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16 Rischio atmosfere esplosive<br />

Nell’impianto erano installate anche cinque sfere per lo stoccaggio di butano non progettate<br />

per resistere ad un terremoto di quella violenza. Due sfere collassarono e la loro<br />

rottura determinò una nube di vapori infiammabili che si innescò 90 secondi più tardi<br />

generando un’esplosione (VCE). Si sviluppò <strong>qui</strong>ndi un incendio che causò danni estesi<br />

all’impianto ma nessuna vittima.<br />

1.5.6 Esplosione di vapori infiammabili: Impianto petrolchimico (<strong>Italia</strong>), 2004<br />

L’incidente ebbe luogo nella zona destinata alla produzione e stoccaggio di bitume,<br />

presso un impianto petrolchimico sito a Falconara Marittima l’8 settembre 2004.<br />

La descrizione dell’incidente è estratta dal report pubblico elaborato dal Ministero<br />

dell’Ambiente Francese e presente presso la banca dati di ARIA.<br />

La zona dello stabilimento, adibita allo stoccaggio e produzione, era costituita<br />

all’epoca dell’incidente da 12 serbatoi a tetto fisso, 8 bracci di carico, 6 pompe di<br />

trasferimento e uno scambiatore di calore per il riscaldamento di eventuali stoccaggi<br />

di bitume.<br />

L’incidente ebbe luogo durante la fase di caricamento di un serbatoio atmosferico di<br />

bitume, operativo dal 1970, con capacità di 1200 m3 avente 12 metri di altezza. Il serbatoio<br />

era dotato di un sistema di riscaldamento interno a spirale ad olio diatermico che<br />

assicurava una temperatura di circa 170 °C. Erano inoltre presenti all’interno anche indicatori<br />

di livello, di temperatura e un agitatore meccanico. Al momento dell’incidente<br />

erano contenuti nel serbatoio circa 590 m3 di bitume e circa 150 m3 di olio diatermico<br />

nel circuito di riscaldamento.<br />

L’esplosione, avvenuta al mattino, distaccò il serbatoio ed il tetto dalle fondazioni in<br />

cemento armato e proiettò il tutto, lateralmente, di almeno 15 metri.<br />

L’incidente, che coinvolse un altro serbatoio, provocò una rilevante fuoriuscita di bitume<br />

(circa 550 tonnellate) e di olio rovente (circa 120 tonnellate) che si diffuse ad altre<br />

parti del sito. Si innescò un incendio di pozza, alimentato dall’olio minerale fuoriuscito<br />

dai circuiti di riscaldamento, che interessò le attrezzature circostanti, compresi alcuni<br />

camion durante in fase di carico.<br />

L’incidente, oltre a rilevantissimi danni economici, provocò la morte di un camionista<br />

investito dal bitume bollente. Altri tre camionisti vennero ricoverati in gravi condizioni<br />

all’ospedale.<br />

Le due principali ipotesi sulle quali si orientarono le indagini ricondussero l’incidente<br />

alle seguenti due cause:<br />

<br />

<br />

una sovrappressione interna nel serbatoio causata dall’esplosione di idrocarburi<br />

infiammabili indebitamente introdotti nel serbatoio, probabilmente da cisterne non<br />

correttamente pulite;<br />

una sovrappressione interna nel serbatoio causata da una rapida evaporazione di<br />

acqua, indebitamente introdotta nel serbatoio, (temperatura 170 °C).<br />

Ulteriori indagini in seguito realizzate portarono a considerare la prima ipotesi come la<br />

causa principale dell’intero incidente.<br />

1.5.7 Esplosione di vapori infiammabili: Azienda di produzione di carrelli<br />

elevatori (<strong>Italia</strong>), 2003<br />

La descrizione del seguente incidente mortale è estratta dalla banca dati INFOR.MO

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