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R - Dipartimento di Fisica e Astronomia

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Astrofisica delle Galassie I<br />

parte III<br />

Relazioni <strong>di</strong> Scala in Galassie Ellittiche<br />

Laurea Specialistica in <strong>Astronomia</strong><br />

AA 2006/07<br />

Alessandro Pizzella


Sommario<br />

1) Relazione Colore - Magnitu<strong>di</strong>ne<br />

2) Relazione Mg-<br />

3) I e -R e<br />

4) Piano Fondamentale (FP)


Collasso monolitico e aggregazione gerarchica<br />

Due sono gli scenari, tra<strong>di</strong>zionalmente considerati contrapposti, che sono utilizzati per<br />

spigare la formazione delle galassie ellittiche: il collasso <strong>di</strong>ssipativo monolitico (CM) e<br />

l’accrescimento gerarchico (hierarchical clustering, HC). L’esistenza <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>enti <strong>di</strong><br />

metallicitá nelle galassie può fornire una importante fatto per decidere tra questi due<br />

scenari. Nel CM una galassia si forma per mezzo <strong>di</strong> un rapido collasso gravitazionale, con<br />

una considerevole <strong>di</strong>ssipazione <strong>di</strong> energia, da una nube <strong>di</strong> gas primor<strong>di</strong>ale. Nel corso <strong>di</strong><br />

questo processo in un intervallo <strong>di</strong> tempo relativamente breve avviene la formazione<br />

stellare. Se il potenziale gravitazionale della galassia è sufficiente a trattenere il gas espulso<br />

dalle supernove, questo finisce con il concentrarsi verso la regione centrale. Le nuove<br />

generazioni <strong>di</strong> stelle saranno quin<strong>di</strong> più ricche <strong>di</strong> metalli delle stelle che si formano nella<br />

regione esterna della galassia. Con questo meccanismo viene generato un gra<strong>di</strong>ente<br />

negativo, andando dal centro verso l’esterno, nella metallicitá. Secondo questo scenario le<br />

galassie ellittiche si formano ad alto redshift, su tempi scala più brevi delle galassie a<br />

spirale, e sono assemblate da gas e non da stelle preesistenti. Vi sono evidenze osservative<br />

dell’esistenza <strong>di</strong> galassie <strong>di</strong> grande massa già ad alti redshift. L’aspetto positivo <strong>di</strong> questo<br />

modello <strong>di</strong> formazione delle galassie consiste nel fatto che riesce a spiegare molte<br />

osservazioni relative alla popolazione stellare. In particolare e’ possibile spiegare l’aumento<br />

del rapporto /Fe all’aumentare della massa.


Gra<strong>di</strong>enti <strong>di</strong> metallicitá sono stati osservati da <strong>di</strong>versi autori in galassie ellittiche.<br />

I tipici modelli <strong>di</strong> CM prevedono un gra<strong>di</strong>ente del tipo<br />

d(logZ)/d(logr)=-0.5/-1.0<br />

(dove Z in<strong>di</strong>ca la metallicitá ed r il raggio)<br />

mentre la relazione misurata <strong>di</strong>pende dalla proprietà globali della galassia. Ad<br />

esempio le galassie più massicce hanno un gra<strong>di</strong>ente più pendente. Lo scenario<br />

<strong>di</strong> aggregazione gerarchica suggerisce che le galassie che ve<strong>di</strong>amo oggi si<br />

formano attraverso una sequenza <strong>di</strong> “fusioni” <strong>di</strong> oggetti più piccoli. Tale<br />

scenario è la naturale conseguenza della teoria dell’universo CDM (cioè con<br />

materia oscura fredda e costante cosmologica). Lo scenario HC ha il vantaggio<br />

<strong>di</strong> essere stato concepito all’interno <strong>di</strong> una teoria cosmologica in grado <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>re<br />

la struttura a larga scala dell’universo. Una importante previsione fatta dal<br />

modello è che la relazione tra metallicitá e <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> velocità dovrebbe<br />

essere cancellata durante processo <strong>di</strong> aggregazione. In alcuni casi sono<br />

effettivamente state osservate anche galassie ellittiche con una metallicitá<br />

in<strong>di</strong>pendente dal raggio. La relazione tra densità e morfologia e’ anche ben<br />

spiegata in termini <strong>di</strong> aggregazione gerarchica.


Nelle galassie ellittiche sono state trovate relazioni che legano parametri<br />

in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> metallicitá e/o etá come il colore (B-V) e la metallicitá Mg2 e la<br />

massa totale come M B (magnitu<strong>di</strong>ne totale assoluta in banda B) e .<br />

In pratica vedremo la relazione colore-M B e Mg2 - .<br />

Relazione colore-M B (fotometrica)<br />

è stato visto che le galassie piú luminose sono anche<br />

le piú rosse. Un meccanismo in grado <strong>di</strong> generare tale<br />

effetto è il “collasso monolitico”.<br />

Pensiamo ad una nube <strong>di</strong> gas massiva che forma<br />

stelle in un periodo <strong>di</strong> tempo relativamente breve. Le<br />

prime supernove produrranno una grande quantitá <strong>di</strong><br />

gas caldo ricco <strong>di</strong> elementi pesanti (mettalli ). Le<br />

buche <strong>di</strong> potenziale gravitazionale piú profonde sono<br />

in grado <strong>di</strong> mantenere questo gas che sará quin<strong>di</strong><br />

incorporato nella successiva generazione <strong>di</strong> stelle.<br />

Queste stelle saranno piú metalliche delle precedenti<br />

e quin<strong>di</strong> piú rosse. Nelle galassie meno pesanti, il gas<br />

caldo viene trattenuto con piú <strong>di</strong>fficoltá ed in quantitá<br />

minore, le stelle saranno povere <strong>di</strong> metalli e quin<strong>di</strong><br />

piú blu. Come altre relazioni in cui compare la<br />

luminositá assoluta, la relazione C-M viene piú<br />

facilmente stu<strong>di</strong>ata in ammassi dove le galassie<br />

possono essere considerate tutte alla stessa <strong>di</strong>stanza.


La stessa relazione è presente in ammassi <strong>di</strong>versi della stessa epoca. Questa<br />

relazione può quin<strong>di</strong> essere utilizzata confrontando ammassi vicini con ammassi<br />

lontani. La <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> colore dovuta alla più giovane etá delle galassie lontane<br />

può più efficaciemente essere messa in evidenza utilizzando la relazione C-M. La<br />

cosa non è in realtá cosi' semplice data la degenerazione che esiste tra etá e<br />

metallicitá. Posso veramente <strong>di</strong>re che in un ammasso le galassie più blu hanno<br />

una popolazione stellare meno metallica oppure sono semplicemente più<br />

giovani? In un ammasso lontano la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> colore è dovuta ad una etá<br />

<strong>di</strong>fferente oppure ad una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> metallicitá ?<br />

B-I<br />

I


Relazione Mg- (spettroscopica)<br />

L'esistenza <strong>di</strong> questa relazione è spiegata nella stessa maniera della relazione C-M. La<br />

<strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> velocità non è altro che una misura della massa <strong>di</strong> una galassia. Il colore<br />

essenzialmente mi dava una idea della metallicità che è proprio quello che mi <strong>di</strong>ce il Mg. è<br />

da notare come questa relazione, a <strong>di</strong>fferenza della C-M, non <strong>di</strong>pende dalla <strong>di</strong>stanza degli<br />

oggetti.


Sistema <strong>di</strong> Lick per la misura della intensita’ delle righe


Nel sistema <strong>di</strong> Lick vengono in<strong>di</strong>viduate 11 righe spettrali o bande.<br />

Sono righe che si e’ visto essere<br />

legate alla metallicitá. La loro<br />

intensitá viene espressa in Å in<br />

quando viene misurata come una<br />

larghezza equivalente.


Larghezza equivalente<br />

• La larghezza equivalente è una<br />

misura della intensità <strong>di</strong> una riga<br />

spettrale<br />

• E’ la larghezza del rettangolo <strong>di</strong><br />

egual area con un assorbimento del<br />

100%.<br />

• E’ misurata in Angstrom<br />

• Non <strong>di</strong>pende dalla risoluzione<br />

spettrale.


W<br />

λ<br />

=<br />

∫<br />

F<br />

c<br />

− F<br />

F<br />

c<br />

λ<br />

d<br />

∫<br />

λ = Rλ<br />

Larghezza equivalente<br />

dλ<br />

• Di fatto questo significa misurare l’intensita’ <strong>di</strong> una riga rispetto al continuo.<br />

• Infatti, se F c in<strong>di</strong>ca il livello del continuo e F il profilo della riga possiamo<br />

vedere che l’area totale <strong>di</strong> una riga <strong>di</strong>visa per il livello del continuo F c e’ pari<br />

all’area della profon<strong>di</strong>ta’ della riga R λ integrata sull’intervallo spettrale.<br />

λ R


Mg-sigma per galassie isolate e non


Esistono poi gra<strong>di</strong>enti <strong>di</strong> colore e<br />

metallicitá nelle singole galassie<br />

ellittiche. Questa è una conferma del<br />

fatto che quello che stiamo vedendo è<br />

un effetto dovuto alla metallicitá.<br />

L'origine del gra<strong>di</strong>ente è sempre la<br />

solita. In regioni più esterne la<br />

velocità <strong>di</strong> fuga è minore. Solo il gas<br />

meno caldo non sfugge alla galassia e<br />

le stelle che qui si formano utilizzano<br />

gas riprocessato in ragione minore <strong>di</strong><br />

quanto accade nel centro delle<br />

galassie dove “nulla sfugge” e le<br />

stelle si formano con una frazione <strong>di</strong><br />

gas riprocessato maggiore (e quin<strong>di</strong> i<br />

loro spettri mostreranno una intensitá<br />

delle righe metalliche maggiore).


•• •<br />

•<br />

•<br />

•<br />

••<br />

Qui viene mostrato come Mg varia all'interno della stessa galassia, per <strong>di</strong>verse galassie, in<br />

relazione al valore locale <strong>di</strong> . I valori <strong>di</strong> più alti sono relativi a regioni più centrali.<br />

•<br />


Relazione tra I e ed R e (Kormendy)<br />

è facile immaginare che esista una relazione tra R e e la luminosità totale, una galassia luminosa sarà<br />

probabilmente grande. Ma quanto più grande ? Oppure, una galassia più grande sarà più brillante, ma<br />

quanto più brillante ? La risposta la abbiamo dalla relazione <strong>di</strong> Kormendy tra R e ed I e . Quello che si<br />

trova è che R e ∝ -0.83∓0.08 (Djorgovsky & Davis 1987) è dove è la brillanza superficiale<br />

me<strong>di</strong>a entro 1R e (che è soggetta ad errori <strong>di</strong> misura minori rispetto al valore <strong>di</strong> I e inteso come I(R e )).<br />

Cosa significa questa relazione ?<br />

Se chiamo L e la luminosità entro R e allora L e =<br />

R e<br />

2 dato che Re ∝ -0.83 trovo che ~L -3/2 .<br />

Le galassie ellittiche più luminose hanno una<br />

brillanza superficiale più bassa.


~L -3/2<br />

Le galassie più luminose hanno anche una <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> velocità più grande.<br />

4 Questa è la cosiddetta relazione Faber-Jackson che vale L ~ dove con 0 si<br />

e 0<br />

intende il valore centrale della <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> velocità.


Misura <strong>di</strong> 0<br />

Abbiamo detto come il valore <strong>di</strong> non <strong>di</strong>pende dalla <strong>di</strong>stanza. E però necessario considerare<br />

alcuni effetti sistematici che ne possono alterare la misura. Si tratta <strong>di</strong> effetti legati<br />

all'apertura entro cui è misurato il valore <strong>di</strong> .<br />

La misura in pratica viene effettuata utilizzando una apertura finita. Se si utilizza uno<br />

spettroscopio a fen<strong>di</strong>tura lunga, ad esempio, la fen<strong>di</strong>tura ha una larghezza ben precisa (da<br />

terra sarà tipicamente 1”-->3”, con HST puo essere anche 0.2”). Lungo la <strong>di</strong>rezione parallela<br />

alla fentidura, il pixel del CCD ha anche lui una <strong>di</strong>mensione finita (0.2” da terra o dell'or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> 0.05” per HST). Gli spettri che misuriamo sono quin<strong>di</strong> relativi a queste regioni <strong>di</strong> spazio.<br />

Anche le misure cinematiche sono quin<strong>di</strong> ottenute con il campionamento dato dallo<br />

strumento.<br />

Esempio: fen<strong>di</strong>tura larga 1”, pixel 0.2”x0.2”. Per aumentare il rapporto S/N sommo i pixel 5<br />

a 5 lungo la fen<strong>di</strong>tura. In questo modo ogni spettro del mio spettro a fen<strong>di</strong>tura lunga è<br />

misurato in un area <strong>di</strong> 1”x1”. Questa superficie nel piano del cielo corrisponde a zone più o<br />

meno gran<strong>di</strong> sulla galassie a seconda della <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> questa. In pratica è impossibile adattare<br />

la risoluzione alla galassia. L'unica cosa che si può fare è il riportare in qualche modo la<br />

misura <strong>di</strong> ottenuta conuna certa apertura a quella <strong>di</strong> una apertura standard.<br />

Cambiare apertura puo cambiare il valore <strong>di</strong> per 2 motivi: <strong>di</strong>minuisce in genere con il<br />

raggio. Utilizzare aperture gran<strong>di</strong> significa me<strong>di</strong>are su aree gran<strong>di</strong> e quin<strong>di</strong> abbassarne il<br />

valore. Se la galassia ha invece una forte rotazione, questa puo tendere ad allargare le righe<br />

spettrali (e quin<strong>di</strong> aumentare ) quando, con una apertura grande, non è risolta. Spesso si usa<br />

come riferimento l'apertura <strong>di</strong> R e /8.


A questo punto si vede che ci sono tutta una serie <strong>di</strong> relazioni dato che 0 è legata alla<br />

metallicità (Mg) ed anche al colore...<br />

Queste relazioni mostrano però uno scarto sisteamtico, che va al <strong>di</strong> là degli erroro <strong>di</strong> misura.<br />

Gli scarti sono poi spesso correlati. Ci si rende quin<strong>di</strong> conto che la relazione <strong>di</strong>venta più stretta<br />

se si considera uno spazio a 3 parametri anzichè 2: R e , I e , 0 .


In particolare, utilizzando la tecnica dell'analisi delle componenti principali, è possibile<br />

in<strong>di</strong>vduare la presenza <strong>di</strong> un piano lungo cui i punti sono <strong>di</strong>sposti. Se considerano<br />

come parametri i logaritmi delle grandezze misurate log(R e ), log(), log( 0 ) (con R e<br />

in kpc, in B e 0 in km/s) si trova che il piano è definito dalla combinazione<br />

-0.65log(R e )+0.22 log()+0.86 log( 0 )=1<br />

Tenendo R e da solo e combiando gli altri 2 parametri si può visializzare il piano<br />

fondamentale visto <strong>di</strong> taglio


In altre parole, si può vedere che lo scarto dei punti plottati secondo 2 parametri non<br />

sono casuali ma correlano con il terzo parametri<br />

Faber-Jackson relation Luminosity-size relation<br />

small ra<strong>di</strong>i<br />

big ra<strong>di</strong>i<br />

small σ<br />

big σ


Kormendy Relation<br />

big σ<br />

small σ


Se allora si include un terzo parametro…<br />

I<br />

I<br />

I<br />

… si riduce<br />

lo scarto …<br />

L’analisi delle CP<br />

puo essere usata<br />

proprio per trovare<br />

la combinazione<br />

che minimizza la<br />

<strong>di</strong>spersione dei<br />

punti


Il piano fondamentale in 4 bande<br />

Il teorema del viriale: 2KE = - PE<br />

Abbiamo 3<br />

osservabili+M/L<br />

Il Piano<br />

fondamentale e’ a<br />

combinazione con<br />

il minimo scarto:


• Stu<strong>di</strong>ando il PF a <strong>di</strong>versi z<br />

e’ possibile metere in<br />

evidenza una eventuale<br />

evoluzione e capire cosa e’<br />

che evolve maggiormene<br />

Evoluzione del PF


Luminosita’ = L = c 1 I R 2 -------- Massa = M = c 2 σ 2 R<br />

κ1 ≡ (Log σ2 + Log R)/ √2<br />

κ2 ≡ (Log σ2 + 2 Log I - Log R)/ √6<br />

κ3 ≡ (Log σ2 – Log I – Log R)/ √3<br />

Il FP:<br />

R = (c 2 c 1 -1 )(M/L) -1 σ 2 I -1<br />

κ 1 ~ Log M<br />

κ 2 ~ Log I 3 M/L<br />

κ 3 ~ Log M/L<br />

κ-space


■ GE Giant ellipticals (M < -20.5 mag)<br />

▲ IE Ellipticals of interme<strong>di</strong>ate L (-20.5 < M < -18.5 mag)<br />

● CE Compact galaxies ♦<br />

BDW Bright dwarf galaxies (M > -18.5 mag) ▪<br />

• FDW Faint dwarf galaxies<br />

B Bulges of S0/Sa<br />

■▲<br />

● • galaxies with anisotropic<br />

kinematics<br />

□∆◊○ galaxies rotationally flattened<br />

Anisotropic kinematics<br />

(v/σ)* < 0.7<br />

(v/σ)* e’ il rapporto tra (v/σ)<br />

osservata e quella aspettata per un<br />

rotatore isotropo <strong>di</strong> quella<br />

ellitticita’: v=velocita’ <strong>di</strong> rotazione<br />

σ = <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> velocita’<br />

κ-space<br />

■▲♦●▪ galaxies with anisotropic kinematics<br />

□∆◊○ galaxies rotationally flattened


Le proprietà strutturali (M, L, M/L ...) sono descritte nel k-space tramite i parametri<br />

globali R, I, σ. Con il k-space si puo’<br />

1) definire i piani, consistent con l’equilibrio viriale ed una stretta relazione tra M e M/L<br />

2) le galassie GE, IE, CE e B formano una sequenza gas/stelle (GS) dove gli oggetti piu<br />

brillanti hanno bassa brillanza superficiale e sono anisotropi mentre gli oggetti meno<br />

brillanti sono rotatori isotropi con alta brillanza sueprficiale. Questo andamento e’<br />

consistente con lo scenario <strong>di</strong> merging dove i merging che formano galassie piu’ massicce<br />

hanno una minore frazione <strong>di</strong> gas e sono meno <strong>di</strong>ssipativi (anisotropia),<br />

3) DW definiscono unpiano che e’ quasi perpen<strong>di</strong>colare al piano GS. GLI oggetti ppiu’<br />

brillanti hanno brillanza superficiale piu’ alta, sono tutti rotatori isotropi.<br />

4) GE e DW sono sistemi anisotropi ma hanno probabilmente una origine <strong>di</strong>versa (GE<br />

merging non <strong>di</strong>ssipativo mentre DW hanno una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> massa significativa.


•Dissipazione non cambia la<br />

massa, luminosita’ ma<br />

<strong>di</strong>minuisce le <strong>di</strong>mensioni e<br />

quin<strong>di</strong> aumenta la brillanza<br />

sup.<br />

•Merging Aumenta la massa<br />

ma non cambia M/L o<br />

brillanza sup. (il prodotto del<br />

merger e’ ancora sulla<br />

relazione <strong>di</strong> Kormendy …<br />

•Winds/ram pressure<br />

stripping <strong>di</strong>minuisce la massa<br />

ma non M/L<br />

•Tidal stripping <strong>di</strong>minuisce le<br />

<strong>di</strong>mensioni piu’ che L o σ,<br />

quin<strong>di</strong> aumenta la brillanza<br />

sup.<br />

= log(σ 2 /IR) / 3 √<br />

= log(σ 2I2 /R) / 6 √<br />

Effect of typical <strong>di</strong>stance errors<br />

= log(Rσ 2 ) /√2


Galassie a Spirale – Relazioni <strong>di</strong> Scala<br />

Relazione <strong>di</strong> Tully-Fisher<br />

Analogamente a quanto visto per le galassie ellittiche, anche le galassie a spirale hanno<br />

seguono delle relazioni <strong>di</strong> scala.


Formazione ed evoluzione delle galassie a spirale<br />

Secondo il clustering gerarchico, deboli perturbazioni <strong>di</strong> densità nella materia oscura<br />

sono state sufficienti a determinare l’evoluzione del gas primor<strong>di</strong>ale negli ammassi <strong>di</strong><br />

galassie che ve<strong>di</strong>amo oggi. Tali fluttuazioni <strong>di</strong> densità furono generate durante<br />

l’inflazione e l'instabilità gravitazionale le ha amplificate potandole alla formazione <strong>di</strong><br />

aloni <strong>di</strong> materia oscura con un certo spettro <strong>di</strong> massa. Le strutture si sono poi accresciute<br />

gerarchicamente nel senso che gli oggetti più piccoli come gli aloni galattici si sono<br />

formati prima e, man mano che il tempo passava, si sono via via formate strutture più<br />

gran<strong>di</strong> come gli ammassi ed i super ammassi <strong>di</strong> galassie. Le galassie che ve<strong>di</strong>amo oggi<br />

sono il risultato <strong>di</strong> unioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse galassie più piccole. Lo spettro della funzione<br />

iniziale <strong>di</strong> massa degli aloni può essere derivato seguendo il formalismo Press-Schechter<br />

oppure utilizzando il risultato <strong>di</strong> simulazioni N-corpi. Il secondo e’ un approccio più<br />

empirico che si e’ mostrato molto efficace nel descrivere il merging degli aloni e nella<br />

costruzione degli “alberi <strong>di</strong> formazione”. Gli aloni <strong>di</strong> materia oscura erano inizialomente<br />

modellai come sfere isoterme ma modelli ad N-corpi hanno mostrato che tale approccio<br />

era troppo approssimativo ed attualmente il profilo proposto da Navarro, Frank e White,<br />

che presenta una cuspide <strong>di</strong> densità nel centro e non un core isoterma, e’ più<br />

propriamente usato per approssimare la densità’ della materia oscura nelle regioni<br />

centrali anche se e’ ancora suscettibile <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fiche.


Gli aloni sono composti da materia oscura con una frazione <strong>di</strong> materia barionica del circa<br />

5%-10%. Una volta che l’alone virializza, il gas inizia a collassare in maniera <strong>di</strong>ssipativa<br />

e forma le galassie. White and Rees (1978) hanno modellato questo processo e hanno<br />

derivato una funzione <strong>di</strong> luminosità in buon accordo con le osservazioni. Dato che il<br />

collasso e‘ un processo graduale le proprietà degli aloni e dei <strong>di</strong>schi <strong>di</strong> galassie sono<br />

correlate. Prima <strong>di</strong> collassare, l’alone e’ riempito <strong>di</strong> gas alla temperatura viriale. Nel<br />

raffreddarsi, il gas irra<strong>di</strong>a la “bin<strong>di</strong>ng energy” ma mantiene il momento angolare. Alla<br />

fine si deposita sul <strong>di</strong>sco supportato dalla rotazione, piatto, che sta formando stelle e con<br />

un profilo <strong>di</strong> luminosità esponenziale ed una curva <strong>di</strong> rotazione piatta. Nel corso <strong>di</strong> questo<br />

processo in cui il gas cade cerso il centro per formare il <strong>di</strong>sco, l’alone risponde<br />

a<strong>di</strong>abaticamente e si contrae nelle regioni che circondano il <strong>di</strong>sco. Quando viene<br />

raggiunto un certo valore critico della densita’ del gas la formazione stellare inizia. Le<br />

primissime stelle <strong>di</strong> grande massa che si formano influenzeranno le regioni a loro<br />

circostanti arricchendo il mezzo interstellare <strong>di</strong> metalli che influenzeranno a loro volta il<br />

tasso <strong>di</strong> raffreddamento del gas e aumentando quin<strong>di</strong> la velocità con cui collassa.<br />

Inoltre l’energia cinetica liberata dalla supernove regolerà la formazione stellare inibendo<br />

ulteriore formazione nella regione attorno ad essa.


Questo gioco tra l'instabilità del mezzo interstellare e la porosità regola la formazione<br />

stellare in un <strong>di</strong>sco. I metalli immessi nel mezzo interstellare influenzeranno poi le<br />

proprietà della successiva generazioni <strong>di</strong> stelle. Il <strong>di</strong>sco poi accresce non solo acquisendo<br />

gas dagli imme<strong>di</strong>ati <strong>di</strong>ntorni ma anche dalla cattura <strong>di</strong> galassie nane presenti nello spazio<br />

circostante. Queste galassie nane si trovano nello stesso alone della galassia centrale e tutto<br />

l’insieme <strong>di</strong> oggetti si muove su orbite <strong>di</strong>fferenti attorno al centro <strong>di</strong> massa dell’alone con il<br />

risultato finale che, per effetto <strong>di</strong> frizione <strong>di</strong>namica numerose galassie spiraleggiano verso<br />

il centro dell’alone dove si trova la galassia più massiccia. I <strong>di</strong>schi coinvolti in questo<br />

processo sopravvivono se sono piu massicci rispetto all’oggetto che sta spiraleggiando <strong>di</strong><br />

almeno un fattore 10 (un incontro 1:10 ed esempio). La galassia acquisita viene<br />

completamente <strong>di</strong>strutta e puo’ depositarsi nel centro a formare il bulge, oppure nel <strong>di</strong>sco<br />

spesso (thick <strong>di</strong>sk). Oltre un rapporto 1:3 nessun <strong>di</strong>sco e’ in grado <strong>di</strong> sopravvivere e il<br />

risultato del merging e’ probabilmente una galassie ellittica.


Andromeda ed il suo alone <strong>di</strong><br />

stelle


I teorici hanno sviluppato due tecniche alternative per modellare l’evoluzione delle galassie<br />

in dettaglio . Da un lato vi sono complesse simulazioni numeriche. Queste sono generalmente<br />

basate su simulazioni ad N-corpi combinate con idro<strong>di</strong>namica (smoothed particle<br />

hydrodynamics o SPH) in modo da considerare la presenza <strong>di</strong> gravità, <strong>di</strong>namica del gas,<br />

raffreddamento ra<strong>di</strong>ativo e processi <strong>di</strong> riscaldamento. La formazione stellare è inclusa in base<br />

a considerazioni fenomenologiche Il vantaggio <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci è nel trattamento<br />

<strong>di</strong>retto delle equazioni che descrivono la gravità e il raffreddamento del gas senza dover<br />

ricorrere ad assunzioni semplicistiche o a relazioni <strong>di</strong> scala. Il problema ovviamente è nella<br />

complessità dei conti, che richiedono tempi lunghi e notevoli volumi <strong>di</strong> calcolo, riescono a<br />

riprodurre regioni relativamente limitate <strong>di</strong> universo e hanno una risoluzione spaziale e<br />

temporale altrettanto limitata. Inoltre formazione stellare e feedback (cioè l’auto regolazione<br />

del tasso <strong>di</strong> formazione stellare dovuta alle esplosioni <strong>di</strong> supernova etc.) sono trattate in<br />

maniera molto approssimata (ve<strong>di</strong> filmato Steimetz). Dall’altro lato troviamo i modelli<br />

semianalitici. Questi modelli contengono descrizioni semplificate dei vari processi che<br />

agiscono nella formazione delle galassie come la formazione ed evoluzione degli aloni <strong>di</strong><br />

materia oscura, il raffreddamento del gas all’interno degli aloni, il collasso del gas che va a<br />

formare un <strong>di</strong>sco e la successiva evoluzione del <strong>di</strong>sco, la formazione delle stelle ed il<br />

feedback, l’effetto della metallicitá, il merging <strong>di</strong> galassie e la formazione degli sferoi<strong>di</strong>,<br />

proprietà delle galassie quali la luminosità ed il colore.


Il vantaggio dei modelli semianalitici è che possono essere utilizzati ad ogni risoluzione<br />

spaziale e temporale e che sono molto flessibili. Quest’ultimo punto è pero’ anche uno<br />

svantaggio in quanto la libertà nei parametri <strong>di</strong> input indebolisce le conclusioni dei risultati.<br />

Questo è il motivo per cui i modelli s.a. hanno pesantemente bisogno <strong>di</strong> essere calibrati con<br />

dati osservativi. Inoltre non sono in grado <strong>di</strong> trattare il raffreddamento del gas in maniera<br />

auto-consistente dal punto <strong>di</strong> vista idro<strong>di</strong>namico ma devono utilizzare pesanti semplificazioni.


Tully e Fisher hanno trovato questa importante relazione tra la luminosità e la velocità <strong>di</strong><br />

rotazione del <strong>di</strong>sco nelle galassie a spirale. E’ una relazione utilissima per la determinazione<br />

della scala delle <strong>di</strong>stanze etc. Nonostante ciò rimane una relazione empirica in quanto non e’<br />

stata ancora capita dal punti <strong>di</strong> vista fisico. Il fatto che sia valida in un ampio intervallo <strong>di</strong><br />

masse significa che la sua esistenza e’ dovuta ad un fondamentale legame tra la massa della<br />

galassia, ls storia <strong>di</strong> formazione stellare, il momento angolare specifico ed il contenuto e<br />

<strong>di</strong>stribuzione della materia oscura.<br />

Sia la pendenza che il punto zero devono essere spiegati negli scenari descritti in precedenza<br />

(ed ovviamente devono essere riprodotti dai modelli semi-analitici o N-body)

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