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L'alpeggio nelle Alpi lombarde tra passato e presente - Ruralpini

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Ciò che distingue l’alpeggio da altre modalità di utilizzo dei pascoli montani 126 è, in definitiva,<br />

l’utilizzo di insediamenti temporanei posti ad una distanza tale dai centri permanenti da non essere<br />

agevolmente raggiunti con <strong>tra</strong>sferimenti giornalieri a piedi. Presso questi insediamenti sono presenti<br />

fabbricati per il ricovero di uomini e animali e per la lavorazione del latte che sono utilizzati durante<br />

tutto il periodo estivo. Il <strong>tra</strong>sferimento dalle sedi permanenti agli insediamenti temporanei, qualunque<br />

sia la loro tipologia, può assumere la forma della semplice monticazione (migrazione verticale) o della<br />

<strong>tra</strong>nsumanza (che, alla componente verticale, associa anche una dislocazione orizzontale di qualche<br />

decina di chilometri).<br />

4. La migrazione alpina<br />

Molto spesso nella letteratura geografica francese ed italiana l’alpeggio è stato compreso <strong>tra</strong> i<br />

fenomeni di <strong>tra</strong>nsumanza 127 . Nonostante gli aspetti comuni alle migrazioni stagionali che coinvolgono<br />

l’Arco <strong>Alpi</strong>no è bene mettere in evidenza le differenze <strong>tra</strong> la <strong>tra</strong>nsumanza (o seminomadismo)<br />

propriamente detta e l’alpeggio (“monticazione” o “estivazione” del bestiame). Giustamente il Lorenzi<br />

(1930) osserva:<br />

“ … è discutibile se tutti i fatti d’alpeggio si possano a rigore considerare come <strong>tra</strong>nsumanza, poiché nel caso più comune<br />

esso si estrinseca in un ritmico salire e scendere di persone dalle vicine valli con scopi che hanno stretto legame con<br />

l’economia agricola delle valli stesse e della quale sono un complemento. Talvolta a questa vita partecipano uomini ed<br />

animali es<strong>tra</strong>nei al gruppo montuoso dove fanno l’alpeggio e questa può dirsi più rigorosamente <strong>tra</strong>nshumance” 128 .<br />

Questa distinzione appare, per quanto concerne l’Arco <strong>Alpi</strong>no, più utile di quella fornita<br />

successivamente da Brache 129 che distingue <strong>tra</strong>:<br />

“le nomadisme, consistant dans le déplacement du tropeau de pâturage en pâturage, avec toute la population, la<br />

<strong>tra</strong>nshumance, déplacement du tropeau avec des bergers, laissant au village le gros de la population; l’estivage, déplacement<br />

du tropeau vers un pâturage écarté après une période de stabulation”<br />

Il Pracchi, 130 che pure ricomprendeva nel fenomeno della “<strong>tra</strong>nsumanza” anche quello della<br />

monticazione stagionale alpina a corto raggio, illus<strong>tra</strong> la grande variabilità dei modelli di movimento<br />

stagionale del bestiame nel versante meridionale delle <strong>Alpi</strong>. Tale variabilità mette in discussione la<br />

classificazione di Brache dal momento che, spesso, si osservava <strong>nelle</strong> <strong>Alpi</strong> centro-occidentali il<br />

<strong>tra</strong>sferimento della maggior parte della popolazione del villaggio all’alpeggio (collocato spesso a<br />

breve distanza), mentre, d’al<strong>tra</strong> parte, nella definizione di estivage di Brache ricadevano fenomeni di<br />

<strong>tra</strong>sferimento, di mandrie bovine per più di 100 km. Questa variabilità di forme di “migrazione estiva<br />

alpina” si riscon<strong>tra</strong> nell’ambito stesso delle <strong>Alpi</strong> <strong>lombarde</strong> dove, a fianco del <strong>tra</strong>sferimento del “grosso<br />

della popolazione” sulle alpi-villaggio o casali estivi in quota, troviamo anche la vera e propria<br />

<strong>tra</strong>nsumanza del bergamini/malghesi.<br />

Secondo il Lorenzi le <strong>tra</strong>nsumanze, in senso proprio, che interessano il versante meridionale dell’Arco<br />

<strong>Alpi</strong>no sono riconducibili a due categorie:<br />

126<br />

Un esempio di forme di utilizzo di pascoli di bassa montagna è costituito dalla “Costa del Pallio” in comune di Morterone<br />

(Lecco). Questo pascolo, oggi dotato di strutture per l’alpeggio e di proprietà del demanio regionale (Ersaf, ex-Azienda<br />

Regionale Foreste), in <strong>passato</strong> era utilizzato dai piccoli allevatori di Morterone. Il Serpieri, nell’ Indagine sui pascoli alpini<br />

della provincia di Como (IPACo,p. 24-25) riferisce di come giornalmente da Morterone salisse qualche decina di proprietari<br />

di bestiame con ben 800 capi bovini, sorvegliati ciascuno dai propri proprietari “senza turno di custodia”, che, per<br />

abbeverarsi, dovevano spostarsi ad un’ora e mezza di cammino sotto le falde del Resegone e che, alla sera, rien<strong>tra</strong>vano <strong>nelle</strong><br />

piccole stalle del paese (dove dovevano venir foraggiati!). Il pascolo iniziava il 10 giugno e, dopo un mese, la Costa del<br />

Pallio era già brulla e il bestiame doveva restare a valle presso i beni privati (prati-pascoli) dei proprietari. In altri casi<br />

l’utilizzo dei pascoli “diurni” era organizzato ben diversamente; in Val d’Intelvi, sempre in base alla stessa fonte, le mandrie<br />

erano guidate da pastori assunti dai comuni e sui pascoli erano state realizzate strutture (sòstre) per dare riparo agli animali in<br />

caso di maltempo e bolle per l’abbeverata.<br />

127<br />

R. Pracchi. Il fenomeno della <strong>tra</strong>nsumanza sul versante italiano delle <strong>Alpi</strong>, Como, 1942.<br />

128<br />

Preiswerk Y.Les differentes pratiques des migrations saisonnieres dans les alpes suisses: les poyas, les inalpes, les<br />

desalpes, Ethnozootechnie, 55 (1995) La <strong>tra</strong>nshumance bovine, pp. 21-30.<br />

129<br />

J. Brache, Le types des migrations pastorales montagnardes, Rev. Geograpg. <strong>Alpi</strong>ne Grenoble, 22, 1934, 515-531.<br />

130<br />

R. Pracchi, op. cit., 1942.

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