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L'alpeggio nelle Alpi lombarde tra passato e presente - Ruralpini

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è rimasta nell’uso solo nell’ambito dei locali dialetti lombardi. E’interessante sottolineare come<br />

nell’area valtellinese e valchiavennasca la voce, specie nell’espressione “il sistema della malga”,<br />

mantenga il significato specifico di “mandria di vacche da latte radunata in alpeggio e gestita in modo<br />

unitario” a differenza di altre aree <strong>lombarde</strong> (p.e. lecchese), dove ha mantenuto un generico significato<br />

di gruppi di animali (e anche, per estensione, di persone).<br />

Anche nell’area bergamasca, probabilmente in relazione con la <strong>tra</strong>nsumanza dei bergamini, la voce<br />

malga ha mantenuto il significato specifico. Persino negli Atti dell’Inchiesta sui pascoli alpini della<br />

provincia di Bergamo dell’inizio del XX secolo, in un contesto squisitamente tecnico, il Serpieri<br />

utilizza (sia pure utilizzando il corsivo e quindi riferendo la voce all’uso gergale o locale) la voce<br />

malga.<br />

“Allora avviene di regola, che questi si associno nel godimento del pascolo, costituendo di tutto il loro bestiame un’unica<br />

malga 24 ”<br />

“Ma gli altri comunisti consegnano il loro bestiame a guardiani nominati da loro stessi in apposita assemblea. e pagati a spese<br />

comuni. Il bestiame è così riunito in mandra, il latte lavorato in comune da un casaro stipendiato, i prodotti divisi in<br />

proporzione del latte fornito dalle vacche di ciascun utente. Dunque su queste alpi trovansi insieme ad alpeggiare il bestiame<br />

costituito in malga ed altro bestiame condotto individualmente dai singoli proprietari” 25 .<br />

Diverso è il caso della provincia di Brescia dove, si regis<strong>tra</strong> una generale diffusione della voce malga<br />

con il significato di alpe pascoliva, nella toponomastica e nell’italiano orale e scritto e, più<br />

limitatamente, anche <strong>nelle</strong> parlate locali 26 . E’ significativo che in Vallecamonica e <strong>nelle</strong> valli<br />

bresciane <strong>nelle</strong> parlate locali prevalgono comunque voci diverse da malga per definire la “mandria”.<br />

Anche quil’uso di malga con questa accezione non è sconoscito, ma appare legato all’attività dei<br />

malghesi <strong>tra</strong>nsumanti 27 .<br />

Vale la pena osservare che, anche al di fuori della Lombardia, <strong>nelle</strong> parlate locali il termine malga<br />

coincida con quello proprio della maggior parte delle parlate <strong>lombarde</strong>. L’AIS (1935) 28 non solo<br />

regis<strong>tra</strong> la voce malga con lo stesso significato del lombardo in 5 punti dei Grigioni (sia nella<br />

Bregaglia lombardofona che in valli retoromancie), ma anche in ben 5 punti del Trentino (su 15 presi<br />

voce malga che testimoniano la sua persistenza nel lessico italiano regionale. Uno interessante è offerto da un articolo<br />

apparso sulla REPS (pubblicazione edita a suo tempo dalla C.C.I.A.A. di Sondrio) a firma Amleto Del Giorgio: “Ebbene la<br />

conduzione primaria per una economicità del loro sfruttamento [degli alpeggi del comune di Samolaco] mi sembra essere la<br />

conduzione di ognuno di essi con il sistema della malga o del gregge, che, nel periodo di monticazione deve fare capo ad un<br />

unico capo-pastore” (Del Giorgio, Alpeggi senza s<strong>tra</strong>de: condizioni per una valorizzazione, REPS, 1978, giugno-luglio, 17-<br />

20). Vedasi anche, con riferimento alla Valchiavenna: “Le genti di Savogno e Dasile, proprietarie da secoli degli alpeggi<br />

Bles, Preda e Sovrana in Val Madris, utilizzavano da sempre tali territori di pascolo delle loro malghe” (G.Scaramellini, Le<br />

tre alpi dette “della mano nera”. Vicende storiche e leggenda relative alle tre alpi di Madris appartenute alla genti della<br />

valle di Savogno. Lunario di Valchiavenna 2000 -Suppl. La Voce della Valchiavenna, a. XIV, n. 11- pp 109-114). L’uso di<br />

malga con il significato di “mandria” nell’italiano regionale è confermato anche da un ulteriore esempio riferito alla<br />

Valtellina. Significativamente un articolo di G.Bianchini, studioso locale molto noto in Valtellina, si intitola: “La lotta nella<br />

malga per la «regiura»”che, sciogliendo ogni dubbio sul significato attribuito alla voce in questione inizia con le parole: “La<br />

malga si forma il primo giorno di monticazione, in un barek vicino alla prima baita, al piede dell’alpeggio al pè, mettendo<br />

insieme le mucche del caricatore, dei pastori e dei lacèr”. (G. Bianchini, La lotta nella malga per la “regiura” , REPS,<br />

luglio 1988, p. 69-72). In un articolo di pochi anni orsono sulla stessa rivista (Crottognini D., La monticazione: nella storia e<br />

in quel di Berbenno, REPS, n.3, marzo 1996, 10-12) si citano <strong>tra</strong> le spese dell’alpe le “regalie ai Parroci in occasione di<br />

festività e benedizioni alla malga”. E’ fondamentale osservare che in tutti questi esempi la voce malga, impiegata per<br />

indicare la mandria d’alpeggio, non è mai virgolettata o riportata in carattere corsivo.<br />

24<br />

IPABg, p.231.<br />

25<br />

Ibidem, p. 229. Le alpi in questione sono l’Alpe Palù e l’Alpe Monte Alto in comune di Costa Volpino al confine con la<br />

Valle camonica e il territorio bresciano.<br />

26<br />

Ciò vale limitatamente all’alta Valle camonica e, in parallelo con quanto indicato per toponomastica, con un significato<br />

specialistico rispetto a quello generale di alpe pascoliva.<br />

27<br />

La più diffusa è ròs de ache. L’uso di malga, con il significato di “mandria” è regis<strong>tra</strong>to dall’ AIS a Toscolano e nella<br />

Bassa; era, però, <strong>presente</strong> anticamente anche nell’area montana della Provincia di Brescia come indicherebbero gli Statuti<br />

comunali più antichi (vedi oltre). Degno di nota è anche la presenza di malga, con significato di “mandria” nella Bassa<br />

bresciana legato alla presenza di mandriani <strong>tra</strong>nsumanti (malghées) che dalla pianura bresciana si recavano in Val Seriana e<br />

Val di Scalve. “Il «malghese» in cambio pagava un affitto modico e lasciava al proprietario del fondo il concime prodotto<br />

dalla sua «malga»” (A. Moioli, I sistemi agricoli della Lombardia orientale durante la prima metà dell’Ottocento. Il caso<br />

delle zone ex-venete -provincie di Bergamo, Brescia e Cremasco- Rivista di Storia dell’Agricoltura, 18, 1978, (3), 15-70).<br />

28<br />

Jaberg K. J. Jud, Spach- und Sachatlas Italiens und der Südweiz, Vol VI, Zofingen, 1935.

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