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Elaborazione Numerica dei Segnali

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6 <strong>Segnali</strong> e Sistemi<br />

“deterministico”: una sollecitazione alla sorgente produrrà sempre lo stesso segnale.<br />

Per questi segnali vale la seguente importante proprietà. Date M sorgenti deterministiche<br />

1, 2, . . . , M che generano i segnali f1(t), . . . , fM(t), supponiamo che i segnali veicolino<br />

rispettivamente le informazioni distinte I1, I2, . . . , IM. Dal segnale generato dalla sorgente<br />

k è in linea di principio sempre possibile ricostruire l’informazione Ik.<br />

Esistono tuttavia situazioni in cui il precedente modello non risulta adeguato. Per<br />

esempio in molti casi non c’è un modo univoco per rappresentare una informazione con<br />

un segnale: la stessa parola w sarà realizzata in diversi modi da diverse persone o addirittura<br />

dalla stessa persona in diverse circostanze. Analogamente, il rumore prodotto<br />

dal passaggio di automobili su una strada pubblica non è modellabile da una sorgente<br />

deterministica.<br />

In questi casi potremo solo costruire una sorgente che, sollecitata, produce una realizzazione<br />

r scelta arbitrariamente in un insieme di realizzazioni possibili R, dando luogo<br />

al segnale f(t, r) (non determinismo): va da sé che il trattamento di segnali prodotti da<br />

sorgenti non-deterministiche è soggetto a pesanti margini di incertezza. Fortunatamente,<br />

è spesso possibile assegnare la probabilità che la scatola, sollecitata, produca una data<br />

realizzazione: parleremo in questi casi di segnali probabilistici. In questa situazione, i<br />

margini di incertezza permangono, ma almeno è possibile darne una quantificazione.<br />

I segnali probabilistici, di grande importanza nella modellazione del rumore, saranno<br />

prevalentemente trattati nei Capitoli 9, 10 e 11.<br />

1.3 Sistemi per l’<strong>Elaborazione</strong> <strong>dei</strong> <strong>Segnali</strong> Deterministici<br />

Date due famiglie F1 ed F2 di segnali, un sistema è un apparato in grado di trasformare<br />

un qualsiasi segnale di F1 in un segnale di F2. Il sistema può allora essere visto come<br />

una scatola nera il cui comportamento è la legge di trasformazione<br />

S : F1 → F2.<br />

In Figura 1.3 è data una rappresentazione grafica di un sistema che, avendo in ingresso il<br />

segnale f(t), dà in uscita il segnale g(t); si dice anche che g(t) è la risposta del sistema S<br />

all’ingresso f(t) e si scrive g = S(f).<br />

Esempio 1.3.1<br />

Ingresso<br />

Sistema<br />

f(t) S<br />

Uscita<br />

g(t)<br />

Figura 1.5 Rappresentazione grafica di un sistema.<br />

Semplici esempi di sistemi sono quelli che permettono di ottenere la traslazione,<br />

l’inversione ed il cambio di scala di segnali dati (Figura 1.6).

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