L'alpeggio nelle Alpi lombarde tra passato e presente - Ruralpini
L'alpeggio nelle Alpi lombarde tra passato e presente - Ruralpini
L'alpeggio nelle Alpi lombarde tra passato e presente - Ruralpini
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
consuetudinari di antica origine 304 . Ciò comportava che fino a e anche dopo una certa data i<br />
comunalisti potevano pascolare liberamente le superfici concesse in affitto 305 . Anche in questo caso<br />
non si <strong>tra</strong>tta che della permanenza di antiche consuetudini relative al diritto di “libero pascolo” 306 . Il<br />
<strong>tra</strong>so, come veniva denominato, era esercitato dai vicini delle vicinanze della Val Bedretto (Ti) nel cui<br />
territorio si trovavano le alpi che, dopo la divisione del 1227 erano state assegnate in diritto d’uso ad<br />
altre vicinie della Val Levantina 307 .<br />
“All’infuori del periodo stabilito da statuti e regolamenti, l’alpe è aperto al libero pascolo (→<strong>tra</strong>s, <strong>tra</strong>sá) dei vicini (...), che lo<br />
esercitano solitamente partendo dai maggenghi adiacenti di cui sono proprietari e che godono in comune” 308<br />
Il diritto d’uso delle superfici alle quote più basse delle alpi affittate era esercitato anche da parte degli<br />
alpigiani che <strong>tra</strong>scorrevano l’estate con il loro bestiame sulle baite di alta quota in Valfurva 309 a<br />
testimonianza di una prassi comune.<br />
Oltre che at<strong>tra</strong>verso la stesura di capitolati d’affitto sui generis da parte degli organi municipali, coloro<br />
che in precedenza risultavano titolari di diritti d’uso seppero adeguarsi alla nuova realtà anche<br />
costituendo delle Società d’affitto, probabilmente derivate dalle antiche forme di associazione per la<br />
gestione delle alpi.<br />
“Al godimento di esse [le alpi del comune di Livo nel comasco] partecipano direttamente tutti i comunisti, in qualità di<br />
affittuari, riuniti in tante società per l’affitto quante sono le alpi. Il numero dei soci per ogni società va da un minimo di<br />
quattro, per quelle utenti le piccolissime alpi di Dosso e di Semedo, capaci l’una di 12 l’al<strong>tra</strong> di 15 capi grossi, ad un massimo<br />
di 17-18 per le società affittuarie di Ledù e di Inghirina, capaci rispettivamente di 54 e 82 capi grossi. 310 ”<br />
“[In Val Malenco] la Società dei comunisti prende in affitto per 9 anni ed è pagata dai singoli utenti in ragione delle mucche<br />
caricate, delle case abitate ecc.(...) si uniscono 2-3 famiglie a lavorare il latte. 311 ”<br />
In altri casi il sistema dell’affitto era applicato ridefinendo il ruolo delle vecchie “corporazioni di<br />
malga” d’origine medioevale quali locatarie 312 . Un esempio molto interessante di mantenimento delle<br />
antiche consuetudini di gestione delle alpi in presenza del regime dell’affitto è offerto dalle alpi<br />
pascolive del versante camuno dell’Adamello. Qui i proprietari di bestiame, secondo le osservazioni<br />
del Toniolo dell’inizio del XX secolo, facevano domanda ai diretor dei pascui, due censiti di pubblica<br />
stima scelti dai consigli comunali che provvedevano ad assegnare le alpi e a fissare i canoni<br />
d’affitto 313 . In alpe i comunalisti esercitavano una forma di gestione diretta con la lavorazione del latte<br />
in comune.<br />
della legna, il parcheggio del bestiame, la manutenzione degli ingrassi, il divieto di introdurre suini, gli accertamenti sanitari<br />
necessari primna della monticazione”. A. Piscitello Introduzione in: Lo Statuto di Costa Volpino, Bergamo, 1994, pp.I-<br />
XXVII.<br />
304 Ad Ardesio (Alta Valseriana) il vescovo di Bergamo possedeva nel 1145 un alpe sive cascina sul Monte Secco l’uso era<br />
ripartito <strong>tra</strong> i greggi episcopali (dal primo giugno a S.Lorenzo, 10 agosto) e gli abitanti (per il resto della stagione), cfr.<br />
Menant, op, cit., p. 258.<br />
305 IPACo, p. 123 “ma qui, e per tutte le alpi comunali, [della Valle del Liro], ci troviamo di fronte a limitazioni di durata<br />
d’alpeggio perentoriamente fissate dai capitolati d’affitto; limitazioni intese a permettere sulle alpi il pascolo primaverileautunnale<br />
dei comunisti (...). I comunisti, fatta eccezione per alune alpi troppo distanti dai maggenghi, usano del diritto di<br />
pascolo primaverile ed autunnale, salendo giornalmente dai maggenghi alle stazioni dell’alpe di più facile accesso.”<br />
306 La vain pâture della letteratura sui diritti d’uso.<br />
307 ALP, p. 96.<br />
308 Ibidem.<br />
309 Valfurva le parti inferiori dei pascoli è goduta promiscuamente dai maggenghisti (che vi hanno baite) la parte superiore<br />
affittata (M. Testorelli, op. cit).<br />
310 IPACo, p.117.<br />
311 G. Nangeroni, Studi sulla vita pastorale nella Val Malenco, Boll. R. Soc. Geog. It. , 1930, (fasc. III), 182-204.<br />
312 Vedi le “malghe” di Teglio. Questo importante comune valtellinese possedeva 11 alpi. “I comunisti sono divisi in 6<br />
gruppi, che comprendono 123 malghe, ciascuna delle quali ha un proprio nome; questa ripartizione degli abitanti in malghe<br />
risale a tempi remoti. A singole malghe o a gruppi di esse sono assegnate in locazione le 11 alpi sopra nominate. Ogni<br />
malga o gruppo assegnatario nomina un capo-malga, che lo rappresenta nei rapporti con il Comune, verso il quale è<br />
tenuto a rispondere del proprio.” IPASoII, p. 95.<br />
313 Va segnalato, però, che a Saviore esisteva una società d’allevamento di tipo cooperativo che. come sul versante trentino.<br />
prendeva a locazione l’alpe dal comune con affitti lunghi, G. Agostini op. cit.