Elezioni: astensionismo e voglia di cambiamento ... - Auser Liguria

Elezioni: astensionismo e voglia di cambiamento ... - Auser Liguria Elezioni: astensionismo e voglia di cambiamento ... - Auser Liguria

auserliguria.it
from auserliguria.it More from this publisher
16.06.2013 Views

Racconti di viaggio SULLE MONTAGNE DEL CHIAPAS CON GLI EREDI DEI MAYA Riti di purificazione, niente foto, mitragliatrici ai lati della strada, intensa e folkloristica religiosità, zapatisti vestiti di bianco nel culto del mitico comandante Marcos La chiesa di San Juan Chamula E’ il primo giorno in terra Maya lo trascorro a San Cristobal (120.000 abitanti -2200 metri sul livello del mare).Manuel, non è ancora arrivato, ho il tempo di fare colazione al bar ristoro, dell’Hotel “Ciudad Real”, che dista un centinaio di metri da qui. Un Amerindo mi accompagna gentilmente ad un tavolo, in sala non c’e’ ancora nessuno. Non vedo l’ora che Manuel mi raggiunga, non conosco lo spagnolo e qui si parla, prevalentemente, il dialetto Maya. Uso la lingua della gestualità per farmi capire e, timidamente, ordino una tortillas farcita e una tazza di caffè all’americana (chiamarlo espresso, è un eufemismo). Nel frattempo, anche lui in anticipo, arriva Manuel Humberto Cardenas. “Buenas dias amigo!» e mi dà una pacca sulla spalla esibendo un sorriso smagliante. La giornata programmata è intensa e intendo arricchire la mia conoscenza della storia di questo popolo antichissimo. Le gesta maggiormente rievocate, attraverso una diffusa letteratura, riguardano la violenza con la quale, molti secoli fa, i Maya sacrificavano vite umane per ingraziarsi i loro dei. Ma se questo è un aspetto brutale di quella civiltà non si può eludere la straordinaria cultura, che ci hanno tramandato, nel campo dell’astronomia, dell’astrologia. Una storia che ancora oggi suscita stupore, pur conservando aspetti misteriosi. “Buenas dias!” rispondo, con la bocca ancora piena e, lentamente, mi alzo. Non vedo l’ora di esplorare le montagne del Chiapas e Manuel con uno sguardo compiacente mi dimostra tutta la sua soddisfazione. Salutiamo il “camarero” con una buona mancia e usciamo. Siamo vicini al tropico eppure l’altitudine ci concede solo 10°. Con un vecchio fuoristrada, attraversiamo le vie perpendicolari, fiancheggiate da case tipiche, basse, dai colori vivi fino all’uscita della città. L’immenso mercato di S. Cristobal “Stiamo vicini” mi consiglia Manuel, “il mercato è molto vasto, alcune regole di vita degli indios non consentono CLAUDIO TAGLIAVINI 22 distrazioni, meglio non crearci problemi” Un vocìo strano, con sottofondo di musica folcloristica indigena, ci accompagna nell’infinità di corsie che si snodano tra miriadi di espositori carichi di merce. Non avevo mai visto tanta varietà di frutta, spezie e ortaggi, piante esotiche che vanno dal caffè, al cacao, all’agave largamente usato in questo paese. Peperoncini di ogni genere, pesce fluviale che non conoscevo. Concludiamo la visita con un pasto frugale che ci fornisce energie sufficienti per partire alla volta di Zinacantàn. Strada facendo incrociamo uno dei tanti posti di blocco sparsi per tutto il Messico. Da una barriera di sacchi di sabbia ammassati ai lati della carretera spunta una mitragliatrice pesante. Sono impressionato e Manuel se ne accorge: “In questo paese è molto diffuso il traffico di droga, questi controlli sono frequenti, non dobbiamo preoccuparci”. Venti minuti dopo, entriamo in una valle circondata da alte montagne, sullo sfondo spunta il villaggio di Zinacantàn (3.000 ab. 2400 mt. slm.). Manuel si ferma, vuole informarmi sui comportamenti strani dei suoi abitanti. “E’ un giorno di festa, per loro la religione, la famiglia e la gerarchia sociale sono i fili attorno ai quali ruota la filosofia di vita di questi indios. Oggi, gli uomini del villaggio, sono presenti in massa sulla piazza della Chiesa di S. Lorenzo. Non è gradita la presenza di estranei, il Consiglio religioso, organo principale e unico, giudica i comportamenti del suo popolo, valuta e decide elogi o eventuali condanne”. Costumi immutabili “Non devi assolutamente scattare fotografie è un oltraggio alla loro religiosità, può generare reazioni violente”. Sono turbato, fotografare l’ambiente faceva parte dei miei progetti. Sommessamente attraversiamo la piazza sotto gli sguardi severi e seminascosti del “pueblo”, abbigliato con costumi dai colori vistosi che vanno dal blu cobalto all’indaco. Indossano i simboli insoliti e suggestivi della loro carica, sento sulla pelle la loro ostilità. Sembra che ci vogliano chiudere il passo verso il sagrato. Abbasso lo sguardo e mi avvicino lentamente verso l’ingresso della chiesa. Entriamo. Uno spettacolo sconcertante si offre ai nostri occhi, niente panche, niente sedie, una quantità impressionante di fiori (gigli, crisantemi, gladioli, rose), sparsi tutt’intorno. Centinaia di lumini accesi che emanano un profumo nauseante, una esaltazione farsesca della religione. Sotto una grande statua di San Lorenzo una indigena, dagli atteggiamenti più consoni al paganesimo che al cattolicesimo, sta ricevendo alcuni creduloni per la purificazione dell’anima. Secondo la convinzione locale, sarebbe in grado di attrarre su di se i peccati altrui. Tale servigio viene ricompensato con galline, uova, Coca Cola o altro. A sua volta si rivolgerà a S. Lorenzo per la propria purificazione, una liturgia che può fare a meno di sacerdoti. (segue a pagina 23)

(da pagina 22) Nonostante questo, stranamente, esiste una straordinaria ospitalità all’esterno dell’area templare. Donne indigene invitano a visitare le proprie case e una tequila sancirà l’amicizia. Sotto quelle casupole pulsa una povertà sconcertante in condizioni igieniche, per noi, inaccettabili. Tuttavia, è di notevole interesse osservare la loro abilità nella lavorazione dei tessuti, del mais e dell’agave. Un governo tutto particolare Nonostante esista un governo federale centrale, alcune etnie si fanno le proprie leggi. Gli indios di Zinacantàn hanno deciso di non pagare tasse, nessun rammarico per la mancanza di modernità. Loro sono felici così. Nessuno lascia il villaggio, ritengono che la felicità consiste nell’allevare figli, nel conservare le proprie tradizioni. Per loro, quella, è la miglior vita possibile. Vecchi e giovani rimangono coscientemente confinati in quel fazzoletto di terra. Manuel lo definisce, metaforicamente, socialismo primitivo. Partiamo da Zinacantàn avvolti in una nuvola di polvere per andare a San Juan Chamula, situato in un’altra vallata sempre a 2400 mt..Strada facendo ci troviamo di fronte ad un nuovo sbarramento. Uomini vestiti di bianco con sombrero ci fanno rallentare e, fortunatamente, fanno segno di proseguire. Poco lontano si intravede il loro villaggio. Polveroso, fatto di casette bianche tutte uguali. Questa volta si tratta, così mi dice Manuel, di Zapatisti. Non sapevo che ne esistessero ancora. Di questi villaggi se ne contano parecchi nel Chiapas, sono abitati da oppositori estremisti che mantengono un’assoluta autonomia in condizioni di semiclandestinità. Obbediscono esclusivamente alle proprie leggi, auspicando una caduta dell’attuale governo conservatore, solidamente in mano al P.r.i. (Partido Revolucionario Istituzional). Il loro capo carismatico, l’anziano Comandante Marcos, vive ancora tra quelle montagne. A San Juan Chamula Arrivo, un po’ provato. Qui, vive un gruppo di Tzotzil sempre appartenenti al popolo Maya. Il sorriso di Manuel preannuncia nuove stranezze. Avanziamo. Una strada polverosa, fiancheggiata da tuguri che espongono caoticamente merci di ogni genere, ci porta ai confini di una immensa piazza dove troviamo molte donne che indossano indumenti tipici (gonne dal pelo corvino lungo che arrivano fino ai piedi) e bambini seminudi che si avvicinano immediatamente porgendo le mani per ottenere qualche pesos. Anche in questo villaggio è vietato scattare fotografie. Oltre a possibili reazioni violente sono previste sanzioni e il carcere per chi trasgredisce. L’atmosfera è molto diversa rispetto a Zinacantàn, qui emerge chiaramente la presenza di due classi sociali. Una, composta da pochi ras irreperibili e l’altra estremamente indigente. Proseguiamo cauti, in silenzio, in mezzo ad una popolazione che trasuda povertà economica e culturale. Entriamo nella caratteristica chiesa bianca dove ci aspetta una scena simile a quella di Zinacantàn. Anche qui, niente panche, niente sedie, un’infinità di fiori, di candele accese, il pavimento cosparso di rami di pino scivolosi. Tutto, allo scopo di creare un’atmosfera gradita ai santi, custoditi nelle bacheche che fiancheggiano l’unica navata. 23 Una bambina di San Juan Chamula A destra i santi a sinistra le sante. In grembo a ciascuna di quelle raffigurazioni, uno specchio, con funzioni di rimando delle impurità che ogni visitatore porta con sé. In mezzo, soli o in gruppo, peccatori genuflessi che chiedono, a presunte figure venerabili intermedie, di incamerare i propri peccati. Naturalmente, dietro compenso. Una grande statua sale fin quasi a toccare la volta, è quella del patrono San Giovanni Battista considerato più importante di Gesù. All’uscita, una bambina, succinta, sporca, a piedi nudi, con due occhi bruni e tristi, mi porge la mano. Cerca compagnia. Mano nella mano attraversiamo quell’enorme piazza, curiosamente osservati da Manuel e accompagnati dagli sguardi stupiti degli indios. Pochi minuti, nei quali provo una sensazione indimenticabile. Alla fine mi chino su di lei e avvolgo le sue spalle in un bellissimo scialle che intendevo portare in Italia. Le sue labbra accennano un dolce sorriso. Commosso, l’accarezzo. Infrango le regole e fisso la sua immagine nella fotocamera. Ricorderò, per sempre, il tenero sguardo di quella creatura tanto cara quanto sfortunata. Chiapas: 73.887 km², 4.255.790 abitanti, stato del Messico. La capitale e città più grande è Tuxtla Gutiérrez, ma la città più importante turisticamente è San Cristóbal de Las Casas. Con un'estensione pari a circa un quinto dell'Italia, è una delle 32 entità federali (31 stati e 1 distretto federale) che costituiscono la Repubblica Messicana.

(da pagina 22)<br />

Nonostante questo, stranamente, esiste una<br />

straor<strong>di</strong>naria ospitalità all’esterno dell’area templare.<br />

Donne in<strong>di</strong>gene invitano a visitare le proprie case e una<br />

tequila sancirà l’amicizia. Sotto quelle casupole pulsa<br />

una povertà sconcertante in con<strong>di</strong>zioni igieniche, per<br />

noi, inaccettabili.<br />

Tuttavia, è <strong>di</strong> notevole interesse osservare la loro abilità<br />

nella lavorazione dei tessuti, del mais e dell’agave.<br />

Un governo tutto particolare<br />

Nonostante esista un governo federale centrale, alcune<br />

etnie si fanno le proprie leggi. Gli in<strong>di</strong>os <strong>di</strong> Zinacantàn<br />

hanno deciso <strong>di</strong> non pagare tasse, nessun rammarico<br />

per la mancanza <strong>di</strong> modernità. Loro sono felici così.<br />

Nessuno lascia il villaggio, ritengono che la felicità<br />

consiste nell’allevare figli, nel conservare le proprie<br />

tra<strong>di</strong>zioni. Per loro, quella, è la miglior vita possibile.<br />

Vecchi e giovani rimangono coscientemente confinati in<br />

quel fazzoletto <strong>di</strong> terra. Manuel lo definisce,<br />

metaforicamente, socialismo primitivo.<br />

Partiamo da Zinacantàn avvolti in una nuvola <strong>di</strong> polvere<br />

per andare a San Juan Chamula, situato in un’altra<br />

vallata sempre a 2400 mt..Strada facendo ci troviamo <strong>di</strong><br />

fronte ad un nuovo sbarramento. Uomini vestiti <strong>di</strong><br />

bianco con sombrero ci fanno rallentare e,<br />

fortunatamente, fanno segno <strong>di</strong> proseguire. Poco<br />

lontano si intravede il loro villaggio. Polveroso, fatto <strong>di</strong><br />

casette bianche tutte uguali. Questa volta si tratta, così<br />

mi <strong>di</strong>ce Manuel, <strong>di</strong> Zapatisti. Non sapevo che ne<br />

esistessero ancora. Di questi villaggi se ne contano<br />

parecchi nel Chiapas, sono abitati da oppositori<br />

estremisti che mantengono un’assoluta autonomia in<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> semiclandestinità. Obbe<strong>di</strong>scono<br />

esclusivamente alle proprie leggi, auspicando una<br />

caduta dell’attuale governo conservatore, solidamente<br />

in mano al P.r.i. (Partido Revolucionario Istituzional). Il<br />

loro capo carismatico, l’anziano Comandante Marcos,<br />

vive ancora tra quelle montagne.<br />

A San Juan Chamula<br />

Arrivo, un po’ provato. Qui, vive un gruppo <strong>di</strong> Tzotzil<br />

sempre appartenenti al popolo Maya. Il sorriso <strong>di</strong><br />

Manuel preannuncia nuove stranezze.<br />

Avanziamo. Una strada polverosa, fiancheggiata da<br />

tuguri che espongono caoticamente merci <strong>di</strong> ogni<br />

genere, ci porta ai confini <strong>di</strong> una immensa piazza dove<br />

troviamo molte donne che indossano indumenti tipici<br />

(gonne dal pelo corvino lungo che arrivano fino ai pie<strong>di</strong>)<br />

e bambini seminu<strong>di</strong> che si avvicinano imme<strong>di</strong>atamente<br />

porgendo le mani per ottenere qualche pesos. Anche in<br />

questo villaggio è vietato scattare fotografie. Oltre a<br />

possibili reazioni violente sono previste sanzioni e il<br />

carcere per chi trasgre<strong>di</strong>sce.<br />

L’atmosfera è molto <strong>di</strong>versa rispetto a Zinacantàn, qui<br />

emerge chiaramente la presenza <strong>di</strong> due classi sociali.<br />

Una, composta da pochi ras irreperibili e l’altra<br />

estremamente in<strong>di</strong>gente. Proseguiamo cauti, in silenzio,<br />

in mezzo ad una popolazione che trasuda povertà<br />

economica e culturale. Entriamo nella caratteristica<br />

chiesa bianca dove ci aspetta una scena simile a quella<br />

<strong>di</strong> Zinacantàn. Anche qui, niente panche, niente se<strong>di</strong>e,<br />

un’infinità <strong>di</strong> fiori, <strong>di</strong> candele accese, il pavimento<br />

cosparso <strong>di</strong> rami <strong>di</strong> pino scivolosi. Tutto, allo scopo <strong>di</strong><br />

creare un’atmosfera gra<strong>di</strong>ta ai santi, custo<strong>di</strong>ti nelle<br />

bacheche che fiancheggiano l’unica navata.<br />

23<br />

Una bambina <strong>di</strong> San Juan Chamula<br />

A destra i santi a sinistra le sante. In grembo a ciascuna<br />

<strong>di</strong> quelle raffigurazioni, uno specchio, con funzioni <strong>di</strong><br />

rimando delle impurità che ogni visitatore porta con sé.<br />

In mezzo, soli o in gruppo, peccatori genuflessi che<br />

chiedono, a presunte figure venerabili interme<strong>di</strong>e, <strong>di</strong><br />

incamerare i propri peccati. Naturalmente, <strong>di</strong>etro<br />

compenso. Una grande statua sale fin quasi a toccare<br />

la volta, è quella del patrono San Giovanni Battista<br />

considerato più importante <strong>di</strong> Gesù. All’uscita, una<br />

bambina, succinta, sporca, a pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong>, con due occhi<br />

bruni e tristi, mi porge la mano. Cerca compagnia.<br />

Mano nella mano attraversiamo quell’enorme piazza,<br />

curiosamente osservati da Manuel e accompagnati<br />

dagli sguar<strong>di</strong> stupiti degli in<strong>di</strong>os. Pochi minuti, nei quali<br />

provo una sensazione in<strong>di</strong>menticabile. Alla fine mi chino<br />

su <strong>di</strong> lei e avvolgo le sue spalle in un bellissimo scialle<br />

che intendevo portare in Italia. Le sue labbra<br />

accennano un dolce sorriso. Commosso, l’accarezzo.<br />

Infrango le regole e fisso la sua immagine nella<br />

fotocamera. Ricorderò, per sempre, il tenero sguardo <strong>di</strong><br />

quella creatura tanto cara quanto sfortunata.<br />

Chiapas: 73.887 km², 4.255.790 abitanti, stato del<br />

Messico. La capitale e città più grande è Tuxtla<br />

Gutiérrez, ma la città più importante turisticamente è<br />

San Cristóbal de Las Casas. Con un'estensione pari a<br />

circa un quinto dell'Italia, è una delle 32 entità federali<br />

(31 stati e 1 <strong>di</strong>stretto federale) che costituiscono la<br />

Repubblica Messicana.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!