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La scomparsa di Zio Peppe Benenati: fine di un epoca. Con la morte di Giuseppe Benenati , da tutti chiamato affettuosamente “Zio Peppe”, il mastro proprio aprendo una bottega in Via Tonnara. Inizialmente si occupò di falegnameria e riparazioni o rifacimenti di in circa tre anni, nel 1978, una goletta di dodici metri, la “Beatrice”, progettata ugualmente su modellino dello d’ascia stintinese , il più anziano, con vecchie barche, prevalentemente i gozzi stesso Fortunato, che ancora oggi i suoi 94 anni, dei carpentieri della Sar- da pesca stintinesi, ma in breve tempo, naviga nelle acque dell’arcipelago della degna, termina davvero l’epoca della man mano che faceva esperienza e Maddalena. Non lascia eredi della sua costruzione delle barche tradizionali seguendo il suo estro, iniziò a tracciare attività e della sua abilità se non il figlio da lavoro nell’isola. La sua vita fu le linee delle prime barche di nuova dedicatosi però alla falegnameria, solo legata esclusivamente al lavoro, alla costruzione, individuate dapprima sul una bottega stipata di modellini e di famiglia e alle vicende della piccola modellino costruito in scala, e poi “beddi pezzi di legno” come li chia- comunità stintinese da cui si allontanò riportate sul tavolato, secondo il mava spesso, e tante barche che ancora in rarissime occasioni, proprio secondo metodo prevalentemente adottato in vivono e spesso lavorano nelle acque Testo e foto di le regole di vita di un’altra età ormai Liguria. Così avviò e mantenne la sua del golfo dell’Asinara. Pochi giorni Paolo Ajello definitivamente tramontata. Era nato vita successiva, trasferendo la sua bot- prima di morire, ricevette un premio, proprio a Stintino, fondata da appena tega più avanti in via Tonnara, con la riconoscimento alla sua lunghissima vent’anni, nel 1906, penultimo di una barca in costruzione sulla strada e il carriera: il Trofeo del Presidente della numerosa famiglia, della quale faceva melograno sulle scale, e tante barche Regione Sardegna messo in palio da parte, come marito di una sorella, che uscirono dalle sue mani, anche Efisio Serrenti durante la 18° Regata un falegname, Antonio Vallebella, che quattro all’anno nel pieno dell’attività della Vela Latina di Stintino. Lungo durante la stagione della pesca del che si prolungò fino a tardissima età. la sua lunga esistenza fu testimone tonno lavorava come caposquadra Più di cento furono le barche costruite dei cambiamenti di un secolo di navi- presso il cantiere del locale stabili- o ricostruite da Zio Peppe, e altrettante gazione e di vita, dai tempi in cui Stinmento della Tonnara Saline. Fu proprio quelle su cui in varia misura intervenne tino era praticamente isolata e collegata grazie alla Tonnara che venne intro- con riparazioni o modifiche, quasi tutte col resto del mondo dal Postale a vela dotta a Stintino l’arte costruttiva ligure, barche tradizionali da lavoro, gozzi e latina, all’attuale affollamento estivo, infatti i carpentieri che costruivano e guzzette da pesca, ma non solo, anche passando per la fine della vela e l’av- riparavano i caratteristici barconi pro- gozzi e lance da diporto, armate a vento del motore nelle piccole barche venivano ogni anno dalla Liguria e, in vela latina, come la Cassiopea (oggi di da pesca, dal periodo di splendore e di quel periodo, in particolare da Alassio. Mario Segni), la S. Rita, la Lorella oggi fervente attività della Tonnara, una vera All’età di undici anni Giuseppe venne tristemente e scandalosamente abban- industria, alla sua decadenza e chiusura introdotto al lavoro nella Tonnara come aiuto carpentiere proprio dal cognato che ne aveva notato l’abilita nelle attività manuali. Alla Tonnara zio Peppe imparerà l’arte e il mestiere dai maestri donata sullo scalo di Stintino, e barche meno tradizionali e più impegnative, su progetto, come quelle per l’Ingegner Battista Succhi (noto Titino, un Lightning, deriva a spigolo che a Stintino definitiva, all’attuale periodo di introduzione della vetroresina anche nel mondo della pesca, con conseguente demolizione obbligatoria delle storiche barche di legno, alla riscoperta della Foto di Zio Peppe Benenati, già novantenne, al lavoro su un gozzo di Stintino. Sopra, la Lorella 2°, una delle barche più belle costruite da Zio Peppe, ora in abbandono nel porto di Stintino. alassini, come Mastro Ciccio Fassio, soprannominarono subito “cassa per vela latina e della nautica tradizionale; portatori della progredita tradizione aragoste”), o la Franca Testarda, pro- ma vedendolo camminare lungo i moli, cantieristica ligure, ma non solo, divengettata dall’Ingegner Diana. Unica all’età di novant’anni, col suo gremterà particolarmente abile anche nella pausa e periodo di lontananza da Stinbiule di mastro d’ascia e la cassetta da preparazione e conservazione dei tonni, tino, di cui si dilungava a parlare sulle calafato, per andare a lavorare su qual- fino a mantenere il legame con la ton- banchine stintinesi, fu il servizio miliche gozzo, si manifestava lampante la nara per tutto il periodo di attività di tare, svolto in marina su una grossa forza di una tradizione e di un mondo questa, ogni primavera, sia a terra, in nave officina, la “Pola”, con la quale che sopravviveva a tutto, ancora ele- cantiere, che in mare, durante la pesca, compì una lunga crociera lungo le coste mento fondamentale della vita e del imparando anche il dialetto alassino europee, attraverso la quale conobbe lavoro sul mare. che parlava correntemente. Dopo alcuni il mondo degli anni venti e l’alto anni, nel 1926, Giuseppe venne autoriz- mare, quel tanto che servì per dare alle zato dalla Capitaneria di Porto Torres sue barche la grande marinità che le all’esercizio della professione di mae- ha sempre contraddistinte. Zio Peppe stro d’ascia, grazie alla dichiarazione di lavorò sempre da solo, col solo aiuto, a Mastro Fassio, così come prevedevano periodi, del figlio Fortunato, anch’egli 40 le norme dell’epoca, e poté mettersi in falegname, con il quale portò a termine 41