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Appunti di Danilo Cambiaghi - Noesis

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NOESIS – BERGAMO MASSIMO RECALCATI STRADE CHE PORTANO LONTANO<br />

INCONTRI <strong>di</strong> FILOSOFIA 2012 - 2013 LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />

MASSIMO RECALCATI – LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />

Massimo Recalcati – Psicoanalista, Saggista, Docente Universitario<br />

Conferenza tenuta martedì 26 febbraio 2013<br />

1.1 RELAZIONE<br />

Questa relazione svilupperà alcune riflessioni sui paradossi del<br />

desiderio. Desiderio è parola chiave della psicoanalisi, ed è parola<br />

dalle molteplici etimologie. Una <strong>di</strong> tali etimologie risale ad un testo<br />

<strong>di</strong> Giulio Cesare, in cui si parla <strong>di</strong> milites desiderantes in un quadro<br />

particolarmente suggestivo: in un accampamento notturno sotto le stelle 1 alcuni soldati, dopo il<br />

combattimento, aspettano i loro compagni che tornino dalla battaglia. Desiderano il ritorno dei<br />

sopravvissuti, il ritorno, la pace, la fine delle sofferenze e dei pericoli, … La scena è composita, i<br />

legionari hanno smesso <strong>di</strong> combattere, hanno deposto le armi, c’è il senso della veglia e dell’attesa.<br />

De sideribus (da cui l’italiano desideri) suggerisce l’assenza <strong>di</strong> stelle, manca la garanzia del ritorno<br />

dei compagni, c’è veglia, speranza, insicurezza.<br />

Primo paradosso: il desiderio è esperienza assolutamente singolare, costituisce il mio insostituibile<br />

essere: io sono il mio desiderio. Il desiderio definisce la mia esistenza. Nessuno può desiderare al<br />

mio posto. Il desiderio mi abita, ma io non lo possiedo, come non possiedo ciò che desidero.<br />

Vivo l’esperienza <strong>di</strong> una forza che mi supera. Non posso decidere chi o cosa amare. E’ esperienza<br />

<strong>di</strong> un’onda che mi travolge, mi porta via. Non sono io ad avere il desiderio, è il desiderio che<br />

possiede me. C’è alternativa tra l’io e il desiderio, uno prevarica l’altro. L’io avrebbe la pretesa <strong>di</strong><br />

controllare il desiderio, che invece nella <strong>di</strong>ade è il più forte.<br />

Per la psicoanalisi l’io è la malattia mentale per eccellenza, come è malattia mentale il credersi<br />

proprietari del desiderio. L’iconografia caratterizza spesso il pazzo come uno che si crede<br />

Napoleone, ma chi si credesse un io senza crepe né desideri sarebbe altrettanto pazzo.<br />

Secondo paradosso: il desiderio umano è intrinsecamente <strong>di</strong>verso dall’istinto animale, in quanto è<br />

essenzialmente desiderio <strong>di</strong> altro desiderio. Quando <strong>di</strong>co “ti desidero” in realtà intendo: “voglio<br />

che tu mi desideri”. La vita umana, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quella animale, nasce dal desiderio <strong>di</strong> essere<br />

desiderati. Il gattino che succhia il latte dalla mammella è vita che cerca la vita. Il bambino che<br />

succhia quando ha sod<strong>di</strong>sfatto la fame trattiene il capezzolo, che a questo punto non è più fonte <strong>di</strong><br />

cibo ma è segno della presenza dell’altro. Il trattenere il capezzolo in<strong>di</strong>ca quin<strong>di</strong> il desiderio<br />

dell’altro. Il desiderio umano si sod<strong>di</strong>sfa non <strong>di</strong> seno ma <strong>di</strong> segno.<br />

1 In Latino sidus (sideris) è la stella. De sideribus: potrebbe interpretarsi come sotto le stelle lontane (come<br />

preposizione <strong>di</strong> luogo il de in<strong>di</strong>ca anche <strong>di</strong>stanza da luogo in alto). L’interpretazione mi sembra un po’ forzata, in<br />

Latino c’è il verbo desiderare (desidero-as,regolare) ed il richiamo alle stelle non appare così esplicito. Inoltre<br />

siderare significa star male, e quin<strong>di</strong> i desiderantes potrebbero anche essere coloro che si stanno rimettendo dal <strong>di</strong>sagio<br />

del combattimento. Sarei grato a chi contribuisse a chiarire questo punto.<br />

Pagina 1 <strong>di</strong> 8 <strong>Appunti</strong> dalle conferenze<br />

a cura <strong>di</strong> <strong>Danilo</strong> <strong>Cambiaghi</strong>


NOESIS – BERGAMO MASSIMO RECALCATI STRADE CHE PORTANO LONTANO<br />

INCONTRI <strong>di</strong> FILOSOFIA 2012 - 2013 LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />

Noi tutti siamo stati grido nella notte, richiamo <strong>di</strong> presenza. E’ comune l’esperienza del bimbo che<br />

dalla sua camera chiama, e si calma alla voce della mamma: vorrebbe la presenza della mamma, ma<br />

la voce, segno anziché presenza, gli basta.<br />

Il Recalcati si occupa particolarmente <strong>di</strong> anoressia, e testimonia che nessuna bambina anoressica<br />

riesce a dormire sola. Freud nota che se la mamma spegne la luce il bimbo piange, ma basta la<br />

voce della mamma perché il bimbo si calmi: la parola della mamma è luce.<br />

Si è sperimentato con bimbi <strong>di</strong> pochi giorni <strong>di</strong> vita: se la mamma sta impassibile, se il suo volto<br />

smette <strong>di</strong> trasmettere segnali, il bimbo si blocca e mostra prima angoscia e poi <strong>di</strong>sperazione. La<br />

vita umana si nutre <strong>di</strong> segni che passano attraverso il volto dell’altro.<br />

Nella Romania post Ceausescu, in un grande orfanotrofio <strong>di</strong> stato, i bambini (dai quattro ai sei anni)<br />

erano <strong>di</strong>visi in due gruppi <strong>di</strong>stinti, uno dei quali mostrava una certa reattività mentre l’altro era<br />

caratterizzato da abulia ai limiti dell’autismo. La successiva indagine <strong>di</strong>mostrava che i bambini più<br />

reattivi erano quelli che erano stati più deboli, per cui avevano ricevuto più cure da piccolissimi, e<br />

quin<strong>di</strong> avevano sperimentato maggior contatto umano, maggior scambio <strong>di</strong> segni.<br />

Il desiderio si nutre del riconoscimento del desiderio dell’altro.<br />

Il bimbo che fa per la prima volta l’esperienza dello specchio, dapprima non collega a se stesso<br />

l’immagine riflessa. Se accanto a lui c’è la madre, attraverso lo sguardo della madre riconosce<br />

anche sé stesso.<br />

Ma il riconoscimento <strong>di</strong>penda da come l’altro mi guarda, il che <strong>di</strong>stingue il desiderio dall’istinto.<br />

In ambito istintuale, se ho sete bevo, e la cosa mi sod<strong>di</strong>sfa. Nell’ambito del desiderio il seno non<br />

mi basta anche se sod<strong>di</strong>sfa la sete, mi serve anche il riconoscimento.<br />

Al bambino piace giocare a nascon<strong>di</strong>no perché nel gioco sperimenta l’essere cercato, desiderato.<br />

E’ ricorrente nelle fantasie adolescenziali immaginare la propria morte, le proprie esequie, per<br />

sperimentale almeno a livello <strong>di</strong> fantasia il rimpianto degli altri, per essere rassicurati sul fatto che<br />

altri ci desiderano.<br />

L’anoressia è un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> sé per mancare all’altro: <strong>di</strong>vento un cadavere per<br />

farti sentire la mia mancanza.<br />

Il paradosso è che desidero avere un mio desiderio, ma al contempo desidero essere desiderato,<br />

quin<strong>di</strong> desidero un desiderio non mio.<br />

Il bambino si sod<strong>di</strong>sfa della gioia dei genitori, la loro semplice presenza annulla l’angoscia, si sente<br />

uno con loro, tifa per la squadra del padre. La presenza dei genitori non è mai troppa.<br />

Nell’adolescente l’atteggiamento cambia: è la presenza eccessiva dell’adulto ad innescare<br />

l’angoscia (non starmi addosso, lasciami respirare). Le cose cambiano quando l’adolescente<br />

incontra il mistero del corpo erotico. Diventare adolescente in latino è reso dal verbo adolesco, una<br />

cui possibile etimologia è arrivo ad avere il mio odore. Il bambino ha odore <strong>di</strong> campo 2 ,<br />

l’adolescente puzza.<br />

Nell’episo<strong>di</strong>o biblico <strong>di</strong> Abramo ed Isacco, Abramo per amore consegna al deserto il figlio tanto<br />

atteso ed amato, si rende <strong>di</strong>sponibile a perdere il controllo sulla vita che ha generato ed amato.<br />

2 Citazione dalla Genesi.<br />

Pagina 2 <strong>di</strong> 8 <strong>Appunti</strong> dalle conferenze<br />

a cura <strong>di</strong> <strong>Danilo</strong> <strong>Cambiaghi</strong>


NOESIS – BERGAMO MASSIMO RECALCATI STRADE CHE PORTANO LONTANO<br />

INCONTRI <strong>di</strong> FILOSOFIA 2012 - 2013 LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />

In psicoanalisi i pazienti sono coloro che compiono il peccato (gravissimo) <strong>di</strong> sacrificare il proprio<br />

desiderio per compiacere il desiderio altrui. Vi è una economia positiva del desiderio, è importante<br />

non farlo seccare ma farlo germinare.<br />

Per la psicoanalisi un giovane pecca quando non sa decidere con spietatezza <strong>di</strong> seguire la propria<br />

strada uscendo dal solco tracciato per lui dalla famiglia. Il dramma dell’esistenza, lacerata tra il<br />

desiderio del soggetto ed il desiderio dell’altro, si risolve positivamente facendo prevalere le proprie<br />

esigenze, in un’ottica <strong>di</strong> apparente egoismo. Il vero egoismo non è voler (legittimamente) seguire<br />

la propria via, ma è voler imporre una via all’altro. Sartre <strong>di</strong>ceva che i progetti dei genitori<br />

segnano cattivi destini per i figli.<br />

L’essenza dell’episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Abramo nel deserto sta nella rinuncia ad avere progetti sulla vita <strong>di</strong><br />

Isacco.<br />

Terzo paradosso: il desiderio non si accontenta mai dell’oggetto ottenuto, è subito attratto, quasi<br />

inquinato dal nuovo. Non solo si desidera <strong>di</strong> essere riconosciuti, ma si desidera anche dell’altro,<br />

potenzialmente tutto quello che non è nella nostra <strong>di</strong>sponibilità (il mai abbastanza è un tratto<br />

demoniaco).<br />

A questo proposito Lacan cita un quadro <strong>di</strong><br />

Bruegel che mostra dei ciechi guidati verso il<br />

precipizio, a metafora dell’inquietu<strong>di</strong>ne che<br />

spinge la vita verso la rovina, causata dalla<br />

insaziabilità del desiderio.<br />

Questa insaziabilità è origine e vittima <strong>di</strong> un<br />

mercato pilotato in cui ogni bene è subito<br />

obsoleto, così che chi vi soggiace vive il<br />

desiderio d’altro come qualcosa che consuma<br />

sterilmente la vita.<br />

Appagati i bisogni primari, ormai sempre <strong>di</strong> più ci rivolgiamo al mercato non per acquistare quello<br />

che ci serve, ma come fonte <strong>di</strong> ispirazione per trovare nuovi oggetti <strong>di</strong> desiderio. Ma qui si tratta <strong>di</strong><br />

un desiderio morto e cieco, sterile.<br />

Il vero nuovo a cui il desiderio può aspirare si trova nella ripetizione dell’abituale. Secondo<br />

Agostino la ra<strong>di</strong>ce della felicità sta nell’amare quello che si ha. Dovremmo coltivare il tipo <strong>di</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfazione ripetitiva con cui ogni mattina ripetiamo il rito del cappuccino.<br />

Gli occhi <strong>di</strong> una donna o <strong>di</strong> un figlio sono sempre nuovi, mentre il nuovo come sirena non va<br />

inseguito.<br />

Qui il Recalcati ha inserito un aneddoto personale: il padre, floricultore, curava le piante ammalate<br />

in una serra speciale che chiamava il lazzaretto, e sognava per il figlio un futuro nella vivaistica. Il<br />

figlio ha seguito la sua strada, del tutto <strong>di</strong>versa, ma ora cura persone sofferenti in istituzioni<br />

ospedaliere <strong>di</strong> cui il lazzaretto del padre era metafora, e prosegue i valori positivi del padre pur in<br />

un progetto <strong>di</strong> vita affatto <strong>di</strong>verso. Il nostro desiderio è nostro, ma è comunque frutto <strong>di</strong> una<br />

ere<strong>di</strong>tà.<br />

In psicoanalisi vige un dogma: i pazienti, per quanto ammalati e traumatizzati, sono comunque e<br />

sempre responsabili del loro stato. L’affermazione può sembrare <strong>di</strong>sumana. Come può ritenersi<br />

Pagina 3 <strong>di</strong> 8 <strong>Appunti</strong> dalle conferenze<br />

a cura <strong>di</strong> <strong>Danilo</strong> <strong>Cambiaghi</strong>


NOESIS – BERGAMO MASSIMO RECALCATI STRADE CHE PORTANO LONTANO<br />

INCONTRI <strong>di</strong> FILOSOFIA 2012 - 2013 LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />

responsabile una bambina stuprata? Non si tratta <strong>di</strong> corresponsabilità nell’origine della violenza,<br />

ma <strong>di</strong> responsabilità <strong>di</strong> fare qualcosa <strong>di</strong> quello che l’altro ha fatto <strong>di</strong> lei.<br />

La psicoanalisi è spietata anche verso la vita umiliata, che è comunque responsabile <strong>di</strong> quello che ha<br />

fatto della sua anima ferita. Sono responsabile del mio desiderio, anche se non è mio (non lo<br />

possiedo).<br />

Vi è qui un punto <strong>di</strong> profonda convergenza con la cultura cristiana. Si faccia riferimento<br />

all’episo<strong>di</strong>o del fico sterile, citato in tre vangeli 3 .<br />

Per la psicoanalisi la colpa non sono i peccati (la psicoanalisi è extra morale) ma il cattivo uso del<br />

desiderio (wunsch, vocazione). La domanda critica è: hai sprecato il tuo talento per essere amabile<br />

e fedele, o ti sei preso i tuoi rischi per non venir meno alla tua vocazione?<br />

La felicità è la coerenza con i propri desideri profon<strong>di</strong>, il che genera una situazione <strong>di</strong> generatività,<br />

mentre chi è fedele a strade che altri hanno tracciato per lui ha una vita sterile, morta.<br />

Nel nostro tempo non ascoltiamo il desiderio perché siamo troppo impegnati nel go<strong>di</strong>mento<br />

imme<strong>di</strong>ato dell’oggetto. Pasolini definisce la droga come una alternativa alla cultura, una pratica<br />

solitaria che pretende go<strong>di</strong>mento senza scambio simbolico. La cultura separa e <strong>di</strong>stingue tra<br />

soggetto ed oggetto, dove c’è lo scambio della parola non c’è droga.<br />

Ai giovani si può fare una promessa: se ti stacchi dall’oggetto, se rinunci alla scorciatoia, potrai<br />

raggiungere un go<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> vita molto superiore.<br />

Qui il Recalcati inserisce un altro esempio biografico.<br />

Quando era <strong>di</strong>ciottenne, per ragioni ideologiche, voleva rompere con la famiglia ed interrompere gli<br />

stu<strong>di</strong>. La madre, saggia e seria, anche se povera <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong>alettici, lo incita a riprendere gli<br />

stu<strong>di</strong> “ … perché lo fanno tutti, per non essere da meno”. Poi, visto che l’incitazione non bastava,<br />

ancora: “… fallo per me”. La madre è una persona seria, spende la sua parola, in realtà gli <strong>di</strong>ce:<br />

“abbi fiducia, so che se stu<strong>di</strong> ti si apriranno mon<strong>di</strong> che non immagini”. Quello è l’atto della<br />

promessa. Il Recalcati non si è mai pentito <strong>di</strong> avere dato fede a tale promessa 4 .<br />

3 Si veda al capitolo dei complementi.<br />

4 Qui c’è una apparente contrad<strong>di</strong>zione: è stato bene staccarsi dal desiderio del padre – è stato bene adeguarsi al<br />

desiderio della madre. Il punto avrebbe meritato maggiore approfon<strong>di</strong>mento.<br />

Pagina 4 <strong>di</strong> 8 <strong>Appunti</strong> dalle conferenze<br />

a cura <strong>di</strong> <strong>Danilo</strong> <strong>Cambiaghi</strong>


NOESIS – BERGAMO MASSIMO RECALCATI STRADE CHE PORTANO LONTANO<br />

INCONTRI <strong>di</strong> FILOSOFIA 2012 - 2013 LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />

1.2 DIBATTITO<br />

Intervento 1 – L’intervenuto chiede ulteriori spiegazioni su come si possa ritenere responsabile la<br />

vittima <strong>di</strong> una sopraffazione.<br />

Commento – C’è rischio <strong>di</strong> incomprensione per ragioni terminologiche. La vittima non è<br />

responsabile per la violenza subita, ma per come vivrà dopo la violenza. Cosa farà <strong>di</strong> ciò<br />

che ha subito, come reagirà alla <strong>di</strong>sgrazia. Siamo con<strong>di</strong>zionati dalla nostra infanzia e dalla<br />

società, ma non c’è un determinismo totale. Possiamo almeno in parte scegliere come<br />

reagire.<br />

Intervento 2 – Più che <strong>di</strong> desiderio si dovrebbe parlare <strong>di</strong> desideri, che sono molteplici e spesso<br />

conflittuali. C’è il problema dei criteri <strong>di</strong> scelta, e dei criteri <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione tra problemi<br />

autonomi ed etero<strong>di</strong>retti. Qual è il rapporto con la realtà? Sembra che il desiderio la mo<strong>di</strong>fichi<br />

eliminando l’essenza. L’essenza mamma non c’è più se la mamma è così <strong>di</strong>versa per il lattante e<br />

per l’adolescente.<br />

Commento – Si è parlato del desiderio al singolare per parlare della struttura del desiderio.<br />

La <strong>di</strong>fferenziazione dei desideri è legata alla molteplicità degli oggetti che si desiderano, ma<br />

siamo in un ambito meno interessante perché qui i desideri <strong>di</strong>pendono dagli oggetti, sono<br />

imprigionati in una molteplicità <strong>di</strong> illusioni (come insegna specialmente il bud<strong>di</strong>smo). I<br />

desideri al plurale sono inconsistenti, immaginari ma potenzialmente allucinatori, capaci <strong>di</strong><br />

spingere fino all’assassinio. Il bimbo che dal gelataio non sa scegliere e vuole tutto non<br />

esprime desiderio ma capriccio. Il mercato contribuisce ad equivocare tra desiderio e<br />

capriccio, volubilità. Quando abbiamo a che fare con la <strong>di</strong>mensione profonda del desiderio<br />

sentiamo che ne va della nostra esistenza, il che non si verifica col gelato. Il desiderio al<br />

singolare è desiderio <strong>di</strong> autenticità, risposta ad una vocazione, è spinta, forza che ci<br />

attraversa, messaggio scritto sulla nuca che ci guida anche se non possiamo leggerlo. E’ una<br />

spinta inconscia, non ne posse<strong>di</strong>amo la chiave ma ci con<strong>di</strong>ziona. C’è <strong>di</strong> mezzo l’ere<strong>di</strong>tà<br />

ideale, la cura dei pazienti come eco della cura delle piante. C’è poesia e verità. Il<br />

desiderio è una vocazione, il problema è riconoscerlo. Non è un <strong>di</strong>o che ci parla, c’è <strong>di</strong><br />

mezzo l’inconscio, il sogno, il sintomo, le sbadataggini, gli atti mancanti. Cita l’esempio <strong>di</strong><br />

un paziente che, pur ancora innamorato della moglie, se ne voleva separare per motivi<br />

razionali: All’appuntamento decisivo con l’avvocato <strong>di</strong>vorzista si <strong>di</strong>mentica <strong>di</strong> portare il<br />

libretto degli assegni. Esiste un criterio <strong>di</strong> bontà del desiderio? Anche Hitler aveva dei<br />

desideri. Se la psicanalisi è extra morale il desiderio non può avere co<strong>di</strong>ce morale. Il suo<br />

bene è la sua realizzazione (si ricor<strong>di</strong> Nietzsche, “Al <strong>di</strong> là del bene e del male”). Ma allora<br />

se ne dovrebbe dedurre che anche la realizzazione del sogno <strong>di</strong> Hitler sarebbe stata un bene?<br />

Quello <strong>di</strong> Hitler non è un desiderio, come non lo è quello del pedofilo. Il desiderio, per<br />

essere tale, deve rispondere alla legge delle leggi, la legge fondante, la legge della<br />

castrazione: l’uomo si umanizza nella misura in cui accoglie nel suo cuore il limite.<br />

L’origine del peccato è la sfida al limite (come nella metafora della Torre <strong>di</strong> Babele). Solo<br />

sapendo che non si può sapere ci si mette nella con<strong>di</strong>zione per cui il sapere <strong>di</strong> Dio ci apra la<br />

strada al sapere. Bisogna assumere su <strong>di</strong> sé un limite: il nostro sapere non sarà mai sapere<br />

assoluto. Qui il Recalcati cita il Ferraris 5 a proposito del <strong>di</strong>battito tra i realisti (ci sono dei<br />

fatti) e gli ermeneutici (c’è solo la nostra interpretazione dei fatti). E’ opportuno<br />

5 Si veda Ferraris – <strong>Noesis</strong> 2013<br />

Pagina 5 <strong>di</strong> 8 <strong>Appunti</strong> dalle conferenze<br />

a cura <strong>di</strong> <strong>Danilo</strong> <strong>Cambiaghi</strong>


NOESIS – BERGAMO MASSIMO RECALCATI STRADE CHE PORTANO LONTANO<br />

INCONTRI <strong>di</strong> FILOSOFIA 2012 - 2013 LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />

<strong>di</strong>stinguere tra realtà e reale. La realtà è cangiante, vi sono tanti mon<strong>di</strong> quanti sono i<br />

soggetti che li percepiscono. Il reale è altra cosa, almeno per la psicoanalisi. La realtà è un<br />

quadro stabile: questa sera tornerò a casa, domani spunterà il sole, tutte evenienze<br />

caratterizzate da una altissima probabilità <strong>di</strong> verificarsi. Il reale è ciò che fa vacillare tale<br />

quadro. Non perché riduca la probabilità, ma perché vi contrappone qualcosa <strong>di</strong> assoluto,<br />

qualcosa per cui il dopo sarà completamente <strong>di</strong>verso. Il reale è ciò che scompagina la<br />

realtà, un assoluto che si impone al preve<strong>di</strong>bile.<br />

Intervento 3 – Il mito <strong>di</strong> Abramo ed Isacco appare non pertinente in quanto caratterizzato<br />

dall’ipotesi <strong>di</strong> sacrificio umano. Sembrerebbe più adatto il mito <strong>di</strong> Hansel e Gretel, abbandonati<br />

deliberatamente dai genitori nel bosco.<br />

Commento – La lettura imme<strong>di</strong>ata dell’episo<strong>di</strong>o biblico è sacrificale/sanguinaria, ma se ne<br />

può proporre anche un’altra lettura. Abramo ha tanto desiderato Isacco che è il figlio della<br />

promessa, dono <strong>di</strong> Dio. Portandolo nel deserto <strong>di</strong> fatto Abramo sacrifica il legame che<br />

teneva Isacco legato a sé, lo libera.<br />

Intervento 4 – Come coniugare il desiderio che si orienta su oggetti sempre nuovi con il mai sazio<br />

desiderio <strong>di</strong> conoscenza che ha portato Ulisse alla rovina.<br />

Commento comune – Il desiderio è inconscio. L’inconscio non è un luogo selvaggio,<br />

barbaro, irrazionale, è invece il luogo del reale, della verità. Siamo responsabili dei nostri<br />

sogni. Cosa ne facciamo, li affrontiamo?. Il sintomo ricorrente è verità che ritorna. Vi è<br />

rimozione e ritorno del rimosso. La psicoanalisi è interpretabile come linguaggio per poter<br />

interpretare l’inconscio.<br />

Intervento 5 – La psicoanalisi lacaniana crede al soggetto che la società moderna tende ad annullare<br />

tramite l’omologazione. Se ne può dedurre l’inattualità <strong>di</strong> Lacan?<br />

Commento – La psicoanalisi è inattuale perché implica i tempi lunghi del pensiero, e cozza<br />

contro l’imperativo moderno del subito. Curarsi con la psicoanalisi non dà il beneficio<br />

imme<strong>di</strong>ato che può dare una pillola, anzi all’inizio fa stare peggio. Ma lo scopo è assai più<br />

profondo: non voglio eliminare le peculiarità del tuo io che ti danno <strong>di</strong>sagio/sofferenza, ma<br />

voglio aiutarti a valorizzare tali particolarità, la tua in<strong>di</strong>vidualità.<br />

Intervento 6 – La psicoanalisi e parte dalla biografia e dalla <strong>di</strong>namica del desiderio. Ma il desiderio<br />

è connotato sessualmente, e l’esperienza della maternità (o paternità) è fondamentale. Nel<br />

rapporto madre-figlio è insita la realizzazione ma anche la rinuncia (in un secondo tempo) al voler<br />

essere amabile all’altro. La vera colpa è non avere desideri, ma cosa succede se il desiderio viene a<br />

mancare, se il vero nuovo che è il vecchio visto con occhi rinnovati, ad un certo punto appare<br />

irrime<strong>di</strong>abilmente logoro? Nell’ottica cristiana si può collegare il desiderio a Dio?<br />

Commento – Maternità e paternità non sono in antitesi al desiderio. La vita <strong>di</strong> un figlio<br />

inizia meglio se il figlio è desiderato, se è anche metafora dell’amore, e non solo biologia,<br />

anatomia, sangue, stirpe. Vi sono adozioni connotate da un amore che a volte manca nei<br />

genitori biologici. Non c’è coincidenza tra biologia ed adozione. Se ti riconosco come<br />

figlio per me il mondo è cambiato. Mi assumo una responsabilità illimitata che però non<br />

implica né rinunce né limitazioni. “Non fare <strong>di</strong> tuo figlio un vitello d’oro (un idolo),<br />

affronta il sacrificio <strong>di</strong> vederlo anche come limite, fargli il dono <strong>di</strong> abbandonarlo nel<br />

deserto”. Il riconoscimento <strong>di</strong> paternità implica responsabilità illimitata, anche come<br />

rinuncia ad ogni aspirazione <strong>di</strong> proprietà (sul figlio). La donna non si realizza nella sola<br />

Pagina 6 <strong>di</strong> 8 <strong>Appunti</strong> dalle conferenze<br />

a cura <strong>di</strong> <strong>Danilo</strong> <strong>Cambiaghi</strong>


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INCONTRI <strong>di</strong> FILOSOFIA 2012 - 2013 LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />

maternità. Se la madre soffoca la donna e fa del figlio un idolo è una cattiva madre. Il suo<br />

desiderio va (deve andare) oltre l’orizzonte del bambino.<br />

Quanto al rapporto con Dio, il Recalcati si <strong>di</strong>chiara profondamente ra<strong>di</strong>cato nella cultura<br />

cristiana, ma non mischierebbe Dio con il desiderio.<br />

Amare quello che si ha non è accontentarsi, ma fare dell’usuale il nuovo. Saper rendere<br />

nuove le solite cose è un’arte che rende felici. La vita senza desiderio coincide con lo stato<br />

<strong>di</strong> depressione. Attualmente la depressione si <strong>di</strong>ffonde perché il go<strong>di</strong>mento imme<strong>di</strong>ato<br />

<strong>di</strong>stoglie dal desiderio vero. La depressione è un segno <strong>di</strong> viltà, <strong>di</strong> mancanza del coraggio<br />

necessario ad assumere la realtà del proprio desiderio.<br />

Pagina 7 <strong>di</strong> 8 <strong>Appunti</strong> dalle conferenze<br />

a cura <strong>di</strong> <strong>Danilo</strong> <strong>Cambiaghi</strong>


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INCONTRI <strong>di</strong> FILOSOFIA 2012 - 2013 LA PROMESSA DEI DESIDERI<br />

1.3 COMMENTI<br />

1.3.1 IL FICO STERILE NEI VANGELI<br />

L’episo<strong>di</strong>o, apparentemente marginale, ricorre in ben tre Vangeli.<br />

- MATTEO<br />

La mattina dopo tornando in città ebbe fame (Gesù). E visto un fico lungo la strada, gli si avvicinò, ma non trovandovi<br />

altro che foglie, <strong>di</strong>sse: "Da te non nasca mai più frutto in eterno!". E subito il fico si seccò. I <strong>di</strong>scepoli nel veder questo,<br />

rimasero stupiti ed esclamarono: "Come mai questo fico si è seccato all'istante?". Gesù rispose <strong>di</strong>cendo loro: "In verità<br />

vi <strong>di</strong>co: se avrete fede e non esiterete, farete non solo come è stato fatto a questo fico, ma quand'anche <strong>di</strong>ciate a questo<br />

monte: "Levati <strong>di</strong> là e gettati in mare", sarà fatto. Tutto ciò che chiederete con fede nella preghiera, l'otterrete".<br />

- MARCO<br />

Il giorno dopo usciti appena da Betania, ebbe fame. Visto da lontano un fico, che aveva delle foglie, andò a vedere, se<br />

per caso vi trovasse qualche cosa, ma, arrivato vicino, non ci trovò che foglie, Perché non era il tempo dei fichi. Allora<br />

<strong>di</strong>rigendogli la parola <strong>di</strong>sse: "che nessuno mangi più dei tuoi frutti!". E i suoi <strong>di</strong>scepoli lo u<strong>di</strong>rono.<br />

Quando si fece sera, uscì dalla città. E ripassando <strong>di</strong> buon mattino, videro che il fico era seccato fin dalle ra<strong>di</strong>ci. Allora<br />

Pietro ricordandosene, gli <strong>di</strong>sse: "Maestro guarda il fico che tu hai maledetto è seccato!". Gesù, rispondendo, <strong>di</strong>sse loro:<br />

"Abbiate fede in Dio. In verità vi assicuro che se uno <strong>di</strong>rò a questa montagna: "Sollevati e gettati in mare", e non esiterà<br />

in cuor suo, ma crederò che quanto <strong>di</strong>ce avvenga, gli avverrà. Per questo io vi <strong>di</strong>co: Tutto quello che voi chiederete<br />

pregando, credete <strong>di</strong> averlo già ottenuto e vi avverrà. E quando vi mettete a pregare, perdonate, se avete qualcosa contro<br />

qualcuno, affinché il Padre vostro che è nei cieli, vi perdoni le vostre colpe".<br />

- LUCA<br />

Disse (Gesù) pure questa parabola: "Un uomo aveva un fico piantato nella sua vigna. Andò a cercare il frutto, ma non<br />

ne trovò. Allora <strong>di</strong>sse al vignaiolo: "Ecco sono già tre anni che vengo a cercar frutto da questo fico e non ne trovo;<br />

taglialo! Perché deve occupare il terreno inutilmente?". Il vignaiolo gli rispose: "Signore, lascialo ancora quest'anno, per<br />

darmi il tempo <strong>di</strong> scavar tutt'attorno e mettergli del concime; se farò dei frutti, bene; se no, lo taglierai"".<br />

Pagina 8 <strong>di</strong> 8 <strong>Appunti</strong> dalle conferenze<br />

a cura <strong>di</strong> <strong>Danilo</strong> <strong>Cambiaghi</strong>

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