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Elezioni: astensionismo e voglia di cambiamento ... - Auser Liguria

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<strong>Elezioni</strong>: <strong>astensionismo</strong><br />

e <strong>voglia</strong> <strong>di</strong> <strong>cambiamento</strong><br />

Franco Astengo a pagina 9<br />

“Festa della Repubblica<br />

tra storia e attualità<br />

Zinola -Tortarolo alle pagine 6- 7<br />

10 giugno Giornata<br />

Volontario <strong>Auser</strong><br />

Scarrone- Piccardo alle pagine 3 e 4<br />

Perio<strong>di</strong>co d’informazione del volontariato e dei centri <strong>Auser</strong> della provincia <strong>di</strong> Savona Numero verde “Filo d’Argento” 800.995.988<br />

Poste italiane Spe<strong>di</strong>zione in abbonamento postale – D.L. 352/2003 (conv. L. 27. 02. 200 4 nr. 46) Art. 1, comma 2, DCB/ Savona nr. 3/ 2012


L’E<strong>di</strong>toriale<br />

Stiamo celebrando il 66°anniversario della nostra<br />

repubblica in un clima <strong>di</strong>fficile e poco chiaro, perché<br />

dopo la prima e la seconda repubblica e il terremoto<br />

politico provocato dai risultati delle ultime votazioni<br />

amministrative, non sappiamo ancora se vi sarà e come<br />

sarà la terza.<br />

In questa brutta situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>saffezione verso i partiti<br />

<strong>di</strong>mostrata dai citta<strong>di</strong>ni italiani con l’astensione e il loro<br />

voto <strong>di</strong> protesta, sono convinto, che malgrado tutto, i<br />

partiti possono ancora rappresentare il seme della<br />

democrazia nel nostro Paese, perchè l’antipolitica, anzi<br />

l’antipartitismo sono un serio pericolo aperto a qualsiasi<br />

sviluppo, e alcuni episo<strong>di</strong> poco chiari <strong>di</strong> questi ultimi<br />

giorni sembrano volgere in questa <strong>di</strong>rezione.<br />

Ma sono altresì convinto che i partiti e soprattutto i loro<br />

<strong>di</strong>rigenti, se vogliono riacquistare la fiducia degli elettori,<br />

devono cambiare ra<strong>di</strong>calmente il loro modo <strong>di</strong> gestire la<br />

politica e <strong>di</strong>mostrare concretamente una specchiata<br />

onestà e la massima trasparenza delle loro azioni e <strong>di</strong><br />

non anteporre gli interessi personali a quelli del proprio<br />

paese, è la primaria richiesta degli italiani alle forze<br />

politiche. Tutti i partiti <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> volersi rinnovare ed<br />

estirpare il marcio dalle loro file, ma mi devono spiegare<br />

come lo possono fare gli stessi uomini che ne sono<br />

coinvolti. Senza fare <strong>di</strong> tutta l’erba un fascio, credo che<br />

se si vuole fare veramente pulizia bisogna cambiare<br />

anche qualche <strong>di</strong>rigente perché mi sembra che tutti<br />

coloro che sono inquisiti o sono in odore <strong>di</strong> operazioni<br />

poco pulite si <strong>di</strong>chiarano innocentissimi e <strong>di</strong>fficilmente<br />

lasciano il loro posto.<br />

In questa sempre più tragica situazione <strong>di</strong> crisi, sono<br />

mesi che i partiti promettono agli italiani <strong>di</strong> volere<br />

rivedere i rimborsi elettorali, <strong>di</strong>minuirli e renderli<br />

trasparenti, <strong>di</strong> ridurre i parlamentari, <strong>di</strong> volere una<br />

nuova legge elettorale senza, sino ad oggi, essere<br />

riusciti ad approdare a nulla mentre la scadenza del<br />

2013 si avvicina velocemente.<br />

Credo che continuando su questa strada è senz’altro il<br />

modo per alimentare l’antipolitica. Perciò cari partiti<br />

datevi una mossa e decidevi a fare queste riforme<br />

prima che sia troppo tar<strong>di</strong>. E’ il solo modo per<br />

riacquistare la fiducia dei citta<strong>di</strong>ni e il voto <strong>di</strong> maggio ne<br />

è stato un forte segnale,<br />

Ma quello che mi preoccupa veramente è che in tutto<br />

questo bailamme <strong>di</strong> rinvii, <strong>di</strong> proposte e controproposte<br />

ne è scaturita una che aumenta la mia solita<br />

perplessità: è quella <strong>di</strong> estendere ai partiti il<br />

finanziamento elettorale tramite il 5xmille che sino ad<br />

oggi i contribuenti italiani hanno devoluto al no profit.<br />

Mi trovo completamente contrario a una simile ipotesi<br />

perché significherebbe togliere risorse al volontariato in<br />

un momento in cui i tagli <strong>di</strong> spesa pubblica lo stanno<br />

penalizzando in modo assai pesante mentre le richieste<br />

<strong>di</strong> sostegno e aiuto stanno salendo vertiginosamente<br />

senza contare la nuova tegola che si è abbattuta<br />

sui portatori <strong>di</strong> han<strong>di</strong>cap con il taglio netto del fondo<br />

sulla non autosufficienza da parte dell’attuale governo.<br />

PARTITI, ANTIPOLITICA, 5X1000<br />

TOMASO MINUTO<br />

Sappiamo che sino ad oggi la destinazione del 5x1000,<br />

nella maggioranza dei casi è stata devoluta dai<br />

contribuenti italiani alle associazioni <strong>di</strong> volontariato in<br />

cui hanno piena fiducia e ne conoscono l’attività, ma se<br />

si attuasse la proposta in <strong>di</strong>scussione, la <strong>voglia</strong> degli<br />

iscritti <strong>di</strong> aiutare il proprio partito potrebbe portare a<br />

sottrarre finanziamenti al volontariato.<br />

Perciò lasciamo stare questo benedetto 5x1000 perché<br />

da quando è stato istituito ogni governo lo sta<br />

martoriando, prima lo si voleva togliere, poi è stato<br />

messo un tetto, oggi lo si vuole strutturare non si sa<br />

come. Si sappia che rappresenta un finanziamento non<br />

in<strong>di</strong>fferente per le associazioni no profit che senza <strong>di</strong><br />

esso rischierebbero <strong>di</strong> morire e con esse il sostegno e<br />

quei servizi alle persone in <strong>di</strong>fficoltà che il governo a<br />

causa della crisi e del rigore sta tagliando<br />

paurosamente.<br />

Sommario<br />

E<strong>di</strong>toriale - Minuto Pag. 2<br />

2<br />

Lettera ai volontari - Scarrone Pag. 3<br />

Festa volontari - Piccardo Pag. 4<br />

Chiesa Evangelica - Becchino Pag. 5<br />

Nasce la Repubblica - Zinola Pag. 6<br />

Basta Schettino della politica - Tortarolo Pag. 7<br />

Una strada particolare - Castelli Pag. 8<br />

<strong>Elezioni</strong> amministrative 2012 - Astengo Pag. 9<br />

Mobilitazione per il terremoto in Emilia Pag. 10<br />

Sindacato Cgil Rossello - Dabove Pag. 11<br />

Spi Cgil - Giacobbe Pag. 12<br />

La nobiltà <strong>di</strong> Aida - Pastore Pag. 13-14<br />

L’avventura delle colonie - Paro<strong>di</strong> Pag. 15-16<br />

Notizie dai centri Albisola - Sorgente Pag. 16<br />

I campi solari - Olivieri Pag. 17<br />

Come eravamo – Calabria Pag. 18<br />

Camminiamo verso l’estate - Sortino Pag. 19<br />

San Paragorio in Noli - Moggio Pag. 20<br />

L’intervento - Tissone Pag. 21<br />

Il viaggio: il Ciapas - Tagliavini Pag. 22- 23<br />

Come eravamo - Tissone Pag. 24<br />

Storia del ciclismo a Savona Pag. 25<br />

Notizie <strong>Auser</strong> - Burattini - Girar<strong>di</strong> Pag. 26<br />

Ginnastica per la mente Pag. 27


10 giugno 2012 giornata del Volontario <strong>Auser</strong><br />

LETTERA ALLA FAMIGLIA DEI VOLONTARI<br />

Con piacere mi rivolgo <strong>di</strong>rettamente a Voi Volontari<br />

<strong>Auser</strong> perchè vi sento vicini come foste una grande<br />

famiglia <strong>di</strong> cui mi onoro <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nare alcune attività ma<br />

della quale sono orgogliosa e partecipe. Sempre <strong>di</strong> più<br />

<strong>Auser</strong> è un punto <strong>di</strong> riferimento nella nostra città e nella<br />

nostra provincia. Vorrei ricordare a tutti noi che la<br />

nostra Associazione ha svolto e svolge sul territorio<br />

tante iniziative, tante attività, tanti servizi. Ha incontrato<br />

e offerto in modo <strong>di</strong>sinteressato compagnia, aiuto,<br />

amicizia a tantissime persone anziane sole, tentando <strong>di</strong><br />

farle partecipi della vita della comunità.<br />

Abbiamo sviluppato una mole <strong>di</strong> interventi sia <strong>di</strong><br />

protezione sociale sia <strong>di</strong> promozione<br />

dell’invecchiamento attivo e tutti insieme abbiamo<br />

trascorso un anno <strong>di</strong> “lavoro” a favore dei nostri<br />

concitta<strong>di</strong>ni meno fortunati ma, anche <strong>di</strong> stimolo e<br />

attività che ci hanno mantenuto vivi sia come persone<br />

sia come citta<strong>di</strong>ni.<br />

Tutto questo è stato e sarà possibile grazie alla<br />

<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> voi Volontari. Al dono <strong>di</strong> tutti noi che in<br />

questi anni abbiamo partecipato e <strong>di</strong> molti altri che, ci<br />

auguriamo, offrano la propria <strong>di</strong>sponibilità, la propria<br />

intelligenza, il proprio impegno agli altri, <strong>di</strong>ventando<br />

Volontari <strong>Auser</strong>.<br />

I valori che <strong>Auser</strong> propone - solidarietà, inclusione,<br />

rapporto tra le generazioni - si concretizzano attraverso<br />

il vostro operato, la vostra presenza, la vostra<br />

sensibilità. Per queste ragioni, da alcuni anni, l’<strong>Auser</strong><br />

Nazionale, con la con<strong>di</strong>visione delle strutture regionali e<br />

territoriali, ha deciso <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care ai Volontari una<br />

giornata, nella quale rendere conto <strong>di</strong> questo valore.<br />

Quest’anno abbiamo anche voluto sottolineare il nostro<br />

impegno per facilitare l’inclusione dei citta<strong>di</strong>ni stranieri e<br />

la solidarietà tra le generazioni, tenendo conto che molti<br />

dei giovani, anche savonesi, sono figli proprio <strong>di</strong><br />

citta<strong>di</strong>ni provenienti da altri paesi, a volte lontanissimi,<br />

per geografia e per cultura. La reciproca conoscenza, la<br />

fraterna vicinanza, la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> momenti <strong>di</strong> allegria<br />

come quelli trascorsi insieme durante la nostra giornata<br />

3<br />

<strong>di</strong> festa vogliono proprio sottolineare e rafforzare questi<br />

legami <strong>di</strong> amicizia e <strong>di</strong> reciproca accettazione.<br />

La “Giornata del Volontario” del 10 giugno si è svolta<br />

presso la S.m.s. Serenella, che ringraziamo, e ha<br />

coinvolto più <strong>di</strong> 180 persone. Gli invitati e i loro<br />

famigliari hanno partecipato alla festa che è stata un<br />

momento in cui si sono con<strong>di</strong>vise parole, emozioni, idee<br />

e sentimenti.<br />

Il mio pensiero corre ancora a voi Volontari che<br />

abbiamo premiato, durante la festa, con una ceramica<br />

ricordo ma ai quali va, oltre alla nostra riconoscenza, il<br />

mio più caldo abbraccio.<br />

Il presidente <strong>Auser</strong> Savona<br />

Ileana Scarrone<br />

Un momento della festa: Ahmed e Meriem<br />

leggono il biglietto ricordo della giornata


10 giugno 2012 giornata del Volontario <strong>Auser</strong><br />

VOLONTARI AUSER TESTIMONI DI SOLIDARIETÀ E INCLUSIONE<br />

2012 anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni e tra i popoli.<br />

La terza età: fase dell’arco della vita che può essere vissuta da protagonisti<br />

La tavola rotonda: da sn. Zargar, Regazzoni, Rambau<strong>di</strong>, Rossello, Berbal<strong>di</strong>, Sorgini. In pie<strong>di</strong> Scarrone e Berruti<br />

Gli anziani accolgono, sostengono,<br />

aiutano le nuove generazioni e nel<br />

contempo invecchiano sempre più<br />

attivamente. La vecchiaia non è più<br />

vista come un onere da sopportare<br />

ma come una fase della vita nella<br />

quale si può contare, partecipare<br />

essere attivi e utili alla società. I<br />

nostri Volontari sono la<br />

<strong>di</strong>mostrazione viva <strong>di</strong> questo<br />

<strong>cambiamento</strong> culturale. Ma<br />

testimoniano anche l’impegno, la<br />

solidarietà e la <strong>di</strong>sponibilità<br />

de<strong>di</strong>cando una parte del loro tempo<br />

ai coetanei e alle persone più fragili.<br />

L’attività all’auser mantiene giovani<br />

perchè consente <strong>di</strong> realizzare le<br />

proprie aspirazioni, mantenere<br />

rapporti sociali significativi,<br />

programmare, progettare e<br />

realizzare progetti ed eventi.<br />

Quest’anno è stato <strong>di</strong>chiarato anno<br />

europeo per l’invecchiamento attivo<br />

e per la solidarietà tra generazioni,<br />

il 10 giugno a Savona abbiamo<br />

deciso <strong>di</strong> festeggiare i nostri<br />

volontari proponendo un momento<br />

<strong>di</strong> riflessione sull’inclusione e sul<br />

rapporto corretto con i migranti e le<br />

loro famiglie. Sono ormai tanti gli<br />

stranieri: commercianti, nostri vicini<br />

<strong>di</strong> casa o presenti nelle nostre<br />

famiglie magari proprio per accu<strong>di</strong>re<br />

gli anziani. Parlando <strong>di</strong> solidarietà<br />

tra generazioni, inoltre, dobbiamo<br />

prendere coscienza che tra i nostri<br />

giovani molti hanno genitori non<br />

italiani, e tra loro tanti non sono<br />

considerati neppure nostri<br />

DOMINICA PICCARDO<br />

connazionali o concitta<strong>di</strong>ni. Il<br />

presidente Napolitano ha sollecitato<br />

per questi ragazzi il riconoscimento<br />

<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza onoraria e anche il<br />

Comune <strong>di</strong> Savona e la Regione<br />

<strong>Liguria</strong> si sono <strong>di</strong>mostrati sensibili a<br />

questo problema. Ma non basta.<br />

I migranti lavorano, hanno una<br />

famiglia e vanno considerati nostri<br />

concitta<strong>di</strong>ni e come tali trattati con<br />

<strong>di</strong>ritti e doveri ma, soprattutto,<br />

superando un razzismo strisciante<br />

mai del tutto scomparso.. La nostra<br />

festa e i volontari vorremmo fossero<br />

testimonial ed artefici <strong>di</strong> questo<br />

processo <strong>di</strong> inclusione a partire<br />

dalla giornata del 10 giugno, per<br />

come li conosciamo abbiamo la<br />

certezza che questa fratellanza,<br />

tolleranza ed inclusione sia già,<br />

<strong>di</strong>ciamo così, nel loro patrimonio<br />

genetico ma vorremmo, con questa<br />

iniziativa, darne visibilità soprattutto<br />

ai migranti della nostra città in modo<br />

che sentano la nostra e le altre<br />

associazioni <strong>di</strong> volontariato come<br />

risorse e come testimonianza,<br />

appunto, <strong>di</strong> amicizia e <strong>di</strong> simpatia.<br />

La tavola rotonda alla quale hanno<br />

partecipato: Lorena Rambau<strong>di</strong><br />

assessore regionale alle politiche<br />

sociali, Zaor Zargar rappresentante<br />

dei Musulmani non arabofoni in<br />

<strong>Liguria</strong>, Marco Berbal<strong>di</strong> della<br />

Fondazione Comunità Servizi<br />

Diocesani, Isabella Sorgini<br />

assessore alle politiche sociali del<br />

comune <strong>di</strong> Savona, Clau<strong>di</strong>o<br />

Regazzoni vice presidente <strong>Auser</strong><br />

4<br />

nazionale e Francesco Rossello<br />

segretario della Camera del Lavoro<br />

<strong>di</strong> Savona, ha messo in luce<br />

molti problemi ma ha anche tante<br />

speranze e risorse. Gra<strong>di</strong>ta la<br />

presenza del sindaco Berruti che<br />

ha portato i suoi saluti. La nostra<br />

giornata è proseguita col pranzo<br />

preparato dall’Associazione Amici<br />

del Me<strong>di</strong>terraneo e con la<br />

premiazione dei Volontari.<br />

Regazzoni e Sottanis (presidente<br />

regionale <strong>Auser</strong>) hanno consegnato<br />

il piatto, in ceramica marocchina,<br />

ricordo della giornata e<br />

riconoscimento dell’impegno<br />

profuso in questo anno. La società<br />

<strong>di</strong> Mutuo Soccorso Serenella è<br />

stata la bella cornice della festa.<br />

Una splen<strong>di</strong>da giornata nella quale<br />

anche un po’ <strong>di</strong> sole ha favorito i<br />

festeggiamenti per i 250 Volontari<br />

dell’<strong>Auser</strong> provinciale e per le loro<br />

famiglie dando vita a momenti <strong>di</strong><br />

riflessione e <strong>di</strong> puro <strong>di</strong>vertimento. Il<br />

pranzo multietnico preparato con<br />

maestria dall’associazione Amici del<br />

Me<strong>di</strong>terraneo ha fatto assaporare<br />

piatti esotici e gustosi che hanno<br />

accontentato anche i palati<br />

maggiormente tra<strong>di</strong>zionalisti.<br />

A coronamento della giornata, però,<br />

non è mancato il ballo liscio con la<br />

musica del Dj Tommy. Un po’ <strong>di</strong><br />

allegra tra<strong>di</strong>zione squisitamente<br />

italiana che ha fatto sentire tutti,<br />

anche chi è italiano da poco, a casa<br />

sua e tra amici allegri e accoglienti.


10 giugno 2012 giornata del Volontario <strong>Auser</strong><br />

CITTADINANZA<br />

ONORARIA PER I FIGLI<br />

DEGLI IMMIGRATI<br />

Lorena Rambau<strong>di</strong>, assessore<br />

alle Politiche Sociali della<br />

Regione <strong>Liguria</strong> prende spunto<br />

da un'iniziativa del Comune <strong>di</strong><br />

Savona e dalla presa <strong>di</strong> posizione<br />

del Presidente Napolitano<br />

La presenza degli immigrati è<br />

triplicata negli ultimi <strong>di</strong>eci anni (nelle<br />

regioni settentrionali più che nel<br />

resto del paese). E in proporzione è<br />

aumentato il numero dei figli <strong>di</strong><br />

immigrati nati in Italia.<br />

Lo <strong>di</strong>cono i dati provvisori del<br />

censimento 2011, che cominciano a<br />

essere <strong>di</strong>ffusi in queste ore. Ma la<br />

legge ancora non permette ai nati in<br />

Italia da genitori immigrati <strong>di</strong> avere<br />

subito la citta<strong>di</strong>nanza tanto che il<br />

Presidente della Repubblica Giorgio<br />

Napolitano l'ha definita "follia".<br />

Il Comune <strong>di</strong> Savona ha approvato<br />

recentemente un regolamento che<br />

prevede all'articolo 10 il<br />

riconoscimento <strong>di</strong> una "citta<strong>di</strong>nanza<br />

onoraria". Prendendo spunto da<br />

questa iniziativa e dalla forte presa<br />

<strong>di</strong> posizione <strong>di</strong> Napolitano il 27<br />

aprile l'assessore alle politiche<br />

sociali Lorena Rambau<strong>di</strong> ha<br />

proposto, a margine della seduta<br />

della Giunta, <strong>di</strong> estendere la<br />

possibilità <strong>di</strong> riconoscere questa<br />

citta<strong>di</strong>nanza onoraria ai nati in tutto<br />

il territorio ligure. I comuni avranno<br />

facoltà <strong>di</strong> aderire o no, ma la strada<br />

è tracciata ed è in sintonia con le<br />

buone pratiche <strong>di</strong> integrazione che<br />

in <strong>Liguria</strong> hanno dato ottimi risultati,<br />

anche in perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> forte pressione<br />

migratoria come durante l'ultima<br />

emergenza libica e nordafricana.<br />

In attesa <strong>di</strong> un cambio legislativo–<br />

ha spiegato Lorena Rambau<strong>di</strong> – mi<br />

auguro che tutti i comuni liguri<br />

possano aderire a questo appello,<br />

frutto <strong>di</strong> civiltà e anche segnale<br />

culturale e politico importante, oltre<br />

che atto <strong>di</strong> giustizia e speranza<br />

rispetto all’invecchiamento<br />

demografico del nostro territorio”.<br />

“L’ITALIA SONO ANCH’IO” MESSAGGIO DELLA<br />

CHIESA EVANGELICA METODISTA DI SAVONA<br />

FRANCO BECCHINO *<br />

La Chiesa Evangelica meto<strong>di</strong>sta è<br />

la più antica chiesa protestante <strong>di</strong><br />

Savona essendo stata fondata nel<br />

1875, essa annovera nella sua<br />

comunità membri <strong>di</strong> nove<br />

nazionalità o etnie: cubana,<br />

ecuadoregna, italiana, keniota,<br />

olandese, romena, statunitense,<br />

tedesca, ungherese, che vivono<br />

bene insieme, si sentono<br />

grandemente arricchite dalla<br />

<strong>di</strong>versità e sono persuase <strong>di</strong><br />

costruire veramente una sola<br />

famiglia, per cui chiamarsi sorelle e<br />

fratelli non è una formalità ma una<br />

<strong>di</strong>mensione autentica. Siamo<br />

pertanto profondamente addolorati<br />

per le manifestazioni <strong>di</strong> razzismo,<br />

anche violento, che si verificano<br />

con sempre maggior frequenza nel<br />

nostro Paese. Per parte nostra<br />

<strong>di</strong>chiariamo che ci atterremo<br />

strettamente nella nostra vita<br />

personale e comunitaria e<br />

nell’impegno nella città alla chiara<br />

parola della Bibbia:” Quando<br />

qualche forestiero soggiornerà con<br />

voi nel vostro paese, non gli farete<br />

torto. Il forestiero che soggiorna fra<br />

voi, lo tratterete come colui che è<br />

nato tra voi; tu l’amerai come te<br />

stesso; poiché anche voi foste<br />

forestieri ...Ci sarà una stessa legge<br />

e uno stesso <strong>di</strong>ritto per voi e per lo<br />

5<br />

IL MESSAGGIO<br />

straniero che soggiorna da voi” (dai<br />

libri del Levitico 19/33- 34 e numeri<br />

15/16). Invitiamo poi i nostri<br />

concitta<strong>di</strong>ni ad essere fermi nella<br />

<strong>di</strong>fesa del principio proclamato nella<br />

Costituzione della nostra repubblica<br />

secondo il quale ”Tutti i citta<strong>di</strong>ni<br />

hanno pari <strong>di</strong>gnità sociale e sono<br />

eguali davanti alla legge, senza<br />

<strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> razza, <strong>di</strong> lingua, <strong>di</strong><br />

religione...” Segnaliamo due<br />

progetti <strong>di</strong> iniziativa popolare con il<br />

motto “l’Italia sono anch’io”<br />

promosso da 19 organizzazioni tra<br />

le quali la federazione delle Chiese<br />

Evangeliche in Italia che prevedono<br />

l’uno una mo<strong>di</strong>fica della legge sulla<br />

citta<strong>di</strong>nanza che consenta ai figli <strong>di</strong><br />

genitori stranieri l’accesso alla<br />

citta<strong>di</strong>nanza, l’altro che conceda ai<br />

lavoratori stranieri che soggiornino<br />

in Italia da 5 anni: il <strong>di</strong>ritto elettorale<br />

per le elezioni delle amministrazioni<br />

locali. A questi progetti si è<br />

implicitamente riferito il Presidente<br />

della Repubblica nel suo intervento<br />

sul tema della citta<strong>di</strong>nanza a favore<br />

dello straniero nato in Italia, in<br />

occasione del ricevimento al<br />

Quirinale dei partecipanti al<br />

convegno celebrativo del 150esimo<br />

dell’unità d’Italia promosso dalla<br />

predetta Federazione delle Chiese<br />

Evangeliche in Italia.<br />

____________________ IL COMMENTO __________________<br />

Il messaggio della nostra chiesa, sul tema del fenomeno emigratorio, è stato<br />

in<strong>di</strong>rizzato alla città sul finire dello scorso anno e al momento della sua <strong>di</strong>ffusione<br />

non ebbe una grande eco in città. L’iniziativa <strong>di</strong> cui si parla ha avuto un notevole<br />

successo ed ha raccolto in tutta Italia un numero <strong>di</strong> firme <strong>di</strong> gran lunga maggiore <strong>di</strong><br />

quello minimo richiesta dalla Costituzione. E’ notizia <strong>di</strong> questi giorni che la<br />

Presidenza della Camera dei Deputati ha dato il suo patrocinio all’incontro tra il<br />

Comitato promotore per ottenere un sollecito esame da parte del Parlamento dei<br />

due progetti <strong>di</strong> iniziativa popolare. Tornando al messaggio della comunità<br />

savonese, si tratta <strong>di</strong> un testo interessante perché parte da una esperienza <strong>di</strong> vita<br />

comune fra etnie e culture <strong>di</strong>verse per giungere a delle affermazioni <strong>di</strong> principio:<br />

una confessione <strong>di</strong> fede che riba<strong>di</strong>sce il principio dell’accoglienza dello straniero”<br />

come colui che è nato tra voi”, e quin<strong>di</strong> del suo trattamento paritario sul piano del<br />

<strong>di</strong>ritto; il dovere, per la citta<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> rispettare e far rispettare con convinzione la<br />

fondamentale norma costituzionale sulla pari <strong>di</strong>gnità e sulla eguaglianza davanti<br />

alla legge <strong>di</strong> tutte le persone, senza <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> razza, <strong>di</strong> lingua, <strong>di</strong> religione. E’ la<br />

coerente ri-proposizione <strong>di</strong> un caratteristico principio protestante che afferma con<br />

forza il valore della <strong>di</strong>versità e la conseguente convinzione che nulla più <strong>di</strong> una<br />

società plurale, che realizzi l’incontro e non il conflitto delle culture può arricchire<br />

tutti e ciascuno in modo incomparabile. Ancora una volta, ci sembra, la comunità<br />

meto<strong>di</strong>sta da alla nostra città un contributo che sollecita riflessione ed impegno.<br />

*Presidente del consiglio della Chiesa Evangelica Meto<strong>di</strong>sta <strong>di</strong> Savona


Riflessioni sulla Repubblica e sull’Europa<br />

“Nasce la Repubblica”. “E’ Repubblica”. “L’Italia è una<br />

Repubblica”. Rileggere i titoli dei giornali dell’epoca<br />

riporta alla mente caratteri e modelli grafici <strong>di</strong> giornali<br />

che non erano poi così male. Come la Repubblica<br />

appena nata e che oggi, troppi, vorrebbero prepensionare<br />

come la Costituzione. Elementi perfettibili,<br />

certo, ma non con procedure in cui - come si suol <strong>di</strong>re -<br />

si rischia <strong>di</strong> buttare via “il bambino con l’acqua sporca”.<br />

Di acqua sporca sotto i ponti <strong>di</strong> questi decenni ne è<br />

passata (purtroppo) molta e rileggere la storia della<br />

repubblica italiana, tra i giornali <strong>di</strong> ieri e quelli <strong>di</strong> oggi è<br />

significativo. Per <strong>di</strong>versi elementi.<br />

Il primo: la passione e l’euforia. Si cambiava registro<br />

dopo due guerre e la Resistenza. Un paese <strong>di</strong>sastrato,<br />

ma con la forza <strong>di</strong> reagire e <strong>di</strong> uscire dalla “fame”.<br />

Voglia <strong>di</strong> vivere e <strong>di</strong> fare politica. Certo con una<br />

accentuazione ideologica serrata, con un quadro<br />

internazionale poi sfociato nella contrapposizione<br />

occidente/Usa contro l’Urss e il blocco dei paesi dell’Est<br />

culminata con la sconfitta elettorale del fronte popolare<br />

in Italia. Le cronache ondeggiavano tra il racconto della<br />

passione dei giornali ideologicamente più schierati<br />

(Unità e Popolo) e quelle un po’ più asciutte <strong>di</strong><br />

quoti<strong>di</strong>ani <strong>di</strong> area più liberale o “in<strong>di</strong>pendente”. Ma in<br />

tutti emergeva la convinzione che da quel referendum<br />

che fotografava un paese che aveva ancora nella sua<br />

memoria e tra<strong>di</strong>zione la “real casa”, poteva nascere<br />

un’Italia <strong>di</strong>versa. Il passaggio elettorale che si<br />

avvicinava avrebbe poi cambiato il taglio <strong>di</strong> articoli e<br />

schieramenti con una campagna elettorale che oggi si<br />

sarebbe detta “feroce”. Con l’innegabile influenza Usa e<br />

la forte presenza dell’allora Pci, Psi e del movimento<br />

operaio al cui interno l’area cattolica si sarebbe poi<br />

organizzata attorno alla Cisl. Dai titoli dei giornali sulla<br />

“festa” per la Repubblica, dall’analisi sulle<br />

caratteristiche <strong>di</strong> una Costituzione che era stata<br />

calibrata in modo da contenere nelle rappresentanze<br />

parlamentari ogni possibile deriva autoritaria e che<br />

sarebbe <strong>di</strong>ventata modello per stu<strong>di</strong> giuri<strong>di</strong>ci<br />

internazionali, si passò ben presto a quelli legati<br />

MARCELLO ZINOLA*<br />

6<br />

NASCE LA REPUBBLICA<br />

OPERA INCOMPIUTA<br />

ANCHE SUI MEDIA<br />

I titoli <strong>di</strong> ieri e quelli <strong>di</strong> oggi:<br />

quanti ideali<br />

ancora da realizzare<br />

ai veri e propri slogan elettorali. Significative, in tal<br />

senso, le pubblicazioni che oggi si<br />

<strong>di</strong>rebbero alternative. Grafica e impostazione, in taluni<br />

casi innovative, “mordevano” come i contenuti.<br />

Il secondo: l’evoluzione dagli anni cinquanta agli<br />

anni ottanta.<br />

I giornali superata la prima vera grande competizione<br />

elettorale, si attestarono sulle posizioni <strong>di</strong> area o <strong>di</strong><br />

netto schieramento ideologico. C’è la grande stagione<br />

dei giornali della sera, lo “strillo” sui fatti <strong>di</strong> cronaca nera<br />

che massacrano i protagonisti. Lasciando “intendere”<br />

laddove non si racconta perché i protagonisti sono <strong>di</strong><br />

classe sociale “intoccabile” o politici. L’influenza della<br />

collocazione internazionale italiana, nell’alleanza<br />

atlantica, si leggeva in molti fon<strong>di</strong> e articoli <strong>di</strong> politica<br />

interna e internazionale. Il mondo del lavoro aveva<br />

pochi riferimenti: Unità, l’Avanti (quello vero, non quello<br />

del faccen<strong>di</strong>ere Lavitola). E <strong>di</strong>ffondeva le proprie idee<br />

utilizzando i volantini, giornali murali. La stampa che<br />

veniva definita “borghese” era maggioritaria. Il taglio <strong>di</strong><br />

molti servizi sulle lotte operaie, le crisi, i rinnovi dei<br />

contratti era non tanto censorio, quanto impostato ad<br />

evidenziare “il danno” del fermo delle produzioni. Il<br />

paese comunque evolveva e la repubblica arriva a<br />

vivere gli anni più duri tra la fine degli anni Sessanta e<br />

gli anni Ottanta. Il golpe borghese, la strategia della<br />

tensione con il terrorismo nero e Savona coinvolta con<br />

le bombe del 74-75, i primi scandali con Savona ad<br />

annunciare Tangentopoli con il caso Teardo, gli anni <strong>di</strong><br />

piombo. Fare informazione non era facile. Gli scandali<br />

“sifar”, il golpe borghese, le cronache e soprattutto le<br />

inchieste giornalistiche costarono molto care a quella<br />

parte <strong>di</strong> informazione che, al <strong>di</strong> là delle collocazioni<br />

ideali, aveva la “repubblica” in testa. La magistratura<br />

degli anni Sessanta e primi anni Settanta era meno<br />

incisiva. Furono spesso inchieste e denunce<br />

giornalistiche a rompere il silenzio, a evidenziare fatti e<br />

retroscena poi emersi, spesso anni dopo, in indagini<br />

giu<strong>di</strong>ziarie.<br />

(segue a pagina 10)


Riflessioni sulla Repubblica e sull’Europa<br />

Mario Monti tra i terremotati dell’Emilia<br />

La paura. E’ questo il sentimento<br />

che affiora nei colloqui tra amici,<br />

negli incontri casuali per la strada,<br />

nelle parole scambiate con quella<br />

“base” popolare e semplice, ma<br />

spesso intuitiva ed acuta, che<br />

popola i nostri rioni <strong>di</strong> periferia. Mi<br />

riferisco a quella base <strong>di</strong> lavoratori<br />

<strong>di</strong>pendenti e pensionati che hanno<br />

seguito le vicende degli ultimi mesi,<br />

nazionali e internazionali, con<br />

preoccupazione crescente, con<br />

partecipazione ed ansia;<br />

consapevoli <strong>di</strong> dover <strong>di</strong> nuovo<br />

rimboccarsi le maniche, pronti ad<br />

accettare ancora sacrifici. Ma ora,<br />

nelle ultime settimane passate alla<br />

ricerca <strong>di</strong> soluzioni e spiegazioni<br />

razionali, sta subentrando il<br />

pessimismo; sta affiorando la paura<br />

che è una cattiva consigliera. Da<br />

qualche tempo, i <strong>di</strong>scorsi finiscono<br />

sempre lì: “non ce la faremo”, “se<br />

crolla tutto, cosa facciamo?”.<br />

Eppure questa è la parte sana del<br />

paese, non facile a scoraggiarsi,<br />

che ha sempre lavorato e pagato le<br />

tasse, quella che ha sostenuto i<br />

consumi, quella moralmente ed<br />

eticamente integra, quella capace <strong>di</strong><br />

pensare all’interesse collettivo. La<br />

paura affiora perché ci si pongono<br />

alcune domande. Questo governo è<br />

stato accettato (o subito) con un<br />

sentimento <strong>di</strong> sollievo: era il dopo,<br />

finalmente. Un gruppo qualificato <strong>di</strong><br />

ministri. Attivo. Determinato.<br />

Competente. Ora, però, qualcosa<br />

si sta rompendo. Il governo sembra<br />

impantanato. Gli interventi sulle<br />

SERGIO TORTAROLO*<br />

pensioni, sullo stato sociale, sugli<br />

Enti Locali sono stati duri e pesanti.<br />

Il peso delle tasse sta <strong>di</strong>ventando<br />

insopportabile. Perché non si va<br />

avanti? I partiti frenano: si attende<br />

la nuova (e doverosa) legge<br />

elettorale, quella sulla corruzione, la<br />

riduzione dei costi della politica,<br />

eccetera, eccetera; ma non arrivano<br />

risultati, se non la solita confusione<br />

con<strong>di</strong>ta da buone intenzioni. Le<br />

statistiche ci parlano <strong>di</strong> un paese<br />

impoverito, nel quale le<br />

<strong>di</strong>suguaglianze sociali sono<br />

aumentate. Sarà anche vero che si<br />

sta pagando la crisi, ma chi la paga<br />

davvero (i più poveri) lo fa anche<br />

per ricchi ed evasori, che davanti al<br />

precipitare della situazione hanno,<br />

per <strong>di</strong> più, robusti paracadute.<br />

Insomma, è una brutta storia. Dalla<br />

crisi si esce se si rafforza la<br />

solidarietà e il patto sociale, ma non<br />

si esce se questo patto viene<br />

continuamente incrinato e violato.<br />

Così nasce, inesorabilmente il<br />

rischio <strong>di</strong> tensioni sociali gravi e<br />

pericolose. Purtroppo, l’Italia, così si<br />

<strong>di</strong>ce dal panettiere o dal giornalaio,<br />

non è la Francia. Lì, in pochi giorni,<br />

un bel cambio <strong>di</strong> governo, con stile<br />

(<strong>di</strong> tutti, maggioranza uscente e<br />

nuova maggioranza). E l’Italia non è<br />

nemmeno la Germania. Altre<br />

nazioni europee affrontano questa<br />

tempesta complessa, questa vera<br />

guerra finanziaria dall’esito incerto e<br />

impreve<strong>di</strong>bile con una forza e una<br />

compattezza che a noi mancano.<br />

Siamo una nazione con<strong>di</strong>zionata<br />

7<br />

Colloqui casuali tra i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Savona:<br />

la gente ha <strong>voglia</strong> <strong>di</strong> partecipare<br />

BASTA<br />

CON GLI “SCHETTINO<br />

DELLA POLITICA”<br />

Necessità vuole che si vada avanti<br />

sino a al 2013 con il governo Monti.<br />

Dopo quale nocchiero e quali marinai<br />

porteranno Paese e Europa fuori dal<br />

“terremoto” che ha colpito politica e<br />

Italia?<br />

pesantemente dall’avere una<br />

democrazia più fragile e una<br />

economia stravolta da una evasione<br />

fiscale sistematica, impensabile<br />

negli altri paesi. E’ qui la fonte <strong>di</strong><br />

tutti i nostri guai. L’evasione è stata<br />

tollerata, ad<strong>di</strong>rittura giustificata, ma<br />

è una grande vergogna. Si <strong>di</strong>cono<br />

altre cose in questi colloqui<br />

preoccupati e sempre più tesi; ad<br />

esempio, ma come è stato possibile<br />

che la maggioranza degli italiani<br />

abbia consegnato per tutti questi<br />

anni il governo del paese a una<br />

destra rappresentata da Berlusconi<br />

e Bossi? Oggi, si <strong>di</strong>ce, è chiaro per<br />

tutti che i due rappresentavano un<br />

<strong>di</strong>sastro, autentici Schettino della<br />

politica. Ma era così <strong>di</strong>fficile capirlo<br />

anche prima? Come è stato<br />

possibile che quella miscela <strong>di</strong><br />

populismo, demagogia, mascherata<br />

da antipolitica, veicolata dalla tv,<br />

con venature <strong>di</strong> razzismo e <strong>di</strong><br />

intolleranza, fosse accettata e<br />

sostenuta anche dai ceti popolari?<br />

Sono domande retoriche; è stato<br />

possibile! E quin<strong>di</strong> la vera domanda<br />

oggi è un’altra; la crisi della destra<br />

lascia i suoi elettori in un limbo, nel<br />

vuoto; è il ventre molle dell’Italia,<br />

una massa consistente. Verso cosa<br />

si orienterà domani?<br />

Ecco l’altro aspetto della paura <strong>di</strong><br />

cui parlavo. In questa nazione,<br />

massacrata culturalmente da quasi<br />

<strong>di</strong>ciassette anni <strong>di</strong> berlusconismo e<br />

leghismo, afflitta da una questione<br />

morale <strong>di</strong>ffusa e inquietante, in cui<br />

(segue a pagina 8)


Solidarietà tra generazioni<br />

Attività dei volontari dell’<strong>Auser</strong> nella Scuola<br />

UNA STRADA PARTICOLARE<br />

VIA SAN LORENZO<br />

Progetto per far conoscere il quartiere<br />

<strong>di</strong> Villapiana ai ragazzi delle elementari<br />

GIORGIO CASTELLI 1933: collaudo del ponte sulla ferrovia in via San Lorenzo<br />

Come spesso accade in primavera<br />

dopo un lunedì <strong>di</strong> pioggia, martedì<br />

22 maggio è una bella giornata <strong>di</strong><br />

sole. L’appuntamento è alle ore 9 in<br />

via Schiantapetto, <strong>di</strong> fronte alla<br />

Scuola della Rusca. L’accordo con<br />

le maestre Marisa e Alessandra è <strong>di</strong><br />

far percorrere agli alunni della<br />

classe quarta via S. Lorenzo<br />

raccontando le sue origini e i<br />

cambiamenti subiti nei secoli scorsi.<br />

Usciti da scuola si scende lungo via<br />

Padova e si percorrono i giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

via Trincee fino al ponte sul<br />

Letimbro dove il rio S. Lorenzo si<br />

immette nel torrente. C’è un po’<br />

d’acqua dovuta alla pioggia del<br />

giorno precedente ma è certo che<br />

anticamente questo ruscello doveva<br />

essere ben alimentato dal bacino <strong>di</strong><br />

impluvio che va dall’attuale via P.<br />

Garibal<strong>di</strong> a via Firenze passando<br />

per la valletta dello Zerbino, tanto<br />

che nei primi anni ’50 ha allagato<br />

<strong>di</strong>verse volte il cortile e le officine<br />

dell’Itis G. Ferraris con grande gioia<br />

<strong>di</strong> noi, allora alunni, per la festa<br />

non programmata. Via S. Lorenzo<br />

rimane un percorso particolare, sia<br />

per la sua lunghezza sia perché<br />

nata nel tortuoso percorso <strong>di</strong> questo<br />

ruscello oggi del tutto coperto, ma<br />

anche per l’avvicendarsi dei suoi<br />

aspetti e nomi che la in<strong>di</strong>cano come<br />

“Valletta”, poi via, e infine, creusa e<br />

colle. Abbiamo iniziato il percorso<br />

da via Trincee risalendo il primo<br />

tratto della valletta fino al “palazzo<br />

delle pipe” sorto a seguito della<br />

demolizione della fabbrica che dalla<br />

metà del 1800 produceva pipe in<br />

terracotta. Questo tratto attraversa<br />

via Piave nel punto dove, fino al<br />

1915, esisteva il ponte dello Sbarro<br />

che scavalcava il ruscello lungo la<br />

via <strong>di</strong> Torino, proseguimento<br />

dell’antica via del mercato vecchio.<br />

Non si hanno notizie della originale<br />

costruzione in pietra del ponte, ma<br />

si sa per certo della sua<br />

sostituzione con uno in legno nel<br />

1809 con uno successivo in ferro<br />

nel 1893. Proseguendo, la via si<br />

allarga, ma rimane tortuosa,<br />

scavalca la ferrovia per Genova<br />

con un ponte allargato nel 1933, e<br />

prosegue sino a piazza Brennero<br />

<strong>di</strong>ventando creusa e salendo con<br />

gra<strong>di</strong>ni fino alla antica chiesetta <strong>di</strong><br />

San Lorenzo, Biagio e Donato. I<br />

tempi scolastici non ci permettono<br />

<strong>di</strong> visitare l’interno della chiesa la<br />

cui costruzione è antecedente il<br />

1178 anno della sua prima notizia<br />

certa. Con i bambini, ora un po’<br />

affaticati e meno partecipi, saliamo<br />

ancora sorpassando l’autostrada e<br />

ritroviamo, con una breve scalinata,<br />

8<br />

la creusa che continua. Queste<br />

antiche strade racchiuse tra muri<br />

con porte <strong>di</strong> accesso alle proprietà,<br />

cantate dal poeta Fabrizio De<br />

Andrè, sono caratteristiche del<br />

nostro imme<strong>di</strong>ato entroterra e le<br />

troviamo felicemente, ancora<br />

numerose, appena fuori città. Con<br />

la nostra quarta A della Rusca<br />

siamo rientrati a scuola scendendo<br />

per le stra<strong>di</strong>ne e i sottopassi della<br />

Rusca ma la via San Lorenzo<br />

prosegue ancora come via al Colle<br />

fino a congiungersi, nei pressi<br />

appunto del colle Crocetta, con la<br />

antica “saonensis” oggi via Ranco<br />

che, se unita in <strong>di</strong>scesa a via Loreto<br />

Vecchia offre un anello ricco <strong>di</strong><br />

storia e <strong>di</strong> panorami inaspettati.<br />

(segue da pagina 7) Basta con gli Schettino...<br />

la battaglia per la legalità è fondamentale e prioritaria, quali orientamenti<br />

assumeranno questi settori, che erano la forza della destra? Detto ancora<br />

più esplicitamente: ci attendono altre esperienze nefaste o finalmente il<br />

centrosinistra riuscirà a riprendere il bandolo della matassa visto che gli<br />

elettori, come con un’ultima fiammella <strong>di</strong> speranza, gliene lasciano la<br />

possibilità? Ma il tempo è poco, siamo in un passaggio tumultuoso e<br />

complesso, <strong>di</strong> sistema. Domani non sarà più come oggi. C’è bisogno <strong>di</strong><br />

razionalità, buonsenso, competenza: questa situazione invece favorisce<br />

purtroppo chi strilla <strong>di</strong> più, chi le spara grosse, chi fa leva sulla pancia<br />

della gente, sull’emotività, sulle scorciatoie. In un paese normale, se una<br />

maggioranza ampia come quella che i nostri concitta<strong>di</strong>ni hanno purtroppo<br />

avuto la bontà <strong>di</strong> regalarci nel 2008 fallisce ovunque e si frantuma, si va<br />

alle nuove elezioni. In Italia ciò significherebbe oggi un’evidente<br />

vantaggio per il centrosinistra con (probabile, ma non è detto) sua vittoria.<br />

Curiosamente, da noi nessuno pone esplicitamente questo problema. E<br />

così, necessità vuole che si vada avanti fino al 2013 con il governo Monti.<br />

Bene. Ma da qui ad allora cosa sarà del quadro politico? Del sistema dei<br />

partiti? Dell’Europa e dell’euro? Troppe variabili, troppo <strong>di</strong>fficile per<br />

qualche pensionato a passeggio.<br />

Ma, come al solito, anche gli economisti e gli esperti ci spiegano le cose<br />

dopo che queste sono avvenute; ecco perché le tante domande<br />

importanti e concatenate che ci siamo posti e alle quali non riusciamo a<br />

dare una risposta concreta generano inevitabilmente paura per il domani;<br />

con la sensazione sgradevole <strong>di</strong> essere anche privi <strong>di</strong> strumenti per<br />

<strong>di</strong>fenderci, passeggeri, come <strong>di</strong>rebbe il poeta, “<strong>di</strong> nave senza nocchiero in<br />

gran tempesta”.<br />

* Già sindaco <strong>di</strong> Savona


L’opinione<br />

In oltre 100 comuni <strong>di</strong> quasi tutte le Regioni italiane si è<br />

svolto, tra il 6-7 Maggio (primo turno) e il 20 e 21 dello<br />

stesso mese (turno <strong>di</strong> eventuale ballottaggio) un<br />

importante appuntamento elettorale che ha riguardato<br />

non semplicemente il pur importante aspetto locale<br />

delle competizioni, ma il cui esito si è riflettuto sull’intero<br />

quadro politico.<br />

Un risultato complessivo che ha fornito alcune<br />

importanti in<strong>di</strong>cazioni: si è verificata un’ulteriore<br />

deframmentazione tra la società e la politica, tradottasi<br />

in un livello <strong>di</strong> astensioni dal voto mai fatto registrare in<br />

precedenza in alcun tipo <strong>di</strong> competizione elettorale; la<br />

geografia politica espressa dai vari partiti e movimenti è<br />

apparsa fortemente frammentata, ben al <strong>di</strong> là della<br />

presenza <strong>di</strong> moltissime liste civiche, soltanto una parte<br />

delle quali da collegarsi agli schieramenti tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong><br />

centro destra e <strong>di</strong> centro sinistra; appare evidente, a<br />

questo punto, come al centrodestra dello schieramento<br />

politico italiano si profili un vero e proprio “vuoto”,<br />

dovuto al declino <strong>di</strong> una leadership che aveva<br />

impresso, negli anni scorsi, un vero e proprio “marchio”<br />

a questa parte politica: un dato reso ancor più<br />

complesso dalla crisi verticale della Lega Nord colpita<br />

dagli scandali e dallo “sfarinamento” del Pdl; il Pd<br />

conquista successi importanti in alcuni capoluoghi<br />

tra<strong>di</strong>zionalmente amministrati dalla parte avversa come<br />

Como e Monza, ma “non vince” in altre situazioni<br />

importanti come Parma e rimane, comunque, in bilico<br />

rispetto alla strategia delle alleanze non ancora definita<br />

sul piano degli elementi programmatici e delle<br />

<strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> schieramento (del resto in vista delle<br />

politiche 2013, rimane tutta intera l’incognita<br />

riguardante l’eventuale mo<strong>di</strong>fica della legge elettorale).<br />

Il movimento 5 stelle si è chiaramente <strong>di</strong>mostrata l’unica<br />

forza politica in grado <strong>di</strong> aggregare consenso, ma,<br />

almeno nelle situazioni in cui ha ottenuto i suoi maggiori<br />

successi, sia eleggendo alcuni sindaci sia sfiorando il<br />

ballottaggio come a Genova, è necessario costatare<br />

come questi risultati non abbiano inciso sul complesso<br />

dell’astensione, che rimane il segnale vero e concreto<br />

dell’emergere <strong>di</strong> quella che è stata definita<br />

giornalisticamente ma in maniera del tutto impropria<br />

“antipolitica”. Del resto il movimento 5 stelle è ormai<br />

presente da <strong>di</strong>verso tempo alle tornate elettorali (come<br />

FRANCO ASTENGO*<br />

9<br />

VOGLIA DI CAMBIAMENTO<br />

E ASTENSIONISMO<br />

è stato fin dalle Regionali 2010) e al <strong>di</strong> là delle “sparate”<br />

del suo leader, maestro <strong>di</strong> istrionia propagan<strong>di</strong>stica,<br />

appare saldamente all’interno del recinto democratico<br />

(ben <strong>di</strong>versa la situazione, da questo punto <strong>di</strong> vista, in<br />

Francia con il Front National o in Grecia con i neonazisti;<br />

mentre rispetto ai “pirati” tedeschi e svedesi<br />

l’analogia, per ora, può essere sviluppata nella comune,<br />

tra 5 stelle e Pirati, in<strong>di</strong>sponibilità a stringere alleanza <strong>di</strong><br />

governo: ma per restare al “caso italiano” l’obbligatoria<br />

assunzione <strong>di</strong> responsabilità amministrative nel Comuni<br />

rappresenterà la vera cartina <strong>di</strong> tornasole per giu<strong>di</strong>care<br />

la realtà <strong>di</strong> questo nuovo soggetto politico).<br />

Forniamo, ancora, alcuni dati significativi rispetto<br />

all’entità dell’assenza dal voto: prendendo in esami i<br />

risultati <strong>di</strong> 124 comuni (il 122 compresi nelle regioni a<br />

Statuto or<strong>di</strong>nario più Gorizia e Palermo) si registravano<br />

un totale <strong>di</strong> 5.273.844 elettrici ed elettori aventi <strong>di</strong>ritto;<br />

tra questi 3.054.821 (il 57,92%) hanno depositato<br />

nell’urna un voto valido per l’elezione del Sindaco e<br />

2.863.144 (il 54,28%) per le liste.<br />

Di conseguenza il tasso <strong>di</strong> astensione, per quel che<br />

riguarda le liste può essere valutate al 46,72%: come si<br />

scriveva all’inizio assolutamente un record per analogo<br />

tipo <strong>di</strong> elezione nella storia della Repubblica.<br />

La provincia <strong>di</strong> Savona ha avuto un ruolo<br />

assolutamente marginale in questa complessa vicenda:<br />

si è votato, infatti, in soli sei comuni, tutti al <strong>di</strong> sotto della<br />

soglia del 15.000 abitanti, Altare, Boissano, Borghetto<br />

Santo Spirito, Cairo Montenotte, Calizzano e Giusvalla.<br />

L’esito è stato assolutamente favorevole allo<br />

schieramento <strong>di</strong> centrosinistra (fornendo così anche<br />

una in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> massima per l’insieme della<br />

situazione politica provinciale) che oltre a confermare il<br />

governo dell’importante comune <strong>di</strong> Cairo Montenotte,<br />

con la can<strong>di</strong>datura del sindaco uscente Fulvio Briano,<br />

ha strappato i comuni <strong>di</strong> Altare (tornato al centro sinistra<br />

dopo un intervallo) e Borghetto Santo Spirito (un<br />

risultato assolutamente storico).<br />

Un buon viatico quin<strong>di</strong> per l’apertura <strong>di</strong> un ciclo<br />

amministrativo <strong>di</strong>verso dal passato, al riguardo del<br />

quale non ci resta che formulare i migliori auguri per i<br />

nuovi amministratori.<br />

*Storico e politologo


Solidarietà <strong>Auser</strong><br />

MOBILITAZIONE STRAORDINARIA<br />

PER LE POPOLAZIONI COLPITE DAL TERREMOTO IN EMILIA<br />

La terra continua a tremare in Emilia. In una notte,<br />

nell’arco temporale compreso tra mezzanotte e le 6 del<br />

mattino, sono state registrate 31 scosse con epicentro<br />

nelle campagne fra Medolla, San Felice e Mirandola,<br />

ma tutta l’Emilia è in ginocchio. Si piangono i morti, la<br />

maggior parte operai che sono rimasti sepolti dalle<br />

macerie dei capannoni industriali. Ma, altri operai, con<br />

tenacia e coraggio, continuano a chiedere aiuti per<br />

riprendere a lavorare, per non perdere le commesse<br />

per le aziende e la fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to per le proprie<br />

famiglie. La grande <strong>di</strong>gnità e la laboriosità degli emiliani<br />

ci ha fatto scoprire un’Italia piegata ma non vinta. Gente<br />

spaventata che ha paura <strong>di</strong> entrare nella propria casa<br />

ma che non esita a riprendere il lavoro e una parvenza<br />

<strong>di</strong> quoti<strong>di</strong>anità; dorme in auto ma non perde il proprio<br />

orgoglio e riven<strong>di</strong>ca l’appartenenza a quella terra da<br />

cui sembra essere stata tra<strong>di</strong>ta. La zona ricca e<br />

produttiva del parmigiano e dell’elettrome<strong>di</strong>cale, la zona<br />

che contribuisce sostanzialmente al mantenimento del<br />

benessere <strong>di</strong> tutto il Paese è gravemente ferita e sta<br />

soffrendo con <strong>di</strong>gnità ma non con rassegnazione. I più<br />

colpiti rimangono, come sempre durante queste<br />

catastrofi, le fasce più deboli della popolazione e tra<br />

loro certamente gli anziani. E’ per questo che la nostra<br />

associazione si mobilita sia a livello periferico sia<br />

nazionale. Abbiamo infatti ricevuto dalle nostre strutture<br />

questo comunicato che pubblichiamo integralmente<br />

certi nella solidarietà anche dei nostri lettori. “L’<strong>Auser</strong><br />

Nazionale nell’esprimere il proprio cordoglio per le<br />

vittime e la solidarietà a tutti i citta<strong>di</strong>ni colpiti da questo<br />

tremendo terremoto, invita tutte le sue strutture ad un<br />

impegno straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> raccolta fon<strong>di</strong>.<br />

Le risorse saranno finalizzate al sostegno dei citta<strong>di</strong>ni<br />

ed al ripristino dell’agibilità e funzionalità delle attività<br />

delle <strong>di</strong>verse strutture delle associazioni <strong>Auser</strong><br />

danneggiate dalle ripetute e forti scosse.<br />

Appena possibile, attraverso una riunione specifica con<br />

le strutture dell’Emilia Romagna, verrà definita la<br />

destinazione precisa delle risorse raccolte e si valuterà<br />

la necessità <strong>di</strong> ulteriori impegni a sostegno delle<br />

popolazioni delle città colpite dal sisma.”<br />

Le donazioni, da subito, possono essere effettuate<br />

tramite il conto corrente appositamente costituito o<br />

attraverso le se<strong>di</strong> territoriali dell’<strong>Auser</strong>.<br />

10<br />

É stato attivato un numero <strong>di</strong> conto corrente<br />

nazionale su cui operare i versamenti delle <strong>di</strong>verse<br />

raccolte fon<strong>di</strong>: c.c. bancario intestato a:<br />

“<strong>Auser</strong> Solidarietà Eventi”<br />

presso: Monte dei Paschi <strong>di</strong> Siena<br />

Agenzia n. 1 Via Po, 94 – 00198 Roma<br />

Cod. Iban: IT 24 S 01030 03201 000002233115<br />

Un’altra forma <strong>di</strong> solidarietà possibile è l’acquisto <strong>di</strong><br />

formaggio parmigiano reggiano a costi <strong>di</strong> produzione.<br />

L’iniziativa ha però avuto così tante adesioni che le<br />

scorte già liberate dalle macerie sono esaurite e il<br />

rimanente parmigiano è ancora stoccato nei capannoni<br />

che sono, al momento, resi inagibili dalle scosse <strong>di</strong><br />

terremoto che si sono succedute in modo serrato.<br />

Se sarà possibile aderire, in seguito, a tale iniziativa o<br />

ad altre che <strong>Auser</strong> promuoverà ne daremo conto ai soci<br />

e ai nostri lettori in tempo utile.<br />

A cura della Redazione<br />

(segue da pagina 6) Nasce la repubblica ...<br />

La “repubblica” ha tenuto in quegli anni, ma a prezzi<br />

pesanti. Che si scontano ancora oggi. L’informazione<br />

però in quegli anni è cresciuta. Nascono e muoiono<br />

vecchi e nuovi giornali. La Repubblica (il giornale) è<br />

negli anni Settanta l’esperimento più significativo.<br />

E i perio<strong>di</strong>ci (Espresso, Panorama, Epoca, Europeo,<br />

Abc che sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Ruggero Orlando sarà una<br />

delle voci laiche per le battaglie sui <strong>di</strong>ritti civili, per<br />

citarne alcuni) vendono molto, sono fonti autorevoli con<br />

inchieste e reportage.<br />

Il terzo: gli anni novanta e oggi. La repubblica,<br />

<strong>di</strong>venta seconda repubblica senza che la prima si sia<br />

davvero compiuta. L’informazione cambia, <strong>di</strong>venta<br />

oggetto, iniziativa e proprietà <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> gruppi<br />

economico finanziari o industriali. Tra crisi e rilanci con<br />

l’esplosione del modello televisivo commerciale. Se<br />

“Non è mai troppo tar<strong>di</strong>” aveva alfabetizzato molti<br />

italiani, la tv commerciale che sommerge e lascia in<br />

secondo piano approfon<strong>di</strong>mento e informazione<br />

concreta, rappresenta il classico fenomeno dell’<br />

“analfabetizzazione” <strong>di</strong> ritorno. La repubblica e<br />

l’informazione sembra meno compiuta, come la<br />

costituzione, nella vita <strong>di</strong> ogni giorno, nella politica, negli<br />

scandali e in generazioni che trovano sempre meno<br />

testimonianza della storia, del vissuto. Anche per le<br />

carenze della formazione scolastica. Il multime<strong>di</strong>ale<br />

(cioè la rete, i nuovi me<strong>di</strong>a) aprono a gran<strong>di</strong> spazi <strong>di</strong><br />

partecipazione e <strong>di</strong> partecipazione, <strong>di</strong>ventano strumenti<br />

<strong>di</strong> lotta politica e <strong>di</strong> informazione. Ma la televisione<br />

<strong>di</strong>venta anche “partito” nell’era berlusconiana. Talvolta<br />

contribuendo a sbeffeggiare i valori della repubblica e<br />

della sua costituzione.<br />

Repubblica e Costituzione da rottamare? Proprio no.<br />

Proprio perché incompiute vale la pena <strong>di</strong> raccontarle e<br />

renderle compiute. Perché i rottamatori, spesso,<br />

buttano via il bambino con l’acqua sporca.<br />

*Giornalista de “Il Secolo XIX”


La Costituzione e il lavoro<br />

SINDACATI UNITI PER CONFERMARE IL VALORE DEL LAVORO<br />

FRANCESCO ROSSELLO*<br />

Viviamo tempi <strong>di</strong>fficili. Nell’articolo a fianco, Dabove traccia<br />

un breve quadro del precariato nella nostra provincia; in<br />

altre occasioni abbiamo descritto gli effetti della crisi<br />

sull’economia locale e sull’occupazione. Ognuno <strong>di</strong> noi<br />

vive sulla propria pelle il <strong>di</strong>sagio più o meno pesante che<br />

deriva da questa situazione, gli effetti nefasti <strong>di</strong> questa crisi<br />

incidono <strong>di</strong>rettamente sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> tutti.<br />

Quando qualcuno soffre, serve a poco <strong>di</strong>rgli “guarda che<br />

stai male” perché lo sa già, occorre invece scoprire le<br />

cause del suo dolore ed in<strong>di</strong>viduare la terapia giusta.<br />

Proviamo quin<strong>di</strong> a soffermarci prima sulla <strong>di</strong>agnosi, poi<br />

sulla cura. Nei mesi scorsi i Governi europei, e con essi il<br />

Governo Monti, ci hanno spiegato che l’’unica via per<br />

uscire dalla crisi risiedeva nel rigore e nell’austerità, era<br />

necessario riportare in pareggio i conti pubblici, tagliando<br />

la spesa pubblica, se occorre anche welfare, sanità e<br />

istruzione. Si <strong>di</strong>ceva “Prima ci vuole il risanamento, poi si<br />

penserà alla crescita”. Queste idee sono tipiche della<br />

destra europea e si basano sul concetto che gli Stati<br />

nazionali vadano gestiti come un’azienda privata, per cui i<br />

servizi pubblici non possono essere finanziati con il debito<br />

(da qui l’idea assolutamente non con<strong>di</strong>visibile <strong>di</strong> inserire in<br />

Costituzione l’obbligo <strong>di</strong> pareggio <strong>di</strong> bilancio). Sulla base <strong>di</strong><br />

questo principio sono state aumentate spropositatamente<br />

le tasse che però, sono state utilizzate per ripianare il<br />

deficit pubblico. Quin<strong>di</strong> ad un aumento delle tasse non ha<br />

corrisposto un aumento dei servizi nella quantità e nella<br />

qualità, al contrario anche i servizi sono <strong>di</strong>minuiti perché<br />

anche i Comuni hanno dovuto dare il proprio contributo<br />

all’obiettivo del risanamento accettando <strong>di</strong> vedersi ridurre<br />

le risorse. Quin<strong>di</strong> più tasse e meno servizi, una situazione<br />

che unita alla crisi industriale ed occupazionale, si è<br />

rivelata esplosiva. Le persone perdono il lavoro, pagano<br />

più tasse, non hanno prospettive e, quin<strong>di</strong> consumano <strong>di</strong><br />

meno. Meno consumi vuol <strong>di</strong>re ancora più crisi aziendali e<br />

più <strong>di</strong>soccupazione. Gli Stati <strong>di</strong>ventano bersaglio <strong>di</strong><br />

attacchi finanziari, le borse perdono, il famigerato spread<br />

aumenta, aumentano gli interessi sul debito che dobbiamo<br />

pagare e, alla fine <strong>di</strong> questo circolo vizioso, tutti i nostri<br />

sacrifici vanno in fumo e che, come beffa finale, il nostro<br />

debito aumenti anziché <strong>di</strong>minuire. Questa è la <strong>di</strong>agnosi e<br />

la prima cosa da <strong>di</strong>re con forza è che questa ricetta <strong>di</strong><br />

destra, che fino a qualche settimana fa ci veniva venduta<br />

come l’unica possibile, si è rivelata fallimentare.<br />

Fatta questa premessa, la cura non può che consistere in<br />

scelte <strong>di</strong> politica economica <strong>di</strong>verse e, se possibile,<br />

opposte, a quelle <strong>di</strong> prima. Nei giorni scorsi il Governo ha<br />

licenziato la riforma del mercato del lavoro, una riforma<br />

debole ed insufficiente che è stata venduta falsamente<br />

come uno strumento utile a creare occupazione. Non è<br />

con queste leggi che si crea occupazione, ma liberando<br />

risorse che facciano ripartire la produzione ed i consumi.<br />

11<br />

Come fare? Abolire l’Imu sull’abitazione principale,<br />

aumentare le detrazioni sui red<strong>di</strong>ti da lavoro <strong>di</strong>pendente<br />

per ridurre subito le tasse a lavoratori e pensionati,<br />

allentare il patto <strong>di</strong> stabilità per quei Comuni che hanno<br />

lavori cantierabili e potrebbero pagarli. Sono tutti interventi<br />

finanziabili utilizzando le risorse recuperate dalla lotta<br />

all’evasione fiscale, riducendo i costi della politica e i costi<br />

per le “consulenze” nel sistema pubblico, tassando in<br />

maniera più incisiva i capitali esportati e, soprattutto,<br />

istituendo una patrimoniale vera che colpisca le gran<strong>di</strong><br />

ricchezze. All’art. 4 la Costituzione impegna lo Stato a<br />

“promuovere le con<strong>di</strong>zioni” che rendano effettivo il <strong>di</strong>ritto al<br />

lavoro. Con questa formulazione, lo Stato non deve<br />

trovare un posto <strong>di</strong> lavoro per ogni singolo citta<strong>di</strong>no, ma<br />

deve creare le con<strong>di</strong>zioni economiche e sociali che lo<br />

mettano nelle con<strong>di</strong>zioni “<strong>di</strong> svolgere, secondo le proprie<br />

possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che<br />

concorra al progresso materiale o spirituale della società”.<br />

Creare queste con<strong>di</strong>zioni è un dovere costituzionale e per<br />

questo, Cgil, Cisl e Uil hanno scelto <strong>di</strong> manifestare<br />

unitariamente e <strong>di</strong> proporre la propria “cura” in occasione<br />

del 2 giugno (manifestazione rinviata al 16 giugno a<br />

seguito del terremoto in Emilia). Quin<strong>di</strong> non solo scendere<br />

in piazza per manifestare un <strong>di</strong>sagio, ma, come sempre,<br />

per chiedere scelte politiche <strong>di</strong>verse.<br />

*Segretario Camera del Lavoro <strong>di</strong> Savona<br />

IL PRECARIATO A SAVONA<br />

FAUSTO DABOVE*<br />

Quello del precariato <strong>di</strong>ffuso ed ormai insostenibile sotto<br />

ogni punto <strong>di</strong> vista (sociale, economico, morale) è un<br />

fenomeno che ha investito in pieno anche la nostra<br />

provincia. Nel 2011 a Savona ben l’85% delle assunzioni<br />

sono avvenute con forme contrattuali precarie e solo nel<br />

15% dei casi il lavoratore ha ottenuto un contratto a tempo<br />

indeterminato. In altri termini su 20 savonesi che riescono<br />

a trovare lavoro, cosa già <strong>di</strong> per sé <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong> questi tempi,<br />

solo 3 vengono assunti con contratto a tempo<br />

indeterminato: gli altri 17 ottengono solo contratti precari.<br />

Per le persone sotto i 30 anni <strong>di</strong> età la situazione è ancora<br />

peggiore: in questo caso la percentuale <strong>di</strong> chi viene<br />

assunto con un contratto a tempo indeterminato è minore<br />

del 9%. Da tempo la precarietà non è più un fenomeno<br />

riconducibile solo ai giovani che entrano nel mondo del<br />

lavoro: anche chi cerca lavoro perché l’ha perso a causa<br />

della crisi si trova, in<strong>di</strong>pendentemente dall’età, <strong>di</strong> fronte<br />

questo scenario. Nella nostra provincia questa precarietà<br />

si manifesta prioritariamente con i contratti a tempo<br />

determinato (circa il 48% del totale delle assunzioni), quelli<br />

a chiamata (più 14%), o in somministrazione (interinali,<br />

circa il 10%). Seguono poi le tipologie contrattuali non<br />

riconducibili a lavoro <strong>di</strong>pendente, come i <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong><br />

collaborazione (poco meno del 5% del totale delle<br />

assunzioni). Ci sono, infine, le false Partite Iva che spesso<br />

possono mascherare un rapporto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong>pendente: un<br />

fenomeno <strong>di</strong>fficile da stimare ma in sensibile aumento<br />

anche a Savona.<br />

*Segretario Ni<strong>di</strong>L CGIL Savona<br />

Ni<strong>di</strong>L (Nuove Identità <strong>di</strong> Lavoro) è la categoria che si occupa dei<br />

lavoratori con forme contrattuali precarie come il lavoro interinale,<br />

l’associazione in partecipazione, il contratto a progetto, le partite Iva<br />

in<strong>di</strong>viduali.


Sindacato pensionati Cgil<br />

Basta andare un po’ tra la gente, basta stare qualche<br />

ora nelle se<strong>di</strong> del Sindacato dei Pensionati e incontrare<br />

le persone che arrivano lì, per vedere come stanno le<br />

cose, senza avere bisogno <strong>di</strong> tante statistiche (ma<br />

anche quelle confermano la reltà).<br />

La con<strong>di</strong>zione materiale <strong>di</strong> tanti anziani è peggiorata in<br />

questi anni; molti <strong>di</strong> loro con<strong>di</strong>vidono le incertezze e le<br />

preoccupazioni <strong>di</strong> famiglie in cui i ragazzi non trovano<br />

lavoro e gli adulti spesso lo perdono. I red<strong>di</strong>ti da<br />

pensione pagano più tasse <strong>di</strong> altri; pagano troppo,<br />

perchè ci sono ancora troppi che non pagano. Una<br />

malattia, la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> autosufficienza possono fare<br />

precipitare "sotto la soglia <strong>di</strong> povertà" persone che<br />

avrebbero un red<strong>di</strong>to anche decente. Una pensione da<br />

1200 euro netti in su non avrà, quest'anno ed il<br />

prossimo, nessun adeguamento del suo valore<br />

all'aumento del costo della vita, che è tornato a<br />

crescere. Chi ha una casa propria, anche se ha solo<br />

quella, pagherà <strong>di</strong> nuovo una tassa in più.<br />

Certo, l'Italia era sull'orlo del <strong>di</strong>sastro economico; se<br />

fosse accaduto staremmo tutti peggio. Ma per tenere a<br />

galla questa barca hanno pagato quelli che vivono del<br />

proprio lavoro e che versano regolarmente le tasse.<br />

Tutte cose che sappiamo. Così come è certo che se<br />

non ci sarà un po' <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong> nuova occupazione, se<br />

non crescerà l'economia e se non cominceranno a<br />

pagate il giusto quelli che hanno <strong>di</strong> più, anche tutti i<br />

sacrifici dei lavoratori e dei pensionati non serviranno a<br />

femare il declino,l'impoverimento <strong>di</strong> tanti italiani. Questa<br />

deve essere la principale preoccupazione <strong>di</strong> chi<br />

governa oggi; questo è l'obiettivo del nostro sindacato.<br />

Le cose possono prendere un'altra piega se in Europa<br />

(a quel livello si decidono oggi cose importanti) prevarrà<br />

un altro modo <strong>di</strong> affrontare la crisi, non solo mettendo in<br />

or<strong>di</strong>ne i conti pubblici, e certo non tagliando servizi e<br />

protezioni sociali, ma finanziando la crescita economica<br />

e uno stato sociale all’altezza delle necessità delle<br />

persone. E intanto, però, c’è bisogno che il Governo e il<br />

Parlamento italiano decidano <strong>di</strong> dare a chi “ha pagato”<br />

risposte precise ed urgenti: quel che si recupara dalla<br />

lotta all’evasione fiscale va restituito ai lavoratori<br />

ANNA GIACOBBE*<br />

12<br />

La crisi colpisce tutte le età.<br />

Ma gli anziani sono<br />

maggiormente penalizzati<br />

20 GIUGNO 2012<br />

MANIFESTAZIONE<br />

DEL SINDACATO<br />

PENSIONATI<br />

Dopo anni <strong>di</strong> separazione<br />

Cgil-Cisl e Uil in piazza<br />

uniti per tutelare i <strong>di</strong>ritti<br />

<strong>di</strong>pendenti e ai pensionati, riducendo loro le tasse; ai<br />

più ricchi va fatta pagare una tassa sui gran<strong>di</strong> patrimoni;<br />

vanno trovati i sol<strong>di</strong> e date in<strong>di</strong>cazioni precise a Comuni<br />

e Aziande sanitarie per sostenere le persone non<br />

autosufficienti con servizi e aiuti alle famiglie; l’IMU sulla<br />

prima casa deve essere cancellata e, intanto, almeno,<br />

devono pagare meno non solo le famiglie con figli, ma<br />

anche quelle che hanno <strong>di</strong>sabili e anziani non<br />

autosufficenti e chi affitta a canone concordato. Sono<br />

queste le principali richieste che i sindacati dei<br />

pensionati<strong>di</strong> <strong>di</strong> Cgil Cisl e Uil, finalmente uniti dopo anni<br />

<strong>di</strong>fficili, hanno presentato e sosterranno con azioni<br />

pubbliche. In particolare stiamo preparando una<br />

giornata <strong>di</strong> mobilitazione per il 20 giugno, con tre<br />

manifestazioni contemporanee a Milano, Roma e Bari.<br />

E poi decideremo come proseguire la nostra battaglia.<br />

E’ importante che tanti e tante siano presenti.<br />

Anche avanti con l’età, nessuno “ci regala” nulla: tutto si<br />

deve conquistare e ri-conquistare. Insieme ai lavoratori,<br />

insieme ai giovani: gli interessi sono comuni.<br />

*Segretaria regionale Spi <strong>Liguria</strong>


L’opera Lirica<br />

“Aida” è, in or<strong>di</strong>ne cronologico, la<br />

ventinovesima opera <strong>di</strong> Giuseppe<br />

Ver<strong>di</strong>. E’ stata composta, su libretto<br />

<strong>di</strong> Antonio Ghislanzoni (tratto, a sua<br />

volta, da un soggetto <strong>di</strong> Auguste<br />

Mariette) negli anni 1870-1871,<br />

previa richiesta del Khe<strong>di</strong>vè<br />

d’Egitto. E’ stata rappresentata, per<br />

la prima volta, al teatro dell’opera<br />

del Cairo, in data 24 <strong>di</strong>cembre<br />

1861, in occasione della cerimonia<br />

inaugurale dell’apertura del canale<br />

<strong>di</strong> Suez.<br />

Ad un primo e superficiale esame,<br />

“Aida” sembra essere un’opera<br />

semplicemente celebrativa; non a<br />

caso, essa è stata rappresentata,<br />

più volte, in occasione <strong>di</strong> festival ed<br />

è stata oggetto <strong>di</strong> innumerevoli e<br />

gran<strong>di</strong>ose esecuzioni all’aperto,<br />

destinate, soprattutto, ai turisti. Ma,<br />

le cose non sono così semplici; se<br />

noi esaminiamo l’opera nel suo<br />

profondo, possiamo riscontrare il<br />

suo alto significato etico e spirituale<br />

e possiamo scorgere in essa un<br />

eccezionale valore anche sotto il<br />

profilo puramente artistico e<br />

musicale. Incominciamo, allora, ad<br />

esaminarla partendo dalla trama,<br />

articolata in quattro atti.<br />

Atto primo- quadro primo<br />

Palazzo del re a Menfi<br />

Aida, figlia del re etiope Amonasro,<br />

vive, come una schiava, alla corte<br />

del re d’Egitto. Si è innamorata <strong>di</strong><br />

Radames ed i suoi sentimenti sono<br />

ricambiati appassionatamente(ve<strong>di</strong><br />

la romanza <strong>di</strong> Radames: “Celeste<br />

Aida”). Ma, anche la figlia del re<br />

d’Egitto, Amneris ama il giovane e<br />

valoroso guerriero; tuttavia, ella si<br />

accorge, con inquietu<strong>di</strong>ne, che<br />

Radames nutre nei confronti <strong>di</strong> Aida<br />

una profonda simpatia (terzetto:<br />

Aida, Amneris, Radames).<br />

ALDO PASTORE<br />

Al riaccendersi della guerra tra<br />

Etiopia ed Egitto, Radames, viene<br />

nominato condottiero delle truppe<br />

reali. Tutti gli augurano la vittoria;<br />

anche Aida, la quale, solo più tar<strong>di</strong>,<br />

si rende conto <strong>di</strong> aver desiderato la<br />

sconfitta del padre e, <strong>di</strong>sperata,<br />

chiede agli Dei Patrizi consolazione<br />

alle proprie pene.<br />

Il conflitto interiore tra il sentimento<br />

per il padre e quello per l’uomo che<br />

ama è insolubile (ve<strong>di</strong> aria <strong>di</strong><br />

Aida:”Ritorna vincitor”).<br />

Atto primo- quadro secondo<br />

Interno del tempio <strong>di</strong> Vulcano a<br />

Menfi.<br />

Sacerdoti e sacerdotesse invocano<br />

la <strong>di</strong>vinità con canti e danze rituali,<br />

affinché Radames possa ritornare<br />

vincitore. Il gran sacerdote Ramfis<br />

consegna al condottiero la sacraspada.<br />

Atto secondo – quadro primo<br />

Sala nell’appartamento <strong>di</strong> Amneris.<br />

Gli egizi, guidati da Radames,<br />

hanno sconfitto gli etiopi. Aiutata<br />

dalle ancelle, Amneris si abbiglia<br />

sontuosamente per partecipare alla<br />

celebrazione della vittoria. Rimasta<br />

sola con Aida, riesce con uno<br />

stratagemma a farle confessare il<br />

suo amore per Radames (scena e<br />

duetto”Trema o vil schiava”).<br />

Atto secondo – quadro secondo<br />

Una delle porte della città <strong>di</strong> Tebe.<br />

I soldati egizi, tornati in patria,<br />

vengono accolti dal popolo<br />

esultante (Marcia trionfale).<br />

Amneris incorona Radames con il<br />

serto dei vincitori e il re promette<br />

solennemente al condottiero <strong>di</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfare ogni suo desiderio.<br />

Radames chiede che venga<br />

concessa la libertà ai prigionieri<br />

etiopi. Il re acconsente, trattenendo<br />

però, in ostaggio Aida e suo padre.<br />

13<br />

LA NOBILTÀ<br />

E IL MESSAGGIO<br />

DI AIDA<br />

Quin<strong>di</strong>, offre a Radames la mano <strong>di</strong><br />

Amneris e la successione al trono<br />

d’Egitto.<br />

Atto terzo<br />

Sulle rive del Nilo <strong>di</strong> notte.<br />

Alla vigilia delle nozze, Amneris si<br />

reca a pregare nel tempio <strong>di</strong> Iside.<br />

Sulle sponde del Nilo, Aida attende<br />

Radames per un incontro segreto<br />

(aria <strong>di</strong> Aida: ”O cieli azzurri”).<br />

Amonasro, che ha seguito la figlia,<br />

ne approfitta per ricordarle le pene<br />

sofferte dal suo popolo e<br />

convincerla a farsi rivelare da<br />

Radames i piani <strong>di</strong> battaglia<br />

dell’esercito egizio (duetto: Aida-<br />

Amonasro: “Rivedrai le foreste<br />

imbalsamate” ). Aida convince<br />

Radames a fuggire con lei (duetto:<br />

Aida -Radames:” Oltre il Nilo ne attendono i<br />

pro<strong>di</strong> a noi devoti”). Non appena<br />

Radames svela attraverso quale<br />

percorso il suo esercito avanzerà<br />

contro gli etiopi, Amonasro, che ha<br />

u<strong>di</strong>to tutto <strong>di</strong> nascosto, esce<br />

dall’oscurità e si presenta a<br />

Radames con atteggiamento<br />

trionfale, <strong>di</strong>chiarando <strong>di</strong> essere il Re<br />

degli Etiopi. Amneris, uscita dal<br />

tempio, è testimone dell’involontario<br />

tra<strong>di</strong>mento e denuncia il complotto<br />

ai sacerdoti ed alle guar<strong>di</strong>e. Mentre<br />

Aida ed Amonasro riescono a<br />

fuggire, Radames si consegna<br />

prigioniero al capo dei sacerdoti.<br />

Atto quarto- quadro primo<br />

Sala del palazzo del re d’Egitto.<br />

Radames, accusato <strong>di</strong> alto<br />

tra<strong>di</strong>mento, si <strong>di</strong>fende davanti al<br />

tribunale dei sacerdoti. Amneris<br />

promette <strong>di</strong> salvarlo, purché rinunci<br />

ad Aida. Radames, irremovibile, è<br />

pronto a sacrificare la vita (scena e<br />

duetto Amneris Radames: E’ la morte un<br />

ben supremo”).<br />

(Segue a pagina 14)


L’opera Lirica<br />

(segue da pagina 13)<br />

Atto quarto – quadro secondo<br />

Tempio <strong>di</strong> Vulcano, sopra ad un<br />

sotterraneo. Radames viene<br />

rinchiuso vivo nella cella mortale.<br />

Aida si è nascosta nel sotterraneo<br />

per morire assieme a lui. Mentre i<br />

sacerdoti invocano la <strong>di</strong>vinità e<br />

Amneris prega la dea Iside, affinché<br />

conceda a Radames la pace<br />

eterna, i due amanti danno,<br />

insieme, l’ad<strong>di</strong>o alla vita. (duetto<br />

finale Aida - Radames: “O terra,<br />

ad<strong>di</strong>o, ad<strong>di</strong>o, valle <strong>di</strong> pianti”).<br />

Dalla lettura del testo poetico, ma,<br />

soprattutto, dall’au<strong>di</strong>zione musicale<br />

emerge molto chiaramente la<br />

straor<strong>di</strong>naria nobiltà <strong>di</strong> questa<br />

opera. E’ pur vero, infatti, che<br />

esistono, nel contesto del dramma,<br />

delle scene coreografiche, affidate<br />

a gruppi danzanti, ma esse hanno,<br />

tutte, un ben preciso scopo e<br />

significato; così la danza delle<br />

sacerdotesse (primo atto- secondo<br />

quadro) non è un inserto<br />

in<strong>di</strong>pendente e fine a se stesso, ma<br />

rappresenta il complemento visivo<br />

<strong>di</strong> un rituale, caratteristico della<br />

tra<strong>di</strong>zione egizia. Lo stesso <strong>di</strong>casi<br />

per la danza dei giovani schiavi<br />

(secondo atto- primo quadro), la<br />

quale è un breve inserto, ma viene<br />

a configurarsi come un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

una complessa vita collettiva. Infine,<br />

la famosa ”Marcia trionfale”,<br />

collocata nel finale del secondo<br />

atto, rappresenta l’esaltazione della<br />

“Vis bellica” ed è perfettamente<br />

coerente con il pensiero e l’azione<br />

dei protagonisti egizi (da Radamens<br />

a Ramfis, al Re ed al popolo nel<br />

suo complesso).<br />

Un secondo aspetto che desidero<br />

evidenziare è rappresentato dal<br />

raffinato esotismo musicale,<br />

esistente in quest’opera; non risulta<br />

da nessun documento che Ver<strong>di</strong><br />

abbia mai compiuto stu<strong>di</strong> sulla<br />

musica e sul folklore arabo e<br />

orientale, in genere; viene quasi<br />

naturale pensare che Ver<strong>di</strong> abbia<br />

creato autonomamente(e quin<strong>di</strong> con<br />

un eccezionale istinto artistico) gli<br />

elementi esotici presenti nello<br />

spartito; questi, infatti, risultano,<br />

ancora oggi, sorprendentemente<br />

coerenti con i presupposti fondanti<br />

della tra<strong>di</strong>zione araba.<br />

Infine: un breve, ma sentito, cenno<br />

al personaggio <strong>di</strong> Aida, giovane<br />

donna, che compare come schiava<br />

all’inizio dell’opera, che ama<br />

Radames con una luminosa<br />

spontaneità e che, tuttavia, non<br />

vuole scindere il legame ancestrale<br />

verso il Padre ed il popolo etiopico<br />

e che, infine, in assoluta coerenza e<br />

con una istintiva nobiltà d’animo,<br />

decide <strong>di</strong> morire con Radames,<br />

incoronata dai mirabili versi:” A noi<br />

si schiude il cielo e alme erranti<br />

volano al raggio dell’eterno dì”.<br />

14<br />

Aida<br />

all’Arena<br />

<strong>di</strong> Verona<br />

Il 28 e il 29 giugno (due giorni e<br />

una notte) l’<strong>Auser</strong> <strong>di</strong> Savona<br />

organizza un viaggio a Verona per<br />

assistere alla rappresentazione<br />

dell’opera Aida allestita all’Arena. Il<br />

Viaggio è in bus Gran turismo con<br />

accompagnatore; il pernottamento<br />

in hotel 4 stelle La quota <strong>di</strong><br />

partecipazione comprende i pranzi<br />

in ristorante con bevande.<br />

Programma del viaggio<br />

1 giorno<br />

Partenza dalla Riviera per Verona.<br />

Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio<br />

visita guidata della città.<br />

Serata all’arena per la<br />

rappresentazione <strong>di</strong> Aida<br />

2 giorno<br />

Visita a Sirmione e Lago <strong>di</strong> Garda.<br />

Tempo libero oppure escursione<br />

facoltativa in battello. Pranzo in<br />

agriturismo<br />

Nel pomeriggio viaggio <strong>di</strong> rientro<br />

Quote <strong>di</strong> partecipazione<br />

in<strong>di</strong>viduale: 225 euro<br />

(supplemento camera singola: 22<br />

euro)<br />

Biglietto <strong>di</strong> ingresso alla<br />

rappresentazione<br />

(Costo: da 25,50€ in gra<strong>di</strong>nata a<br />

73€ in poltrona)<br />

Assicurazione annullamento<br />

facoltativa (15 euro a persona).<br />

Informazioni: numero verde<br />

800.995.988<br />

oppure Ennio Moretti<br />

338.234.3982<br />

La curiosità<br />

CHIAMATO ELISIR D'AMORE<br />

PER AMORE DELLA LIRICA<br />

Ver<strong>di</strong> patriota convinto della nuova<br />

Italia unita, fu sostenitore dei moti<br />

risorgimentali tanto che, durante<br />

l'occupazione austriaca, la scritta<br />

"Viva V.E.R.D.I." pare fosse letta<br />

come "Viva Vittorio Emanuele Re<br />

d'Italia". Fu deputato del primo<br />

parlamento del Regno d'Italia e<br />

rappresentò, attraverso le sue opere,<br />

la somma dei simboli che avevano<br />

guidato i patrioti e i “giovani” italiani<br />

all'unificazione nazionale contro<br />

l'oppressione straniera.<br />

In molte sue opere la coralità dei<br />

popoli è protagonista <strong>di</strong> arie famose e<br />

gli italiani, forse anche per questo,<br />

agli inizi del Novecento, amavano e<br />

conoscevano le arie <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> che lo<br />

resero un mito.<br />

Un lettore ci ha raccontato, a questo<br />

proposito, un aneddoto riguardante la<br />

sua famiglia. Testimonianza della<br />

conoscenza profonda del repertorio<br />

ver<strong>di</strong>ano e dell’amore per la lirica che<br />

aveva suo nonno.<br />

“Vissuto a cavallo tra i due secoli, mio<br />

nonno, originario <strong>di</strong> Verona, aveva<br />

percorso l’Italia, traslocando per<br />

lavoro, era ferroviere, da una città<br />

all’altra sino a fermarsi, non più<br />

giovanissimo, a Savona. Aveva un<br />

viscerale amore per l’opera lirica, una<br />

grande conoscenza musicale, un<br />

buon orecchio, ma anche un carattere<br />

focoso, che prendeva il sopravvento<br />

in particolare quando andava a teatro.<br />

Capitava spesso che, nel pieno <strong>di</strong> una<br />

romanza o <strong>di</strong> un duetto, se anche una<br />

sola nota non era interpretata a<br />

dovere, non esitava ad alzarsi e a<br />

manifestare il suo <strong>di</strong>ssenso, faceva<br />

rimarcare l'errore, costringendo il<br />

maestro e <strong>di</strong>rettore d'orchestra a<br />

interrompere l'esecuzione. Un<br />

personaggio davvero eccentrico, un<br />

loggionista ante litteram nel solco<br />

della storia della lirica. Ma non era<br />

solo un attento fruitore del<br />

melodramma. Era un melomane<br />

convinto, al punto che volle far<br />

entrare nella vita reale i personaggi<br />

ver<strong>di</strong>ani. I suoi figli, ne ebbe ben otto,<br />

presero tutti il nome <strong>di</strong> personaggi<br />

della lirica: da Ruy Blas ad Elisir<br />

d’Amore con un contorno, a conferma<br />

della sua passione per le opere<br />

ver<strong>di</strong>ane, <strong>di</strong> Aida, Radames,<br />

Amneris, Ramfis e Amonasro, più<br />

Lohengrin”.


Come eravamo<br />

L’AVVENTURA ALLE COLONIE ESTIVE DI ULZIO<br />

Savona 1961: Partenza per la colonia “Cailani” <strong>di</strong> Ulzio (foto archivio Camera del Lavoro Savona)<br />

Quante foto da rior<strong>di</strong>nare! E’ giunto<br />

il momento e con pazienza cerco <strong>di</strong><br />

riscoprire, organizzare in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

tempo una quantità infinita <strong>di</strong> foto,<br />

iniziando da quelle più vecchie,<br />

potrei <strong>di</strong>re antiche, rigorosamente in<br />

bianco e nero. Tra tutte eccone un<br />

gruppetto che mi fa balzare il cuore<br />

in petto: le foto della colonia <strong>di</strong><br />

Ulzio, dove ho vissuto la prima<br />

esperienza <strong>di</strong> vita lontana da casa,<br />

sola, anche se inserita in un gruppo<br />

perfettamente organizzato, in cui<br />

<strong>di</strong>sciplina, gioco e movimento<br />

avevano lo scopo <strong>di</strong> aiutare la<br />

crescita armonicamente intrecciata<br />

con l’aspetto salutistico: “cambiare<br />

aria” era uno dei dettami cui si<br />

ispirava l’organizzazione dell’attività<br />

<strong>di</strong> educazione e <strong>di</strong> crescita dei<br />

giovani. Ricordo...Perplessità, lievi<br />

imprecisati timori, ma anche la<br />

curiosità, le aspettative che mi<br />

investirono al momento in cui<br />

”barba” Checchin comunicò ai miei<br />

genitori la sua idea <strong>di</strong> proporre il<br />

mio nome al posto <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> suo<br />

figlio, il cuginone Ninni, per il<br />

soggiorno ad Ulzio, nella colonia<br />

dell’Ilva, <strong>di</strong> cui era <strong>di</strong>pendente. Tutte<br />

le incertezze furono fugate dalle<br />

storiche parole <strong>di</strong> zia Rina: ”Questa<br />

bambina deve cambiare aria! Deve<br />

imparare a mangiare <strong>di</strong> tutto, senza<br />

tante storie! Ci vuole la montagna!<br />

Non basta il clima degli Arbi!”<br />

Ed entrai nel manipolo dei figli<br />

dell’Ilva, pronti alla partenza per le<br />

alte quote della Val <strong>di</strong> Susa. A<br />

ripensarci, risento l’emozione della<br />

consegna della <strong>di</strong>visa: gonnellina in<br />

CARMEN PARODI<br />

tela pesante blu scuro, giacchina a<br />

vento azzurro e cappellino bianco.<br />

Ci si sentiva così componenti <strong>di</strong> un<br />

gruppo solidale, in cui identificarci.<br />

E la partenza in treno: un piccolo<br />

esercito salutava dai finestrini i<br />

parenti, in uno sventolio <strong>di</strong><br />

fazzoletti! Qualcuno tra i piccoli<br />

frignava un po’, ma presto la<br />

malinconia lasciava il posto<br />

all’impegno nei cori, che lungo tutto<br />

il tragitto verso la montagna<br />

entusiasmavano ed univano esperti,<br />

che ripetevano viaggio e soggiorno,<br />

e neofiti, che via via superavano le<br />

titubanze con cui si univano ai canti<br />

<strong>di</strong> montagna intonati dalle<br />

volenterose signorine che ci<br />

accompagnavano. Le foto mi<br />

ripropongono gruppi in cui sono<br />

stati immortalati ufficialmente tutti i<br />

partecipanti al soggiorno con la<br />

<strong>di</strong>rettrice, le educatrici, la cuoca,<br />

l’infermiera; in altre si notano<br />

gruppetti ridotti: le amiche del<br />

cuore, appunto, Nellida e Franca<br />

con me: sempre insieme, durante<br />

tutti i giorni, anche a Savona, dalla<br />

scuola ai giochi nella nostra via<br />

(non trascurabile penso sia stato il<br />

loro peso sulla mia accettazione<br />

dell’esperienza). In tutte le foto sullo<br />

sfondo domina l’imponente sagoma<br />

del monte Chaberton, dalla cima<br />

sempre innevata. Una meta che<br />

ogni giorno immaginavo <strong>di</strong><br />

raggiungere e che invece restò un<br />

sogno irrealizzato. Passeggiate ne<br />

facevamo ogni giorno, nei prati e<br />

nei boschi nei <strong>di</strong>ntorni della<br />

costruzione in mattoni rossi che ci<br />

15<br />

ospitava e, a volte, ci<br />

avventuravamo al colle, dove stava<br />

sorgendo la stazione sciistica del<br />

Sestrière. Il ritmo delle nostre<br />

giornate era regolato e scan<strong>di</strong>to<br />

dalle occupazioni quoti<strong>di</strong>ane: la<br />

sveglia ci richiamava il mattino<br />

come un plotoncino militarmente<br />

or<strong>di</strong>nato. Le gran<strong>di</strong> aiutavano le più<br />

piccole a rifare i letti, schierati nella<br />

camerata, sul fondo della quale un<br />

paravento bianco occultava il letto<br />

dell’educatrice; il passaggio ai<br />

bagni, segnato da piccoli scherzi,<br />

giochi e qualche <strong>di</strong>sputa, senza mai<br />

degenerare. La <strong>di</strong>sciplina,<br />

dominava ogni momento delle<br />

giornate, durante le quali, i giochi, i<br />

canti, le piccole recite si<br />

alternavano a esercizi ginnici, brevi<br />

momenti <strong>di</strong> riflessione (qualche<br />

compito da recuperare) oltre alle<br />

passeggiate, perfetto schieramento<br />

in fila per due! Il momento dei pasti,<br />

tutte or<strong>di</strong>natamente sedute lungo i<br />

tavoloni della mensa, era per me,<br />

poco propensa al cibo, tanto più se<br />

non cucinato da mia madre o dalle<br />

mie zie, un passaggio molto <strong>di</strong>fficile:<br />

mi pareva che non sarei mai riuscita<br />

ad ingurgitare quella roba! Ma<br />

giorno dopo giorno, forse complice<br />

l’aria fina della montagna, o lo<br />

sguardo attento dell’educatrice,<br />

avvenne il miracolo: cominciai a<br />

mangiare tutto senza tante storie,<br />

apprezzando soprattutto il momento<br />

della merenda, quando, tutte in fila,<br />

nel cortile, ricevevamo, sulla soglia<br />

della cucina, pane e cremifrutto<br />

(segue a pagina 16)


Come eravamo<br />

Estate ’56 a Ulzio da dx. Carmen, Nellida e Franca.<br />

Sullo sfondo il monte Chaberton<br />

(segue da pagina 15)<br />

quei mattoncini <strong>di</strong> marmellata<br />

solida) oppure una pesca da<br />

mangiare con il pane, cosa che<br />

entrerà nelle mie abitu<strong>di</strong>ni (ancora<br />

oggi trovo molto goloso pane e<br />

pesca). Mi si affollano alla mente<br />

momenti <strong>di</strong>versi; la scoperta del<br />

piccolo centro <strong>di</strong> Ulzio, paesino tutto<br />

in pietra, la chiesetta, <strong>di</strong> fronte al<br />

cancello della colonia, dove la<br />

domenica ascoltavamo la santa<br />

Messa con i pochi abitanti della<br />

zona; gli animali al pascolo, che<br />

passavano davanti a noi, la raccolta<br />

della lavanda, che con l’aiuto delle<br />

gran<strong>di</strong>, confezionavamo in mazzetti<br />

per farli <strong>di</strong>ventare piccoli “fiaschetti”<br />

(mi pare venissero chiamati così)<br />

rigirando gli steli in modo da<br />

ricoprire i fiori per proteggerli ed<br />

evitare la <strong>di</strong>spersione dei petali<br />

quando, rinsecchiti, sarebbero stati<br />

usati come profumatori nei cassetti.<br />

Riandare ad un tempo, ormai tanto<br />

lontano, mi ha fatto riflettere su<br />

quanto sia stata importante<br />

l’esperienza, accettata quasi <strong>di</strong><br />

mala<strong>voglia</strong>, e che mi entusiasmò<br />

gradualmente, aiutandomi anche a<br />

superare la mia tendenziale ritrosia,<br />

abituandomi ad apprezzare la vita<br />

in comunità, io, figlia unica,<br />

tormentata dal desiderio <strong>di</strong> avere<br />

un fratello, ma anche capace <strong>di</strong><br />

trascorrere ore con un libro.<br />

Il ritorno a casa,<br />

forse con un filo <strong>di</strong><br />

malinconia, era la<br />

gioia <strong>di</strong> poter<br />

raccontare in casa<br />

tutte le nuove<br />

esperienze, ma<br />

anche la maggiore<br />

consapevolezza <strong>di</strong><br />

ciò che potevano<br />

fare i bimbi delle<br />

numerose colonie<br />

marine esistenti<br />

lungo la nostra<br />

costa, nelle quali, a<br />

Celle, ad Andora,<br />

ricordo bene, mio<br />

padre aveva fatto e<br />

curava gli impianti<br />

elettrici, e dove,<br />

secondo le sue<br />

abitu<strong>di</strong>ni, molto<br />

spesso mi aveva<br />

portato in visita, suscitando in me<br />

gran<strong>di</strong> curiosità su ciò che poteva<br />

rappresentare il soggiorno in Riviera<br />

per bambini che arrivavano da<br />

Milano, da Bergamo, da Torino. E<br />

così potevo immaginare anche la<br />

scansione delle giornate <strong>di</strong> quei<br />

bambini che mi capitava <strong>di</strong> vedere,<br />

non molto lontano dalla mia<br />

spiaggia, fare il bagno tutti insieme<br />

sotto l’attento sguardo del bagnino,<br />

stendersi al sole, fare piccoli giochi<br />

con relative piccole penitenze, né<br />

più né meno <strong>di</strong> ciò che io stessa<br />

avevo vissuto su in montagna, ad<br />

Ulzio.<br />

Pubblicità del ”cremifrutto” anni ‘60<br />

16<br />

Notizie dai Centri<br />

Solidarietà tra generazioni<br />

PULMINO E PIEDIBUS<br />

L’<strong>Auser</strong> <strong>di</strong> Albisola Superiore<br />

accompagna i bambini a scuola<br />

DORA SORGENTE<br />

Da anni i volontari <strong>Auser</strong> <strong>di</strong> Albisola<br />

Superiore accompagnano i bambini<br />

delle elementari sul pulmino dello<br />

scuolabus. Il servizio è stato<br />

garantito, per tutto quest’anno, dai<br />

volontari Ignazio Baragatti e<br />

Giuseppe Pastorino. Il loro impegno<br />

quoti<strong>di</strong>ano è stato per il rientro a<br />

casa degli scolari su un percorso<br />

che, partendo dalla Scuola Primaria<br />

<strong>di</strong> via alla Massa 7, li riaccompagna<br />

alle loro abitazioni nelle frazioni <strong>di</strong><br />

Luceto ed Ellera. La collaborazione<br />

tra Scuola, Comune e <strong>Auser</strong> si è<br />

rivelata proficua tanto che, da<br />

marzo <strong>di</strong> quest’anno, è attivo un<br />

nuovo servizio sempre a favore dei<br />

bambini. L’importanza <strong>di</strong> insegnare<br />

ai piccoli a camminare a pie<strong>di</strong> su<br />

percorsi urbani, il desiderio <strong>di</strong><br />

stimolare in loro l’amore per la città<br />

e il quartiere, l’importanza <strong>di</strong><br />

stimolare lo spirito <strong>di</strong> osservazione<br />

unito alla socializzazione e al senso<br />

civico sono gli elementi portanti del<br />

“progetto Pie<strong>di</strong>bus.” Il pie<strong>di</strong>bus è<br />

già stato attivato, con successo, in<br />

molti comuni, tra cui la vicina<br />

Savona. Per Albisola la<br />

sperimentazione è stata possibile<br />

grazie ai volontari: Antonio<br />

Amendola, Giuseppe Pastorino,<br />

Rosanna Bombo, Loredana<br />

Tammurello, Nicoletta Martini,<br />

Stefania Cuvato, Karina Guelfi e<br />

Dora Sorgente che si sono resi<br />

<strong>di</strong>sponibili ad accompagnare a pie<strong>di</strong><br />

i bambini. La prima “linea”<br />

sperimentale va dal capolinea <strong>di</strong> via<br />

Dei Conra<strong>di</strong> (con una fermata<br />

interme<strong>di</strong>a davanti alla Stazione<br />

Ferroviaria) sino alla Scuola<br />

elementare <strong>di</strong> via alla Massa. I<br />

bambini che hanno aderito al<br />

progetto sono stati circa una decina<br />

ma questo numero è destinato ad<br />

aumentare in autunno quando al<br />

riaprire della scuola, probabilmente,<br />

il progetto prenderà forma in<br />

maniera definitiva magari<br />

aggiungendo qualche altra “linea”<br />

urbana.


Come eravamo<br />

ESTATE AI CAMPI SOLARI: BAGNI E GIOCHI IN SPIAGGIA<br />

Con la maestra sulla spiaggia <strong>di</strong> Zinola. Io, seduta al centro, <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> me Rita; Tosca è la terza da dx in pie<strong>di</strong><br />

Finita la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, nel 1946, per me<br />

e per le mie cugine Tosca e Rita fu il primo anno <strong>di</strong><br />

campi solari. Eravamo 25 bambine che<br />

frequentavano le scuole elementari. C’erano anche<br />

per i maschietti i campi solari ma, rigorosamente<br />

separati, tanto che non ricordo <strong>di</strong> averli mai visti.<br />

Iniziavano il primo luglio.<br />

Il ritrovo era alle 8,30 davanti alle scuole elementari<br />

<strong>di</strong> Villapiana. Accompagnate da tre maestre<br />

andavamo a prendere il tram che ci portava a<br />

Zinola, alla scuola elementare dove era la nostra<br />

sede per spogliarci e metterci in costume. L’uscita<br />

dal retro della scuola dava accesso alla spiaggia,<br />

avevano pre<strong>di</strong>sposto una tettoia coperta con foglie<br />

<strong>di</strong> palma per tenerci al riparo dal sole <strong>di</strong> luglio. Il<br />

tratto <strong>di</strong> spiaggia destinato a noi era cintato con<br />

paletti e una corda e anche lo specchio d’acqua<br />

dove ci bagnavamo era ugualmente cintato. Le<br />

bambine, naturalmente, non dovevano andare oltre<br />

le corde dove l’acqua era più profonda. C’era un<br />

bagnino, un ragazzo non alto ma robusto, ci<br />

<strong>di</strong>videva in due gruppi per fare il bagno, che durava<br />

una trentina <strong>di</strong> minuti. Un secondo bagno lo<br />

facevamo prima <strong>di</strong> andare a pranzare.<br />

Ricordo un giorno in cui mia madre, che era venuta<br />

a vedermi, chiese al bagnino se poteva insegnarmi a<br />

nuotare, lui rispose <strong>di</strong> si, mi portò dove non toccavo<br />

e mi buttò in mare. Cominciai ad annaspare ma<br />

riuscii a stare a galla, da quel giorno, anche se come<br />

un cagnolino imparai a nuotare.<br />

Tra un bagno e l’altro ci organizzavano dei giochi, il<br />

mio preferito era il gioco del fazzoletto. La maestra<br />

formava due squadre, tracciava due righe nella<br />

sabbia <strong>di</strong>stanti una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> metri una da’altra e<br />

una al centro dove si metteva la maestra con il<br />

EMILIA OLIVIERI<br />

17<br />

fazzoletto che pendeva dalla mano, chiamava per<br />

nome due bambine che correvano veloci a prendere<br />

il fazzoletto senza farsi toccare dall’avversaria e<br />

senza oltrepassare la riga <strong>di</strong> centro dove era la<br />

maestra. Vinceva chi riusciva a prendere il fazzoletto<br />

senza farsi toccare dall’avversaria e portarlo dalle<br />

sue compagne. Altri giochi che facevamo erano “ Un<br />

due tre stella” e “O regina, mia regina quanti passi<br />

devo fare per raggiungere il tuo regno?”.<br />

Una cosa che mi è rimasta impressa: non ci davano<br />

da bere fin dopo l’ultimo bagno per la paura che ci<br />

facesse male, ma la mattinata era lunga e, col sole<br />

<strong>di</strong> luglio stare tutta la mattina senza bere era una<br />

sofferenza.<br />

A mezzogiorno rientravamo nella scuola dove c’era<br />

la mensa, si pranzava e subito dopo un riposino.<br />

Per completare il pomeriggio la maestra ci leggeva<br />

dei racconti da un libro, narrava delle favole o ci<br />

faceva cantare. Quando erano le cinque, adunata e<br />

tutti a prendere il tram dove proseguivamo a cantare<br />

a squarciagola. Ci riportava alle scuole elementari<br />

<strong>di</strong> Villapiana proprio vicino a dove abitavo.<br />

Oltre alle mie cugine, molte <strong>di</strong> quelle bambine le ho<br />

frequentate anche da adulta e una la incontro<br />

ancora adesso. E’ un bel ricordo, dopo cinque anni<br />

<strong>di</strong> guerra e <strong>di</strong> paure, tornare alla pace e al<br />

<strong>di</strong>vertimento per noi bambini era un sogno.


Come eravamo<br />

“REMESCIANDU” TRA I RICORDI DELLA VECCHIA VADO<br />

Niente è più come allora: 60 anni hanno cambiato città e modo <strong>di</strong> vivere<br />

Come e quanto è cambiato il mondo dal primo dopo<br />

guerra ad oggi, e con lui, anche il nostro territorio e il<br />

nostro modo <strong>di</strong> vivere. Ricordo il vivere quoti<strong>di</strong>ano<br />

quando, ad esempio, la ra<strong>di</strong>o era un lusso per poche<br />

famiglie mentre adesso i ragazzi hanno alla loro portata<br />

notizie, musica e video da ascoltare o vedere in<br />

qualsiasi posto tenendo in mano il cellulare iphone.<br />

Anche le case erano <strong>di</strong>verse, specialmente dal punto <strong>di</strong><br />

vista igienico. Il gabinetto, quasi sempre sul balcone,<br />

non aveva il bagno con vasca, doccia e il lavabo era<br />

una rarità. Ricordo che, nel 1949, un mio amico mi<br />

portò a casa sua per mostrarmi il nuovo bagno<br />

installato in un vano apposito, tutto piastrellato: era una<br />

sciccheria ed ebbi un po’ d’invi<strong>di</strong>a. La mia cucina, come<br />

la maggior parte in quel periodo, era arredata con una<br />

credenza a due ante e un tavolo con il coperchio<br />

rimovibile che, rovesciandolo, serviva per impastare<br />

completato ed era dotato <strong>di</strong> mattarello inserito sul<br />

fianco del tavolo stesso. Sotto una grande cappa<br />

c’erano due piccoli fornelli a legna, uno più grande: ”U<br />

Runfo” era nell’angolo e serviva per cucinare con<br />

grosse pentole sul fuoco a legna o carbone. Per<br />

riscaldare c’era una stufa detta a “chitarra” per la forma<br />

che scaldava solo la cucina. La sera, prima <strong>di</strong> andare a<br />

letto, si riscaldavano le lenzuola con la borsa dell’acqua<br />

calda o con i mattoni refrattari scaldati sulla stufa e<br />

fasciati in pezze <strong>di</strong> stoffa. Le strade, a Vado Ligure,<br />

erano tutte in terra battuta e d’estate piene <strong>di</strong> polvere<br />

tanto che, durante il giorno, nelle vie principali passava<br />

un carro con una botte che spruzzava acqua per<br />

attenuare il polverone che si alzava appena c’era un po’<br />

<strong>di</strong> vento. D’inverno con la pioggia <strong>di</strong>ventava tutto fango,<br />

le ruote delle biciclette sprofondavano e rendevano<br />

<strong>di</strong>fficoltoso procedere, specialmente per gli operai che<br />

dovevano raggiungere il posto <strong>di</strong> lavoro a volte lontano<br />

dalla propria casa. Quando passavano i carri con i<br />

cavalli le ruote lasciavano solchi profon<strong>di</strong> anche <strong>di</strong>eci<br />

centimetri e i cavalli faticavano molto con gli zoccoli che<br />

sprofondavano. Le auto erano pochissime, ricordo<br />

bene, non più <strong>di</strong> una <strong>di</strong>ecina in tutto il paese contando<br />

anche l’ambulanza della Croce Rossa. I carri erano il<br />

mezzo <strong>di</strong> trasporto per tutte le merci: legna, cemento<br />

mattoni da costruzione, refrattari ed altro; per la terra, la<br />

sabbia, la ghiaia, il carbone e altri materiali sfusi veniva<br />

usato un carro <strong>di</strong>verso “A tumbarella” che era posta su<br />

sole due ruote che facevano da perno centrale. La<br />

forma, staccando il cavallo, facilitava lo scarico del<br />

materiale facendolo scivolare a terra senza uso <strong>di</strong> pale.<br />

L’unico mezzo efficiente era il tram (tranvai) che<br />

collegava Vado a Savona partendo da Porto Vado. Per<br />

raggiungere i paesini nei <strong>di</strong>ntorni si usavano le carrozze<br />

a cavalli, dove esistevano, altrimenti ci si procedeva a<br />

pie<strong>di</strong> o in bicicletta. Il telefono era per pochi, quasi<br />

sempre commercianti o professionisti che lo usavano<br />

per lavoro. Chi ne aveva bisogno, si recava al locale<br />

ANGELO CALABRIA<br />

18<br />

Il tram<br />

della linea<br />

Savona- Vado<br />

davanti alla<br />

stazione<br />

Letimbro<br />

dove c’erano i telefoni pubblici, una centralinista<br />

passava la linea in una delle tre cabine esistenti.<br />

Gli amici erano i vicini <strong>di</strong> casa, oppure quelli che<br />

abitavano nella stessa via. Quando ero ragazzino<br />

eravamo <strong>di</strong>stinti in gruppi col nome della zona in cui<br />

abitavamo. C’erano i ragazzi della stazione, o quelli del<br />

centro paese, della “Valletta”, strada che porta da Vado<br />

verso Valleggia, da”Baladda”, zona tra Vado e Porto<br />

Vado, quelli “du Portiu”, “du petrolio”, che abitavano nei<br />

pressi della Esso Petroli, “Da giescia” che comprendeva<br />

quelli che abitavano nei <strong>di</strong>ntorni della chiesa. Questi<br />

gruppi erano ostili fra <strong>di</strong> loro, tanto che ricordo <strong>di</strong> aver<br />

assistito, da bambino, a qualche scontro a sassate tra i<br />

ragazzi un po’ più gran<strong>di</strong>. Anche per gli adulti gli amici<br />

facevano parte degli abitanti del rione, gli uomini si<br />

trovavano all’osteria, nelle serate del sabato o<br />

domenica. Le donne passavano le serate in casa<br />

dell’una o dell’altra, facendo due chiacchiere e<br />

rammendando qualche calzino. Era abitu<strong>di</strong>ne a quei<br />

tempi, lasciare la chiave <strong>di</strong> casa nella toppa, è vero che<br />

c’era poco da rubare in quelle case ma, la gente era<br />

fondamentalmente molto più onesta e non ricordo furti<br />

nelle case della mia via. Adesso abbiamo tutti porte<br />

blindate antiscasso o allarmi vari ma i furti in<br />

appartamenti sono frequenti. Le famiglie erano più<br />

numerose, avevano più figli, sovente vivevano nella<br />

stessa casa anche i nonni e magari anche uno zio<br />

scapolo fratello della madre o del padre. Adesso molte<br />

famiglie sono formate da una persona: i “singol”. Sono<br />

in costante aumento le vedove e i vedovi rimasti soli<br />

loro malgrado e le famiglie <strong>di</strong> due persone, coppie<br />

giovani senza figli o coppie <strong>di</strong> anziani i cui figli vivono<br />

ormai fuori casa. Le coppie al massimo hanno un<br />

bambino le poche volte in cui ci sono più figli i genitori<br />

non sono <strong>di</strong> origini Italiane.<br />

Ai miei tempi non c’era la televisione, che occupa le<br />

nostre serate e ci da informazioni da tutto il mondo.<br />

Oggi sappiamo tutto <strong>di</strong> tutti ma non conosciamo i<br />

problemi dei nostri vicini <strong>di</strong> casa, <strong>di</strong> chi abita nella<br />

nostra via; in effetti ve<strong>di</strong>amo il mondo ma viviamo<br />

isolati, noi e la televisione che ci fa compagnia ma<br />

senza più il contatto umano come invece avevano i<br />

nostri genitori e i nostri nonni.


Notizie <strong>Auser</strong><br />

Il gruppo <strong>di</strong> “auserini” durante la prima gita alle Manie<br />

L’estate è alle porte ma l’<strong>Auser</strong>, da<br />

tempo, si è preparata a vivere<br />

all’aria aperta. Già ad aprile, il 18,<br />

sperando nel risveglio della<br />

primavera riscaldata dal sole,<br />

dall’aumento della temperatura e<br />

dalla maggiore durata delle<br />

giornate, abbiamo iniziato a<br />

organizzare delle passeggiate<br />

salutari e rilassanti. La prima uscita<br />

però è stata caratterizzata da un<br />

tempo ventoso ed incerto tanto che<br />

ci ha fatto propendere per un<br />

itinerario <strong>di</strong>verso da quanto<br />

previsto. Tra una nuvola e l’altra la<br />

fortuna ci ha assistito e la<br />

passeggiata alle Manie è andata<br />

benissimo anche se, al rientro,<br />

Savona ci ha accolto un bel<br />

temporale.<br />

La collaborazione tra il gruppo<br />

escursionistico savonese (Ges) e i<br />

volontari auser ha consentito<br />

l’accompagnamento <strong>di</strong> anziani alla<br />

scoperta <strong>di</strong> paesaggi e luoghi che,<br />

talvolta, anche se vicini, per alcuni<br />

sono sconosciuti.<br />

Sono passeggiate dolci della durata<br />

<strong>di</strong> due ore circa realizzate una volta<br />

ogni 15 giorni nei mercoledì o<br />

venerdì pomeriggio.<br />

La fase sperimentale ci ha visto<br />

allegri e numerosi pertanto<br />

pensiamo <strong>di</strong> proseguire l’esperienza<br />

anche nel prossimo autunno. Le<br />

passeggiate sono uno degli<br />

strumenti per invecchiare bene ed<br />

in salute. Molti sono i consigli che<br />

possiamo dare anche per affrontare<br />

l’incalzare del caldo.<br />

L’abbigliamento, sia per camminare<br />

che nella vita quoti<strong>di</strong>ana, deve<br />

MARIA GRAZIA SORTINO<br />

essere leggero, <strong>di</strong> tessuto naturale<br />

e traspirante, <strong>di</strong> colore<br />

possibilmente chiaro. Assolutamente<br />

necessario coprire il capo e<br />

proteggere gli occhi con lenti scure.<br />

Anche durante le nostre brevi<br />

escursioni abbiamo notato che<br />

questi piccoli, ma essenziali<br />

consigli, sono stati in<strong>di</strong>spensabili.<br />

Ma che <strong>di</strong>re dell’alimentazione?<br />

Sarà necessario aumentare<br />

l’apporto <strong>di</strong> frutta e verdura e<br />

introdurre più liqui<strong>di</strong> per non far<br />

<strong>di</strong>sidratare la cute e per permettere<br />

una funzionalità renale adeguata<br />

specialmente quando si svolge<br />

un’attività fisica.<br />

A questo proposito, proprio durante<br />

le passeggiate abbiamo sempre<br />

portato una bottiglietta con acqua e<br />

integratori salini. In l’estate vi<br />

consigliamo <strong>di</strong> usarli anche se i<br />

percorsi citta<strong>di</strong>ni richiedono un<br />

minore sforzo fisico ma la<br />

sudorazione <strong>di</strong>venta comunque<br />

abbondante. Sembra pleonastico<br />

l’ultimo suggerimento: continuate a<br />

camminare e a muovervi anche<br />

d’estate ma fatelo nelle ore più<br />

fresche, mattino o pomeriggio<br />

inoltrato. Mai fermarsi perché<br />

anche il più piccolo esercizio fisico<br />

ci porta benessere e ci permette <strong>di</strong><br />

allontanare il più possibile il<br />

momento del ”fermo obbligatorio”.<br />

Siamo convinti che nel “movimento<br />

c’è vita” e lo hanno <strong>di</strong>mostrato le<br />

varie attività che abbiamo<br />

organizzato: nell’inverno, in<br />

collaborazione con l’Asl 2 savonese<br />

e l’Università, sono stati organizzati<br />

i “gruppi <strong>di</strong> cammino” su percorsi<br />

19<br />

CAMMINIAMO<br />

INSIEME<br />

VERSO L’ESTATE<br />

Passeggiate, gite e utili consigli<br />

urbani e in primavera, appunto,<br />

abbiamo dato seguito a questa<br />

iniziativa con le passeggiate fuori<br />

porta. L’invecchiamento attivo ha<br />

bisogno <strong>di</strong> tanti supporti: stare<br />

all’aria aperta, con<strong>di</strong>videre con altri<br />

tempo e <strong>di</strong>vertimento, leggere un<br />

buon libro o ascoltare buona<br />

musica. Fare una bella nuotata,<br />

trascorrere del tempo con i propri<br />

parenti e, nel caso non ci fossero o<br />

non fossero <strong>di</strong>sponibili, rivolgersi ad<br />

associazioni come la nostra che<br />

possono fornire aiuto e compagnia.<br />

Se siete già arrivati al “fermo<br />

obbligatorio” non spaventatevi<br />

troppo, anche in questo caso <strong>Auser</strong><br />

sarà al vostro fianco con il “Filo<br />

d’argento”. Saremo una voce amica<br />

al telefono ma anche un po’ le<br />

vostre “gambe“ per piccole<br />

commissioni, o le vostre “ruote” con<br />

il servizio <strong>di</strong> trasporto sociale.<br />

Insomma, in un modo o nell’altro,<br />

anche in estate l’<strong>Auser</strong> c’è e<br />

cammina con voi!<br />

Camminando ... un pomeriggio<br />

Mercoledì 28 aprile<br />

“Le Manie - Grotta dell’Arma”<br />

(programma variato causa maltempo)<br />

Venerdì 4 maggio<br />

“San Pietro ai Monti”<br />

dalla Val Varatella<br />

Venerdì 1 giugno<br />

“Rocche bianche e la faggeta ”<br />

(rinviata per maltempo)<br />

Venerdì 22 giugno<br />

Rifugio “Prariundu”<br />

monte Beigua -Giornata conclusiva<br />

BUONA ESTATE A TUTTI


Monumenti e luoghi storici<br />

SAN PARAGORIO, LA CHIESA TESTIMONE DELLA STORIA DI NOLI<br />

La chiesa <strong>di</strong> San Paragorio, eretta intorno la metà del<br />

XI secolo su un precedente sito religioso <strong>di</strong> età<br />

bizantina, fu cattedrale <strong>di</strong> Noli per oltre cinque secoli.<br />

La chiesa fu e<strong>di</strong>ficata nei pressi dell’affluenza del rio<br />

Sant’Antonio (a Sciümèa in gergo nostrano) da<br />

probabili maestranze <strong>di</strong> origine comacina.<br />

Ancora oggi, del loro geniale operato, resta ancora del<br />

tutto intatto buona parte dell’aspetto esterno<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio, “…caratterizzato dalla tipica decorazione<br />

lombarda a lesene ed archetti, binati in facciata e nella<br />

zona absidale, raggruppati a tre e quattro sui fianchi, la<br />

presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni geometrici in bicromia bianco-rosso<br />

sotto la gronda, finestre a doppia strombatura che si<br />

aprono tanto nelle absi<strong>di</strong> che sui fianchi della navata<br />

centrale…”<br />

Nella storia locale più antica questo sito religioso ha<br />

certamente svolto un ruolo <strong>di</strong> grande importanza per la<br />

comunità locale poiché, tra il XII e il XIII secolo, qui si<br />

sottoscrissero i più significativi Atti relativi alle libertà<br />

comunali. È noto che nel Basso me<strong>di</strong>o-evo Noli era<br />

inserita nella Marca Aleramica e governata dai<br />

marchesi <strong>di</strong> Savona. Anche sotto l’egida ecclesiastica,<br />

la chiesa locale era sottomessa a quella savonese.<br />

Un lento progressivo cammino - cosparso <strong>di</strong> moneta<br />

sonante (come <strong>di</strong>rò in seguito) -portò i rappresentanti la<br />

Comunitas Nauli a scrollarsi <strong>di</strong> dosso questi due “poteri”<br />

grazie anche alla fedele appartenenza alla causa guelfa<br />

e, soprattutto, al costante aiuto della potente Genova <strong>di</strong><br />

cui Noli ne fu sempre “fedelissima alleata”.<br />

Ma veniamo ai storici fatti.<br />

- Il giorno 1° ottobre del 1181, presso la cripta <strong>di</strong> San<br />

Paragorio, si <strong>di</strong>edero convegno: il marchese <strong>di</strong> Savona,<br />

Enrico I, detto il Guercio, e i Consoli <strong>di</strong> Noli Rubaldo<br />

Pelatia, Rubaldo Tederate, Guglielmo Cappello e<br />

Ottone Aurame. L’incontro ebbe per scopo la firma <strong>di</strong><br />

una Convenzione in forza della quale il Marchese <strong>di</strong><br />

Savona concedeva ai rappresentanti il Governo locale<br />

“…facoltà <strong>di</strong> fortificarsi il borgo, le mura, e il castello<br />

senza impe<strong>di</strong>menti alcuni in cambio della conferma <strong>di</strong><br />

sottomettersi a tutti i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>tanza”.<br />

- Il 10 luglio dell’anno 1192, ancora in San Paragorio,<br />

Enrico II del Carretto, secondogenito del fu Enrico I,<br />

marchese <strong>di</strong> Finale, feudatario per <strong>di</strong>ritto<br />

consuetu<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Noli, vende ai Consoli nolesi la<br />

quarta parte dei pedaggi riscossi alle porte <strong>di</strong> piazza e<br />

la sesta parte dell’imposta prevista sulla ven<strong>di</strong>ta<br />

giornaliera del legname.<br />

- Il 7 agosto 1192, nuovamente in San Paragorio, è<br />

ancora Enrico II a cedere alla richiesta nolese <strong>di</strong><br />

rinunciare ad altri suoi “<strong>di</strong>ritti” riscossi sulla ripa e sulla<br />

piscaria, e quelli su fitti e possessioni più, l’antico<br />

privilegio <strong>di</strong> farsi giustizia; tutto questo per la somma <strong>di</strong><br />

lire 1440 <strong>di</strong> moneta genovese.<br />

- Il 23 maggio del 1193, San Paragorio ospita ancora il<br />

marchese <strong>di</strong> Finale e i rappresentanti la Comunitas<br />

Naulenses i quali intendono riscattare gli ultimi suoi<br />

GIULIANO MOGGIO<br />

20<br />

la Chiesa romanica <strong>di</strong> San Paragorio: quel sacro<br />

suolo che testimoniò l’avvento delle più importanti<br />

conquiste <strong>di</strong> libertà conseguite dai nolesi.<br />

Chiesa <strong>di</strong> San Paragorio: il Pronao<br />

privilegi goduti dal feudatario: la tassa sul grano che si<br />

riscuoteva alla porta <strong>di</strong> piazza, il tutto per 708 lire <strong>di</strong><br />

Genova.<br />

Infine, il 23 ottobre del 1239 fu il popolo nolese a riunirsi<br />

in San Paragorio per ricevere dal delegato Apostolico,<br />

Car<strong>di</strong>nale Giacomo da Pecoraia, la Bolla <strong>di</strong> papa<br />

Gregorio IX con la quale il pontefice attribuì alla chiesa<br />

romanica piena autonomia <strong>di</strong>staccandola dal dominio<br />

ecclesiastico savonese, la nominò Diocesi e inoltre,<br />

conseguì alla località <strong>di</strong> fregiarsi del titolo <strong>di</strong> Civitas e<br />

non più Vicus.<br />

Bibliografia<br />

Carlo Varaldo: La chiesa <strong>di</strong> San Paragorio a Noli e la zona<br />

archeologica.<br />

Monumenti e tesori d’arte del savonese, Sabatelli E<strong>di</strong>tore,<br />

Savona 1978.<br />

La chiesa <strong>di</strong> San Paragorio non è sempre visitabile.<br />

Si effettuano aperture straor<strong>di</strong>narie per visite guidate<br />

Per informazioni: contattare lo 019.822708<br />

oppure info@museoarcheosavona.it<br />

AUSER A NOLI<br />

Nella città <strong>di</strong> Noli la nostra Associazione è presente il<br />

mercoledì pomeriggio dalle 15 alle 18 nel Centro<br />

Sociale ubicato in piazza Cattedrale presso le Opere<br />

Parrocchiali.<br />

I volontari <strong>Auser</strong>, inoltre, svolgono attività <strong>di</strong><br />

socializzazione e <strong>di</strong> animazione presso la Casa <strong>di</strong><br />

riposo Villa Rosa


L’intervento<br />

Voglio parlare <strong>di</strong> via Buozzi che sta<br />

nel mio quartiere: piazzale Moroni;<br />

ad un tiro <strong>di</strong> schioppo dal comando<br />

dei Vigili Urbani <strong>di</strong> Savona e<br />

dell’avventura che debbo affrontare<br />

per attraversare da un marciapiede<br />

all’altro. Esco circa alle otto del<br />

mattino e il traffico veicolare è<br />

intenso nei due sensi <strong>di</strong> marcia.<br />

Prima <strong>di</strong> attraversare la strada, da<br />

buon pedone, guardo con molta<br />

attenzione per scegliere il momento<br />

adatto. Sono fermo davanti ad un<br />

attraversamento pedonale con una<br />

gamba all’infuori quasi per<br />

<strong>di</strong>re:”Guarda che attraverso” ma mi<br />

accorgo che non rallenta nessuno<br />

ne’ si ferma. Nessuno mi lascia il<br />

passo. L’altra mattina, al contrario,<br />

si è fermato un camioncino tutto<br />

rosso che mi ha lasciato scendere<br />

dal marciapiede e, così, ho<br />

attraversato quasi metà della<br />

carreggiata quando mi sono<br />

istintivamente fermato e girato per<br />

via del rombo <strong>di</strong> una motocicletta e<br />

forte della mia esperienza da ex<br />

vigile urbano. Con la testa mi sono<br />

sporto in avanti per vedere oltre il<br />

camioncino. Subito dopo il rombo<br />

una motocicletta ha superato il<br />

“pedonale” a tutta velocità<br />

sorpassando il camioncino e la<br />

colonna <strong>di</strong> auto ferme.<br />

“Brutto porco!” gli ho gridato a gran<br />

voce, mentre lo seguivo con lo<br />

sguardo. Ma non è servito a nulla<br />

perché il centauro ormai era troppo<br />

<strong>di</strong>stante. Ho pensato che mi<br />

avrebbe potuto maciullare tanto<br />

andava forte.<br />

Ma un altro pensiero mi rodeva: su<br />

quella strada non ho mai visto un<br />

vigile urbano; e pensare che a volte<br />

basta la presenza per rendere il<br />

traffico meno teso!<br />

Ma la medaglia ha anche il suo<br />

rovescio. Basta vedere come si<br />

comportano i pedoni mettendosi<br />

accanto ad un semaforo. L’altro<br />

giorno l’ho fatto per circa mezz’ora<br />

sull’incrocio tra Santa Rita, via De<br />

Amicis e corso Tardy e Benech.<br />

Per poter passare da un lato<br />

all’altro della strada il momento<br />

giusto viene quando appare l’omino<br />

tutto verde. Oltre il 90% dei pedoni<br />

attraversa regolarmente la strada.<br />

Ma il 10% no.<br />

IL PEDONE È L’ULTIMA RUOTA DELLA STRADA?<br />

MARIO TISSONE<br />

Pedoni ad un attraversamento<br />

regolato da semaforo<br />

Sono quelli che attraversano con<br />

l’omino tutto rosso dopo aver dato<br />

un rapido sguardo sia a sinistra sia<br />

a destra andando ad infilarsi nei<br />

vuoti del traffico.<br />

Troppe volte sono giovani o<br />

stranieri e nessuno <strong>di</strong>ce loro nulla,<br />

ne’ la gente che sta, <strong>di</strong>ligentemente,<br />

aspettando l’omino verde ne’, tanto<br />

meno, il vigile urbano che non si<br />

vede mai vicino ad un semaforo.<br />

Noi siamo, per natura, ottimisti e<br />

speriamo in comportamenti più<br />

responsabili.<br />

Proviamo ad aspettare.<br />

____________________<br />

RISPONDE CINZIA TEI<br />

RAPPRESENTANTE<br />

SINDACALE CGIL DELLA<br />

POLIZIA MUNICIPALE<br />

“Anche se il nome è cambiato da<br />

Vigili Urbani a Polizia Municipale o<br />

Locale, la sostanza è sempre la<br />

stessa. Soprattutto la “scarsa”<br />

sostanza. Scarsa, non per poca<br />

professionalità, ma perché<br />

costantemente sotto organico.”<br />

Così Cinzia Tei, delegato sindacale<br />

Cgil, esor<strong>di</strong>sce nella risposta<br />

all’intervento del nostro Mario<br />

Tissone, suo ex collega.<br />

“Questo è il primo aspetto: la<br />

carenza <strong>di</strong> organico ci impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong><br />

essere ovunque. Sicuramente<br />

potremmo essere più presenti nelle<br />

periferie se l'organico e la<br />

conseguente organizzazione del<br />

lavoro ce lo consentisse. Altra<br />

questione sono proprio i quartieri<br />

periferici, quelli un po' bistrattati, <strong>di</strong><br />

cui ci si ricorda solo in periodo pre<br />

elettorale. Quelli dove non passano<br />

21<br />

i turisti e dove an<strong>di</strong>amo poco<br />

perché chiamati altrove, magari in<br />

centro. E’ vero che manca la nostra<br />

costante presenza su tutto il<br />

territorio comunale ed ecco allora<br />

che i quartieri <strong>di</strong> periferia tornano ad<br />

essere solo dormitori o zone <strong>di</strong><br />

transito dove, il <strong>di</strong>stratto<br />

automobilista o motociclista, passa<br />

impunemente e <strong>di</strong> corsa incurante<br />

dei pedoni.<br />

La scelta, peraltro giusta, dell'<br />

Amministrazione <strong>di</strong> eliminare le<br />

Circoscrizioni non deve essere alibi<br />

per ridurre i servizi e, tra questi,<br />

anche quelli resi dalla Polizia<br />

Municipale. Nel corso degli anni,<br />

ancor prima <strong>di</strong> tale scelta, la nostra<br />

presenza nei quartieri si era<br />

assottigliata, sempre per carenza <strong>di</strong><br />

organico, ma anche per una scelta<br />

organizzativa del nostro Comando.<br />

Rispetto a questa scelta non<br />

abbiamo nulla da <strong>di</strong>re in questa<br />

sede. Sia il citta<strong>di</strong>no a chiederne<br />

conto alla politica.” Così prosegue<br />

la Tei: “Ancora un pensiero. Il<br />

motociclista che non rispetta il<br />

pedone sulle strisce è figlio <strong>di</strong> una<br />

cattiva educazione ricevuta in<br />

famiglia, a scuola e nella società.<br />

A tale proposito i Vigili fanno la loro<br />

parte. Da oltre 40 anni insegnano<br />

educazione stradale nelle scuole<br />

per contribuire alla formazione <strong>di</strong><br />

buoni citta<strong>di</strong>ni e inculcare, nei<br />

ragazzi, il rispetto dell'altro. Ma<br />

evidentemente non basta.<br />

Che cosa possono fare, insieme a<br />

noi, chiese, politica, amministrazioni<br />

e citta<strong>di</strong>ni?<br />

Certo non aspettare a porsi il<br />

problema solo quando le chiese si<br />

riempiono per i funerali dei troppi<br />

ragazzi che lasciano la vita sulle<br />

strade, in auto, in moto o contro un<br />

muro.<br />

Chi educa i giovani al rispetto<br />

dell'altro e delle regole?<br />

Chi li prepara a essere citta<strong>di</strong>ni<br />

responsabili e partecipi della vita<br />

della città?<br />

Queste domande, alle quali non so<br />

dare una risposta, vorrei rivolgerle a<br />

Tissone ma anche a tutti noi “


Racconti <strong>di</strong> viaggio<br />

SULLE MONTAGNE DEL CHIAPAS CON GLI EREDI DEI MAYA<br />

Riti <strong>di</strong> purificazione, niente foto, mitragliatrici ai lati della strada, intensa e folkloristica religiosità,<br />

zapatisti vestiti <strong>di</strong> bianco nel culto del mitico comandante Marcos<br />

La chiesa <strong>di</strong> San Juan Chamula<br />

E’ il primo giorno in terra Maya lo trascorro a San<br />

Cristobal (120.000 abitanti -2200 metri sul livello del<br />

mare).Manuel, non è ancora arrivato, ho il tempo <strong>di</strong> fare<br />

colazione al bar ristoro, dell’Hotel “Ciudad Real”, che<br />

<strong>di</strong>sta un centinaio <strong>di</strong> metri da qui. Un Amerindo mi<br />

accompagna gentilmente ad un tavolo, in sala non c’e’<br />

ancora nessuno. Non vedo l’ora che Manuel mi<br />

raggiunga, non conosco lo spagnolo e qui si parla,<br />

prevalentemente, il <strong>di</strong>aletto Maya. Uso la lingua della<br />

gestualità per farmi capire e, timidamente, or<strong>di</strong>no una<br />

tortillas farcita e una tazza <strong>di</strong> caffè all’americana<br />

(chiamarlo espresso, è un eufemismo). Nel frattempo,<br />

anche lui in anticipo, arriva Manuel Humberto<br />

Cardenas.<br />

“Buenas <strong>di</strong>as amigo!» e mi dà una pacca sulla spalla<br />

esibendo un sorriso smagliante. La giornata<br />

programmata è intensa e intendo arricchire la mia<br />

conoscenza della storia <strong>di</strong> questo popolo antichissimo.<br />

Le gesta maggiormente rievocate, attraverso una<br />

<strong>di</strong>ffusa letteratura, riguardano la violenza con la quale,<br />

molti secoli fa, i Maya sacrificavano vite umane per<br />

ingraziarsi i loro dei. Ma se questo è un aspetto brutale<br />

<strong>di</strong> quella civiltà non si può eludere la straor<strong>di</strong>naria<br />

cultura, che ci hanno tramandato, nel campo<br />

dell’astronomia, dell’astrologia. Una storia che ancora<br />

oggi suscita stupore, pur conservando aspetti<br />

misteriosi. “Buenas <strong>di</strong>as!” rispondo, con la bocca<br />

ancora piena e, lentamente, mi alzo. Non vedo l’ora <strong>di</strong><br />

esplorare le montagne del Chiapas e Manuel con uno<br />

sguardo compiacente mi <strong>di</strong>mostra tutta la sua<br />

sod<strong>di</strong>sfazione. Salutiamo il “camarero” con una buona<br />

mancia e usciamo. Siamo vicini al tropico eppure<br />

l’altitu<strong>di</strong>ne ci concede solo 10°. Con un vecchio<br />

fuoristrada, attraversiamo le vie perpen<strong>di</strong>colari,<br />

fiancheggiate da case tipiche, basse, dai colori vivi fino<br />

all’uscita della città.<br />

L’immenso mercato <strong>di</strong> S. Cristobal<br />

“Stiamo vicini” mi consiglia Manuel, “il mercato è molto<br />

vasto, alcune regole <strong>di</strong> vita degli in<strong>di</strong>os non consentono<br />

CLAUDIO TAGLIAVINI<br />

22<br />

<strong>di</strong>strazioni, meglio non crearci problemi” Un vocìo<br />

strano, con sottofondo <strong>di</strong> musica folcloristica in<strong>di</strong>gena,<br />

ci accompagna nell’infinità <strong>di</strong> corsie che si snodano tra<br />

miria<strong>di</strong> <strong>di</strong> espositori carichi <strong>di</strong> merce. Non avevo mai<br />

visto tanta varietà <strong>di</strong> frutta, spezie e ortaggi, piante<br />

esotiche che vanno dal caffè, al cacao, all’agave<br />

largamente usato in questo paese. Peperoncini <strong>di</strong> ogni<br />

genere, pesce fluviale che non conoscevo.<br />

Conclu<strong>di</strong>amo la visita con un pasto frugale che ci<br />

fornisce energie sufficienti per partire alla volta <strong>di</strong><br />

Zinacantàn. Strada facendo incrociamo uno dei tanti<br />

posti <strong>di</strong> blocco sparsi per tutto il Messico. Da una<br />

barriera <strong>di</strong> sacchi <strong>di</strong> sabbia ammassati ai lati della<br />

carretera spunta una mitragliatrice pesante. Sono<br />

impressionato e Manuel se ne accorge: “In questo<br />

paese è molto <strong>di</strong>ffuso il traffico <strong>di</strong> droga, questi controlli<br />

sono frequenti, non dobbiamo preoccuparci”. Venti<br />

minuti dopo, entriamo in una valle circondata da alte<br />

montagne, sullo sfondo spunta il villaggio <strong>di</strong> Zinacantàn<br />

(3.000 ab. 2400 mt. slm.). Manuel si ferma, vuole<br />

informarmi sui comportamenti strani dei suoi abitanti.<br />

“E’ un giorno <strong>di</strong> festa, per loro la religione, la famiglia e<br />

la gerarchia sociale sono i fili attorno ai quali ruota la<br />

filosofia <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> questi in<strong>di</strong>os. Oggi, gli uomini del<br />

villaggio, sono presenti in massa sulla piazza della<br />

Chiesa <strong>di</strong> S. Lorenzo. Non è gra<strong>di</strong>ta la presenza <strong>di</strong><br />

estranei, il Consiglio religioso, organo principale e<br />

unico, giu<strong>di</strong>ca i comportamenti del suo popolo, valuta e<br />

decide elogi o eventuali condanne”.<br />

Costumi immutabili<br />

“Non devi assolutamente scattare fotografie è un<br />

oltraggio alla loro religiosità, può generare reazioni<br />

violente”. Sono turbato, fotografare l’ambiente faceva<br />

parte dei miei progetti. Sommessamente attraversiamo<br />

la piazza sotto gli sguar<strong>di</strong> severi e seminascosti del<br />

“pueblo”, abbigliato con costumi dai colori vistosi che<br />

vanno dal blu cobalto all’indaco. Indossano i simboli<br />

insoliti e suggestivi della loro carica, sento sulla pelle la<br />

loro ostilità. Sembra che ci <strong>voglia</strong>no chiudere il passo<br />

verso il sagrato. Abbasso lo sguardo e mi avvicino<br />

lentamente verso l’ingresso della chiesa. Entriamo. Uno<br />

spettacolo sconcertante si offre ai nostri occhi, niente<br />

panche, niente se<strong>di</strong>e, una quantità impressionante <strong>di</strong><br />

fiori (gigli, crisantemi, gla<strong>di</strong>oli, rose), sparsi tutt’intorno.<br />

Centinaia <strong>di</strong> lumini accesi che emanano un profumo<br />

nauseante, una esaltazione farsesca della religione.<br />

Sotto una grande statua <strong>di</strong> San Lorenzo una in<strong>di</strong>gena,<br />

dagli atteggiamenti più consoni al paganesimo che al<br />

cattolicesimo, sta ricevendo alcuni creduloni per la<br />

purificazione dell’anima. Secondo la convinzione locale,<br />

sarebbe in grado <strong>di</strong> attrarre su <strong>di</strong> se i peccati altrui. Tale<br />

servigio viene ricompensato con galline, uova, Coca<br />

Cola o altro. A sua volta si rivolgerà a S. Lorenzo per la<br />

propria purificazione, una liturgia che può fare a meno<br />

<strong>di</strong> sacerdoti.<br />

(segue a pagina 23)


(da pagina 22)<br />

Nonostante questo, stranamente, esiste una<br />

straor<strong>di</strong>naria ospitalità all’esterno dell’area templare.<br />

Donne in<strong>di</strong>gene invitano a visitare le proprie case e una<br />

tequila sancirà l’amicizia. Sotto quelle casupole pulsa<br />

una povertà sconcertante in con<strong>di</strong>zioni igieniche, per<br />

noi, inaccettabili.<br />

Tuttavia, è <strong>di</strong> notevole interesse osservare la loro abilità<br />

nella lavorazione dei tessuti, del mais e dell’agave.<br />

Un governo tutto particolare<br />

Nonostante esista un governo federale centrale, alcune<br />

etnie si fanno le proprie leggi. Gli in<strong>di</strong>os <strong>di</strong> Zinacantàn<br />

hanno deciso <strong>di</strong> non pagare tasse, nessun rammarico<br />

per la mancanza <strong>di</strong> modernità. Loro sono felici così.<br />

Nessuno lascia il villaggio, ritengono che la felicità<br />

consiste nell’allevare figli, nel conservare le proprie<br />

tra<strong>di</strong>zioni. Per loro, quella, è la miglior vita possibile.<br />

Vecchi e giovani rimangono coscientemente confinati in<br />

quel fazzoletto <strong>di</strong> terra. Manuel lo definisce,<br />

metaforicamente, socialismo primitivo.<br />

Partiamo da Zinacantàn avvolti in una nuvola <strong>di</strong> polvere<br />

per andare a San Juan Chamula, situato in un’altra<br />

vallata sempre a 2400 mt..Strada facendo ci troviamo <strong>di</strong><br />

fronte ad un nuovo sbarramento. Uomini vestiti <strong>di</strong><br />

bianco con sombrero ci fanno rallentare e,<br />

fortunatamente, fanno segno <strong>di</strong> proseguire. Poco<br />

lontano si intravede il loro villaggio. Polveroso, fatto <strong>di</strong><br />

casette bianche tutte uguali. Questa volta si tratta, così<br />

mi <strong>di</strong>ce Manuel, <strong>di</strong> Zapatisti. Non sapevo che ne<br />

esistessero ancora. Di questi villaggi se ne contano<br />

parecchi nel Chiapas, sono abitati da oppositori<br />

estremisti che mantengono un’assoluta autonomia in<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> semiclandestinità. Obbe<strong>di</strong>scono<br />

esclusivamente alle proprie leggi, auspicando una<br />

caduta dell’attuale governo conservatore, solidamente<br />

in mano al P.r.i. (Partido Revolucionario Istituzional). Il<br />

loro capo carismatico, l’anziano Comandante Marcos,<br />

vive ancora tra quelle montagne.<br />

A San Juan Chamula<br />

Arrivo, un po’ provato. Qui, vive un gruppo <strong>di</strong> Tzotzil<br />

sempre appartenenti al popolo Maya. Il sorriso <strong>di</strong><br />

Manuel preannuncia nuove stranezze.<br />

Avanziamo. Una strada polverosa, fiancheggiata da<br />

tuguri che espongono caoticamente merci <strong>di</strong> ogni<br />

genere, ci porta ai confini <strong>di</strong> una immensa piazza dove<br />

troviamo molte donne che indossano indumenti tipici<br />

(gonne dal pelo corvino lungo che arrivano fino ai pie<strong>di</strong>)<br />

e bambini seminu<strong>di</strong> che si avvicinano imme<strong>di</strong>atamente<br />

porgendo le mani per ottenere qualche pesos. Anche in<br />

questo villaggio è vietato scattare fotografie. Oltre a<br />

possibili reazioni violente sono previste sanzioni e il<br />

carcere per chi trasgre<strong>di</strong>sce.<br />

L’atmosfera è molto <strong>di</strong>versa rispetto a Zinacantàn, qui<br />

emerge chiaramente la presenza <strong>di</strong> due classi sociali.<br />

Una, composta da pochi ras irreperibili e l’altra<br />

estremamente in<strong>di</strong>gente. Proseguiamo cauti, in silenzio,<br />

in mezzo ad una popolazione che trasuda povertà<br />

economica e culturale. Entriamo nella caratteristica<br />

chiesa bianca dove ci aspetta una scena simile a quella<br />

<strong>di</strong> Zinacantàn. Anche qui, niente panche, niente se<strong>di</strong>e,<br />

un’infinità <strong>di</strong> fiori, <strong>di</strong> candele accese, il pavimento<br />

cosparso <strong>di</strong> rami <strong>di</strong> pino scivolosi. Tutto, allo scopo <strong>di</strong><br />

creare un’atmosfera gra<strong>di</strong>ta ai santi, custo<strong>di</strong>ti nelle<br />

bacheche che fiancheggiano l’unica navata.<br />

23<br />

Una bambina <strong>di</strong> San Juan Chamula<br />

A destra i santi a sinistra le sante. In grembo a ciascuna<br />

<strong>di</strong> quelle raffigurazioni, uno specchio, con funzioni <strong>di</strong><br />

rimando delle impurità che ogni visitatore porta con sé.<br />

In mezzo, soli o in gruppo, peccatori genuflessi che<br />

chiedono, a presunte figure venerabili interme<strong>di</strong>e, <strong>di</strong><br />

incamerare i propri peccati. Naturalmente, <strong>di</strong>etro<br />

compenso. Una grande statua sale fin quasi a toccare<br />

la volta, è quella del patrono San Giovanni Battista<br />

considerato più importante <strong>di</strong> Gesù. All’uscita, una<br />

bambina, succinta, sporca, a pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong>, con due occhi<br />

bruni e tristi, mi porge la mano. Cerca compagnia.<br />

Mano nella mano attraversiamo quell’enorme piazza,<br />

curiosamente osservati da Manuel e accompagnati<br />

dagli sguar<strong>di</strong> stupiti degli in<strong>di</strong>os. Pochi minuti, nei quali<br />

provo una sensazione in<strong>di</strong>menticabile. Alla fine mi chino<br />

su <strong>di</strong> lei e avvolgo le sue spalle in un bellissimo scialle<br />

che intendevo portare in Italia. Le sue labbra<br />

accennano un dolce sorriso. Commosso, l’accarezzo.<br />

Infrango le regole e fisso la sua immagine nella<br />

fotocamera. Ricorderò, per sempre, il tenero sguardo <strong>di</strong><br />

quella creatura tanto cara quanto sfortunata.<br />

Chiapas: 73.887 km², 4.255.790 abitanti, stato del<br />

Messico. La capitale e città più grande è Tuxtla<br />

Gutiérrez, ma la città più importante turisticamente è<br />

San Cristóbal de Las Casas. Con un'estensione pari a<br />

circa un quinto dell'Italia, è una delle 32 entità federali<br />

(31 stati e 1 <strong>di</strong>stretto federale) che costituiscono la<br />

Repubblica Messicana.


Come eravamo<br />

QUANDO, PER STRADA, SI SENTIVA L’ODORE DEL PANE FRESCO<br />

Ogni tanto il mio pensiero corre agli<br />

anni della mia gioventù. Ricordo il<br />

garzone del fornaio che correva<br />

pedalando sulla sua bicicletta alla<br />

quale, sul manubrio, era attaccata<br />

una grossa cesta con il pane<br />

appena sfornato. Anche se non lo si<br />

vedeva passare nella stretta viuzza,<br />

si capiva che era passato <strong>di</strong> li<br />

perché <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> se aveva lasciato<br />

una scia inconfon<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> profumo<br />

<strong>di</strong> pane tanto che ti rimaneva il<br />

gusto in bocca. A volte lo vedevamo<br />

fermo con la bicicletta appoggiata al<br />

muro mentre scaricava la sua<br />

merce in una botteguccia che poi lo<br />

avrebbe rivenduto. A quei tempi il<br />

pane si preparava impastandolo<br />

ancor prima che venisse la notte<br />

perché il suo impasto doveva<br />

lievitare tante ore. Quando l’impasto<br />

era bello gonfio veniva tagliato a<br />

forme e cotto nel forno a legna con<br />

il giusto calore.<br />

Di prima mattina veniva sfornato e il<br />

suo odore si spargeva intorno<br />

inondando i palazzi vicini.<br />

Nel 1940 e per tutta la durata della<br />

guerra c’era la tessera annonaria<br />

che assegnava solo centocinquanta<br />

grammi <strong>di</strong> pane per persona.<br />

Negli anni sessanta lavoravo nei<br />

vigili urbani <strong>di</strong> Savona e ricordo<br />

che un collega, <strong>di</strong>staccato presso<br />

l’ufficio <strong>di</strong> igiene,aveva il compito <strong>di</strong><br />

prelevare alcuni campioni <strong>di</strong> pane<br />

nei vari forni. Successivamente, in<br />

laboratorio, veniva controllata<br />

l’umi<strong>di</strong>tà contenuta nel pane in<br />

quanto, fornai <strong>di</strong>sonesti la<br />

aumentavano apposta così il pane<br />

pesava <strong>di</strong> più. Credo che oggi<br />

questi controlli non si facciano più<br />

anche se il pane, mentre si mastica,<br />

si impasta e appare più umido del<br />

dovuto. Lo stesso vigile <strong>di</strong>staccato<br />

all’ufficio <strong>di</strong> igiene controllava, <strong>di</strong><br />

primo mattino, la centrale del latte.<br />

Campionava il latte che confluiva<br />

alla centrale per valutarne l’aci<strong>di</strong>tà.<br />

Il controllo era preciso e si faceva<br />

prima <strong>di</strong> imbottigliare il latte nelle<br />

bottiglie <strong>di</strong> vetro che naturalmente si<br />

restituivano e si recuperavano.<br />

Allora non esisteva l’usa e getta,<br />

ma il concetto <strong>di</strong> riutilizzo dei<br />

materiali; concetto che è tornato <strong>di</strong><br />

moda con la raccolta <strong>di</strong>fferenziata<br />

MARIO TISSONE<br />

dei rifiuti che però non tutti sono<br />

<strong>di</strong>sposti a fare. Ci si accorge subito<br />

dei citta<strong>di</strong>ni con poco senso civico:<br />

la loro spazzatura viene cacciata<br />

nell’in<strong>di</strong>fferenziata e le bottiglie<br />

fanno rumore quando colpiscono il<br />

cassonetto. Spesso si vedono<br />

gettare cartoni interi, vetri, e altra<br />

spazzatura in modo in<strong>di</strong>fferente.<br />

Probabilmente non esiste un<br />

regolamento <strong>di</strong> polizia municipale<br />

che or<strong>di</strong>ni questo smaltimento<br />

oppure, se c’è, è <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile<br />

applicazione. Il vigile <strong>di</strong> un tempo,<br />

quello <strong>di</strong>staccato all’ufficio <strong>di</strong> igiene,<br />

tutti i giorni controllava anche<br />

l’acqua e la campionava. I prelievi li<br />

faceva nelle varie fontanelle che<br />

erano poste in ogni quartiere. Erano<br />

tante queste fontanelle dalle quali<br />

tutti potevano prelevare<br />

gratuitamente l’acqua, bene<br />

prezioso che era, ed è tuttora<br />

necessario, rimanga pubblico. A<br />

questo scopo abbiamo indetto, e<br />

vinto, un referendum popolare.<br />

L’acqua pubblica savonese è<br />

sempre stata una delle migliori.<br />

Grazie alle sorgenti <strong>di</strong> Quiliano si è<br />

classificata, in passato, in una<br />

graduatoria nazionale, al terzo<br />

posto. Un tempo erano tanti i<br />

rubinetti pubblici che ora non<br />

esistono più, così come i bagni che<br />

sono quasi scomparsi costringendo<br />

le persone alla consumazione in un<br />

bar per poter utilizzare i servizi.<br />

Quanto è cambiata la mia città!<br />

Anche altri miei coetanei potrebbero<br />

scrivere e raccontare ai giovani<br />

aneddoti e stili <strong>di</strong> vita che non si<br />

dovrebbero <strong>di</strong>menticare.<br />

24<br />

IL PANE<br />

<strong>di</strong> Gianni Rodari<br />

S'io facessi il fornaio<br />

vorrei cuocere un pane<br />

così grande da sfamare<br />

tutta, tutta la gente<br />

che non ha da mangiare.<br />

Un pane più grande del sole,<br />

dorato, profumato<br />

come le viole.<br />

Un pane così<br />

verrebbero a mangiarlo<br />

dall’In<strong>di</strong>a e dal Chilì<br />

i poveri, i bambini,<br />

i vecchietti e gli uccellini.<br />

Sarà una data<br />

da stu<strong>di</strong>are a memoria:<br />

un giorno senza fame!<br />

Il più bel giorno <strong>di</strong> tutta la storia.<br />

U VEGIU MÛÌN<br />

<strong>di</strong> Gio Batta Sirombra<br />

L’ea triste u vegiu mûìn:<br />

“Proppiu nu ghe capiˆsˆciu:<br />

u bêu u l’è bèllu pin<br />

e mi me rüzinìˆsˆciu;<br />

nu vegnan ciü i vilén<br />

a maxinä u gran;<br />

mi, ch’ei serviva ben,<br />

sun chì cu’e man in man.<br />

Anche u rianettu föa<br />

nu canta ciü a cansùn:<br />

le, ch’u gîäva a röa,<br />

pä ch’u l’agge u magùn.<br />

U mü, sulu ’nt’a stalla,<br />

spessu u fa ˙ un suspìu:<br />

sensa u bastu in spalla,<br />

nisciün ch’ou porte in gìu”.<br />

Quèxi a ilüdde, a-u prezente,<br />

d’u tenpu ch’u l’ea bun,<br />

primma ancùn ch’â curente<br />

a-u metisse in pensciùn.<br />

Traduzione<br />

Era triste il vecchio mulino / “Proprio<br />

non ci capisco più / Il canale è pieno /E<br />

io mi arrugginisco / non vengono più i<br />

conta<strong>di</strong>ni / a macinare il grano / io, che li<br />

servivo bene, / sono qui in ozio / Anche<br />

il ruscello fuori / non canta più la<br />

canzone: / lui che girava la ruota /<br />

sembra che sia triste / Il mulo solo nella<br />

stalla / spesso fa un sospiro / senza il<br />

basto / nessuno che lo porti in giù /<br />

Quasi ad illudere il presente / <strong>di</strong> un<br />

tempo bello /prima che la corrente<br />

elettrica / lo mettesse in pensione


Il Giro a Savona<br />

“Savona nella storia del ciclismo” è<br />

il titolo della pubblicazione e<strong>di</strong>ta in<br />

occasione della tre<strong>di</strong>cesima tappa<br />

del Giro d’Italia partita da Savona il<br />

18 maggio.<br />

Gli autori (Luciano Angelini, Franco<br />

Astengo, Carlo Delfino, Natalino<br />

Bruzzone, Giuseppe Castelnovi e<br />

Roberto Giannotti) hanno dato vita<br />

ad un fascicolo ricco <strong>di</strong> aneddoti,<br />

storia, umorismo, ricor<strong>di</strong> e cronache<br />

che hanno caratterizzato, anche<br />

con vicende a volte drammatiche, la<br />

Corsa Rosa.<br />

Di particolare rilievo la parte<br />

riservata alla storia del ciclismo e<br />

della bicicletta nella nostra città,<br />

dagli operai che andavano a<br />

lavorare in bici nelle gran<strong>di</strong><br />

fabbriche, ai passaggi colorati della<br />

Milano-Sanremo, dall’epopea del<br />

cellese Gepin Olmo alle squadre in<br />

allenamento sull’Aurelia.<br />

Non mancano foto quasi introvabili<br />

come la pace fatta tra i due storici<br />

rivali Coppi e Bartali suggellata con<br />

una stretta <strong>di</strong> mano all’hotel Riviera<br />

e la foto <strong>di</strong> Gino Bartali che gioca a<br />

boccette al bar Commercio <strong>di</strong> via<br />

Astengo.<br />

Il libro contiene, inoltre, numerosi<br />

riferimenti culturali come l’articolo <strong>di</strong><br />

Giuseppe Cava (Bepin da Cà) del<br />

1939 de<strong>di</strong>cato a Giuseppe Genta,<br />

vincitore <strong>di</strong> tante corse ma mai<br />

nella sua città. Oltre al contributo<br />

del critico cinematografico Natalino<br />

Bruzzone con il ricordo del film<br />

“Totò al Giro d' Italia” con Coppi,<br />

Bartali e Magni.<br />

UN VIAGGIO<br />

TRA STORIA<br />

E CURIOSITÀ<br />

DEL CICLISMO<br />

E DEL<br />

GIRO D’ITALIA<br />

Notevoli i riferimenti ai contributi <strong>di</strong><br />

scrittori e giornalisti come Pasolini,<br />

Buzzati, Giuseppe Berto, Montanelli<br />

e Brera che de<strong>di</strong>carono pagine<br />

in<strong>di</strong>menticabili alle epiche imprese<br />

<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> campioni delle due ruote e<br />

al Giro d'Italia.<br />

Il fascicolo vuole essere un tributo<br />

ad uno sport che dai primi del<br />

Novecento ha entusiasmato e<br />

ancora entusiasma le folle e le<br />

masse popolari. Ma anche una<br />

originale testimonianza <strong>di</strong> come<br />

eravamo. E lo fa da una particolare<br />

angolazione, quella dello sport della<br />

bicicletta, con i suoi valori <strong>di</strong> lealtà e<br />

<strong>di</strong> sacrificio ancora in grado <strong>di</strong><br />

entusiasmarci e <strong>di</strong> farci rivivere le<br />

gran<strong>di</strong> sfide del passato.<br />

Eddy Maerckx nella stanza dell’hotel<br />

Excelsior <strong>di</strong> Albisola capo<br />

25<br />

18 maggio 2012<br />

Aspettando il Giro d’Italia<br />

SAVONA IN ROSA<br />

‘Savona in bici’ la prima ciclo<br />

pedalata in rosa<br />

Domenica 13 maggio grande<br />

partecipazione alla pedalata,<br />

l’iniziativa è stata seguita il 16 da<br />

“Un campione per amico”, con<br />

Adriano Panatta, Andrea<br />

Lucchetta, Ciccio Graziani e Juri<br />

Chechi in Piazza Sisto IV, quattro<br />

campioni del mondo che si sono<br />

allenati con i giovani delle scuole<br />

elementari e me<strong>di</strong>e savonesi.<br />

Graffiti: writers e Giro d'Italia<br />

Il writer Mr Pollo ha realizzato una<br />

lunga scritta rosa sotto il<br />

cavalcavia ferroviario <strong>di</strong> Corso<br />

Ricci ed ha come tema il Giro<br />

d'Italia<br />

La “Notte rosa”, il concorso<br />

“Vetrine in rosa” e il ”Premio del<br />

Panathlon Club” che sarà<br />

consegnato a Roberto Ballini,<br />

invitato per l’occasione, vincitore<br />

del primo arrivo <strong>di</strong> tappa a Savona<br />

il 1 giugno 1969,”.<br />

Pasticceria Pasquale: secondo<br />

classificato al concorso vetrine in rosa


Notizie <strong>Auser</strong><br />

TROFEO GAMBETTA<br />

LUCIANA BURATTINI<br />

Come ogni anno soci e volontari<br />

<strong>Auser</strong> hanno partecipato alla<br />

“Camminata panoramica” non<br />

competitiva intitolata a Nicola<br />

Gambetta organizzata dalla<br />

Polisportiva San Francesco <strong>di</strong><br />

Savona. Domenica 20 maggio oltre<br />

540 persone hanno aderito alla<br />

ventiquattresima e<strong>di</strong>zione del<br />

“Trofeo Gambetta” camminando<br />

sul percorso urbano <strong>di</strong> otto<br />

chilometri: Villetta, Ranco, San<br />

Nazario, Lavagnola Villetta.<br />

Naturalmente i tempi sono stati<br />

<strong>di</strong>versi: i corridori delle polisportive<br />

hanno concluso la marcia in 28<br />

minuti mentre altri hanno usufruito<br />

per intero delle due ore <strong>di</strong> gara. La<br />

camminata si è svolta sotto una<br />

pioggerella che ha reso, a tratti, la<br />

strada particolarmente viscida e<br />

insi<strong>di</strong>osa tanto che, il partecipante<br />

spagnolo, premiato come il<br />

concorrente che veniva da più<br />

lontano, è anche caduto.<br />

I concorrenti più anziani sono stati<br />

una <strong>di</strong>namica signora sordomuta <strong>di</strong><br />

84 anni e un signore con 88<br />

primavere. Ma non sono mancati<br />

riconoscimenti ai concorrenti più<br />

giovani due bambini piccoli: uno <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>eci e l’altro <strong>di</strong> <strong>di</strong>ciassette mesi.<br />

Tra i partecipanti gruppi tra cui<br />

quello <strong>Auser</strong> con i suoi 215 iscritti è<br />

risultato il più numeroso è ha vinto,<br />

con questa motivazione, una bella<br />

coppa. Tutti i partecipanti hanno<br />

gra<strong>di</strong>to le bevande nei punti ristoro<br />

e l’abbondante buffet <strong>di</strong> fine gara<br />

ricco <strong>di</strong> cioccolato, focaccia, gelati,<br />

panini ed ogni ben<strong>di</strong>d<strong>di</strong>o.<br />

L’appuntamento, che la folla festosa<br />

si è data all’arrivo, è stato per il<br />

prossimo anno. Anche noi lo<br />

rivolgiamo ai nostri soci nella<br />

speranza <strong>di</strong> ritrovarci in buona<br />

salute e in grado <strong>di</strong> camminare<br />

ancora tutti insieme in allegria.<br />

PIEDIBUS: SOLIDARIETÀ TRA GENERAZIONI<br />

LUCIANO GIRARDI<br />

Il 29 maggio, nel contro viale <strong>di</strong><br />

corso Tardy&Benech, si è svolta<br />

l’iniziativa ”Insieme per la<br />

sicurezza”; i bambini della Scuola<br />

primaria Astengo con le maestre, i<br />

volontari del Pie<strong>di</strong>bus, Croce<br />

Rossa, Salvamento, Vigili urbani,<br />

Carabinieri, Finanzieri e con il<br />

fattivo contributo dei commercianti<br />

della zona Oltreletimbro, hanno<br />

dato vita alla giornata per far si che<br />

gli alunni della scuola più amata del<br />

quartiere avessero visibilità e un<br />

momento <strong>di</strong> allegra con<strong>di</strong>visione.<br />

Questa festa, che si ripete da<br />

qualche anno, ha lo scopo <strong>di</strong><br />

insegnare ai ragazzini l’importanza<br />

<strong>di</strong> essere pedoni o ciclisti attenti e<br />

rispettosi delle regole della strada.<br />

I bimbi hanno potuto sperimentare,<br />

grazie alle biciclette messe a<br />

<strong>di</strong>sposizione da Olmo e all’aiuto <strong>di</strong><br />

un ciclista provetto, l’ex vigile<br />

Beppe Mozzachio<strong>di</strong>, un percorso<br />

nel quale si doveva rispettare il<br />

co<strong>di</strong>ce della strada, dare<br />

precedenza ai pedoni negli<br />

attraversamenti e, solo dopo, ci si<br />

poteva <strong>di</strong>vertire con uno slalom tra<br />

i birilli. Alcuni bambini, indossata la<br />

pettorina dei vigili urbani, si sono<br />

trasformati in custo<strong>di</strong> del traffico.<br />

Tutti sono stati affascinati dalle<br />

moto e dalle auto della polizia e dei<br />

carabinieri che, con pazienza,<br />

hanno spiegato il funzionamento <strong>di</strong><br />

lampeggianti e sirene. I nostri<br />

volontari <strong>Auser</strong> hanno simulato i<br />

percorsi del Pie<strong>di</strong>bus con tanto <strong>di</strong><br />

pettorine e paletta per facilitare gli<br />

attraversamenti. I percorsi, nella<br />

realtà, si sono snodati ogni mattina<br />

nei vari quartieri della nostra città<br />

per accompagnare i bambini a<br />

scuola. Le linee gestite dall’<strong>Auser</strong><br />

sono 3 e coinvolgono circa 35<br />

bambini.<br />

26<br />

Da quest’autunno si aggiungerà un<br />

ulteriore percorso: dalla Chiesa del<br />

Sacro Cuore alle scuole XXV Aprile.<br />

La fase sperimentale, da maggio<br />

sino alla prima settimana <strong>di</strong> giugno,<br />

ha coinvolto 12 bambini.<br />

La collaborazione tra <strong>Auser</strong> e<br />

scuole ha ra<strong>di</strong>ci profonde e si è<br />

sviluppata negli anni attraverso<br />

momenti <strong>di</strong> incontro in aula per riscoprire<br />

giochi, tra<strong>di</strong>zioni, cucina,<br />

valori e mestieri <strong>di</strong> un tempo.<br />

Quest’anno, è stato proclamato<br />

anno europeo dell’invecchiamento<br />

attivo e della solidarietà tra le<br />

generazioni e ci sembra che il<br />

Pie<strong>di</strong>bus sia un bel esempio da<br />

valorizzare proprio in questa<br />

occasione. Esso è un elemento <strong>di</strong><br />

solidarietà perchè facilita i genitori<br />

che lavorano, aumenta la coscienza<br />

civica, l’integrazione tra bambini <strong>di</strong><br />

varie etnie e la conoscenza del<br />

territorio urbano ma promuove<br />

anche l’invecchiamento attivo.<br />

Infatti i volontari, per effettuare<br />

questo servizio, sono impegnati<br />

molte mattine la settimana: si<br />

alzano presto, si assumono la<br />

responsabilità dei più piccoli, si<br />

sentono utili e percorrono, a pie<strong>di</strong>,<br />

lunghi tratti ri-scoprendo vie e<br />

quartieri.<br />

*Coor<strong>di</strong>natore Volontari Pie<strong>di</strong>bus<br />

Il servizio “Pie<strong>di</strong>bus” è possibile<br />

grazie al Comune <strong>di</strong> Savona, alle<br />

Direzioni Didattiche e all’impegno<br />

<strong>di</strong> 13 Volontari <strong>Auser</strong> ai quali va il<br />

nostro plauso e il rinnovato<br />

l’appuntamento per il prossimo<br />

settembre . Chi fosse interessato a<br />

prestare attività <strong>di</strong> volontariato per<br />

questo servizio può contattare il<br />

numero verde <strong>Auser</strong> 800.995.988


Ginnastica per la mente<br />

REBUS (FRASE: 8,6)<br />

Soluzione:<br />

COME SI GIOCA A SUDOKU<br />

* Alcune caselle sono già fissate, le altre vanno riempite con<br />

numeri dall'1 al 9<br />

* la tavola è sud<strong>di</strong>visa in 9 quadranti <strong>di</strong> 3x3 caselle<br />

* su ogni quadrante devono essere messi tutti e 9 i numeri,<br />

senza ripetizioni<br />

* inoltre, ogni riga orizzontale e ogni riga verticale dell'intera<br />

tavola non deve contenere ripetizioni <strong>di</strong> numeri<br />

27<br />

HANNO DETTO<br />

"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è<br />

uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i<br />

giorni, che formiamo stando insieme. Due mo<strong>di</strong> ci sono<br />

per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare<br />

l'inferno e <strong>di</strong>ventarne parte fino al punto <strong>di</strong> non vederlo<br />

più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e<br />

appren<strong>di</strong>mento continui: cercare e saper riconoscere<br />

chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, farlo<br />

durare e dargli spazio.<br />

Italo Calvino<br />

Direttore Responsabile:Tomaso Minuto<br />

Coor<strong>di</strong>namento redazionale: Dominica Piccardo<br />

Hanno collaborato a questo numero<br />

Franco Astengo, Franco Becchino, Luciana Burattini,<br />

Angelo Calabria, Giorgio Castelli, Fausto Dabove, Anna<br />

Giacobbe, Luciano Girar<strong>di</strong>, Giuliano Moggio, Carmen<br />

Paro<strong>di</strong>, Aldo Pastore, Emilia Olivieri, Ileana Scarrone,<br />

Maria Grazia Sortino, Dora Sorgente, Clau<strong>di</strong>o<br />

Tagliavini, Mario Tissone, Sergio Tortarolo, Marcello<br />

Zinola.<br />

EDITORE<br />

AUSER PROVINCIALE SAVONA – ONLUS<br />

(Associazione per l’AUtogestione dei SERvizi e la solidarietà)<br />

Via Boito 9r - Savona tel. 019-83889226<br />

e mail: ausersv@libero.it<br />

Autorizzazione Tribunale <strong>di</strong> Savona n. 552/54<br />

Distribuzione gratuita<br />

Notizie utili e copia del giornale sul sito Regionale <strong>Auser</strong><br />

www.auserliguria.it

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