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L'alpeggio nelle Alpi lombarde tra passato e presente - Ruralpini

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La <strong>tra</strong>nsumanza <strong>tra</strong> le montagne bergamasche e la pianura prende inizio verso il secolo XII per il quale<br />

si hanno notizie relative al lodigiano 133 . Diversi con<strong>tra</strong>tti dell’inizio del XIII secolo stabiliscono le<br />

condizioni alle quali il vescovo e i feudatari di Lodi e di Codogno concedevano a herbaticum fondi per<br />

il pascolo a malghesi della Valle Seriana. Gli animali citati, però, sono capre e pecore da cui si<br />

ricavavano formaggi che dovevano essere corrisposti come parte del compenso in natura. E’ solo a<br />

partire dalla fine del XIV, e, con maggiore evidenza, nel XV secolo, che, in luogo di una indistinta<br />

<strong>tra</strong>nsumanza con varie specie di animali (pecore, capre, bovini), basata su un sistema “vagantivo” e<br />

sull’utilizzo di capanne in legno con il tetto di paglia collocate <strong>nelle</strong> aree di pascolo, si afferma il<br />

rapporto moderno <strong>tra</strong> i malghesi e i conduttori delle cascine che sorgono numerose con tanto di stalle e<br />

caseifici 134 . Ai percorsi <strong>tra</strong>dizionali della <strong>tra</strong>nsumanza, che sfruttavano quote altimetriche diverse e le<br />

aste fluviali, si affiancano percorsi <strong>tra</strong>sversali che uniscono aree a diverso sviluppo agricolo: da quelle<br />

con zone ancora acquitrinose e con pascoli naturali a quelle con ormai diffusa presenza di stalle 135 . Da<br />

allora in poi la <strong>tra</strong>nsumanza ovina (e caprina) si separerà da quella bovina mantenendo il carattere<br />

nomade e continuando ad utilizzare le aree (nei secoli sempre meno estese) golenali, gli incolti aridi e<br />

le zone paludose 136 e la figura del malghese resterà distinta da quella del pastore ovino <strong>tra</strong>nsumante,<br />

pur continuando a mantenere dei punti di contatto 137 . Nel corso del XVII secolo l’allevamento bovino<br />

prenderà il netto sopravvento su quello ovino e le superfici alpive utilizzate dai greggi ovini si<br />

ridurranno alle aree più impervie o meno facilmente raggiungibili dell’alta Valle seriana, dell’alta<br />

Valle camonica e del Bormiese.<br />

Oltre alle zone già citate del lodigiano la <strong>tra</strong>nsumanza bovina lombarda interesserà nel periodo <strong>tra</strong> XV<br />

e XX secolo vaste aree di pianura comprese <strong>tra</strong> il vercellese e la bassa bresciana svolgendo un ruolo<br />

essenziale per il progresso dell’economia agricola. La massiccia presenza di bergamini nel milanese,<br />

lodigiano e pavese è documentata da un’inchiesta annonaria eseguita nel 1768 del XVIII secolo<br />

eseguita dal governo 138 .<br />

Stefano Jacini, proprietario terriero cremonese e uomo politico risorgimentale (noto per le proposte di<br />

ordinamento federalista dello stato e per l’ “Inchiesta agraria”), alla metà del XIX secolo dava per<br />

certa una rapida fine della <strong>tra</strong>nsumanza, ma venne clamorosamente mentito dai fatti, tanto che<br />

Serpieri, nel 1907, si espresse con prudenza a questo proposito. Le osservazioni sui bergamini di<br />

Jacini, che ben conosceva anche la realtà della montagna oltre a quella della Bassa Lombardia, sono di<br />

notevole interesse per quanto esse, nello spirito del tempo, indulgano al pittoresco 139 . Lo stesso si può<br />

133 A. Besana, L’agro laudense, Omaggio Banca Credito Commerciale, Lodi, 1939, pp. 32-34.<br />

134 E. Roveda, Una compatta ed estesa organizzazione agricola fra quattro e cinquecento:la possessione di S.Angelo<br />

Lodigiano, Ricerche di Storia Moderna IV in onore di Mario Mirri a cura di G.Biagioli, Pisa, 1955, pp.235-248; L.Chiappa<br />

Mauri , op.cit.<br />

135 Chiappa Mauri, op.cit. pp. 37-39.<br />

136 Alcune grandi aree incolte, come la campanea di Orzinuovi, saranno bonificate solo nel XIX secolo.<br />

137 Il ruolo dei pergamaschi (come venivano ancora chiamati nel XV secolo i bergamini) nell’ambito delle grandi possessioni<br />

della Bassa Lombardia è documentato da Chiappa Mauri op. cit. p. 66-68.<br />

138 ASM, Annona p.a., Butirro, c. 26, 27, 28. L’inchiesta fornisce interessanti notizie circa il sistema <strong>tra</strong>nsumante. Riportiamo<br />

in questa sede solo alcuni esempi: “Viene ancora Ventura Piasenti Bergamino quale all’estate va’ in montagna ed oggi tiene<br />

vache n. 18”; “Pietro Domenico Sconfietti Bergamino di fresco venuto dal suo Paese e vi starà sino alla Primavera e<br />

consuma il Fieno del Fittabile Sacchi suddetto tiene vacche n 10, non fabbrica butirro ma solo s<strong>tra</strong>cchini”; “da li Pascoli al<br />

Bergamino Giò Doniselli che tiene vacche n 29 fabbrica soltanto mascherponi e s<strong>tra</strong>chini quali vende a chi ne vuole”.<br />

139 “Attualmente i comuni affittano le malghe [c.n.t.] ai pastori ed ai mandriani, oppure ne lasciano il godimento agli abitanti<br />

che pagano un piccolo corrispettivo per ogni capo di bestiame erbatico (...). Dal tempo dello scioglimento delle nevi fino<br />

all'autunno le sterminate solitudini delle montagne ricevono una popolazione nomade; essa è composta di mandriani, che si<br />

chiamano anche malghesi o bergamini, [c.n.t.] e di pastori. Isolati da ogni consorzio umano, vivono in certe capanne<br />

posticcie, ed ivi attendono alle operazioni del caseificio. Sono essi una classe di persone che in mezzo alla stabile civiltà ha<br />

conservato le abitudini della vita patriarcale. Cacciati dalle nevi, scendono dalle loro eccelse dimore colle masserizie e,<br />

conducendo i fanciulli in groppa ai cavalli, si rifugiano <strong>nelle</strong> valli e nella lontana pianura, e non conoscono sedi fisse”. “E’<br />

necessario però notare l'immensa differenza che passa fra la condizione dei pastori e quella dei mandriani. I primi,<br />

poverissimi ed ignoranti, conducono tutto l'anno una vita stentata; discesi al piano, sono perseguitati dagli agricoltori che li<br />

considerano poco meno che ladroni, poichè il loro gregge nei lunghi viaggi alla volta della pianura, non accontentandosi di<br />

pascolare le erbe che si trovano lungo le s<strong>tra</strong>de e le sponde dei torrenti e delle roggie, invade i campi di fresco seminati in<br />

autunno e vi commette guasti gravissimi; cosicchè non poche amminis<strong>tra</strong>zioni comunali proibiscono l'ingresso nel territorio,<br />

su cui si estende la loro giurisdizione, alle greggie. I mandriani invece sono quasi sempre assai più agiati di quello che lo<br />

lasciano supporre sia la vita che conducono che il vestimento contadinesco; il loro capitale in bestiame rappresenta già un<br />

valore tale da rivelare una considerevole agiatezza, valore peraltro soggetto a molti rischi. Si conoscono alcuni mandriani

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