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L'alpeggio nelle Alpi lombarde tra passato e presente - Ruralpini

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montanari “cittadino”), li distingueva nettamente dai contadini locali. Una forma di rivalità <strong>tra</strong> i gruppi<br />

degli agricoltori locali (particuláar) e bergamini emerge ancora oggi nella competizione <strong>tra</strong> agricoltori<br />

e (ex)bergamini che si sviluppa in occasione della festa patronale di S.Antonio Abate, tornano al paese<br />

d’origine per portare la statua del santo. 146 Rispetto ai mandriani <strong>tra</strong>nsumanti, anche dove questi erano<br />

nativi del luogo, l’atteggiamento delle comunità era fortemente orientato a considerazioni economiche.<br />

Gli “Statuti ordini et leggi municipali di tutta la Valle di Scalve” del 1578 147 precisavano che gli<br />

allevatori locali che avessero <strong>tra</strong>scorso più di 40 giorni 148 fuori valle per “mangiare il fieno coi suoi<br />

bestiami” perdevano i diritti di pascolo gratuito ed erano sottoposti ad una tassa 149 . Ancora nel XVIII<br />

oltre alla corresponsione degli affitti dei pascoli il Comune di Scalve esigeva un compenso in natura di<br />

una giornata di latte per ogni mandria quale diritto di passaggio (consentito solo dal 24 al 29 giugno)<br />

at<strong>tra</strong>verso i passi che immettevano nella valle 150 .<br />

Considerando che sino all’inixio del XX secolo i bergamini hanno di fatto monopolizzato l’utilizzo<br />

delle alpi pascolive delle valli bergamasche 151 (mentre agli abitanti era concesso l’uso di magri pascoli<br />

comunali 152 ) e tenendo in considerazione le note antropologiche di cui sopra, si comprende come<br />

l’alpeggio sia rimasto qui pressocché es<strong>tra</strong>neo all’esperienza e alla cultura locale.<br />

Diverso è il caso delle aree interessate alle migrazioni in<strong>tra</strong>alpine. In alta Valle camonica e nel<br />

bormiese le alpi poste alle quote più elevate erano per lo più affittate a caricatori provenienti da<br />

località al di fuori della realtà locale. Queste alpi affittate non erano, però, le migliori e ,specie<br />

nell’area del massiccio dell’Adamello, erano caratterizzate da pascoli magri e scoscesi. L’alpeggio,<br />

quindi, in alta Vallecamonica, nonostante la presenza di una migrazione di bestiame da altre zone,<br />

restava una risorsa fruita dalla comunità locale in modo largamente comunitario. Nella maggior parte<br />

dei casi la pratica della migrazione in<strong>tra</strong>alpina era associata ad una gestione con la prevalenza dei<br />

contenuti economici e imprenditoriali, ma non mancano casi in controtendenza che si ricollegano alla<br />

presenza di antichi legami <strong>tra</strong> comunità e beni alpivi siti a notevoli distanze. In Val S.Giacono,<br />

nonostante il bestiame alpeggiato provenga dall’alto lago di Como, da Colico e dalla bassa<br />

Valchiavenna (ad una distanza che arriva a 50 km), si regis<strong>tra</strong> un rapporto organico <strong>tra</strong> gli allevatori e<br />

l’alpeggio, basato sulla comproprietà (spesso da molte generazioni) di quote di diritto di pascolo<br />

(erbate) e sullo sfruttamento diretto individuale (sia pure con aspetti cooperativi). Anche nel Canton<br />

Ticino si regis<strong>tra</strong>vano spostamenti di alcune decine di km che portavano gli allevatori della Valmaggia<br />

a svernare nel Piano di Magadino e nel luganese 153 , mentre dalla bassa Levantina e dalla Riviera si<br />

saliva sino all’alta Val Bedretto e al Lucomagno.<br />

Per comprendere il carattere delle migrazioni in<strong>tra</strong>alpine si deve tenere <strong>presente</strong> che i fondovalle delle<br />

grandi vallate alpine dell’Adda, Ticino e Oglio (Valchiavenna, bassa Valtellina, Piano di Magadino,<br />

bassa Valcamonica,) sono stati bonificati solo nel corso della seconda metà del XIX secolo. Il corso<br />

146<br />

M.C. Bianchi, Il sistema zootecnico territoriale della Val Taleggio: aspetti produttivi, storici ed economici, Tesi di<br />

Laurea, Università degli Studi di Milano, aa 2003/2004, relatore M.Corti. Questa circostanza richiama l’importanza<br />

dell’occasione della festa patronale a Roaschia quale momento significativo di manifestazione della rivalità <strong>tra</strong> contadini e<br />

pastori <strong>tra</strong>nsumanti . Aime M., Allovio S., Viazzo P.P., Sapersi muovere. Pastori <strong>tra</strong>nsumanti di Roaschia, Roma, 2001, pp.<br />

96-102).<br />

147<br />

Statuti della Valle di Scalve (Statuti, ordini et leggi municipali di tutta la Valle di Scalve nuovamente reformati, anno<br />

Domini 1528, rist. anast., Clusone -Bg- 1982 -ed. or. Bergamo, G. Santini, 1733-).<br />

148<br />

Ancora nel XX secolo non erano infrequenti forme di <strong>tra</strong>nsumanza che prevedevano una permanenza in pianura non<br />

continuativa, ma limitata ai periodi di pascolo autunnali o primaverili (interviste dell’autore a ex-bergamini).<br />

149<br />

Statuti della Valle di Scalve, cit., Cap. 110. “Ancora è statuito & ordinato, che occorrendo che alcuno vada con suoi<br />

animali fuori della Valle a mangiare il fieno con suoi bestiami per quaranta giorni, & poi voglia venire a pascolare li pascoli<br />

del Commune di detta Valle, siano obbligati a pagare alla Comunità lire 3 per bestia vacchina & bovina soldi quindici per<br />

bestia ovina, soldi venti per bestia caprina, lire quattro per bestia equina, mulina & asinina, & tali danari siano scossi per il<br />

Canevaro delle detta Valle alla festa di S.Maria di Agosto”.<br />

150<br />

G. Grassi , Alcune notizie storiche sulla Val di Scalve Ms 1843 e stampa delle stesse curate da Eugenio Pedrini, 1899, cit.<br />

da E. Bonaldi, Antica repubblica di Scalve : breve sintesi della sua storia, delle sue leggi e costumi, Clusone (Bg), 1982.<br />

151<br />

IPABg; “ i pascoli sono tutti su monte alto così detto Alpe servono per 70 giorni estivi”. ASM, Catasto, Distretto di<br />

Piazza, Notizie agrarie di dettaglio (Mezzoldo), c. 12133. “a pascolare le alpi nelli tre mesi di està vengono dei malghesi di<br />

altri paesi”, ibidem (Valtorta), “servono tali pascoli a pascere le Malghe dei Bergamini (...) per mesi tre circa.”, ibidem,<br />

(Cambrembo).<br />

152<br />

ASM Distretto di Piazza, c. 12133.<br />

153<br />

O. Lurati “L’alpe <strong>nelle</strong> testimonianze orali”, in: B.Donati, A.Gaggioni (a cura di), <strong>Alpi</strong>giani, pascoli e mandrie, Locarno<br />

(CH), 1984, pp. 10-31.

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