L'alpeggio nelle Alpi lombarde tra passato e presente - Ruralpini
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L’importanza del sistema di gestione diretta <strong>nelle</strong> <strong>Alpi</strong> <strong>lombarde</strong> (media e alta Valtellina), alta<br />
Valcamonica e dell’alto Lecchese (Val Marcia e Val Varrone) non deve fare dimenticare che già nel<br />
medioevo venivano praticato, accanto a forme di gestione comunitaria delle alpi il sistema dell’<br />
“incanto” 314 . Abbiamo già visto come questo sistema si affermò in età moderna anche <strong>nelle</strong> valli<br />
bergamasche, dove era precedentemente praticato il godimento diretto, in seguito allo sviluppo della<br />
<strong>tra</strong>nsumanza. Qui l’affitto era applicato in forme particolari. Non sempre i bergamini avevano<br />
abbastanza bestiame per caricare un’intera alpe e avveniva che, pur assumendo in forma associata la<br />
locazione, praticassero poi una gestione separata suddividendo fisicamente l’alpe in “partite”. Tale<br />
sistema dell’affitto per “partite” trova diversi riscontri <strong>nelle</strong> valli bergamasche. Ne fanno riferimento<br />
alcuni documenti della Val Taleggio XVIII secolo e lo ritroviamo descritto con precisione negli atti<br />
preparatori del catasto Lombardo-Veneto:<br />
“[i pascoli]Non si concimano che coi soli naturali escrementi delle Malghe, e sui soli siti dove possono pernottare, che si<br />
dicono volgarmente Grassi. Tali pascoli in <strong>Alpi</strong> si affittano e si usano solamente a Partite. La Partita è quella quantità di<br />
pascolo sufficiente alla formazione di una forma di formaggio al giorno non meno ordinariamente. Queste partite di ciascuno<br />
dei comproprietarj si affittano ad un tanto per Paga, e non diversamente. La Paga è quella ordinaria quantità di pascolo che<br />
basta ad una ordinaria pastura di una Vacca da latte per giorni dai 60 ai 90 circa a norma delle stagioni, ed infortunj molesti.<br />
Piazzo maggiore per ogni paga £ 9- Piazzo Minore come sopra £ 3- Altre norme non sono di pratica <strong>nelle</strong> surriferite<br />
affittanze se non il dovere riservato comunemente ai Proprietarj affittanti del mantenimento delle s<strong>tra</strong>de e cassine a ragione di<br />
caratto. Le siddette affittanze di Partite di Monte si fanno immutabilmente dalla cima alle falde, compreso tutto il pascolo,<br />
non attesa diversità di sito di qualità di comodo.” 315<br />
e ancora all’inizio del XX secolo:<br />
“In non pochi casi, in alpi assai ampie e che si prestano ad essere suddivise, i diversi utenti si dividono territorialmente il<br />
pascolo. Si trovano così alpi divise in due e talora tre partite (per usare il termine locale).” 316<br />
Accanto a questo sistema di suddivisione territoriale dell’alpe troviamo <strong>nelle</strong> alpi bergamasche varie<br />
forme di utilizzo promiscuo e di subaffitto 317 nonchè di gestione associata<br />
“anche quando l’alpe è affittata nella sua totalità, con un con<strong>tra</strong>tto unico (caso più frequente), avviene spesso che essa sia<br />
assunta in affitto da più utenti insieme uniti, per ciascuno dei quali l’alpe eccederebbe i suoi bisogn. Sono talora piccoli<br />
malghesi , spesso anche uniti da rapporti di parentela, talora piccoli proprietari locali (casalini) di bestiame (...). Allora<br />
avviene, di regola, che questi si associano nel godimento del pascolo, costituendo di tutto il loro bestiame un’unica malga.<br />
L’associazione, molto spesso, si spinge anche alla lavorazione in comune del latte, col sistema turnario; qualche volta<br />
avviene, invece che i proprietari della minor quantità di bestiame, e quindi del latte, vendono questo ad un prezzo prestabilito<br />
al più grosso utente del pascolo. 318 ”<br />
Il Serpieri sintetizza la situazione nei seguenti termini “Nel maggior numero di casi il sistema<br />
dell’affitto si congiunge con una pluralità di utenti del pascolo; assai più raro è il caso di un utenteaffittuario<br />
unico”. Pare possibile rilevare che la distinzione <strong>tra</strong> “sistema dell’affitto” quale sistema<br />
“moderno e razionale” e il “sistema del godimento diretto” quale sistema “arcaico ed irrazionale” non<br />
trovi riscontro nella realtà storica e che il contenuto dei rapporti economici e sociali che hanno<br />
caratterizzato il sistema d’alpeggio nei secoli passati sia stato determinato in larga misura da altre<br />
314<br />
Oltre allo Statuto di Dervio (Lc) del 1389 l’incanto delle alpi è indicato anche nell’ Ordo montatici dello Statuto di<br />
Clusone (Bg) “ille vel illi qui incantabunt montes comunis possint et valeant pasculare et pascularij facere montes ipsos a<br />
decem diebus menssis madij in<strong>tra</strong>nte usque per totum mensem augusti proxime subsequentem et non ulta sub pena (...) pro<br />
quaque noda et rozium vaccharum quaque vice (...) pro qualibet vaccha et bestia grossa soldorum 5 imp. Et qualibet noda<br />
peccudum libr. 3 imp.” Alomb p.204. La noda è il marchio (intaglio dell’orecchio) che ciascun proprietario pratica al<br />
proprio bestiame. Una formula simile a quella dello Statuto di Clusone si trova negli Statuti di Minusio e Brione del 1330 e<br />
conferma come l’alpe poteva essere presa in locazione da uno o più alpigiani. Essi impongono la consegna di una scossa di<br />
mascarpe di sei libbre (la ricotta salata e/o affumicata era spesso utilizzata per pagamento di canoni o regalie ecclesiastiche)<br />
al caneparo del comune “ad expensas illius vel illorum qui accipiunt alpem Biaiteri” (ALP, p.111). E’anche interessante<br />
notare come, alla medesima epoca, nella Val Seriana e nella Val Verzasca si riscon<strong>tra</strong>ssero norme molto simili di gestione<br />
delle alpi.<br />
315<br />
ASM, catasto, Distretto di Piazza, Notizie agrarie di dettaglio (Cambrembo) c. 12133.<br />
316<br />
IPABg, p. 232.<br />
317<br />
IPABg, p. 231-232<br />
318<br />
ibidem p.232.