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L'alpeggio nelle Alpi lombarde tra passato e presente - Ruralpini

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utilizzate in Lombardia sia come sinonimi che con diversi significati 18 . L’utilizzo delle voci in<br />

questione nell’ambito diversi registri linguistici (parlata locale, parlata locale italianizzata, italiano<br />

regionale, italiano standard tecnico) tende a sovrapporsi e intersecarsi creando non poche confusioni 19 .<br />

Ciò vale in modo particolare in Lombardia, dove, per quanto riguarda il bagaglio lessicale<br />

regionalmente connotato dell’italiano, le aree orientali si collocano come punto di incontro e di<br />

mediazione <strong>tra</strong> l’area nord-occidentale (lombardo-piemontese) e quella veneta 20 . Alpe e malga<br />

rappresentano una coppia di geosinonimi caratterizzata per la loro prevalenza in ben definite aree<br />

interregionali: alpe <strong>nelle</strong> <strong>Alpi</strong> centro-occidentali (e sporadicamente anche nell’Appennino centrosettentrionale),<br />

malga <strong>nelle</strong> <strong>Alpi</strong> centro-orientali. In Lombardia l’area in cui l’italiano regionale<br />

presenta la voce malga comprende la montagna bresciana, la Valcamonica e le valli bergamasche del<br />

bacino dell’Oglio (Val di Scalve 21 e Val Borlezza).<br />

In provincia di Brescia l’uso italiano di malga per indicare l’alpe pascoliva è generalizzato. Anche<br />

nella toponomastica (dove Alpe è assente) si trova una forte diffusione di malga 22 .<br />

In provincia di Bergamo, ma anche in quella di Sondrio, la voce malga è utilizzata in italiano (sia pure<br />

in modo meno frequente di alpe) come sinonimo di “alpe pascoliva” anche se, in en<strong>tra</strong>mbi, la presenza<br />

di malga è nettamente minoritaria nella toponomastica. Essa è riscon<strong>tra</strong>bile nella parlata locale solo<br />

nell’Alta Valtellina mentre, nell’area bergamasca, la parlata locale regis<strong>tra</strong> invariabilmente múut. Con<br />

riferimento alla toponomastica malga è <strong>presente</strong>, nel caso della provincia di Sondrio, solo nel<br />

Bormiese (dove sono peraltro presenti anche Alpe e Baite), mentre in provincia di Bergamo è<br />

localmente molto diffusa in Val di Scalve e all’alta Val Borlezza (valli appartenenti dal punto di vista<br />

geografico al bacino dell’Oglio), ma non altrove. L’uso di malga in Valtellina e <strong>nelle</strong> Valli<br />

bergamasche, al di fuori cioè dello specifico contesto territoriale in cui la voce è radicata appare non<br />

solo discutibile su base storica di coerenza con la cultura del territorio, ma anche suscettibile di<br />

ingenerare confusione <strong>tra</strong> i due significati di “alpe pascoliva” e di “mandria bovina radunata per<br />

utilizzare il pascolo d’alpeggio”. Quest’ultimo significato è fortemente radicato in tutta l’area<br />

bergamasca (anche dove in italiano si usa malga per indicare l’alpe pascoliva), in Valchiavenna e nella<br />

bassa e media Valtellina, tanto da essersi mantenuto anche nell’italiano regionale (compresa la<br />

pubblicistica) come indicano diversi esempi recenti riferiti alla provincia di Sondrio 23 . Altrove la voce<br />

18 Ad eccezione dell’area più orientale dove nell’italiano parlato e scritto e, marginalmente, anche nella parlata locale la voce<br />

malga indica, come in Trentino, l’unità pastorale costituita da pascoli o fabbricati (o anche solo questi ultimi), nel resto della<br />

Lombardia è frequente che siano utilizzate nello stesso ambito sia la voce malga (con il significato di mandria al pascolo) che<br />

quella di alpe/monte/montagna (corrispondenti <strong>nelle</strong> parlate locali aalp/muunt/moont/moncc/muntagna/montagna). G. Berruti<br />

et.al. nella pubblicazione Malghe e alpeggi dell’Alta Valcamonica (op. cit.) utilizzano la voce malga solo per le alpi<br />

pascolive site a quote più elevate, <strong>tra</strong>dizionalmente affittate a mandriani e pastori provenienti da altre zone e alpeggio per<br />

indicare i móncc (insediamenti temporanei di diversa tipologia, a volte intermedia <strong>tra</strong> quella dell’alpe pascoliva e del<br />

maggengo). La Regione Lombardia Agricoltura, nel CdRom Malghe e alpeggi un patrimonio da valorizzare (op. cit.),<br />

utilizza la voce malga per indicare l’unità fondiaria costituita dai pascoli e dai fabbricati e quella alpeggio per indicare l’unità<br />

gestionale comprendente spesso più malghe. Questa distinzione, utile dal punto di vista dell’analisi, a patto di chiarire il<br />

significato convenzionale attribuito alle voci, ha trovato una sua meccanica <strong>tra</strong>sposizione <strong>nelle</strong> realizzazioni cartografiche<br />

(peraltro accessibili on line dalla generalità degli utenti di internet), dove ogni unità pastorale della Lombardia è stata<br />

ridenominata “Malga ....” sostituendo le denominazioni precedenti (Alpe, Casera, Baita, Cascina, ecc.). Come se non<br />

bastasse, a riprova di una linea di uniformità burocratica del tutto insensibile rispetto alle considerazioni ed alle specificità<br />

culturali, la Regione Lombardia Agricoltura ha recentemente redatto un “Capitolato tipo per l’affitto delle malghe (sic)”. Per<br />

la diffusione della voce malga con il significato di “mandria” <strong>nelle</strong> parlate locali si veda AIS, Alomb, P.Monti Vocabolario<br />

dei dialetti della città e della diocesi di Como, Milano, 1845 (che riporta anche l’accrescitivo malgada con il significato di<br />

“grossa mandria”; A. Tiraboschi Vocabolario dei dialetti bergamaschi antichi e moderni, Bergamo, 1873-1879.<br />

19 Ciò dipende dall’assenza, in Italia, di consapevolezza dei fatti sociolinguistici anche presso persone di buon livello di<br />

istruzione che non si rendono conto di come –sempre in un contesto di italofonia- gli “italiani” utilizzati sono più d’uno e la<br />

stessa voce che in un’area geografica o presso un certo gruppo sociale è parte del lessico comune, in un’altro contesto può<br />

risultare ricercata, tecnicistica, arcaica, volgare, ecc.<br />

20 G.Berruto, Lessico bergamasco, in: T. Telmon , Guida allo studio degli italiani regionali, Alessandria, 1990, pp. 215-226.<br />

21 E’ significativo che il Nangeroni (G. Nangeroni G., Note antropogeografiche sulla Valle del F.Dezzo -Val Camonica- Boll.<br />

D. R. Soc. geog. It. -1932- fasc. XI, p. 731-760) osservi come in Val di Scalve “il termine alpe risulti sconosciuto”.<br />

22 Accanto a malga, però, sono presenti anche altri toponimi quali baite, case, cascine, in relazione anche a diverse modalità<br />

di organizzazione dell’alpeggio e delle tipologie degli insediamenti in quota (vedi oltre).<br />

23 All’inizio del XX secolo in Valtellina l’uso del termine malga per indicare un gruppo di animali all’alpeggio era comune<br />

anche nell’ambito di documenti tecnici redatti in italiano. Così per la “Convenzione fra proprietari dell’Alpe Mezzana” dove<br />

l’ art. 21° recita: “Le pecore dovranno formare una sola malga a parte”. IPASoIII, p. 108. Diversi sono gli esempi di uso della

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