Bollettino n°4-2010 - unita' pastorale sant'ercolano
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PARROCCHiA Di CECinA<br />
Dalla fine dell’Ottocento al 1971: testimonianze orali<br />
GLI EREMITI DI SUPINA<br />
La presenza degli eremiti nella casa annessa al santuario<br />
di Supina è documentata fino al 1889. Da questa data,<br />
cala il sipario sui custodi del romitorio che non vengono<br />
più menzionati in alcun documento, come se, dalla<br />
fine del secolo XIX in poi, la casa annessa alla chiesa<br />
della Beata Vergine Annunciata fosse stata completamente<br />
abbandonata. Le testimonianze orali, invece, ci<br />
fanno sapere che, fino al 1971, questa abitazione ha<br />
visto, anche se in modo discontinuo, la presenza di<br />
eremiti che hanno continuato l’opera iniziata dai loro<br />
predecessori nel secolo XVII.<br />
La prima testimonianza, che è naturalmente anche la<br />
più lontana nel tempo, si riferisce alla fine dell’Ottocento:<br />
una signora ultraottantenne mi ha raccontato<br />
che, al tempo della gioventù di suo padre, quindi alla<br />
fine del XIX secolo, viveva nel romitorio annesso alla<br />
chiesa di Supina una custode della quale si conosce<br />
soltanto il nome, Brigida. Era una donna anziana e<br />
assai religiosa: curava il decoro e la pulizia della chiesa<br />
e dell’abitazione, coltivava un piccolo orto e allevava<br />
alcuni animali da cortile. Questa semplice figura,<br />
che sarebbe stata per sempre dimenticata, assume per<br />
noi oggi una notevole importanza, perché Brigida è<br />
l’unica donna che ha svolto per qualche tempo, forse<br />
per alcuni anni, il compito di eremita del santuario. È<br />
probabile che, dopo la presenza della signora Brigida,<br />
per qualche decennio la casa non sia stata abitata, perché,<br />
nell’elenco di coloro ai quali era stato corrisposto<br />
un compenso per la collaborazione con il parroco in<br />
occasione della celebrazione della “Messa votiva alla<br />
Madonna di Supina per la pace e la vittoria” (10 agosto<br />
1916), non è citato l’eremita del santuario.<br />
Poco prima del 1930, risiedettero a Supina, in qualità<br />
di custodi, due sorelle e un fratello, provenienti, probabilmente,<br />
dal Monte Gargnano e appartenenti forse<br />
alla famiglia Pace.<br />
Poco dopo il 1930 si stabilirono per alcuni anni nella<br />
casa annessa al santuario i coniugi Tonincelli con la<br />
loro numerosa famiglia.<br />
Dal 1940 circa fino al 1958 il compito di eremita fu<br />
svolto da Leonida Contarelli di Salò, un personaggio<br />
che è ancora molto ricordato, sia per la lunga presenza,<br />
sia per le sue doti di simpatia e cordialità. Egli si<br />
dedicò con passione ed amore alla cura del santuario<br />
e dell’abitazione annessa. Nelle ore libere coltivava<br />
l’orticello e svolgeva altre piccole attività, come<br />
ad esempio, quella di imbianchino nelle abitazioni<br />
dei paesi vicini. In occasione della festa annuale al<br />
santuario, che veniva celebrata la seconda domenica<br />
dopo Pasqua, allestiva una pesca di beneficenza i cui<br />
proventi venivano devoluti a favore delle opere di<br />
manutenzione della chiesa. Leonida visse a Supina<br />
da solo per circa dieci anni. Nel 1950 sposò Maria,<br />
di origine piemontese, guardarobiera presso i conti<br />
Bettoni. Dopo il matrimonio, i coniugi rimasero a<br />
Supina ancora per otto anni, quindi si trasferirono ad<br />
Alba, in Piemonte.<br />
Intorno al 1960 si stabilirono a Supina i coniugi<br />
Andrea Bertolazza e Cristina Tomacelli; essi svolsero<br />
il servizio di custodi del santuario fino al 1964.