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L'alpeggio nelle Alpi lombarde tra passato e presente - Ruralpini

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<strong>tra</strong>ttati del 1219 e 1239 <strong>tra</strong> Chiavenna e Schams, ma nel 1274 <strong>tra</strong> Chiavenna e Mesocco fu necessario<br />

un nuovo <strong>tra</strong>ttato, a protezione e garanzia da furti e danni. Quest’ultimo accordo era valido solo per<br />

cinque anni a segno dell’esigenza di tenerlo vivo nella coscienza dei con<strong>tra</strong>enti e di impegnare chi<br />

suben<strong>tra</strong>va alla guida dei comuni. Sempre in Val S.Giacomo nel XIII secolo la diffusione dell’<br />

afidamentum alpium , effettuato annualmente mediante annuncio con banditori inviati dal comune di<br />

Chiavenna in tutta la diocesi di Como e successiva asta, può essere ricondotta alle crescenti esigenze<br />

finanziarie del comune (che ricavava un canone in natura o denaro), ma anche all’esigenza di<br />

protezione. L’ afidamentum, infatti veniva fatto a un signore feudale che disponeva di una propria<br />

forza militare 212 .<br />

Chiavenna è protagonista di conflitti anche con la Bregaglia: nel 1300 i bregagliotti invadono le alpi di<br />

Piuro e, per ritorsione, i chiavennaschi fanno razzia di centinaia di capi grossi di bestiame al pascolo;<br />

la controversia si concluderà con l’acquisto da parte del comune di Soglio di alcune alpi di Piuro 213 .<br />

Si deve osservare che l’importanza dell’economia dell’alpeggio nel medioevo è testimoniata non solo<br />

dalle “guerre” <strong>tra</strong> comunità valligiane rivali per i diritti di pascolo, ma anche dal fatto che le razzie di<br />

bestiame al pascolo rappresentavano anche una forma per colpire duramente il nemico nel caso di<br />

conflitti di diversa natura. Razzie di bestiame sono ricordate nell’ambito delle feroci lotte che<br />

con<strong>tra</strong>pposero guelfi e ghibellini in Vallecamonica e in Val Taleggio; nel 1373 i bormini fanno razzia<br />

di 250 bovini in Val Grosina nell’ambito della sollevazione contro il dominio visconteo 214 . Ancora<br />

nel XV secolo la razzia di bovini rappresenta una forma di conflitto che, sullo sfondo delle contese<br />

politiche e di processi “modernissimi”, quali la formazione dello stato regionale moderno, manteneva<br />

forti connotati di scontro <strong>tra</strong> clan e <strong>tra</strong> comunità territoriali.<br />

Particolarmente aspra e sanguinosa fu la contesa <strong>tra</strong> la comunità di Borno (in Vallecamonica) e la<br />

comunità di Val di Scalve (Bg) per i pascoli del Monte Negrino 215 . Già in un atto del comune di Borno<br />

datato 1019 venivano citati i tentativi per portare a soluzione il conflitto <strong>tra</strong> le due comunità per il<br />

possesso e l'uso di quei territori di pascolo, considerati di estrema importanza sia dai Bornesi che dagli<br />

Scalvini. Le vicende legate a questa antichissima diatriba raccontano di innumerevoli liti, contese e<br />

risse che degeneravano regolarmente in scontri cruenti con morti e feriti da en<strong>tra</strong>mbe le parti. La<br />

violenza di questa contesa era forse legata al fatto che se da una parte per i bornesi i pascoli<br />

rappresentavano la principale risorsa, dall’al<strong>tra</strong> gli scalvini , grazie al controllo delle miniere di ferro,<br />

diponevano di una notevole forza economica.<br />

Risale al 1518 il fatto più grave <strong>tra</strong> i numerosi che per secoli avevano accompagnato la storia delle<br />

lotte <strong>tra</strong> Borno e la Val di Scalve: un grande e devastante incendio (secondo una <strong>tra</strong>dizione leggendaria<br />

appiccato dagli scalvini legando delle fascine accese alle code dei gatti) distrusse gran parte delle<br />

abitazioni di Borno e rinfolocolò l'odio <strong>tra</strong> le comunità moltiplicando il numero e la violenza delle<br />

scaramucce. Soltanto nel 1682 l'arbi<strong>tra</strong>to di un nobile Federici (di Darfo), incaricato direttamente dal<br />

“Capitanio di Valle Camonica”, pose fine alla secolare serie di scontri.<br />

Durante il periodo medioevale, negli annali della secolare storia di Borno, sono ricordate altre lunghe<br />

e durissime contese che sorsero con altri comuni vicinori (per esempio nel 1156 con Lozio, sempre a<br />

causa dello sfruttamento estivo di alcuni pascoli e per il passaggio delle mandrie che si recavano agli<br />

alpeggi estivi. Sempre in Vallecamonica si ricordano le contese <strong>tra</strong> la comunità di Cedegolo<br />

(Valsaviore) e quella di Daone in Valle di Fumo (<strong>nelle</strong> Giudicarie trentine). Nell’ambito di queste<br />

contese 6 pastori di Daone furono annegati nella caldaia per la lavorazione del latte alla cascina delle<br />

Levate dove, da secoli, una croce lì collocata ricorda il gesto efferato 216 .<br />

Nell’ambito dei conflitti per il possesso dei pascoli merita di essere ricordata anche la contesa per<br />

stabilire il confine <strong>tra</strong> i pascoli di pertinenza di Barzio in Valsassina (Stato di Milano, attuale provincia<br />

di Lecco) e Valtorta in Valbrembana (Repubblica di Venezia, attuale provincia di Bergamo).<br />

L’importanza della contesa era legata non solo al valore del pascolo (utilizzato da bergamini e quindi<br />

212<br />

T. Salice, La Valchiavenna nel Duecento, Centro di Studi storici valchiavennaschi, Raccolta di studi storici della<br />

Valchiavenna, XIV, 1997, p. 35.<br />

213<br />

E. Bertolina, op. cit.<br />

214<br />

Ibidem.<br />

215<br />

G. Goldaniga, La secolare contesa del Monte Negrino <strong>tra</strong> scalvini e bornesi, sec. VIII-XVIII, con la verità sull’episodio<br />

dell’incendio di Borno, Artogne (Bs), 1989.<br />

216<br />

G. Agostini, op. cit.

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