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Elezioni: astensionismo e voglia di cambiamento ... - Auser Liguria

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Riflessioni sulla Repubblica e sull’Europa<br />

“Nasce la Repubblica”. “E’ Repubblica”. “L’Italia è una<br />

Repubblica”. Rileggere i titoli dei giornali dell’epoca<br />

riporta alla mente caratteri e modelli grafici <strong>di</strong> giornali<br />

che non erano poi così male. Come la Repubblica<br />

appena nata e che oggi, troppi, vorrebbero prepensionare<br />

come la Costituzione. Elementi perfettibili,<br />

certo, ma non con procedure in cui - come si suol <strong>di</strong>re -<br />

si rischia <strong>di</strong> buttare via “il bambino con l’acqua sporca”.<br />

Di acqua sporca sotto i ponti <strong>di</strong> questi decenni ne è<br />

passata (purtroppo) molta e rileggere la storia della<br />

repubblica italiana, tra i giornali <strong>di</strong> ieri e quelli <strong>di</strong> oggi è<br />

significativo. Per <strong>di</strong>versi elementi.<br />

Il primo: la passione e l’euforia. Si cambiava registro<br />

dopo due guerre e la Resistenza. Un paese <strong>di</strong>sastrato,<br />

ma con la forza <strong>di</strong> reagire e <strong>di</strong> uscire dalla “fame”.<br />

Voglia <strong>di</strong> vivere e <strong>di</strong> fare politica. Certo con una<br />

accentuazione ideologica serrata, con un quadro<br />

internazionale poi sfociato nella contrapposizione<br />

occidente/Usa contro l’Urss e il blocco dei paesi dell’Est<br />

culminata con la sconfitta elettorale del fronte popolare<br />

in Italia. Le cronache ondeggiavano tra il racconto della<br />

passione dei giornali ideologicamente più schierati<br />

(Unità e Popolo) e quelle un po’ più asciutte <strong>di</strong><br />

quoti<strong>di</strong>ani <strong>di</strong> area più liberale o “in<strong>di</strong>pendente”. Ma in<br />

tutti emergeva la convinzione che da quel referendum<br />

che fotografava un paese che aveva ancora nella sua<br />

memoria e tra<strong>di</strong>zione la “real casa”, poteva nascere<br />

un’Italia <strong>di</strong>versa. Il passaggio elettorale che si<br />

avvicinava avrebbe poi cambiato il taglio <strong>di</strong> articoli e<br />

schieramenti con una campagna elettorale che oggi si<br />

sarebbe detta “feroce”. Con l’innegabile influenza Usa e<br />

la forte presenza dell’allora Pci, Psi e del movimento<br />

operaio al cui interno l’area cattolica si sarebbe poi<br />

organizzata attorno alla Cisl. Dai titoli dei giornali sulla<br />

“festa” per la Repubblica, dall’analisi sulle<br />

caratteristiche <strong>di</strong> una Costituzione che era stata<br />

calibrata in modo da contenere nelle rappresentanze<br />

parlamentari ogni possibile deriva autoritaria e che<br />

sarebbe <strong>di</strong>ventata modello per stu<strong>di</strong> giuri<strong>di</strong>ci<br />

internazionali, si passò ben presto a quelli legati<br />

MARCELLO ZINOLA*<br />

6<br />

NASCE LA REPUBBLICA<br />

OPERA INCOMPIUTA<br />

ANCHE SUI MEDIA<br />

I titoli <strong>di</strong> ieri e quelli <strong>di</strong> oggi:<br />

quanti ideali<br />

ancora da realizzare<br />

ai veri e propri slogan elettorali. Significative, in tal<br />

senso, le pubblicazioni che oggi si<br />

<strong>di</strong>rebbero alternative. Grafica e impostazione, in taluni<br />

casi innovative, “mordevano” come i contenuti.<br />

Il secondo: l’evoluzione dagli anni cinquanta agli<br />

anni ottanta.<br />

I giornali superata la prima vera grande competizione<br />

elettorale, si attestarono sulle posizioni <strong>di</strong> area o <strong>di</strong><br />

netto schieramento ideologico. C’è la grande stagione<br />

dei giornali della sera, lo “strillo” sui fatti <strong>di</strong> cronaca nera<br />

che massacrano i protagonisti. Lasciando “intendere”<br />

laddove non si racconta perché i protagonisti sono <strong>di</strong><br />

classe sociale “intoccabile” o politici. L’influenza della<br />

collocazione internazionale italiana, nell’alleanza<br />

atlantica, si leggeva in molti fon<strong>di</strong> e articoli <strong>di</strong> politica<br />

interna e internazionale. Il mondo del lavoro aveva<br />

pochi riferimenti: Unità, l’Avanti (quello vero, non quello<br />

del faccen<strong>di</strong>ere Lavitola). E <strong>di</strong>ffondeva le proprie idee<br />

utilizzando i volantini, giornali murali. La stampa che<br />

veniva definita “borghese” era maggioritaria. Il taglio <strong>di</strong><br />

molti servizi sulle lotte operaie, le crisi, i rinnovi dei<br />

contratti era non tanto censorio, quanto impostato ad<br />

evidenziare “il danno” del fermo delle produzioni. Il<br />

paese comunque evolveva e la repubblica arriva a<br />

vivere gli anni più duri tra la fine degli anni Sessanta e<br />

gli anni Ottanta. Il golpe borghese, la strategia della<br />

tensione con il terrorismo nero e Savona coinvolta con<br />

le bombe del 74-75, i primi scandali con Savona ad<br />

annunciare Tangentopoli con il caso Teardo, gli anni <strong>di</strong><br />

piombo. Fare informazione non era facile. Gli scandali<br />

“sifar”, il golpe borghese, le cronache e soprattutto le<br />

inchieste giornalistiche costarono molto care a quella<br />

parte <strong>di</strong> informazione che, al <strong>di</strong> là delle collocazioni<br />

ideali, aveva la “repubblica” in testa. La magistratura<br />

degli anni Sessanta e primi anni Settanta era meno<br />

incisiva. Furono spesso inchieste e denunce<br />

giornalistiche a rompere il silenzio, a evidenziare fatti e<br />

retroscena poi emersi, spesso anni dopo, in indagini<br />

giu<strong>di</strong>ziarie.<br />

(segue a pagina 10)

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