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“GRUND SYSTEM” delle ghiandole endocrine - Maria Corgna

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ATTI DELL’11° CONGRESSO NAZIONALE<br />

DI OMOTOSSICOLOGIA E MEDICINA BIOLOGICA<br />

Lo scopo del presente lavoro è quello<br />

di proporre un modello interpretativo<br />

<strong>delle</strong> malattie autoimmuni alla<br />

luce <strong>delle</strong> più moderne acquisizioni<br />

in merito ai correlati neuroendocrini tipici<br />

<strong>delle</strong> condizioni di stress cronico sia di natura<br />

psicoemotiva che ambientale.<br />

Verranno inoltre elencate le classi di farmaci<br />

che sembrano essere al momento attuale<br />

di maggiore efficacia nell’ambito della<br />

terapia biologica.<br />

Che lo stress fosse “l’essenza della vita”<br />

lo aveva affermato Hans Selye già negli anni<br />

quaranta e d’altro canto una vita senza stress<br />

sarebbe probabilmente vuota e priva d’interesse.<br />

Sorge dunque la necessità di definire meglio<br />

il concetto di stress come grado di attivazione<br />

fisiologica che si accompagna al<br />

massimo rendimento cioè all’equilibrio del<br />

sistema di flusso uomo il quale si struttura e<br />

si regola mediante”informazioni”.<br />

Si riteneva che la risposta allo stress implicasse<br />

l’attivazione di determinate risposte<br />

di tipo ormonale (attivazione dell’asse<br />

CRH, ACTH, GH, prolattina); oggi alla luce<br />

<strong>delle</strong> nuove acquisizioni della PNEI siamo<br />

tenuti a considerare la risposta allo stress<br />

65<br />

Dr.ssa M. <strong>Corgna</strong><br />

STRESS E DISREGOLAZIONE IMMUNITARIA NEL<br />

<strong>“GRUND</strong> <strong>SYSTEM”</strong> DELLE GHIANDOLE ENDOCRINE:<br />

DALLA STERILITÀ ALLE MALATTIE AUTOIMMUNI<br />

Dr.ssa M. <strong>Corgna</strong><br />

Specialista in Endocrinologia<br />

PARTE PRIMA: FISIOPATOLOGIA<br />

come risultato di una complessa interazione<br />

di natura neuropeptidica e neurotrasmettitoriale.<br />

Ricordiamo che il CRH e l’ADH, ormoni<br />

che modulano la risposta allo stress, sono<br />

sottoposti a due tipi di regolazione: una di<br />

tipo stimolatorio mediata da serotonina catecolamine<br />

e acetilcolina; un’altra di tipo inibitorio<br />

mediata dal GAB e dalla melatonina<br />

(Fig.1).<br />

Le implicazioni della ghiandola pineale<br />

nell’immunità sono da tempo note.<br />

Ecco dunque che si delinea la possibilità<br />

di una interazione peptidergica tale da produrre<br />

due tipi di sindrome da stress una a<br />

elevato CRH e una a basso CRH.<br />

Nel primo caso lo stress si accompagnerà<br />

a immunodepressione nel secondo caso a<br />

una disregolazione della risposta immunitaria<br />

certamente implicata nella comparsa di<br />

fenomeni di autoimmunità.<br />

CRH: + serotonina<br />

ADH: + acetilcolina - GABA<br />

+ dopamina - melatonina<br />

Fig. 1


MB LUGLIO/SETTEMBRE MILLENOVECENTONOVANTASEI<br />

➧ PRESENZA DI FRAMMENTI<br />

BATTERICI O VIRALI<br />

(MICOBATTERI, STREPTOCOCCHI,<br />

COXSACKIE, SALMONELLE,<br />

YERSINIE, CLAMIDIE) anche a<br />

distanza di anni dall’infezione<br />

primitiva (CROSSREATTIVITÀ)<br />

➧ APLOTIPO HLA-DR<br />

(FAVORISCE L’AGGREGAZIONE<br />

APG-ANTIGENE)<br />

➧ TERAPIE FARMACOLOGICHE<br />

PREGRESSE. DISREGOLAZIONE<br />

DELL’AUTOIMMUNITÀ<br />

NATURALE?<br />

(LINFOCITI CD5+)<br />

Fig. 2<br />

L’immunodepressione da stress è simile a<br />

quella che si accompagna a una prolungata<br />

terapia a base di corticosteroidi: inibizione<br />

<strong>delle</strong> APC, blocco della sintesi di interferone<br />

e interleuchine, soppressione dell’attività<br />

natural killer e contemporanea attivazione<br />

dei linfociti CD8 suppressor, diminuita sintesi<br />

di prostaglandine.<br />

Un’insufficiente attivazione del CRH con<br />

insufficienza funzionale del corticosurrene,<br />

sintesi incostante di cortisolo e disregolazione<br />

del ritmo guida del cortisolo, caratterizzeranno<br />

invece la risposta di tipo autoimmune.<br />

Le malattie autoimmuni sono le patologie<br />

infiammatorie croniche. Il deficit del tono serotoninergico<br />

centrale potrebbe riflettere<br />

anche la diminuzione periferica della serotonina<br />

con vasodilatazione sistemica e conseguente<br />

perpetuarsi di una situazione favorente<br />

la cronicizzazione <strong>delle</strong> infiammazioni.<br />

La disregolazione del network immunitario<br />

sarebbe determinata da una serie di<br />

stressori che agiscono in modo sinergico, fattori<br />

genetici (aplotipi HLA specifici), problematiche<br />

psicoemozionali, noxae patogene<br />

ambientali, insulti di natura tossica o farmacologica,<br />

etc. (Fig. 2).<br />

Blaloct negli anni 80 ebbe la brillante intuizione<br />

circa l’identità di operare del sistema<br />

nervoso e di quello immunitario. Essi funzionerebbero<br />

come organi di senso in grado<br />

di elaborare stimoli. La ovvia conclusione<br />

è che gli effetti degli stressori a livello di<br />

sistema nervoso centrale e periferico vanno<br />

a sommarsi a quelli di natura batterica virale<br />

o tossica, che vengono registrati dal sistema<br />

immunitario, per dare luogo a risposte<br />

integrate.<br />

Infatti il concetto di separazione tra sistema<br />

nervoso e immunitario è stato ampiamente<br />

superato dalla scoperta <strong>delle</strong> cosiddette<br />

giunzioni neuroimmuni: serrate presenti a livello<br />

<strong>delle</strong> stazioni linfatiche e dalla costatazione<br />

che gli stessi linfociti sintetizzano ormoni<br />

e neurotrasmettitori oltre a possederne<br />

i recettori specifici.<br />

Sarebbe opportuno somministrare ai pazienti,<br />

candidati alla terapia biologica, un<br />

questionario volto a classificare il grado di<br />

stress prima e dopo la terapia. Gli eventi<br />

stressanti possono essere riferiti a due grandi<br />

gruppi: stress riferiti a perdite e stress riferiti<br />

a aspettative di vita disattese.<br />

Al primo gruppo appartengono eventi come<br />

morte, divorzio, separazione, imprigionamento,<br />

gravidanza, morte di un amico, alterazione<br />

dei ritmi circadiani del sonno e dei<br />

pasti.<br />

Al secondo, eventi tipo licenziamenti,<br />

cambiamenti dello status economico, successo<br />

personale, cambi di residenza, problemi<br />

con il capufficio, cambi di scuola o di<br />

lavoro, etc.<br />

Tali eventi vengono valutati in base al SRR<br />

(Social Readjustment Rating Scale di Holmes<br />

e Rahe che valuta l’impatto relativo dei singoli<br />

eventi stressanti) e al LC (Life Change<br />

Units) cioè al numero di eventi stressanti verificatisi<br />

contemporaneamente nella singola<br />

unità di tempo.<br />

Da quanto abbiamo fin qui detto si deduce<br />

che il Grund System si struttura e si modifica<br />

grazie al sistema cibernetico di regolazione<br />

neuroimmunologica, che parla attraverso il<br />

66<br />

suo linguaggio di natura adrenergico-peptidergica.<br />

Varrà la pena ricordare che le malattie autoimmuni<br />

colpiscono soprattutto donne in età<br />

fertile, il cui metabolismo è orientato in senso<br />

”iperestrogenico”.<br />

A tal proposito, studi effettuati su donne<br />

affette da LES hanno evidenziato un aumento<br />

della conversione periferica del testosterone<br />

in estrone, mentre in molte pazienti<br />

affette da AR si assiste a un calo del-<br />

Fig. 3<br />

Fig. 4<br />

LA TERAPIA BIOLOGICA<br />

DELLE MALATTIE<br />

AUTOIMMUNI<br />

• farmaci di identità genotipica<br />

• farmaci di neuromodulazione<br />

centrale<br />

• nosodi ed immunomodulatori<br />

• organoterapici<br />

• farmaci di drenaggio e<br />

riattivazione mesenchimale<br />

• catalizzatori del ciclo di Krebs<br />

ASPETTI PNEI<br />

DEL GENOTIPO<br />

FOSFORICO<br />

• disregolazione diencefalica<br />

• ipocorticosurrenalismo<br />

• disreattività immunologica<br />

(atopia... autoimmunità)<br />

• iperestrogenismo relativo nella<br />

donna


LUGLIO/SETTEMBRE MILLENOVECENTONOVANTASEI<br />

la produzione di androgeni a opera del corticosurrene.<br />

In soggetti affetti da artrite reumatoide è<br />

frequente l’identificazione di frammenti batterici<br />

o virali soprattutto a livello <strong>delle</strong> articolazioni<br />

(micobatteri, streptococchi, coxsackie,<br />

salmonelle, yersinie, clamidie) anche<br />

a distanza di anni dall’infezione primitiva<br />

o a prescindere da quest’ultima. Tale dato<br />

implica la presenza di fenomeni di crossreattività<br />

tra determinanti antigenici di natura<br />

batterica o virale e autoantigeni evidenziatisi<br />

nel corso della vita.<br />

I soggetti colpiti da malattie autoimmuni<br />

presentano spesso un corredo aplotipico<br />

HLA DR. Tale aplotipo sembrerebbe favorire<br />

l’aggregazione tra le APC e gli autoantigeni.<br />

Già negli anni 50 Reckweg aveva dimostrato<br />

come terapie antibiotiche o cortisoniche<br />

protratte possano condurre alla formazione<br />

dei cosiddetti peptidi selvaggi cioè alla<br />

comparsa di autoantigeni.<br />

Nei soggetti affetti da autoimmunopatie si<br />

potrebbe ipotizzare una disregolazione di<br />

fondo dell’autoimmunità naturale.<br />

Quest’ultima si accompagna alla produzione<br />

di autoanticorpi di tipo IgM a bassa affinità<br />

da parte di cloni cellulari di linfociti<br />

BCD5+ (il CD5 è un determinante antigenico<br />

presente sui linfociti T).<br />

La progressione verso l’autoimmunità potrebbe<br />

estrinsecarsi in una perdita del CD5<br />

da parte dei cloni specifici di linfociti B che<br />

verrebbero così a trasformarsi nei temibili<br />

linfociti BCD5- a livello dei quali vengono sintetizzati<br />

gli autoanticorpi IgG della risposta<br />

autoimmune (Fig. 2).<br />

La terapia biologica <strong>delle</strong> malattie autoimmuni<br />

verterà su sei gruppi di farmaci<br />

(Fig. 3).<br />

Vale la pena sottolineare che il genotipo<br />

fosforico sarà più suscettibile nei confronti<br />

dell’autoimmunità (Fig. 4).<br />

Dal punto di vista PNEI il soggetto fosforico<br />

si caratterizza anche per la tipica disregolazione<br />

della trasmissione diencefalica,<br />

l’ipocorticosurrenalismo cronico, la disreattività<br />

immunologica che si manifesta in un<br />

ampio spettro di malattie di gravità crescen-<br />

te, dalle atopie alle malattie autoimmuni, e<br />

infine per le manifestazioni da iperestrogenismo<br />

tipiche nella donna.<br />

I farmaci di neuromodulazione centrale<br />

(soprattutto organoterapici) avrebbero il<br />

compito di regolarizzare la trasmissione<br />

diencefalica.<br />

I nosodi e gli immunomodulatori avrebbero<br />

il compito di ”eliminare le informazioni”<br />

provenienti dagli autoantigeni che scatenano<br />

le reazioni di crossreattività nei confronti<br />

di determinanti antigenici batterici, virali o<br />

di altra natura.<br />

Gli organoterapici agirebbero invece a tre<br />

livelli: frenerebbero la produzione di anticorpi,<br />

modulerebbero l’interazione fra autoantigene<br />

e autoanticorpo, stimolerebbero<br />

la sintesi di anticorpi antiidiotipo.<br />

Questi ultimi sono stati evidenziati a corollario<br />

della teoria del network idiotipico di<br />

Jerne.<br />

Ogni anticorpo possiede infatti nella sua<br />

porzione variabile una frazione antigenica a<br />

sua volta in grado di stimolare la sintesi di<br />

anticorpi. Un tale anticorpo antiidiotipo, proprio<br />

grazie alla sua capacità di legarsi all’anticorpo<br />

per cosi dire di prima generazione,<br />

è simile all’antigene, nel nostro caso all’autoantigene<br />

contro cui è rivolta la risposta immunitaria<br />

e di cui rappresenta un immagine<br />

speculare.<br />

È ovvio dedurre che la possibilità di somministrare<br />

anticorpi antiidiotipo in opportuna<br />

diluizione avrebbe un triplice scopo, da<br />

una parte mascherare il sito di riconoscimento<br />

sui linfociti B nei confronti dell’autoantigene,<br />

dall’altra bloccare la blastizzazione<br />

della beta cellula specifica e probabilmente<br />

favorire l’eliminazione per citolisi<br />

dei cloni cellulari interessati.<br />

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Liviana Editore<br />

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Karger, Basilea 1992.

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