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La Chirurgia Senologica - IOV

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I.O.V.<br />

ISTITUTO<br />

ONCOLOGICO<br />

VENETO<br />

I.R.C.C.S.<br />

Regione del Veneto<br />

Istituto Oncologico Veneto<br />

Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico<br />

<strong>La</strong> <strong>Chirurgia</strong> <strong>Senologica</strong><br />

Unità Operativa di<br />

<strong>Chirurgia</strong> <strong>Senologica</strong>


ESENZIONE TICKET<br />

U n a vo l t a a c c e r t a t a l a p a t o l o g i a o n c o l o g i c a è n e c e s s a r i o c h e<br />

q u e s t a ve n g a c e r t i f i c a t a d a l m e d i c o c h e f a d i a g n o s i s u l M o d u l o<br />

R e g i o n a l e d i e s e n z i o n e t i c k e t p e r m a l a t t i e c r o n i c h e e d i nvalidanti.<br />

I l m o d u l o c o m p i l a t o v a c o n s e g n a t o a l l a p r o p r i a U L S S c h e r i l a s c i a<br />

u n t e s s e r i n o n e c e s s a r i o p e r p o t e r u s u f r u i r e d e l l ’e s e n z i o n e t i c k e t<br />

p e r l e i n d a g i n i e l e c u r e c o l l e g a t e a l l a m a l a t t i a .<br />

INVALIDITA’ CIVILE<br />

L a d i a g n o s i d i m a l a t t i a o n c o l o g i c a d à d i r i t t o a l r i c o n o s c i m e n t o d i<br />

i nvalidità civile. Pe r u l t e r i o r i i n f o r m a z i o n i s i p r e g a d i c o n s u l t a r e<br />

i l p r o p r i o M e d i c o d i B a s e o l ’ U f f i c i o R e l a z i o n i c o n i l P u b b l i c o<br />

d e l l ’ I s t i t u t o O n c o l o g i c o Ve n e t o.


Da una paziente per diversi specialisti a diversi specialisti riuniti per<br />

una paziente.<br />

Un luogo ed un tempo dedicati, per riunire le diverse competenze,<br />

per considerare sotto tutti i punti di vista le diverse possibilità di<br />

diagnosi, le opportunità terapeutiche, le variabili reazioni emotive,<br />

mai tanto soggettive quanto nell’ambito della patologia mammaria.<br />

Questo è lo scopo di una Unità Operativa di Senologia.<br />

Parte integrante di questa e momento fondamentale del percorso<br />

terapeutico di molte pazienti è l’intervento chirurgico.<br />

<strong>La</strong> chirurgia del seno negli ultimi anni ha assunto sempre più<br />

dignità di disciplina autonoma, portando la formazione di chirurghi<br />

specializzati in una neonata materia: la chirurgia oncoplastica,<br />

raffinato connubio tra precisa tecnica oncologica e versatile perizia<br />

estetica.<br />

Questo piccolo opuscolo nasce con l’ambiziosa pretesa di essere un<br />

manuale d’uso, il più pratico e chiaro possibile, per accompagnare<br />

una paziente candidata ad intervento chirurgico al seno attraverso i<br />

successivi passi che vanno dal ricovero, al momento operatorio, fino<br />

agli esercizi da eseguire nel post-operatorio.<br />

Con la celata pretesa e la palese speranza di poter essere utili.<br />

L’equipe di <strong>Chirurgia</strong> <strong>Senologica</strong>


Indice<br />

DEVO ESSERE OPERATA AL SENO... 6<br />

FASE PRE - RICOVERO 6<br />

LA VISITA SENOLOGICA 6<br />

IL “CENTRAMENTO” E LA LOCALIZZAZIONE DEL<br />

LINFONODO SENTINELLA 7<br />

IL GIORNO DEL RICOVERO... 8<br />

ALLA DIMISSIONE... 8<br />

TIPI DI INTERVENTO CHIRURGICO 9<br />

BIOPSIA 9<br />

QUADRANTECTOMIA 10<br />

MASTECTOMIA 11<br />

COS’E’ IL LINFONODO SENTINELLA ? 13<br />

COS’E’ LO SVUOTAMENTO ASCELLARE ? 14<br />

MODALITA’ DI RICOSTRUZIONE 15


Indice<br />

SONO STATA OPERATA. COSA DEVO FARE ? 22<br />

NELL’IMMEDIATO POST - OPERATORIO... 22<br />

COME EVOLVE LA MIA FERITA ? 23<br />

COME DEVO GESTIRE IL MIO ESPANSORE ? 23<br />

CONSIGLI PRATICI IN CASO DI INTERVENTO ALL’<br />

ASCELLA 24<br />

ESERCIZI DA ESEGUIRE DOPO L’INTERVENTO<br />

CHIRURGICO 26<br />

TERAPIE COMPLEMENTARI 34<br />

CHEMIOTERAPIA 34<br />

TERAPIA ORMONALE 35<br />

RADIOTERAPIA 37<br />

CONTROLLI POST - OPERATORI 38<br />

NUMERI UTILI, CONTATTI, ORARI 41


DEVO ESSERE OPERATA AL SENO…<br />

Siete appena state ad una visita dal chirurgo senologo, che, in base ai<br />

riscontri clinici ed agli esami effettuati, ha posto indicazione ad un<br />

intervento chirurgico al seno.<br />

È molto importante fornire un recapito telefonico sicuro, dove<br />

poter essere facilmente e direttamente rintracciati per qualsiasi<br />

comunicazione inerente il ricovero.<br />

6<br />

Fase pre-ricovero<br />

Dalla visita al ricovero per intervento chirurgico potrà trascorrere un<br />

periodo di tempo molto variabile, da pochi giorni ad anche più di un mese,<br />

in base alle condizioni cliniche presentate ed all’urgenza del quadro. I<br />

tempi di attesa applicati, in ogni caso, non sono rilevanti dal punto di<br />

vista della variazione della prognosi.<br />

Circa due settimane prima della data decisa per l’intervento,<br />

verrete contattate telefonicamente e vi verranno fornite le seguenti<br />

informazioni:<br />

• data, ora e reparto di degenza fissati per il ricovero;<br />

• data, ora e luogo fissati per l’eventuale visita anestesiologica (se necessaria).<br />

Eventuali altre procedure necessarie prima dell’intervento (ad esempio<br />

ecografie, centramenti o identificazione del linfonodo sentinella) vengono<br />

eseguite da servizi collegati all’èquipe di chirurgia senologica, che vi<br />

contatteranno autonomamente per comunicare date, luogo e modalità<br />

per l’esecuzione di tali procedure.<br />

<strong>La</strong> visita anestesiologica<br />

<strong>La</strong> visita anestesiologica, se necessaria, viene eseguita alcuni giorni prima<br />

della data fissata per l’intervento.


È importante portare tutta la documentazione in vostro possesso<br />

(eventuali lettere di dimissione di precedenti ricoveri ospedalieri,<br />

esami ematochimici, radiografie del torace, elettrocardiogrammi, visite<br />

cardiologiche, eseguiti negli ultimi 6 mesi). Non è necessaria alcuna<br />

impegnativa.<br />

Durante la visita anestesiologica, se necessario, potrà essere richiesta<br />

l’esecuzione di esami ematochimici (per tale motivo dovrà essere a<br />

digiuno da almeno tre ore) o di indagini strumentali, la cui prescrizione è<br />

di competenza del medico anestesista. Gli esiti di tali esami non dovranno<br />

essere ritirati dalla paziente, in quanto arrivano direttamente al reparto di<br />

degenza.<br />

Il “centramento” di un nodo non palpabile e la localizzazione del linfonodo<br />

sentinella<br />

A volte, qualora il nodo mammario da asportare non fosse palpabile, si<br />

può rendere necessario eseguire un<br />

• “centramento”: consiste in una ecografia o una mammografia che permettono<br />

di identificare con precisione la sede del nodo o delle calcificazioni e di<br />

segnalarla mediante un segno sulla pelle o un sottile filo metallico (procedura<br />

non dolorosa);<br />

in altri casi, qualora indicato, si può rendere necessario, il giorno prima<br />

dell’intervento, il<br />

• reperimento del linfonodo sentinella: consiste in una iniezione sulla mammella<br />

che permette di identificare la sede del linfonodo sentinella mediante<br />

scintigrafia e di segnalarla con un segno sulla pelle.<br />

Gli appuntamenti per tali procedure vengono fissati dai relativi servizi di<br />

competenza, che provvederanno anche a comunicarlo alle pazienti.<br />

Qualora non doveste essere contattate, significa che per il vostro caso tali<br />

procedure non sono necessarie.<br />

7


8<br />

IL GIORNO DEL RICOVERO…<br />

1. recarsi al Reparto di <strong>Chirurgia</strong> Oncologica indicato<br />

all’orario stabilito:<br />

• Ospedale Busonera, III° piano,<br />

oppure<br />

• Ospedale Giustinianeo, I° piano;<br />

2. presentarsi a digiuno (è permesso cenare liberamente<br />

la sera precedente);<br />

3. portare con sé tutta la documentazione e consegnarla<br />

agli infermieri (vi verrà restituita alla dimissione);<br />

4. per un ricovero in Day Surgery non sono necessari<br />

particolari effetti personali;<br />

5. per un ricovero Ordinario, sono utili una camicia da<br />

notte, dei cambi di biancheria intima, il minimo<br />

indispensabile per l’igiene personale.<br />

6. non mettere trucco, smalto alle unghie o unghie finte<br />

(interferiscono con apparecchiature di monitoraggio<br />

intraoperatorio);<br />

7. non indossare gioielli, monili o altri oggetti metallici;<br />

8. portare il minimo indispensabile per il vestiario e<br />

l’igiene personale;<br />

9. portare un reggiseno stretto ed elastico da indossare<br />

dopo l’intervento;<br />

10. non portare con sé oggetti di valore.<br />

Alla dimissione…<br />

<strong>La</strong> dimissione solitamente avviene nella tarda mattinata o nel primo<br />

pomeriggio, a meno di incombenti necessità di reparto.<br />

Alla dimissione vi saranno consegnati:<br />

• tutta la documentazione fornita al momento del ricovero;<br />

• una lettera di dimissione, che descrive in modo sintetico l’intervento eseguito,


fornisce indicazioni da seguire nell’immediato post-operatorio;<br />

• un foglietto blu, necessario per la prenotazione al CUP (840.000.664), qualora<br />

fossero necessarie eventuali visite e/o medicazioni.<br />

TIPI DI INTERVENTO CHIRURGICO<br />

Biopsia<br />

Per biopsia si intende l’asportazione di una porzione molto limitata di<br />

ghiandola mammaria.<br />

Tipo di ricovero: Day Surgery.<br />

Durata degenza: dimissione in giornata.<br />

Durata dell’intervento: da 15 a 30 minuti.<br />

Tipo di anestesia: locale, eventuale ansiolisi.<br />

Dolore: ben controllabile.<br />

Alla dimissione: nessuna o una visita di controllo a distanza di qualche<br />

giorno.<br />

INDOSSARE UN REGGISENO STRETTO<br />

PER ALMENO 7 GIORNI (ANCHE DI NOTTE)<br />

9


Quadrantectomia<br />

Per quadrantectomia si intende l’asportazione di un ampio settore di<br />

ghiandola mammaria.<br />

Tipo di ricovero: Day Surgery.<br />

Durata degenza: dimissione in giornata (nel 90% dei casi).<br />

Durata dell’intervento: da 30 minuti ad 1 ora (in caso di asportazione<br />

del linfonodo sentinella).<br />

Tipo di anestesia: locale e sedazione.<br />

Dolore: ben controllabile.<br />

Possibili interventi associati: biopsia del linfonodo sentinella,<br />

svuotamento linfonodale ascellare, se indicati.<br />

Alla dimissione: necessità di almeno 1 visita di controllo a distanza<br />

di qualche giorno.<br />

Spesso, durante un intervento di quadrantectomia, vengono posizionate<br />

delle clips metalliche in titanio nella sede di asportazione del nodo:<br />

serviranno ad individuare con precisione la zona da irradiare durante le<br />

sedute di radioterapia. Queste clips non daranno mai alcun problema,<br />

è possibile eseguire senza rischi qualsiasi esame, anche la risonanza<br />

magnetica.<br />

Un intervento di quadrantectomia prevede, successivamente all’atto<br />

10


chirurgico, un trattamento radioterapico. Ciò comporta un impegno di<br />

circa 25 - 30 sedute, effettuate in giorni successivi, e non è solitamente<br />

causa di particolare disagio fisico per la paziente.<br />

Mastectomia<br />

INDOSSARE UN REGGISENO STRETTO<br />

PER ALMENO 7 GIORNI (ANCHE DI NOTTE)<br />

Per mastectomia si intende l’asportazione dell’intera ghiandola<br />

mammaria.<br />

Solitamente si procede a ricostruzione immediata della mammella<br />

mediante il posizionamento di un espansore (vedi in seguito).<br />

Tipo di ricovero: Ordinario.<br />

Durata degenza: da 2 a 4 giorni.<br />

Durata dell’intervento: circa 1 ora (senza ricostruzione);<br />

circa 2 ore (con ricostruzione);<br />

circa 2 ore e mezza (con ricostruzione e<br />

svuotamento linfonodale ascellare).<br />

11


Tipo di anestesia: generale.<br />

Dolore: ben controllabile.<br />

Possibili interventi associati: biopsia del linfonodo sentinella,<br />

svuotamento linfonodale ascellare, rimodellamento controlaterale,<br />

se indicati.<br />

Alla dimissione: presenza di medicazione con bendaggio elastico<br />

e compressivo e di 2 drenaggi (3 in caso di svuotamento ascellare).<br />

Necessità di un numero variabile di visite e medicazioni.<br />

Spesso, durante un intervento di mastectomia, vengono utilizzate delle<br />

clips metalliche in titanio per chiudere vasi che vengono sezionati. Queste<br />

clips non daranno mai alcun problema, è possibile eseguire senza rischi<br />

qualsiasi esame, anche la risonanza magnetica.<br />

12<br />

IN CASO DI PROTESI O ESPANSORE...<br />

1. munirsi di apposito reggiseno (reperibile nei negozi<br />

di sanitaria) – gli infermieri vi prenderanno la misura<br />

corretta;<br />

2. mantenere il reggiseno giorno e notte anche a casa<br />

per almeno un mese.<br />

3. alla dimissione vi verrà fornito un libretto di<br />

accompagnamento all’espansore. Portarlo a tutti<br />

i successivi controlli ambulatoriali!


Cos’è il linfonodo sentinella?<br />

Il linfonodo sentinella è il primo linfonodo o gruppo di linfonodi che riceve<br />

linfa direttamente dal tumore, nel contesto della stazione linfonodale<br />

ascellare.<br />

Le cellule neoplastiche, nel loro eventuale processo di disseminazione,<br />

seguono preferenzialmente la via linfatica. Nel loro percorso verranno<br />

ad incontrare un primo linfonodo, che fungerà da “filtro”, ed è pertanto<br />

rappresentativo dello stato dei linfonodi successivi. Per tale motivo viene<br />

definito “sentinella”.<br />

Si configurano pertanto due possibilità:<br />

• linfonodo sentinella negativo per presenza di cellule tumorali: non serve<br />

proseguire oltre chirurgicamente;<br />

• linfonodo sentinella positivo per presenza di cellule tumorali: implica nella<br />

gran parte dei casi uno svuotamento linfonodale ascellare (vedi in seguito).<br />

13


Per l’identificazione del linfonodo sentinella, viene iniettata in prossimità<br />

della neoplasia una soluzione contenente un tracciante debolmente<br />

radioattivo, assolutamente innocuo. Tale procedura viene effettuata<br />

solitamente il giorno prima dell’intervento, e porta ad identificare con<br />

precisione sede del linfonodo sentinella (che viene segnalata con un<br />

segno sulla cute), oltre al numero, nel caso fossero più di uno.<br />

Durante l’intervento chirurgico il linfonodo sentinella viene identificato<br />

mediante un dispositivo che ne rileva la radioattività, rendendo la<br />

procedura molto sicura.<br />

In alcuni casi l’esecuzione della biopsia del linfonodo sentinella può non<br />

essere indicata: sarà il medico a valutare la situazione ed a proporla alla<br />

paziente nei casi indicati.<br />

14<br />

Cos’è uno svuotamento ascellare?<br />

Per dissezione ascellare totale si intende l’asportazione di tutti i linfonodi<br />

dell’ascella.


Lo svuotamento ascellare viene effettuato:<br />

• in caso di positività del linfonodo sentinella;<br />

• in caso di neoplasie mammarie molto voluminose con riscontro di<br />

linfoadenopatia ascellare;<br />

• precauzionalmente dopo trattamento chemioterapico neoadiuvante (cioè<br />

eseguito prima dell’intervento).<br />

Un intervento di svuotamento ascellare può comportare alcuni problemi,<br />

peraltro di entità poco prevedibile e molto variabili da persona a<br />

persona:<br />

• linfocele: si tratta di un accumulo di linfa limitato al cavo ascellare. Necessita<br />

di drenaggio mediante puntura;<br />

• sensibilità ridotta, formicolìi all’ascella ed al braccio, senso di “cuscino” sotto<br />

l’ascella: di entità variabile, sono dovuti alla lesione di piccole fibre nervose<br />

durante l’intervento. Solitamente tendono a risolversi con il tempo;<br />

• difficoltà al movimento della spalla: ovviabili con l’esecuzione regolare di<br />

opportuni esercizi di fisio-chinesi-terapia (vedi in seguito);<br />

• linfedema (“braccio gonfio”): evento molto più raro rispetto al passato. Può<br />

insorgere a distanza anche di mesi o anni dall’intervento. Per prevenirlo o<br />

limitarne i danni sono utili manovre di linfodrenaggio ed esercizi appositi<br />

(vedi in seguito).<br />

Modalità di ricostruzione<br />

Dopo biopsia o quadrantectomia...<br />

Solitamente, un intervento di biopsia o quadrantectomia non comporta<br />

rilevanti alterazioni esterne alla mammella, lasciando buoni risultati dal<br />

punto di vista estetico.<br />

Il “buco” lasciato dalla porzione di ghiandola mammaria asportata viene<br />

colmato con porzioni della restante mammella.<br />

In casi più rari, e su desiderio della paziente, si possono effettuare altri tipi<br />

di intervento ricostruttivo:<br />

• Integrazione volumetrica (lipofilling);<br />

• Integrazione cutanea (lembo cutaneo);<br />

• Rimodellamento della mammella controlaterale.<br />

15


Dopo mastectomia...<br />

Dopo una mastectomia, la ricostruzione mammaria rappresenta la prassi.<br />

Solo in particolari condizioni essa non viene effettuata, ad esempio in<br />

caso di condizioni cliniche che la rendano non indicata, o su espresso<br />

desiderio della paziente.<br />

<strong>La</strong> mammella ricostruita difficilmente ha dimensioni, consistenza e<br />

sensibilità simili alla controlaterale sana, anche se con il tempo e con gli<br />

eventuali interventi di rimodellamento tali differenze si possono ridurre.<br />

Esistono diverse tecniche di ricostruzione mammaria, più o meno<br />

complesse, e con diverse indicazioni. <strong>La</strong> scelta del tipo di ricostruzione<br />

dipende da diversi fattori, e viene discussa dal chirurgo con la paziente,<br />

al fine di identificare la più indicata.<br />

Qui di seguito vengono illustrate le tecniche più utilizzate.<br />

16<br />

Ricostruzione immediata con protesi<br />

Consiste nell’inserimento, al di sotto<br />

del muscolo grande pettorale, di una<br />

protesi definitiva, che verrà tenuta in sede<br />

per tutta la vita. Questo intervento viene<br />

effettuato nella stessa seduta operatoria<br />

della mastectomia, subito dopo la<br />

rimozione della ghiandola.<br />

Le protesi attuali sono anallergiche<br />

e sicure.


Una volta stabilizzatosi l’intervento (dopo alcuni mesi), si può procedere<br />

alla ricostruzione dell’areola e del capezzolo, qualora fossero stati rimossi<br />

durante la mastectomia.<br />

Può essere effettuata se:<br />

• <strong>La</strong> pelle residua è soffice, elastica ed abbondante;<br />

• Il muscolo grande pettorale è sufficientemente trofico;<br />

• <strong>La</strong> mammella controlaterale è di piccole dimensioni.<br />

Vantaggi: unico intervento chirurgico, assenza di cicatrici<br />

supplementari.<br />

Svantaggi: ricostruibili solo mammelle piccole, solco sottomammario poco<br />

definito, è difficile raggiungere una perfezione di forma e simmetria.<br />

Ricostruzione immediata con espansore<br />

Rappresenta la modalità più frequente di ricostruzione mammaria dopo<br />

mastectomia.<br />

Consiste nel posizionamento, al di sotto del muscolo grande pettorale, di<br />

una protesi espandibile (detta “espansore”), che verrà progressivamente<br />

gonfiata in occasione dei controlli ambulatoriali.<br />

Il razionale consiste nel fatto che, durante l’intervento di mastectomia,<br />

viene asportata una porzione di cute e tessuto sottocutaneo tale da<br />

impedire il posizionamento di una protesi definitiva: in tal caso ci si<br />

troverebbe, infatti, nella situazione di non avere sufficiente cute per<br />

coprire la protesi e dare un aspetto naturale alla mammella ricostruita.<br />

Gli scopi dell’espansore sono dunque:<br />

• funzionale: espandere progressivamente la cute (“recuperare cute”) fino a<br />

rendere possibile il posizionamento di una protesi definitiva;<br />

• estetico: ripristinare sin da subito, per quanto possibile, un aspetto esteriore<br />

il più possibile rispondente al normale (evitare l’impatto immediato di<br />

mutilazione).<br />

17


L’espansore si presenta come un “palloncino” dalla superficie ruvida,<br />

inizialmente sgonfio. Esso possiede una valvola che ne permette plurimi<br />

ulteriori gonfiaggi e ne assicura la tenuta.<br />

Generalmente, questa protesi viene inserita già riempita circa al 50%, con<br />

soluzione fisiologica (comune acqua da infusione per fleboclisi).<br />

I successivi gonfiaggi avverranno durante i controlli ambulatoriali. <strong>La</strong><br />

procedura consiste nell’iniezione, mediante un ago sottile, di 50 – 100cc<br />

18


di soluzione fisiologica per volta, fino a raggiungere il volume finale<br />

desiderato (variabile in base alle dimensioni originarie della mammella), in<br />

un tempo che va dalle 4 alle 8 settimane circa. <strong>La</strong> procedura di gonfiaggio<br />

è semplice ed indolore.<br />

Una volta raggiunto il volume di espansione desiderato, si può procedere<br />

ad un secondo intervento, in anestesia generale, durante il quale si procede<br />

a rimozione dell’espansore ed al posizionamento di una protesi definitiva.<br />

Solitamente questo secondo intervento viene effettuato almeno sei mesi<br />

dopo il raggiungimento del volume di espansione desiderato, al fine di<br />

attendere una stabilizzazione della cute espansa ed evitare retrazioni<br />

cicatriziali.<br />

Una volta stabilizzatosi l’intervento (dopo alcuni mesi), si può procedere<br />

alla ricostruzione dell’areola e del capezzolo.<br />

Vantaggi: possibilità di ricostruire qualsiasi tipo di mammella, possibilità<br />

di ritocchi alla mammella controlaterale durante il secondo intervento<br />

chirurgico, buoni risultati estetici (solco sottomammario ben definito,<br />

ricostruzione delle fisiologica caduta della mammella).<br />

Svantaggi: necessità di un secondo intervento, maggiori difficoltà in caso<br />

di radioterapia in sede di mastectomia.<br />

19


20<br />

Ricostruzione con tessuti autologhi<br />

In casi particolari, meno frequenti, è indicata la ricostruzione della<br />

mammella mediante lembi muscolari o muscolocutanei.<br />

I muscoli più frequentemente utilizzati sono il grande dorsale (situato<br />

sulla parte laterale del dorso) ed il retto addominale (posto sulla superficie<br />

anteriore dell’addome).<br />

Talvolta si rende necessario anche il posizionamento di una protesi<br />

mammaria, o un intervento di rimodellamento controlaterale.<br />

Lipofilling<br />

Il lipofilling è una tecnica che prevede l’uso di tessuto grasso per la<br />

ricostruzione di parti di mammella dopo un intervento.<br />

Consiste nel prelevare tessuto adiposo (grasso) da zone ove è presente<br />

in quantità, e nel successivo reimpianto nelle aree che necessitano di<br />

“riempimento”.<br />

Tale tecnica viene più frequentemente usata per correggere piccoli difetti<br />

estetici, esiti di radioterapia, o per rimodellare la mammella dopo un<br />

intervento di ricostruzione. In casi particolari è possibile ricostruire l’intera<br />

mammella, ma tale procedura necessita di tempi lunghi e di numerose<br />

sedute di lipofilling.<br />

Vantaggi: possibilità di correzioni di piccoli difetti a distanza dall’intervento,<br />

assenza di rigetto o reazioni locali, tecnica piuttosto semplice.<br />

Svantaggi: difficoltà a ricostruire grandi difetti tessutali (rischio di necrosi<br />

delle cellule impiantate), possibilità di riassorbimento dell’innesto, di<br />

ematomi, di correzione insufficiente o eccessiva.


Ricostruzione di areola e capezzolo<br />

Si tratta dell’atto finale della ricostruzione mammaria. Solitamente viene<br />

effettuato quando le mammelle hanno raggiunto la forma definitiva, più<br />

raramente nel corso di altri intervento correttivi.<br />

<strong>La</strong> procedura può essere eseguita ambulatorialmente e in anestesia<br />

locale.<br />

Si possono utilizzare tatuaggi per la ricostruzione dell’areola, piccoli lembi<br />

di cute per il capezzolo.<br />

Uso di protesi esterne<br />

Nel caso venga effettuata una mastectomia senza alcuna ricostruzione,<br />

per necessità cliniche o desiderio della paziente, si possono utilizzare<br />

delle protesi esterne, sostenute da appositi reggiseni.<br />

<strong>La</strong> simmetria finale delle mammelle<br />

Non sempre è possibile ottenere una mammella ricostruita d’aspetto<br />

naturale, in forma e volume il più possibile vicina alla controlaterale, e<br />

non in tutti i casi è possibile ricreare la normale caduta (ptosi) della<br />

ghiandola.<br />

Generalmente la correzione della mammella controlaterale sana è<br />

delegata ad un secondo tempo chirurgico, ad esempio quando viene<br />

rimosso l’espansore per il posizionamento di una protesi definitiva.<br />

Gli interventi più frequentemente effettuati sulla mammella controlaterale<br />

sana sono:<br />

• mastoplastica riduttiva: riduzione di cute e ghiandola, trasposizione del<br />

capezzolo;<br />

• mastopessi: innalzamento e modellamento della mammella, senza asportare<br />

porzioni di ghiandola;<br />

• mastoplastica additiva: inserzione di protesi definitiva, al fine di aumentarne<br />

21


22<br />

le dimensioni.<br />

IN OGNI CASO LA RICOSTRUZIONE MAMMARIA<br />

NON ALTERA LA PROGNOSI!<br />

SONO STATA OPERATA… COSA DEVO FARE?<br />

Solitamente, dopo un intervento chirurgico al seno, la ripresa della attività<br />

normali è piuttosto rapida e completa. Vi sono tuttavia dei casi in cui il<br />

ruolo attivo della paziente gioca un ruolo fondamentale nel favorire un<br />

buon esito dell’intervento: si va da piccoli accorgimenti che permettono<br />

un migliore risultato estetico a cicli di esercizi da effettuare al fine di ridurre<br />

le difficoltà motorie che possono derivare da interventi all’ascella.<br />

Nell’immediato post-operatorio…<br />

Nei primi giorni dopo l’intervento si possono presentare alcune sensazioni,<br />

che solitamente scompaiono con il tempo, quali:<br />

• dolore o senso di tensione in sede di intervento, che solitamente si risolve con<br />

la guarigione;<br />

• parestesie, formicolii, bruciore alle aree sede di intervento o circostanti, dovute<br />

a lesione di piccoli rami nervosi.


Come evolve la mia ferita?<br />

Il processo di guarigione della ferita chirurgica non termina con la<br />

rimarginazione dei lembi. <strong>La</strong> cicatrizzazione completa avviene in un<br />

tempo più lungo, molto variabile, e può comportare esiti opposti e poco<br />

prevedibili, quali:<br />

• retrazioni, con stiramento dei lembi e delle estremità della ferita;<br />

• cheloidi, cioè ipertrofia delle cicatrici, associata ad anomala pigmentazione.<br />

PER EVITARE INESTETISMI CICATRIZIALI E’ UTILE:<br />

1. effettuare almeno una volta al giorno un massaggio<br />

circolare sulla cicatrice;<br />

2. applicare durante il massaggio apposite creme emollienti<br />

(comunemente reperibili in farmacia);<br />

3. non usare saponi irritanti;<br />

4. evitare il contatto con stoffe ruvide;<br />

5. evitare l’esposizione diretta e prolungata al sole.<br />

Come devo gestire il mio espansore?<br />

Il posizionamento di un espansore tessutale può comportare:<br />

• dolore: localizzato soprattutto alla parte superiore ed inferiore della mammella<br />

ricostruita, solitamente è isolato al primo periodo post-operatorio ed è<br />

facilmente controllabile con i comuni farmaci antidolorifici;<br />

• infezione: evenienza rara, che si manifesta con dolore locale, gonfiore ed<br />

arrossamento, febbre. Necessita di drenaggio dell’eventuale essudato, terapia<br />

antibiotica, impacchi caldi, al massimo si può rendere necessaria la rimozione<br />

dell’espansore (manovra piuttosto semplice). In particolari condizioni più a<br />

rischio, può essere prescritta una terapia antibiotica per alcuni giorni dopo la<br />

dimissione;<br />

• incapsulamento: dovuto ad una normale reazione tessutale locale, di variabile<br />

intensità, che porta ad inglobare l’espansore in una capsula fibrosa e può<br />

causare dolore;<br />

23


24<br />

• lieve linfangite: si manifesta con indurimento della cute, arrossamento e senso<br />

di tensione. Sono utili massaggi circolari verso l’ascella;<br />

• rottura: evenienza molto rara, che può insorgere soprattutto durante il<br />

processo di gonfiaggio.<br />

Da ricordare che, dopo ogni procedura di gonfiaggio, è normale avvertire<br />

per alcuni giorni un senso di “tensione” alla mammella ricostruita.<br />

LA PAZIENTE CON ESPANSORE DEVE:<br />

1. massaggiare la mammella ricostruita, con movimento<br />

diretto all’ascella, utilizzando anche creme emollienti<br />

ed elasticizzanti (comunemente reperibili in farmacia),<br />

al fine di mantenere l’elasticità di cute e<br />

cicatrice chirurgica;<br />

2. muovere l’espansore, tentando di “spingerlo” verso<br />

il basso (la protesi ha la tendenza a spostarsi<br />

verso l’alto).<br />

3. indossare reggiseni appositi (reperibili in negozi di<br />

sanitari e farmacie), con un elastico al girovita, in<br />

modo da favorire la definizione del solco<br />

sottomammario, e con una banda elastica superiore,<br />

che tenga “spinta” verso il basso la protesi.<br />

Consigli pratici in caso di intervento all’ascella<br />

Mi fa male a muovere il braccio!<br />

Dopo un intervento all’ascella, sia di rimozione parziale che totale dei<br />

linfonodi, dopo una mastectomia con posizionamento di espansore,<br />

soprattutto nelle prime settimane dalla dimissione, si possono riscontrare<br />

delle difficoltà o dei dolori al movimento del braccio omolaterale<br />

all’intervento, che potrebbero indurre a tenerlo fermo in posizione<br />

antalgica.<br />

Tali dolori sono dovuti ad un variabile accumulo di linfa a livello dell’arto<br />

superiore e dell’ascella, ed alla formazione di cicatrici all’interno del cavo<br />

ascellare.


Per evitare dolore eccessivo e difficoltà al movimento del braccio, è<br />

necessario seguire alcuni consigli ed eseguire dei semplici esercizi (vedi<br />

più avanti).<br />

QUANTO POSSO MUOVERE IL BRACCIO?<br />

1. EVITARE DI IMMOBILIZZARE IL BRACCIO!<br />

2. subito dopo la dimissione, muovere tranquillamente il<br />

braccio, evitando tuttavia sforzi eccessivi e prolungati<br />

(ad esempio, trasportare borse pesanti, utilizzare a<br />

lungo il ferro da stiro);<br />

3. è possibile tornare alle faccende di casa, alla cura<br />

personale, alla guida (con prudenza);<br />

4. eseguire gli esercizi indicati in seguito.<br />

E se il braccio o l’ascella si gonfiano?<br />

Dopo interruzione delle vie linfatiche, non è detto che braccio ed<br />

ascella siano necessariamente destinati a gonfiarsi. Ciò che si verifica è<br />

un aumentato rischio di edema dell’arto, che può essere ostacolato e<br />

prevenuto seguendo alcuni consigli ed eseguendo dei semplici esercizi<br />

(vedi più avanti).<br />

PER EVITARE EDEMI AL BRACCIO:<br />

1. non tenere il braccio eccessivamente al caldo (favorisce<br />

la stasi linfatica): evitare ad esempio saune e fanghi per<br />

almeno alcuni mesi;<br />

2. non comprimere l’arto: evitare indumenti troppo stretti,<br />

maniche con elastici, bracciali;<br />

3. evitare, per quanto possibile, di misurare la pressione<br />

arteriosa al braccio, di eseguire su di esso prelievi<br />

ematici, vaccinazioni, abrasioni e punture<br />

accidentali;<br />

25


26<br />

4. NON AUMENTARE DI PESO! Seguire una dieta equilibrata<br />

e controllare il peso corporeo;<br />

5. effettuare attività fisica leggera (camminate, escursioni,<br />

corsa lenta o simili);<br />

6. seduti o a letto, mantenere il braccio sollevato rispetto<br />

al resto del corpo (per esempio, appoggiandolo ad un<br />

cuscino);<br />

7. in piedi, non lasciare per tanto tempo il braccio pendere<br />

lungo il corpo, ma muoverlo attivamente;<br />

8. per quanto possibile, evitare di dormire con il peso<br />

del corpo che grava sul braccio.<br />

Esercizi da eseguire dopo l’intervento chirurgico<br />

Utili soprattutto in caso di:<br />

• Mastectomia e posizionamento di espansore tessutale;<br />

• Svuotamento linfonodale ascellare completo;<br />

• Svuotamento linfonodale ascellare parziale;<br />

• Cicatrici chirurgiche prolungate all’ascella;<br />

• Pregresso o incipiente edema al braccio;<br />

• Trattamento radioterapico dell’ascella.<br />

Il primo giorno dopo l’intervento<br />

1.


Tenere il braccio sollevato rispetto al piano del letto, disteso su un cuscino.<br />

Aprire e chiudere le dita della mano per qualche minuto più volte al<br />

giorno.<br />

2.<br />

Esercizi di respirazione: con la mano appoggiata, controllare i movimenti<br />

di pancia e torace con la respirazione, per qualche minuto più volte al<br />

giorno.<br />

Dal secondo giorno dopo l’intervento<br />

Mettersi sedute, quindi alzarsi dal letto e camminare.<br />

Eseguire i seguenti esercizi, una decina di volte ciascuno, almeno due<br />

volte al giorno.<br />

1.<br />

27


Da sedute, alzare ed abbassare le spalle (A), ruotarle (B), spingere indietro<br />

le scapole, avvicinandole (C).<br />

2.<br />

Da sedute, flettere il capo in avanti ed indietro (A), a destra e a sinistra (B),<br />

ruotarlo a destra e a sinistra (C).<br />

Gli esercizi 1 e 2 possono essere eseguiti di fronte allo specchio, per<br />

controllare che le spalle si mantengano alla stessa altezza ed il capo diritto<br />

durante i movimenti.<br />

3.<br />

In piedi, con il busto lievemente<br />

inclinato in avanti, appoggiandosi<br />

al bordo di un tavolo o alla testiera<br />

del letto, lasciare pendere<br />

liberamente il braccio, e farlo<br />

oscillare in avanti ed indietro<br />

(A), a destra e sinistra (B),<br />

ed in circolo (C).<br />

28


4.<br />

Da sedute, tenere il gomito piegato a 90° e fisso contro il fianco, portarlo<br />

verso l’esterno e verso l’interno alternativamente.<br />

Dopo la dimissione<br />

Una volta tornate a casa, continuare gli esercizi illustrati<br />

precedentemente.<br />

A questi, vanno aggiunti anche i seguenti:<br />

1.<br />

Da sedute, incrociare le dita tenendo le braccia distese in avanti (A), quindi<br />

sollevarle fino a sopra la testa (B) e riabbassarle lentamente (A).<br />

29


2.<br />

Da sedute, portare le dita intrecciate dietro la testa (A), e tenendole ferme,<br />

aprire e chiudere i gomiti (B).<br />

3.<br />

Incrociare le dita dietro la schiena (A), e cercare di portare le mani in su<br />

verso le scapole (B).<br />

30


4.<br />

In piedi di fronte ad una parete, appoggiare il braccio disteso<br />

orizzontalmente (A), ed “arrampicarsi” con le dita verso l’alto, tenendo<br />

sempre il braccio ben disteso, ed avvicinandosi progressivamente alla<br />

parete (B). Nello stesso modo tornare alla posizione iniziale.<br />

5.<br />

In piedi, con la schiena ed il capo appoggiati ad una parete (A), aprire le<br />

braccia e portarle verso l’alto tenendole ben distese ed a contatto della<br />

parete (B), poi ritornare alla posizione iniziale (A).<br />

31


6.<br />

In piedi, con la schiena ed il capo appoggiati ad una parete, tenere un<br />

bastone alle due estremità (A) e sollevarlo fino a toccare la parete sopra il<br />

capo, mantenendo le braccia tese (B).<br />

7.<br />

In piedi, tenere con una mano una corda fissata all’altro capo (ad una<br />

maniglia, per esempio), e farla ruotare tenendo il braccio ben disteso.<br />

32


INDICAZIONI PER L’ESECUZIONE DEGLI ESERCIZI<br />

1. eseguire gli esercizi secondo le indicazioni fornite,<br />

almeno tre volte al giorno, per almeno 10 minuti;<br />

2. evitare di forzare il braccio durante gli esercizi. In caso di<br />

dolore, arrivare fino al limite del movimento possibile,<br />

restare in tale posizione per alcuni secondi, quindi<br />

tornare alla posizione di partenza: con il passare dei<br />

giorni il dolore diminuirà ed il braccio diventerà più<br />

mobile;<br />

3. prestare attenzione alle difficoltà di movimento che si<br />

incontrano ed ai progressi che si ottengono, al fine di<br />

rendersi consapevoli di eventuali deficit residui e degli<br />

esercizi che possono aiutare a superarli;<br />

4. in caso di forte dolore, difficoltà importanti al<br />

movimento, gonfiore del braccio o dell’ascella,<br />

contattare il medico;<br />

33


TERAPIE COMPLEMENTARI<br />

Spesso l’intervento chirurgico fa parte di un programma terapeutico<br />

che prevede trattamenti complementari, come la chemioterapia, la<br />

terapia ormonale, la radioterapia, la riabilitazione motoria ed il supporto<br />

psicologico.<br />

Le indicazioni ad intraprendere uno o diversi di tali trattamenti dipendono<br />

da molti fattori, e sono difficilmente standardizzabili. <strong>La</strong> decisione di<br />

proporre trattamenti complementari viene pertanto solitamente presa<br />

mediante una riunione, durante la quale le diverse figure professionali si<br />

incontrano (il chirurgo, l’oncologo, il radioterapista, il fisiatra, il radiologo,<br />

lo psicologo, l’anatomopatologo), e collegialmente viene discusso ogni<br />

singolo caso.<br />

34<br />

Chemioterapia<br />

<strong>La</strong> chemioterapia consiste nella somministrazione di particolari farmaci<br />

con azione tossica sulla malattia.<br />

Il tipo, la durata del trattamento, le modalità di somministrazione variano<br />

in base a molti fattori, per cui è sbagliato confrontare il proprio caso con<br />

quello di altre pazienti o conoscenti, in quanto le soluzioni adottate sono<br />

personalizzate.<br />

Il razionale di un trattamento chemioterapico consiste nella dimostrazione<br />

scientifica che, nei casi indicati, esso migliora la sopravvivenza e diminuisce<br />

le recidive di malattia.<br />

<strong>La</strong> chemioterapia si divide in:<br />

• neoadiuvante: effettuata prima dell’intervento chirurgico, riservata ai soli<br />

particolari casi indicati;<br />

• adiuvante: effettuata dopo l’intervento.<br />

I farmaci chemioterapici hanno un parziale effetto anche sulle cellule<br />

sane dell’organismo, molto variabile in base al trattamento utilizzato ed<br />

alle reazioni dell’organismo stesso, che spiegano alcuni tra i più frequenti


effetti collaterali:<br />

• calo dei globuli bianchi, con maggiore suscettibilità alle infezioni, e delle<br />

piastrine (durante tutto il trattamento, questi verranno costantemente<br />

monitorati mediante esami del sangue);<br />

• nausea e vomito (molto variabile, solitamente ben controllato);<br />

• perdita dei capelli (variabile in base al tipo di trattamento), regredisce con la<br />

fine della terapia;<br />

• alterazioni del ciclo mestruale: nelle donne giovani si ha un momentaneo<br />

blocco delle mestruazioni, che riprendono alla fine della terapia, oltre i 40<br />

anni si può avere un anticipo della menopausa;<br />

• senso di stanchezza.<br />

Solitamente un trattamento chemioterapico è ben tollerato, soprattutto<br />

grazie ai recenti progressi ottenuti negli ultimi anni nella gestione ed<br />

utilizzazione dei farmaci.<br />

Durante il trattamento, tuttavia, la paziente viene costantemente<br />

controllata dal punto di vista clinico ed ematologico (mediante visite,<br />

esami del sangue o altri esami esami strumentali), e sono possibili<br />

adattamenti dello stesso in base alle condizioni fisiche. Sono comunque<br />

indicati, durante il trattamento chemioterapico, una dieta sana e ricca, il<br />

controllo delle condizioni di igiene personale, mentre è meglio evitare il<br />

contatto con persone con malattie infettive in atto.<br />

In ogni caso il personale medico ed infermieristico saprà fornire tutto il<br />

supporto e l’aiuto necessari.<br />

Terapia ormonale<br />

Alcuni tipi di neoplasie mammarie sono costituite da cellule che,<br />

analogamente al tessuto ghiandolare normale, possiedono dei recettori<br />

ormonali (soprattutto per estrogeno e progesterone), e pertanto sono<br />

responsivi a cambiamenti dello stato ormonale della paziente.<br />

Su questo si basa una terapia che prevede l’uso di farmaci che modulano<br />

o bloccano l’azione degli ormoni, in modo da ridurre o bloccare la crescita<br />

della neoplasia.<br />

35


Per conoscere lo stato ormonale di un tumore, è necessario un esame<br />

istologico. Per tale motivo si rende necessaria una biopsia, nel caso non<br />

si preveda l’intervento chirurgico, mentre nel caso di una asportazione<br />

chirurgica della lesione l’ormonoterapia viene eseguita successivamente,<br />

in sostituzione o in prosecuzione di una eventuale chemioterapia.<br />

Saranno il chirurgo ed il medico oncologo a valutare l’indicazione e le<br />

modalità di una eventuale terapia ormonale, in base alle caratteristiche<br />

della neoplasia, all’età della paziente ed al suo stato mestruale.<br />

L’ormonoterapia consiste solitamente in compresse da assumere<br />

quotidianamente, per un lasso di tempo molto variabile, ma che può<br />

arrivare a 5 anni e oltre. Nelle donne in pre-menopausa l’ormonoterapia<br />

comporta anche un blocco momentaneo dell’attività ovarica, con<br />

sospensione del ciclo mestruale.<br />

Gli effetti collaterali sono molto molteplici ma spesso non si manifestano<br />

in tutte le pazienti. Solitamente tendono ad alleviarsi nel corso dei primi<br />

mesi di trattamento.<br />

36<br />

• comuni a tutti i farmaci utilizzati: riferibili ad una sindrome menopausale, quali<br />

vampate di calore, alterazioni dell’umore, nausea, disturbi dell’alvo, secchezza<br />

vaginale. Per l’aumento di peso correlato a ritenzione idrica è consigliata una<br />

regolare attività fisica,<br />

• associati al Tamoxifene ed agli inibitori dell’aromatasi (anastrazolo, exemestane,<br />

letrozolo): comparsa o aumento dei pre-esistenti fibromi, miomi e polipi<br />

uterini, accompagnato da eventuali perdite ematiche solitamente di scarsa<br />

entità. Per questo motivo saranno consigliate visite ginecologiche periodiche;<br />

• meno frequenti: dolori muscolari e/o articolari, reazioni allergiche di lieve<br />

entità, episodi di ischemia, flebiti e tromboflebiti. Per la prevenzione di queste<br />

ultime, è consigliata l’interruzione dell’assunzione dei farmaci nei periodi di<br />

prolungata permanenza a letto per qualsiasi motivo;<br />

L’uso di inibitori dell’aromatasi dopo la menopausa, inoltre, può causare<br />

un impoverimento di calcio delle ossa, che verrà valutato mediante<br />

densitometria ossea, e che potrebbe rendere necessario un trattamento<br />

con calcio o vitamina D, e l’esercizio di regolare attività fisica.<br />

Nel caso di comparsa di importanti effetti collaterali, è possibile adeguare<br />

la terapia o eventualmente sostituire il farmaco.


Radioterapia<br />

<strong>La</strong> radioterapia consiste nella somministrazione, nella zona del tumore, di<br />

radiazioni ionizzanti, capaci di colpire le cellule ed ucciderle danneggiando<br />

molecole fondamentali quali il DNA.<br />

Con i progressi degli ultimi anni, la radioterapia è divenuta molto sicura,<br />

in quanto le radiazioni vengono collimate e focalizzate sul solo sito<br />

interessato, evitando di irradiare zone adiacenti senza motivo.<br />

Le indicazioni alla radioterapia sono:<br />

• in caso di quadrantectomia: sempre, a parte casi particolari correlate a<br />

condizioni cliniche della paziente;<br />

• in caso di mastectomia: solo qualora all’esame istologico la neoplasia risulti<br />

superiore a certe dimensioni, o oltre un certo numero di linfonodi ascellari<br />

risultino metastatici.<br />

Molti studi hanno infatti dimostrato come in tali situazioni la radioterapia<br />

contribuisca in modo fondamentale alla riduzione della probabilità di<br />

recidive locali.<br />

Solitamente la radioterapia viene eseguita successivamente ad un<br />

eventuale trattamento chemioterapico. Consiste in 25 – 30 sedute, per 5<br />

giorni la settimana. Non comporta dolore o malessere durante l’esecuzione<br />

della procedura.<br />

Eventuali effetti collaterali possono essere:<br />

• eritema locale: visibile come pelle arrossata, modicamente dolente. Può<br />

manifestarsi dopo 10 – 15 sedute e si risolve dopo pochi giorni o settimane<br />

dalla conclusione della terapia;<br />

• modesto edema mammario: sensazione di tensione che può durare qualche<br />

mese, accompagnato da sporadici dolori a fitte, meno frequente.<br />

In ogni caso tali sintomi tendono a regredire con il termine del trattamento<br />

e vengono controllati mediante terapie specifiche, su indicazione del<br />

medico radioterapista.<br />

37


CONTROLLI POST-OPERATORI<br />

38<br />

Follow-up<br />

Dopo l’intervento, verranno eseguiti dei periodici controlli di follow-up,<br />

da parte delle figure che hanno preso parte al programma terapeutico,<br />

indicativamente secondo il seguente schema:<br />

• per il primo anno dopo l’intervento: visita di controllo ogni 3 mesi dal medico<br />

chirurgo, oncologo, eventualmente dal radioterapista;<br />

• dopo 1 anno dall’intervento: controllo annuale dal medico chirurgo ed<br />

oncologo, possibilmente sfalsate in modo tale da eseguire una visita ogni<br />

6 mesi circa (una dall’oncologo ed una dal chirurgo), a meno di diverse<br />

indicazioni da parte del medico;<br />

• controllo strumentale con mammografia ed ecografia 1 volta all’anno<br />

(ricordarsi di portare gli esiti di tali esami alle successive visite!);<br />

• valutazione di markers tumorali, indici di funzionalità epatica e renale, esami<br />

ematochimici una volta all’anno.


NOTE<br />

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40<br />

Si ringrazia il C.O.M. per la realizzazione del presente opuscolo.<br />

Ideazione grafica a cura del dott. S. Valente<br />

Progetto grafico: Andrea Azzalini


NUMERI UTILI<br />

Ambulatorio 049 - 821 5979<br />

Fax 049 - 821 5542<br />

CUP 840 000 664<br />

<strong>Chirurgia</strong> Oncologica 049 - 821 5584<br />

049 - 821 1693<br />

Libera Professione 049 - 821 5856<br />

Per urgenze post-operatorie 335-5942128<br />

CONTATTI<br />

Dott. F. Bozza - fernando.bozza@ioveneto.it<br />

Dott. R. Grigoletto - raffaello.grigoletto@ioveneto.it<br />

Dott.ssa S. Michieletto - silvia.michieletto@ioveneto.it<br />

Dott. S. Valente - stefano.valente@ioveneto.it<br />

ORARI AMBULATORIO<br />

Ambulatorio di <strong>Chirurgia</strong> <strong>Senologica</strong><br />

(ambulatorio n° 2)<br />

Ospedale Busonera, piano Rialzato<br />

Orari:<br />

Martedì dalle ore 8.00 alle 13.00<br />

Venerdì dalle ore 8.00 alle 13.00<br />

41


I.O.V.<br />

ISTITUTO<br />

ONCOLOGICO<br />

VENETO<br />

I.R.C.C.S.<br />

Unità Operativa di<br />

<strong>Chirurgia</strong> <strong>Senologica</strong><br />

www.ioveneto.it

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