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L'alpeggio nelle Alpi lombarde tra passato e presente - Ruralpini

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Si ravvisa in queste norme quel tipo di gestione associata che caratterizzava l’uso delle alpi pascolive<br />

nella vicina diocesi di Trento, come si riscon<strong>tra</strong> con chiarezza nello statuto di Darzo, località al<br />

confine con il territorio bresciano 233 . Nei capitoli dello statuto di Darzo, però, emerge chiaramente<br />

che, anche in Trentino, il carattere associato della gestione, che prevedeva la direzione tecnica e<br />

amminis<strong>tra</strong>tiva di un “capo alpe” assunto dalla comunità, non escludeva l’utilizzo diretto da parte dei<br />

vicini (“tuti li suprascripti homeni dela comunità siano obligati cum il suo bestiame andar tuti insema<br />

et far malga de compagnia et far la roba insema [c.d.a.]segondo el suo consueto) 234 .<br />

Il Toniolo, ai primi del ‘900, descrive per l’alta Valcamonica un sistema di sfruttamento diretto delle<br />

alpi di proprietà comunale che prevede la presenza di almeno un membro di ciascuna famiglia che<br />

possedeva un certo numero di capi di bestiame (vedi oltre) basato, però, sull’utilizzo di un fabbricato<br />

comune, non solo per la lavorazione del latte, ma anche per gli usi abitativi.<br />

Lo Statuto di Tirano, in Valtellina, fornisce qualche ulteriore indicazione sul sistema di gestione delle<br />

alpi laddove individua come responsabili delle violazioni dei capitoli sulla gestione delle alpi<br />

pascolive ogni “compagnia di Malga , ò di Rosci” e, dal momento che ogni Malga utilizza una<br />

Cassina, 235 “quelli della Cassina” 236 . Il sistema dell’assegnazione delle alpi alle compagnie di malga<br />

nel comune di Teglio era a rotazione con es<strong>tra</strong>zione a sorte 237 . Il ricorso a questo sistema era in questo<br />

caso motivato dalla grande dimensione del comune, dall’esistenza di parecchie alpi e dal grande<br />

numero di gruppi di assegnatari. Anche nel caso del comune di Ponte di Legno le sei alpi erano<br />

assegnate a rotazione ogni anno, previo accordo, alle 10 “quadre” in cui era suddiviso il territorio 238 .<br />

Queste forme di gestione diretta cooperativa (con o meno la presenza di un capo-alpe o pastori<br />

assunti), presentano una notevole continuità storica, con<strong>tra</strong>ddicendo lo schema dicotomico “alpeazienda”/”alpe<br />

villaggio” e aprono la questione di quale sia la forma di gestione “primitiva” delle alpi<br />

Lo statuto di Capriasca del 1358 239 è molto interessante per comprendere come anche il sistema della<br />

boggia (denominazione della compagnia di malga <strong>nelle</strong> valli dell’attuale Canton Ticino) si sia evoluto<br />

a partire da una situazione primitiva in cui vi era la partecipazione diretta all’attività dell’alpe dei<br />

singoli boggesi, per poi evolversi verso l’ affidamento a personale salariato assunto dalla boggia.<br />

Lo statuto di Capriasca delinea una situazione di <strong>tra</strong>nsizione in cui i singoli boggesi mantengono una<br />

responsabilità personale diretta nella gestione:<br />

233<br />

Statuto di Darzo, Statuti rurali di Anfo, Darfo e Darzo nei secoli XV-XVI, a cura di Vaglio U. Brescia, 1969, Cap. 18:<br />

“Jtem statuito et ordinato che ogni anno si abbia elezzer uno machano seu malgano della soprascripta Comunita el qual<br />

sia supra al ordinamento del bestiame et a pesar el lato sale pane cachio et altre cose che a de bisogno, et trovar lo<br />

caser et tuti li altri bestieri over pastori che ge avera de bisogno acepto lo vacher el qual le obligato li Consolli a trovarlo<br />

et che el dicto machano abia per soa fadiga uno peso e mezo de formay et mezo peso de povina et libre quatro de boter. Et se<br />

alcuno de dita Comunita recusasse de voler essere machano et non far lo dito officio sia punito in carentani octo et piu et<br />

mancho segondo la volunta del Comun suprascripto”. Cap. 30:“Jtem statuito et ordinato che li Consulli dela soprascripta terra<br />

siano obligati a trovar uno vacher a mezo el meso de marzo el quale vada et guardi le sue vache in lo piano et inlo<br />

monte secondo lo consueto. Et quando sara il tempo de andar in monte a far malga che tuti li suprascripti homeni<br />

dela comunità siano obligati cum il suo bestiame andar tuti insema et far malga de compagnia et far la roba insema<br />

segondo el suo consueto. Et se alcuna persona dela dita Comunita andasse cum il suo bestiamo fora dela tera et fora de la sua<br />

malga senza bona licentia del Comune che niente de mancho quelli che andera fora cum il dito suo bestiamo siano obligati et<br />

tenuti a pagar la sua rata parte et che ge po tochar al suo bestiamo da tute le brige et spesse che ge andarà così in el monte<br />

come in el piano tanto qianto fusse stati in malga con dit so bestiamo perche così se dise esser sia la antiqua sua consuetudine<br />

et usanza sempre observata”.<br />

234<br />

Statuto di Darzo, cit., Cap. 30: “Et quando sara il tempo de andar in monte a far malga che tuti li suprascripti homeni dela<br />

comunità siano obligati cum il suo bestiame andar tuti insema et far malga de compagnia et far la roba insema segondo el suo<br />

consueto”.<br />

235<br />

Statuti di Tirano, cit., Cap. 84: “Che si Facciano le Cassine <strong>nelle</strong> <strong>Alpi</strong>, è in che Modo si hanno da Fare (...) et siano fatte le<br />

predette Cassine in tanto numero quante sono le malghe ò rosci di Bestiami et siano fatte in quelli luoghi dove determinerà il<br />

Decano (...)”.<br />

236<br />

Vedi nota 38.<br />

237<br />

Statuto di Teglio, cit., Cap. 79.<br />

238<br />

Statuto di Ponte di Legno, cit., Cap 26: “Ordine del numero delle malghe. E’ statuito et ordinato che in questo Comune di<br />

Ponte di Legno, gli siano sei malghe [segue indicazione dei “monti” dove sono costituite] quale Malghe ogn’anno siano<br />

mutate secondo il parere e volontà de tutto ovver maggior parte della vicinia d’esso Comune, sotto pena di lire dieci per<br />

Malga qual non consentisse some sopra”. Cap 36: “Altro ordine per le malghe Che ognuno sia tenuto andare nelli suoi<br />

Malghe e non in quelle delle altre Quadre (...)”<br />

239<br />

Statuto di Capriasca, Alomb, p. 88.

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