L'alpeggio nelle Alpi lombarde tra passato e presente - Ruralpini
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1901 336 . Anche a Grosotto, sempre agli inizi del XX secolo, l’ Associazione dei comunisti nominava<br />
un casaro, un sottocasaro, 10 pastori, 2 per le pecore per la gestione dell’Alpe Piana 337 . Spostandoci<br />
in bassa Valtellina troviamo anche qui, a fianco degli esempi di gestione imprenditoriale delle alpi<br />
delle Valli del Bitto e della Val Tartano, nella Val Lesina la gestione delle alpi in comproprietà era<br />
effettuata in forma cooperativa, con nomina a maggioranza dei condòmini, del casaro, quale direttore<br />
tecnico, e l’assunzione di salariati 338 . Si <strong>tra</strong>ttava di alpi di una certa importanza considerato che l’Alpe<br />
Mezzana richiedeva il lavoro di ben 14 salariati <strong>tra</strong> uomini e giovinetti 339 .<br />
Questi sistemi di gestione, del tutto analoghi a quelli svizzeri e trentini, li ritroviamo non solo in<br />
Valtellina, ma anche nel Sebino bergamasco.<br />
“Infine troviamo le alpi pascolive Piano della Palù e Monte Alto del Comune di Castelfranco di Rogno 340 . Esse sono godute<br />
dai comunisti, in modo intermedio fra quello associato e quello dissociato, promiscuo. Avviene cioé che quei comunisti che<br />
possiedono in prossimità del pascolo cascine e prati conducono essi stessi, ogno per conto proprio, di giorno , il loro bestiame<br />
al pascolo, ritirandolo la sera <strong>nelle</strong> cascine. Ma gli altri comunisti consegnano il loro bestiame a guardiani nominati da<br />
loro stessi in apposita assemblea. e pagati a spese comuni. Il bestiame è così riunito in mandra, il latte lavorato in<br />
comune da un casaro stipendiato, i prodotti divisi in proporzione del latte fornito dalle vacche di ciascun utente.<br />
Dunque su queste alpi trovansi insieme ad alpeggiare il bestiame costituito in malga ed altro bestiame condotto<br />
individualmente dai singoli proprietari. Tutti i comunisti pagano indistintamente al comune una tassa di erbatico di L. 3 per<br />
ogni paga bovina, L. 1,5 per ogni mezza paga ovina, L. 25 per ogni capo equino 341 .<br />
Le forme di cooperazione che si riscon<strong>tra</strong>no nell’ambito dei sistemi d’alpeggio in Lombardia oltre a<br />
ripetere, come negli ultimi esempi i modi della gestione comunitativa “indiretta”, presentano anche<br />
l’aspetto della gestione comunitativa “diretta” che, come indicano diversi spunti forniti dagli statuti<br />
medioevali, può essere considerata la forma di gestione “primitiva”. In alta Vallecamonica il<br />
Toniolo 342 desciveva all’inizio del XX secolo come comune un sistema di gestione delle casere (alpi)<br />
così detto “ad economia”:<br />
“Un rappresentante di ogni famiglia comunista sale colle sue bastie e resta alla malga tutto il periodo della monticazione,<br />
dormendo insieme con gli altri compaesani e facendosi da mangiare ognuno per suo conto nella comune cucina. Invece il<br />
latte si lavora in comune, pesando volta per volta quello di ogni singolo proprietario e dividendo poi proporzionalmente i<br />
prodotti 343 .<br />
336 IPASoII, p.55<br />
337 IPASoI, p. 34-35.<br />
338 IPASoIII, p. 105-111.<br />
339 All’ Alpe Mezzana erano in forza 3 pastori per le vacche, 2 cascinai, un pastore per i vitelli, un pastore per le capre, un<br />
pastore dei buoi, un manzinaio, un manzolinaio, un pecorinaio, un caccino 14 persone <strong>tra</strong> uomini e giovinetti p. 108. La<br />
Convenzione fra i proprietari dell’Alpe Mezzana prevedeva il seguente carico del tutto ragguardevole: 24 maiali, 120 vacche<br />
da latte, almeno 120 capre da latte, 60 manze, 44 buoi, ibidem p. 108. Analoghe forme di gestione erano applicate anche<br />
all’Alpe Luserna dove nella Convenzione si stabiliva <strong>tra</strong> l’altro che, <strong>tra</strong> i compiti del casaro, (Cap. 6) vi fosse anche quello<br />
dichiarare abile il toro e prescrive che il toro dovesse servire alla malga [di vacche].<br />
340 In precedenza e, attualmente, in comune di Costa Volpino.<br />
341 IPABg, p. 229. Questo esempio è interessante per vari motivi in quanto, oltre a confermare la presenza di forme d’uso<br />
“promiscue”, indica come l’evoluzione verso la gestione imprenditoriale at<strong>tra</strong>verso l’affitto non abbia rappresentato un<br />
processo lineare; l’Alpe Monte Alto, cinque secoli prima, era, infatti “incantata” ad un caricatore cui i singoli proprietari<br />
dovevano versare un corrispettivo per la monticazione del proprio bestiame. In questo caso l’alpe è tornata all’uso civico<br />
diretto, in forma cooperativa, da parte dei comunalisti. Un’evoluzione “inversa”.<br />
342 A.R. Toniolo op. cit.<br />
343 “La conduzione delle casere è di regola fatta col sistema detto ad economia. Un rappresentante di ogni famiglia comunista<br />
sale colle bestie e resta alla malga tutto il tempo della monticazione, dormendo insieme con gli altri compaesani e facendosi<br />
da mangiare ognuno per proprio conto nella comune cucina. Invece il latte si lavora in comune pesando di volta in volta<br />
quello di ogni singolo proprietario e dividendo poi proporzionalmente i prodotti. Soltanto i proprietari che hanno pochi capi<br />
di bestiame restano al basso, consegnandoli in custodia agli altri ai quali viene rilasciato come compenso parte del prodotto o<br />
in natura o in denaro. Generalmente i proprietari non inviano le proprie bestie sempre alla stessa malga o agli stessi prati, ma<br />
nei comuni che possiedono più malghe o più pascoli da dare in affitto si può cambiare di anno in anno, scegliendo in<br />
primavera la località desiderata facendone domanda ai diretor dei pascui. Sono questi due individui scelti ogni anno dai<br />
rispettivi consigli comunali fra le persone proprietarie di animali, le quali maggiormente godono la stima pubblica, che sono<br />
incaricati di stabilire, volta per volta, le residenze estive, di fissare le quote di affitto ed i limiti dei pascoli per le baite isolate,<br />
di stabilire il canone delle casere per gli es<strong>tra</strong>nei al Comune e di risolvere, con funzione di arbitri, qualunque divergenza<br />
relativa ai pascoli comunali. Questo speciale sistema patriarcale di conduzione in comune delle malghe, nonché la vita