnologico - proprio sulla scia della<br />
diffusione di massa delle tecnologie, ha riportato in auge dinamiche<br />
antiche.<br />
“È iniziato tutto con le conversazioni. Poi siamo finiti nei broadcast<br />
media. Adesso ritorniamo alle conversazioni. È un cerchio che si<br />
chiude.” 11<br />
È così che il <strong>marketing</strong> “<strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>” deve la sua ragion<br />
d’essere al principale e più ancestrale meccanismo di diffusione delle<br />
idee: il passaparola (word-of-mouth), da sempre riconosciuto come la<br />
forma più potente di pubblicità.<br />
<strong>Il</strong> passaparola è la trasmissione di informazioni, considerazioni,<br />
opinioni su un prodotto, su un brand o su un tema ideologico, che<br />
avviene da persona a persona in modo informale.<br />
Solitamente le persone sono più propense a fidarsi di una<br />
comunicazione che avviene attraverso il passaparola rispetto a forme di<br />
persuasione più tradizionali, come la pubblicità classica o azioni di<br />
<strong>marketing</strong> convenzionali, proprio per la forte credibilità derivante<br />
dall’alto valore percepito della fonte – l’altro, l’amico, il conoscente, il<br />
10 M. Maffesoli, <strong>Il</strong> tempo delle tribù, Guerini e Associati, Milano, 2004. Tr. it. di M.<br />
Maffesoli, Le temps des tribus, La Table Ronde, Paris, 1988.<br />
11 Terry Catchpole, Catchpole Corporation.<br />
22
familiare – ritenuta più attendibile, <strong>non</strong> avendo un interesse diretto alla<br />
vendita.<br />
Un’operazione di word-of-mouth ben riuscita genera “l’effetto buzz”<br />
(ronzio), una forma altamente intensa e interattiva di passaparola.<br />
<strong>Il</strong> word-of-mouth oggi è diverso proprio perché questo “effetto buzz” è<br />
potenziato dal web (blog, forum, e-mail): è per questo che il<br />
passaparola odierno è definito anche “word-of-mouse”.<br />
Proprio questa nuova versione del passaparola, unitamente a teorie<br />
sociologiche e scientifiche che rivolgono la propria attenzione allo<br />
studio dei memi e dei processi di diffusione di epidemie sociali, è alla<br />
base del <strong>marketing</strong> virale, che è finalizzato alla realizzazione di brand,<br />
di prodotti, servizi o comunicazioni commerciali che abbiano in sé la<br />
propensione a diffondersi spontaneamente fra le persone come virus.<br />
<strong>Il</strong> <strong>marketing</strong> virale assume una posizione di assoluta centralità<br />
all’interno del panorama dei nuovi approcci di <strong>marketing</strong> “<strong>non</strong><br />
<strong>convenzionale</strong>” presenti nella società postmoderna.<br />
<strong>Il</strong> <strong>marketing</strong> “<strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>” è il <strong>marketing</strong> che <strong>non</strong> ci si aspetta,<br />
che incuriosisce, che diverte, che intrattiene, che stupisce. Esso è<br />
definito “guerrilla <strong>marketing</strong>” quando il clamore suscitato<br />
dall’originalità creativa, da modalità di diffusione trasgressive o da una<br />
realizzazione fuori dagli schemi, ne costituiscono la formula.<br />
La “guerrilla”, caratterizzata per definizione da un’azione che<br />
“colpisce” in modo sorprendente, giunge talvolta a sfiorare o anche a<br />
superare i limiti della legalità.<br />
23
Nasce in risposta al problema dell’overload informativo del<br />
consumatore e della saturazione dei mezzi classici di pubblicità.<br />
La crisi del <strong>marketing</strong> tradizionale continua a proporre nuovi “modelli”<br />
di <strong>marketing</strong> e a esplorare nuove forme e nuove tecniche di<br />
comunicazione che rappresenteranno una “grande rivoluzione”, fino a<br />
che il consumatore <strong>non</strong> verrà “<strong>non</strong>-convenzionalmente” bombardato al<br />
punto tale da doverne inventare delle altre.<br />
24
CAPITOLO II<br />
AZIONI DI MARKETING NON CONVENZIONALE:<br />
2.1 L’arte della “guerrilla”<br />
TRA RISCHI E OPPORTUNITÀ<br />
L’origine e il significato della parola “guerrilla” sembrano risalire alla<br />
resistenza spagnola durante l’occupazione napoleonica. I guerriglieri,<br />
inferiori per armi, mezzi e numero di uomini, combattevano sfruttando<br />
e massimizzando le esigue risorse di cui disponevano: la conoscenza<br />
del territorio, il naturale legame con la popolazione e la possibilità di<br />
contare su individui motivati.<br />
Tra i primi rappresentanti del <strong>marketing</strong> alternativo, che si sono ispirati<br />
a questo schema di impronta militare per portare avanti le proprie<br />
battaglie ideologiche e <strong>non</strong>-profit, possiamo annoverare i movimenti di<br />
protesta underground, gli street artist, i writers, le associazioni di<br />
volontariato, i gruppi sociali-politici giovanili e le organizzazioni <strong>non</strong><br />
governative. <strong>Il</strong> guerrilla <strong>marketing</strong>, nato dalle controculture<br />
comunicative degli anni Sessanta, si fonda sul fatto che, se si ha<br />
un’opinione scomoda o minoritaria, per riuscire a renderla nota e a<br />
diffonderla <strong>senza</strong> disporre di mezzi finanziari è necessario trovare<br />
strade alternative.<br />
25
In quest’ottica, gli attivisti di Amnesty International o di Greenpeace<br />
hanno iniziato a muoversi come guerriglieri, tendendo imboscate,<br />
creando delle trappole, costruendo falsi eventi, realizzando azioni o<br />
diffondendo notizie che la stampa <strong>non</strong> poteva esimersi dal trattare,<br />
generando grande visibilità in poco tempo e con investimenti <strong>non</strong><br />
eccessivi.<br />
Agli storici guerriglieri spagnoli si è ispirato anche Jay Conrad<br />
Levinson quando estese tali strategie al settore commerciale:<br />
inaugurando nuove tecniche di <strong>marketing</strong> fuori dagli schemi a supporto<br />
di piccole e medie imprese con piccoli budget, egli coniò nel 1982 il<br />
termine “guerrilla <strong>marketing</strong>” 12 .<br />
Tuttavia, il principio fondamentale del guerrilla <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> sta nelle<br />
ristrettezze delle risorse con cui è possibile operare, quanto<br />
nell’amplificare il risultato che si può raggiungere con le risorse a<br />
disposizione, grazie all’effetto sorpresa prodotto dalla rottura degli<br />
schemi tradizionali attraverso una nuova e impattante creatività e<br />
modalità di realizzazione e diffusione <strong>non</strong> tradizionali.<br />
Le persone, il consenso prodotto, il farsi riconoscere e apprezzare, sono<br />
la cassa di risonanza di un’azione di successo: un consenso virale che,<br />
attraverso il passaparola è in grado di diventare notizia, contribuendo<br />
alla crescita del brand e al consolidamento dell’immagine aziendale.<br />
Stickering, newsmaking, viral seeding, installazioni ambientali,<br />
<strong>marketing</strong> olfattivo, <strong>marketing</strong> interattivo e multimediale,<br />
bookcrossing, viral advertainment, iniziative on-line e off-line,<br />
12 B. Cova, A. Giordano, M. Pallera, Marketing <strong>non</strong>-<strong>convenzionale</strong>, ed. MC, 2007.<br />
26
performance teatrali in-store e outdoor, street art, <strong>marketing</strong><br />
esperenziale, attività on the road, ambush <strong>marketing</strong>, media hunting: il<br />
<strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong> è tutto questo e molto altro.<br />
E là dove la creatività esplode fino a sorprendere l’interlocutore nei<br />
momenti, nei modi e con i mezzi più inaspettati, là dove la<br />
trasgressione induce a commettere piccole infrazioni, o talvolta a<br />
sconfinare oltre il rispetto delle azioni lecite, queste strategie alternative<br />
acquisiscono il titolo di “guerrilla <strong>marketing</strong>”.<br />
2.2 Le vie del <strong>marketing</strong> sono infinite<br />
Invenzione, creatività, innovazione, originalità, trasgressione,<br />
anticipazione, provocazione, emozione, sorpresa, sperimentazione:<br />
questi gli ingredienti delle più diverse tecniche del <strong>marketing</strong> postmoderno<br />
che, se miscelati a una sapiente pianificazione strategica, ad<br />
un armonico mix di tutte le leve di <strong>marketing</strong> e ad una solida coerenza<br />
con l’immagine e i valori del brand, possono realizzare successi virali<br />
straordinari.<br />
Con la certezza che se ne aggiungeranno presto di nuove ancora da<br />
inventare, è utile annoverare le principali tecniche di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong><br />
<strong>convenzionale</strong> che, seppur già collaudate, lasciano ai professionisti del<br />
settore e alla loro creatività tutto lo spazio per poterle esprimere in<br />
infinite declinazioni:<br />
27
- Tribal <strong>marketing</strong>: è una strategia di <strong>marketing</strong> volta a creare una<br />
comunità intorno a un prodotto/servizio. In particolare,<br />
attraverso l’individuazione e lo studio delle tribù di<br />
consumatori, cioè di quei gruppi di individui eterogenei ma<br />
legati da passioni o emozioni comuni, punta allo sviluppo del<br />
valore aggregativo e di legame veicolato dal brand.<br />
- Viral <strong>marketing</strong>: il <strong>marketing</strong> virale è finalizzato alla<br />
realizzazione di prodotti, servizi o comunicazioni commerciali<br />
che abbiano in sé la propensione a diffondersi spontaneamente<br />
tra le persone come virus.<br />
- Advertainment: è un neologismo composto dalle parole<br />
“advertising” ed “entertainment”, quest’ultima dal latino intratenere.<br />
Indica la capacità di “tenere dentro”, ovvero catturare<br />
l’attenzione e mantenerla all’interno di un ambiente o di<br />
un’esperienza. In genere, nell’ambito di una comunicazione<br />
commerciale si coniuga la veicolazione del brand con la<br />
gratificazione dell’interlocutore attraverso il divertimento,<br />
l’ironia e la spettacolarizzazione. Allo stesso modo sono nate le<br />
tecniche di infotainment nell’ambito dell’informazione e di<br />
edutainment in quello della formazione.<br />
- Buzz <strong>marketing</strong>: il buzz (leteralmente “ronzio”) è un<br />
passaparola ad altissima frequenza originato da un’efficace<br />
28
campagna di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>. Con buzz <strong>marketing</strong><br />
si intende un’insieme di attività di <strong>marketing</strong> on-line e off-line,<br />
finalizzate ad alimentare le conversazioni delle persone attorno<br />
alla marca, a un tema ideologico o a un servizio e alle sue<br />
attività di comunicazione.<br />
- Camouflage: è una tecnica di guerrilla <strong>marketing</strong> che per il<br />
perseguimento dei propri obiettivi, utilizza il travestimento<br />
servendosi di mezzi espressivi propri del linguaggio condiviso,<br />
come pretesto per abbattere le barriere comunicative ed essere<br />
ascoltati. Un esempio di camouflage è attuato dalla band<br />
anarchica Chumbawamba, la quale veicola testi esplicitamente<br />
anarchici attraverso canzoni pop e melodie orecchiabili.<br />
- Ambient <strong>marketing</strong>: consiste nell’adoperare l’ambiente fisico<br />
come mezzo di comunicazione per veicolare il brand in<br />
contesti/media alternativi, in cui vi è una bassa densità di<br />
messaggi pubblicitari. Un buon esempio italiano è quello<br />
realizzato dall’agenzia AdmCom per il Casinò di Venezia, che<br />
ha trasformato il nastro trasportatore bagagli dell’aeroporto<br />
Marco Polo in un enorme roulette.<br />
- Olfactory <strong>marketing</strong>: si inserisce all’interno delle nuove<br />
strategie di <strong>marketing</strong> che si avvalgono del coinvolgimento<br />
sensoriale del consumatore e, nel caso specifico, olfattivo, per<br />
29
endere più memorabile e rafforzare il legame con il brand<br />
immergendolo in un’esperienza globale.<br />
- Eco <strong>marketing</strong>: (o enviromental <strong>marketing</strong> o green <strong>marketing</strong>)<br />
consiste in tutte le azioni di <strong>marketing</strong>, comunicazione e<br />
interazione con gli stakeholders, da parte dell’impresa, volte a<br />
coniugare la mission aziendale con il rispetto dei principi dello<br />
sviluppo sostenibile.<br />
- Counter <strong>marketing</strong>: è quella strategia di guerrilla <strong>marketing</strong> che,<br />
attraverso un insieme di azioni denigratorie, tende a ridurre<br />
stabilmente la domanda di un prodotto/servizio o il consenso<br />
verso un brand.<br />
- Advergame: si tratta di giochi interattivi progettati e distribuiti<br />
dalle aziende per intrattenere gli utenti mentre sono esposti alla<br />
pubblicità del brand. Un progetto creativamente memorabile<br />
può innescare meccanismi virali che sviluppano la diffusione<br />
spontanea del gioco e, con esso, dell’immagine di marca.<br />
- Alternate reality games (ARG): si tratta di giochi cross-mediali<br />
che estendono l’esperienza del videogioco alla vita reale,<br />
veicolando un brand, un messaggio commerciale o ideologico<br />
attraverso un mix di interattività multimediale che sconfina<br />
nella quotidianità dell’individuo.<br />
30
- Flash mob: consiste nell’organizzare il raduno di un grande<br />
numero di persone presso un location predeterminata, allo scopo<br />
di mettere in atto un’azione portatrice di un<br />
significato/messaggio, per dissolversi poi nel nulla. Di solito il<br />
reclutamento avviene via internet e attraverso il passaparola.<br />
- Fake e falsificazione: è una tecnica di guerrilla che consiste<br />
nella creazione di falsi. Tecniche per la creazione di un fake<br />
possono essere l’imitazione, l’invenzione o la<br />
sovraidentificazione. Un buon fake per essere tale <strong>non</strong> deve<br />
essere riconoscibile, ma la sua efficacia si esplica nel momento<br />
stesso in cui viene individuata la natura falsa dell’informazione<br />
con la conseguente rivelazione dello stesso fake. La formula di<br />
un fake è infatti la falsificazione, seguita dalla rivelazione, dalla<br />
smentita e infine dalla confessione. <strong>Il</strong> caso più eclatante,<br />
recentemente, è stato quello di Serpica Naro, sedicente stilista<br />
anglo-nipponica che si è presentata alla ribalta della moda<br />
riuscendo a farsi iscrivere nel calendario ufficiale della Camera<br />
Nazionale della Moda per sfilare sulle passerelle del prêt-àporter<br />
milanese, destinate ai grandi stilisti. <strong>Il</strong> lavoro di<br />
costruzione di questa griffe è stato davvero grande, con tanto di<br />
look book, showroom a Londra, sito web originale e la<br />
diffusione di notizie su media on-line e off-line. La costruzione<br />
di questo evento-beffa è stata opera dei collettivi di<br />
31
Chainworkers e San Precario, allo scopo di sensibilizzare il<br />
mondo della moda sul problema del precariato.<br />
- Graffiti: i graffiti metropolitani sono anch’essi mezzo di<br />
guerrilla <strong>marketing</strong> da parte di grandi imprese multinazionali,<br />
che commissionano ai writers di infiltrare riferimenti al<br />
brand/prodotto all’interno dei murales, ottenendo<br />
l’amplificazione della visibilità attraverso la notizia e il<br />
passaparola che scaturisce dall’identificazione di visual di<br />
prodotti commerciali ambiguamente unbranded o<br />
“casualmente” riconoscibili.<br />
- Dazibao: dalla trascrizione letterale dei termini cinesi che<br />
significano “giornale murale” deriva quel manifesto posto in<br />
luoghi pubblici significativi, che invita al dialogo critico con i<br />
passanti. Un mezzo di espressione di idee, di denunce, di<br />
polemiche, atto ad instaurare una relazione di scambio con<br />
l’interlocutore, il quale a sua volta risponde, cancella e riscrive<br />
in prossimità dello stesso. La statua di Pasquino, in via del<br />
Governo Vecchio, a Roma, è uno degli storici esempi da cui<br />
trae ispirazione questa attuale tecnica di guerrilla.<br />
- Experience <strong>marketing</strong>: a differenza del <strong>marketing</strong> tradizionale,<br />
che attribuiva importanza soprattutto alle caratteristiche fisiche<br />
di un prodotto/servizio, il <strong>marketing</strong> esperenziale immerge il<br />
32
consumatore in un’esperienza unica di fruizione o di consumo,<br />
atta a fare propri, rendendoli memorabili, tutti i valori del brand.<br />
- Real life product placement: integrare beni e servizi nella vita<br />
reale delle persone in contesti coerenti con il brand, in modo<br />
che il consumatore possa conoscere e apprezzare il prodotto<br />
basandosi sulla propria esperienza e sulle associazioni<br />
simboliche e valoriali create dal contesto in cui esso è inserito.<br />
Rientrano in una strategia di <strong>marketing</strong> tradizionale la<br />
distribuzione di campioni di prodotto in circuiti mediali quali<br />
palestre, hotel, bar, punti vendita o anche le azioni di co<strong>marketing</strong><br />
con prodotti affini. Un’esempio di evoluzione postmoderna<br />
di tali strategie è rappresentato dal bookcrossing, il<br />
passamano di un libro appositamente collocato in spazi pubblici<br />
frequentati, come panchine, stazioni, bar, ristoranti, treni. <strong>Il</strong><br />
libro debitamente etichettato con le istruzioni del bookcrossing,<br />
diviene strumento di promozione del passaparola e di diffusione<br />
virale.<br />
- Proximity <strong>marketing</strong>: è lo strumento di <strong>marketing</strong> attraverso il<br />
quale è possibile veicolare messaggi e contenuti multimediali<br />
direttamente verso i terminali mobili degli utenti, presenti<br />
all’interno di un’area definita. Una soluzione di proximity<br />
<strong>marketing</strong> richiede l’utilizzo della tecnologia wireless per il<br />
trasferimento dati. Bluetooth è la tecnologia più utilizzata in<br />
33
questo ambito, principalmente perché <strong>non</strong> implica costi di<br />
utilizzo o di accesso al servizio e per l’ampia diffusione.<br />
- Interactive <strong>marketing</strong>: consiste nel passaggio tra la relazione a<br />
una via con il consumatore (monologo), al dialogo attivo tra<br />
brand e interlocutore. L’interactive <strong>marketing</strong> utilizza<br />
simultaneamente media on-line e off-line per cogliere tutte le<br />
opportunita di contatto con l’individuo e coinvolgerlo in una<br />
conversazione/relazione costante. Prendere atto, infine, del<br />
feedback generato, per migliorare il prodotto/servizio favorendo<br />
la soddisfazione del cliente.<br />
- Detournement/decontestualizzazione: è un metodo di<br />
straniamento ideato dai situazionisti negli anni Sessanta in<br />
Francia, e utilizzato nelle tecniche di guerrilla. Consiste nel<br />
modificare visivamente, mediante collage o montaggi,<br />
decontestualizzando e inserendo in una nuova, inconsueta<br />
prospettiva, il modo di vedere oggetti, immagini o percepire<br />
simboli comunemente conosciuti.<br />
- Cult <strong>marketing</strong>: si tratta di quel complesso di azioni di<br />
<strong>marketing</strong> e comunicazione attuate da un’impresa per generare<br />
nei consumatori atteggiamenti di culto, venerazione e devozione<br />
intorno a un brand/prodotto. <strong>Il</strong> cult <strong>marketing</strong> cerca di<br />
convertire i consumatori ispirandosi ai principi attraverso i quali<br />
34
i gruppi religiosi guidano i comportamenti umani: costruendo<br />
un’immagine forte e carica di valori simbolici che coinvolgono<br />
il consumatore sul fronte emozionale e sviluppano il suo spirito<br />
di appartenenza e identificazione con l’identità del brand e<br />
l’universo di significati che esso rappresenta.<br />
- Sensory <strong>marketing</strong>: rispetto all’approccio proposto dal<br />
<strong>marketing</strong> tradizionale, basato sullo schema “bisogno-acquistobeneficio”,<br />
il <strong>marketing</strong> sensoriale parte dal presupposto che la<br />
maggior parte degli acquisti sono legati a sensazioni soggettive<br />
<strong>non</strong> razionalizzabili, scaturite da stimoli sensoriali attivati al<br />
momento della decisione d’acquisto. Questo complesso di<br />
tecniche di comunicazione e di vendita attuate dall’impresa con<br />
l’obiettivo di conquistare e fidelizzare i clienti si compie tramite<br />
un coinvolgimento emotivo legato all’esperienza d’acquisto.<br />
- Retro <strong>marketing</strong>: si tratta di una tipologia di <strong>marketing</strong> fondata<br />
sullo sviluppo di prodotti e servizi che mantengono legami<br />
nostalgici con il passato – reale o immaginario – del<br />
consumatore, della società e della marca. <strong>Il</strong> presupposto del<br />
retro <strong>marketing</strong> è basato sul fatto che il consumatore sia alla<br />
ricerca di autenticità coerentemente a un ormai consolidato<br />
culto della nostalgia 13 .<br />
13 Secondo Holbrook e Schindler il sentimento nostalgico, riferito al <strong>marketing</strong>, va<br />
inteso come un atteggiamento di preferenza verso oggetti generalmente incontrati<br />
durante la giovinezza e l’adolescenza. Esso, tuttavia, può manifestarsi anche verso<br />
35
- Ambush <strong>marketing</strong>: in occasione di ogni grande evento<br />
mediatico, in cui gli sponsor giocano un ruolo determinante in<br />
termini economici, una grandissima attenzione viene riservata,<br />
da parte dell’organizzazione, alla questione della “visibilità del<br />
brand”. Le aziende sponsorizzatrici delle manifestazioni, di<br />
qualsiasi genere esse siano, tutelano in modo feroce il diritto di<br />
esclusiva. A partire dalla fase contrattuale vengono determinate<br />
tutte le modalità in cui determinati marchi, solo e soltanto<br />
quelli, possano apparire in tutte le forme di comunicazione<br />
effettuate durante l’evento (audio, video, testuali, ecc.).<br />
L’ambush <strong>marketing</strong> rappresenta forse la tecnica di guerrilla più<br />
insidiosa, tra quelle del <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>, per le sue<br />
caratteristiche di imprevedibilità, mimetismo ed efficacia nella<br />
guerra per la visibilità mediatica tra i brand. <strong>Il</strong> <strong>marketing</strong><br />
d’imboscata, o ambush <strong>marketing</strong>, consiste infatti nell’infiltrare<br />
elementi di una comunicazione pubblicitaria di un determinato<br />
brand all’interno di un evento già sponsorizzato da altre<br />
aziende. L’efficacia di questa tecnica sta proprio nella capacità<br />
organizzativa e strategica di chi la mette in atto. Oltre alla forza<br />
della comunicazione deve essere creato un luogo e un tempo<br />
preciso dove il pubblico, già bombardato di informazioni, sia<br />
ricettivo al messaggio infiltrato. L’ambush <strong>marketing</strong>, infine,<br />
raggiunge la sua massima potenzialità proprio quando l’evento<br />
qualcosa di cui <strong>non</strong> si è avuta esperienza diretta, ma la cui conoscenza si è acquisita<br />
mediante trasmissione personale o mediatica.<br />
36
scelto come terreno per l’imboscata è sponsorizzato da uno dei<br />
concorrenti diretti dell’azienda che muove l’attacco.<br />
- Viral seeding: nel viral <strong>marketing</strong> le attività di seeding<br />
corrispondono a quelle di media planning della comunicazione<br />
tradizionale. Si tratta di “seminare” video, notizie, link, concetti,<br />
riferimenti commerciali, consigli “personali”, nei network<br />
sociali più sensibili alla propagazione del messaggio.<br />
- Teaser: letteralmente “stuzzicare”. Si tratta della fase di una<br />
campagna pubblicitaria che ha come scopo quello di incuriosire<br />
il pubblico e di creare un’attesa, ragione per cui <strong>non</strong> deve<br />
svelare il prodotto se <strong>non</strong> nella fase successiva. Rappresenta la<br />
fase preparatoria alla campagna vera e propria. Rispetto al<br />
<strong>marketing</strong> tradizionale, nelle azioni di guerrilla questa tecnica si<br />
mantiene inalterata tranne per il fatto di utilizzare media <strong>non</strong><br />
convenzionali e creatività inaspettate, impattanti e talvolta<br />
trasgressive.<br />
- Trojan <strong>marketing</strong>: in gergo informatico un trojan è un virus che<br />
riesce a dissimulare se stesso all’interno di un programma,<br />
esplodendo una volta giunto a destinazione e autoreplicandosi al<br />
di fuori del sistema infettato in origine. Allo stesso modo il<br />
trojan <strong>marketing</strong> nasconde l’idea, il prodotto o il marchio<br />
all’interno di un vero e proprio cavallo di Troia in grado di<br />
37
superare le barriere protettive del sistema. Secondo questo<br />
principio è possibile realizzare attività di newsmaking che<br />
confezionano un evento (reale o simulato) in grado di superare i<br />
filtri del sistema media e ottenere in questo modo visibilità<br />
(vedi anche fake <strong>marketing</strong>).<br />
- Stealth <strong>marketing</strong>: (o undercover <strong>marketing</strong>) letteralmente,<br />
<strong>marketing</strong> nascosto. Consiste in quelle azioni di <strong>marketing</strong> in<br />
cui l’intento pubblicitario del brand <strong>non</strong> è mai esplicito. Lo<br />
stealth <strong>marketing</strong> si avvale di tecniche e strategie di<br />
comunicazione atte a creare situazioni <strong>non</strong> immediatamente<br />
riconoscibili come attività pubblicitaria. Esse mirano a generare<br />
l’effetto sorpresa nel consumatore suscitando attenzione e<br />
curiosità intorno al prodotto/brand. <strong>Il</strong> corrispettivo nelle<br />
tecniche di comunicazione tradizionale è rappresentato dal<br />
product placement, comunemente diffuso nelle opere televisive<br />
e cinematografiche o ancora dai redazionali radiofonici o su<br />
carta stampata 14 .<br />
2.3 Guerrilla <strong>marketing</strong> e legalità<br />
<strong>Il</strong> cosiddetto “Guerrilla Marketing” è una filosofia più che una<br />
strategia, ed è basata sulla realizzazione di un rapporto d’interazione e<br />
14 B. Cova, A.Giordano, M. Pallera, Marketing <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>, ed. MC, 2007,<br />
glossario. Reinterpretato in ottica comparativa con le tecniche di <strong>marketing</strong><br />
tradizionale, e integrato con riferimenti reali e case history.<br />
38
di dialogo con il consumatore, catturandone l’attenzione attraverso<br />
azioni clamorose che spesso oltrepassano i limiti della legalità.<br />
Nell’ambito delle azioni commerciali, tali attività rientrano nella<br />
tradizionale definizione di “pubblicità”, intesa come “ogni tipo di<br />
comunicazione volta a promuovere la vendita di beni e servizi, quali<br />
che siano i mezzi utilizzati” 15 . Per la Costituzione italiana l’iniziativa<br />
economica privata è libera, ma <strong>non</strong> può svolgersi in contrasto con<br />
l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e<br />
alla dignità umana (art. 41).<br />
La libertà dell’attività pubblicitaria è dunque riconosciuta e garantita,<br />
ma incontra precisi limiti nelle norme che proteggono i diritti e gli<br />
interessi dei singoli e della collettività.<br />
Le attività di “guerrilla”, attuandosi per definizione con modalità<br />
alternative, trasgressive, e su mezzi quasi mai catalogati come tali, si<br />
svolgono di volta in volta, responsabilmente o meno, sull’onda della<br />
sperimentazione di un nuovo <strong>marketing</strong> in cerca di clamore a tutti i<br />
costi.<br />
La consistente casistica di una disciplina, seppure ancora esplorativa,<br />
offre esempi di successo realizzati nel rispetto dell’etica e delle regole<br />
comuni – o, al massimo, sfiorandone i limiti – ed altri casi, dai risultati<br />
discutibili, perseguiti volutamente nell’illecito. A metà strada tra queste<br />
due aree, definite nel bene e nel male da salde coordinate, vi è un<br />
ambito ancora incerto in cui il guerrilla <strong>marketing</strong> si ritrova a navigare<br />
15 Definizione istituzionalizzata dal Codice di Autodisciplina Pubblicitaria.<br />
39
a vista in un mare di norme che a volte <strong>non</strong> contemplano strategie e<br />
tecniche ancora pionieristiche.<br />
Forti emozioni, per suscitare memorabilità e consenso. Bisogno di<br />
raggiungere il grande pubblico al minor costo possibile. Necessità di<br />
stimolare il passaparola. Sono queste le leve che muovono una forma di<br />
<strong>marketing</strong> provocatorio, che tende ad infrangere le normative, le leggi e<br />
più in generale le regole che disciplinano la comunicazione<br />
pubblicitaria e il diritto generale. Lo stesso diritto che regolamenta la<br />
pubblicità tradizionale si applica, apparendo talvolta meno calzante,<br />
alle attività di comunicazione pubblicitaria <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>.<br />
<strong>Il</strong> “diritto della pubblicità” <strong>non</strong> è nato in un solo giorno ad opera di un<br />
solo legislatore che seguiva un certo disegno sistematico, ma si<br />
compone di testi normativi emessi da legislatori diversi nell’arco di<br />
circa ottant’anni sotto la spinta delle esigenze più disparate, molti dei<br />
quali rivelano la loro età e il contesto storico e sociale in cui sono nati.<br />
Inoltre, a rendere il quadro ancor più composito, va ricordato che, in<br />
aggiunta alle diverse norme di legge, larga parte della<br />
regolamentazione della pubblicità è affidata a disposizioni che <strong>non</strong><br />
promanano dallo stato e <strong>non</strong> hanno valore di leggi: i regolamenti<br />
autodisciplinari istituiti da organismi e associazioni professionali<br />
private. La forma più nota è quella che fa capo all’Istituto di<br />
Autodisciplina Pubblicitaria (IAP), la cui obbligatorietà è limitata agli<br />
operatori professionali che vi aderiscono.<br />
40
2.4 <strong>Il</strong> diritto della pubblicità<br />
Buona parte delle disposizioni che direttamente o indirettamente<br />
disciplinano la comunicazione pubblicitaria è costituita da leggi o da<br />
provvedimenti normativi aventi valore di legge, cioè da norme emanate<br />
dagli organi legislativi dello stato o ad esse equiparate.<br />
Alcune di tali norme, seguendo la classificazione tradizionale giuridica,<br />
sono “di diritto pubblico”, altre “di diritto privato”, a seconda che<br />
abbiano per oggetto la tutela di interessi pubblici o privati.<br />
Fra le norme di diritto pubblico che attengono alla pubblicità si deve<br />
poi distinguere tra norme penali e norme amministrative: entrambe<br />
vietano determinati comportamenti, ma le conseguenze della loro<br />
violazione, soprattutto sul piano sanzionatorio, sono diverse e cioè,<br />
rispettivamente, una pena (detentiva o pecuniaria) per l’inosservanza<br />
delle prime, una sanzione amministrativa (solo pecuniaria) per la<br />
violazione delle seconde.<br />
A norme di carattere penale si ricollega il divieto della pubblicità<br />
attraverso cui si realizzi una truffa, una frode nell’esercizio del<br />
commercio, un attentato alla salute o alla sicurezza dei cittadini, una<br />
lesione del senso del pudore o della decenza, un’offesa all’ordine<br />
pubblico, alle istituzioni o ai sentimenti della collettività.<br />
Sono amministrative le disposizioni che espressamente vietano per<br />
alcuni prodotti (specie alimentari) la pubblicità ingannevole, che<br />
proibiscono la pubblicità di prodotti dannosi come quelli da fumo, o<br />
eseguita in violazione delle norme per la circolazione stradale, come<br />
41
pure quelle che impongono, per la pubblicità di determinati servizi o<br />
attività, una preventiva autorizzazione da parte dell’autorità<br />
amministrativa.<br />
Infine sono amministrative le leggi che disciplinano l’uso di<br />
determinati mezzi pubblicitari.<br />
Le disposizioni di diritto privato che interessano le attività pubblicitarie<br />
sono invece, anzitutto, quelle che regolano il rapporto tra imprese e<br />
soprattutto tra imprese concorrenti, che disciplinano l’uso di<br />
determinati segni distintivi come le denominazioni commerciali ed i<br />
marchi. Del pari, sono di diritto privato le norme che tutelano il diritto<br />
d’autore, i diritti all’immagine e al nome delle persone e degli altri<br />
soggetti di diritto che la comunicazione possa ledere. La violazione di<br />
queste disposizioni ha come conseguenza, di regola, la cessazione della<br />
pubblicità lesiva ed il risarcimento dei danni che l’interessato possa<br />
aver subito.<br />
L’autodisciplina pubblicitaria è, invece, autonoma rispetto<br />
all’ordinamento statale. Nel senso che può essere contraria al codice di<br />
autodisciplina anche un’attività di comunicazione che sia lecita<br />
secondo le leggi dello stato, cosi come un annuncio che violi<br />
l’ordinamento statuale <strong>non</strong> necessariamente integra di per sé un illecito<br />
autodisciplinare. Tale principio sancisce quindi l’indipendenza<br />
dell’ordinamento autodisciplinare, i cui rapporti con quello statuale si<br />
caratterizzano per la più assoluta autonomia, coesistendo i due<br />
ordinamenti <strong>senza</strong> reciproche interferenze 16 .<br />
16 Per approfondimenti: M. Fusi, P. Testa, Diritto & Pubblicità, ed. Lupetti, 2006.<br />
42
Questa schematica razionalizzazione normativa fornisce un<br />
orientamento, nelle case history che seguono, su quali siano le<br />
infrazioni, le violazioni commesse e le possibili conseguenze. Inoltre,<br />
sarà resa chiarezza sulle ripercussioni – sociali, economiche, ambientali<br />
e d’immagine - provocate da quelle azioni di guerrilla <strong>marketing</strong> che<br />
trasgrediscono più o meno pesantemente alle regole istituzionalmente<br />
condivise.<br />
L’esposizione che segue metterà anche in luce le lacune legislative che<br />
riguardano tutte quelle situazioni innovative e sorprendenti – dunque,<br />
per definizione, mai vissute e per questo <strong>non</strong> ancora contemplate dal<br />
diritto - messe in atto da alcune operazioni di “guerrilla” o di <strong>marketing</strong><br />
<strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>.<br />
2.5 Conseguenze delle attività “border line”: danni ambientali,<br />
sociali, <strong>rischi</strong> sanzionatori, penali e ripercussioni sull’immagine<br />
aziendale<br />
Chiunque decida di realizzare un’azione di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong><br />
<strong>convenzionale</strong>, che sconfini o meno nell’attività di “guerrilla”, deve<br />
valutare alcuni fattori assimilabili ad una SWOT analisys (a<br />
dimostrazione che il <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong> si avvale di tecniche<br />
indiscutibilmente radicate nell’approccio classico):<br />
43
1) È possibile, con i mezzi a disposizione, conseguire gli stessi<br />
obiettivi di <strong>marketing</strong> prefissati dal piano, attuando<br />
un’azione creativamente dirompente da suscitare un effetto<br />
virale, <strong>senza</strong> sconfinare nell’illecito?<br />
Questo primo punto è la chiave di un successo che potrebbe, o meno,<br />
fondarsi sulla forza dell’originalità di un’idea dirompente o sul clamore<br />
generato da una trasgressione fine a se stessa.<br />
2) Eventualmente, che tipo di infrazione o reato ci si accinge a<br />
commettere?<br />
Risolvere questo enigma, che affligge la maggior parte dei pubblicitari<br />
nel mezzo di un piano di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>, significa essere<br />
già a buon punto: si tratta dell’infrazione di una norma amministrativa<br />
o penale? Da questa prima differenza si evince il peso delle eventuali<br />
conseguenze legali, che possono essere di natura pecuniaria (sanzioni e<br />
risarcimenti danni) e/o detentiva.<br />
3) Quale motivazione spinge a commettere l’azione illecita?<br />
<strong>Il</strong> perché facciamo una cosa condiziona radicalmente il giudizio sociale<br />
e giurisprudenziale. Una motivazione ideologica etica, volta a favore<br />
dell’ambiente, della collettività o di minoranze svantaggiate, potrebbe<br />
mitigare le conseguenze della violazione commessa, rispetto ad una<br />
mera motivazione commerciale. La giurisprudenza testimonia molti<br />
casi che sostengono questa ipotesi. Tuttavia, “i precedenti” sono<br />
soltanto uno strumento che può essere d’ausilio per il giudicante, ma<br />
<strong>non</strong> lo obbligheranno mai ad uniformarsi alle decisioni passate.<br />
4) Quale vantaggio ne consegue?<br />
44
<strong>Il</strong> brand potrebbe trarne un vantaggio mediatico, sia a livello qualitativo<br />
che quantitativo? <strong>Il</strong> rapporto costo/beneficio – quest’ultimo inteso in<br />
termini di consenso e di awareness - è economicamente vantaggioso<br />
rispetto, ad esempio, al costo di una pianificazione tradizionale o al<br />
costo delle sanzioni in cui si <strong>rischi</strong>a di incorrere o alle eventuali<br />
conseguenze penali?<br />
5) Quali ripercussioni si <strong>rischi</strong>ano?<br />
Realizzando azioni di guerrilla <strong>marketing</strong> oltre i confini della legalità si<br />
<strong>rischi</strong>ano una serie di ripercussioni sia sul piano soggettivo, sia nei<br />
confronti della società e dell’ambiente circostante: beghe burocratiche,<br />
implicazioni penali, danni economici, danni ambientali, e perfino gravi<br />
danni d’immagine che si ritorcono sul brand e quindi sull’azienda<br />
stessa.<br />
Casi eclatanti in cui “il gioco è valso la candela” ce ne sono: per lo più<br />
nell’ambito di attività che si sono limitate a commettere piccole<br />
infrazioni, sull’onda della sperimentazione di una nuova filosofia di<br />
<strong>marketing</strong>.<br />
Qualunque sia la direzione strategica scelta, un buon team di<br />
professionisti del <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>, o di “guerriglieri” nel<br />
caso di azioni più “estreme”, ne valuta i <strong>rischi</strong> e le opportunità e agisce<br />
sempre entro i limiti di certe regole: una di queste, forse la più<br />
importante, è che la libertà delle imprese deve finire sempre dove<br />
iniziano gli interessi, la sicurezza, la salute e la libertà delle persone.<br />
45
2.6 Norme comuni a tutela della società e dell’ambiente<br />
La legalità è un dilemma quasi quotidiano per gli operatori del<br />
<strong>marketing</strong>, della comunicazione <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong> e per i “guerriglieri<br />
ideologici”, e la complessità legislativa, la carenza di controllo e spesso<br />
anche l’esiguità delle sanzioni, inducono facilmente ad avventurarsi a<br />
correre dei <strong>rischi</strong>.<br />
Si assiste, allora, a comportamenti che vanno da un estremo all’altro:<br />
c’è chi danneggia il patrimonio artistico colorando di rosso o gettando<br />
un fiume di palline in una fontana (fig. 2.1), chi semina finti ordigni<br />
esplosivi per la città (al fine di promuovere una serie TV poliziesca),<br />
chi camuffa cartelli stradali mettendo a <strong>rischi</strong>o gli automobilisti, chi<br />
“spaccia” per guerrilla <strong>marketing</strong> la distribuzione di palloncini,<br />
gadgets, stickers e volantini con la ventosa (per <strong>non</strong> <strong>rischi</strong>are multe o<br />
perché <strong>non</strong> ha idee), e chi realizza operazioni <strong>non</strong> convenzionali di<br />
successo basate sulla forza della creatività pura (ad esempio<br />
riproducendo, previa autorizzazione della proprietà, la grafica di una<br />
roulette sul nastro trasportatore bagagli dell’aeroporto, per<br />
pubblicizzare un casinò).<br />
Può essere quindi utile, per fare ulteriore luce sull’argomento e<br />
stimolare un comportamento etico e responsabile da parte di tutti gli<br />
attori di questa disciplina, riassumere soltanto alcune delle specifiche<br />
norme volte a tutelare l’ambiente e le persone, ma tra le più attinenti<br />
alla casistica del <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>.<br />
46
2.6.1) Norme comuni a tutela del patrimonio artistico e naturale 17<br />
Una serie di vincoli generali all’esposizione di pubblicità in luogo<br />
pubblico si ricava dalle norme che tutelano le cose di interesse<br />
artistico, storico, culturale e le bellezze naturali.<br />
Limiti al collocamento di cartelli o altri mezzi di pubblicità sono<br />
disposti dalla L. 1 giugno 1939 n. 1089 riguardante le cose di<br />
interesse artistico e storico, secondo cui le sovrintendenze regionali<br />
ai monumenti hanno la facoltà di vietare il collocamento di cartelli,<br />
iscrizioni o altri mezzi di pubblicità o l’affissione di manifesti che<br />
danneggino l’aspetto, il decoro o il pubblico godimento dei beni<br />
soggetti a tutela, e in particolare degli immobili interessanti la<br />
paleontologia, la preistoria, le civiltà primitive, le ville, i parchi e i<br />
giardini di interesse storico e artistico, le cose immobili<br />
“riconosciute di interesse particolarmente importante” per il loro<br />
riferimento alla storia politica o militare, dalla letteratura, dall’arte<br />
(fig. 2.2) e dalla cultura. <strong>Il</strong> collocamento o l’affissione eseguiti<br />
contro tale divieto sono puniti con sanzione amministrativa, ma nei<br />
casi piu gravi, ove l’installazione della pubblicità si sia risolta nella<br />
distruzione, deterioramento o danneggiamento delle cose soggette a<br />
tutela, il fatto potrà integrare gli estremi del reato penale di cui<br />
all’art. 733 C.P.<br />
In ogni caso la sovrintendenza potrà disporre la rimozione d’ufficio<br />
della pubblicità, eventualmente a mezzo della forza pubblica e a<br />
spese del trasgressore.<br />
17 Norme estratte da: M. Fusi, P. Testa, Diritto & Pubblicità, ed. Lupetti, 2006.<br />
47
Ad analoga disciplina è assoggettata l’esposizione di pubblicità<br />
esterna dalle norme che tutelano le bellezze naturali (L. 29 gennaio<br />
1939 n.1597), considerandosi comprese in tale espressione le cose<br />
immobili aventi cospicuo carattere di bellezza naturale o di<br />
singolarità geologica le ville, i giardini e i parchi che, per quanto<br />
<strong>non</strong> contemplati dalla L. 1 giugno 1939 n.1089, si distinguano per<br />
la loro <strong>non</strong> comune bellezza, i complessi di cose immobili che<br />
compongano un caratteristico aspetto avente valore estetico e<br />
tradizionale, le bellezze panoramiche considerate come quadri<br />
naturali, i punti di vista o di belvedere accessibili al pubblico da cui<br />
si godono tali spettacoli. <strong>Il</strong> collocamento di pubblicità nell’ambito o<br />
in prossimità di tali luoghi è soggetto alla previa autorizzazione<br />
prefettizia, condizionata al consenso della sovrintendenza ai<br />
monumenti. <strong>Il</strong> prefetto può ordinare la rimozione a cura e a spese<br />
degli interessati dei mezzi di pubblicità <strong>non</strong> preventivamente<br />
autorizzati che rechino, comunque, pregiudizio all’aspetto o al<br />
libero godimento delle cose e località oggetto di tutela. Nei casi più<br />
gravi, quando l’esposizione provochi la distruzione o l’alterazione<br />
delle bellezze naturali, potranno ricorrere gli estremi del reato<br />
penale di cui all’art. 734 C.P.<br />
48
Figura 2.1 – Es. di guerrilla: social/ambient <strong>marketing</strong> - Un fiume di palline<br />
invade Piazza di Spagna – Ottobre 2008 – Roma.<br />
Fonte: Flickr.com<br />
49
Figura 2.2 – Es. di guerrilla: ambient <strong>marketing</strong> - L’agenzia Glow ha “coperto”<br />
delle statue in giro per la città con costumi della Blush, e con un adesivo<br />
“moralizzante” contro il nudismo – Maggio 2008 – Berlino.<br />
Fonte: dontworrybecreative.it<br />
2.6.2) Norme in tema di circolazione stradale<br />
Art. 23. Pubblicità sulle strade e sui veicoli 18 .<br />
1. Lungo le strade o in vista di esse è vietato collocare insegne,<br />
cartelli, manifesti, impianti di pubblicità o propaganda, segni<br />
orizzontali reclamistici, sorgenti luminose, visibili dai veicoli<br />
transitanti sulle strade, che per dimensioni, forma, colori, disegno e<br />
ubicazione possono ingenerare confusione con la segnaletica<br />
18<br />
"Nuovo codice della strada", D.lgs. 30 aprile 1992 n. 285 e successive<br />
modificazioni.<br />
50
stradale (fig. 2.3, 2.4, 2.5, 2.6), ovvero possono renderne difficile la<br />
comprensione o ridurne la visibilità o l'efficacia, ovvero arrecare<br />
disturbo visivo agli utenti della strada o distrarne l'attenzione con<br />
conseguente pericolo per la sicurezza della circolazione; in ogni<br />
caso, detti impianti <strong>non</strong> devono costituire ostacolo o, comunque,<br />
impedimento alla circolazione delle persone invalide. Sono, altresì,<br />
vietati i cartelli e gli altri mezzi pubblicitari rifrangenti, <strong>non</strong>ché le<br />
sorgenti e le pubblicità luminose che possono produrre<br />
abbagliamento. Sulle isole di traffico delle intersezioni canalizzate è<br />
vietata la posa di qualunque installazione diversa dalla prescritta<br />
segnaletica.<br />
2. È vietata l'apposizione di scritte o insegne pubblicitarie luminose<br />
sui veicoli. È consentita quella di scritte o insegne pubblicitarie<br />
rifrangenti nei limiti e alle condizioni stabiliti dal regolamento,<br />
purché sia escluso ogni <strong>rischi</strong>o di abbagliamento o di distrazione<br />
dell'attenzione nella guida per i conducenti degli altri veicoli.<br />
3. Lungo le strade, nell'ambito e in prossimità di luoghi sottoposti a<br />
vincoli a tutela di bellezze naturali e paesaggistiche o di edifici o di<br />
luoghi di interesse storico o artistico, è vietato collocare cartelli e<br />
altri mezzi pubblicitari.<br />
4. La collocazione di cartelli e di altri mezzi pubblicitari lungo le<br />
strade o in vista di esse è soggetta in ogni caso ad autorizzazione da<br />
parte dell'ente proprietario della strada nel rispetto delle presenti<br />
norme. Nell'interno dei centri abitati la competenza è dei comuni,<br />
51
salvo il preventivo nulla osta tecnico dell'ente proprietario se la<br />
strada è statale, regionale o provinciale.<br />
5. Quando i cartelli e gli altri mezzi pubblicitari collocati su una<br />
strada sono visibili da un'altra strada appartenente ad ente diverso,<br />
l'autorizzazione è subordinata al preventivo nulla osta di<br />
quest'ultimo. I cartelli e gli altri mezzi pubblicitari posti lungo le<br />
sedi ferroviarie, quando siano visibili dalla strada, sono soggetti alle<br />
disposizioni del presente articolo e la loro collocazione viene<br />
autorizzata dall'Ente Ferrovie dello Stato, previo nulla osta dell'ente<br />
proprietario della strada.<br />
6. <strong>Il</strong> regolamento stabilisce le norme per le dimensioni, le<br />
caratteristiche, l'ubicazione dei mezzi pubblicitari lungo le strade, le<br />
fasce di pertinenza e nelle stazioni di servizio e di rifornimento di<br />
carburante. Nell'interno dei centri abitati, limitatamente alle strade<br />
di tipo E) ed F), per ragioni di interesse generale o di ordine<br />
tecnico, i comuni hanno la facoltà di concedere deroghe alle norme<br />
relative alle distanze minime per il posizionamento dei cartelli e<br />
degli altri mezzi pubblicitari, nel rispetto delle esigenze di sicurezza<br />
della circolazione stradale.<br />
7. È vietata qualsiasi forma di pubblicità lungo e in vista degli<br />
itinerari internazionali, delle autostrade e delle strade extraurbane<br />
principali e relativi accessi. Su dette strade è consentita la pubblicità<br />
nelle aree di servizio o di parcheggio solo se autorizzata dall'ente<br />
proprietario e sempre che <strong>non</strong> sia visibile dalle stesse. Sono<br />
consentiti i cartelli indicanti servizi o indicazioni agli utenti purché<br />
52
autorizzati dall'ente proprietario delle strade. Sono altresì consentite<br />
le insegne di esercizio, con esclusione dei cartelli e delle insegne<br />
pubblicitarie e altri mezzi pubblicitari, purché autorizzate dall'ente<br />
proprietario della strada ed entro i limiti e alle condizioni stabilite<br />
con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. 19<br />
8. È parimenti vietata la pubblicità, relativa ai veicoli sotto qualsiasi<br />
forma, che abbia un contenuto, un significato o un fine in contrasto<br />
con le norme di comportamento previste dal presente codice. La<br />
pubblicità fonica sulle strade è consentita agli utenti autorizzati e<br />
nelle forme stabilite dal regolamento. Nei centri abitati, per ragioni<br />
di pubblico interesse, i comuni possono limitarla a determinate ore<br />
o a particolari periodi dell'anno.<br />
9. Per l'adattamento alle presenti norme delle forme di pubblicità<br />
attuate all'atto dell'entrata in vigore del presente codice, provvede il<br />
regolamento di esecuzione.<br />
10. <strong>Il</strong> Ministro delle infrastrutture e dei trasporti può impartire agli<br />
enti proprietari delle strade direttive per l'applicazione delle<br />
disposizioni del presente articolo e di quelle attuative del<br />
regolamento, <strong>non</strong>ché disporre, a mezzo di propri organi, il controllo<br />
dell'osservanza delle disposizioni stesse.<br />
11. Chiunque viola le disposizioni del presente articolo e quelle del<br />
regolamento è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento<br />
di una somma da euro 389 a euro 1.559.<br />
19 Così modificato dall'art. 30, legge 7 dicembre 1999 n. 472.<br />
53
12. Chiunque <strong>non</strong> osserva le prescrizioni indicate nelle<br />
autorizzazioni previste dal presente articolo è soggetto alla sanzione<br />
amministrativa del pagamento di una somma da euro 155 a euro<br />
624.<br />
13. Gli enti proprietari, per le strade di rispettiva competenza,<br />
assicurano il rispetto delle disposizioni del presente articolo. Per il<br />
raggiungimento di tale fine l'ufficio o comando da cui dipende<br />
l'agente accertatore, che ha redatto il verbale di contestazione delle<br />
violazioni di cui ai commi 11 e 12, trasmette copia dello stesso al<br />
competente ente proprietario della strada 20 .<br />
13-bis. In caso di collocazione di cartelli, insegne di esercizio o altri<br />
mezzi pubblicitari privi di autorizzazione o comunque in contrasto<br />
con quanto disposto dal comma 1, l'ente proprietario della strada<br />
diffida l'autore della violazione e il proprietario o il possessore del<br />
suolo privato, nei modi di legge, a rimuovere il mezzo pubblicitario<br />
a loro spese entro e <strong>non</strong> oltre dieci giorni dalla data di<br />
comunicazione dell'atto. Decorso il suddetto termine, l'ente<br />
proprietario provvede ad effettuare la rimozione del mezzo<br />
pubblicitario e alla sua custodia ponendo i relativi oneri a carico<br />
dell'autore della violazione e, in via tra loro solidale, del<br />
proprietario o possessore del suolo. Chiunque viola le prescrizioni<br />
indicate al presente comma e al comma 7 è soggetto alla sanzione<br />
amministrativa del pagamento di una somma da euro 4.351 a euro<br />
17.405; nel caso in cui <strong>non</strong> sia possibile individuare l'autore della<br />
20 Così modificato dall'art. 30, legge 7 dicembre 1999 n. 472.<br />
54
violazione, alla stessa sanzione amministrativa è soggetto chi<br />
utilizza gli spazi pubblicitari privi di autorizzazione 21 .<br />
13-ter. Non è consentita la collocazione di cartelli, di insegne di<br />
esercizio o di altri mezzi pubblicitari nelle zone tutelate dalle leggi<br />
1 giugno 1939, n. 1089, e 29 giugno 1939, n. 1497, dal D.lgs. 27<br />
giugno 1985, n. 312, convertito, con modificazioni, dalla legge 8<br />
agosto 1985, n. 431, e dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394. In caso<br />
di inottemperanza al divieto, i cartelli, le insegne di esercizio e gli<br />
altri mezzi pubblicitari sono rimossi ai sensi del comma 13-bis. Le<br />
regioni possono individuare entro dodici mesi dalla data di entrata<br />
in vigore della presente disposizione le strade di interesse<br />
panoramico ed ambientale nelle quali i cartelli, le insegne di<br />
esercizio ed altri mezzi pubblicitari provocano deturpamento del<br />
paesaggio. Entro sei mesi dal provvedimento di individuazione<br />
delle strade di interesse panoramico ed ambientale i comuni<br />
provvedono alle rimozioni ai sensi del comma 13-bis 22 .<br />
13-quater. Nel caso in cui l'installazione dei cartelli, delle insegne<br />
di esercizio o di altri mezzi pubblicitari sia realizzata su suolo<br />
demaniale, ovvero rientrante nel patrimonio degli enti proprietari<br />
delle strade, o nel caso in cui la loro ubicazione lungo le strade e le<br />
fasce di pertinenza costituisca pericolo per la circolazione, in<br />
quanto in contrasto con le disposizioni contenute nel regolamento,<br />
l'ente proprietario esegue <strong>senza</strong> indugio la rimozione del mezzo<br />
21 Comma introdotto dall'art. 30, legge 7 dicembre 1999, n. 472. Comma modificato<br />
dalla legge n. 214 del 1° agosto 2003, di conv. del D.lgs. n. 151/2003.<br />
22 Comma introdotto dall'art. 30, legge 7 dicembre 1999, n. 472<br />
55
pubblicitario. Successivamente alla stessa, l'ente proprietario<br />
trasmette la nota delle spese sostenute al prefetto, che emette<br />
ordinanza - ingiunzione di pagamento. Tale ordinanza costituisce<br />
titolo esecutivo ai sensi di legge 23 .<br />
Figura 2.3 – Es. di guerrilla/street <strong>marketing</strong> – La campagna del “puma”<br />
ovviamente <strong>non</strong> è firmata – 2006 – Spagna.<br />
Fonte: makakoadv.it<br />
23 Comma introdotto dall'art. 30, legge 7 dicembre 1999, n. 472.<br />
56
Figura 2.4 – Es. di guerrilla: street <strong>marketing</strong> – La campagna a cura del Danish<br />
Road Safety Council al fine di limitare la velocità. O di bloccare il traffico e<br />
causare incidenti? – Maggio 2008 – Copenhagen.<br />
Fonte: goontheroad.com<br />
57
Figura 2.5 – Es. di guerrilla: street <strong>marketing</strong> – La campagna presenta il<br />
testimonial di Mastro Lindo. Le strisce sono state sponsorizzate nei parcheggi di<br />
centri commerciali, cinema multisala, fiere, mostre, convegni e manifestazioni<br />
sportive. – Promotore: Procter & Gamble.<br />
Fonte: mediastreet.it<br />
58
Figura 2.6 – Es. di guerrilla: street <strong>marketing</strong> – La pericolosa campagna della<br />
Y&R Everest recita “Feels like Pioner Suspension”. Ma che succederebbe se un<br />
automobilista, pensando ad una buca reale, sterzasse di colpo? – Promotore:<br />
Pioneer Suspension – Giugno 2008 – Mumbai – India.<br />
Fonte: spotanatomy.it<br />
59
Art. 57 ( Art. 23 Cod. Str.) Pubblicità sui veicoli 24<br />
1. L’apposizione sui veicoli di pubblicità <strong>non</strong> luminosa è<br />
consentita, salvo quanto previsto ai commi 3 e 4, unicamente se<br />
<strong>non</strong> effettuata per conto terzi a titolo oneroso e se realizzata con<br />
sporgenze <strong>non</strong> superiori a 3 cm rispetto alla superficie del<br />
veicolo sulla quale sono applicate (fig. 2.7), fermi restando i<br />
limiti di cui all’articolo 61 del codice.<br />
Figura 2.7 – Es. di guerrilla: street <strong>marketing</strong> – La campagna presenta un<br />
automobile distrutta da un pallone gigante con lamiere e vetri rotti sparsi per la<br />
strada – Promotore: Nike – Bangkok.<br />
Fonte: AP photo adrag.com (makakoadv.it)<br />
24<br />
Regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo Codice della Strada,<br />
www.publitaxi.it/regolamento.<br />
60
Sulle autovetture ad uso privato è consentito unicamente<br />
l’apposizione del marchio e della ragione sociale della ditta cui<br />
appartiene il veicolo.<br />
2. La pubblicità <strong>non</strong> luminosa per conto terzi è consentita sui<br />
veicoli adibiti al trasporto di linea e <strong>non</strong> di linea, ad eccezione dei<br />
taxi alle seguenti condizioni:<br />
a) che <strong>non</strong> sia realizzata mediante messaggi variabili;<br />
b) che <strong>non</strong> sia esposta sulla parte anteriore del veicolo;<br />
c) che sulle altre parti del veicolo sia posizionata, rispetto ai<br />
dispositivi di segnalazione visiva e di illuminazione alle targhe , in<br />
modo tale da <strong>non</strong> ridurre la visibilità e la percettibilità degli stessi;<br />
d) che sia contenuta entro forme geometriche regolari;<br />
e) che, se realizzata mediante pannelli aggiuntivi, gli stessi <strong>non</strong><br />
sporgano di oltre 3 cm rispetto alla superficie sulla quale sono<br />
applicati (fig. 2.8).<br />
3. La pubblicità <strong>non</strong> luminosa per conto terzi è consentita sui<br />
veicoli adibiti al servizio taxi unicamente se effettuata mediante<br />
scritte con caratteri alfanumerici, abbinati a marchi e simboli, ed<br />
alle seguenti ulteriori condizioni:<br />
a) che sia realizzata con un pannello rettangolare piano bifacciale,<br />
saldamente ancorato al di sopra dell’abitacolo del veicolo e posto in<br />
posizione parallela al senso di marcia. <strong>Il</strong> pannello deve avere le<br />
dimensioni esterne di 75 x 35 cm. e la pubblicità <strong>non</strong> deve essere<br />
realizzata con messaggi variabili;<br />
61
Figura 2.8 – Es. di guerrilla: street <strong>marketing</strong> – La campagna presenta un<br />
automobile che trasporta, sul lunotto posteriore, una lattina gigante –<br />
Promotore: RedBull.<br />
Fonte: makakoadv.it<br />
b) che sia realizzata tramite l’applicazione sul lunotto posteriore<br />
del veicolo di pellicola della misura di 100 x 12 cm;<br />
c) che sia realizzata tramite l’applicazione sulle superfici del<br />
veicolo ad esclusione di quelle vetrate.<br />
Le esposizioni pubblicitarie di cui alle lettere a) e c) sono<br />
alternative tra loro. I veicoli adibiti al servizio taxi sui quali sono<br />
esposti messaggi pubblicitari di cui al capo a) <strong>non</strong> possono circolare<br />
sulle autostrade.<br />
62
4. L’apposizione di scritte e messaggi pubblicitari rifrangenti è<br />
ammessa sui veicoli unicamente alle seguenti condizioni:<br />
a) che la pellicola utilizzata abbia caratteristiche di rifrangenza<br />
<strong>non</strong> superiori a quelle di classe 1;<br />
b) che la superficie della parte rifrangente <strong>non</strong> occupi più di due<br />
terzi della fiancata del veicolo e comunque <strong>non</strong> sia superiore a 3<br />
mq.<br />
c) che il colore bianco sia contenuto nella misura <strong>non</strong> superiore ad<br />
1/6 della superficie;<br />
d) che sia esposta unicamente sui fianchi del veicolo a distanza<br />
<strong>non</strong> inferiore a 70 cm dai dispositivi di segnalazione visiva;<br />
e) che <strong>non</strong> sia realizzata mediante messaggi variabili.<br />
5. In tutti i casi, le scritte, i simboli e la combinazione dei colori <strong>non</strong><br />
devono generare confusione con i segnali stradali e, in particolare,<br />
<strong>non</strong> devono avere forme di disco o di triangolo né disegni<br />
confondibili con i simboli segnaletici regolamentari di pericolo,<br />
obbligo, prescrizione o indicazione.<br />
6. all’interno dei veicoli è proibita ogni scritta o insegna luminosa<br />
pubblicitaria che sia visibile, direttamente o indirettamente, dal<br />
conducente o che comunque possa determinare abbagliamento o<br />
motivo di confusione con i dispositivi di segnalazione visiva e di<br />
illuminazione dei veicoli stessi.<br />
7. le disposizioni di cui ai commi precedenti <strong>non</strong> si applicano ai<br />
veicoli al seguito delle competizioni sportive autorizzate ai sensi<br />
dell’Art. 9 del codice.<br />
63
2,6,3 Norme in tema di tranquillità pubblica 25<br />
Un breve cenno va riservato alle disposizioni che mirano a<br />
difendere l’ordine e la tranquillità pubblica. Fra queste si ricordano:<br />
- l’art. 656 C.P., che punisce chiunque pubblichi o diffonda<br />
notizie false, esagerate o tendenziose per le quali possa essere<br />
turbato l’ordine pubblico.<br />
- l’art. 657 C.P., che punisce chiunque, con lo scopo di smerciare<br />
o distribuire scritti o disegni, annunci o notizie da cui possa<br />
essere turbata la tranquillità pubblica o privata (fig. 2.9, 2.10).<br />
- Gli art. 659 e 660 C.P., che vietano rispettivamente la turbativa<br />
dell’occupazione e del riposo delle persone, <strong>non</strong>ché di<br />
spettacoli, ritrovi o trattenimenti pubblici, e infine qualsiasi atto<br />
molesto o di disturbo in luogo pubblico o aperto al pubblico.<br />
25 Norme estratte da: M. Fusi, P. Testa, Diritto & Pubblicità, ed. Lupetti, 2006.<br />
64
Figura 2.9 – Es. di guerrilla: fake estremo – Per promuovere una serie TV di<br />
cartoons, sono stati disseminati degli oggetti simili ad ordigni esplosivi in luoghi<br />
strategici della città: ponti, strade statali, parchi… – Promotore: Turner<br />
Broadcasting System, Cartoon Network - Gennaio 2007 – Boston – USA.<br />
Fonte: cnn.com<br />
images.cron.com<br />
65
Figura 2.10 – Es. di guerrilla: fake estremo – Per promuovere la serie TV thriller<br />
“Dexter”, l’agenzia Torke ha comunicato “col sangue”- 2007 – Lisbona –<br />
Portogallo.<br />
Fonte: commercial-archive.com<br />
66
2.6.4) Norme in tema di pubblicità ingannevole<br />
Qui di seguito un estratto del Decreto Legislativo 2 agosto 2007, n.<br />
145 26 e degli esempi che possono aiutare a comprendere meglio<br />
come certe attività che si definiscono di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong><br />
<strong>convenzionale</strong>, abusando del termine, si fondano sull’inganno:<br />
Art. 1.2. - La pubblicità deve essere palese, veritiera e corretta.<br />
Art. 5. - Trasparenza della pubblicità<br />
La pubblicità deve essere chiaramente riconoscibile come tale (fig.<br />
2.11). È vietata ogni forma di pubblicità subliminale. È considerata<br />
ingannevole la pubblicità che, in quanto suscettibile di raggiungere<br />
bambini ed adolescenti, abusa della loro naturale credulità o<br />
mancanza di esperienza o che, impiegando bambini ed adolescenti<br />
in messaggi pubblicitari, fermo quanto disposto dall'articolo 10<br />
della legge 3 maggio 2004, n. 112, abusa dei naturali sentimenti<br />
degli adulti per i più giovani.<br />
Art. 8. - Tutela amministrativa e giurisdizionale<br />
L'Autorità garante della concorrenza e del mercato, d'ufficio o su<br />
istanza di ogni soggetto o organizzazione che ne abbia interesse,<br />
inibisce la continuazione ed elimina gli effetti della pubblicità<br />
ingannevole e comparativa illecita.<br />
L'Autorità può disporre con provvedimento motivato la sospensione<br />
provvisoria della pubblicità ingannevole e comparativa illecita in<br />
caso di particolare urgenza. In ogni caso, comunica l'apertura<br />
26<br />
Attuazione dell'articolo 14 della direttiva 2005/29/CE che modifica la direttiva<br />
84/450/CEE sulla pubblicità ingannevole. Gazzetta Ufficiale n. 207 del 6 settembre<br />
2007.<br />
67
dell'istruttoria al professionista e, se il committente <strong>non</strong> è<br />
conosciuto, può richiedere al proprietario del mezzo che ha diffuso<br />
il messaggio pubblicitario ogni informazione idonea ad<br />
identificarlo. L'Autorità può, altresì, richiedere ad ogni soggetto le<br />
informazioni ed i documenti rilevanti al fine dell'accertamento<br />
dell'infrazione. Si applicano le disposizioni previste dall'articolo 14,<br />
commi 2, 3 e 4, della legge 10 ottobre 1990, n. 287<br />
4. In caso di inottemperanza, <strong>senza</strong> giustificato motivo, a quanto<br />
disposto dall'Autorità ai sensi dell'articolo 14, comma 2, della legge<br />
10 ottobre 1990, n. 287, l'Autorità applica una sanzione<br />
amministrativa pecuniaria da 2.000,00 euro a 20.000,00 euro.<br />
Qualora le informazioni o la documentazione fornite <strong>non</strong> siano<br />
veritiere, l'Autorità applica una sanzione amministrativa pecuniaria<br />
da 4.000,00 euro a 40.000,00 euro.<br />
5. L'Autorità può disporre che il professionista fornisca prove<br />
sull'esattezza materiale dei dati di fatto contenuti nella pubblicità se,<br />
tenuto conto dei diritti o degli interessi legittimi del professionista e<br />
di qualsiasi altra parte nel procedimento, tale esigenza risulti<br />
giustificata, date le circostanze del caso specifico. Se tale prova è<br />
omessa o viene ritenuta insufficiente, i dati di fatto sono considerati<br />
inesatti.<br />
6. Quando la pubblicità è stata o deve essere diffusa attraverso la<br />
stampa periodica o quotidiana ovvero per via radiofonica o<br />
televisiva o altro mezzo di telecomunicazione, l'Autorità, prima di<br />
68
provvedere, richiede il parere dell'Autorità per le garanzie nelle<br />
comunicazioni.<br />
7. Ad eccezione dei casi di manifesta scorrettezza e gravità<br />
l'Autorità può ottenere dal professionista responsabile della<br />
pubblicità ingannevole e comparativa illecita l'assunzione<br />
dell'impegno a porre fine all'infrazione, cessando la diffusione della<br />
stessa o modificandola in modo da eliminare i profili di<br />
illegittimità. L'Autorità può disporre la pubblicazione della<br />
dichiarazione di assunzione dell'impegno in questione, a cura e<br />
spese del professionista. In tali ipotesi, l'Autorità, valutata l'idoneità<br />
di tali impegni, può renderli obbligatori per il professionista e<br />
definire il procedimento <strong>senza</strong> procedere all'accertamento<br />
dell'infrazione.<br />
8. L'Autorità, se ritiene la pubblicità ingannevole o il messaggio di<br />
pubblicità comparativa illecito, vieta la diffusione, qualora <strong>non</strong><br />
ancora portata a conoscenza del pubblico, o la continuazione,<br />
qualora sia già iniziata. Con il medesimo provvedimento può essere<br />
disposta, a cura e spese del professionista, la pubblicazione della<br />
delibera, anche per estratto, <strong>non</strong>ché, eventualmente, di un'apposita<br />
dichiarazione rettificativa in modo da impedire che la pubblicità<br />
ingannevole o il messaggio di pubblicità comparativa illecito<br />
continuino a produrre effetti.<br />
9. Con il provvedimento che vieta la diffusione della pubblicità,<br />
l'Autorità dispone inoltre l'applicazione di una sanzione<br />
amministrativa pecuniaria da 5.000,00 euro a 500.000,00 euro,<br />
69
tenuto conto della gravità e della durata della violazione. Nel caso<br />
di pubblicità che possono comportare un pericolo per la salute o la<br />
sicurezza, <strong>non</strong>ché suscettibili di raggiungere, direttamente o<br />
indirettamente, minori o adolescenti, la sanzione <strong>non</strong> può essere<br />
inferiore a 50.000,00 euro.<br />
Figura 2.10 – Es. di guerrilla ingannevole: fake/viral seeding – Potrebbe capitare<br />
che in un supermercato, mentre ci si accinge a scegliere un detersivo, un’altro<br />
cliente che è li “per caso” ci consigli quale sia il migliore. È un’attività difficile da<br />
attuare e per questo poco diffusa.<br />
Fonte: google.images.com<br />
70
Figura 2.11 – Es. di pubblicità occulta: seeding – Questo articolo giornalistico<br />
apparso su repubblica.it sembra essere evidentemente “sponsorizzato”.<br />
Fonte: repubblica.it<br />
71
CAPITOLO III<br />
LA FORZA DELLA CREATIVITÀ E IL CLAMORE<br />
DELL’INFRAZIONE: CASI A CONFRONTO<br />
3.1 L’efficacia di una “guerrilla etica”<br />
Gli esempi appena rappresentati e le case history che seguono vogliono<br />
essere uno specchio interessante per una valutazione, seppure sempre<br />
soggettiva, della possibilità di un’azione etica del <strong>marketing</strong> e della sua<br />
eventuale efficacia.<br />
I bilanci a lungo termine di queste attività <strong>non</strong> convenzionali, che siano<br />
svolte nel rispetto o meno delle regole e delle norme sociali, lasciano<br />
spazio a valutazioni diverse e opposte.<br />
Tuttavia, l’obiettivo di questo lavoro di ricerca e riflessione coincide<br />
con una mia sfida professionale, emersa alla luce di circa quindici anni<br />
di vissuto pubblicitario in imprese di <strong>marketing</strong> e comunicazione<br />
italiane e internazionali. Le azioni di <strong>marketing</strong> e comunicazione, quali<br />
che esse siano (sociali, commerciali, tradizionali, <strong>non</strong><br />
convenzionali…), realizzate nel rispetto dell’etica e delle regole<br />
socialmente condivise, possono essere vincenti pur rinunciando<br />
consapevolmente all’utilizzo di armi tanto potenti quanto sleali nei<br />
confronti di un consumatore di cui peraltro il <strong>marketing</strong> si proclama<br />
partner, dichiarando come suo primo obiettivo gli interessi e la<br />
soddisfazione del cliente?<br />
72
Come si evince dalla storia, fin dalla notte dei tempi in cui i “mercanti<br />
ideologici” della Grecia antica inauguravano i cardini disciplinari della<br />
persuasione, i confitti di interesse tra “compratori” e “venditori”, cosi<br />
come l’agguerrita competizione tra questi ultimi, sono parte intrinseca<br />
di un processo in cui talvolta gli obiettivi reciproci <strong>non</strong> coincidono.<br />
Una risposta certa e univoca a questo dilemma risulta difficile, e<br />
sarebbe forse più giusto accordare una soluzione relazionata ai casi<br />
specifici.<br />
È per questo che <strong>non</strong> proclamo un verdetto, ma piuttosto desidero<br />
proporre un orientamento, già sostenuto da innumerevoli casi, che è<br />
possibile avvalorare attraverso l’impegno verso una “guerrilla” etica<br />
combattuta soltanto con quella che credo essere l’arma più potente: la<br />
creatività.<br />
Coerentemente con l’intenzione di lasciare questa ricerca aperta a<br />
qualsiasi giudizio e soprattutto a una futura evoluzione, si presentano<br />
qui di seguito alcuni tra i casi più rappresentativi, che costituiscono un<br />
ulteriore spunto di riflessione sulle questioni trattate.<br />
73
3.2 Social guerrilla “killer way”: il caso Greenpeace. <strong>Il</strong> fine<br />
giustifica i mezzi?<br />
Londra, 15 settembre 2008 – Un tribunale inglese ha assolto alcuni<br />
militanti ambientalisti colpevoli di aver danneggiato una centrale<br />
elettrica, affermando che la minaccia dei cambiamenti climatici è tale<br />
da giustificare azioni illegali (fig. 3.1). Un verdetto sorprendente, che si<br />
rifà al “Criminal Damage Act” del 1971. <strong>Il</strong> testo giustifica i danni<br />
causati a una proprietà se questo evita danni ancora maggiori, come<br />
buttar giù la porta di una casa in fiamme per spegnere l’incendio. La<br />
linea difensiva scelta è stata un’azzardata ma consapevole<br />
provocazione: pur ammettendo di avere causato un danno, i sei<br />
sarebbero legalmente giustificati perchè agivano per prevenire danni<br />
più gravi, come la morte di essere viventi o danni a proprietà, sia nel<br />
Kent che nel resto del mondo, dovuti alle emissioni di Kingsnorth.<br />
In quello che senz’altro costituisce un precedente, sei attivisti di<br />
Greenpeace che avevano imbrattato la ciminiera di una centrale<br />
elettrica di Kingsnorth causando danni per 35.000 sterline, sono stati<br />
prosciolti da un tribunale di Maidstone nel Kent.<br />
Nel mese precedente Kingsnorth era stata teatro di una grande protesta<br />
contro la costruzione di una centrale elettrica di nuova generazione,<br />
alimentata a carbone. Per gli ambientalisti si trattava di un brusco passo<br />
indietro nella lotta contro il surriscaldamento del pianeta. I sei attivisti<br />
di Greenpeace avevano così tentato di scrivere “Gordon bin it” (Gordon<br />
cestinalo) – rivolgendosi al primo ministro Gordon Brown - ma <strong>non</strong><br />
erano riusciti ad andare oltre la scritta “Gordon”. Nel corso del<br />
74
processo, durato otto giorni, la difesa dei sei attivisti spiegò che i suoi<br />
assistiti avevano agito in linea con la reale convinzione che fermare<br />
l’emissione di gas dalla centrale di Kingsworth poteva costituire un<br />
tassello importante nella lotta contro l’inquinamento a livello globale.<br />
Figura 3.1 – Es. di social guerrilla – Settembre 2008 – Kingsnorth – UK.<br />
Fonte: daylife.com<br />
greenpeace.org.uk<br />
Secondo l’associazione ambientalista, l’assoluzione è stata<br />
un’importante sfida ai piani del governo che intendeva costruire nuove<br />
centrali a carbone. Una sfida lanciata dai giurati che rappresentano la<br />
gente comune in Gran Bretagna e che, dopo aver acquisito gli elementi<br />
75
di prova, hanno approvato l’azione diretta per proteggere il clima. Alla<br />
giuria era stato riferito che la centrale a carbone di Kingsnorth emetteva<br />
ventimila tonnellate di CO2 ogni giorno - la stessa quantità emessa in<br />
tutto dai trenta paesi al mondo meno inquinanti - e che i piani del<br />
governo prevedevano la costruzione di una nuova centrale a carbone<br />
vicino al sito già esistente sulla penisola di Hoo in Kent. Kingsnorth è,<br />
e rimarrà per anni, una trincea del movimento ecologista, <strong>non</strong> solo<br />
inglese.<br />
3.3 Guerrilla <strong>marketing</strong> “killer way”: il caso Turner. Quando<br />
l’illegalità è calcolata<br />
I Mooninites sono un esempio. Di che cosa, lo deciderà il lettore.<br />
Conterà più la multa, l’opinione di una certa parte di persone e le<br />
ripercussioni sull’immagine aziendale, oppure sulla bilancia peseranno<br />
di più il ritorno mediatico e i dati di vendita e di audience?<br />
Gli ingredienti di una “guerrilla” illecita ci sono tutti, dal costo<br />
competitivo della realizzazione al clamoroso effetto “buzz”, dall’eco<br />
sul web ai mass media tradizionali, dal compimento di un reato penale<br />
alle spese cauzionali e sanzionatorie, passando per molti guai con le<br />
autorità.<br />
In definitiva, che sia per la paura, che sia per la pubblicità o che si tratti<br />
76
di intrattenimento puro, la macchina <strong>non</strong> si ferma e lo spettacolo va<br />
avanti. E chi controllava alcune tra le reti americane più importanti ne<br />
era consapevole.<br />
31 gennaio 2007, Boston, USA: una città di quasi 4 milioni di abitanti<br />
leader economico-culturale della propria regione.<br />
Ore 8,05 del mattino: un passante nota uno strano oggetto sulla statale<br />
93, nei pressi di Sullivan Square. L’avvistamento viene comunicato alle<br />
autorità competenti. Dopo due ore cominciano a giungere sul luogo<br />
pompieri, ambulanze, blindati degli artificieri, forze di sicurezza,<br />
perfino i robot per la deflagrazione. Tutti lì per neutralizzare quello che<br />
che viene valutato un pericoloso ordigno. <strong>Il</strong> traffico viene bloccato, in<br />
puro stile stelle e strisce: ponti come il Longfellow e il Boston<br />
University Bridge chiusi, paralizzata la statale, i quartieri isolati e tutto<br />
un delirio di spiegamento di mezzi e di uomini armati.<br />
Nella sola città di Boston, grazie alle segnalazioni che si accavallavano<br />
man mano che la notizia si diffondeva, venivano individuati cinque<br />
dispositivi elettronici; tutti identificati come ordigni esplosivi a causa<br />
del loro posizionamento in prossimità di punti d’afflusso e del loro<br />
corredo di fili, batterie e nastro isolante ben in vista.<br />
Gli elicotteri delle reti televisive si alzarono in volo e sui principali<br />
network nazionali rimbalzava la notizia meritandosi una diretta<br />
mattutina di tutto rispetto. La CNN decise di puntare le proprie<br />
telecamere sulla vicenda tramite continui “breaking news”. Solo in un<br />
secondo momento si scoprirà che sono nove le città americane colpite<br />
dalla stessa fantomatica minaccia terroristica.<br />
77
Un omino a LED alimentato a batterie si rivelerà per quello che è solo<br />
cinque ore dopo il primo avvistamento.<br />
Bin Laden <strong>non</strong> c’entra, si tratta semplicemente di un’originale<br />
campagna pubblicitaria avviata due settimane prima in diverse città<br />
americane dall’agenzia Interference Inc. per conto della Turner<br />
Broadcasting System – che è curiosamente proprietaria anche della<br />
CNN/Fox. Obiettivo dell’azione, preparare il pubblico all’uscita del<br />
cartoon “Aqua Teen Hunger Force”, in onda su Cartoon Network.<br />
L’omino lunare raffigurato da LED su circuito stampato<br />
autoalimentato, intanto se la ride, con quel suo dito medio alzato alla<br />
polizia che lo mette sotto sequestro.<br />
Più passano le ore e più risulta evidente come le autorità di Boston e<br />
dello stato del Massachussets siano cadute in un eclatante quanto<br />
<strong>rischi</strong>oso “tranello”. Realizzata la gravità dell’affronto, i palazzi che<br />
contano cominciarono a indagare sul caso.<br />
Phil Kent, CEO e presidente della Turner Broadcasting System<br />
presentò subito in due dichiarazioni scritte solenni scuse pubbliche nei<br />
confronti dei cittadini di Boston. La Turner rassicurò la cittadinanza di<br />
aver avvisato le forze dell’ordine sui luoghi prescelti per il<br />
posizionamento degli oggetti e di aver già provveduto a farli rimuovere.<br />
<strong>Il</strong> procuratore generale dello stato del Massachusetts, Martha Coakley,<br />
giudicò l’installazione dei Mooninites un crimine a tutti gli effetti e<br />
fece arrestare, con l’accusa di procurato allarme cittadino, due giovani<br />
videoartisti, Peter Berdovsky ed il suo amico Sean Stevens, braccia<br />
operative bostoniane dell’azione di guerriglia <strong>marketing</strong>.<br />
78
Anche il sindaco Thomas Menino reagì alla campagna pubblicitaria<br />
definendola oltraggiosa e dichiarando di ritenere le scuse pubbliche<br />
della Turner <strong>non</strong> abbastanza soddisfacenti per la cittadinanza, e giudicò<br />
il comportamento della società televisiva come una mancanza di<br />
rispetto verso l’istituzione comunale.<br />
Qualche settimana dopo, Jim Samples, general manager di Cartoon<br />
Network, rassegnò le dimissioni dalla Turner nel silenzio dei suoi<br />
superiori, con l’attuale e fortissimo sospetto di pressioni subite da parte<br />
delle autorità che richiedevano all’azienda una testa da tagliare in<br />
sacrificio rituale. Jim tolse il disturbo, prese qualche mese di vacanza, e<br />
spuntò poco dopo, al soldo di HGTV (Scripps Network), una rete<br />
dedicata al mondo dell’arredamento, del giardinaggio e del fai da te,<br />
seguita da circa 90 milioni di case americane.<br />
La tentazione di intraprendere un’analisi quantitativa e qualitativa, è<br />
tanto forte quanto difficilmente realizzabile <strong>senza</strong> i sufficienti dati alla<br />
mano. È quindi più indicato limitarsi a rispondere alla domanda: “cosa<br />
e quanto ha guadagnato la Turner Broadcasting da una campagna<br />
pubblicitaria tanto spregiudicata?”<br />
A prima vista parrebbe quasi un autogol, un boomerang, soprattutto per<br />
via di quel risarcimento milionario che pesa anche su di un network<br />
dalle dimensioni ciclopiche come Turner. Tuttavia qualcosa <strong>non</strong> torna,<br />
<strong>non</strong> dal punto di vista etico ma da quello puramente numerico.<br />
<strong>Il</strong> dubbio è notevole: è come se, tra le multe, cauzioni, oneri e<br />
risarcimenti vari, avessero pagato 2 milioni di dollari di spazi<br />
pubblicitari. Quegli spazi pubblicitari, quelle ore di visibilità per un<br />
79
nuovo prodotto, quegli occhi che <strong>non</strong> si staccavano dal video, il<br />
passaparola generato anche dall’incredibile misunderstanding della<br />
polizia, quanto sarebbe costato? Quanto ha risparmiato la Turner?<br />
Una cifra certamente di molto superiore al risarcimento pagato dalla<br />
Turner.<br />
Si pensi a quanto viene quotato uno spot da 30 secondi sui principali<br />
network statunitensi: fino a circa 700.000 27 dollari per l’acquisto di 30<br />
secondi durante il programma “American Idol”, in onda su Fox in<br />
prima serata. Subito dopo si trovano i circa 650.000 dollari per il noto<br />
“Desperate Housewives”. Questa stima però rimane valida solo<br />
limitandosi alla programmazione da palinsesto settimanale. Per quanto<br />
riguarda gli eventi eccezionali risulta 28 , invece, che la CBS ha battuto<br />
la cifra record di 2,6 milioni di dollari per uno spot da 30 durante il<br />
Super Bowl americano, vale a dire in uno dei momenti di picco di<br />
audience televisiva.<br />
Considerando la copertura televisiva della vicenda di Boston. Se <strong>non</strong> è<br />
dato sapere con esattezza l’ammontare dei minuti dei servizi televisivi<br />
che si sono occupati della vicenda, si sa però che grandi network come<br />
MSNBC, CNN e Fox (queste ultime due entrambe del gruppo Turner)<br />
hanno dedicato ampio spazio durante il pomeriggio del 31 gennaio alle<br />
dirette da Boston, appoggiandosi, come prevede il modello televisivo<br />
americano, alla copertura “real time” della vicenda da parte di tutta una<br />
serie di canali televisivi locali affiliati come WCVB-TV, WBZ-TV,<br />
27<br />
Dati sono tratti da Subvertising, Dicembre 2007.<br />
28<br />
Dati sono tratti da Subvertising, Dicembre 2007.<br />
80
WHDH-TV, WFXT-TV e NECN. Se si considera anche uno solo di<br />
questi servizi telegiornalistici, come quello della Fox in onda per<br />
almeno 4 minuti (dalle 15:37 alle 15:41), e se si stima che un passaggio<br />
da 30 secondi su Fox possa costare in media 450.000 dollari,<br />
moltiplicando il suo costo per 8 “slot” (cioè 8 passaggi da 30 secondi,<br />
pari a 4 minuti totali), il risultato è oltre 3,5 milioni di dollari.<br />
Questa cifra da sola ripaga abbondantemente la Turner Broadcasting da<br />
ogni costo della campagna – ideazione e realizzazione, multe e cauzioni<br />
incluse.<br />
Del resto sono stati consideranti esclusivamente i servizi andati in onda<br />
quel giorno negli Stati Uniti; a questo di deve aggiungere la visibilità<br />
ottenuta grazie agli altri numerosissimi servizi telegiornalistici (in Italia<br />
ne diede notizia il TG5 delle 13,00), a tutti gli articoli usciti sulla carta<br />
stampata ed alla mole di post apparsi sulle pagine web di tutto il<br />
mondo.<br />
Stimare il valore complessivo di tale operazione è difficile: molto più<br />
semplice concludere che la Turner, considerando il fattore economico e<br />
<strong>non</strong> le conseguenze sull’immagine, si sarà ritenuta certamente<br />
soddisfatta dall’affare Mooninites.<br />
È noto, inoltre, come le vendite dei DVD della serie siano aumentate<br />
nello stesso periodo del 20%. Uno studio Nielsen Buzz Metrics misura<br />
la diffusione sui blog a cavallo tra 2006 e 2007 di post inerenti a 3<br />
parole chiave: “Aqua Teen”, “Cartoon Network” e “Turner<br />
Broadcasting”.<br />
81
Ne emerge un’impressionante “esplosione” del passaparola tra i<br />
blogger, guarda caso proprio in corrispondenza dei fatti di Boston,<br />
sicuro termometro del successo della campagna (fig. 3.2). Un’ultima<br />
considerazione: limitarsi a valutare l’audience (dimensione<br />
quantitativa) <strong>senza</strong> interessarsi al pubblico (dimensione qualitativa)<br />
significherebbe perdere un po’ il senso dell’operazione.<br />
Figura 3.2 – Blog Pulse generato sul periodo.<br />
Fonte: Nielsen Buzz Metrics<br />
In proposito è importante sottolineare come la letteratura da tempo<br />
parla <strong>non</strong> più di “pubblico”, ma di “pubblici” al plurale: coloro che<br />
ricevono il messaggio, infatti, lo decodificano in base ad una serie di<br />
fattori che possono influire notevolmente sulla sua interpretazione.<br />
82
Ecco che il tratto saliente di questa vicenda sembra diventare la<br />
differenza anagrafica del pubblico, che finisce per trasformarsi in una<br />
differenza cognitiva. Come da più parti è stato sottolineato, la<br />
percezione della presunta minaccia terroristica in corso da parte del<br />
pubblico più adulto e affezionato ai media tradizionali (tv e carta<br />
stampata) è stata <strong>senza</strong> dubbio molto diversa da quella del pubblico più<br />
giovane, che in parte già conoscendo e amando il cartoon, si è rivelato<br />
capace, attraverso un’immediata e veloce ricerca su internet, di<br />
tranquillizzare i cittadini riguardo la reale natura delle installazioni.<br />
<strong>Il</strong> modello comunicativo unidirezionale (uno => molti) proprio del<br />
mezzo televisivo ha alimentato la diffusione del messaggio <strong>senza</strong> che il<br />
pubblico avesse la possibilità di partecipare attivamente alla<br />
costruzione del suo senso. <strong>Il</strong> sistema dei mezzi di comunicazione di<br />
massa tradizionali si è prestato involontariamente (anche se il controllo<br />
della Turner su Fox e CNN lascia spazio a teorie maliziose) ai fini<br />
pubblicitari della interference, come megafono delle “ansie post 11<br />
settembre”.<br />
I principi legali infranti che hanno caratterizzato la vicenda dei<br />
Mooninites possono essere individuati, infatti, all’interno del tema<br />
“sicurezza nazionale” (fig. 3.3).<br />
83
Figura 3.3 – Fox News diffonde la notizia in “real time”.<br />
Fonte: subvertising.it<br />
3.4 Social guerrilla “ethic way”: la creatività <strong>non</strong> ha bisogno di<br />
infrangere le regole<br />
Per far crescere l’awareness per il Weingart Homeless Center, l’agenzia<br />
con base a Los Angeles David & Goliath ha optato per un approccio<br />
<strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>. Un fotografo è sceso letteralmente in strada, in<br />
mezzo ai tanti <strong>senza</strong> tetto che popolano la città, (in tutta Los Angeles ne<br />
vivono più di 70.000) per fotografarne una dozzina nelle loro situazioni<br />
quotidiane. Grazie a queste foto sono stati realizzati dei cartonati a<br />
grandezza naturale, sagomati e privi del volto, che sono stati poi<br />
84
posizionati di fronte ad alcuni centri commerciali di Beverly Hills e<br />
Santa Monica (fig. 3.4). L’azione è stata rappresentata dal messaggio<br />
“Before you turn away put your face in my place” (Prima di andare via,<br />
prova a metterti nei miei panni). L’obiettivo di sensibilizzazione su un<br />
problema sociale ampiamente diffuso, è riuscito pienamente grazie ad<br />
un’idea semplicemente creativa sostenuta da un messaggio forte e<br />
coerente e grazie ad un energico piano media <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>.<br />
Figura 3.4 – Le varie fasi della campagna di comunicazione sociale <strong>non</strong><br />
<strong>convenzionale</strong> per il Weingart Homeless Center realizzata nell’estate del 2008 –<br />
agenzia: David & Goliath – Los Angeles – USA.<br />
Fonte: youtube.it<br />
85
3.5 Guerrilla <strong>marketing</strong> “ethic way”: Mondo Pasta, un’idea<br />
straordinariamente di gusto<br />
<strong>Il</strong> porto d´Amburgo è molto frequentato, quindi l’ambient media ha una<br />
grande visibilità. È qui che l’agenzia tedesca Jung von Matt ha messo<br />
in scena una campagna di stickering eccezionale: sono state realizzate<br />
delle facce adesive giganti e applicate sui fianchi di prua delle navi, con<br />
la bocca posizionata in prossimità del foro da cui fuoriesce la cima<br />
d’ormeggio.<br />
Figura 3.5 – Ambient Marketing: la campagna "Noodle Slurper" ideata<br />
dall’agenzia Jung von Matt per Mondo Pasta - Amburgo, 2008 – Germania.<br />
Fonte: spenzobside.blogspot.com<br />
86
In accordo con le compagnie navali, questa brillante idea, firmata<br />
Mondopasta, ha riscosso, è proprio il caso di dirlo, un “mare” di<br />
successo, scatenando un passaparola virale straordinario. <strong>Il</strong> porto di<br />
Amburgo, trasformato nel teatro di una promozione permanente, ha<br />
attirato un grande pubblico entusiasmato dalla sorpresa di vedere questi<br />
volti felici che risucchiavano “spaghetti” dalle bitte del molo.<br />
La geniale campagna di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>, sfruttando a<br />
pieno l’efficacia di una diffusione multimediale spontanea e virale, ha<br />
fatto il giro del mondo partendo dal porto di Amburgo e arrivando a<br />
“navigare” in lungo e in largo tra le sconfinate onde della rete.<br />
Questa performance esemplare che, per la stupefacente originalità<br />
creativa e l’intenso effetto virale, rientra a tutto titolo nella categoria di<br />
“guerrilla <strong>marketing</strong>”, sostiene a pieno l’orientamento strategico a cui<br />
questo lavoro desidera invitare: il perseguimento del successo più<br />
grande, quello realizzato attraverso una “guerrilla etica” combattuta a<br />
colpi di creatività.<br />
3.6 Guerrilla <strong>marketing</strong> “ethic way”: Tim coinvolge i giovani con<br />
l’ecosostenibilità e il passaparola 29<br />
Utilizzare i social network e la cultura da strada per parlare ai giovani.<br />
È la tendenza che i principali operatori di telefonia mobile intendono<br />
29 Estratto da Marketing Oggi, articolo del 25 Febbraio 2009, di Marcel Vulpis.<br />
87
cavalcare con ancora più forza nei prossimi anni. Un trend emerso con<br />
particolare rilievo al Mobile World Congress 2009, svoltosi nel mese di<br />
Febbraio 2009 a Barcellona, dove il target dei teenager è stato<br />
individuato come uno dei più strategici per le future attività di<br />
comunicazione, in particolare sul tema dello sviluppo e<br />
commercializzazione di prodotti eco-rinnovabili.<br />
Tutti i principali operatori guardano ormai all’ambiente, alla tecnologia<br />
a impatto zero, come i telefonini che catturano l’energia del sole. <strong>Il</strong><br />
principio guida è, infatti, l’attenzione ai problemi ecologici e la volontà<br />
di comunicare questi temi ai giovani all’interno dei social network.<br />
“L’ecosostenibilità” è un messaggio che si presta a passare attraverso<br />
forme di comunicazione <strong>non</strong> convenzionali. Per questo le aziende<br />
puntano sulla modalità di comunicazione più potente: parlare al cliente,<br />
stimolando il meccanismo del passaparola. Si entra, pertanto, <strong>senza</strong><br />
mezze misure, nel territorio del “buzz <strong>marketing</strong>”.<br />
<strong>Il</strong> tema sociale sviluppato da Tim, almeno da un paio d’anni, con il<br />
passaparola è una novità europea. In ambito domestico l’azienda punta<br />
a valorizzare il brand Timtribù, ideato per parlare ai giovani di età<br />
compresa tra i 13 e i 25 anni, che rappresentano il target più sensibile<br />
alle attività di “street <strong>marketing</strong>”: per comunicare con questo bacino<br />
d’utenza è primario investire nelle attività legate alla street culture.<br />
In linea con questo pensiero è il sostegno al debutto nazionale del Dunx<br />
o “flying basketball”. La “pallacanestro volante”, così come è stata<br />
ribattezzata dagli addetti ai lavori, rientra perfettamente in quelle<br />
discipline che fanno parte della cultura da strada, come anche lo<br />
88
snowboard, lo skating, la bmx e il parkour (sport che punta<br />
all’abbattimento delle barriere metropolitane), fino alla street-art e<br />
all’hip-hop in ambito artistico.<br />
<strong>Il</strong> Dunx, che, fino a oggi, è stato un fenomeno televisivo, prima su Italia<br />
1 e successivamente su Sky, con un bacino di utenti pari a 1,5 milioni<br />
di spettatori, verrà promosso dal brand di Tim con la nascita di dieci<br />
campi, in tutta Italia, in prossimità delle località litoranee (dove esiste<br />
un’esigenza aggregativa sul territorio). In autunno, inoltre,<br />
parallelamente alla creazione di una federazione italiana di Dunx<br />
(attualmente questo sport è patrocinato dalla Lega Basket e dalla Lega<br />
Pallavolo), partirà il primo campionato di specialità.<br />
La scelta di Timtribù per la promozione del flying basketball <strong>non</strong> è<br />
casuale. <strong>Il</strong> marchio di Telecom Italia Mobile conta circa 3 milioni di<br />
appartenenti tra i giovani ed è la più importante community/social<br />
network della telefonia cellulare. Grazie alla coerenza comunicativa<br />
<strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong> del brand Timtribù, si è accreditata nel mondo della<br />
cultura street, che utilizza linguaggi e siti alternativi.<br />
All’interno di queste iniziative (fig. 3.6) i giovani possono trovare,<br />
veicolati dal brand, tutti i valori positivi dell’aggregazione sociale,<br />
dello sport e dell’ambiente: attraverso lo spettacolo, l’intrattenimento e<br />
l’emozione dello sport estremo.<br />
Sempre sul tema dell’aggregazione il colosso italiano della telefonia<br />
aprirà prossimamente un terzo Timtribù village, in Sicilia (in provincia<br />
di Catania), dopo i primi due inaugurati nella zona Bovisa di Milano e<br />
al Lido di Ostia.<br />
89
Strutture aperte a tutti (dove è possibile praticare tutte le discipline<br />
“street”), che riuniscono più di 16 mila iscritti, con il duplice obiettivo,<br />
che sposa complementarmente il fattore etico e quello economico:<br />
promuovere il brand attraverso la socializzazione e il passaparola e<br />
riqualificare zone urbane considerate ad alto <strong>rischi</strong>o sociale.<br />
Figura 3.6 – Street & Buzz Marketing: l’iniziativa Timtribù Village di TIM.<br />
Fonte: milanodabere.it<br />
3.7 Guerrilla <strong>marketing</strong> “ethic way”: la campagna TCM al San<br />
Sebastian’s Film Festival<br />
L’edizione numero 54 del San Sebastian’s Film Festival si è svolta<br />
all’insegna dei messaggi <strong>non</strong> convenzionali ideati dall’agenzia Vitruvio<br />
Leo Burnett di Madrid, per la TCM, Turner Classic Movies Channel.<br />
90
Quest’azione di guerrilla <strong>marketing</strong> (fig. 3.7) ha poi permesso<br />
all’agenzia spagnola di vincere lo scorso giugno a Madrid il primo<br />
premio al festival pubblicitario iberoamericano, categoria “Marketing<br />
Promozionale”.<br />
Durante la settimana del festival cinematografico, una serie di scritte<br />
erano apparse lungo le strade della cittadina spagnola, colpita al grido<br />
di “The films you should have seen by now”. Secondo TCM, un canale<br />
televisivo creato da Ted Turner nel 1994, “siamo tutti colpevoli” di <strong>non</strong><br />
aver visto alcuni tra i film che hanno fatto la storia del cinema, da “<strong>Il</strong><br />
Padrino” ad “Arancia Meccanica”, passando per “I Soliti Sospetti”,<br />
“Ultimo Tango a Parigi” e “Blade Runner”.<br />
Per rendere nota questa “grave lacuna”, i proprietari di negozi,<br />
automobili e appartamenti sono quindi stati letteralmente etichettati<br />
come “colpevoli”, e quindi automobili, serrande, impalcature e<br />
striscioni hanno veicolato scritte di diverso genere, tutte finalizzate a<br />
rendere noti i peccati cinematografici dei cittadini.<br />
D’altronde <strong>non</strong> avevano scelta, dovevano assolutamente scoprire il<br />
colpevole!<br />
Parallelamente a questa azione, se ne è svolta un’altra durante una delle<br />
serate del festival: attori, registi e altri addetti ai lavori hanno<br />
confessato i loro reati, andando in giro con un adesivo con il titolo del<br />
film che “Non ho mai visto”.<br />
La campagna, oltre a suscitare reazioni fra la popolazione, ha avuto<br />
particolare effetto anche sui media locali. Passaggio fondamentale per<br />
velocizzare ed enfatizzare il passaparola. <strong>Il</strong> grande successo, realizzato<br />
91
grazie all’idea originale di utilizzare un media planning tradizionale in<br />
modo alternativo, è stato raggiunto nel pieno rispetto delle regole.<br />
Figura 3.7 – La campagna di guerrilla di Leo Burnett di Madrid, per la TCM,<br />
Turner Classic Movies Channel.<br />
Fonte: adrants.com<br />
subvertising.it<br />
92
3.8 Tecniche di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong> a confronto: una<br />
proposta di orientamento e valutazione<br />
Alla luce dell’analisi qualitativa appena presentata sui possibili temi,<br />
declinazioni e indirizzi deontologici con cui ci si può avvicinare alle<br />
tecniche di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>, può essere interessante<br />
cercare di tracciare una mappa orientativa che renda immediatamente<br />
chiare le tipologie di <strong>rischi</strong>o, la relativa intensità, l’efficacia e i<br />
potenziali benefici di ciascuna delle azioni di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong><br />
<strong>convenzionale</strong> più diffuse.<br />
Per completezza, cercherò inoltre di stimare, a livello percettivo, i<br />
<strong>rischi</strong> giuridici penali e/o amministrativi che potrebbero derivare dalla<br />
realizzazione di azioni di “guerrilla” attraverso l’utilizzo di mezzi o di<br />
modalità illecite (fig. 3.8, 3.9).<br />
93
Figura 3.8 – Stima dei <strong>rischi</strong> delle attività di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>.<br />
94
Figura 3.9 – Stima dei <strong>rischi</strong> delle attività di <strong>marketing</strong> <strong>non</strong> <strong>convenzionale</strong>.<br />
95
3.9 Conclusioni: il valore delle idee<br />
Spesso le aziende cercano eventi straordinari e fuori dal comune, ma la<br />
straordinarietà <strong>non</strong> si realizza esclusivamente nella magnificenza, nelle<br />
dimensioni e, soprattutto, <strong>non</strong> si raggiunge oltrepassando il limite delle<br />
azioni lecite. <strong>Il</strong> valore, l’efficacia e il successo dell’azione di <strong>marketing</strong><br />
e comunicazione stanno nell’alchimia esplosiva che integra un sapiente<br />
<strong>marketing</strong> mix con l’originalità e la genialità dell’idea, pura e semplice.<br />
Non è detto che un’azione di guerrilla <strong>marketing</strong>, per essere efficace e<br />
creare awareness, debba realizzarsi violando qualche legge, creando<br />
panico, mettendo a <strong>rischi</strong>o la sicurezza dei cittadini, imbrattando la<br />
città, danneggiando beni artistici o abusando del patrimonio comune.<br />
Dare al <strong>marketing</strong> e alla pubblicità il “valore aggiunto” di stimolare sia<br />
l’iniziativa economica, sia l’iniziativa sociale con azioni sorprendenti,<br />
colorando il mondo, divertendo e intrattenendo, è certamente una<br />
missione ammirevole, finché <strong>non</strong> si mette a <strong>rischi</strong>o e <strong>non</strong> si creano<br />
danni alla società e all’ambiente.<br />
La “guerra” per assicurarsi l’attenzione e il consenso dei consumatori è<br />
davvero vinta solo quando viene combattuta nel rispetto di alcune<br />
regole: una di queste, forse la più importante, è che la libertà delle<br />
imprese deve finire sempre dove inizia quella per le persone.<br />
96
Abstract: Guerrilla Marketing trouble-free<br />
Despite of the growing popularity and importance of the concept of corporate social<br />
responsibility, <strong>marketing</strong> communication is indeed probably the business practice that<br />
receives most criticism in public debates in terms of the social responsibility and<br />
ethics of business. Marketers have been accused to use subliminal methods in order to<br />
create needs consumers do not really have, to lie, betray and to present promises,<br />
products and companies cannot hold, and so forth.<br />
In response, <strong>marketing</strong> practitioners have for decades engaged in discussing<br />
communication ethics and the social responsibility of <strong>marketing</strong> both internally in<br />
their communities of practice and with external stakeholders. The rise and growth of<br />
guerrilla <strong>marketing</strong>, and stealth <strong>marketing</strong> in particular, has in recent years<br />
intensified these debates.<br />
Consumers are increasingly resistant to traditional and conventional promotion<br />
messages and techniques, thus diminishing the effectiveness of conventional mass<br />
media advertising. Recent years’ development in <strong>marketing</strong> communications resulted<br />
in an increased use of stealth <strong>marketing</strong> techniques. The term is often used<br />
sy<strong>non</strong>ymously with other terms, such as buzz <strong>marketing</strong>, undercover <strong>marketing</strong> or<br />
guerrilla <strong>marketing</strong>. Stealth Marketing is “anchored on the premise that word of<br />
mouth communication is the most effective form of promotion and that peer group<br />
recommendation is the ultimate <strong>marketing</strong> weapon”. However, the increased use of<br />
stealth <strong>marketing</strong> techniques has motivated and renewed public concerns and<br />
critiques with regard to ethics and social responsibility in <strong>marketing</strong> communication.<br />
Article 1 in the Code of Autodisciplina Pubblicitaria from the IAP and the Italian Law<br />
declares that advertising shall be clearly distinguishable from other media content<br />
and that it shall be easy to be identified and recognized as such.<br />
“Advertisements should be clearly distinguishable as such, whatever their form and<br />
97
whatever the medium used; when an advertisement appears in a medium which<br />
contains news or editorial matter, it should be so presented that it will be readily<br />
recognized as an advertisement.” Judging the ethics of stealth <strong>marketing</strong> based on<br />
this normative statement seems easy: as the purpose of stealth <strong>marketing</strong> is precisely<br />
to cover the character of promotion and/or the company behind, it must obviously be<br />
unethical <strong>marketing</strong> communication.<br />
Marketing has intrinsic conflicts of interest between buyers and sellers. The ethics of<br />
<strong>marketing</strong> can be difficult for businesses that want to gain an edge on the competition.<br />
Although it is always in the best interest of the firm to make a sale, it is sometimes not<br />
a match with the interests of customers. However, sometimes self-regulation proves<br />
insufficient to protect the interest of customers, organizations, or society. At that<br />
point, pressures for regulation and enactment of legislation to protect the interests of<br />
all parties in the exchange process will likely occur. Without business ethics, no<br />
economy can sustain itself.<br />
I think that <strong>non</strong> conventional <strong>marketing</strong> should benefit the consumer: in particular,<br />
guerilla <strong>marketing</strong> - like any old advertising technics - has the ability to be creative,<br />
humorous and attractive. Guerrilla <strong>marketing</strong> should get the attention of the public in<br />
a way that they will be impressed by, enjoy and amused by. It should not be<br />
performed to an extent where it can cause upset or give people unnecessary pressure<br />
to get their attention. <strong>Il</strong>legal stunts, sometimes, do work because they will get the<br />
attention of the public through the media, but it is not the most effective (and legal!)<br />
approach for <strong>marketing</strong> and communication.<br />
I appreciate guerrilla <strong>marketing</strong> and the force it has to drive business and attract<br />
attention. If marketers and advertisers have the right creative brains in place and<br />
understand the market they are trying to reach, it could be even more effective.<br />
On this way, I want to invite everybody to choose the best guerrilla weapons: “choose<br />
ideas!”<br />
98
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Aristotele, Retorica, ed. it. a cura di Montanati, Mondadori, Milano, 1996.<br />
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