RIVISTA 4/00 - Mare Nostrum

RIVISTA 4/00 - Mare Nostrum RIVISTA 4/00 - Mare Nostrum

marenostrum.it
from marenostrum.it More from this publisher
16.06.2013 Views

14 N A V I G A N D O a 90 vasche galleggianti suddivise in tre pennelli paralleli muniti di camminamenti ed elementi mobili di collegamento, una piattaforma di servizio di 360 mq. con un’ avannottiera a terra, e produzione stimata di 4000-5000 quintali annui di orate e spigole. Il costo annuo della concessione? Ridicolo: 500.000 lire. A quanto pare il TAR ha cassato il progetto perché il nulla osta rilasciato a suo tempo dalla Capitaneria di Olbia, competente per quel territorio, si riferiva ad un altro tratto di mare, situato nella vicina baia di Porto Pozzo. Con estrema disinvoltura, a quanto pare, il luogo in cui realizzare l’impianto era cambiato durante l’ iter burocratico e amministrativo. Per questo il TAR ha decretato l’ illegittimità del tutto. Con grande soddisfazione dei sindaci dei due comuni, della Comunità Montana, di numerosi cittadini e dei membri del Comitato Salvaguardia La Sciumara (com.sciumara@ tiscalinet.it). Ma non bisogna abbassare la guardia anche perché quello degli impianti di itticoltura é un problema grosso. Vi sono problemi, ancora oggetto di studi, per ciò che riguarda lo smaltimento dei rifiuti organici dei pesci allevati e la dispersione dei mangimi. Sotto un impianto di itticoltura una spessa coltre di sedimenti provenienti dall’impianto distrugge la vita della sottostante porzione di fondo marino. Pare che realizzando impianti di dimensioni modeste ed attivando una catena biologica di almeno parziale smaltimento dei residui organici e dei mangimi, sarebbe possibile contenere e quasi annullare gli effetti negativi di questo tipo di impianti. Unico svan- taggio. Minori profitti. Ma non sempre il maggior profitto può essere la ragione per cui si fanno le cose in un certo modo. Antonio Mannu CARRETTE DEL MARE Venerdì 7 settembre alle 06.45 la motonave EuroBulcker IV si é incagliata su una secca di fronte a Porto Scuso, in mezzo al canale che separa la Sardegna dall’isola di S.Pietro. La nave trasportava 17.200 tonnellate di carbone destinato alla centrale Enel di Porto Vesme. Sulla causa del disastro si sono diffuse molte voci: che la carta nautica a disposizione del comandante Kostantin Djadkov, ucraino di 41 anni, poi arrestato con l’accusa di disastro colposo, fosse la carta generale del tirreno centrale; che la nave abbia imboccato il canale senza attendere l’intervento del rimorchiatore e del pilota; che vi siano state negligenze anche a terra. Resta il fatto che, durante una notte di bufera, una nave é andata in secca, degli uomini hanno rischiato la vita, centinaia di quintali di gasolio si sono riversati in mare e il carico è ancora da recuperare, come il relitto. Si poteva evitare? Probabilmente si. Come si potrebbe evitare, con norme adeguate e fatte rispettare, che navi cisterna e petroliere lavino le sentine a mare, come pare sia accaduto N A V I G A N D O di recente al largo della Costa Smeralda. Basterebbe far obbligo alle navi, una volta scariche, di pulire le sentine in modo controllato e in modo che i reflui possano essere adeguatamente smaltiti prima che la nave riprenda il mare. Pare sia così negli Stati Uniti, ed anche in altri paesi. L’incidente riporta drammaticamente d’attualità la necessità di impedire che navi che trasportano carichi pericolosi transitino attraverso le Bocche di Bonifacio. Ma questo, pur se importante, non basta. E il mare tutto che va salvaguardato. Gli strumenti ci sono o si possono creare, basta volerlo. Basta non accettare più che navi non sicure possano transitare nei porti italiani. Esser severi con chi, dal comandante di una nave al pilota di un porto, non svolge in modo rigoroso le proprie incombenze. Varare e far rispettare le norme che servano a salvaguardare l’ambiente. Antonio Mannu dal 1969 C’E’ !un messaggio per te La Mare Nostrum Editrice ricerca, in tutta l’isola, collaboratori per l’area commerciale. Inviateci il vostro curriculum vitae. Speriamo di potervi accogliere nel nostro equipaggio. Nautica Salvatore Pirisi vendita - assistenza - rimessaggio solo i migliori marchi Zona Industriale Predda Niedda Nord strada nr. 2 - 07100 Sassari telefono e fax 079/260422 - 347/7125998 - e-mail: nauticapirisi@tiscalinet.it 15

16 N A V I G A N D O WIND CUP Le acque del Poetto come quelle di Auckland. Per otto giorni, dal 21 al 28 agosto, nello specchio di mare della “VI fermata” della spiaggia cagliaritana, oltre ottocento persone hanno sognato le imprese di Luna Rossa. Grazie alla Wind Cup 2000, infatti, i frequentatori del Poetto e gli aficionados della tintarella, hanno provato l’emozione dei match races ( uno contro uno ), la spettacolare formula adottata in Nuova Zelanda, nell’ultima edizione della coppa America, la regata più antica del mondo. Per poter partecipare e sognare le imprese di Francesco De Angelis e compagni, è bastato compilare un coupon disponibile nel “beach stadium” del Poetto ( di fronte all’ippodromo ) che veniva poi sorteggiato dagli organizzatori per formare ogni giorno gli equipaggi capeggiati da tre skipper al timone delle imbarcazioni: Andrea Cittadini, Luca Pelosio e Andrea Barbera. Tre velisti con alle spalle diverse regate e maratone sul mare, come il giro d’Italia di Cino Ricci, che hanno insegnato agli improvvisati equipaggi le basi dei primi segreti dell’andar per mare, prima in un mini corso in spiaggia, poiin barca durante una vera e propria regata su un percorso a bastone con la formula del match race. A disposizione degli aspiranti velisti due Tom 28, imbarcazioni di circa otto metri e mezzo, che su scala hanno tutte le caratteristiche tecniche delle sorelle maggiori della coppa America. Due scafi molto maneggevoli, dotati di una randa di 22 metri quadri, di un genoa di 15 e di uno spinnaker di 55, che hanno trovato subito il consenso di tantissimi giovani, i quali hanno fatto la fila per riuscire ad essere estratti e poter poi partecipare ai match races; “Sinceramente, non ci aspettavamo un successo di queste dimensioni – dice Susanna Molon, responsabile delle pubbliche relazioni della Wind Cup – anche se la gente non ha dimenticato le notti magiche di Luna Rossa, che in primavera ha tenuto svegli milioni di italiani. I cagliaritani, insomma, hanno scoperto la vela e gli avvincenti match races sentendosi per circa un’ora (tanto durava ogni regata) degli skipper. La formula ha funzionato e torneremo sicuramente anche la prossima estate”. La Wind Cup 2000 è approdata a Cagliari dopo aver toccato altre cinque città italiane: Civitanova Marche, Ostia, San Benedetto del Tronto, Fregene, Sabaudia. La manifestazione, che ha preso il via il 24 giugno, si è conclusa nella spiaggia di Pescara il 24 settembre. Sergio Casano N A V I G A N D O LA MORTE DI FRANCO FOSSA GRANDE APPASSIO- NATO DELLA VELA E DEL MARE Franco Fossa se ne è andato, ha deciso di lasciarci e la notizia è arrivata come uno schiaffo sul viso di chi lo aveva visto, ancora pochi giorni prima, godere del mare, del vento e della compagnia degli amici sulla barca sulla quale era ormai da anni protagonista del circo della vela latina, la Francesca - Asinara Libera. Proprio nell’equipaggio più allegro e spensierato, è arrivata una tragedia così inaspettata e incomprensibile. L’Asinara continuerà a veleggiare ma l’allegria non sarà più la stessa. Abbiamo chiesto un ricordo a Giancarlo Acciaro, amico di Franco e armatore di Asinara Libera. (p. a.) Il soffio di una brezza amica. Era una giornata d’estate. Il risveglio da una notte passata tra insonnia e curiosità’: una liberazione! La quiete notturna attira le aspettative del giorno che sta per arrivare. Il nervosismo invade la normale vita di un uomo d’esperienza che tutte le volte prova delle sensazioni irripetibili e non comuni nella vita quotidiana: e’ il giorno della regata. Ogni cosa programmata nei giorni precedenti e’ da rifare: il ghiaccio non arriva, le cime non vanno bene, l’equipaggio tarda, la confusione e’ nell’aria. La tensione aumenta scoprendo il carattere dei nostri compagni d’avventura che sembrano trasformati da questo evento. Gli equipaggi sono eccitati, ma ognuno: timonieri, tattici, marinai, armatori e zavorre, nascondono la verità’. La verità’ e’ vincere. Questa grande esperienza, quella di vincere, che ogni giorno dell’anno si rinnova negli incontri, nelle letture di cronache di regate e che ci tiene in allenamento aspettando la data della sfida. Eccola la sfida. Si lasciano gli ormeggi, la concentrazione si fa spazio, gli uomini ritrovano le proprie conoscenze, le proprie esperienze marinare. A bordo si respira aria di regata: le manovre sono automatiche, gli sguardi ordini, il controllo degli avversari vangelo. Tutto e’ ormai vero, tutto e’ vita. Si parte finalmente. L’imbarcazione comincia a rispondere alle sollecitazioni delle manovre di mani esperte che cazzano e lascano scotte e drizze; regolano fiocchi e rande che sembrano rispondere a rumori e vibrazioni dello scafo. Equipaggio e imbarcazione sono un’unica armonia. Sembrerebbero da sempre integrati uno con l’altra per vincere il vento, per vincere il concorrente, per vincere la sfida. Le boe sono in lontananza, il vento non ci aiuta, la stanchezza comincia a subentrare all’entusiasmo, l’equipaggio comincia a sbandare. Qualcuno pensa già’ a ritirarsi, ma e’ difficile convincere tutti. Lo spirito di corpo, la convinzione di potercela fare, recuperano anche chi per un istante vorrebbe abbandonare ed ecco che una leggera brezza che sembra aver sentito le nostre invocazioni, ci viene in aiuto facendo rivibrare l’entusiasmo e restituendoci più forza e coraggio. E’ cosi’ via, più’ carichi di prima, più’ agguerriti di prima, per concludere la sfida, per vincere. Finalmente si taglia il traguardo: non siamo primi. La sfida forse non era vincere, ma il confronto con gli altri, il confronto con la natura, la forza di esistere in mezzo agli altri con i propri mezzi, le proprie capacita’ e la propria umiltà’ per poter apprendere e migliorarsi. Vivere. Franco era uno di noi, un marinaio regatante, ma soprattutto un amico disponibile ed altruista. Forte da poter imporre il suo volere, ma umile nell’accettare il parere degli altri. Questo era Franco, con il suo sorriso e la sua stazza che rassicurava tutti e che ci incoraggiava ad andare avanti. Mai ultimo nel tendere la mano, mai ultimo nel capire gli altri. Però Franco, questa volta ha voluto regatare da solo: il vento e’ calato, la stanchezza e’ aumentata, uno sbandamento ed il traguardo si e’ fatto più’ lontano, gli altri sembravano più’ bravi e veloci. Imprendibili. Neppure un soffio di quella flebile brezza amica. Non abbiamo sentito le sue invocazioni, le sue speranze e non abbiamo potuto rispondere. Così Franco si e’ ritirato. Così Franco ha abbandonato la sfida. Cosi’ tutti noi ci sentiamo sconfitti. Giancarlo Acciaro 17

14<br />

N A V I G A N D O<br />

a 90 vasche galleggianti suddivise in tre pennelli paralleli<br />

muniti di camminamenti ed elementi mobili di collegamento,<br />

una piattaforma di servizio di 360 mq. con un’<br />

avannottiera a terra, e produzione stimata di 4<strong>00</strong>0-5<strong>00</strong>0<br />

quintali annui di orate e spigole. Il costo annuo della<br />

concessione? Ridicolo: 5<strong>00</strong>.<strong>00</strong>0 lire. A quanto pare il TAR<br />

ha cassato il progetto perché il nulla osta rilasciato a suo<br />

tempo dalla Capitaneria di Olbia, competente per quel<br />

territorio, si riferiva ad un altro tratto di mare, situato<br />

nella vicina baia di Porto Pozzo. Con estrema disinvoltura,<br />

a quanto pare, il luogo in cui realizzare l’impianto era<br />

cambiato durante l’ iter burocratico e amministrativo. Per<br />

questo il TAR ha decretato l’ illegittimità del tutto. Con<br />

grande soddisfazione dei sindaci dei due comuni, della<br />

Comunità Montana, di numerosi cittadini e dei membri<br />

del Comitato Salvaguardia La Sciumara (com.sciumara@<br />

tiscalinet.it). Ma non bisogna abbassare la guardia anche<br />

perché quello degli impianti di itticoltura é un problema<br />

grosso. Vi sono problemi, ancora oggetto di studi, per ciò<br />

che riguarda lo smaltimento dei rifiuti organici dei pesci<br />

allevati e la dispersione dei mangimi. Sotto un impianto<br />

di itticoltura una spessa coltre di sedimenti provenienti<br />

dall’impianto distrugge la vita della sottostante porzione<br />

di fondo marino. Pare che realizzando impianti di<br />

dimensioni modeste ed attivando una catena biologica<br />

di almeno parziale smaltimento dei residui organici e dei<br />

mangimi, sarebbe possibile contenere e quasi annullare<br />

gli effetti negativi di questo tipo di impianti. Unico svan-<br />

taggio. Minori profitti. Ma non sempre il maggior profitto<br />

può essere la ragione per cui si fanno le cose in un certo<br />

modo.<br />

Antonio Mannu<br />

CARRETTE DEL MARE<br />

Venerdì 7 settembre alle 06.45 la motonave EuroBulcker<br />

IV si é incagliata su una secca di fronte a Porto Scuso,<br />

in mezzo al canale che separa la Sardegna dall’isola di<br />

S.Pietro. La nave trasportava 17.2<strong>00</strong> tonnellate di carbone<br />

destinato alla centrale Enel di Porto Vesme. Sulla<br />

causa del disastro si sono diffuse molte voci: che la<br />

carta nautica a disposizione del comandante Kostantin<br />

Djadkov, ucraino di 41 anni, poi arrestato con l’accusa<br />

di disastro colposo, fosse la carta generale del tirreno<br />

centrale; che la nave abbia imboccato il canale senza<br />

attendere l’intervento del rimorchiatore e del pilota;<br />

che vi siano state negligenze anche a terra. Resta il fatto<br />

che, durante una notte di bufera, una nave é andata in<br />

secca, degli uomini hanno rischiato la vita, centinaia di<br />

quintali di gasolio si sono riversati in mare e il carico è<br />

ancora da recuperare, come il relitto. Si poteva evitare?<br />

Probabilmente si. Come si potrebbe evitare, con norme<br />

adeguate e fatte rispettare, che navi cisterna e petroliere<br />

lavino le sentine a mare, come pare sia accaduto<br />

N A V I G A N D O<br />

di recente al largo della Costa Smeralda. Basterebbe far<br />

obbligo alle navi, una volta scariche, di pulire le sentine in<br />

modo controllato e in modo che i reflui possano essere<br />

adeguatamente smaltiti prima che la nave riprenda il<br />

mare. Pare sia così negli Stati Uniti, ed anche in altri<br />

paesi. L’incidente riporta drammaticamente d’attualità la<br />

necessità di impedire che navi che trasportano carichi<br />

pericolosi transitino attraverso le Bocche di Bonifacio.<br />

Ma questo, pur se importante, non basta. E il mare tutto<br />

che va salvaguardato. Gli strumenti ci sono o si possono<br />

creare, basta volerlo. Basta non accettare più che navi<br />

non sicure possano transitare nei porti italiani. Esser<br />

severi con chi, dal comandante di una nave al pilota di un<br />

porto, non svolge in modo rigoroso le proprie incombenze.<br />

Varare e far rispettare le norme che servano a<br />

salvaguardare l’ambiente.<br />

Antonio Mannu<br />

dal 1969<br />

C’E’ !un<br />

messaggio<br />

per<br />

te<br />

La <strong>Mare</strong><br />

<strong>Nostrum</strong> Editrice<br />

ricerca,<br />

in tutta<br />

l’isola, collaboratori<br />

per<br />

l’area commerciale.<br />

Inviateci il<br />

vostro curriculum<br />

vitae.<br />

Speriamo di<br />

potervi accogliere<br />

nel<br />

nostro equipaggio.<br />

Nautica Salvatore Pirisi<br />

vendita - assistenza - rimessaggio<br />

solo i migliori marchi<br />

Zona Industriale Predda Niedda Nord strada nr. 2 - 071<strong>00</strong> Sassari<br />

telefono e fax 079/260422 - 347/7125998 - e-mail: nauticapirisi@tiscalinet.it<br />

15

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!