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Le traduzioni shakespeariane in Eugenio Montale e Giovanni Giudici

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Gli Scrittori d'Italia – XI Congresso Nazionale dell'ADI<br />

<strong>Giudici</strong> il cui approccio al testo straniero è accomunato dal medesimo<br />

rapporto tra <strong>in</strong>venzione e scrittura. È a partire dalla percezione<br />

dell’estraneità, della distanza, del lontano, che – scrive <strong>Giudici</strong> – si<br />

traduce, aggiungendo il poeta che anche la propria l<strong>in</strong>gua quando si<br />

tratti di l<strong>in</strong>gua poetica è a suo modo una «l<strong>in</strong>gua strana»:<br />

«…la l<strong>in</strong>gua poetica, è <strong>in</strong> certo qual modo sempre un «dialetto»: una l<strong>in</strong>gua, cioè,<br />

resa straniera e strana a se stessa quando anche tutte le sue parole figurassero<br />

nel dizionario dell’accademia. È esattamente <strong>in</strong> questo marg<strong>in</strong>e di estraneità che<br />

scatta ed agisce la molla dell’energia poetica, quell’alcunché di ricco e strano,<br />

tanto per citare Shakespeare, che rende la poesia possibile e plausibile e che,<br />

aggiungiamo f<strong>in</strong>almente, impone sempre e comunque al suo lettore una più o<br />

meno <strong>in</strong>iziale difficoltà da v<strong>in</strong>cere». 4<br />

La traduzione di quattordici dei sonetti shakespeariani rappresenta, ad<br />

oggi, l’ultima “impresa di parole” di <strong>Giudici</strong>. 5 Questa ci sembra offrire<br />

cospicue conferme circa alcuni aspetti fondamentali del suo approccio<br />

al testo straniero. Per i sonetti di Shakespeare il pr<strong>in</strong>cipio costruttivo<br />

fondamentale, 6 sulla scorta delle riflessioni sulla l<strong>in</strong>gua poetica di J.<br />

Tynjanov, è <strong>in</strong>dividuato dal poeta ligure, più che nello schema rimico <strong>in</strong><br />

generale, nella rima baciata del distico f<strong>in</strong>ale, dove ripetizione di suono<br />

e <strong>in</strong>tensificazione del senso convergono. Non è un caso, dunque, che la<br />

traduzione <strong>in</strong> rima degli ultimi due versi sia elemento comune a tutti,<br />

o quasi, i sonetti shakespeariani tradotti da <strong>Giudici</strong> (solo <strong>in</strong> tre casi si<br />

4 G. <strong>Giudici</strong>, La letteratura verso Hiroshima e altri scritti 1959-1975, Editori Riuniti, Roma,<br />

1976, p. 298.<br />

5 G. <strong>Giudici</strong>, 14 X 14: dai sonetti di Shakespeare, tradotti da G. <strong>Giudici</strong>, Edizioni Capann<strong>in</strong>a,<br />

Bocca di Magra, 2002.

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