Panta Rei di Luciano de Crescenzo - panasur

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16.06.2013 Views

Panta Rei Luciano de Crescenzo – 1994 La parola COSA non è solo anagramma di CAOS, ma anche di CASO, giacché è il CASO a far sì che il CAOS diventi COSA, per poi tornare di nuovo a essere CAOS. Panta rei diceva Eraclito, tutto scorre, e con il tutto anche la vita passa senza che si possa far nulla per trattenerla. Giorni e anni non fanno differenza se confrontati con i millenni. Senza l’acuto e il grave non esisterebbe l’armonia. Senza il maschio e la femmina non ci sarebbero gli uomini, così come non ci sarebbero gli animali. Non è possibile trascorrere giorni lieti se non si vivono anche quelli tristi, così come non è possibile apprezzare la felicità senza avere un’idea, quanto meno approssimativa, dell’infelicità. Lo stesso dicasi del piacere in relazione al dolore, e del riso disgiunto dal pianto. I più infatti mentre camminano, dimenticano dove sono diretti. Eraclito: tutti quelli che vivono sulla terra sono condannati a restare lontani dalla verità a causa della loro miserabile follia. Pensano solo a placare l’insaziabilità dei sensi e ambiscono al potere. Io, invece, che sono immune dal desiderio e che rifuggo ogni privilegio, fonte d’invidia, resto a casa mia, contento di quel poco che posseggo. Eraclito era un “cartesiano” del VI secolo aC: non credeva in nulla che non fosse approvato dalla ragione, dal Logos, come diceva lui. Per certi aspetti anticipava i cosmologi del nostro tempo. Il mondo che ci circonda era solito dire “non è stato generato dagli Dei ma dal Fuoco, e sarà sempre il Fuoco a dargli l’ultimo respiro. Non usava testualmente l’espressione Big Bang, ma poco ci mancava. La Natura non sta ferma un attimo: fluisce di continuo sotto la spinta dei contrasti. Anche quelle cose che a prima vista sembrano immobili, a un esame più attento si rivelano in movimento. Noi stessi mutiamo nell’istante in cui diciamo che le cose mutano. Il concetto di Entropia, inteso come misura del disordine dovuto alla presenza di forze in opposizione, a Eraclito lo avrebbe entusiasmato. Il taoismo di Lao Tze interpretò i mutamenti come le conseguenze di una guerra quotidiana tra due forze equivalenti, chiamate yin e yang. Eraclito diceva che è la malattia che rende buona la salute, la fame che gratifica la sazietà, il travaglio che rende desiderabile il riposo. Eraclito studiò che Cosmos vuol dire Ordine e Caos disordine e che l’uno trae origine dall’altro: la vita dell’universo è quel breve lasso di tempo che passa tra due Caos consecutivi. Eraclito ha detto che non era possibile bagnarsi due volte nello stesso fiume, invece il suo allievo Cratilo sostenne che non lo si poteva fare nemmeno una volte. Chi vuol sopravvivere in questo tipo di società deve aguzzare l’ingegno e non avere scrupoli. Pazienza se nella lotta cadranno i più deboli: il Mercato non è fatto per loro. A ogni uomo viene data l’opportunità di vivere con saggezza, giacché a tutti è comune il pensare, ma non tutti sono così furbi da approfittarne. Alcuni, per esempio, camminano camminando, si dimenticano dove porta la strada.

<strong>Panta</strong> <strong>Rei</strong><br />

<strong>Luciano</strong> <strong>de</strong> <strong>Crescenzo</strong> – 1994<br />

La parola COSA non è solo anagramma <strong>di</strong> CAOS, ma anche <strong>di</strong> CASO, giacché è il CASO a far sì che il CAOS<br />

<strong>di</strong>venti COSA, per poi tornare <strong>di</strong> nuovo a essere CAOS.<br />

<strong>Panta</strong> rei <strong>di</strong>ceva Eraclito, tutto scorre, e con il tutto anche la vita passa senza che si possa far nulla per<br />

trattenerla.<br />

Giorni e anni non fanno <strong>di</strong>fferenza se confrontati con i millenni. Senza l’acuto e il grave non esisterebbe<br />

l’armonia. Senza il maschio e la femmina non ci sarebbero gli uomini, così come non ci sarebbero gli<br />

animali. Non è possibile trascorrere giorni lieti se non si vivono anche quelli tristi, così come non è possibile<br />

apprezzare la felicità senza avere un’i<strong>de</strong>a, quanto meno approssimativa, <strong>de</strong>ll’infelicità. Lo stesso <strong>di</strong>casi <strong>de</strong>l<br />

piacere in relazione al dolore, e <strong>de</strong>l riso <strong>di</strong>sgiunto dal pianto.<br />

I più infatti mentre camminano, <strong>di</strong>menticano dove sono <strong>di</strong>retti.<br />

Eraclito: tutti quelli che vivono sulla terra sono condannati a restare lontani dalla verità a causa <strong>de</strong>lla loro<br />

miserabile follia. Pensano solo a placare l’insaziabilità <strong>de</strong>i sensi e ambiscono al potere. Io, invece, che sono<br />

immune dal <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio e che rifuggo ogni privilegio, fonte d’invi<strong>di</strong>a, resto a casa mia, contento <strong>di</strong> quel poco<br />

che posseggo.<br />

Eraclito era un “cartesiano” <strong>de</strong>l VI secolo aC: non cre<strong>de</strong>va in nulla che non fosse approvato dalla ragione,<br />

dal Logos, come <strong>di</strong>ceva lui. Per certi aspetti anticipava i cosmologi <strong>de</strong>l nostro tempo. Il mondo che ci<br />

circonda era solito <strong>di</strong>re “non è stato generato dagli Dei ma dal Fuoco, e sarà sempre il Fuoco a dargli<br />

l’ultimo respiro. Non usava testualmente l’espressione Big Bang, ma poco ci mancava.<br />

La Natura non sta ferma un attimo: fluisce <strong>di</strong> continuo sotto la spinta <strong>de</strong>i contrasti. Anche quelle cose che a<br />

prima vista sembrano immobili, a un esame più attento si rivelano in movimento. Noi stessi mutiamo<br />

nell’istante in cui <strong>di</strong>ciamo che le cose mutano.<br />

Il concetto <strong>di</strong> Entropia, inteso come misura <strong>de</strong>l <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne dovuto alla presenza <strong>di</strong> forze in opposizione, a<br />

Eraclito lo avrebbe entusiasmato. Il taoismo <strong>di</strong> Lao Tze interpretò i mutamenti come le conseguenze <strong>di</strong> una<br />

guerra quoti<strong>di</strong>ana tra due forze equivalenti, chiamate yin e yang. Eraclito <strong>di</strong>ceva che è la malattia che<br />

ren<strong>de</strong> buona la salute, la fame che gratifica la sazietà, il travaglio che ren<strong>de</strong> <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rabile il riposo.<br />

Eraclito stu<strong>di</strong>ò che Cosmos vuol <strong>di</strong>re Or<strong>di</strong>ne e Caos <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne e che l’uno trae origine dall’altro: la vita<br />

<strong>de</strong>ll’universo è quel breve lasso <strong>di</strong> tempo che passa tra due Caos consecutivi.<br />

Eraclito ha <strong>de</strong>tto che non era possibile bagnarsi due volte nello stesso fiume, invece il suo allievo Cratilo<br />

sostenne che non lo si poteva fare nemmeno una volte.<br />

Chi vuol sopravvivere in questo tipo <strong>di</strong> società <strong>de</strong>ve aguzzare l’ingegno e non avere scrupoli. Pazienza se<br />

nella lotta cadranno i più <strong>de</strong>boli: il Mercato non è fatto per loro.<br />

A ogni uomo viene data l’opportunità <strong>di</strong> vivere con saggezza, giacché a tutti è comune il pensare, ma non<br />

tutti sono così furbi da approfittarne. Alcuni, per esempio, camminano camminando, si <strong>di</strong>menticano dove<br />

porta la strada.


Il <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio è stimolante, l’appagamento ammosciante, perciò il sogno è più remunerativo <strong>de</strong>lla realtà. Io<br />

preferisco ciò che immagino a ciò che vedo e, se proprio non riesco a immaginare, ciò che vedo a ciò che<br />

tocco. Datemi una donna da conquistare e sarò felice. Fatemi trovare una donna già pronta nel mio letto, e<br />

mi andrò a coricare altrove!<br />

L’armonia invisibile è più bella <strong>di</strong> quella visibile. Quella invisibile è una sfera perfetta e incontaminata.<br />

Quella visibile, invece, si <strong>de</strong>forma continuamente sotto il peso <strong>de</strong>lla realtà. Ogni realtà ha sempre due<br />

aspetti, uno positivo e uno negativo. L’acqua <strong>de</strong>l mare è preziosa per i pesci ed è letale per gli uomini.<br />

La tesi <strong>di</strong> Socrate era che Praticare il bene è un affare. Se l’uomo non lo persegue, è solo perché non ha la<br />

minima i<strong>de</strong>a <strong>di</strong> dove si trovi il bene. Per tanto non è malvagio, ma ignorante. Per Eraclito pochissimi sono<br />

quelli che valgono, tutti gli altri, pur avendo prestato orecchio, si comportano come i sor<strong>di</strong>, e anche quando<br />

si imbattono nella verità non sono in grado <strong>di</strong> riconoscerla.<br />

I 10 astri maggiori emettono una musica meravigliosa, che l’orecchio umano non può sentire, perché<br />

essendo continua finisce per confon<strong>de</strong>rsi col silenzio.<br />

L’universo è finito e infinito nel me<strong>de</strong>simo tempo, è come un drago che si mor<strong>de</strong> la coda, <strong>di</strong>ceva Eraclito<br />

anticipando così Einstein <strong>di</strong> 25 secoli.<br />

Eraclito <strong>di</strong>ceva che tutto <strong>de</strong>ve essere visto con gli occhi flessibili <strong>de</strong>lla mente, giacché la natura ama<br />

nascon<strong>de</strong>rsi.<br />

Perché il sapere non ha confini: è un mare senza fondo solcato da un’infinità <strong>di</strong> doman<strong>de</strong> e quin<strong>di</strong> anche da<br />

un’infinità <strong>di</strong> risposte. La qualità <strong>de</strong>l filosofo non risie<strong>de</strong> nella conoscenza ma nella curiosità. Il <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio<br />

finché ha la fortuna <strong>di</strong> restare inappagato, ren<strong>de</strong> la vita <strong>de</strong>gna <strong>di</strong> essere vissuta.<br />

Dio e il Caso sono la me<strong>de</strong>sima persona. Il Caso è lo pseudonimo scelto da Dio quando non vuole firmarsi <strong>di</strong><br />

persona.<br />

Gli esseri superiori, invece, si <strong>di</strong>stinguono per la loro capacità <strong>di</strong> saper vivere l’ozio restando immobili.<br />

Questo i Greci e i Romani lo avevano a tal punto assimilato, da giu<strong>di</strong>care l’otuim una <strong>de</strong>lle più alte<br />

manifestazioni <strong>de</strong>ll’animo umano.<br />

Pur essendo mortali, grazie alla cultura, abbiamo la possibilità <strong>di</strong> conoscere, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> rivivere, le vite <strong>di</strong><br />

coloro che ci hanno preceduto, così come potremmo continuare a vivere in coloro che ci seguiranno.<br />

Con il Tempo, anche il bello <strong>di</strong>venta meno bello e il brutto meno brutto. Bellezza e bruttezza, infatti, sono<br />

caratteristiche <strong>de</strong>i primi approcci: in seguito tendono ad avvicinarsi.<br />

Per chi viaggia tra le galassie, infatti, non solo non esiste un su e un giù, ma nemmeno una durata <strong>di</strong> tempo<br />

su cui riferirsi. Un anno vissuto sulla Terra, ad esempio, non coinci<strong>de</strong> con un anno <strong>di</strong> vacanze trascorso nella<br />

costellazione <strong>di</strong> Andromeda. Il nostro Universo non possie<strong>de</strong> un straccio <strong>di</strong> Polo Nord o <strong>di</strong> Polo Sud, e<br />

soprattutto non ha un centro <strong>de</strong>ve potersi dare appuntamento.<br />

Comune a tutti è il pensare: così dovrebbe essere, ma in realtà non lo è. Molte volte ascoltando un politico,<br />

un religioso o un astrologo, mi sono chiesto se sono mai stati attraversati dall’ombra <strong>de</strong>l dubbio. Cosa vuol<br />

<strong>di</strong>re, infatti, pensare? Vuol <strong>di</strong>re sottoporre un’i<strong>de</strong>a alla verifica <strong>de</strong>l pensiero, salvo poi accettarla se ha<br />

superato tutte le possibili abiezioni. E anche in quest’ultimo caso, l’accettazione è da consi<strong>de</strong>rarsi


temporanea, valida cioè fino a quando una nuova i<strong>de</strong>a non la rimette in <strong>di</strong>scussione. Il dubbio, insomma, è<br />

una ginnastica <strong>de</strong>lla mente.<br />

C’è chi si <strong>di</strong>mentica dove conduce la strada.<br />

Noi ci chiamiamo sempre nello stesso modo, eppure nel corso <strong>de</strong>gli anni siamo cambiati a tal punto da non<br />

avere più nulla in comune con l’in<strong>di</strong>viduo che siamo stati e che saremo in futuro. Per <strong>di</strong>rla con<br />

Sant’Agostino, <strong>de</strong>ntro la nostra anima l’unica cosa che ci i<strong>de</strong>ntifica è il presente <strong>de</strong>l passato, il presente <strong>de</strong>l<br />

presente e il presente <strong>de</strong>l futuro, ovvero la memoria, l’intuizione e la speranza.<br />

Quante volte facciamo esattamente il contrario <strong>di</strong> quel che dovremmo? Sappiamo <strong>di</strong> sbagliare, eppure<br />

sbagliamo lo stesso: specialmente se ci troviamo in un particolare stato d’animo (o<strong>di</strong>o, innamoramento o<br />

altro). La colpa è tutta <strong>di</strong> un piccolo <strong>de</strong>mone che abita <strong>de</strong>ntro <strong>di</strong> noi, volgarmente <strong>de</strong>tto carattere, che ci<br />

impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> riflettere prima <strong>di</strong> agire. I rime<strong>di</strong>, come al solito, sono l’apatheia, l’epoché e l’aporeim, ovvero<br />

il <strong>di</strong>stacco dalle passioni, la sospensione <strong>de</strong>l giu<strong>di</strong>zio e il dubbio.

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