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L'alpeggio nelle Alpi lombarde tra passato e presente - Ruralpini

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in esame) localizzati, per di più, non solo <strong>nelle</strong> aree di influenza lombardofona (Pejo, Rendena, Val di<br />

Ledro, Giudicarie), ma anche in quella di maggior influenza venetofona (Vanoi).<br />

In Trentino, l’uso di malga con il significato di “mandria o gregge da latte radunata per l’alpeggio” è<br />

attestato negli statuti di Daone del 1307 29 e ancora, nel XVI secolo, nel senso più generale di<br />

“mandria/gregge” in quello di Riva. 30 Tali esempi non fanno altro che rispecchiare le testimonianze su<br />

una diffusione più generale dell’uso di questa voce in Trentino <strong>tra</strong> il sec. XIII e i successivi 31 . Non<br />

mancano indicazioni circa l’uso medioevale di malga con il significato di “gregge ovino” anche nel<br />

veronese 32 . Gli statuti delle comunità della Vallecamonica e delle valli breasciane risultano documenti<br />

di particolare interesse per lo studio dell’evoluzione storica delle voci in questione, dal momento che<br />

in quest’area lombarda l’uso di malga per indicare il gruppo di animali è regredito nel tempo lasciando<br />

spazio, nell’italiano regionale e, marginalmente anche nella parlata locale, all’uso della voce con il<br />

significato di “insieme di pascoli”. L’esame di queste fonti conferma come l’uso della voce malga nel<br />

significato di “mandria” risulti più antico. Lo statuto di Darfo indica con chiarezza come il significato<br />

di malga coincida con quello di “mandria” (la pena per il pascolo abusivo nei maggenghi era, infatti,<br />

di soldorum viginti planetorum pro singula malga seu grege nel caso i capi avessero superato il<br />

numero di dieci) 33 , ma indica altresì l’alpe pascoliva con mons altus e il maggengo con mons 34 . Lo<br />

statuto di Anfo, della fine del XV secolo, evidenzia con chiarezza il significato di malga quale sistema<br />

di conduzione cooperativo, precisando che tutti i proprietari di bestiame erano tenuti a “mettere in<br />

malga” i propri capi sul Monte [Alpe]de Barimone, che la mandria doveva essere unica e che tutti<br />

dovevano contribuire alle spese in proporzione al tempo di permanenza del bestiame in alpe 35 . Lo<br />

statuto di Cimmo in Val Trompia (1372) utilizza l’espressione “mittere in montem causa amalgandi”<br />

per indicare la costituzione di una malga di pecore da latte, utilizzato per la produzione di formaggio,<br />

gestita da un casaro con l’assistenza di tre pastori “anziani” 36 . Gli statuti sono molto chiari sul punto<br />

29 Statuti di Daone, a 1307, Cap. 3:“quod <strong>tra</strong>nseat ad pontem de rì unde <strong>tra</strong>nseunt malge quando vadunt et veniant usque in<br />

rì de subter cinglis intus et ex<strong>tra</strong> et non in pratis (...)” (F. Giacomoni, La tutela dell’alpeggio <strong>nelle</strong> carte di regola del<br />

Trentino, in: Arge Alp -a cura di- Economia alpestre e forme di sfruttamento degli alpeggio, Bolzano, 2001, pp.119-144).<br />

30 Statuto di Riva, ca 1521, ALomb, p. 186, Tit. I, Cap, 23: “pro vaccaris et malgis”; Tit. IV, Cap. 112: “pro qualibet malga<br />

(...) pro qualibet rozzi”.<br />

31 Sella, cit. Alomb p.186.<br />

32 Statuto di Cerea, sec. XIV, Alomb p. 186: “et sclapium ovium intellegatur esse a sex superius usque ad quatuor partes,<br />

abinde vero supra intelligatur malga”, ibidem.<br />

33 Statuto di Darfo, Statuti rurali di Anfo, Darfo e Darzo nei secoli XV-XVI, a cura di Vaglio U. Brescia, 1969, Cap 34: “De<br />

pena pasculantium montes et segabula incantata sine consensu incantatorum (...) Et si essent ul<strong>tra</strong> numerum decem eo casu<br />

sit pena soldorum viginti planetorum pro singula malga seu grege (...)”.<br />

34 Statuto di Darfo, cit., Cap 28: “Quod bestiamina malgarum non possint conducere de Montibus Altis ante festum Sancte<br />

Marie medij augusti. Item statutum est: quod non sit aliqua persona habens bestias in malga super Montibus Altis dicti<br />

comuni que audet nec presumat desmontare nec bestias de dictis montibus amovere causa veniendi ad pasculandum ipsas<br />

bestias in boschis sue montibus apellatis Amezmot [a mezzo monte], et hoc ante festum Sanctae Marie quod est quintodecimo<br />

mensis augusti pena et banno soldorum quatuor pro singula bestia bovina et unius pro singula bestia pecorina et caprina<br />

aplicanda secundum formam statutorum. Eo salvo que si fortuito casu morbi intervenientes in dictis malgis quod Deus<br />

avertat liceat et licitum sit talibus limitibus bestias morbatas se removere de dictis montibus cum bestijs ut sopra et se<br />

reducere inferius in locis apellatis ad Medium Montem etiam ante dictum terminum, et in dictis locis inferioribus posse stare<br />

per unam diem et unam doctem (...)”.<br />

35 Statuto di Anfo, Statuti rurali di Anfo, Darfo e Darzo nei secoli XV-XVI, a cura di Vaglio U. Brescia, 1969, Cap. 18r: “Item<br />

hano statuito et ordinato che ogni anno a di dodese de Zugno tute persone de Ampho che hano e che per lo advenire haverano<br />

et tegnarano bestiame possano condure esse bestie in pascholo in dicto monte de Barimone et quelle metterle in malga. Ita<br />

chel non se faza noma una malga et ogni persona havera bestie in dicto monte debea contribuire a tute le spese per la sua<br />

contingente parte per tuto il tempo del anno se tegnara dicte bestie in dicto monte. Et chi non contribuisse et non volesse<br />

contribuire alle dicte spese et non facesse malga ut sopra sia punito in soldi dese de planeti per ogni volta recusarà fare ut<br />

supra et niente de manco debea fare et stare in malga et pagare et contribuire ut sopra.”<br />

36 Lo stesso Statuto di Cimmo (Statuti rurali bresciani del secolo XIV Bovegno, Cimmo, Orzinuovi a cura di Nogara B. Cessi<br />

R., Bonelli G., Milano, 1927, pp. 176-178), al Cap. 70 utilizza l’espressione “ponere ad armentum” per indicare il sistema di<br />

custodia a rotazione <strong>tra</strong> i vicini del bestiame bovino e caprino “ (...) quelibet persona comunis prediscti, habens et tenens<br />

bestias aliquas tam bovina quam caprinas in territorio dicti comunis, teneatur et debeat ipsas et quamlibet earum ponere ad<br />

armentum cum aliis bestiis vicinorum suorum et facere suam parte custodie, quando venerit sibi sors, cum bona e sufficiente<br />

custodia (...).”Tale sistema, probabilmente, prevedeva l’utilizzo di pascoli diurni e il ritorno degli animali alla sera presso le<br />

abitazioni dei rispettivi proprietari per la mungitura”. La differenza <strong>tra</strong> armentum e malga atteneva pertanto non alla specie<br />

animale ma al sistema di gestione che, nel caso della malga è caratterizzata da una gestione collettiva per la mungitura e la<br />

lavorazione del latte.

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