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L'alpeggio nelle Alpi lombarde tra passato e presente - Ruralpini

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Tabella – Confronto carico di bestiame alpeggiato nel corso del XX secolo<br />

SONDRIO BERGAMO BRESCIA COMO LECCO<br />

1900 1970 2000 1900 1970 2000 1970 2000 1900 1970 2000 1900 1970 2000<br />

Vacche latt. 23095 11603 7434 12093 4249 3407 7635 5543 4224 1552 1559 3089 1039 794<br />

Bovini asciutti 16219 10415 5580 11075 8014 5135 6904 5215 3083 1106 681 2717 2119 1233<br />

Equini 237 318 621 n.d. 221 747 211 480 n.d. 92 116 100 47 136<br />

Caprini 20938 1781 4902 532 196 1879 485 3526 3785 1737 2343 3510 294 2187<br />

Ovini 48177 3151 3873 3513 18243 26572 8513 17081 3358 973 585 46 937 2623<br />

Suini n.d. 1886 492 n.d. 428 243 1165 433 n.d. 465 226 n.d. 151 92<br />

UBA bovini 22140 16105 11678 12347 8397 7386 14835 9143 4030 1835 2108 3168 2345 1789<br />

UBA totali 32251 17505 13615 12920 11116 12401 16565 11430 5050 2408 2664 3776 2568 2647<br />

% UBAbovini 68,6 92,0 85,8 95,6 75,5 59,6 89,6 80,0 79,8 76,2 79,2 83,9 91,3 67,6<br />

<strong>Alpi</strong> caricate 407 351 264 195 182 126 240 176 73 65 51 64 51 45<br />

Fonte: nostre elaborazioni su dati IPA, IPML, SiAlp-Regione Lombardia.<br />

Alla diminuzione del numero delle alpi caricate non è corrisposta una con<strong>tra</strong>zione di pari entità delle<br />

superfici pascolive. Mentre il forte calo del numero delle alpi caricate prima degli anni ’70 è stato<br />

dovuto in larga misura all’abbandono di alpi di difficile accesso, ma anche di limitata estensione e<br />

scarsa qualità dei pascoli, nell’ultima parte del secolo la forte con<strong>tra</strong>zione del numero delle alpi è stata<br />

determinata dall’accorpamento di unità pastorali più piccole nell’ambito di unità gestionali di maggiori<br />

dimensioni. Per quanto riguarda gli animali caricati si osserva come la secolare tendenza all’aumento<br />

di importanza dei bovini sia proseguita anche nel XX secolo, come testimonia il crollo della presenza<br />

di ovini e caprini in provincia di Sondrio. Nell’ultimi decenni del XX secolo la ripresa<br />

dell’allevamento ovicaprino (legata alla diffusione di forme di allevamento accessorie) ha determinato,<br />

però, un significativo aumento della presenza di queste specie sui pascoli alpini. Vale la pena<br />

osservare come il crollo del numero di ovini alpeggiati in provincia di Sondrio sia legato anche alla<br />

riduzione del raggio della <strong>tra</strong>nsumanza bergamasca, che ha dovuto rinunciare ai pascoli estivi svizzeri<br />

e valtellinesi, tornando ad utilizzare quelli delle valli bergamensche dove, la presenza ovina, ha<br />

regis<strong>tra</strong>to un consistente aumento.<br />

Al di là dei dati statistici il sistema d’alpeggio ha regis<strong>tra</strong>to, dopo la metà del XX secolo, un profondo<br />

cambiamento legato alla modifica delle forme di migrazione alpina. La <strong>tra</strong>nsumanza bovina <strong>tra</strong> la<br />

pianura e i pascoli alpini, dopo una fase di <strong>tra</strong>sformazione (anni ’50 e ’60) in cui all’alpeggio delle<br />

vacche lattifere era suben<strong>tra</strong>to quello del solo bestiame giovane, è cessata quasi completamente. Le<br />

migrazioni in<strong>tra</strong>alpine, sia pure ridotte, continuano, invece, ad essere praticate anche perché, in alcune<br />

alte valli (Val S.Giacomo, Vallecamonica), interessate da un forte sviluppo del turismo invenale,<br />

l’allevamento stanziale è quasi scomparso. Si è verificata ovunque ad una forte semplificazione del<br />

modello di migrazione verticale che, in <strong>passato</strong>, prevedeva l’utilizzo primaverile e autunnale di<br />

maggenghi e “prealpi” collocati a livelli altimetrici intermedi <strong>tra</strong> le sedi permanenti e le alpi pascolive.<br />

La maggior parte dei maggenghi sono stati abbandonati o <strong>tra</strong>sformati in seconde case; alcuni<br />

maggenghi e baite, collocati al di sotto delle alpi pascolive sono, invece, stati assorbiti da queste<br />

ultime, divenendone il nuovo “piede”. Anche l’organizzazione dell’alpeggio è profondamente mutata.<br />

La lavorazione del latte, in <strong>passato</strong> realizzata presso le diverse mutate, è stata concen<strong>tra</strong>ta in una (o<br />

due) casere, che hanno potuto essere adeguate, dal punto di vista strutturale, alle prescrizioni delle<br />

norme igienico-sanitarie; il <strong>tra</strong>sporto del latte verso le casere viene effettuato con mezzi meccanici.<br />

Dal punto di vista delle strutture edilizie si deve regis<strong>tra</strong>re negli ultimi decenni del XX secolo una<br />

tendenza a privilegiare le strutture aperte per il ricovero degli animali, operando semmai la<br />

ristrutturazione delle vecchie stalle chiuse. Le nuove strutture sono state realizzate senza utilizzare<br />

materiali reperibili localmente e si sono rivelate spesso poco durature, oltre che motivo di impatto<br />

estetico pesantemente negativo 414 .<br />

414 “alcune malghe visitate (Tremonti, Forgnuncolo, Monticelli, Sommalbosco e Calvo di Vione), costruite negli anni 1950-55<br />

o su ruderi di malghe esistenti o ex novo, rappresentano un brutto inserimento nell’ambiente naturale. Edificate con gli stessi<br />

criteri operativi e gli stessi materiali (muri in pie<strong>tra</strong> scistosa e malta di calce, intonacati, copertura in cemento armato con

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