Appunti di Danilo Cambiaghi - Noesis
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NOESIS – BERGAMO MASSIMO RECALCATI STRADE CHE PORTANO LONTANO<br />
INCONTRI <strong>di</strong> FILOSOFIA 2012 - 2013 LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />
MASSIMO RECALCATI – LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />
Massimo Recalcati – Psicoanalista, Saggista, Docente Universitario<br />
Conferenza tenuta martedì 26 febbraio 2013<br />
1.1 RELAZIONE<br />
Questa relazione svilupperà alcune riflessioni sui paradossi del<br />
desiderio. Desiderio è parola chiave della psicoanalisi, ed è parola<br />
dalle molteplici etimologie. Una <strong>di</strong> tali etimologie risale ad un testo<br />
<strong>di</strong> Giulio Cesare, in cui si parla <strong>di</strong> milites desiderantes in un quadro<br />
particolarmente suggestivo: in un accampamento notturno sotto le stelle 1 alcuni soldati, dopo il<br />
combattimento, aspettano i loro compagni che tornino dalla battaglia. Desiderano il ritorno dei<br />
sopravvissuti, il ritorno, la pace, la fine delle sofferenze e dei pericoli, … La scena è composita, i<br />
legionari hanno smesso <strong>di</strong> combattere, hanno deposto le armi, c’è il senso della veglia e dell’attesa.<br />
De sideribus (da cui l’italiano desideri) suggerisce l’assenza <strong>di</strong> stelle, manca la garanzia del ritorno<br />
dei compagni, c’è veglia, speranza, insicurezza.<br />
Primo paradosso: il desiderio è esperienza assolutamente singolare, costituisce il mio insostituibile<br />
essere: io sono il mio desiderio. Il desiderio definisce la mia esistenza. Nessuno può desiderare al<br />
mio posto. Il desiderio mi abita, ma io non lo possiedo, come non possiedo ciò che desidero.<br />
Vivo l’esperienza <strong>di</strong> una forza che mi supera. Non posso decidere chi o cosa amare. E’ esperienza<br />
<strong>di</strong> un’onda che mi travolge, mi porta via. Non sono io ad avere il desiderio, è il desiderio che<br />
possiede me. C’è alternativa tra l’io e il desiderio, uno prevarica l’altro. L’io avrebbe la pretesa <strong>di</strong><br />
controllare il desiderio, che invece nella <strong>di</strong>ade è il più forte.<br />
Per la psicoanalisi l’io è la malattia mentale per eccellenza, come è malattia mentale il credersi<br />
proprietari del desiderio. L’iconografia caratterizza spesso il pazzo come uno che si crede<br />
Napoleone, ma chi si credesse un io senza crepe né desideri sarebbe altrettanto pazzo.<br />
Secondo paradosso: il desiderio umano è intrinsecamente <strong>di</strong>verso dall’istinto animale, in quanto è<br />
essenzialmente desiderio <strong>di</strong> altro desiderio. Quando <strong>di</strong>co “ti desidero” in realtà intendo: “voglio<br />
che tu mi desideri”. La vita umana, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quella animale, nasce dal desiderio <strong>di</strong> essere<br />
desiderati. Il gattino che succhia il latte dalla mammella è vita che cerca la vita. Il bambino che<br />
succhia quando ha sod<strong>di</strong>sfatto la fame trattiene il capezzolo, che a questo punto non è più fonte <strong>di</strong><br />
cibo ma è segno della presenza dell’altro. Il trattenere il capezzolo in<strong>di</strong>ca quin<strong>di</strong> il desiderio<br />
dell’altro. Il desiderio umano si sod<strong>di</strong>sfa non <strong>di</strong> seno ma <strong>di</strong> segno.<br />
1 In Latino sidus (sideris) è la stella. De sideribus: potrebbe interpretarsi come sotto le stelle lontane (come<br />
preposizione <strong>di</strong> luogo il de in<strong>di</strong>ca anche <strong>di</strong>stanza da luogo in alto). L’interpretazione mi sembra un po’ forzata, in<br />
Latino c’è il verbo desiderare (desidero-as,regolare) ed il richiamo alle stelle non appare così esplicito. Inoltre<br />
siderare significa star male, e quin<strong>di</strong> i desiderantes potrebbero anche essere coloro che si stanno rimettendo dal <strong>di</strong>sagio<br />
del combattimento. Sarei grato a chi contribuisse a chiarire questo punto.<br />
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a cura <strong>di</strong> <strong>Danilo</strong> <strong>Cambiaghi</strong>
NOESIS – BERGAMO MASSIMO RECALCATI STRADE CHE PORTANO LONTANO<br />
INCONTRI <strong>di</strong> FILOSOFIA 2012 - 2013 LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />
Noi tutti siamo stati grido nella notte, richiamo <strong>di</strong> presenza. E’ comune l’esperienza del bimbo che<br />
dalla sua camera chiama, e si calma alla voce della mamma: vorrebbe la presenza della mamma, ma<br />
la voce, segno anziché presenza, gli basta.<br />
Il Recalcati si occupa particolarmente <strong>di</strong> anoressia, e testimonia che nessuna bambina anoressica<br />
riesce a dormire sola. Freud nota che se la mamma spegne la luce il bimbo piange, ma basta la<br />
voce della mamma perché il bimbo si calmi: la parola della mamma è luce.<br />
Si è sperimentato con bimbi <strong>di</strong> pochi giorni <strong>di</strong> vita: se la mamma sta impassibile, se il suo volto<br />
smette <strong>di</strong> trasmettere segnali, il bimbo si blocca e mostra prima angoscia e poi <strong>di</strong>sperazione. La<br />
vita umana si nutre <strong>di</strong> segni che passano attraverso il volto dell’altro.<br />
Nella Romania post Ceausescu, in un grande orfanotrofio <strong>di</strong> stato, i bambini (dai quattro ai sei anni)<br />
erano <strong>di</strong>visi in due gruppi <strong>di</strong>stinti, uno dei quali mostrava una certa reattività mentre l’altro era<br />
caratterizzato da abulia ai limiti dell’autismo. La successiva indagine <strong>di</strong>mostrava che i bambini più<br />
reattivi erano quelli che erano stati più deboli, per cui avevano ricevuto più cure da piccolissimi, e<br />
quin<strong>di</strong> avevano sperimentato maggior contatto umano, maggior scambio <strong>di</strong> segni.<br />
Il desiderio si nutre del riconoscimento del desiderio dell’altro.<br />
Il bimbo che fa per la prima volta l’esperienza dello specchio, dapprima non collega a se stesso<br />
l’immagine riflessa. Se accanto a lui c’è la madre, attraverso lo sguardo della madre riconosce<br />
anche sé stesso.<br />
Ma il riconoscimento <strong>di</strong>penda da come l’altro mi guarda, il che <strong>di</strong>stingue il desiderio dall’istinto.<br />
In ambito istintuale, se ho sete bevo, e la cosa mi sod<strong>di</strong>sfa. Nell’ambito del desiderio il seno non<br />
mi basta anche se sod<strong>di</strong>sfa la sete, mi serve anche il riconoscimento.<br />
Al bambino piace giocare a nascon<strong>di</strong>no perché nel gioco sperimenta l’essere cercato, desiderato.<br />
E’ ricorrente nelle fantasie adolescenziali immaginare la propria morte, le proprie esequie, per<br />
sperimentale almeno a livello <strong>di</strong> fantasia il rimpianto degli altri, per essere rassicurati sul fatto che<br />
altri ci desiderano.<br />
L’anoressia è un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> sé per mancare all’altro: <strong>di</strong>vento un cadavere per<br />
farti sentire la mia mancanza.<br />
Il paradosso è che desidero avere un mio desiderio, ma al contempo desidero essere desiderato,<br />
quin<strong>di</strong> desidero un desiderio non mio.<br />
Il bambino si sod<strong>di</strong>sfa della gioia dei genitori, la loro semplice presenza annulla l’angoscia, si sente<br />
uno con loro, tifa per la squadra del padre. La presenza dei genitori non è mai troppa.<br />
Nell’adolescente l’atteggiamento cambia: è la presenza eccessiva dell’adulto ad innescare<br />
l’angoscia (non starmi addosso, lasciami respirare). Le cose cambiano quando l’adolescente<br />
incontra il mistero del corpo erotico. Diventare adolescente in latino è reso dal verbo adolesco, una<br />
cui possibile etimologia è arrivo ad avere il mio odore. Il bambino ha odore <strong>di</strong> campo 2 ,<br />
l’adolescente puzza.<br />
Nell’episo<strong>di</strong>o biblico <strong>di</strong> Abramo ed Isacco, Abramo per amore consegna al deserto il figlio tanto<br />
atteso ed amato, si rende <strong>di</strong>sponibile a perdere il controllo sulla vita che ha generato ed amato.<br />
2 Citazione dalla Genesi.<br />
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INCONTRI <strong>di</strong> FILOSOFIA 2012 - 2013 LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />
In psicoanalisi i pazienti sono coloro che compiono il peccato (gravissimo) <strong>di</strong> sacrificare il proprio<br />
desiderio per compiacere il desiderio altrui. Vi è una economia positiva del desiderio, è importante<br />
non farlo seccare ma farlo germinare.<br />
Per la psicoanalisi un giovane pecca quando non sa decidere con spietatezza <strong>di</strong> seguire la propria<br />
strada uscendo dal solco tracciato per lui dalla famiglia. Il dramma dell’esistenza, lacerata tra il<br />
desiderio del soggetto ed il desiderio dell’altro, si risolve positivamente facendo prevalere le proprie<br />
esigenze, in un’ottica <strong>di</strong> apparente egoismo. Il vero egoismo non è voler (legittimamente) seguire<br />
la propria via, ma è voler imporre una via all’altro. Sartre <strong>di</strong>ceva che i progetti dei genitori<br />
segnano cattivi destini per i figli.<br />
L’essenza dell’episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Abramo nel deserto sta nella rinuncia ad avere progetti sulla vita <strong>di</strong><br />
Isacco.<br />
Terzo paradosso: il desiderio non si accontenta mai dell’oggetto ottenuto, è subito attratto, quasi<br />
inquinato dal nuovo. Non solo si desidera <strong>di</strong> essere riconosciuti, ma si desidera anche dell’altro,<br />
potenzialmente tutto quello che non è nella nostra <strong>di</strong>sponibilità (il mai abbastanza è un tratto<br />
demoniaco).<br />
A questo proposito Lacan cita un quadro <strong>di</strong><br />
Bruegel che mostra dei ciechi guidati verso il<br />
precipizio, a metafora dell’inquietu<strong>di</strong>ne che<br />
spinge la vita verso la rovina, causata dalla<br />
insaziabilità del desiderio.<br />
Questa insaziabilità è origine e vittima <strong>di</strong> un<br />
mercato pilotato in cui ogni bene è subito<br />
obsoleto, così che chi vi soggiace vive il<br />
desiderio d’altro come qualcosa che consuma<br />
sterilmente la vita.<br />
Appagati i bisogni primari, ormai sempre <strong>di</strong> più ci rivolgiamo al mercato non per acquistare quello<br />
che ci serve, ma come fonte <strong>di</strong> ispirazione per trovare nuovi oggetti <strong>di</strong> desiderio. Ma qui si tratta <strong>di</strong><br />
un desiderio morto e cieco, sterile.<br />
Il vero nuovo a cui il desiderio può aspirare si trova nella ripetizione dell’abituale. Secondo<br />
Agostino la ra<strong>di</strong>ce della felicità sta nell’amare quello che si ha. Dovremmo coltivare il tipo <strong>di</strong><br />
sod<strong>di</strong>sfazione ripetitiva con cui ogni mattina ripetiamo il rito del cappuccino.<br />
Gli occhi <strong>di</strong> una donna o <strong>di</strong> un figlio sono sempre nuovi, mentre il nuovo come sirena non va<br />
inseguito.<br />
Qui il Recalcati ha inserito un aneddoto personale: il padre, floricultore, curava le piante ammalate<br />
in una serra speciale che chiamava il lazzaretto, e sognava per il figlio un futuro nella vivaistica. Il<br />
figlio ha seguito la sua strada, del tutto <strong>di</strong>versa, ma ora cura persone sofferenti in istituzioni<br />
ospedaliere <strong>di</strong> cui il lazzaretto del padre era metafora, e prosegue i valori positivi del padre pur in<br />
un progetto <strong>di</strong> vita affatto <strong>di</strong>verso. Il nostro desiderio è nostro, ma è comunque frutto <strong>di</strong> una<br />
ere<strong>di</strong>tà.<br />
In psicoanalisi vige un dogma: i pazienti, per quanto ammalati e traumatizzati, sono comunque e<br />
sempre responsabili del loro stato. L’affermazione può sembrare <strong>di</strong>sumana. Come può ritenersi<br />
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a cura <strong>di</strong> <strong>Danilo</strong> <strong>Cambiaghi</strong>
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INCONTRI <strong>di</strong> FILOSOFIA 2012 - 2013 LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />
responsabile una bambina stuprata? Non si tratta <strong>di</strong> corresponsabilità nell’origine della violenza,<br />
ma <strong>di</strong> responsabilità <strong>di</strong> fare qualcosa <strong>di</strong> quello che l’altro ha fatto <strong>di</strong> lei.<br />
La psicoanalisi è spietata anche verso la vita umiliata, che è comunque responsabile <strong>di</strong> quello che ha<br />
fatto della sua anima ferita. Sono responsabile del mio desiderio, anche se non è mio (non lo<br />
possiedo).<br />
Vi è qui un punto <strong>di</strong> profonda convergenza con la cultura cristiana. Si faccia riferimento<br />
all’episo<strong>di</strong>o del fico sterile, citato in tre vangeli 3 .<br />
Per la psicoanalisi la colpa non sono i peccati (la psicoanalisi è extra morale) ma il cattivo uso del<br />
desiderio (wunsch, vocazione). La domanda critica è: hai sprecato il tuo talento per essere amabile<br />
e fedele, o ti sei preso i tuoi rischi per non venir meno alla tua vocazione?<br />
La felicità è la coerenza con i propri desideri profon<strong>di</strong>, il che genera una situazione <strong>di</strong> generatività,<br />
mentre chi è fedele a strade che altri hanno tracciato per lui ha una vita sterile, morta.<br />
Nel nostro tempo non ascoltiamo il desiderio perché siamo troppo impegnati nel go<strong>di</strong>mento<br />
imme<strong>di</strong>ato dell’oggetto. Pasolini definisce la droga come una alternativa alla cultura, una pratica<br />
solitaria che pretende go<strong>di</strong>mento senza scambio simbolico. La cultura separa e <strong>di</strong>stingue tra<br />
soggetto ed oggetto, dove c’è lo scambio della parola non c’è droga.<br />
Ai giovani si può fare una promessa: se ti stacchi dall’oggetto, se rinunci alla scorciatoia, potrai<br />
raggiungere un go<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> vita molto superiore.<br />
Qui il Recalcati inserisce un altro esempio biografico.<br />
Quando era <strong>di</strong>ciottenne, per ragioni ideologiche, voleva rompere con la famiglia ed interrompere gli<br />
stu<strong>di</strong>. La madre, saggia e seria, anche se povera <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong>alettici, lo incita a riprendere gli<br />
stu<strong>di</strong> “ … perché lo fanno tutti, per non essere da meno”. Poi, visto che l’incitazione non bastava,<br />
ancora: “… fallo per me”. La madre è una persona seria, spende la sua parola, in realtà gli <strong>di</strong>ce:<br />
“abbi fiducia, so che se stu<strong>di</strong> ti si apriranno mon<strong>di</strong> che non immagini”. Quello è l’atto della<br />
promessa. Il Recalcati non si è mai pentito <strong>di</strong> avere dato fede a tale promessa 4 .<br />
3 Si veda al capitolo dei complementi.<br />
4 Qui c’è una apparente contrad<strong>di</strong>zione: è stato bene staccarsi dal desiderio del padre – è stato bene adeguarsi al<br />
desiderio della madre. Il punto avrebbe meritato maggiore approfon<strong>di</strong>mento.<br />
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a cura <strong>di</strong> <strong>Danilo</strong> <strong>Cambiaghi</strong>
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INCONTRI <strong>di</strong> FILOSOFIA 2012 - 2013 LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />
1.2 DIBATTITO<br />
Intervento 1 – L’intervenuto chiede ulteriori spiegazioni su come si possa ritenere responsabile la<br />
vittima <strong>di</strong> una sopraffazione.<br />
Commento – C’è rischio <strong>di</strong> incomprensione per ragioni terminologiche. La vittima non è<br />
responsabile per la violenza subita, ma per come vivrà dopo la violenza. Cosa farà <strong>di</strong> ciò<br />
che ha subito, come reagirà alla <strong>di</strong>sgrazia. Siamo con<strong>di</strong>zionati dalla nostra infanzia e dalla<br />
società, ma non c’è un determinismo totale. Possiamo almeno in parte scegliere come<br />
reagire.<br />
Intervento 2 – Più che <strong>di</strong> desiderio si dovrebbe parlare <strong>di</strong> desideri, che sono molteplici e spesso<br />
conflittuali. C’è il problema dei criteri <strong>di</strong> scelta, e dei criteri <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione tra problemi<br />
autonomi ed etero<strong>di</strong>retti. Qual è il rapporto con la realtà? Sembra che il desiderio la mo<strong>di</strong>fichi<br />
eliminando l’essenza. L’essenza mamma non c’è più se la mamma è così <strong>di</strong>versa per il lattante e<br />
per l’adolescente.<br />
Commento – Si è parlato del desiderio al singolare per parlare della struttura del desiderio.<br />
La <strong>di</strong>fferenziazione dei desideri è legata alla molteplicità degli oggetti che si desiderano, ma<br />
siamo in un ambito meno interessante perché qui i desideri <strong>di</strong>pendono dagli oggetti, sono<br />
imprigionati in una molteplicità <strong>di</strong> illusioni (come insegna specialmente il bud<strong>di</strong>smo). I<br />
desideri al plurale sono inconsistenti, immaginari ma potenzialmente allucinatori, capaci <strong>di</strong><br />
spingere fino all’assassinio. Il bimbo che dal gelataio non sa scegliere e vuole tutto non<br />
esprime desiderio ma capriccio. Il mercato contribuisce ad equivocare tra desiderio e<br />
capriccio, volubilità. Quando abbiamo a che fare con la <strong>di</strong>mensione profonda del desiderio<br />
sentiamo che ne va della nostra esistenza, il che non si verifica col gelato. Il desiderio al<br />
singolare è desiderio <strong>di</strong> autenticità, risposta ad una vocazione, è spinta, forza che ci<br />
attraversa, messaggio scritto sulla nuca che ci guida anche se non possiamo leggerlo. E’ una<br />
spinta inconscia, non ne posse<strong>di</strong>amo la chiave ma ci con<strong>di</strong>ziona. C’è <strong>di</strong> mezzo l’ere<strong>di</strong>tà<br />
ideale, la cura dei pazienti come eco della cura delle piante. C’è poesia e verità. Il<br />
desiderio è una vocazione, il problema è riconoscerlo. Non è un <strong>di</strong>o che ci parla, c’è <strong>di</strong><br />
mezzo l’inconscio, il sogno, il sintomo, le sbadataggini, gli atti mancanti. Cita l’esempio <strong>di</strong><br />
un paziente che, pur ancora innamorato della moglie, se ne voleva separare per motivi<br />
razionali: All’appuntamento decisivo con l’avvocato <strong>di</strong>vorzista si <strong>di</strong>mentica <strong>di</strong> portare il<br />
libretto degli assegni. Esiste un criterio <strong>di</strong> bontà del desiderio? Anche Hitler aveva dei<br />
desideri. Se la psicanalisi è extra morale il desiderio non può avere co<strong>di</strong>ce morale. Il suo<br />
bene è la sua realizzazione (si ricor<strong>di</strong> Nietzsche, “Al <strong>di</strong> là del bene e del male”). Ma allora<br />
se ne dovrebbe dedurre che anche la realizzazione del sogno <strong>di</strong> Hitler sarebbe stata un bene?<br />
Quello <strong>di</strong> Hitler non è un desiderio, come non lo è quello del pedofilo. Il desiderio, per<br />
essere tale, deve rispondere alla legge delle leggi, la legge fondante, la legge della<br />
castrazione: l’uomo si umanizza nella misura in cui accoglie nel suo cuore il limite.<br />
L’origine del peccato è la sfida al limite (come nella metafora della Torre <strong>di</strong> Babele). Solo<br />
sapendo che non si può sapere ci si mette nella con<strong>di</strong>zione per cui il sapere <strong>di</strong> Dio ci apra la<br />
strada al sapere. Bisogna assumere su <strong>di</strong> sé un limite: il nostro sapere non sarà mai sapere<br />
assoluto. Qui il Recalcati cita il Ferraris 5 a proposito del <strong>di</strong>battito tra i realisti (ci sono dei<br />
fatti) e gli ermeneutici (c’è solo la nostra interpretazione dei fatti). E’ opportuno<br />
5 Si veda Ferraris – <strong>Noesis</strong> 2013<br />
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a cura <strong>di</strong> <strong>Danilo</strong> <strong>Cambiaghi</strong>
NOESIS – BERGAMO MASSIMO RECALCATI STRADE CHE PORTANO LONTANO<br />
INCONTRI <strong>di</strong> FILOSOFIA 2012 - 2013 LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />
<strong>di</strong>stinguere tra realtà e reale. La realtà è cangiante, vi sono tanti mon<strong>di</strong> quanti sono i<br />
soggetti che li percepiscono. Il reale è altra cosa, almeno per la psicoanalisi. La realtà è un<br />
quadro stabile: questa sera tornerò a casa, domani spunterà il sole, tutte evenienze<br />
caratterizzate da una altissima probabilità <strong>di</strong> verificarsi. Il reale è ciò che fa vacillare tale<br />
quadro. Non perché riduca la probabilità, ma perché vi contrappone qualcosa <strong>di</strong> assoluto,<br />
qualcosa per cui il dopo sarà completamente <strong>di</strong>verso. Il reale è ciò che scompagina la<br />
realtà, un assoluto che si impone al preve<strong>di</strong>bile.<br />
Intervento 3 – Il mito <strong>di</strong> Abramo ed Isacco appare non pertinente in quanto caratterizzato<br />
dall’ipotesi <strong>di</strong> sacrificio umano. Sembrerebbe più adatto il mito <strong>di</strong> Hansel e Gretel, abbandonati<br />
deliberatamente dai genitori nel bosco.<br />
Commento – La lettura imme<strong>di</strong>ata dell’episo<strong>di</strong>o biblico è sacrificale/sanguinaria, ma se ne<br />
può proporre anche un’altra lettura. Abramo ha tanto desiderato Isacco che è il figlio della<br />
promessa, dono <strong>di</strong> Dio. Portandolo nel deserto <strong>di</strong> fatto Abramo sacrifica il legame che<br />
teneva Isacco legato a sé, lo libera.<br />
Intervento 4 – Come coniugare il desiderio che si orienta su oggetti sempre nuovi con il mai sazio<br />
desiderio <strong>di</strong> conoscenza che ha portato Ulisse alla rovina.<br />
Commento comune – Il desiderio è inconscio. L’inconscio non è un luogo selvaggio,<br />
barbaro, irrazionale, è invece il luogo del reale, della verità. Siamo responsabili dei nostri<br />
sogni. Cosa ne facciamo, li affrontiamo?. Il sintomo ricorrente è verità che ritorna. Vi è<br />
rimozione e ritorno del rimosso. La psicoanalisi è interpretabile come linguaggio per poter<br />
interpretare l’inconscio.<br />
Intervento 5 – La psicoanalisi lacaniana crede al soggetto che la società moderna tende ad annullare<br />
tramite l’omologazione. Se ne può dedurre l’inattualità <strong>di</strong> Lacan?<br />
Commento – La psicoanalisi è inattuale perché implica i tempi lunghi del pensiero, e cozza<br />
contro l’imperativo moderno del subito. Curarsi con la psicoanalisi non dà il beneficio<br />
imme<strong>di</strong>ato che può dare una pillola, anzi all’inizio fa stare peggio. Ma lo scopo è assai più<br />
profondo: non voglio eliminare le peculiarità del tuo io che ti danno <strong>di</strong>sagio/sofferenza, ma<br />
voglio aiutarti a valorizzare tali particolarità, la tua in<strong>di</strong>vidualità.<br />
Intervento 6 – La psicoanalisi e parte dalla biografia e dalla <strong>di</strong>namica del desiderio. Ma il desiderio<br />
è connotato sessualmente, e l’esperienza della maternità (o paternità) è fondamentale. Nel<br />
rapporto madre-figlio è insita la realizzazione ma anche la rinuncia (in un secondo tempo) al voler<br />
essere amabile all’altro. La vera colpa è non avere desideri, ma cosa succede se il desiderio viene a<br />
mancare, se il vero nuovo che è il vecchio visto con occhi rinnovati, ad un certo punto appare<br />
irrime<strong>di</strong>abilmente logoro? Nell’ottica cristiana si può collegare il desiderio a Dio?<br />
Commento – Maternità e paternità non sono in antitesi al desiderio. La vita <strong>di</strong> un figlio<br />
inizia meglio se il figlio è desiderato, se è anche metafora dell’amore, e non solo biologia,<br />
anatomia, sangue, stirpe. Vi sono adozioni connotate da un amore che a volte manca nei<br />
genitori biologici. Non c’è coincidenza tra biologia ed adozione. Se ti riconosco come<br />
figlio per me il mondo è cambiato. Mi assumo una responsabilità illimitata che però non<br />
implica né rinunce né limitazioni. “Non fare <strong>di</strong> tuo figlio un vitello d’oro (un idolo),<br />
affronta il sacrificio <strong>di</strong> vederlo anche come limite, fargli il dono <strong>di</strong> abbandonarlo nel<br />
deserto”. Il riconoscimento <strong>di</strong> paternità implica responsabilità illimitata, anche come<br />
rinuncia ad ogni aspirazione <strong>di</strong> proprietà (sul figlio). La donna non si realizza nella sola<br />
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a cura <strong>di</strong> <strong>Danilo</strong> <strong>Cambiaghi</strong>
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INCONTRI <strong>di</strong> FILOSOFIA 2012 - 2013 LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />
maternità. Se la madre soffoca la donna e fa del figlio un idolo è una cattiva madre. Il suo<br />
desiderio va (deve andare) oltre l’orizzonte del bambino.<br />
Quanto al rapporto con Dio, il Recalcati si <strong>di</strong>chiara profondamente ra<strong>di</strong>cato nella cultura<br />
cristiana, ma non mischierebbe Dio con il desiderio.<br />
Amare quello che si ha non è accontentarsi, ma fare dell’usuale il nuovo. Saper rendere<br />
nuove le solite cose è un’arte che rende felici. La vita senza desiderio coincide con lo stato<br />
<strong>di</strong> depressione. Attualmente la depressione si <strong>di</strong>ffonde perché il go<strong>di</strong>mento imme<strong>di</strong>ato<br />
<strong>di</strong>stoglie dal desiderio vero. La depressione è un segno <strong>di</strong> viltà, <strong>di</strong> mancanza del coraggio<br />
necessario ad assumere la realtà del proprio desiderio.<br />
Pagina 7 <strong>di</strong> 8 <strong>Appunti</strong> dalle conferenze<br />
a cura <strong>di</strong> <strong>Danilo</strong> <strong>Cambiaghi</strong>
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1.3 COMMENTI<br />
1.3.1 IL FICO STERILE NEI VANGELI<br />
L’episo<strong>di</strong>o, apparentemente marginale, ricorre in ben tre Vangeli.<br />
- MATTEO<br />
La mattina dopo tornando in città ebbe fame (Gesù). E visto un fico lungo la strada, gli si avvicinò, ma non trovandovi<br />
altro che foglie, <strong>di</strong>sse: "Da te non nasca mai più frutto in eterno!". E subito il fico si seccò. I <strong>di</strong>scepoli nel veder questo,<br />
rimasero stupiti ed esclamarono: "Come mai questo fico si è seccato all'istante?". Gesù rispose <strong>di</strong>cendo loro: "In verità<br />
vi <strong>di</strong>co: se avrete fede e non esiterete, farete non solo come è stato fatto a questo fico, ma quand'anche <strong>di</strong>ciate a questo<br />
monte: "Levati <strong>di</strong> là e gettati in mare", sarà fatto. Tutto ciò che chiederete con fede nella preghiera, l'otterrete".<br />
- MARCO<br />
Il giorno dopo usciti appena da Betania, ebbe fame. Visto da lontano un fico, che aveva delle foglie, andò a vedere, se<br />
per caso vi trovasse qualche cosa, ma, arrivato vicino, non ci trovò che foglie, Perché non era il tempo dei fichi. Allora<br />
<strong>di</strong>rigendogli la parola <strong>di</strong>sse: "che nessuno mangi più dei tuoi frutti!". E i suoi <strong>di</strong>scepoli lo u<strong>di</strong>rono.<br />
Quando si fece sera, uscì dalla città. E ripassando <strong>di</strong> buon mattino, videro che il fico era seccato fin dalle ra<strong>di</strong>ci. Allora<br />
Pietro ricordandosene, gli <strong>di</strong>sse: "Maestro guarda il fico che tu hai maledetto è seccato!". Gesù, rispondendo, <strong>di</strong>sse loro:<br />
"Abbiate fede in Dio. In verità vi assicuro che se uno <strong>di</strong>rò a questa montagna: "Sollevati e gettati in mare", e non esiterà<br />
in cuor suo, ma crederò che quanto <strong>di</strong>ce avvenga, gli avverrà. Per questo io vi <strong>di</strong>co: Tutto quello che voi chiederete<br />
pregando, credete <strong>di</strong> averlo già ottenuto e vi avverrà. E quando vi mettete a pregare, perdonate, se avete qualcosa contro<br />
qualcuno, affinché il Padre vostro che è nei cieli, vi perdoni le vostre colpe".<br />
- LUCA<br />
Disse (Gesù) pure questa parabola: "Un uomo aveva un fico piantato nella sua vigna. Andò a cercare il frutto, ma non<br />
ne trovò. Allora <strong>di</strong>sse al vignaiolo: "Ecco sono già tre anni che vengo a cercar frutto da questo fico e non ne trovo;<br />
taglialo! Perché deve occupare il terreno inutilmente?". Il vignaiolo gli rispose: "Signore, lascialo ancora quest'anno, per<br />
darmi il tempo <strong>di</strong> scavar tutt'attorno e mettergli del concime; se farò dei frutti, bene; se no, lo taglierai"".<br />
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a cura <strong>di</strong> <strong>Danilo</strong> <strong>Cambiaghi</strong>