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Il Giorno di Giuseppe Parini - Liberta' Educazione Associazione

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GIUSEPPE PARINI<br />

IL GIORNO<br />

Analisi, commento e versione in lingua corrente a cura della<br />

cl. III A magistrale A.S. 1999/2000<br />

Prefazione e revisione del prof. Davide Grassi<br />

LICEO SCIENTIFICO “L. DA VINCI” - SEZIONE MAGISTRALE DI<br />

PONTREMOLI<br />

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PREFAZIONE DEL PROF. DAVIDE<br />

GRASSI<br />

<strong>Il</strong> <strong>Giorno</strong> <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Parini</strong> è un testo<br />

molto noto, ma forse non sempre<br />

stu<strong>di</strong>ato e approfon<strong>di</strong>to con i dovuti<br />

particolari e soprattutto con l’attenzione<br />

che merita un Maestro del pensiero<br />

laico ed illuminista quale fu, a mio<br />

giu<strong>di</strong>zio, l’Abate milanese. Per questo<br />

motivo mi è parso utile fornire agli<br />

studenti un sussi<strong>di</strong>o <strong>di</strong>dattico costituito<br />

dall’ integrale dell’opera,<br />

commentata, parafrasata ed<br />

accompagnata dall’analisi stilistica e<br />

retorica. Tale sussi<strong>di</strong>o potrà, così,<br />

servire per strumento <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e per la<br />

migliore conoscenza dell’opera, che<br />

merita la lettura e l’analisi integrale.<br />

Tuttavia non è questo l’unico motivo per<br />

il quale questo lavoro è stato scritto e<br />

prodotto. Esso, infatti, si inserisce in un<br />

più ampio progetto <strong>di</strong>dattico ed in una<br />

più vasta prospettiva metodologica, che<br />

è stata elaborata ed in parte già<br />

realizzata, almeno nella sua fase<br />

iniziale. Mi riferisco alla stampa della<br />

versione in lingua corrente del Principe<br />

<strong>di</strong> Niccolò Machiavelli, avvenuta nel<br />

novembre 1999 ad opera dell’allieva<br />

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Silvia Beccari, che con tanta<br />

encomiabile pazienza ha lavorato alla<br />

realizzazione del libro. Questa volta il<br />

lavoro si presenta più ambizioso,<br />

almeno nella sua fase realizzatoria.<br />

Infatti alla produzione dell’opera hanno<br />

lavorato tutte le allieve della classe III A<br />

magistrale dell’Istituto “Malaspina” <strong>di</strong><br />

Pontremoli. In tal modo ciò che prima<br />

era stato il prodotto <strong>di</strong> un’unica mente,<br />

si è trasformato in un lavoro risultante<br />

dalla collaborazione <strong>di</strong> un’intera classe<br />

scolastica, che si è de<strong>di</strong>cata allo stu<strong>di</strong>o<br />

dell’autore e all’analisi dell’opera. Non<br />

più quin<strong>di</strong> un unico soggetto attivo, ma<br />

una pluralità <strong>di</strong> soggetti, che hanno<br />

insieme realizzato e concretizzato un<br />

interessante materiale <strong>di</strong>dattico prodotto<br />

per lo stu<strong>di</strong>o della Letteratura. Devo,<br />

inoltre, aggiungere che la versione in<br />

lingua corrente, che accompagna<br />

l’analisi ed il commento dell’opera,<br />

appare, anche in questo caso, un<br />

interessantissimo ed efficace strumento<br />

propedeutico, per poter avvicinare tutti<br />

gli studenti (e non solo quelli forniti <strong>di</strong><br />

gran<strong>di</strong> capacità, <strong>di</strong> doti e <strong>di</strong> mezzi –<br />

magari familiari-) allo stu<strong>di</strong>o ed alla<br />

conoscenza degli autori e delle opere.<br />

In tal modo la barriera che separa la<br />

1


Nostra Letteratura dalla fruizione <strong>di</strong> un<br />

più ampio pubblico -barriera che ha<br />

origini antiche e che affonda le sue<br />

ra<strong>di</strong>ci nella cultura umanistica e<br />

nell’arcaismo cristallizzato della nostra<br />

lingua letteraria- potrà essere meglio<br />

superata ed avvicinare così i <strong>di</strong>scenti<br />

alla <strong>di</strong>retta ed integrale conoscenza dei<br />

capolavori della nostra Letteratura.<br />

Senza contare che ciò che è stato fatto,<br />

e specificamente la resa della lingua del<br />

1700 in Italiano moderno, è risultato poi<br />

un viaggio affascinante nelle strutture<br />

della nostra lingua. Ciò non può che<br />

fare piacere a chi della Storia della<br />

lingua italiana ha fatto argomento dei<br />

propri stu<strong>di</strong> universitari, nella ferma<br />

convinzione che, a fronte della<br />

mutevolezza e della precarietà<br />

dell’interpretazione contenutistica delle<br />

“incertezze filosofiche” che<br />

caratterizzano i singoli autori, l’analisi<br />

linguistica rappresenta un baluardo <strong>di</strong><br />

“certezza” e <strong>di</strong> scientificità per un’analisi<br />

corretta del pensiero dell’uomo, o<br />

quantomento ne potrà rappresentare il<br />

presupposto essenziale, presupposto<br />

che coniuga, in un sinolo interattivo, la<br />

cultura e l’approccio storico-letterario<br />

con quello scientifico e filologico.<br />

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Nel presentare il lavoro, voglio<br />

ringraziare con sincerità le mie allieve,<br />

che, con tanta buona volontà, hanno<br />

prodotto questo libro, de<strong>di</strong>cando parte<br />

del loro tempo alla cultura e non alla<br />

vuota ricerca <strong>di</strong> futili superficialità.<br />

In un’epoca che ha fatto del il proprio credo e il proprio<br />

<strong>di</strong>svalore fondamentale, l’impegno <strong>di</strong> chi<br />

sceglie <strong>di</strong> passare il proprio tempo per<br />

lo stu<strong>di</strong>o e per la cultura è veramente un<br />

fatto <strong>di</strong> rilievo e merita <strong>di</strong> essere<br />

premiato e sinceramente apprezzato e<br />

lodato.<br />

Un particolare ringraziamento va inoltre<br />

al mio amico e collega, prof. Antonio<br />

Bianchi, che si è rivelato un vali<strong>di</strong>ssimo<br />

collaboratore nella redazione delle note<br />

al testo e nella revisione dell’opera<br />

prima della sua definitiva stesura.<br />

Prof. Davide Grassi<br />

2


AVVERTENZE<br />

Del <strong>Giorno</strong> <strong>di</strong> <strong>Parini</strong> esistono due<br />

redazioni <strong>di</strong>stinte, (oltre che a varie<br />

lezioni e rielaborazioni successive). Una<br />

redazione corrisponde all’originario<br />

progetto, <strong>di</strong> un’opera che doveva essere<br />

<strong>di</strong>visa in tre parti. Di queste parti l’autore<br />

realizzò la prima e la seconda, cioè il<br />

Mattino (1763) e il Mezzogiorno (1765)<br />

che possono essere considerati poemi<br />

a sé stanti. La terza parte, che doveva<br />

intitolarsi La Sera, non venne alla luce.<br />

In seguito <strong>Parini</strong> elaborò una seconda<br />

redazione, che però rimase autografa e<br />

non fu pubblicata. Essa corrisponde ad<br />

un progetto dell’opera in quattro parti: <strong>Il</strong><br />

Mattino, <strong>Il</strong> Meriggio, <strong>Il</strong> Vespro, La Notte.<br />

Queste ultime due parti furono, poi,<br />

messe insieme ai due poemi del 1763<br />

e 1765 dall’e<strong>di</strong>tore Reina (1801) e da<br />

altri successivi. Si è pertanto operata<br />

una contaminazione tra due versioni<br />

dell’opera, che corrispondono a fasi<br />

<strong>di</strong>fferenti dell’autore e a due <strong>di</strong>versi<br />

schemi <strong>di</strong> impostazione.<br />

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<strong>Il</strong> nostro lavoro si basa, invece, su<br />

un’unica versione e precisamente su<br />

quella che non è stata pubblicata ed è<br />

conservata autografa in quattro parti: <strong>Il</strong><br />

Mattino, <strong>Il</strong> Meriggio, <strong>Il</strong> Vespro, La Notte.<br />

Tale versione ci è sembrata più<br />

rispondente al pensiero dello scrittore e<br />

comunque essa ha il pregio <strong>di</strong> non<br />

operare contaminazioni tra scritti <strong>di</strong> fasi<br />

<strong>di</strong>verse e concepiti per opere<br />

<strong>di</strong>versamente strutturate. Si è, in<br />

pratica, voluto evitare la confusione che<br />

–come sottolinea Dante Isella- ha<br />

accompagnato a lungo questo testo,<br />

mentre è preferibile (secondo lo stesso<br />

Isella) , anche per un approccio più<br />

filologicamente corretto, a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong><br />

tanta manualistica scolastica ancora<br />

dura a morire.<br />

3


SCHEMA DEL LAVORO<br />

INTRODUZIONE: (<strong>Il</strong> <strong>Giorno</strong>, caratteristiche e<br />

struttura dell’opera, temi centrali) Serena Fiori<br />

LA LINGUA DEL GIORNO: (Caratteristiche<br />

linguistiche dell’opera) Eleonora Pinelli<br />

ANALISI DELL’OPERA<br />

IL MATTINO: (Commento introduttivo)<br />

Barbara Pennucci<br />

1-136 Agostini<br />

137-266 Bazzigalupi<br />

267-469 Bellacci<br />

470-665 Cappè<br />

666-864 Cocchi<br />

865-1064 Del Ponte<br />

1065-1166 Fiori<br />

IL MERIGGIO: (Commento introduttivo)<br />

Barbara Ricci<br />

1-206 Franchini<br />

207-405 Lombar<strong>di</strong><br />

406-593 Magnani<br />

594-793 Montali<br />

794-911 Pennucci<br />

912-1041 Pinelli<br />

1042-1179 Ricci<br />

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IL VESPRO: (Commento introduttivo) Giulia<br />

Agostini<br />

1-188 Silvestri<br />

189- 349 Tagliatti<br />

LA NOTTE: (Commento introduttivo) Sara<br />

Bazzigalupi<br />

1-224 Tedeschi<br />

225-464 Tomaselli<br />

465-673 Vasoli<br />

4


INTRODUZIONE<br />

A CURA DI SERENA FIORI<br />

<strong>Il</strong> <strong>Giorno</strong> è il capolavoro <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>: incompiuto<br />

poema in endecasillabi sciolti. L’opera è <strong>di</strong>visa<br />

in quattro parti, e il poeta in vita ne pubblicò<br />

solo due: <strong>Il</strong> Mattino nel 1763 e <strong>Il</strong> Mezzogiorno<br />

nel 1765. Negli ultimi anni della sua vita si<br />

de<strong>di</strong>cò con grande impegno alla composizione<br />

delle due parti mancanti, <strong>Il</strong> Vespro e La Notte.<br />

L’oggetto del poema è il racconto <strong>di</strong> una<br />

giornata esemplare della vita <strong>di</strong> un giovane<br />

nobile, scan<strong>di</strong>ta nei quattro momenti della<br />

giornata, corrispondenti alle quattro parti<br />

dell’opera. <strong>Il</strong> racconto è svolto dal punto <strong>di</strong><br />

vista del precettore, che intende guidare il<br />

“Giovin signore” attraverso le <strong>di</strong>stinte tappe<br />

della sua giornata. <strong>Il</strong> precettore incarna una<br />

prospettiva decisamente critica e <strong>di</strong>ssacratoria.<br />

In questo modo le meschinità, le vanità, i vizi e<br />

la corruzione del mondo aristocratico<br />

<strong>di</strong>vengono oggetto <strong>di</strong> una caricatura feroce e <strong>di</strong><br />

una denuncia antinobiliare. Prendendo quin<strong>di</strong><br />

a enunciare i propri insegnamenti, il precettore<br />

mostra come la propria funzione sia piuttosto<br />

quella <strong>di</strong> scrivere la vita reale del suo rampollo<br />

che non quella <strong>di</strong> educarlo veramente a<br />

qualcosa.<br />

La descrizione si apre all’alba che vede tutti i<br />

comuni mortali riprendere i propri lavori,<br />

mentre il Giovin signore va finalmente a<br />

dormire, stanco del teatro e del gioco. <strong>Parini</strong><br />

utilizza il meccanismo antifrastico, per mezzo<br />

del quale il narratore giustifica questa <strong>di</strong>versità,<br />

affermando che tutti gli altri devono lavorare<br />

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proprio perché il Giovin signore possa invece<br />

oziare e <strong>di</strong>vertirsi. Dietro questa maschera<br />

ironica si nasconde la denuncia della<br />

assur<strong>di</strong>tà e ingiustizia della classe nobiliare.<br />

MODELLI E FONTI<br />

Nel Settecento vi è un grande ricorso alla<br />

poesia per tematiche <strong>di</strong> carattere filoisofico,<br />

sociale, politico, perfino tecnico – scientifico.<br />

L’opera <strong>di</strong> <strong>Parini</strong> si colloca all’interno <strong>di</strong> questa<br />

tendenza, non soltanto italiana, ma europea. È<br />

risaputo infatti che <strong>Parini</strong> prese come modelli<br />

opere a livello internazionale. Per citare un<br />

esempio possiamo ricordare “The rape of the<br />

lock” dell’inglese Alexander Pope; l’opera uscì<br />

in Italia tradotta dal padovano Antonio Conti<br />

nel 1756, proprio nel periodo in cui <strong>Parini</strong> stava<br />

componendo <strong>Il</strong> <strong>Giorno</strong>.<br />

Nella tra<strong>di</strong>zione letteraria italiana, l’uso del<br />

poemetto sopracitato conta numerosi esempi<br />

tra Seicento e Settecento, benchè nessuno <strong>di</strong><br />

essi possa competere con il risultato artistico<br />

raggiunto da <strong>Parini</strong>. Insieme a questo modello<br />

dobbiamo considerare i classici, ai quali <strong>Parini</strong><br />

guarda costantemente. È opportuno ricordare<br />

Le Georgiche <strong>di</strong> Virgilio e Le Satire <strong>di</strong> Orazio.<br />

Ma non va comunque <strong>di</strong>menticata l’ideologia<br />

fondamentale del Poema, rappresentata dalla<br />

cultura illuminista e specialmente da quella <strong>di</strong><br />

Rousseau che <strong>Parini</strong> pre<strong>di</strong>lige.<br />

5


LA METRICA E LO STILE<br />

<strong>Parini</strong> sceglie come metro della sua opera<br />

l’endecasillabo sciolto, cioè privo <strong>di</strong> rime, il<br />

quale è proprio <strong>di</strong> una poesia <strong>di</strong>dascalica,<br />

<strong>di</strong>vulgativa, polemica, satirica, largamente<br />

<strong>di</strong>ffusa nel Settecento. Poiché si riscontra sia<br />

in situazioni epiche che in contesti <strong>di</strong>dascalici e<br />

il suo uso è già attestato nel Rinascimento,<br />

l’endecasillabo sciolto risponde alla volontà<br />

classicistica <strong>di</strong> riprodurre l’andamento narrativo<br />

<strong>di</strong>dascalico dell’esametro latino. È<br />

interessante, però, notare come <strong>Parini</strong><br />

giustifichi questa scelta <strong>di</strong> metro non per<br />

questa tra<strong>di</strong>zione illustre, ma per la<br />

consapevolezza <strong>di</strong> utilizzare uno stile “alla<br />

moda” cioè pienamente aggiornato e moderno.<br />

Sapientissima è la costruzione<br />

dell’endecasillabo pariniano, piegato a tutte le<br />

sfumature espressive e narrative grazie ad<br />

un’attenta dosatura <strong>di</strong> cesure, accenti, fonemi.<br />

L’utilizzo dell’enjambement dà solennità al<br />

costrutto sintattico. D’altra parte lo scopo<br />

pariniano è quello <strong>di</strong> far cooperare<br />

organicamente la metrica e lo stile. In più la<br />

satira pariniana non agisce abbassando il<br />

registro eroico in modo da deformarlo e<br />

sconvolgerlo, ma piuttosto mantendo fermo il<br />

registro eroico sul piano formale, applicato<br />

però ad oggetti, personaggi e situazioni<br />

inadeguati ad esso, cioè niente affatto eroici.<br />

Insomma, <strong>Parini</strong> non trasporta nel fango gli<br />

eroi tra<strong>di</strong>zionali, ma innalza il fango al livello<br />

degli eroi classici. Infine è da ricordare<br />

l’incre<strong>di</strong>bile raffinatezza dello stile pariniano,<br />

che riguarda ogni piano del <strong>di</strong>scorso: la<br />

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morfologia, il lessico, le costruzioni sintattiche<br />

e le figure retoriche.<br />

LO SPAZIO E IL TEMPO DEL RACCONTO<br />

Nel <strong>Giorno</strong> prevale il momento descrittivo su<br />

quello drammatico – narrativo, così che<br />

assume una notevole importanza lo spazio<br />

della rappresentazione. Si possono <strong>di</strong>stinguere<br />

due tipologie spaziali: gli interni e gli esterni. I<br />

primi sono assai più numerosi e qualificanti, ed<br />

è in essi che si svolge la vita fastosa e<br />

superficiale del Giovin signore. Gli interni<br />

rappresentati corrispondono ai vari luoghi del<br />

palazzo nobiliare, la camera da letto, la sala<br />

della toeletta, il salotto per il caffè, le varie sale<br />

del palazzo, tutte quante caratterizzate da una<br />

crescente severità nel <strong>di</strong>ritto d’accesso. Con<br />

questa chiusura degli interni si vuole delineare<br />

il privilegio sociale, ovvero isolandosi dalla<br />

popolazione, l’interno del palazzo <strong>di</strong>venta uno<br />

stile <strong>di</strong> vita fondato sul sopruso e privo <strong>di</strong><br />

giustificazioni e valori morali, retto soltanto<br />

dalla propria fastosità.<br />

Al contrario, gli esterni sono introdotti nel<br />

poema con l’esplicito scopo <strong>di</strong> fare contrasto<br />

con la vita nobiliare e non per rappresentare la<br />

propria naturalità e la propria socialità. Non<br />

minore importanza ha il tempo, che costituisce,<br />

anzi, il criterio organizzativo della materia<br />

narrata. Infatti non è da <strong>di</strong>menticare che il titolo<br />

stesso del poema, nonché i titoli delle quattro<br />

parti in cui esso è sud<strong>di</strong>viso: Mattino,<br />

Mezzogiorno e poi Mattino, Meriggio, Vespro,<br />

Notte, sono centrati sulla corrispondenza tra<br />

ore della giornata e capitoli del racconto. Infine<br />

6


vi è la concentrazione <strong>di</strong> molti eventi, sia pure<br />

insignificanti, in un’unica giornata, la quale è<br />

costretta, in termini realistici, a <strong>di</strong>latarsi in<br />

modo artificiale per non far scorgere la vita<br />

superficiale e frivola del protagonista.<br />

I PROTAGONISTI: IL PRECETTORE E IL<br />

GIOVIN SIGNORE<br />

<strong>Il</strong> protagonista ufficiale del <strong>Giorno</strong> è il Giovin<br />

signore, a cui il narratore si rivolge attraverso<br />

la seconda persona singolare, ora<br />

descrivendo, per mezzo del modo in<strong>di</strong>cativo,<br />

ora esortando, per mezzo dell’imperativo. <strong>Il</strong><br />

fatto è che <strong>di</strong> questo protagonista non viene<br />

detto neppure il nome ed egli non pronuncia<br />

nemmeno una battuta. È un personaggio per<br />

cui la personalità è l’identità. Al contrario, una<br />

posizione più complessa è quella del<br />

narratore, il quale può essere interpretato<br />

come il vero protagonista dell’opera. <strong>Il</strong><br />

narratore presenta se stesso come precettore<br />

della vita e quin<strong>di</strong> dei piaceri del Giovin<br />

signore, quin<strong>di</strong> si mostra inserito in un<br />

meccanismo <strong>di</strong> complicità nei confronti del<br />

Giovine. Ma si tratta, anche qui, <strong>di</strong> una<br />

maschera: <strong>di</strong>etro la finzione del precettore si<br />

nasconde un <strong>di</strong>ssimulato castigatore dei<br />

costumi corrotti. In qualunque modo vi è una<br />

complicità tra il Giovin signore ed il precettore.<br />

<strong>Il</strong> primo, vivendo senza senso critico una vita<br />

<strong>di</strong> apparenze, la crede eroica, così che il<br />

precettore ne offre la corrispondente<br />

definizione linguistica, proponendo<br />

un’interpretazione appunto eroica dei miseri<br />

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eventi, cui è ridotta la giornata tipo <strong>di</strong> un<br />

aristocratico.<br />

GLI ALTRI PERSONAGGI DEL POEMA:<br />

FIGURE SOCIALI E TIPI UMANI<br />

La maggior parte degli altri personaggi del<br />

poema, a partire dalla dama, manca –come il<br />

Giovin signore – <strong>di</strong> spessore psicologico e <strong>di</strong><br />

personalità. Infatti sono anonimi anche gli altri<br />

personaggi dell’opera, tanto che appartengono<br />

all’ampio corteggio dei servitori e non al<br />

mondo dei pari. <strong>Il</strong> mondo dei nobili non<br />

presenta margini <strong>di</strong> libertà maggiori <strong>di</strong> quelli<br />

concessi ai servi. La debolezza caratteriale dei<br />

padroni risulta semmai aggravata<br />

dall’invadenza <strong>di</strong> nevrosi e <strong>di</strong> ossessioni,<br />

scambiate, magari, per qualità e doti.<br />

LE FAVOLE MITOLOGICHE<br />

Alcune parti che formano il poema pariniano<br />

contengono favole mitologiche. Per esempio, <strong>Il</strong><br />

Mattino e <strong>Il</strong> Mezzogiorno ospitano due favole<br />

ciascuno: <strong>Il</strong> Mattino quella <strong>di</strong> Amore e Imene e<br />

quella dell’origine della cipria; <strong>Il</strong> Mezzogiorno<br />

quella del Piacere e quella del gioco del tric<br />

trac. Nella Notte si trova, infine, la favola<br />

dell’origine e degli sviluppi del canapè.<br />

La funzione <strong>di</strong> tali inserti mitologici entro la<br />

trama del poema è molteplice. Da una parte<br />

servono per nobilitare la materia del racconto,<br />

poiché i miti costituiscono esemplificazioni<br />

dell’origine e del significato storico <strong>di</strong> fenomeni<br />

sociali, e pertanto rispondono alla cultura<br />

dell’<strong>Il</strong>luminismo; però d’altra parte servono<br />

7


anche a sottolineare la struttura raffinata del<br />

poema. Un’importanza particolare riveste la<br />

favola del Piacere, poiché in essa viene<br />

affrontato il tema della <strong>di</strong>seguaglianza tra gli<br />

uomini e quin<strong>di</strong> la loro <strong>di</strong>visione in classi<br />

sociali. La favola narra che gli uomini erano<br />

originariamente uguali, legati a bisogni primari<br />

ed attenti solo a fuggire i dolori. Le <strong>di</strong>versità<br />

nacquero allorchè fu mandato sulla Terra dagli<br />

Dei il Piacere; nel tentativo <strong>di</strong> raggiungere<br />

questo gli uomini si <strong>di</strong>visero, con la<br />

conseguenza che quelli che seppero<br />

sviluppare una sensibilità più raffinata<br />

primeggiarono, mentre rimasero al rango <strong>di</strong><br />

subalterni tutti gli altri.<br />

IL GIORNO NEL SISTEMA DEI GENERI<br />

LETTERARI<br />

<strong>Il</strong> <strong>Giorno</strong> si colloca all’incrocio <strong>di</strong> <strong>di</strong> vari generi<br />

letterari. Da una parte si basa sul poema<br />

<strong>di</strong>dascalico, anche per quanto riguarda la<br />

metrica. È però la costruzione antifrastica e<br />

ironica della struttura pariniana che crea una<br />

pregiu<strong>di</strong>ziale satirica che non può essere<br />

ignorata. Infatti <strong>Il</strong> <strong>Giorno</strong> rientra in una<br />

tra<strong>di</strong>zione satirico – burlesca. La poetica<br />

pariniana gioca però anche su un doppio<br />

registro, cioè su una sproporzione tra altezza<br />

del registro stilistico e irrilevanza dei contenuti<br />

referenziali.<br />

LA RETORICA DELLO STRANIAMENTO<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista narratologico, come si è<br />

visto, il poema presenta uno sfasamento ed<br />

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una tensione tra punto <strong>di</strong> vista esibito dal<br />

narratore e punto <strong>di</strong> vista risultante dalla<br />

costruzione d'autore; dal punto <strong>di</strong> vista stilistico<br />

- retorico, una funzione portante è stata<br />

riconosciuta alla nobilitazione operata dalle<br />

perifrasi e dalle inversioni sintattiche. Un altro<br />

elemento importantissimo è anche l’ironia,<br />

utilizzata dall’autore in modo antifrastico, per<br />

fare <strong>di</strong>re al precettore il contrario <strong>di</strong> quello che<br />

pensa. In questo modo la denuncia nobiliare<br />

<strong>di</strong>venta sempre più consistente<br />

nell’interpretazione dell’opera; però è proprio<br />

per questo opportuno aggiungere che,<br />

mancando dentro l’opera un punto <strong>di</strong> vista<br />

alternativo alla società nobiliare, vuota e<br />

corrotta, il lettore deve mettersi a fare i conti<br />

con una narrazione ostaggio <strong>di</strong> quella società<br />

che chiede l’attribuzione <strong>di</strong> un significato<br />

dall’esterno per essere “liberata”. In questo<br />

modo la scrittura letteraria è coinvolta in un<br />

processo ambivalente, poiché da un lato essa<br />

si configura in termini <strong>di</strong> inatten<strong>di</strong>bilità, <strong>di</strong><br />

inautenticità e <strong>di</strong> finzione, dall’altro valorizza la<br />

possibilità <strong>di</strong> poter smascherare la parola<br />

posseduta e definita del potere. Questa<br />

ambivalenza costituisce un elemento<br />

interessantissimo nel capolavoro pariniano.<br />

LA RICEZIONE DEL GIORNO TRA I<br />

CONTEMPORANEI E NELL’OTTOCENTO<br />

Durante il periodo in cui <strong>Parini</strong> scrisse la sua<br />

opera giovò all’autore la presenza <strong>di</strong> un<br />

ambiente prestigioso a lui favorevole, come il<br />

Circolo dei Trasformati, che era in grado <strong>di</strong><br />

apprezzare la raffinata fattura dei suoi versi.<br />

8


GIUSEPPE BARETTI fu un importante critico<br />

legato all’Accademia. Egli fece la prima<br />

recensione al Mattino appena stampato. Nel<br />

1763 salutò il poema pariniano con adesione<br />

convinta al messaggio. PIETRO VERRI si<br />

contrappose al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Baretti non appena<br />

venne pubblicato <strong>Il</strong> Mezzogiorno. Verri aveva<br />

molte ragioni, anche personali, per non gra<strong>di</strong>re<br />

il successo <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>; ed oltre a ciò c’era poi tra<br />

i due una <strong>di</strong>versità ideologica profonda, che<br />

collocava i due intellettuali ai poli opposti dello<br />

schieramento illuminista: <strong>Parini</strong> era su<br />

posizioni moderate, Verri su posizioni ra<strong>di</strong>cali.<br />

La generazione successiva propose, anche<br />

attraverso la me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> FOSCOLO e <strong>di</strong><br />

LEOPARDI, una vera e propria mitizzazione<br />

dell’uomo – <strong>Parini</strong>: <strong>di</strong>gnitoso, incorrotto e<br />

modello <strong>di</strong> virtù civili. In più la contrapposizione<br />

tra l’uomo e il poeta avrebbe avuto larga<br />

fortuna tra gli intellettuali dell’Ottocento,<br />

arrivando fino a DE SANCTIS. Intanto<br />

MANZONI aveva criticato la poetica<br />

aristocratica <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>, inadatta a rivolgersi a<br />

una cerchia allargata <strong>di</strong> lettori.<br />

I GIUDIZI DELLA CRITICA ATTUALE<br />

La prima metà del Novecento è dominata da<br />

una prospettiva idealista; pertanto vengono<br />

valorizzati i momenti “puri” isolando gli episo<strong>di</strong><br />

e gli elementi del poema meno <strong>di</strong>rettamente<br />

collegati all’intento polemico e ideologico. È<br />

questa la prospettiva <strong>di</strong> ATTILIO<br />

MOMIGLIANO e <strong>di</strong> DOMENICO PETRINI.<br />

Conseguenza della valorizzazione<br />

dell’elemento letterario puro, operato dai critici<br />

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crociani è la rilettura positiva e allargata<br />

dell’Arca<strong>di</strong>a, come fase durevole e dominante<br />

della cultura settecentesca. È questa la lettura<br />

<strong>di</strong> MARIO FUBINI. Tra i critici più recenti<br />

ricor<strong>di</strong>amo WALTER BINNI che <strong>di</strong>stingue due<br />

fasi nell’opera pariniana: una legata alla<br />

poetica del sensismo e alla cultura illuminista<br />

(a questa si rifarebbe la prima parte del<br />

<strong>Giorno</strong>) e un’altra, invece, segnata da posizioni<br />

neoclassiche <strong>di</strong> minor impegno civile e <strong>di</strong><br />

ripiegamento (a questa fase apparterebbe la<br />

seconda parte dell’opera). Infine DANTE<br />

ISELLA ha fornito una pregevole e<strong>di</strong>zione<br />

critica dell’opera, interessante sotto l’aspetto<br />

filologico e linguistico. Non particolarmente<br />

intenso, se non decisamente in ribasso, è lo<br />

stu<strong>di</strong>o del <strong>Giorno</strong> e <strong>di</strong> <strong>Parini</strong> negli ultimi anni.<br />

9


LA LINGUA DEL <br />

A CURA DI ELEONORA PINELLI<br />

<strong>Parini</strong> ebbe della poesia una concezione assai<br />

vicina a quella dei classici, tendente insieme al<br />

piacere e all’utile. Fu però uomo del suo<br />

tempo, appoggiò le riforme e lottò contro<br />

privilegi, ingiustizie e mentalità antiquate <strong>di</strong><br />

certi ambienti. <strong>Il</strong> linguaggio del “<strong>Giorno</strong>”<br />

rispecchia le scelte del <strong>Parini</strong>, la sua adesione<br />

al rinnovamento culturale propugnato<br />

dall’<strong>Il</strong>luminismo, l’accettazione dell’estetica del<br />

sensismo, l’esigenza <strong>di</strong> conciliare le nuove<br />

ideologie con la migliore tra<strong>di</strong>zione classica.<br />

Ecco, allora la sua attenzione alle cose ed alla<br />

natura, l’aggettivazione precisa e concreta,<br />

che evidenzia la realtà in tutte le sue<br />

sfaccettature e , nel contempo, una poesia con<br />

una funzione <strong>di</strong> utilità morale e <strong>di</strong> tono<br />

altisonante. Caratteristica del “<strong>Giorno</strong>” è infatti<br />

l’assenza <strong>di</strong> qualsiasi tono <strong>di</strong>messo e<br />

colloquiale. <strong>Parini</strong>, in questa satira della<br />

nobiltà, usò un linguaggio sempre elevato per<br />

almeno due motivi.<br />

<strong>Il</strong> primo è legato alla struttura stessa<br />

dell’opera. <strong>Il</strong> “Giovin signore” è presentato<br />

come un eroe, quasi un semi<strong>di</strong>o, anche se con<br />

intenti ironici, dato che la sua giornata si rileva<br />

piena <strong>di</strong> occupazioni futili. Le espressioni<br />

solenni, dunque, si adattano al mondo<br />

esteriore del protagonista, ma contrastano con<br />

la materia realmente trattata, generando effetti<br />

ironici. Infatti tutto il <strong>di</strong>scorso del<br />

si fonda sulla figura<br />

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dell’antifrasi, secondo cui viene affermato il<br />

contrario <strong>di</strong> ciò che si vuol fare intendere.<br />

Alla base dell’altro motivo c’era la volontà del<br />

<strong>Parini</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare, a gran parte del mondo<br />

culturale dell’epoca, che la tra<strong>di</strong>zione letteraria<br />

offriva ancora strumenti vali<strong>di</strong>ssimi. È proprio<br />

la grazia del linguaggio classicheggiante che<br />

favorisce il riso sottile, l’ironico giro <strong>di</strong> frase, il<br />

periodare armonioso e leggero, e che lascia<br />

trasparire più chiaramente il giu<strong>di</strong>zio. Questo<br />

linguaggio classicheggiante, insomma,<br />

ingigantisce dall’esterno la visibile figura del<br />

“Giovin signore”, mostrandone <strong>di</strong> riflesso<br />

l’inconsistenza materiale e spirituale. <strong>Il</strong> tono<br />

descrittivo prevale su quello narrativo. D’altra<br />

parte la rappresentazione <strong>di</strong> un eroe negativo,<br />

<strong>di</strong> una vita che non è azione, determina un<br />

ritmo narrativo lento, una mancanza <strong>di</strong><br />

movimento; soprattutto due elementi<br />

concorrono ad ottenere questo ritmo: il tempo<br />

e lo spazio della vicenda. Quella descritta non<br />

è una giornata particolare, precisa, ma una<br />

giornata “tipo”: le ore in cui si collocano le<br />

vicende sono poche (perché il signorotto si<br />

alza a giorno fatto), ma la monotonia <strong>di</strong> gesti e<br />

parole le fa sembrare lunghissime. Anche lo<br />

spazio ristretto, limitato e quasi sempre chiuso,<br />

dà l’impressione <strong>di</strong> un mondo morto e <strong>di</strong> un<br />

tempo infinito e vuoto. È proprio per<br />

interrompere questa lentezza e questo vuoto<br />

che <strong>Parini</strong> inserì le rappresentazioni della<br />

nobiltà guerriera <strong>di</strong> un tempo e delle classi<br />

popolari (soggetti contrapposti per sentimenti<br />

ed azioni alla nobiltà protagonista del poema)<br />

e le favole mitologiche (quella <strong>di</strong> Amore e<br />

Imene e del Piacere, ad esempio), al<br />

10


contempo esemplificazioni dell’origine e del<br />

significato storico <strong>di</strong> fenomeni sociali. La<br />

poesia, comunque, si concentra nella<br />

descrizione, nel particolare, nella sfumatura.<br />

Lo stile molto raffinato è fondato soprattutto<br />

sugli iperbati. Ad esempio: MT v. 498<br />


antifrastica viene manifestata la denuncia <strong>di</strong><br />

<strong>Parini</strong> dell’assur<strong>di</strong>tà e dell’ingiustizia <strong>di</strong> questo<br />

comportamento. Arriva poi il momento del<br />

risveglio; in questo momento il giovane deve<br />

affrontare alcune preoccupazioni su come<br />

debbano essere i suoi movimenti, come ad<br />

esempio lo sba<strong>di</strong>gliare in modo aristocratico.<br />

Viene poi portata la colazione al “Giovin<br />

signore” e anche qui c’è la necessità <strong>di</strong><br />

scegliere tra vari cibi. In seguito arrivano le<br />

prime visite: il maestro <strong>di</strong> ballo, <strong>di</strong> canto, <strong>di</strong><br />

violino, che esaltano, ancora in chiave<br />

antifrastica, le virtù del nobile. Una volta che il<br />

giovane si è levato da letto, avviene la<br />

vestizione, con abiti alla moda e tipici <strong>di</strong> una<br />

vanità aristocratica; si compie anche il rito<br />

dell’incipriatura, che sottolinea la personalità<br />

del giovane. <strong>Il</strong> pensiero del nobile viene poi<br />

rivolto alla propria dama, <strong>di</strong> cui egli è cavalier<br />

servente; invia così un messaggero, per<br />

sapere se abbia o meno trascorso una<br />

piacevole notte. Nel frattempo il signore è<br />

impegnato a leggere libri illuministi, ancora in<br />

chiave ironica, in quanto <strong>Parini</strong> cerca <strong>di</strong> fare<br />

emergere l’intelligenza <strong>di</strong> tale figura. Infine il<br />

“Giovin signore”, pronto per mostrarsi, sale<br />

sulla carrozza, e si <strong>di</strong>rige dalla propria dama<br />

per il pranzo.<br />

vv. 1-136 a cura <strong>di</strong> Giulia Agostini<br />

Nei primi versi del poema <strong>Parini</strong> descrive il<br />

risveglio del Giovin signore, mettendolo a<br />

confronto con quello <strong>di</strong> un villano e <strong>di</strong> un<br />

fabbro. <strong>Il</strong> risveglio del giovane appare<br />

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sicuramente meno faticoso degli altri due<br />

personaggi, ed è descritto con minuzia. <strong>Parini</strong><br />

racconta come il giovane, dopo aver<br />

festeggiato fino a tarda notte, al mattino venga<br />

svegliato dai servi con molta cautela; vari<br />

comportamenti sono descritti con similitu<strong>di</strong>ni e<br />

metafore.<br />

1. Sorge il mattino 1 in compagnia dell'alba<br />

2. Dinanzi al sol che <strong>di</strong> poi grande appare<br />

3. Su l'estremo orizzonte a render lieti<br />

4. Gli animali e le piante e i campi e l'onde 2 .<br />

5. Allora il buon villan sorge dal caro<br />

6. Letto 3 cui la fedel moglie e i minori<br />

7. Suoi 4 figlioletti intiepi<strong>di</strong>r la notte:<br />

8. Poi sul dorso portando i sacri arnesi<br />

9. Che prima ritrovò Cerere o Pale 5<br />

10. Move seguendo i lenti bovi, e scote<br />

11. Lungo il picciol sentier da i curvi rami<br />

12. Fresca rugiada che <strong>di</strong> gemme al paro 6<br />

13. La nascente del sol luce rifrange.<br />

14. Allora sorge il fabbro, e la sonante<br />

15. Officina 7 riapre, e all'opre torna<br />

16. L'altro <strong>di</strong> non perfette; o se <strong>di</strong> chiave<br />

17. Ardua e ferrati ingegni all'inquieto<br />

18. Ricco l'arche assecura; o se d'argento<br />

19. E d'oro incider vuol gioielli e vasi<br />

20. Per ornamento a nova sposa o a 8 mense.<br />

21. Ma che? Tu inorri<strong>di</strong>sci e mostri in capo<br />

22. Qual istrice pungente 9 irti i capelli<br />

1<br />

il Mattino, l’Alba = personificazioni<br />

2<br />

Gli animali e… e…e = enumerazione polisindetica e anafora<br />

<strong>di</strong> “e”<br />

3<br />

caro / letto = enjambement<br />

4<br />

minori / suoi = enjambement<br />

5<br />

Cerere e Pale = <strong>di</strong>vinità agresti<br />

6<br />

<strong>di</strong> gemme al paro = similitu<strong>di</strong>ne<br />

7<br />

sonante / officina = enjambement<br />

8<br />

a nova sposa o a mense = anafora <strong>di</strong> “a”<br />

9<br />

qual istrice pungente = similitu<strong>di</strong>ne<br />

12


23. Al suon <strong>di</strong> mie parole? Ah il tuo mattino<br />

24. Signor questo non è. Tu col cadente<br />

25. Sol 10 non sedesti a parca cena, e al lume<br />

26. Dell'incerto crepuscolo non gisti<br />

27. Ieri a posar qual nei tugurj suoi<br />

28. Entro a rigide coltri il vulgo vile 11<br />

29. A voi celeste prole a voi 12 concilio<br />

30. Almo <strong>di</strong> semidei altro concesse<br />

31. Giove benigno: e con altr'arti e leggi<br />

32. Per novo calle a me guidarvi è d'uopo.<br />

33. Tu tra le veglie e le canore scene<br />

34. E il patetico gioco oltre più assai<br />

35. Producesti la notte: e stanco alfine<br />

36. In aureo cocchio col fragor <strong>di</strong> calde<br />

37. Precipitose rote e il calpestio<br />

38. Di volanti corsier 13 lunge agitasti<br />

39. <strong>Il</strong> queto aere notturno; e le tenèbre<br />

40. Con fiaccole superbe intorno apristi 14<br />

41. Siccome allor che il Siculo terreno<br />

42. Da l'uno a l'altro mar rimbombar fèo<br />

43. Pluto 15 col carro a cui splendeano innanzi<br />

44. Le tede de le Furie anguicrinite 16 .<br />

45. Tal ritornasti a i gran palagi 17 : e quivi<br />

46. Cari conforti a te porgea la mensa<br />

47. Cui ricoprien prurigginosi cibi<br />

48. E licor lieti <strong>di</strong> Francesi colli<br />

49. E d'Ispani e <strong>di</strong> Toschi o l'Ungarese<br />

50. Bottiglia 18 a cui <strong>di</strong> 19 ver<strong>di</strong> ellere Bromio 20<br />

10<br />

cadente / sol = enjambement<br />

11<br />

vulgo vile = allitterazione in “v”<br />

12<br />

A voi celeste prole a voi … = anafora e metafora<br />

antifrastica<br />

13<br />

volanti corsier = metafora<br />

14<br />

le tenèbre … apristi = metafora<br />

15<br />

Pluto = <strong>di</strong>o degli inferi<br />

16<br />

Furie anguicrinite = <strong>di</strong>vinità infernali dai capelli<br />

serpentiformi<br />

17<br />

Siccome allor … Tal … palagi = similitu<strong>di</strong>ne<br />

18<br />

Ungarese / bottiglia = enjambement (si allude al Tokaj)<br />

19<br />

e licor lieti <strong>di</strong> … e <strong>di</strong> Ispani e <strong>di</strong> … <strong>di</strong> ver<strong>di</strong> = anafora <strong>di</strong> “e”<br />

e “<strong>di</strong>” allitterazione in “l”<br />

20 Bromio = Bacco<br />

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51. Concedette corona, e <strong>di</strong>sse: or sie<strong>di</strong><br />

52. De le mense reina. Alfine il Sonno<br />

53. Ti sprimacciò <strong>di</strong> propria man le còltrici<br />

54. Molle cedenti, ove te accolto il fido<br />

55. Servo calò le ombrifere cortine:<br />

56. E a te soavemente i lumi 21 chiuse<br />

57. <strong>Il</strong> gallo che li suole aprire altrui. 22<br />

58. Dritto è però che a te gli stanchi sensi<br />

59. Da i tenaci papaveri Morfeo 23<br />

60. Prima non solva che già grande il giorno 24<br />

61. Fra gli spiragli penetrar contenda<br />

62. De le dorate imposte; e la parete<br />

63. Pingano a stento in alcun lato i rai<br />

64. Del sol ch'eccelso a te pende sul capo 25 .<br />

65. Or qui principio le leggiadre cure<br />

66. Denno aver del tuo giorno: e quin<strong>di</strong> io deggio<br />

67. Sciorre il mio legno 26 , e co' precetti miei<br />

68. Te ad alte imprese ammaestrar cantando.<br />

69. Già i valetti gentili u<strong>di</strong>r lo squillo<br />

70. De' penduli metalli 27 a cui da lunge<br />

71. Moto improvviso la tua destra impresse;<br />

72. E corser pronti a spalancar gli opposti<br />

73. Schermi a la luce 28 ; e rigi<strong>di</strong> osservàro<br />

74. Che con tua pena non osasse Febo 29<br />

75. Entrar <strong>di</strong>retto a saettarte i lumi 30<br />

76. Ergi dunque il bel fianco, e si ti appoggia<br />

77. Alli origlier 31 che lenti degradando<br />

78. All'omero ti fan molle sostegno;<br />

21<br />

lumi = metonimia per occhi<br />

22<br />

il gallo … altrui = metafora<br />

23<br />

Morfeo = <strong>di</strong>o del sonno (personificazione)<br />

24<br />

grande il giorno = metonimia<br />

25<br />

Del sol … capo = metafora<br />

26<br />

Sciorre il mio legno = metafora classica e metonimia (legno<br />

per barca)<br />

27<br />

lo squillo / De’ penduli metalli = perifrasi per in<strong>di</strong>care il<br />

campanello – esempio <strong>di</strong> applicazione delle teorie sensistiche<br />

introdotte in Italia da Con<strong>di</strong>llac<br />

28<br />

gli opposti / Schermi a la luce = enjambement e anastrofe<br />

29<br />

Febo = <strong>di</strong>o del sole (personificazione)<br />

30<br />

Entrar … lumi = metafora<br />

31<br />

origlier = francesismo per cuscini<br />

13


79. E coll'in<strong>di</strong>ce destro lieve lieve<br />

80. Sovra gli occhi trascorri, e ne <strong>di</strong>legua<br />

81. Quel che riman de la Cimmeria nebbia 32 ;<br />

82. Poi de' labbri formando un picciol arco<br />

83. Dolce a vedersi 33 tacito sba<strong>di</strong>glia.<br />

84. Ahi se te in sì vezzoso atto mirasse 34<br />

85. <strong>Il</strong> duro capitan quando tra l'arme<br />

86. Sgangherando la bocca un grido innalza<br />

87. Lacerator <strong>di</strong> ben costrutti orecchi,<br />

88. S'ei te mirasse allor, certo vergogna<br />

89. Avria <strong>di</strong> sè più che Minerva 35 il giorno<br />

90. Che <strong>di</strong> flauto sonando al fonte scorse<br />

91. <strong>Il</strong> turpe aspetto de le guance enfiate.<br />

92. Ma il damigel ben pettinato i crini<br />

93. Ecco s'innoltra; e con sommessi accenti<br />

94. Chiede qual più de le bevande usate<br />

95. Sorbir tu goda in preziosa tazza.<br />

96. In<strong>di</strong>che merci son tazza e bevande:<br />

97. Scegli qual più desii. S'oggi a te giova<br />

98. Porger dolci a lo stomaco fomenti<br />

99. Onde con legge il natural calore<br />

100. V'arda temprato, e al <strong>di</strong>gerir ti vaglia,<br />

101. Tu il cioccolatte eleggi, onde tributo<br />

102. Ti <strong>di</strong>è il Guatimalese e il Caribeo 36<br />

103. Che <strong>di</strong> barbare penne avvolto ha il crine:<br />

104. Ma se noiosa ipocondria ti opprime,<br />

105. O troppo intorno a le <strong>di</strong>vine membra<br />

106. A<strong>di</strong>pe cresce 37 , de' tuoi labbri onora<br />

107. La nettarea bevanda 38 ove abbronzato<br />

108. Arde e fumica il grano a te d'Aleppo<br />

32 Quel … nebbia = perifrasi per in<strong>di</strong>care il sonno (I Cimmeri<br />

abitavano, secondo Omero, nei pressi dell’Ade, in una regione<br />

coperta dalla nebbia. Cfr. O<strong>di</strong>ssea XI, 14)<br />

33 Dolce a vedersi = espressione latineggiante modellata sul<br />

supino passivo in –u. Cfr. dulce visu<br />

34 se … sì vezzoso … mirasse = allitterazione in “s”<br />

35 Minerva = dea della sapienza<br />

36 Guatimalese e Caribeo = popolazioni amerinde<br />

37 O troppo … cresce = perifrasi per in<strong>di</strong>care che il Giovin<br />

signore tende ad ingrassare<br />

38 nettarea bevanda = perifrasi per in<strong>di</strong>care il caffè, paragonato<br />

al nettare degli dei<br />

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109. Giunto e da Moca 39 che <strong>di</strong> mille navi 40<br />

110. Popolata mai sempre insuperbisce.<br />

111. Certo fu d'uopo che da i prischi seggi<br />

112. Uscisse un regno, e con audaci vele<br />

113. Fra straniere procelle e novi mostri<br />

114. E teme e rischi ed inumane fami 41<br />

115. Superasse i confin per tanta etade<br />

116. Inviolati 42 ancora: e ben fu dritto<br />

117. Se Pizzarro e Cortese 43 umano sangue<br />

118. Più non stimàr quel ch'oltre l'Oceàno<br />

119. Scorrea le umane membra; e se tonando<br />

120. E fulminando alfin spietatamente<br />

121. Balzaron giù da i gran<strong>di</strong> aviti troni<br />

122. Re Messicani e generosi Incassi,<br />

123. Poi che nuove così venner delizie<br />

124. O gemma degli eroi 44 al tuo palato<br />

125. Cessi '1 cielo però che in quel momento<br />

126. Che le scelte bevande a sorbir pren<strong>di</strong>,<br />

127. Servo in<strong>di</strong>screto a te improvviso annunci<br />

128. O il villano sartor che non ben pago<br />

129. D'aver teco <strong>di</strong>viso i ricchi drappi<br />

130. Oso sia ancor con polizza infinita<br />

131. Fasti<strong>di</strong>rti la mente; o <strong>di</strong> lugubri<br />

132. Panni 45 ravvolto il garrulo forense<br />

133. Cui de' paterni tuoi campi e tesori<br />

134. <strong>Il</strong> periglio s'affida; o il tuo castaldo<br />

135. Che già con l'alba a la città <strong>di</strong>scese<br />

136. Bianco <strong>di</strong> gelo mattutin la chioma 46<br />

39 Aleppo e Moca = località del Me<strong>di</strong>o oriente, Aleppo in Siria<br />

e Moca in Arabia<br />

40 mille navi = iperbole<br />

41 e con audaci … e novi … e teme e rischi ed inumane fami =<br />

anafora <strong>di</strong> “e”<br />

42 confin … inviolati = perifrasi per in<strong>di</strong>care le Colonne<br />

d’Ercole<br />

43 Pizzarro e Cortese = conquistatori spagnoli, famosi per le<br />

loro crudeltà – il tono <strong>di</strong> questi versi è chiaramente sarcastico,<br />

in quanto si finge che la conquista delle Americhe sia<br />

avvenuta per garantire al Giovin signore il cioccolato e il caffè<br />

44 O gemma degli eroi = metafora antifrastica riferita al<br />

Giovin signore<br />

45 lugubri / Panni = enjambement<br />

14


vv. 137-266 a cura <strong>di</strong> Sara Bazzigaluppi<br />

Continua la mattinata del Giovin signore con<br />

la visita del maestro <strong>di</strong> ballo, del maestro <strong>di</strong><br />

canto, del maestro <strong>di</strong> violino e, infine, del<br />

precettore <strong>di</strong> Francese. Si procede poi alla<br />

vestizione e alla toeletta, descritte con<br />

eleganza <strong>di</strong> particolari. Ha inizio il tema della<br />

satira contro il cicisbeismo.<br />

137. Così zotica pompa i tuoi maggiori<br />

138. Al <strong>di</strong> nascente si vedean <strong>di</strong>ntorno:<br />

139. Ma tu gran prole 47 in cui si fèo scendendo<br />

140. E più mobile il senso e più 48 gentile<br />

141. Ah sul primo tornar de' lievi spirti<br />

142. All'uficio <strong>di</strong>urno ah 49 non ferirli<br />

143. D'imagini 50 si sconce. Or come i detti<br />

144. Di costor soffrirai barbari e ru<strong>di</strong>;<br />

145. Come il penoso articolar <strong>di</strong> voci<br />

146. Smarrite titubanti al tuo cospetto;<br />

147. E tra l'obliquo profondar d'inchini<br />

148. Del calzar polveroso in su i tapeti<br />

149. Le impresse orme indecenti? 51 Ahimè che fatto<br />

150. <strong>Il</strong> salutar licore agro e in<strong>di</strong>gesto<br />

151. Ne le viscere tue te 52 allor faria<br />

152. E in casa e fuori e nel teatro e al corso 53<br />

46<br />

Servo in<strong>di</strong>screto … O il villano sartor … o … il garrulo<br />

forense … o il tuo castaldo = i personaggi in rassegna<br />

costituiscono un’elencazione <strong>di</strong> soggetti che potrebbero, in<br />

qualche modo, infasti<strong>di</strong>re il Giovin signore<br />

47<br />

gran prole = iperbole ironica e metonimia per figlio<br />

48<br />

E più … e più = iterazione e polisindeto<br />

49<br />

Ah … ah = iterazione<br />

50<br />

ferirli / D'imagini = enjambement e metafora<br />

51<br />

Come il penoso … orme indecenti? = interrogativa retorica<br />

52<br />

tue te = allitterazione<br />

53<br />

E in casa e fuori e nel teatro e al corso = enumerazione e<br />

polisindeto<br />

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153. Ruttar plebeiamente il giorno intero! 54<br />

154. Non fia che attenda già ch'altri lo annunci<br />

155. Gra<strong>di</strong>to ognor benchè improvviso il dolce<br />

156. Mastro 55 che il tuo bel piè come a lui piace<br />

157. Guida e corregge 56 . Egli all'entrar s'arresti<br />

158. Ritto sul limitare, in<strong>di</strong> elevando<br />

159. Ambe le spalle qual testudo il collo 57<br />

160. Contragga alquanto, e ad un medesmo tempo<br />

161. <strong>Il</strong> mento inchini, e con l'estrema falda<br />

162. Del piumato cappello il labbro tocchi.<br />

163. E non men <strong>di</strong> costui facile al letto 58<br />

164. Del mio signor t'innoltra o tu che addestri<br />

165. A modular con la flessibil voce<br />

166. Soavi canti 59 ; e tu che insegni altrui<br />

167. Come vibrar con maestrevol arco 60<br />

168. Sul cavo legno armoniose fila 61 .<br />

169. Nè la squisita a terminar corona 62<br />

170. Che segga intorno a te manchi o signore<br />

171. <strong>Il</strong> precettor del tenero i<strong>di</strong>oma<br />

172. Che da la Senna de le Grazie madre 63<br />

173. Pur ora a sparger <strong>di</strong> celeste ambrosia 64<br />

174. Venne all'Italia nauseata 65 i labbri 66 .<br />

54<br />

Ruttar plebeiamente il giorno intero! = abbassamento del<br />

registro linguistico<br />

55<br />

il dolce / Mastro = enjambement<br />

56<br />

Mastro che il tuo bel piè come a lui piace / Guida e<br />

corregge = perifrasi per in<strong>di</strong>care il maestro <strong>di</strong> ballo<br />

57<br />

qual testudo il collo = similitu<strong>di</strong>ne e latinismo (testudo)<br />

58<br />

E non men <strong>di</strong> costui facile al letto = litote<br />

59<br />

o tu che addestri / A modular con la flessibil voce / Soavi<br />

canti = perifrasi per in<strong>di</strong>care il maestro <strong>di</strong> canto<br />

60<br />

maestrevol arco = enallage<br />

61<br />

e tu che insegni altrui / Come vibrar con maestrevol arco /<br />

Sul cavo legno armoniose fila = perifrasi per in<strong>di</strong>care il<br />

maestro <strong>di</strong> violino<br />

62<br />

Nè la squisita a terminar corona = iperbato<br />

63<br />

da la Senna de le Grazie madre = metonimia per in<strong>di</strong>care<br />

Parigi<br />

64<br />

celeste ambrosia = metafora<br />

65<br />

nauseata = <strong>di</strong>sgustata dalla propria lingua<br />

66<br />

<strong>Il</strong> precettor del tenero i<strong>di</strong>oma / Che da la Senna de le Grazie<br />

madre / Pur ora a sparger <strong>di</strong> celeste ambrosia / Venne all'Italia<br />

15


175. All'apparir <strong>di</strong> lui l'Itale voci<br />

176. Tronche cedano il campo al lor tiranno 67 :<br />

177. E a la nova inefabil melo<strong>di</strong>a<br />

178. De' sovrumani accenti 68 o<strong>di</strong>o ti nasca<br />

179. Più grande in sen contro a le bocche impure 69<br />

180. Ch'osan macchiarse ancor <strong>di</strong> quel sermone 70<br />

181. Onde in Valchiusa fu lodata e pianta 71<br />

182. Già la bella Francese 72 ; e i culti campi<br />

183. All'orecchio de i re cantati furo<br />

184. Lungo il fonte gentil da le bell'acque 73 .<br />

185. Or te questa o signor leggiadra schiera 74<br />

186. Al novo <strong>di</strong> trattenga: e <strong>di</strong> tue voglie<br />

187. Irresolute 75 ancora or quegli or questi 76<br />

188. Con piacevol <strong>di</strong>scorso il vano adempia,<br />

189. Mentre tu chie<strong>di</strong> lor tra i lenti sorsi<br />

190. Dell'ardente bevanda 77 a qual cantore 78<br />

191. Nel vicin verno 79 si darà la palma 80<br />

192. Sovra le scene; e s'egli è il ver che rieda<br />

193. L'astuta Frine 81 che ben cento folli<br />

nauseata i labbri = ampia perifrasi per in<strong>di</strong>care il maestro <strong>di</strong><br />

Francese<br />

67<br />

al lor tiranno = la lingua francese<br />

68<br />

De' sovrumani accenti = iperbole e metonimia per in<strong>di</strong>care<br />

la lingua francese<br />

69<br />

le bocche impure = enallage<br />

70<br />

macchiarse ancor <strong>di</strong> quel sermone = metafora<br />

71<br />

lodata e pianta = allusione alle due sezioni dei “Rerum<br />

vulgarium fragmenta” in vita e in morte <strong>di</strong> Madonna Laura<br />

72<br />

la bella Francese = Laura, nata e vissuta in Provenza<br />

73<br />

quel sermone / Onde … e i culti campi … bell’acque =<br />

ampia perifrasi per in<strong>di</strong>care la lingua italiana, con la quale in<br />

Valchiusa fu lodata e compianta Laura da Petrarca (1304 –<br />

1374), e con la quale Luigi Alamanni (1495 – 1556) scrisse il<br />

suo poema “La coltivazione dei campi”, de<strong>di</strong>cato al re <strong>di</strong><br />

Francia Francesco I (1515 – 1547)<br />

74<br />

Or te questa o signor leggiadra schiera = iperbato<br />

75<br />

voglie / Irresolute = enjambement<br />

76<br />

or quegli or questi = iterazione<br />

77<br />

ardente bevanda = perifrasi per in<strong>di</strong>care il caffè<br />

78<br />

cantore = cantante lirico<br />

79<br />

vicin verno = allitterazione<br />

80<br />

la palma = metafora<br />

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194. Milor<strong>di</strong> 82 rimandò nu<strong>di</strong> al Tamigi 83 ;<br />

195. O se il brillante danzator Narcisso 84<br />

196. Torni pur anco ad agghiacciare i petti 85<br />

197. De' palpitanti Italici mariti 86 .<br />

198. Così poi che gran pezzo a i novi albori<br />

199. Del tuo mattin teco scherzato fia<br />

200. Non senza aver da te rimosso 87 in prima<br />

201. L'ipocrita pudore e quella schifa<br />

202. Che le accigliate gelide matrone 88<br />

203. Chiaman modestia, alfine o a lor talento<br />

204. O da te congedati escan costoro.<br />

205. Doman quin<strong>di</strong> potrai o l'altro forse<br />

206. <strong>Giorno</strong> a i precetti lor porgere orecchio 89<br />

207. Se a' bei momenti tuoi cure minori<br />

208. Porranno asse<strong>di</strong>o 90 . A voi <strong>di</strong>vina schiatta 91<br />

209. Più assai che a noi mortali il ciel concesse<br />

210. Domabile midollo 92 entro al cerèbro 93 ,<br />

211. Si che breve lavoro unir vi puote<br />

212. Ampio tesor d'ogni scienza ed arte 94 .<br />

81 L'astuta Frine = antonomasia. Frine fu una celebre<br />

cortigiana dell’antica Grecia; col suo nome il poeta intende<br />

in<strong>di</strong>care qualche astuta avventuriera <strong>di</strong> analoghi costumi<br />

82 cento folli / Milor<strong>di</strong> = si notino: l’iperbole “cento”,<br />

l’enjambement e il calco semantico “Milor<strong>di</strong>” per in<strong>di</strong>care gli<br />

aristocratici inglesi<br />

83 Tamigi = metonimia per Londra<br />

84 Narcisso = antonomasia; Narciso nella mitologia era figlio<br />

del fiume Cefiso e della ninfa Liriope, morto annegato per<br />

essersi invaghito della propria immagine riflessa nell’acqua.<br />

Col suo nome il poeta in<strong>di</strong>ca qualche vano ballerino infatuato<br />

della sua bellezza per il quale le dame spasimavano<br />

ingelosendo i mariti<br />

85 agghiacciare i petti = metafora<br />

86 palpitanti Italici mariti = enallage<br />

87 Non senza aver da te rimosso = litote<br />

88 matrone = latinismo<br />

89 l'altro forse / <strong>Giorno</strong> a i precetti lor porgere orecchio =<br />

enjambement e iperbato<br />

90 Porranno asse<strong>di</strong>o = metafora <strong>di</strong> ambito militare<br />

91 A voi <strong>di</strong>vina schiatta = iperbole ironica<br />

92 Domabile midollo = metonimia per mente duttile<br />

93 cerèbro = latinismo per cervello<br />

16


213. <strong>Il</strong> vulgo intanto a cui non lice 95 il velo<br />

214. Aprir de' venerabili misterj 96<br />

215. Fie pago assai poi che vedrà sovente<br />

216. Ire o tornar 97 dal tuo palagio i primi<br />

217. D'arte maestri 98 ; e con aperte fauci<br />

218. Stupefatto berà le tue sentenze 99 .<br />

219. Ma già vegg'io che le oziose lane 100<br />

220. Premer non sai più lungamente: e in vano<br />

221. Te l'ignavo tepor lusinga e molce 101 ,<br />

222. Però che te più gloriosi affanni<br />

223. Aspettan l'ore ad illustrar del giorno.<br />

224. O voi dunque del primo or<strong>di</strong>ne 102 servi<br />

225. Che <strong>di</strong> nobil signor ministri al fianco<br />

226. Siete incontaminati 103 , or dunque voi<br />

227. Al mio <strong>di</strong>vino Achille al mio Rinaldo 104<br />

228. L'armi apprestate 105 . Ed ecco in un baleno<br />

229. I damigelli a' cenni tuoi star pronti.<br />

230. Già ferve il gran lavoro 106 . Altri ti veste<br />

231. La serica zimarra 107 ove bei fregi<br />

232. Diramansi Chinesi; altri 108 se il chiede<br />

233. Più la stagione a te le membra copre<br />

234. Di stese infino al piè tiepide pelli 109 ;<br />

94<br />

Ampio tesor d'ogni scienza ed arte = iperbato e ironia<br />

95<br />

lice = latinismo<br />

96<br />

il velo / Aprir … misterj = metafora<br />

97<br />

Ire o tornar = antitesi<br />

98<br />

i primi / D'arte maestri = enjambement e iperbato<br />

99<br />

berà le tue sentenze = metafora<br />

100<br />

le oziose lane = metonimia per letto ed enallage. Cfr.<br />

Petrarca “Rerum vulgarium fragmenta” VII, 1<br />

101<br />

lusinga e molce = en<strong>di</strong>a<strong>di</strong> e latinismo<br />

102<br />

primo or<strong>di</strong>ne = appartenenti alla prima schiera (con<br />

reminiscenza della terminologia militare latina primi or<strong>di</strong>nis).<br />

Sono i servi addetti alle mansioni più delicate e perciò scelti<br />

103<br />

incontaminati = ironia sarcastica<br />

104<br />

Al mio <strong>di</strong>vino Achille al mio Rinaldo = iterazione. Achille<br />

è l’eroe dell’<strong>Il</strong>iade, Rinaldo è un personaggio della<br />

Gerusalemme liberata<br />

105<br />

L'armi apprestate = metafora<br />

106<br />

Già ferve il gran lavoro = ironia<br />

107<br />

serica zimarra = veste da camera <strong>di</strong> seta<br />

108<br />

Altri … altri = iterazione<br />

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235. Questi al fianco ti cinge il bianco lino 110<br />

236. Che sciorinato poi cada e <strong>di</strong>fenda<br />

237. I calzonetti; e quei d'alto curvando<br />

238. <strong>Il</strong> cristallino rostro 111 in su le mani<br />

239. Ti versa onde odorate 112 , e da le mani 113<br />

240. In limpido bacin sotto le accoglie;<br />

241. Quale il sapon del re<strong>di</strong>vivo muschio 114<br />

242. Olezzante all'intorno; e qual ti porge<br />

243. <strong>Il</strong> macinato <strong>di</strong> quell'arbor frutto<br />

244. Che a Rodope fu già vaga donzella,<br />

245. E piagne in van sotto mutate spoglie<br />

246. Demofoonte ancor Demofoonte 115 ;<br />

247. Un <strong>di</strong> soavi essenze intrisa spugna<br />

248. Onde tergere i denti; e l'altro appresta<br />

249. Onde 116 imbiancar le guance util licore 117 .<br />

250. Assai Signore a te pensasti: or volgi<br />

251. L'alta mente 118 per poco ad altri obbietti<br />

252. Non men degni <strong>di</strong> te 119 . Sai che compagna<br />

253. Con cui partir 120 de la giornata illustre<br />

109<br />

Di stese infino al piè tiepide pelli = iperbato. Si tratta <strong>di</strong><br />

una calda pelliccia che arriva fino ai pie<strong>di</strong><br />

110<br />

bianco lino = metonimia per salvietta che protegge i<br />

calzoni<br />

111<br />

<strong>Il</strong> cristallino rostro = sineddoche per brocca <strong>di</strong> cristallo.<br />

Rostro è il becco<br />

112<br />

onde odorate = allitterazione e metafora<br />

113<br />

le mani … le mani = epifora (vv. 238-239)<br />

114<br />

re<strong>di</strong>vivo muschio = il muschio è un animale che secerne un<br />

umore con il quale si fabbricano i profumi, i quali<br />

impregnando il sapone, sembrano far rivivere la bestia<br />

115<br />

<strong>Il</strong> macinato <strong>di</strong> quell'arbor frutto / Che a Rodope fu già vaga<br />

donzella, / E piagne in van sotto mutate spoglie / Demofoonte<br />

ancor Demofoonte = ampia perifrasi per in<strong>di</strong>care la farina <strong>di</strong><br />

mandorle. <strong>Il</strong> mito greco, svolto per altro anche nelle Heroides<br />

<strong>di</strong> Ovi<strong>di</strong>o, narrava che Filli, credendosi abbandonata da<br />

Demofoonte, suo promesso sposo, si gettò in mare da un<br />

<strong>di</strong>rupo del monte Rodope in Tracia, e fu dagli dei trasformata<br />

in mandorlo<br />

116<br />

Onde … Onde = anafora (vv. 248-249)<br />

117<br />

util licore = cosmetico preparato con la biacca<br />

118<br />

or volgi / L'alta mente = iperbole ironica<br />

119<br />

Non men degni <strong>di</strong> te = litote<br />

17


254. I travagli e le glorie 121 il ciel destina<br />

255. Al giovane signore. Impalli<strong>di</strong>sci?<br />

256. Ahi non parlo <strong>di</strong> nozze. Antiquo e vieto<br />

257. Dottor 122 sarei se così folle io dessi<br />

258. A te consiglio. Di tant'alte doti 123<br />

259. Già non orni così lo spirto e i membri<br />

260. Perchè in mezzo a la fulgida carriera 124<br />

261. Tu il tuo corso interrompa, e fuora uscendo<br />

262. Di cotesto a ragion detto bel mondo 125 ,<br />

263. In tra i severi <strong>di</strong> famiglia padri 126<br />

264. Relegato ti giacci a no<strong>di</strong> avvinto 127<br />

265. Di giorno in giorno più noiosi e fatto<br />

266. Ignobil fabbro de la razza umana 128<br />

vv. 267 – 469 a cura <strong>di</strong> Pamela Bellacci<br />

Tema centrale del passo è la favola <strong>di</strong> Amore<br />

e Imene sull’origine dei cicisbei; si spiega<br />

come accade che donne sposate si leghino ai<br />

loro “cavalier serventi”.<br />

267. D'altra parte il marito ahi quanto spiace,<br />

268. E lo stomaco move a i delicati<br />

269. Del vostr'orbe felice 129 abitatori<br />

270. Qualor de' semplicetti avoli nostri<br />

271. Portar osa in ridevole trionfo 130<br />

120<br />

partir = <strong>di</strong>videre (latinismo)<br />

121<br />

I travagli e le glorie = antitesi ironica<br />

122<br />

Antiquo e vieto / Dottor = enjambement e latinismi<br />

(precettore arcaico e noioso)<br />

123<br />

Di tant'alte doti = allitterazione in dentale sorda e sonora<br />

124<br />

fulgida carriera = iperboloe ironica<br />

125<br />

bel mondo = calco semantico sul Francese per in<strong>di</strong>care la<br />

società aristocratica<br />

126<br />

In tra i severi <strong>di</strong> famiglia padri = iperbato<br />

127<br />

Relegato ti giacci a no<strong>di</strong> avvinto = metafora<br />

128<br />

Ignobil fabbro de la razza umana = perifrasi per in<strong>di</strong>care la<br />

paternità, che è sentita dal nobile come degradante funzione<br />

riproduttiva<br />

129<br />

orbe felice = variazione iperbolica del “bel mondo”<br />

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272. La rimbambita fè 131 la pu<strong>di</strong>cizia<br />

273. Severi nomi. E qual non suole a forza<br />

274. Entro a' melati petti 132 eccitar bile<br />

275. Quando i computi vili del castaldo<br />

276. Le vendemmie i ricolti i pedagoghi 133<br />

277. Di que' si dolci suoi bambini altrui<br />

278. Gongolando ricorda 134 ; e non vergogna<br />

279. Di mischiar cotai fole a peregrini<br />

280. Subbietti 135 a nuove del <strong>di</strong>r forme 136 a sciolti<br />

281. Da volgar fren concetti 137 , onde s'avviva<br />

282. De' begli spirti il conversar sublime.<br />

283. Non però tu senza compagna 138 andrai;<br />

284. Chè tra le fide altrui giovani spose<br />

285. Una te n'offre inviolabil rito 139<br />

286. Del bel mondo onde sei parte si cara.<br />

287. Tempo fu già che il pargoletto Amore 140<br />

288. Dato era in guar<strong>di</strong>a al suo fratello Imene 141 ;<br />

289. Tanto la madre lor temea che il cieco<br />

290. Incauto nume 142 perigliando gisse<br />

291. Misero e solo per oblique vie 143 ;<br />

130 ridevole trionfo = allitterazione in “r”<br />

131 rimbambita fè = enallage: la fede che si ad<strong>di</strong>ce ai vecchi<br />

rimbambiti<br />

132 melati petti = metafora (animi squisitamente sensibili)<br />

133 Le vendemmie i ricolti i pedagoghi = enumerazione<br />

asindetica<br />

134 altrui / Gongolando ricorda = enjambement<br />

135 peregrini / Subbietti = enjambement<br />

136 a nuove del <strong>di</strong>r forme = perifrasi per in<strong>di</strong>care i neologismi<br />

137 a sciolti / Da volgar fren concetti = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

<strong>di</strong>scorsi liberi da inibizioni caratteristiche delle persone <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zione modesta<br />

138 Non però tu senza compagna = litote<br />

139 inviolabil rito = allude al costume del cicisbeismo. La<br />

parola cicisbeo sembra <strong>di</strong> origine onomatopeica, dal<br />

cicaleccio dei colloqui galanti<br />

140 pargoletto Amore = personificazione. Si noti l’aulicismo<br />

pargoletto<br />

141 Imene = <strong>di</strong>o delle nozze<br />

142 cieco / Incauto nume = enjambement e perifrasi per<br />

in<strong>di</strong>care l’Amore, raffigurato spesso bendato<br />

143 oblique vie = metafora<br />

18


292. E che, bersaglio 144 a gl'in<strong>di</strong>screti colpi<br />

293. Di senza guida e senza freno arciere 145 ,<br />

294. Immaturo al suo fin corresse il seme<br />

295. Uman 146 che nato è a dominar la terra.<br />

296. Quin<strong>di</strong> la prole mal secura 147 all'altra 148<br />

297. In cura dato avea sì lor <strong>di</strong>cendo:<br />

298. Ite o figli del par; tu più possente<br />

299. <strong>Il</strong> dardo scocca 149 , e tu più 150 cauto il reggi<br />

300. A certa meta 151 . Così ognor congiunta<br />

301. Iva la dolce coppia; e in un sol regno,<br />

302. E d'un nodo comun l'alme strignea 152 .<br />

303. Allora fu che il sol mai sempre uniti<br />

304. Vedea 153 un pastore ed una pastorella 154<br />

305. Starsi al prato a la selva al colle al fonte 155 :<br />

306. E la suora <strong>di</strong> lui 156 vedeali poi<br />

307. Uniti ancor nel talamo beato 157<br />

308. Ch'ambo gli amici numi a piene mani 158<br />

309. Gareggiando spargean <strong>di</strong> gigli e rose.<br />

310. Ma che non puote anco in <strong>di</strong>vini petti 159<br />

311. Se mai s'accende ambizion 160 d'impero?<br />

312. Crebber l'ali ad Amor, crebbe l'ar<strong>di</strong>re 161 ;<br />

144<br />

bersaglio = apposizione fortemente prolettica<br />

145<br />

Di senza guida e senza freno arciere = iterazione e<br />

metafora (arciere = amore)<br />

146<br />

seme / Uman = enjambement<br />

147<br />

prole mal secura = perifrasi per in<strong>di</strong>care Amore<br />

148<br />

altra = è Imene<br />

149<br />

<strong>Il</strong> dardo scocca = metafora<br />

150<br />

tu più … tu più = iterazione<br />

151<br />

certa meta = perifrasi per in<strong>di</strong>care il matrimonio<br />

152<br />

l'alme strignea = metafora (alme è un latinismo)<br />

153<br />

il sol … Vedea = umanizzazione<br />

154<br />

pastore … pastorella = poliptoto<br />

155<br />

al prato a la selva al colle al fonte = enumerazione <strong>di</strong><br />

ascendenza lirica e iterazione <strong>di</strong> al<br />

156<br />

la suora <strong>di</strong> lui = perifrasi per in<strong>di</strong>care la luna, in mitologia<br />

Diana, sorella del Sole Febo<br />

157<br />

talamo beato = enallage<br />

158<br />

a piene mani = catacresi<br />

159<br />

<strong>di</strong>vini petti = metafora<br />

160<br />

Se mai s'accende ambizion = metafora<br />

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313. Onde a brev'aere prima in<strong>di</strong> securo<br />

314. A vie maggior fidossi, e fiero alfine 162<br />

315. Entrò nell'alto, e il grande arco crollando<br />

316. E il capo risonar fece a quel moto<br />

317. <strong>Il</strong> duro acciar 163 che a tergo la faretra<br />

318. Gli empie, e gridò: solo regnar vogl'io.<br />

319. Disse, e volto a la madre: Amore adunque<br />

320. <strong>Il</strong> più possente in fra gli dei, il primo<br />

321. Di Citerea 164 figliuol ricever leggi,<br />

322. E dal minor german ricever leggi 165<br />

323. Vile alunno 166 anzi servo? Or dunque Amore<br />

324. Non oserà fuor ch'una unica volta<br />

325. Fiedere 167 un'alma come questo schifo<br />

326. Da me pur chiede? E non potrò giammai<br />

327. Da poi ch'io strinsi un laccio 168 anco <strong>di</strong>sciorlo<br />

328. A mio talento, e se m'aggrada, un altro<br />

329. Strignerne ancora? E lascerò pur ch'egli<br />

330. Di suoi unguenti impece a me i miei 169 dar<strong>di</strong><br />

331. Perchè men velenosi e men 170 crudeli<br />

332. Scendano a i petti? Or via perchè non togli<br />

333. A me da le mie man 171 quest'arco e queste<br />

334. Armi 172 da le mie spalle, e ignudo lasci<br />

335. Quasi rifiuto de gli dei Cupido?<br />

336. Oh il bel viver che fia quando tu solo<br />

337. Regni in mio loco! Oh il bel 173 vederti, lasso!<br />

338. Stu<strong>di</strong>arti a torre da le languid'alme 174<br />

161<br />

Crebber l'ali ad Amor, crebbe l'ar<strong>di</strong>re = poliptoto e<br />

personificazione <strong>di</strong> Amore<br />

162<br />

fidossi, e fiero alfine = allitterazione della “f”<br />

163<br />

duro acciar = metonimia<br />

164<br />

Citerea = epiteto <strong>di</strong> Venere, regina <strong>di</strong> Citera<br />

165<br />

ricever leggi (vv. 321-322) = epifora<br />

166<br />

alunno = latinismo<br />

167<br />

Fiedere = latinismo<br />

168<br />

strinsi un laccio = espressione metaforica che si ripete nel<br />

trattare il legame dell’amore<br />

169<br />

impece a me i miei = allitterazione in “m” – impece: il<br />

verbo potenzia metaforicamente il sostantivo unguenti<br />

170<br />

men … men = iterazione<br />

171<br />

A me da le mie man = allitterazione in “m”<br />

172<br />

queste / Armi = enjambement<br />

173<br />

Oh il bel … Oh il bel = iterazione<br />

19


339. La stanchezza e il fasti<strong>di</strong>o, e spander gelo<br />

340. Di foco 175 in vece! Or genitrice inten<strong>di</strong>:<br />

341. Vaglio e vo' regnar solo. A tuo piacere<br />

342. Tra noi parti l'impero, ond'io con teco 176<br />

343. Abbia omai pace; e in compagnia d'Imene<br />

344. Me non veggan mai più le umane genti.<br />

345. Amor qui tacque; e minaccioso in atto<br />

346. Parve all'Idalia dea 177 chieder risposta.<br />

347. Ella tenta placarlo, e preghi e pianti 178<br />

348. Sparge ma in van; tal ch'a i due figli volta<br />

349. Con questo <strong>di</strong>r pose al contender fine:<br />

350. Poi che nulla tra voi pace esser puote,<br />

351. Si <strong>di</strong>vidano i regni: e perchè l'uno<br />

352. Sia dall'altro fratello ognor <strong>di</strong>sgiunto<br />

353. Sien 179 <strong>di</strong>versi tra voi e il tempo e l'opra.<br />

354. Tu che <strong>di</strong> strali altero a fren non ce<strong>di</strong><br />

355. L'alme ferisci 180 , e tutto il giorno impera;<br />

356. E tu che <strong>di</strong> fior placi<strong>di</strong> 181 hai corona<br />

357. Le salme accoppia, e con l'ardente face 182<br />

358. Regna la notte. Or quin<strong>di</strong> almo Signore<br />

359. Venne il rito gentil che ai fred<strong>di</strong> sposi<br />

360. Le tenebre concede e de le spose<br />

361. Le caste membra; e a voi beata gente 183<br />

362. E <strong>di</strong> più nobil mondo il cor <strong>di</strong> queste<br />

363. E 184 il dominio del <strong>di</strong> largo destina 185 .<br />

364. Dunque ascolta i miei detti, e meco appren<strong>di</strong><br />

365. Quai tu deggia il mattin cure a la bella 186<br />

174<br />

le languid'alme = allitterazione in “l”<br />

175<br />

gelo / Di foco = enjambement e ossimoro<br />

176<br />

teco = latinismo<br />

177<br />

Idalia dea = Venere, alla quale era sacra la città <strong>di</strong> Idalio<br />

nell’isola <strong>di</strong> Cipro<br />

178<br />

e preghi e pianti = allitterazione <strong>di</strong> “p” e iterazione <strong>di</strong> “e”<br />

179<br />

Sia … Sien = poliptoto in posizione forte all’inizio dei due<br />

versi<br />

180 L'alme ferisci = metafora<br />

181 fior placi<strong>di</strong> = i papaveri che danno la tranquillità (enallage)<br />

182 face = fiaccola (latinismo) insegna <strong>di</strong> Imene<br />

183 e a voi beata gente = espressione ironica<br />

184 E … E = anafora<br />

185 dominio del <strong>di</strong> largo destina = allitterazione in “d”<br />

186 Quai tu deggia il mattin cure a la bella = iperbato<br />

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366. Che spontanea o pregata a te si <strong>di</strong>ede<br />

367. In tua dama quel <strong>di</strong> lieto che a fida<br />

368. Carta 187 , nè senza testimoni 188 furo<br />

369. A vicenda commessi i patti santi<br />

370. E le con<strong>di</strong>zion del caro nodo 189 .<br />

371. Già la dama gentile i vaghi rai 190<br />

372. Al novo giorno aperse; e suo primiero<br />

373. Pensier 191 fu dove teco ir più convenga<br />

374. A vegliar questa sera; e gravemente<br />

375. Consultò 192 con lo sposo a lei vicino,<br />

376. O a baciarle la man pur <strong>di</strong>anzi ammesso 193 .<br />

377. Ora è tempo o Signor che il fido servo<br />

378. E il più accorto tra' tuoi voli 194 al palagio<br />

379. Di lei chiedendo se tranquilli sonni<br />

380. Dormio la notte; e se d'immagin liete<br />

381. Le fu Mòrfeo 195 cortese. E ver che ieri<br />

382. Al partir l'ammirasti in viso tinta<br />

383. Di freschissime rose 196 ; e più che mai<br />

384. Viva e snella balzar teco dal cocchio;<br />

385. E la vigile tua mano per vezzo<br />

386. Ricusar sorridendo allor che l'ampie<br />

387. Scale 197 salì del maritale albergo:<br />

388. Ma ciò non basti ad acquetarti; e mai<br />

389. Non obliar si giusti ufici 198 . Ahi quanti<br />

390. Genj malvagi 199 fra l'orror notturno 200<br />

187<br />

fida / Carta = enjambement – si intende il contratto<br />

matrimoniale (metonimia)<br />

188<br />

nè senza testimoni = litote<br />

189<br />

caro nodo = nota metafora per matrimonio. Si allude<br />

all’usanza in base alla quale si prevedevano e si<br />

legittimavano, anche nel contratto matrimoniale, i rapporti<br />

della dama con il cicisbeo<br />

190<br />

vaghi rai = metonimia per occhi<br />

191<br />

primiero / Pensier = enjambement e allitterazione<br />

192<br />

gravemente / Consultò = ironia<br />

193<br />

O a baciarle la man pur <strong>di</strong>anzi ammesso = iperbato<br />

194<br />

voli = iperbole<br />

195<br />

Morfeo = <strong>di</strong>o del sonno<br />

196<br />

tinta / Di freschissime rose = enjambement e metafora<br />

197<br />

ampie / Scale = enjambement<br />

198<br />

obliar … ufici = latinismi<br />

199<br />

Genj malvagi = spiriti maligni<br />

20


391. Godono uscire, ed empier <strong>di</strong> perigli<br />

392. La placida quiete de' viventi!<br />

393. Poria, tolgalo il cielo, il picciol cane<br />

394. Con latrato improvviso i cari sogni<br />

395. Troncar 201 de la tua dama; ond'ella, scossa<br />

396. Da subito capriccio, a rannicchiarse<br />

397. Astretta fosse <strong>di</strong> sudor gelato<br />

398. E la fronte bagnando e il guancial molle.<br />

399. Anco poria colui che si de' tristi<br />

400. Come de' lieti sogni è genitore 202 ,<br />

401. Crearle in mente <strong>di</strong> nemiche idee<br />

402. In un congiunte orribile chimera 203 ;<br />

403. Tal che agitata e in ansioso affanno<br />

404. Gridar tentasse, e non però potesse<br />

405. Aprire a i gri<strong>di</strong> tra le fauci il varco 204 .<br />

406. Sovente ancor de la passata sera<br />

407. La perduta nel gioco aurea moneta<br />

408. Non men che al cavalier suole a la dama<br />

409. Lunga vigilia 205 cagionar: talora<br />

410. Nobile invi<strong>di</strong>a de la bella amica<br />

411. Vagheggiata da molti: e tal or breve<br />

412. Gelosia n'è cagione. A questo aggiugni<br />

413. Gl'importuni mariti i quai nel capo<br />

414. Ravvolgendosi ancor le viete usanze,<br />

415. Poi che cessero ad altri il giorno, quasi<br />

416. Aggian fatto gran cosa, aman d'Imene<br />

417. Con superstizion serbare i dritti 206 ,<br />

418. E dell'ombra notturna esser tiranni,<br />

419. Ahi con qual noia de le caste spose<br />

200<br />

fra l'orror notturno = allitterazione in “r”<br />

201<br />

i cari sogni / Troncar = enjambement e metafora<br />

202<br />

colui che si de' tristi / Come de' lieti sogni è genitore =<br />

perifrasi per in<strong>di</strong>care il Sonno<br />

203<br />

In un congiunte orribile chimera = iperbato e metafora –<br />

nella Chimera, il famoso mostro del mito classico, si<br />

mescolavano i tratti <strong>di</strong> leone, capra e serpente; allo stesso<br />

modo nell’incubo si fondono paurosamente <strong>di</strong>verse idee<br />

204<br />

Aprire a i gri<strong>di</strong> tra le fauci il varco = espressione<br />

metaforica<br />

205<br />

vigilia = veglia (latinismo)<br />

206<br />

d'Imene / Con superstizion serbare i dritti = perifrasi per<br />

in<strong>di</strong>care i <strong>di</strong>ritti coniugali<br />

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420. Ch'in<strong>di</strong> preveggon fra non molto il fiore<br />

421. Di lor fresca beltade 207 a sè rapito.<br />

422. Mentre che il fido messagger sen rieda<br />

423. Magnanimo signor già non starai<br />

424. Ozioso però. Nel campo amato<br />

425. Pur in questo momento il buon cultore<br />

426. Suda e incallisce al vomere la mano<br />

427. Lieto che i suoi sudor 208 ti fruttin poi<br />

428. Dorati cocchi e pellegrine mense 209 .<br />

429. Ora per te l'industre artier sta fiso<br />

430. Allo scarpello all'asce al subbio all'ago 210 :<br />

431. Ed ora in tuo favor contende o veglia<br />

432. <strong>Il</strong> ministro <strong>di</strong> Temi 211 . Ecco te pure<br />

433. La tavoletta 212 or chiama. Ivi i bei pregi<br />

434. De la natura accrescerai con l'arte,<br />

435. Ond'oggi, uscendo, del beante aspetto 213<br />

436. Beneficar potrai le genti, e grato<br />

437. Ricompensar <strong>di</strong> sue fatiche il mondo.<br />

438. Ogni cosa è già pronta. All'un de' lati<br />

439. Crepitar s'odon le fiammanti brage<br />

440. Ove si scalda industrioso e vario<br />

441. Di ferri arnese 214 a moderar del fronte<br />

442. Gl'indocili capei. Stuolo d'Amori<br />

443. Invisibil sul foco agita i vanni 215 ,<br />

444. E per entro vi soffia alto gonfiando<br />

445. Ambe le gote. Altri <strong>di</strong> lor v'appressa<br />

207 il fiore / Di lor fresca beltade = metafora per in<strong>di</strong>care la<br />

bellezza<br />

208 Suda … sudor = figura etimologica<br />

209 ti fruttin poi … pellegrine mense = si noti il sarcasmo e la<br />

metonimia pellegrine mense (cibi raffinati)<br />

210 Allo scarpello all'asce al subbio all'ago = enumerazione<br />

asindetica<br />

211 <strong>Il</strong> ministro <strong>di</strong> Temi = l’avvocato, servitore <strong>di</strong> Temi, dea<br />

della Giustizia<br />

212 tavoletta = la toilette (calco semantico)<br />

213 beante aspetto = che dona beatitu<strong>di</strong>ne, vi è un’ironia circa<br />

il ri<strong>di</strong>colo compenso che il nobile offre alle fatiche altrui<br />

214 industrioso e vario / Di ferri arnese = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

il vario apparato <strong>di</strong> ferri <strong>di</strong> cui si serve il lavoro del<br />

parrucchiere<br />

215 vanni = penne delle ali<br />

21


446. Pauroso la destra; e prestamente<br />

447. Ne rapisce un de' ferri: altri 216 rapito<br />

448. Tenta com'arda in su l'estrema cima<br />

449. Sospendendol dell'ala; e cauto attende<br />

450. Pur se la piuma si contragga o fume:<br />

451. Altri un altro 217 ne scote; e de le ceneri<br />

452. Fuligginose 218 il ripulisce e terge.<br />

453. Tali a le vampe dell'Etnèa fucina,<br />

454. Sorridente la madre, i vaghi Amori<br />

455. Eran ministri all'ingegnoso fabbro:<br />

456. E sotto a i colpi del martel frattanto<br />

457. L'elmo sorgea del fondator Latino 219 .<br />

458. All'altro lato con la man rosata 220<br />

459. Como 221 e <strong>di</strong> fiori inghirlandato il crine 222<br />

460. I bissi scopre ove <strong>di</strong> Idalj arre<strong>di</strong> 223<br />

461. Almo tesor la tavoletta espone.<br />

462. Ivi e nappi 224 eleganti e <strong>di</strong> canori<br />

463. Cigni morbide piume 225 ; ivi raccolti<br />

464. Di lucide odorate onde vapori;<br />

465. Ivi 226 <strong>di</strong> polvi 227 fuggitive al tatto<br />

466. Color <strong>di</strong>versi o ad imitar d'Apollo<br />

467. L'aurato biondo o il biondo cenerino 228<br />

216 Altri <strong>di</strong> lor … altri rapito = iterazione<br />

217 Altri un altro = poliptoto<br />

218 ceneri / Fuligginose = enjambement<br />

219 Tali a le vampe … del fondator Latino = la similitu<strong>di</strong>ne<br />

rievoca l’episo<strong>di</strong>o del libro VIII dell’Eneide, nel quale Venere<br />

si reca nella fucina <strong>di</strong> Vulcano sotto l’Etna e lo convince, con<br />

le sue seduzioni, a fabbricare le armi per il figlio Enea<br />

220 man rosata = metafora<br />

221 Como = <strong>di</strong>vinità delle mense<br />

222 inghirlandato il crine = accusativo <strong>di</strong> relazione<br />

223 Idalj arre<strong>di</strong> = strumenti cari a Venere idalia<br />

224 nappi = boccetti<br />

225 <strong>di</strong> canori / Cigni morbide piume = perifrasi per in<strong>di</strong>care i<br />

piumini per cospargere <strong>di</strong> cipria<br />

226 Ivi e nappi … ivi raccolti … Ivi <strong>di</strong> polvi = iterazione e<br />

anafora<br />

227 polvi = polveri (latinismo)<br />

228 L'aurato biondo o il biondo cenerino = chiasmo e<br />

iterazione. – il primo biondo era caratteristico <strong>di</strong> Apollo, il<br />

secondo delle Muse<br />

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468. Che de le sacre Muse in su le spalle<br />

469. Casca ondeggiando tenero e gentile 229 .<br />

vv. 470 – 665 a cura <strong>di</strong> Monia Cappè<br />

Prosegue la toeletta del Giovin signore con<br />

l’acconciatura, affidata alle mani del<br />

parrucchiere, un’attività che consente<br />

comunque al Nostro <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi alla lettura <strong>di</strong><br />

libri francesi alla moda o <strong>di</strong> ricevere un<br />

mercante che gli offre le sue cianfrusaglie.<br />

470. Che se a nobil eroe le fresche labbra<br />

471. Repentino spirar <strong>di</strong> rigid'aura 230<br />

472. Offese alquanto, v'è stemprato il seme<br />

473. De la fredda cucurbita 231 : e se mai<br />

474. Pallidetto ei si scorga, è pronto all'uopo<br />

475. Arcano a gli altri eroi vago cinabro 232 .<br />

476. Nè quando a un semideo 233 spuntar sul volto<br />

477. Pustula temeraria osa pur fosse,<br />

478. Multiforme <strong>di</strong> nei copia 234 vi manca 235 ,<br />

479. Ond'ei l'asconda in sul momento, ed esca<br />

480. Più periglioso a saettar coi guar<strong>di</strong> 236<br />

481. Le belle inavvedute, a guerrier pari 237<br />

482. Che, già poste le bende a la ferita,<br />

483. Più glorioso e furibondo insieme<br />

229<br />

gentile = aggettivo della tra<strong>di</strong>zione stilnovista<br />

230<br />

Repentino spirar <strong>di</strong> rigid'aura = allitterazione in “r”<br />

231<br />

cucurbita = zucca (latinismo)<br />

232<br />

Arcano a gli altri eroi vago cinabro = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

il rossetto sconosciuto agli eroi della tra<strong>di</strong>zione<br />

233<br />

semideo = ironia<br />

234<br />

Multiforme <strong>di</strong> nei copia = iperbato<br />

235<br />

Né … vi manca = litote<br />

236<br />

a saettar coi guar<strong>di</strong> = metafora<br />

237<br />

guerrier pari = similitu<strong>di</strong>ne<br />

22


484. Sbaragliando le schiere 238 entra nel folto.<br />

485. Ma già velocemente il mio Signore<br />

486. Tre volte e quattro il gabinetto scorse 239<br />

487. Col crin <strong>di</strong>sciolto e su gli omeri sparso,<br />

488. Quale a Cuma solea l'orribil maga 240<br />

489. Quando agitata dal possente nume 241<br />

490. Vaticinar s'u<strong>di</strong>a. Così dal capo<br />

491. Evaporar lasciò de gli olj sparsi<br />

492. <strong>Il</strong> nocivo fermento 242 e de le polvi<br />

493. Che roder gli porien la molle cute,<br />

494. O d'atroci emicranie a lui lo spirto<br />

495. Trafigger lungamente 243 . Or ecco avvolto<br />

496. Tutto in can<strong>di</strong><strong>di</strong> lini 244 a la grand'opra<br />

497. E più grave del <strong>di</strong> s'appresta e siede.<br />

498. Nembo <strong>di</strong>ntorno a lui vola d'odori 245<br />

499. Che a le varie manteche 246 ama rapire<br />

500. L'aura vagante lungo i vasi ugnendo<br />

501. Le leggerissim'ale <strong>di</strong> farfalla 247 :<br />

502. E lo speglio patente 248 a lui <strong>di</strong>nanzi<br />

503. Altero sembra <strong>di</strong> raccor nel seno<br />

504. L'imagin <strong>di</strong>va 249 ; e stassi a gli occhi suoi<br />

505. Severo esplorator de la tua mano<br />

506. O <strong>di</strong> bel crin volubile architetto.<br />

507. O <strong>di</strong> bel crin volubile architetto 250<br />

238 Sbaragliando le schiere = metafora<br />

239 Tre volte e quattro il gabinetto scorse = paro<strong>di</strong>a del registro<br />

epico<br />

240 orribil maga = si intende la Sibilla che profetizzava a<br />

Cuma; quando era ispirata assumeva un aspetto orribile<br />

241 possente nume = si intende Apollo<br />

242 nocivo fermento = le sostanze nocive alla salute contenute<br />

nei cosmetici<br />

243 Quale a Cuma … trafigger lungamente = ampia<br />

similitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> intonazione epica<br />

244 can<strong>di</strong><strong>di</strong> lini = metonimia<br />

245 Nembo <strong>di</strong>ntorno a lui vola d'odori = iperbato<br />

246 manteche = pomate (latinismo)<br />

247 Le leggerissim'ale <strong>di</strong> farfalla = il verso, <strong>di</strong> suono chiaro e<br />

lieve è in sintonia con l’immagine della farfalla il cui volo<br />

sembra davvero identificarsi coi moti dell’aura vagante<br />

248 speglio patente = largo specchio (latinismo)<br />

249 L'imagin <strong>di</strong>va = ironia<br />

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508. Tu pria chie<strong>di</strong> all'eroe qual più gli aggrade<br />

509. Spargere al crin, se i gelsomini o il biondo<br />

510. Fior d'arancio 251 piuttosto o la giunchiglia<br />

511. O l'ambra preziosa 252 a gli avi nostri.<br />

512. Ma se la sposa altrui cara all'eroe<br />

513. Del talamo nuzial si lagna, e scosse<br />

514. Pur or da lungo peso i casti lombi 253 ,<br />

515. Ah fuggi allor tutti gli odori ah fuggi 254 ;<br />

516. Chè mici<strong>di</strong>al potresti a un sol momento<br />

517. Più vite insi<strong>di</strong>ar 255 : semplici sieno<br />

518. I tuoi balsami allor: nè oprarli ar<strong>di</strong>sci<br />

519. Pria che <strong>di</strong> lor deciso aggian le nari<br />

520. Del mio signore e tuo. Pon mano poi<br />

521. Al pettin liscio 256 , e con l'ottuso dente 257<br />

522. Lieve solca le chiome; in<strong>di</strong> animoso<br />

523. Le turba e le scompiglia; e alfin da quella<br />

524. Alta 258 confusion traggi e <strong>di</strong>spiega,<br />

525. Opra <strong>di</strong> tua gran mente, or<strong>di</strong>n superbo 259<br />

526. Io breve a te parlai; ma il tuo lavoro<br />

527. Breve 260 non fia però; nè al termin giunto<br />

528. Prima sarà che da' più strani eventi<br />

529. S'involva o tronchi all'alta impresa il filo 261 .<br />

530. Fisa i guar<strong>di</strong> a lo speglio; e là sovente<br />

531. <strong>Il</strong> mio signor vedrai morder le labbra<br />

532. Impaziente, ed arrossir nel volto.<br />

250<br />

O <strong>di</strong> bel crin volubile architetto = perifrasi per in<strong>di</strong>care il<br />

parrucchiere – il verso è ripetuto; l’aggettivo volubile è<br />

polisemico, perché in<strong>di</strong>ca la creatività e l’incontentabilità del<br />

parrucchiere<br />

251<br />

biondo / Fior d'arancio = enjambement<br />

252<br />

l'ambra preziosa = si tratta dell’ambra grigia, sostanza <strong>di</strong><br />

origine animale, impiegata per fabbricare profumi<br />

253<br />

scosse … i casti lombi = perifrasi per in<strong>di</strong>care il parto<br />

254<br />

Ah fuggi … ah fuggi = iterazione<br />

255<br />

potresti a un sol momento / Più vite insi<strong>di</strong>ar = iperbole<br />

ironica<br />

256<br />

Pon mano poi / Al pettin liscio = allitterazione in “p”<br />

257<br />

l'ottuso dente = il pettine con i denti arrotondati<br />

258<br />

quella / Alta = enjambement<br />

259<br />

Opra <strong>di</strong> tua gran mente, or<strong>di</strong>n superbo = iperbato<br />

260<br />

breve … Breve = iterazione<br />

261<br />

tronchi all'alta impresa il filo = metafora<br />

23


533. Sovente ancor, se men dell'uso esperta<br />

534. Parrà tua destra, del convulso piede<br />

535. Udrai lo scalpitar breve e frequente,<br />

536. Non senza un tronco articolar <strong>di</strong> voce 262<br />

537. Che condanni e minacci. Anco t'aspetta<br />

538. Veder talvolta il cavalier sublime 263<br />

539. Furiando agitarsi, e destra e manca<br />

540. Porsi a la chioma, e <strong>di</strong>ssipar con l'ugne<br />

541. Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> molt'ore in un momento.<br />

542. Che più? Se per tuo male un <strong>di</strong> vaghezza<br />

543. D'accordar ti prendesse al suo sembiante 264<br />

544. Gli e<strong>di</strong>fici del capo 265 , e non curassi<br />

545. Ricever leggi da colui che venne<br />

546. Pur ier <strong>di</strong> Francia 266 , ah quale atroce folgore 267 ,<br />

547. Meschino! allor ti penderia sul capo?<br />

548. Tu allor l'eroe vedresti ergers'in pie<strong>di</strong>,<br />

549. E per gli occhi versando ira e <strong>di</strong>spetto 268<br />

550. Mille strazj imprecarti 269 , e scender fino<br />

551. Ad usurpar le infami voci al vulgo 270<br />

552. Per farti onta maggiore, e <strong>di</strong> bastone<br />

553. <strong>Il</strong> tergo minacciarti, e violento<br />

554. Rovesciare ogni cosa, al suol spargendo 271<br />

555. Rotti cristalli 272 e calamistri 273 e vasi<br />

556. E pettini ad un tempo. In simil guisa,<br />

557. Se del tonante 274 all'ara o de la Dea<br />

262<br />

Non senza un tronco articolar <strong>di</strong> voce = litote; si intende<br />

voce spezzata dall’ira<br />

263<br />

il cavalier sublime = ironia<br />

264<br />

prendesse al suo sembiante = allitterazione<br />

265<br />

Gli e<strong>di</strong>fici del capo = metafora<br />

266<br />

colui che venne / Pur ier <strong>di</strong> Francia = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

chi segue la moda francese<br />

267<br />

atroce folgore = metafora iperbolica per in<strong>di</strong>care la furia<br />

signorile<br />

268<br />

per gli occhi versando ira e <strong>di</strong>spetto = metafora<br />

269<br />

Mille strazj imprecarti = iperbole<br />

270<br />

Ad usurpar le infami voci al vulgo = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

espressioni grossolane <strong>di</strong> insulto, caratteristiche del popolino<br />

271<br />

cosa, al suol spargendo = allitterazione in “s”<br />

272<br />

Rotti cristalli = metonimia<br />

273<br />

calamistri = i ferri per arricciare i capelli<br />

274<br />

tonante = epiteto <strong>di</strong> Giove<br />

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558. Che ricovrò dal Nilo il turpe Phallo 275<br />

559. Tauro spezzava i raddoppiati no<strong>di</strong><br />

560. E libero fuggia 276 , vedeansi a terra<br />

561. Cader tripo<strong>di</strong> tazze bende scuri<br />

562. Litui coltelli 277 , e d'orri<strong>di</strong> mugiti<br />

563. Commosse rimbombar le arcate volte,<br />

564. E d'ogni lato astanti e sacerdoti<br />

565. Palli<strong>di</strong> all'urto e all'impeto involarse<br />

566. Del feroce animal che pria si queto<br />

567. Gia <strong>di</strong> fior cinto; e sotto a la man sacra<br />

568. Umiliava le dorate corna 278 .<br />

569. Tu non pertanto coraggioso e forte<br />

570. Dura e ti serba a la miglior fortuna.<br />

571. Quasi foco <strong>di</strong> paglia è foco d'ira 279<br />

572. In nobil petto. <strong>Il</strong> tuo signor vedrai<br />

573. Mansuefatto 280 a te chieder perdono,<br />

574. E sollevarti oltr'ogni altro mortale<br />

575. Con preghi e scuse a niun altro concesse;<br />

576. Tal che securo sacerdote a lui<br />

577. Immolerai lui stesso, e pria d'ognaltro<br />

578. Larga otterrai del tuo lavor mercede 281 .<br />

579. Or Signore a te riedo. Ah non sia colpa<br />

580. Dinanzi a te s'io travviai col verso<br />

581. Breve parlando ad un mortal 282 cui degni<br />

582. Tu de gli arcani tuoi. Sai che a sua voglia<br />

583. Questi ogni <strong>di</strong> volge e governa i capi<br />

584. De' semidei 283 più chiari: e le matrone<br />

275<br />

de la Dea / Che ricovrò dal Nilo il turpe Phallo = perifrasi<br />

per in<strong>di</strong>care Iside, la dea che recuperò da Nilo il fallo del<br />

marito Osiride, fatto a pezzi da Tisifone<br />

276<br />

In simil guisa … e libero fuggia = similitu<strong>di</strong>ne col toro,<br />

poiché il signore arrabbiato viene paragonato ad un toro prima<br />

<strong>di</strong> essere sacrificato<br />

277<br />

Cader tripo<strong>di</strong> tazze bende scuri / Litui coltelli =<br />

enumerazione asindetica<br />

278<br />

dorate corna = metafora<br />

279<br />

Quasi foco <strong>di</strong> paglia è foco d'ira = metafora e iterazione<br />

280<br />

Mansuefatto = latinismo<br />

281<br />

Larga otterrai del tuo lavor mercede = iperbato<br />

282<br />

mortal = si intende il parrucchiere, al quale l’io lirico si è<br />

rivolto precedentemente tralasciando il suo ruolo <strong>di</strong> precettore<br />

del Giovin signore<br />

24


585. Che da i sublimi cocchi alto <strong>di</strong>sdegnano<br />

586. Chinar lo sguardo a la pedestre turba 284 ,<br />

587. Non <strong>di</strong>sdegnan sovente entrar con lui<br />

588. In festevoli motti allor ch'esposti<br />

589. A la sua man sono i ridenti avorj<br />

590. Del bel collo 285 e del crin l'aureo volume 286 .<br />

591. Però m'o<strong>di</strong> benigno or ch'io t'apprendo<br />

592. L'ore a passar più graziose intanto<br />

593. Che il pettin creator doni a le chiome<br />

594. Leggiadra o almen non più veduta forma.<br />

595. Breve libro elegante 287 a te <strong>di</strong>nanzi<br />

596. Tra gli arnesi vedrai che l'arte aduna<br />

597. Per <strong>di</strong>sputare a la natura il vanto<br />

598. Del renderti si caro a gli occhi altrui.<br />

599. Ei ti lusingherà forse con liscia<br />

600. Purpurea pelle 288 onde vestito avrallo<br />

601. O Mauritano conciatore o Siro 289 :<br />

602. E d'oro fregi delicati e vago<br />

603. Mutabile color 290 che il collo imite<br />

604. De la colomba v'avrà sparso intorno<br />

605. Squisito legator Batavo o Franco 291 :<br />

606. E forse incisa con venereo stile<br />

607. Vi fia serie d'imagini interposta,<br />

608. Lavor che vince la materia, e donde<br />

609. Fia che nel cor ti si ridesti e viva<br />

610. La stanca <strong>di</strong> piaceri offusa voglia 292 .<br />

283 semidei = ironia<br />

284 la pedestre turba = la folla dei pedoni (latinismo)<br />

285 i ridenti avorj / Del bel collo = metafora per in<strong>di</strong>care il<br />

candore sfolgorante del collo<br />

286 del crin l'aureo volume = metafora<br />

287 Breve libro elegante = si tratta <strong>di</strong> un libro in cui vengono<br />

esposti i precetti per rendere la bellezza del Giovin signore<br />

un’opera d’arte<br />

288 liscia / Purpurea pelle = enjambement<br />

289 O Mauritano conciatore o Siro = si allude al libro rilegato<br />

con pelle conciata in Marocco o in Siria<br />

290 vago / Mutabile color = enjambement – si allude al colore<br />

screziato che si soleva dare al taglio delle pagine, oppure ai<br />

risguar<strong>di</strong> del libro<br />

291 Squisito legator Batavo o Franco = raffinato rilegatore<br />

olandese o francese<br />

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611. Or tu il libro gentil con lenta mano<br />

612. Togli, e non senza sba<strong>di</strong>gliare un poco<br />

613. Aprilo a caso o pur là dove il parta 293<br />

614. Tra l'uno e l'altro foglio in<strong>di</strong>ce nastro 294 .<br />

615. O de la Francia Proteo multiforme 295<br />

616. Scrittor 296 troppo biasmato e troppo a torto 297<br />

617. Lodato ancor, che sai con novi mo<strong>di</strong><br />

618. Imban<strong>di</strong>r ne' tuoi scritti eterno cibo 298<br />

619. A i semplici palati, e se maestro<br />

620. Di color che a sè fingon <strong>di</strong> sapere,<br />

621. Tu appresta al mio signor leggiadri studj<br />

622. Con quella tua fanciulla all'Anglo infesta,<br />

623. Onde l'Enrico tuo vinto è d'assai 299 ,<br />

624. L'Enrico tuo che in vano abbatter tenta<br />

625. L'Italian Goffredo 300 ar<strong>di</strong>to scoglio 301<br />

626. Contro a la Senna d'ogni vanto altera.<br />

627. Tu de la Francia onor, tu in mille scritti 302<br />

292<br />

E forse incisa con venereo stile … ottusa voglia = si <strong>di</strong>ce<br />

che il libro sarà illustrato da una serie <strong>di</strong> immagini erotiche<br />

con un lavoro che sa vincere la materia e che è quin<strong>di</strong> in grado<br />

<strong>di</strong> ridestare nel cuore del Giovin signore la voglia sfibrata <strong>di</strong><br />

piacere<br />

293<br />

parta = <strong>di</strong>vida (latinismo)<br />

294<br />

in<strong>di</strong>ce nastro = il segnalibro<br />

295<br />

O de la Francia Proteo multiforme = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

Voltaire, che viene paragonato a Proteo per la sua versatilità.<br />

Proteo era un <strong>di</strong>o marino che poteva trasformarsi a proprio<br />

piacimento<br />

296<br />

multiforme / Scrittor = enjambement<br />

297<br />

Scrittor troppo biasmato e troppo a torto = si notino<br />

l’allitterazione in “t” e l’iterazione <strong>di</strong> troppo<br />

298<br />

Imban<strong>di</strong>r ne' tuoi scritti eterno cibo = metafora<br />

gastronomica<br />

299<br />

Con quella tua fanciulla all'Anglo infesta, / Onde l'Enrico<br />

tuo vinto è d'assai = allusione a Giovanna d’Arco,<br />

protagonista del poema voltairiano “La pucelle d’Orléans”<br />

che <strong>Parini</strong> giu<strong>di</strong>ca superiore all’altro poema <strong>di</strong> Voltaire<br />

“L’Henriade”, che ha per protagonista il re francese Enrico IV<br />

300<br />

L'Italian Goffredo = Goffredo <strong>di</strong> Buglione, cioè la<br />

“Gerusalemme liberata” che <strong>Parini</strong> ritiene superiore alle<br />

opere <strong>di</strong> Voltaire<br />

301<br />

ar<strong>di</strong>to scoglio = metafora<br />

25


628. Celebrata da' tuoi novella Aspasia<br />

629. Taide novella 303 a i facili sapienti<br />

630. De la Gallica Atene 304 i tuoi precetti<br />

631. Tu 305 pur detta al mio eroe: e a lui non meno<br />

632. Pasci l'alto pensier 306 tu che all'Italia,<br />

633. Poi che rapirle i tuoi l'oro e le gemme,<br />

634. Invi<strong>di</strong>asti il fedo loto 307 ancora<br />

635. Onde macchiato è il Certaldese 308 o l'altro<br />

636. Per cui va si famoso il pazzo Conte 309 .<br />

637. Questi o signore i tuoi stu<strong>di</strong>ati autori<br />

638. Fieno e mill'altri 310 che guidàro in Francia<br />

639. I bendati Sultani i Regi Persi<br />

640. E le peregrinanti Arabe dame,<br />

641. O che con penna liberale a i cani<br />

642. Ragion donàro e a i barbari se<strong>di</strong>li,<br />

643. E <strong>di</strong>er feste e conviti e liete scene<br />

644. A i polli ed alle gru d'amor maestre 311 .<br />

645. Oh pascol degno d'anima sublime 312<br />

302<br />

Tu de la Francia onor, tu in mille scritti = iterazione e<br />

iperbole<br />

303<br />

novella Aspasia / Taide novella = si tratta <strong>di</strong> Ninon de<br />

Lenclos (1620 – 1705) personaggio celebre per il suo spirito e<br />

per i suoi costumi alquanto liberi, autrice <strong>di</strong> numerosi scritti<br />

brillanti. <strong>Parini</strong> la paragona ad Aspasia, celebre etera greca,<br />

amante <strong>di</strong> Pericle, e a Taide, personaggio <strong>di</strong> Terenzio e <strong>di</strong><br />

Dante<br />

304<br />

la Gallica Atene = perifrasi per in<strong>di</strong>care Parigi<br />

305<br />

Tu = Jaean de La Fontaine (1621 – 1695), celebre al tempo<br />

<strong>di</strong> <strong>Parini</strong>, oltre che per le Fables, per i suoi Contes, nei quali<br />

prendeva spunti da argomenti licenziosi delle novelle <strong>di</strong><br />

Boccaccio e dell’Orlando furioso dell’Ariosto<br />

306<br />

Pasci l'alto pensier = metafora gastronomica ed ironia<br />

307<br />

il fedo loto = latinismo e metafora<br />

308<br />

il Certaldese = Giovanni Boccaccio (1313 – 1375)<br />

309<br />

l'altro / Per cui va si famoso il pazzo Conte = Ludovico<br />

Ariosto (1474 – 1533)<br />

310<br />

mill'altri = iperbole<br />

311<br />

I bendati sultani … maestre = si allude alle mode letterarie<br />

allora dominanti in Francia; i romanzi orientaleggianti (Le<br />

lettere persiane <strong>di</strong> Montesquieu), la fortuna avuta dalle Mille<br />

e una notte, e la moda dei romanzi allegorici che facevano<br />

parlare animali e cose<br />

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646. Oh chiara oh nobil mente 313 ! A te ben dritto<br />

647. E' che s'incurvi riverente il vulgo,<br />

648. E gli oracoli attenda 314 . Or chi fie dunque<br />

649. Si temerario che in suo cor ti beffe<br />

650. Qualor partendo da sì gravi studj<br />

651. Del tuo paese l'ignoranza accusi,<br />

652. E tenti aprir col tuo felice raggio 315<br />

653. La Gotica caliggine 316 che annosa<br />

654. Siede su gli occhi a le misere genti?<br />

655. Così non mai ti venga estranea cura<br />

656. Questi a troncar si preziosi istanti 317<br />

657. In cui del pari e a la dorata chioma 318<br />

658. Splendor dai novo ed al celeste ingegno 319<br />

659. Non pertanto avverrà che tu sospenda<br />

660. Quin<strong>di</strong> a poco il versar de' libri amati,<br />

661. E che ad altro ti volga. A te quest'ora<br />

662. Condurrà il merciaiol che in patria or torna<br />

663. Pronto inventor <strong>di</strong> lusinghiere fole 320<br />

664. E liberal <strong>di</strong> forastieri nomi<br />

665. A merci che non mai varcàro i monti<br />

vv. 666 – 864 a cura <strong>di</strong> Veronica Cocchi<br />

<strong>Il</strong> Giovin signore continua ad agghindarsi e ad<br />

impomatarsi. Abbiamo a questo punto il<br />

celebre episo<strong>di</strong>o della cipria: la polvere viene<br />

312<br />

Oh pascol degno d'anima sublime = metafora e ironia<br />

313<br />

Oh pascol … Oh chiara oh nobil mente = anafora e<br />

iterazione<br />

314<br />

A te ben dritto … oracoli attenda = pungente ironia<br />

315<br />

E tenti aprir col tuo felice raggio = metafora illuministica<br />

316<br />

La Gotica caliggine = metafora per in<strong>di</strong>care il pensiero<br />

oscurantista <strong>di</strong> origine me<strong>di</strong>oevale<br />

317<br />

Questi a troncar si preziosi istanti = metafora<br />

318<br />

dorata chioma = metafora<br />

319<br />

celeste ingegno = ironia<br />

320<br />

lusinghiere fole = le brillanti invenzioni del ciarlatano, che<br />

fanno presa sul nobile credulone - Cfr. Goldoni, “La famiglia<br />

dell’antiquario”<br />

26


sparsa sui capelli per simulare le gesta degli<br />

antenati, che erano ricoperti <strong>di</strong> fuligine e <strong>di</strong><br />

sangue.<br />

666. Tu a lui cre<strong>di</strong> ogni detto. E chi vuoi ch'ose<br />

667. Unqua mentire ad un tuo pari in faccia?<br />

668. Ei fia che venda se a te piace o cambi<br />

669. Mille fregi e lavori 321 a cui la moda<br />

670. Di viver concedette un giorno intero<br />

671. Tra le folte d'inezie illustri tasche:<br />

672. Poi lieto se n'andrà con l'una mano<br />

673. Pesante 322 <strong>di</strong> molt'oro; e in cor gioiendo<br />

674. Spregerà le bestemmie imprecatrici<br />

675. E il gittato lavoro e i vani passi 323<br />

676. Del calzolar <strong>di</strong>serto e del drappiere;<br />

677. E <strong>di</strong>rà lor: "Ben degna pena avete<br />

678. O troppo ancor religiosi servi<br />

679. De la necessitade 324 , antiqua è vero<br />

680. Madre e donna dell'arti, or non<strong>di</strong>meno<br />

681. Fatta cenciosa e vile. Al suo possente<br />

682. Amabil vincitor v'era assai meglio<br />

683. O miseri ubbi<strong>di</strong>re. <strong>Il</strong> lusso il lusso 325<br />

684. Oggi sol puote dal ferace corno<br />

685. Versar su l'arti 326 a lui vassalle applausi<br />

686. E non contesi mai premj e ricchezze".<br />

687. L'ore fien queste ancor che a te ne vegna<br />

688. <strong>Il</strong> delicato miniator <strong>di</strong> belle<br />

689. Che de la corte d'Amatunta 327 uscio<br />

690. Stipen<strong>di</strong>ato ministro atto a gli affari<br />

691. Sollecitar dell'amorosa <strong>di</strong>va.<br />

692. Or tu l'affretta impaziente e sprona<br />

693. Si ch'a te porga il desiato avorio<br />

321<br />

Mille fregi e lavori = iperbole<br />

322<br />

mano / Pesante = enjambement<br />

323<br />

gittato … passi = metafora<br />

324<br />

O troppo … necessitade = metafora<br />

325<br />

<strong>Il</strong> lusso, il lusso = ripetizione che accentua l’ironia<br />

pariniana<br />

326<br />

Versar su l’arti = metafora<br />

327<br />

Amatunta = Si intende Venere: dalla città <strong>di</strong> Amatunte<br />

nell’isola <strong>di</strong> Cipro, sacra alla dea<br />

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694. Che de le amate forme impresso ride,<br />

695. Sia che il pennel cortese 328 ivi <strong>di</strong>spieghi<br />

696. L'alme 329 sembianze del tuo viso, ond'aggia<br />

697. Tacito pasco allor che te non vede<br />

698. La pu<strong>di</strong>ca d'altrui sposa a te cara;<br />

699. Sia che <strong>di</strong> lei medesma al vivo esprima<br />

700. <strong>Il</strong> vago aspetto; o se ti piace ancora<br />

701. D'altra beltà furtiva a te presenti<br />

702. Con più largo confin le amiche membra 330 .<br />

703. Doman fie poi che la concessa imago<br />

704. Entro arnese gentil 331 per te si chiuda<br />

705. Con opposto cristallo ove tu faccia<br />

706. Sovente paragon <strong>di</strong> tua beltade 332<br />

707. Con la beltà de la tua dama; o a i guar<strong>di</strong><br />

708. Degl'invi<strong>di</strong> la tolga, e in sen l'asconda<br />

709. Sagace tabacchiera; o a te riluca<br />

710. Sul minor <strong>di</strong>to 333 in fra le gemme e l'oro 334 ;<br />

711. O de le grazie del tuo viso desti<br />

712. Soavi rimembranze al braccio avvolta<br />

713. Dell'altrui fida sposa a cui se' caro.<br />

714. Ed ecco alfin che a le tue luci 335 appare<br />

715. L'artificio compiuto. Or cauto osserva<br />

716. Se bene il simulato al ver s'adegue,<br />

717. Vie più rigido assai se il tuo sembiante<br />

718. Esprimer denno i colorati punti<br />

719. Che l'arte ivi <strong>di</strong>spose. Or brune troppo<br />

720. A te parran le guance, or fia ch'ecceda<br />

721. Mal frenata la bocca, or qual conviene 336<br />

722. A camuso Etiòpe il naso fia 337 .<br />

723. Anco sovente d'accusar ti piaccia<br />

724. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>pintor che non atteggi ar<strong>di</strong>to<br />

725. L'agili membra e il <strong>di</strong>gnitoso busto;<br />

328 pennel cortese = metafora<br />

329 alme = latinismo<br />

330 amiche membra = metafora<br />

331 arnese gentil = perifrasi per in<strong>di</strong>care il medaglione<br />

332 beltade = provenzalismo<br />

333 Sul minor <strong>di</strong>to = perifrasi per in<strong>di</strong>care il mignolo<br />

334 in fra le gemme e l’oro = perifrasi per in<strong>di</strong>care gli anelli<br />

335 luci = metonimia per occhi<br />

336 Or brune … or fia … or qual = iterazione<br />

337 or qual … fia = perifrasi per naso nero<br />

27


726. O che mal tra le leggi a la tua forma<br />

727. Dia contorno o la posi o la panneggi.<br />

728. E' ver che tu del grande <strong>di</strong> Crotone 338<br />

729. Non conosci la scola, e mai tua destra 339<br />

730. Non abbassossi a la volgar matita<br />

731. Che fu nell'altra età cara a' tuoi pari<br />

732. Cui non gustate ancora eran più dolci<br />

733. E più nobili cure a te serbate.<br />

734. Ma che non puote quel d'ogni scienza<br />

735. Gusto 340 trionfator che all'or<strong>di</strong>n vostro<br />

736. In vece <strong>di</strong> maestro il ciel concesse;<br />

737. E d'onde a voi coniò le altere menti<br />

738. Acciò che possan dell'uman confine<br />

739. Oltrepassar la paludosa nebbia 341<br />

740. E d'etere più puro abitatrici<br />

741. Non fallibili scérre il vero e il bello?<br />

742. Però qual più ti par loda o ripren<strong>di</strong><br />

743. Non men fermo d'allor che a scranna sie<strong>di</strong><br />

744. Raffael 342 giu<strong>di</strong>cando o l'altro egregio<br />

745. Che del gran nome suo l'A<strong>di</strong>ge onora 343 ;<br />

746. E a le tavole ignote i noti nomi<br />

747. Grave comparti <strong>di</strong> color che primi<br />

748. Furo nell'arte. Ah s'altri è si procace<br />

749. Ch'osi rider <strong>di</strong>te, costui pavente<br />

750. L'augusta maestà del tuo cospetto,<br />

751. Si volga a la parete, e mentre cerca<br />

752. Por freno in van col morder de le labbra<br />

753. A lo scrosciar de le importune risa<br />

754. Che scoppian da' precordj, violenta<br />

755. Convulsione a lui deforme il volto,<br />

756. E lo affoghi aspra tosse 344 e lo punisca<br />

757. Di sua temerità. Ma tu non pensa<br />

338<br />

grande <strong>di</strong> Crotone = perifrasi per Zeusi<br />

339<br />

destra = metonimia per mano<br />

340<br />

Gusto = personificazione<br />

341<br />

Oltrepassar … nebbia = metafora<br />

342<br />

Raffael = si intende il grande Raffaello Sanzio (1483 –<br />

1520)<br />

343<br />

l'altro egregio / Che del gran nome suo l'A<strong>di</strong>ge onora =<br />

perifrasi per in<strong>di</strong>care Paolo Caliari detto il Veronese (1528 –<br />

1588)<br />

344<br />

E lo … tosse = metafora<br />

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758. Ch'altri ar<strong>di</strong>sca <strong>di</strong> te rider giammai;<br />

759. E mai sempre imperterrito deci<strong>di</strong>.<br />

760. Or giunta è alfin del dotto pettin 345 l'opra:<br />

761. E il maestro elegante 346 intorno spande<br />

762. Da la man scossa polveroso nembo 347 ,<br />

763. Onde a te innanzi tempo il crine imbianchi.<br />

764. D'orribil piato risonar s'u<strong>di</strong>o<br />

765. Già la corte d'Amore 348 . I tar<strong>di</strong> vegli<br />

766. Grinzuti 349 osàr co' giovani nipoti<br />

767. Contendere <strong>di</strong> grado in faccia al soglio<br />

768. Del comune lor <strong>di</strong>o 350 . Rise la fresca<br />

769. Gioventude 351 animosa; e d'agri motti<br />

770. Libera punse la senil baldanza. 352<br />

771. Gran tumulto nascea, se non che Amore 353<br />

772. Ch'ogni <strong>di</strong>seguaglianza o<strong>di</strong>a in sua corte<br />

773. A spegner 354 mosse i perigliosi sdegni:<br />

774. E a quei che militando incanutiro<br />

775. Suoi servi apprese a simular 355 con arte<br />

776. I duo bei fior che in giovanile gota<br />

777. Educa e nudre <strong>di</strong> sua man natura 356 :<br />

778. In<strong>di</strong> fe' cenno; e in un balen fur visti<br />

779. Mille alati ministri 357 alto volando<br />

780. Scoter lor piume, onde fioccò leggera<br />

781. Can<strong>di</strong>da polve 358 che a posar poi venne<br />

782. Su le giovani chiome; e in bianco volse<br />

345<br />

dotto pettin = metafora<br />

346<br />

maestro elegante = perifrasi per in<strong>di</strong>care il parrucchiere<br />

347<br />

polveroso nembo = perifrasi per in<strong>di</strong>care la cipria<br />

348<br />

Amore = personificazione<br />

349<br />

vegli / Grinzuti = enjambement<br />

350<br />

comune lor <strong>di</strong>o = perifrasi per in<strong>di</strong>care Amore<br />

351<br />

Gioventude = latinismo<br />

352<br />

e d’agri … baldanza = metafora<br />

353<br />

Amore = personificazione<br />

354<br />

spegner = metafora<br />

355<br />

Suoi servi apprese a simular = allitterazione in “s”<br />

356<br />

I duo … natura = tra<strong>di</strong>zionale metafora per i colori<br />

dell’incarnato (giglio e rosa) – Cfr. Guinizzelli “Io voglio del<br />

ver la mia donna laudare / ed asembrali la rosa e lo giglio”<br />

357<br />

Mille alati ministri = iperbole e perifrasi per in<strong>di</strong>care gli<br />

Amorini<br />

358<br />

Can<strong>di</strong>da polve = perifrasi per in<strong>di</strong>care la cipria<br />

28


783. E il biondo e il nero e l'o<strong>di</strong>ato rosso 359 .<br />

784. L'occhio così nell'amorosa reggia<br />

785. Più non <strong>di</strong>stinse le due opposte eta<strong>di</strong> 360 :<br />

786. E solo vi restò giu<strong>di</strong>ce il tatto 361 .<br />

787. Tu pertanto o signor tu che se' il primo<br />

788. Fregio ed onor dell'Acidalio regno 362<br />

789. I sacri usi ne serba. Ecco che sparsa<br />

790. Già da provvida man la bianca polve<br />

791. In piccolo stanzin con l'aere pugna 363 ,<br />

792. E de gli atomi 364 suoi tutto riempie<br />

793. Egualmente <strong>di</strong>visa. Or ti fa core,<br />

794. E in seno a quella vorticosa nebbia<br />

795. Animoso ti avventa. Oh bravo! oh forte!<br />

796. Tale il grand'avo tuo tra il fumo e il foco<br />

797. Orribile <strong>di</strong> Marte 365 furiando<br />

798. Gittossi allor che i palpitanti Lari 366<br />

799. De la patria <strong>di</strong>fese, e ruppe e in fuga<br />

800. Mise l'oste feroce. Ei non<strong>di</strong>meno<br />

801. Fuligginoso il volto e d'atro sangue<br />

802. Asperso e <strong>di</strong> sudore e co' capelli<br />

803. Stracciati ed irti de la mischia uscio<br />

804. Spettacol fero a i citta<strong>di</strong>ni stessi<br />

805. Per sua man salvi 367 ; ove tu, assai più vago<br />

359<br />

l’o<strong>di</strong>ato rosso = riferimento ai pregiu<strong>di</strong>zi popolari sulle<br />

persone dai capelli rossi<br />

360<br />

opposte eta<strong>di</strong> = latinismo e perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

giovinezza e vecchiaia<br />

361<br />

E solo vi restò giu<strong>di</strong>ce il tatto = l’unico senso a non poter<br />

essere ingannato e perciò in grado <strong>di</strong> appurare la reale età<br />

delle persone – si nota anche qui l’influenza delle teorie<br />

sensiste (Cfr. nota n° 27)<br />

362<br />

Acidalio regno = regno <strong>di</strong> Venere, così chiamato da una<br />

fonte in Beozia, nella quale la dea si lavava<br />

363<br />

con laere pugna = espressione metaforica<br />

364<br />

atomi = è evidente il gusto per un linguaggio filosofico <strong>di</strong><br />

derivazione materialista. Cfr. teorie atomistiche <strong>di</strong> Democrito<br />

e <strong>di</strong> Epicuro<br />

365<br />

Marte = <strong>di</strong>o della guerra, adoperato in espressione<br />

metaforica<br />

366<br />

palpitanti Lari = gli dei protettori della famiglia e anche<br />

della patria che era considerata una grande famiglia, sono detti<br />

palpitanti perché ansiosi relativamente all’esito della battaglia<br />

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806. E leggiadro a vederse in bianca spoglia<br />

807. Scenderai quin<strong>di</strong> a poco a bear gli occhi<br />

808. De la cara tua patria a cui dell'avo<br />

809. <strong>Il</strong> forte braccio e il viso almo celeste sia<br />

810. Del nipote dovean portar salute.<br />

811. Non ve<strong>di</strong> omai 368 qual con solerte mano<br />

812. Rechin <strong>di</strong> vesti a te pubblico arredo<br />

813. I damigelli tuoi? Rodano e Senna 369<br />

814. Le tesserono a gara; e qui cucille<br />

815. Opulento sartor cui su lo scudo<br />

816. Serpe intrecciato a forbici eleganti<br />

817. <strong>Il</strong> titol <strong>di</strong> monsù: nè sol dà leggi<br />

818. A la materia la stagion <strong>di</strong>verse,<br />

819. Ma qual più si conviene al giorno e all'ora<br />

820. Varj sono il lavoro e la ricchezza.<br />

821. Vieni o fior de gli eroi 370 vieni; e qual suole<br />

822. Nel più dubbio de' casi alto monarca<br />

823. Avanti al trono suo convocar lento<br />

824. Di satrapi concilio 371 a cui nell'ampia<br />

825. Calvizie de la fronte il senno appare;<br />

826. Tal <strong>di</strong> limpi<strong>di</strong> spegli a un cerchio in mezzo<br />

827. Grave t'assi<strong>di</strong>, e lor sentenza ascolta.<br />

828. Un giacendo al tuo piè mostri qual deggia<br />

829. Liscia e piana salir su per le gambe<br />

830. La docil calza 372 : un sia presente al volto,<br />

831. Un <strong>di</strong>etro al capo 373 : e la percossa luce 374<br />

832. Quinci e quin<strong>di</strong> tornando, a un tempo solo<br />

833. Tutto al giu<strong>di</strong>zio de' tuoi guar<strong>di</strong> esponga<br />

834. L'apparato dell'arte. Intanto i servi<br />

835. A te su<strong>di</strong>no intorno; e qual piegate<br />

836. Le ginocchia in sul suol prono ti stringa 375<br />

367<br />

Ei … salvi = descrizione concitata e drammatica <strong>di</strong> una<br />

battaglia sottolineata da particolari realistici e cruenti<br />

368<br />

Non ve<strong>di</strong> omai = formula <strong>di</strong> transizione a scopo <strong>di</strong>dattico<br />

369<br />

Rodano e Senna = metonimie per in<strong>di</strong>care rispettivamente<br />

Lione e Parigi, famosi centri <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> tessuti pregiati<br />

370<br />

fior de gli eroi = metafora antifrastica<br />

371<br />

qual … Di satrapi concilio = similitu<strong>di</strong>ne con intento<br />

antifrastico<br />

372<br />

docil calza = particolare dell’abbigliamento settecentesco<br />

373<br />

un sia presente … Un <strong>di</strong>etro al capo = iterazione<br />

374<br />

percossa luce = perifrasi per in<strong>di</strong>care lo specchio<br />

29


837. <strong>Il</strong> molle piè <strong>di</strong> luci<strong>di</strong> fermagli;<br />

838. E qual del biondo crin che i no<strong>di</strong> eccede<br />

839. Su le schiene ondeggiante in negro velo<br />

840. I tesori raccoglia; e qual 376 già pronto<br />

841. Venga spiegando la nettarea veste.<br />

842. Fortunato garzone a cui la moda<br />

843. In fiorài canestri e <strong>di</strong> vermiglia<br />

844. Seta 377 coperti preparò tal copia 378<br />

845. D'ornamenti e <strong>di</strong> pompe! Ella pur ieri<br />

846. A te dono ne feo. La notte intera<br />

847. Faticaron per te cent'aghi e cento 379 ;<br />

848. E <strong>di</strong> percossi e ripercossi 380 ferri<br />

849. Per le tacite case andò il rimbombo:<br />

850. Ma non in van poi che <strong>di</strong> novo fasto<br />

851. Oggi superbo nel bel mondo andrai;<br />

852. E per entro l'invi<strong>di</strong>a e lo stupore<br />

853. Passerai de' tuoi pari eguale a un <strong>di</strong>o 381<br />

854. Folto bisbiglio sollevando intorno.<br />

855. Figlie de la memoria 382 inclite suore<br />

856. Che invocate scendendo i feri nomi<br />

857. De le squadre <strong>di</strong>verse e de gli eroi<br />

858. Annoveraste a i gran<strong>di</strong> che cantàro<br />

859. Achille Enea e il non minor Buglione 383 ,<br />

860. Or m'è d'uopo <strong>di</strong> voi. Tropp'ardua impresa<br />

861. E insuperabil senza vostr'aita<br />

862. Fia ricordare al mio signor <strong>di</strong> quanti<br />

863. Leggiadri arnesi graverà sue vesti 384<br />

375<br />

sul suol prono ti stringa = allitterazione in “s” e in “r”<br />

376<br />

E qual del biondo … e qual già pronto = iterazione<br />

377<br />

vermiglia / Seta = enjambement<br />

378<br />

copia = latinismo<br />

379<br />

Faticaron per te cent'aghi e cento = iperbole e metafora<br />

380<br />

percossi e ripercossi = replicazione<br />

381<br />

eguale a un <strong>di</strong>o = similitu<strong>di</strong>ne<br />

382<br />

Figlie de la memoria = perifrasi per in<strong>di</strong>care le Muse, figlie<br />

<strong>di</strong> Zeus e <strong>di</strong> Mnemosine. L’invocazione alle Muse, prima <strong>di</strong><br />

iniziare a ricordare i gran<strong>di</strong> della letteratura, è un topos della<br />

poesia epica. Cfr. l’incipit dell’<strong>Il</strong>iade, dell’O<strong>di</strong>ssea, la protasi<br />

della Gerusalemme liberata<br />

383<br />

i gran<strong>di</strong> … Buglione = perifrasi per in<strong>di</strong>care Omero,<br />

Virgilio e Tasso che cantarono rispettivamente le imprese <strong>di</strong><br />

Achille, <strong>di</strong> Enea, e <strong>di</strong> Goffredo <strong>di</strong> Buglione, pari agli altri due<br />

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864. Pria che <strong>di</strong> sé nel mondo esca a far pompa.<br />

vv. 865 – 1064 a cura <strong>di</strong> Silvia Del Ponte<br />

Graziosa descrizione <strong>di</strong> interni e <strong>di</strong> oggetti<br />

preziosi ed esotici: una boccetta <strong>di</strong> cristallo<br />

piena <strong>di</strong> profumo, un cuscino ripieno <strong>di</strong> erbe<br />

profumate, un vasetto <strong>di</strong> cristallo <strong>di</strong> rocca …<br />

865. Ma qual <strong>di</strong> tanti e sì leggiadri arnesi<br />

866. Sì felice 385 sarà che innanzi a gli altri<br />

867. Signor 386 venga a formar tua nobil soma?<br />

868. Tutti importan del pari. Ecco l'astuccio<br />

869. Di pelli rilucenti ornato e d'oro 387<br />

870. Sdegnar la turba, e gli occhi tuoi primiero<br />

871. Occupar <strong>di</strong> sua mole. Esso a cent'usi 388<br />

872. Opportuno si vanta: e ad esso in grembo<br />

873. Atta a gli orecchi a i denti a i peli all'ugne 389<br />

874. Vien forbita famiglia 390 . A i primi onori<br />

875. Seco 391 s'affretta 392 d'odorifer'onda<br />

876. Pieno cristal 393 che a la tua vita in forse 394<br />

877. Doni conforto allor che il vulgo 395 ar<strong>di</strong>sca<br />

878. Troppo accosto vibrar da la vil salma<br />

879. Fasti<strong>di</strong>osi effiuvj 396 a le tue nari.<br />

384 Leggiadri arnesi graverà sue vesti = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

gli ornamenti del Giovin signore, in senso eroicomico<br />

385 felice = latinismo (fortunato)<br />

386 Signor = allocuzione<br />

387 ornato e d'oro = anastrofe<br />

388 a cent'usi = iperbole<br />

389 a gli orecchi a i denti a i peli all’ugne = iterazione<br />

390 forbita famiglia = allitterazione<br />

391 Seco = latinismo<br />

392 Seco s’affretta = allitterazione<br />

393 Pieno cristal = metonimia<br />

394 a la tua vita in forse = iperbole . <strong>Il</strong> poeta esagera<br />

ironicamente i rischi che il Signore può correre, mescolandosi<br />

troppo da vicino al volgo<br />

395 vulgo = latinismo<br />

30


880. Nè men pronto <strong>di</strong> quello e all'uopo 397 stesso<br />

881. L'imitante un cuscin purpureo drappo 398<br />

882. Reca turgido il sen d'erbe odorate<br />

883. Che l'aprica 399 montagna in tuo favore<br />

884. Al possente meriggio educa e scalda.<br />

885. Ecco vien poi da cristallina rupe<br />

886. Tolto nobil vasello. In<strong>di</strong> traluce 400<br />

887. Prezioso confetto ove a gli aromi<br />

888. Stimolanti 401 s'unì l'ambra o la terra<br />

889. Che il Giappon manda a profumar de' gran<strong>di</strong><br />

890. L'etereo fiato 402 , o quel che il Caramano<br />

891. Fa gemer latte dall'inciso capo<br />

892. De' papaveri suoi 403 ; perchè se mai<br />

893. Non ben felice 404 amor l'alma t'attrista,<br />

894. Lene serpendo 405 per li membri acquete<br />

895. A te gli spirti 406 , e ne la mente induca<br />

896. Lieta stupi<strong>di</strong>tà che mille 407 adune<br />

897. Imagin dolci e al tuo desio conformi.<br />

898. A tanto arredo il cannocchial succeda<br />

899. E la chiusa tra l'oro Anglica lente 408 .<br />

900. Quel 409 notturno favor ti presti 410 allora<br />

901. Che al teatro t'assi<strong>di</strong>, e t'avvicini<br />

396<br />

fasti<strong>di</strong>osi effluvj = allitterazione<br />

397<br />

uopo = latinismo<br />

398<br />

L'imitante un cuscin purpureo drappo = iperbato<br />

399<br />

aprica = soleggiata (latinismo)<br />

400<br />

da seganalre l’assonanza rupe – traluce (vv. 885,886)<br />

401<br />

aromi / Stimolanti = enjambement<br />

402<br />

etereo fiato = alito (ironia)<br />

403<br />

o quel che … suoi = perifrasi per in<strong>di</strong>care l’oppio, che gli<br />

abitanti della Caramania, in Asia minore, ricavavano dal<br />

lattice dei papaveri<br />

404<br />

Non ben felice = litote<br />

405<br />

Lene serpendo = lene serpendo<br />

406<br />

per li membri acquete / A te gli spirti = enjambement e<br />

iperbato<br />

407<br />

mille = iperbole<br />

408<br />

E la chiusa tra l'oro Anglica lente = perifrasi per in<strong>di</strong>care la<br />

lorgnette (l’occhialino), montata in oro e con lente <strong>di</strong> marca<br />

inglese<br />

409<br />

Quel = si intende il cannocchiale<br />

410<br />

notturno favor ti presti = iperbato<br />

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902. O i piè leggeri o le canore labbra<br />

903. Da la scena remota; o con maligno<br />

904. Guardo 411 dell'alte vai logge spiando<br />

905. Le abitate tenèbre; o miri altronde 412<br />

906. Gli ognor nascenti e moribon<strong>di</strong> amori 413<br />

907. De le tenere dame 414 , onde s'appresti<br />

908. All'eloquenza tua nel <strong>di</strong> venturo<br />

909. Lunga e grave materia. A te la lente<br />

910. Nel giorno assista; e de gli sguar<strong>di</strong> tuoi<br />

911. Economa presieda; e si li parta<br />

912. Che il mirato da te vada superbo,<br />

913. Nè i mal visti accusarte osin giammai.<br />

914. La lente ancor su l'occhio tuo sedendo<br />

915. Irrefragabil giu<strong>di</strong>ce condanni 415<br />

916. O approvi <strong>di</strong> Palla<strong>di</strong>o 416 i muri e gli archi<br />

917. O 417 <strong>di</strong> Tizian 418 le tele 419 : essa a le vesti<br />

918. A i libri a i volti 420 feminili applauda<br />

919. Severa o li <strong>di</strong>spregi: e chi del senso<br />

920. Comun 421 sì privo fia che insorger osi<br />

921. Contro al sentenziar de la tua lente 422 ?<br />

922. Non per questa però sdegna o signore 423<br />

923. Giunto a lo speglio in Gallico sermone 424<br />

411 maligno / Guardo<br />

412 O i piè … o le canore … o con maligno … o miri =<br />

polisindeto e iterazione<br />

413 Gli ognor nascenti e moribon<strong>di</strong> amori = antitesi e iperbato<br />

414 tenere dame = enallage dell’aggettivo<br />

415 assista … presieda … parta … sedendo … condanni =<br />

umanizzazione degli oggetti<br />

416 Palla<strong>di</strong>o = Andrea Palla<strong>di</strong>o (1508 – 1580) celebre<br />

architetto vicentino<br />

417 O approvi … O <strong>di</strong> Tizian = anafora<br />

418 Tizian = Tiziano Vecellio (1490 – 1576) celebre pittore,<br />

nato a Pieve <strong>di</strong> Cadore<br />

419 tele = sineddoche<br />

420 a le vesti / A i libri a i volti = iterazione<br />

421 senso / Comun = enjambement<br />

422 Contro al sentenziar de la tua lente = umanizzazione degli<br />

oggetti<br />

423 o signore = apostrofe<br />

424 Gallico sermon = latinismo e perifrasi per in<strong>di</strong>care la<br />

lingua francese<br />

31


924. <strong>Il</strong> vezzoso giornal 425 , non le notate 426<br />

925. Eburnee tavolette 427 a guardar preste<br />

926. Tuoi sublimi pensier 428 fin ch'abbian luce<br />

927. Doman tra i belli spirti; e non isdegna<br />

928. La picciola guaina 429 ove al tuo cenno<br />

929. Mille ognora stan pronti argentei spilli 430 .<br />

930. Oh quante volte a cavalier sagace<br />

931. Ho vedut'io le man render beate 431<br />

932. Uno apprestato a tempo unico spillo!<br />

933. Ma dove ahi dove 432 inonorato e solo<br />

934. Lasci '1 coltello a cui l'oro e l'acciaro<br />

935. Donàr gemina 433 lama, e a cui la madre<br />

936. De la gemma più bella d'Anfitrite 434<br />

937. Diè manico elegante, onde il colore<br />

938. Con dolce variar l'iride imìta?<br />

939. Verrà il tempo verrà 435 che ne' superbi<br />

940. Convivj 436 ognaltro avanzerai per fama<br />

941. D'esimio trinciatore 437 ; e i plausi e i gri<strong>di</strong><br />

942. De' tuoi gran pari ecciterai qualora,<br />

943. Pollo o fagian con le forcine in alto<br />

944. Sospeso, a un colpo il priverai dell'anca<br />

945. Mirabilmente. Or qual più resta omai<br />

425 <strong>Il</strong> vezzoso giornal = un giornale forse <strong>di</strong> moda<br />

426 non le notate = allitterazione<br />

427 Eburnee tavolette = perifrasi per in<strong>di</strong>care il tacquino per<br />

annotazioni rilegato in avorio, pronto a custo<strong>di</strong>re le battute<br />

che il Giovin signore sfoggerà nella conversazione il giorno<br />

dopo, facendo finta, forse, <strong>di</strong> improvvisarle<br />

428 sublimi pensier = ironia<br />

429 picciola guaina = astuccio (latinismo)<br />

430 Mille ognora stan pronti argentei spilli = iperbato e<br />

iperbole<br />

431 sagace – beate = assonanza<br />

432 Ma dove ahi dove = ripetizione<br />

433 gemina = latinismo. Si intende una doppia lama: una <strong>di</strong><br />

acciaio, una dorata<br />

434 la madre / De la gemma più bella d'Anfitrite = perifrasi per<br />

in<strong>di</strong>care la madreperla. Anfitrite, figlia dell’Oceano e moglie<br />

<strong>di</strong> Nettuno, sta qui per mare, la cui gemma più bella è la perla<br />

435 Verrà … verrà = iterazione<br />

436 superbi / Convivj = enjambement<br />

437 esimio trinciatore = iperbole ironica<br />

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946. Onde colmar tue tasche inclito 438 ingombro 439 ?<br />

947. Ecco a molti colori oro <strong>di</strong>stinto,<br />

948. Ecco 440 nobil testuggine 441 su cui<br />

949. Voluttuose imagini lo sguardo<br />

950. Invitan de gli eroi 442 . Copia 443 squisita<br />

951. Di fumido rapè quivi è serbata<br />

952. E <strong>di</strong> spagna oleoso 444 , onde lontana<br />

953. Pur come suol fasti<strong>di</strong>oso insetto 445<br />

954. Da te fugga la noia. Ecco che smaglia<br />

955. Cupido 446 a te <strong>di</strong> circondar le <strong>di</strong>ta<br />

956. Vivo splendor <strong>di</strong> preziose anella 447 .<br />

957. Ami la pietra ove si stanno ignude<br />

958. Sculte le Grazie 448 , e che il Giudeo 449 ti fece<br />

959. Creder opra d'Argivi allor ch'ei chiese<br />

960. Tanto tesoro 450 , e d'eru<strong>di</strong>to il nome<br />

961. Ti comparti prostrandosi a' tuoi pie<strong>di</strong>?<br />

962. Vuoi tu i lieti 451 rubini? O più t'aggrada<br />

963. Sceglier quest'oggi l'In<strong>di</strong>co 452 adamante 453<br />

964. Là dove il lusso incantator costrinse<br />

965. La fatica e il sudor 454 <strong>di</strong> cento buoi 455<br />

438<br />

inclito = latinismo<br />

439<br />

inclito ingombro = ossimoro<br />

440<br />

Ecco … Ecco (vv. 947-48) = anafora<br />

441<br />

nobil testuggine = metonimia per contenitore fatto <strong>di</strong><br />

tartaruga<br />

442<br />

lo sguardo / Invitan de gli eroi = iperbato<br />

443<br />

Copia = latinismo<br />

444<br />

Di fumido rapè … E <strong>di</strong> Spagna oleoso = due qualità <strong>di</strong><br />

tabacco da naso<br />

445<br />

come suol fasti<strong>di</strong>oso insetto = similitu<strong>di</strong>ne – si noti la rima<br />

interna : fasti<strong>di</strong>oso oleoso<br />

446<br />

smaglia / Cupido = umanizzazione degli oggetti<br />

447<br />

anella = latinismo<br />

448<br />

ignude / Sculte le Grazie = enjambement. Si in<strong>di</strong>ca un<br />

cammeo in cui sono incise le Grazie nella loro nu<strong>di</strong>tà (sculte<br />

participio latineggiante, ripreso al v. 969)<br />

449<br />

Giudeo = metonimia (il commerciante ebreo)<br />

450<br />

Tanto tesoro = iperbole e allitterazione<br />

451<br />

lieti = con valore attivo <br />

452<br />

In<strong>di</strong>co = da notare l’esotismo dell’aggettivo<br />

453<br />

adamante = <strong>di</strong>amante (provenzalismo: adamas) Cfr. Guido<br />

Guinizzelli “Al cor gentil …”<br />

32


966. Che pria vagando per le tue campagne<br />

967. Facean sotto a i lor piè nascere i beni?<br />

968. Pren<strong>di</strong> o tutti o qual vuoi 456 ; ma l'aureo cerchio 457<br />

969. Che sculto intorno è d'amorosi motti<br />

970. Ognor teco 458 si vegga, e il minor <strong>di</strong>to 459<br />

971. Premati alquanto, e sovvenir ti faccia<br />

972. Dell'altrui fida sposa a cui se' caro.<br />

973. Vengane alfin de gli orioi gemmati<br />

974. Venga 460 il duplice pondo 461 ; e a te de l'ore<br />

975. Che all'alte imprese <strong>di</strong>spensar conviene<br />

976. Faccia rigida prova. Ohimè che vago<br />

977. Arsenal 462 minutissimo <strong>di</strong> cose<br />

978. Ciondola quin<strong>di</strong>, e ripercosso insieme<br />

979. Molce 463 con soavissimo tintinno 464 !<br />

980. Ma v'hai tu il meglio? Ah si che i miei precetti<br />

981. Sagace prevenisti. Ecco risplende<br />

982. Chiuso in breve cristallo il dolce pegno<br />

983. Di fortunato amor: lungi o profani 465 ,<br />

984. Chè a voi tant'oltre penetrar non lice 466 .<br />

985. Compiuto è il gran lavoro. O<strong>di</strong> Signore 467<br />

986. Sonar già intorno la ferrata zampa 468<br />

987. De' superbi corsier che irrequieti<br />

988. Ne' grand'atrj sospinge arretra e volge 469<br />

989. La <strong>di</strong>sciplina dell'ar<strong>di</strong>to auriga.<br />

990. Sorgi e t'appresta 470 a render bal<strong>di</strong> e lieti<br />

454<br />

fatica e il sudor = en<strong>di</strong>a<strong>di</strong><br />

455<br />

cento buoi = iperbole<br />

456<br />

o tutti o qual vuoi = polisindeto e iterazione<br />

457<br />

l'aureo cerchio = metonimia per anello<br />

458<br />

teco = latinismo<br />

459<br />

minor <strong>di</strong>to = perifrasi per in<strong>di</strong>care il mignolo<br />

460<br />

Venga … Venga (vv 973-74) = anafora<br />

461<br />

il duplice pondo = si tratta del peso <strong>di</strong> due orologi ornati <strong>di</strong><br />

pietre preziose. Da notare il latinismo pondo<br />

462<br />

vago / Arsenal = enjambement<br />

463<br />

Molce = latinismo<br />

464<br />

tintinno = onomatopea<br />

465<br />

lungi o profani = apostrofe<br />

466<br />

lice = latinismo<br />

467<br />

O<strong>di</strong> Signore = apostrofe<br />

468<br />

ferrata zampa = sineddoche<br />

469<br />

sospinge arretra e volge = climax <strong>di</strong>scendente<br />

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991. Del tuo nobile incarco i bruti ancora.<br />

992. Ma a possente signor scender non lice<br />

993. Da le stanze superne 471 infin che al gelo<br />

994. O al meriggio non abbia il cocchier stanco<br />

995. Durato un pezzo, onde l'uom servo intenda<br />

996. Per quanto immensa via 472 natura il parta<br />

997. Dal suo signore. Or dunque i miei precetti<br />

998. Io seguirò, chè varie al tuo mattino<br />

999. Portar dee cure il variar 473 de' giorni:<br />

1000. Tu dolce intanto prenderai solazzo<br />

1001. Ad agitar fra le tranquille <strong>di</strong>ta<br />

1002. Dell'oriolo i ciondoli vezzosi.<br />

1003. Signore al ciel non è cosa più cara<br />

1004. Di tua salute: e troppo a noi mortali<br />

1005. E' il viver de' tuoi pari util tesoro 474 .<br />

1006. Uopo è talor che da gli egregi affanni 475<br />

1007. T'allevj alquanto, e con pietosa mano 476<br />

1008. <strong>Il</strong> teso per gran tempo arco rallente 477 .<br />

1009. Tu dunque allor che placida mattina<br />

1010. Vestita riderà 478 d'un bel sereno<br />

1011. Esci pedestre, e le abbattute membra<br />

1012. All'aura salutar snoda e rinfranca.<br />

1013. Di nobil cuoio a te la gamba calzi<br />

1014. Purpureo stivaletto, onde giammai<br />

1015. Non profanin tuo piè la polve o il limo 479<br />

1016. Che l'uom calpesta. A te s'avvolga intorno<br />

1017. Veste leggiadra che sul fianco sciolta<br />

1018. Sventoli andando; e le formose braccia<br />

470<br />

Sorgi e t'appresta = apostrofe<br />

471<br />

stanze superne = allitterazione<br />

472<br />

Per quanto immensa via = iperbole ironica<br />

473<br />

varie … variar = figura etimologica<br />

474<br />

Signore al ciel non è cosa più cara / Di tua salute: e troppo<br />

a noi mortali / E' il viver de' tuoi pari util tesoro = captatio<br />

benevolentiae ironica<br />

475<br />

egregi affanni = ossimoro<br />

476<br />

pietosa mano = enallage<br />

477<br />

<strong>Il</strong> teso per gran tempo arco rallente = iperbato e<br />

allitterazione<br />

478<br />

placida mattina / Vestita riderà = umanizzazione della<br />

Natura<br />

479<br />

polve o il limo = latinismi<br />

33


1019. Stringa in maniche anguste a cui vermiglio<br />

1020. O cilestro ermesino 480 orni gli estremi<br />

1021. Del bel color che l'elitropio 481 tigne<br />

1022. O pur 482 d'oriental can<strong>di</strong>do bisso<br />

1023. Voluminosa benda in<strong>di</strong> a te fasci<br />

1024. La snella gola. E il crin... Ma il crin 483 signore<br />

1025. Forma non abbia ancor da la man dotta 484<br />

1026. Dell'artefice suo; chè troppo fora 485 ,<br />

1027. Ahi troppo 486 grave error lasciar tant'opra<br />

1028. De le licenziose aure 487 in balia.<br />

1029. Nè senz'arte però vada negletto 488<br />

1030. Su gli omeri a cader; ma o che natura<br />

1031. A te il nodrisca; o che da ignote 489 fronti<br />

1032. <strong>Il</strong> più famoso parrucchier lo involi,<br />

1033. E lo adatti al tuo capo, in sul tuo capo 490<br />

1034. Ripiegato l'afferri e lo sospenda<br />

1035. Con testugginei denti il pettin curvo.<br />

1036. Ampio cappello alfin che il <strong>di</strong>sco agguagli<br />

1037. Del gran lume Febeo 491 tutto ti copra,<br />

1038. E allo sguardo profan tuo nume asconda.<br />

1039. Poi che così le belle membra ornate<br />

1040. Con artificj negligenti 492 avrai,<br />

1041. Esci soletto a respirar talora<br />

1042. I mattutini fiati: e lieve canna<br />

1043. Brandendo con la man, quasi baleno<br />

1044. Le vie trascorri, e premi ed urta il vulgo 493<br />

480<br />

ermesino = seta leggiera proveniente da Ornus, nel Golfo<br />

persico<br />

481<br />

elitropio = grecismo per girasole<br />

482<br />

O cilestro … O pur (vv. 1020-1022) = anafora<br />

483<br />

E il crin … ma il crin = sospensione e ana<strong>di</strong>plosi<br />

484<br />

Forma non abbia ancor da la man dotta = assonanza<br />

paragrammatica<br />

485<br />

dotta – fora = assonanza vocalica<br />

486<br />

troppo … / Ahi troppo = ana<strong>di</strong>plosi<br />

487<br />

aure = aulicismo<br />

488<br />

negletto = latinismo<br />

489<br />

o che natura … o che da ignote = polisindeto e iterazione<br />

490<br />

capo … capo = iterazione<br />

491<br />

lume Febeo = perifrasi per in<strong>di</strong>care il sole<br />

492<br />

artificj negligenti = ossimoro<br />

493<br />

e lieve canna … e premi ed urta il vulgo = polisindeto<br />

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1045. Che s'oppone al tuo corso. In altra guisa<br />

1046. Fora 494 colpa l'uscir; però che andrièno<br />

1047. Mal dal vulgo <strong>di</strong>stinti i primi eroi<br />

1048. Tal giorno ancora, o d'ogni giorno forse<br />

1049. Fien qualch'ore serbate al molle ferro 495<br />

1050. Che i peli a te rigermoglianti a pena 496<br />

1051. D'in su la guancia miete 497 ; e par che invidj<br />

1052. Ch'altri fuor che sè solo indaghi o scopra<br />

1053. Unqua 498 il tuo sesso. Arroge a questo il giorno<br />

1054. Che <strong>di</strong> lavacro universal 499 convienti<br />

1055. Terger le vaghe membra. E' ver che allora<br />

1056. D'esser mortal dubiterai 500 ; ma innalza<br />

1057. Tu allor la mente a i gran<strong>di</strong> aviti onori<br />

1058. Che fino a te per secoli cotanti<br />

1059. Misti scesero al chiaro altero sangue 501 ;<br />

1060. E il pensier ubbioso al par <strong>di</strong> nebbia 502<br />

1061. Per lo vasto vedrai aere smarrirsi 503<br />

1062. A i raggi de la gloria 504 onde t'investi;<br />

1063. E <strong>di</strong> te pago sorgerai qual pria<br />

1064. Gran semideo che a sé solo somiglia 505<br />

vv. 1065 – 1166 a cura <strong>di</strong> Serena Fiori<br />

Completata la sua preparazione il giovane<br />

aristocratico può finalmente raggiungere la sua<br />

dama in carrozza con una corsa folle per le vie<br />

494<br />

Fora = sarebbe (latinismo)<br />

495<br />

molle ferro = ossimoro<br />

496<br />

i peli a te rigermoglianti a pena = perifrasi per in<strong>di</strong>care la<br />

barba<br />

497<br />

miete = metafora<br />

498<br />

Unqua = latinismo<br />

499<br />

lavacro universal = aulicismo<br />

500<br />

D'esser mortal dubiterai = ironia<br />

501<br />

chiaro altero sangue = ironia<br />

502<br />

al par <strong>di</strong> nebbia = similitu<strong>di</strong>ne<br />

503<br />

Per lo vasto vedrai aere smarrirsi = iperbato<br />

504<br />

i raggi de la gloria = metafora<br />

505<br />

qual pria / Gran semideo che a sé solo somiglia =<br />

similitu<strong>di</strong>ne e allitterazione in “s”<br />

34


della città, mettendo in serio pericolo<br />

l’incolumità dei passanti.<br />

1065. Fama è così che il dì quinto le Fate 506<br />

1066. Loro salma immortal vedean coprirsi<br />

1067. Già d'orribili scaglie, e in feda serpe<br />

1068. Volta strisciar sul suolo a sè 507 facendo<br />

1069. De le marcate spire impeto e forza:<br />

1070. Ma il primo sol le rivedea più belle<br />

1071. Far beati gli amanti e a un volger d'occhi<br />

1072. Mescere a voglia lor la terra e il mare.<br />

1073. Assai l'auriga bestemmiò finora<br />

1074. I tuoi nobili indugi: assai 508 la terra<br />

1075. Calpestàro i cavalli. Or via veloce<br />

1076. Reca o servo gentil, reca 509 il cappello<br />

1077. Ch'ornan fulgi<strong>di</strong> no<strong>di</strong>: e tu frattanto<br />

1078. Fero genio <strong>di</strong> Marte a guardar posto<br />

1079. De la stirpe de' numi il caro fianco,<br />

1080. Al mio giovan eroe cigni la spada<br />

1081. Corta e lieve non già, ma qual richiede<br />

1082. La stagion bellicosa 510 al suol cadente,<br />

1083. E <strong>di</strong> triplice taglio armata e d'else<br />

1084. Immane. Quanto esser può mai sublime<br />

1085. L'annoda pure onde 511 la impugni all'uopo 512<br />

1086. La destra furibonda in un momento.<br />

1087. Nè <strong>di</strong>sdegnar con le sanguigne <strong>di</strong>ta 513<br />

1088. Di ripulire ed or<strong>di</strong>nar quel nastro 514<br />

1089. Onde l'else è superbo. Industre stu<strong>di</strong>o<br />

1090. E' <strong>di</strong> can<strong>di</strong>da mano. Al mio signore<br />

1091. Dianzi donollo, e gliel appese al brando<br />

1092. L'altrui fida consorte a lui si cara.<br />

506<br />

Fama … Fate = allitterazione<br />

507<br />

scaglie, e in feda serpe / Volta strisciar sul suolo a sé =<br />

allitterazione<br />

508<br />

Assai … assai = iterazione<br />

509<br />

Reca … reca = iterazione<br />

510<br />

stagion bellicosa = metafora<br />

511<br />

annoda … onde = allitterazione<br />

512<br />

uopo = latinismo Cfr. opus est<br />

513<br />

sanguigne <strong>di</strong>ta = aggettivazione icastica<br />

514<br />

nastro = sineddoche<br />

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1093. Tal del famoso Artù 515 vide la corte<br />

1094. Le infiammate d'amor donzelle ar<strong>di</strong>te<br />

1095. Ornar <strong>di</strong> piume e <strong>di</strong> purpuree fasce<br />

1096. I fatati guerrier; si che poi lieti<br />

1097. Correan mortale ad incontrar periglio 516<br />

1098. In selve orrende fra i giganti e i mostri 517 .<br />

1099. Volgi o invitto campion, volgi 518 tu pure<br />

1100. <strong>Il</strong> generoso piè dove la bella<br />

1101. E de gli eguali tuoi scelto drappello 519<br />

1102. Sba<strong>di</strong>gliando t'aspetta all'alte mense.<br />

1103. Vieni, e godendo, nell'uscire il lungo<br />

1104. Or<strong>di</strong>n 520 superbo <strong>di</strong> tue stanze ammira.<br />

1105. Or già siamo all'estreme: alza i bei lumi 521<br />

1106. A le pendenti tavole vetuste 522<br />

1107. Che a te de gli avi tuoi serbano ancora<br />

1108. Gli atti e le forme. Quei che in duro dante 523<br />

1109. Strigne le membra, e cui si grande ingombra<br />

1110. Traforato collar le gran<strong>di</strong> spalle,<br />

1111. Fu <strong>di</strong> macchine autor; cinse d'invitte<br />

1112. Mura 524 i Penati 525 ; e da le nere torri<br />

1113. Signoreggiando il mar, verso le aduste<br />

1114. Spiagge 526 la predatrice Africa spinse.<br />

1115. Ve<strong>di</strong> quel magro a cui canuto e raro<br />

1116. Pende il crin da la nuca, e l'altro a cui<br />

1117. Su la guancia pienotta e sopra il mento<br />

515 Artù = leggendario re celtico (Artus), protagonista <strong>di</strong><br />

numerosi romanzi del ciclo brettone. Cfr. Chrétien de Troyes:<br />

Lancelot, Cliges, Perceval … La sua presenza nell’opera<br />

testimonia la profonda cultura letteraria <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>. – Si nota il<br />

fascino degli oggetti, messo in evidenza dall’ambientazione<br />

cortese<br />

516 Correan mortale ad incontrar periglio = iperbato<br />

517 Tal … sì che … mostri = similitu<strong>di</strong>ne<br />

518 Volgi … volgi = iterazione<br />

519 scelto drappello = metafora <strong>di</strong> ambito militare<br />

520 lungo / Or<strong>di</strong>n = enjambement<br />

521 lumi = metonimia per occhi<br />

522 pendenti tavole vetuste = allitterazione in “t”<br />

523 duro dante = allitterazione<br />

524 invitte / Mura = enjambement<br />

525 Penati = gli dei della Patria<br />

526 aduste / Spiagge = enjambement<br />

35


1118. Serpe triplice pelo 527 ? Ambo s'adornano<br />

1119. Di toga magistral cadente a i pie<strong>di</strong>:<br />

1120. L'uno a Temi 528 fu sacro: entro a' Licei<br />

1121. La gioventù pellegrinando ei trasse<br />

1122. A gli oracoli suoi; in<strong>di</strong> sedette<br />

1123. Nel senato de' padri; e le <strong>di</strong>sperse<br />

1124. Leggi 529 raccolte, ne fe' parte al mondo:<br />

1125. L'altro sacro ad Igeia 530 . Non o<strong>di</strong> ancora<br />

1126. Presso a un secol <strong>di</strong> vita il buon vegliardo<br />

1127. Di lui narrar quel che da' padri suoi<br />

1128. Nonagenarj udì, com'ei spargesse<br />

1129. Su la plebe infelice oro 531 e salute<br />

1130. Pari a Febo 532 suo nume? Ecco quel grande<br />

1131. A cui si fosco parruccon s'innalza 533<br />

1132. Sopra la fronte spaziosa; e scende 534<br />

1133. Di minuti botton serie infinita<br />

1134. Lungo la veste. Ri<strong>di</strong>? Ei novi aperse<br />

1135. Studj a la patria; ei <strong>di</strong> perenne aita<br />

1136. I miseri dotò; portici e vie<br />

1137. Stese per la cittade; e da gli ombrosi<br />

1138. Lor lontani recessi a lei dedusse<br />

1139. Le pure onde 535 salubri, e ne' quadrivj<br />

1140. E in mezzo a gli ampli fori alto le fece<br />

1141. Salir scherzando a rinfrescar la state 536<br />

1142. Madre <strong>di</strong> morbi popolari. Oh come<br />

1143. Ar<strong>di</strong> a tal vista <strong>di</strong> beato orgoglio<br />

1144. Magnanimo garzon! Folle! A cui parlo?<br />

1145. Ei già più non m'ascolta: o<strong>di</strong>ò que' ceffi<br />

527 Ve<strong>di</strong> quel magro … Pende … e l’altro … guancia pienotta<br />

… triplice pelo = rappresentazione realistica secondo i canoni<br />

del sensismo<br />

528 Temi = la dea della Giustizia Cfr. <strong>Parini</strong> “La salubrità<br />

dell’aria” v. 116 <br />

529 <strong>di</strong>sperse / Leggi = enjambement<br />

530 Igeia = la dea della salute: perifrasi per in<strong>di</strong>care il me<strong>di</strong>co<br />

531 oro = metonimia per denaro<br />

532 Febo = <strong>di</strong>o del sole (Apollo)<br />

533 si fosco parruccon s'innalza = allitterazione in “s”<br />

534 Sopra la fronte spaziosa; e scende = allitterazione in “s”<br />

535 onde = metonimia per acque<br />

536 Salir scherzando a rinfrescar la state = allitterazione in “s”<br />

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1146. <strong>Il</strong> suo guardo gentil: noia lui prese<br />

1147. Di si vieti racconti: e già s'affretta<br />

1148. Giù per le scale impaziente. Ad<strong>di</strong>o<br />

1149. De gli uomini delizia e <strong>di</strong> tua stirpe,<br />

1150. E de la patria tua gloria e sostegno 537 .<br />

1151. Ecco che umili in bipartita schiera 538<br />

1152. T'accolgono i tuoi servi. Altri già pronto<br />

1153. Via se ne corre ad annunciare al mondo<br />

1154. Che tu vieni a bearlo; altri 539 a le braccia<br />

1155. Timido ti sostien mentre il dorato<br />

1156. Cocchio 540 tu sali, e tacito e severo<br />

1157. Sur un canto ti sdrai. Apriti o vulgo 541<br />

1158. E ce<strong>di</strong> il passo al trono ove s'asside<br />

1159. <strong>Il</strong> mio signore. Ah te meschin s'ei perde<br />

1160. Un sol per te de' preziosi istanti!<br />

1161. Temi il non mai da legge o verga o fune<br />

1162. Domabile cocchier: temi 542 le rote<br />

1163. Che già più volte le tue membra<br />

1164. Avvolser seco, e del tuo impuro sangue<br />

1165. Corser macchiate, e il suol <strong>di</strong> lunga striscia<br />

1166. Spettacol miserabile! segnàro 543 .<br />

IL MERIGGIO<br />

A CURA DI BARBARA RICCI<br />

Nella prima redazione questa parte, a sé<br />

stante, si intitolava “<strong>Il</strong> Mezzogiorno”.<br />

Successivamente la parte venne revisionata,<br />

537<br />

De gli uomini delizia e <strong>di</strong> tua stirpe, / E de la patria tua<br />

gloria e sostegno = metafora e iperbato<br />

538<br />

bipartita schiera = metafora <strong>di</strong> ambito militare<br />

539<br />

Altri … altri = iterazione<br />

540<br />

dorato / Cocchio = enjambement<br />

541<br />

vulgo = latinismo<br />

542<br />

Temi … temi = iterazione<br />

543<br />

Avvolser seco … sangue / corser … suol … striscia /<br />

Spettacol miserabile! segnaro = allitterazione in “s” – si nota<br />

la sottolineatura della scena cruenta<br />

36


con significativi mutamenti <strong>di</strong> carattere<br />

linguistico – strutturale e con spostamenti <strong>di</strong><br />

episo<strong>di</strong>. <strong>Il</strong> titolo venne cambiato in “Meriggio”.<br />

Motivo conduttore del “Meriggio” è il<br />

cicisbeismo, quel costume per cui una dama<br />

sposata aveva <strong>di</strong>ritto ad un cavalier servente.<br />

La scena si apre con la dama, davanti alla<br />

toilette, circondata da alcuni “giovani eroi” che<br />

spettegolano sugli amori altrui, mentre il<br />

marito, in <strong>di</strong>sparte, sorride. Arriva, quin<strong>di</strong>, il<br />

“Giovin signore”, che fa <strong>di</strong>leguare tutti i<br />

presenti. I due giovani siedono vicino,<br />

scambiandosi complimenti e battute pungenti.<br />

Viene poi il momento del pranzo, durante il<br />

quale si assaggiano le vivande prelibate, più<br />

per voluttà, propria degli spiriti raffinati, che per<br />

bisogno, proprio della plebe. Qui si inserisce la<br />

favola mitologica del Piacere: un tempo gli<br />

uomini erano uguali tra loro; poi gli dei<br />

inviarono sulla terra il Piacere, il quale fece<br />

sviluppare in alcuni uomini una maggiore<br />

sensibilità, così che costoro primeggiarono,<br />

lasciando gli altri in balia degli istinti primitivi.<br />

Tra i commensali, che siedono alla mensa c’è<br />

una serie <strong>di</strong> tipi umani, tra cui un grande<br />

mangiatore, ma spicca soprattutto il<br />

vegetariano, che condanna l'uccisione degli<br />

animali. A questo punto si inserisce l’episo<strong>di</strong>o<br />

della “Vergine cuccia”. Infatti la dama, udendo<br />

il vegetariano, versa una lacrima, ricordando la<br />

sua cagnetta, colpita un giorno dal calcio <strong>di</strong> un<br />

servitore. Questi fu licenziato e condannato a<br />

chiedere, senza risultato, l’elemosina, insieme<br />

alla moglie ed ai figli, così da risarcire la<br />

“Vergine cuccia” del suo dolore. <strong>Il</strong> “Giovin<br />

signore”, durante il pranzo, deve badare ai<br />

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bisogni della dama e contemporaneamente<br />

partecipare brillantemente alla conversazione,<br />

facendo sfoggio della sua cultura. Esalta,<br />

infatti, il commercio, <strong>di</strong>sprezzando, invece,<br />

l’agricoltura, <strong>di</strong>scute con l’astronomo e<br />

l’ingegnere, inserendo nella conversazione<br />

qualche vocabolo scientifico, ascoltato<br />

precedentemente; si beffa del poeta, parlando<br />

<strong>di</strong> filosofia. Dopo il pranzo, i convitati si<br />

trasferiscono in un’altra stanza, a prendere il<br />

caffè, mentre fuori del palazzo una folla <strong>di</strong><br />

men<strong>di</strong>canti, con le narici spalancate, gusta i<br />

profumi della mensa. Mentre si prepara il tric<br />

trac, gioco in voga a quel tempo, il “Giovin<br />

signore” sceglie con cura la carrozza, con la<br />

quale portare in giro la dama, nella<br />

passeggiata pomeri<strong>di</strong>ana.<br />

VV. 1 – 206 a cura <strong>di</strong> Franchini Stefania<br />

All’inizio <strong>di</strong> questa seconda parte il poeta ci<br />

avverte che descriverà il Giovin signore<br />

impegnato nella partecipazione ai banchetti<br />

illustri. Vi sono riferimenti al banchetto che<br />

Didone aveva dato in onore <strong>di</strong> Enea e ai<br />

conviti presenti nell’O<strong>di</strong>ssea. È ripreso il<br />

motivo del cicisbeismo, già incontrato nel<br />

“Mattino”, attraverso la rappresentazione <strong>di</strong><br />

schermaglie amorose. Notevoli sono la<br />

macchietta del marito docile e compiacente, la<br />

similitu<strong>di</strong>ne col musulmano, la caricatura del<br />

saluto galante alla dama, la comme<strong>di</strong>a<br />

dell’amore trai due protagonisti. In ultimo vi è<br />

una <strong>di</strong>gressione sulla truce gelosia dei tempi<br />

passati.<br />

37


1. Ar<strong>di</strong>rò ancor fra i desinari illustri<br />

2. Sul meriggio innoltrarmi umil cantore,<br />

3. Poi che troppa <strong>di</strong> te cura mi punge 544<br />

4. Signor, ch'io spero un dì veder maestro<br />

5. E <strong>di</strong>ttator 545 <strong>di</strong> graziosi mo<strong>di</strong><br />

6. All'alma 546 gioventù che Italia onora.<br />

7. Tal fra le tazze 547 e i coronati vini 548<br />

8. Onde all'ospite suo fe' lieta pompa<br />

9. La punica regina 549 , i canti alzava<br />

10. Jopa 550 crinito; e la regina in tanto<br />

11. Dal bel volto straniero 551 iva beendo<br />

12. L'oblivion del misero Sichèo 552 :<br />

13. E tale 553 , allor che l'orba Itaca 554 in vano<br />

14. Chiedea a Nettun 555 la prole <strong>di</strong> Laerte 556 ,<br />

15. Femio 557 s'u<strong>di</strong>a co' versi e con la cetra<br />

16. La facil mensa 558 rallegrar de' proci 559 ,<br />

17. Cui dell'errante Ulisse i pingui agnelli<br />

18. E i petrosi licori 560 e la consorte 561<br />

544<br />

troppa <strong>di</strong> te cura mi punge = metafora<br />

545<br />

<strong>di</strong>ttator = arbitro<br />

546<br />

alma = latinismo<br />

547<br />

Tal fra le tazze = allitterazione in “t” – similitu<strong>di</strong>ne<br />

548<br />

i coronati vini = metonimia per in<strong>di</strong>care le tazze <strong>di</strong> vino<br />

adorne <strong>di</strong> fiori<br />

549<br />

La punica regina = perifrasi per in<strong>di</strong>care Didone , regina <strong>di</strong><br />

Cartagine<br />

550 Jopa = il cantore <strong>di</strong> Didone , <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Atlante Cfr.<br />

Eneide I, 740-746<br />

551 Dal bel volto straniero = sineddoche per in<strong>di</strong>care Enea<br />

552 beendo / L'oblivion del misero Sichèo = metafora; Sicheo<br />

era il marito <strong>di</strong> Didone, ucciso dal fratello <strong>di</strong> lei Pigmalione –<br />

cfr. Eneide I, 749 ><br />

553 E tale … = similitu<strong>di</strong>ne<br />

554 l'orba Itaca = Itaca privata del suo re<br />

555 Nettun = <strong>di</strong>o del mare<br />

556 la prole <strong>di</strong> Laerte = perifrasi per in<strong>di</strong>care Ulisse<br />

557 Femio = il cantore <strong>di</strong> Ulisse<br />

558 facil mensa = perché non pagata<br />

559 proci = i pretendenti alla mano <strong>di</strong> Penelope<br />

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19. Convitavano in folla. Amici or china<br />

20. Giovin Signore al mio cantar gli orecchi,<br />

21. Or che tra nuove Elise e nuovi proci<br />

22. E tra fedeli ancor Penelopèe 562<br />

23. Ti guidano a la mensa i versi miei.<br />

24. Già dall'alto del cielo il sol fuggendo 563<br />

25. Verge all'occaso 564 : e i piccoli mortali<br />

26. Dominati dal tempo escon <strong>di</strong> novo<br />

27. A popolar le vie ch'all'oriente<br />

28. Spandon ombra già grande. A te null'altro<br />

29. Dominator fuor che te stesso è dato<br />

30. Stirpe <strong>di</strong> numi 565 : e il tuo meriggio è questo.<br />

31. Al fin <strong>di</strong> consigliarsi al fido speglio<br />

32. La tua dama cessò. Cento già volte 566<br />

33. O chiese o rimandò 567 novelli ornati;<br />

34. E cento ancor 568 de le agitate ognora<br />

35. Damigelle or con vezzi or 569 con garriti 570<br />

36. Rovesciò la fortuna. A sè medesma<br />

37. Quante volte convien piacque e <strong>di</strong>spiacque 571 ;<br />

38. E quante volte 572 è d'uopo a sè ragione<br />

39. Fece e a' suoi lodatori. I mille intorno<br />

40. Dispersi arnesi 573 al fin raccolse in uno<br />

41. La consapevol del suo cor ministra 574 :<br />

42. Al fin velata <strong>di</strong> legger zendado 575<br />

560<br />

i petrosi licori = enallage per in<strong>di</strong>care i vini prodotti dalla<br />

petrosa Itaca<br />

561<br />

la consorte = Penelope<br />

562<br />

tra nuove Elise e nuovi proci / E tra fedeli ancor Penelopèe<br />

= antonomasie. Elissa era un altro nome <strong>di</strong> Didone<br />

563<br />

il sol fuggendo = metafora<br />

564<br />

Verge all'occaso = latinismi<br />

565<br />

Stirpe <strong>di</strong> numi = iperbole ironica<br />

566<br />

Cento già volte = iperbole<br />

567<br />

O … o = iterazione e polisindeto<br />

568<br />

E cento ancor = iperbole<br />

569<br />

or … or = iterazione<br />

570<br />

vezzi … garriti = antitesi<br />

571<br />

piacque e <strong>di</strong>spiacque = antitesi<br />

572<br />

Quante volte … E quante volte = anafora<br />

573<br />

I mille intorno / Dispersi arnesi = iperbole e iperbato<br />

574<br />

La consapevol del suo cor ministra = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

la cameriera preferita<br />

38


43. È l'ara tutelar <strong>di</strong> sua beltade:<br />

44. E la seggiola sacra un po' rimossa<br />

45. Languidetta l'accoglie. Intorno a lei<br />

46. Pochi giovani eroi 576 van rimembrando<br />

47. I cari lacci altrui, mentre da lunge<br />

48. Ad altra intorno i cari lacci vostri 577<br />

49. Pochi giovani eroi 578 van rimembrando.<br />

50. <strong>Il</strong> marito gentil queto sorride<br />

51. A le lor celie; o, s'ei si cruccia alquanto,<br />

52. Del tuo lungo tardar solo si cruccia 579 .<br />

53. Nulla però <strong>di</strong> lui cura te prenda 580<br />

54. Oggi o Signore. E s'ei del vulgo a paro 581<br />

55. Prostrò l'animo imbelle; e non sdegnosse<br />

56. Di chiamarsi marito, a par del vulgo 582<br />

57. Senta la fame esercitargli in petto<br />

58. Lo stimol fier de gli oziosi sughi<br />

59. Avi<strong>di</strong> d'esca 583 : o se a i mariti alcuno<br />

60. D'anima generosa impeto resta,<br />

61. Ad altra mensa il piè rivolga; e d'altra<br />

62. Dama 584 al fianco si assida, il cui marito<br />

63. Pranzi altrove lontan d'un'altra 585 al fianco<br />

64. Che lungi abbia lo sposo: e cosi nuove<br />

65. Anella 586 intrecci a la catena immensa<br />

66. Onde alternando Amor l'anime avvince 587 .<br />

67. Pur sia che vuol; tu baldanzoso innoltra<br />

68. Ne le stanze più interne. Ecco precorre<br />

575<br />

zendado = velo. Citazione da ”Orlando furioso” VII, 28.2<br />

<br />

576<br />

Pochi giovani eroi = iperbole ironica<br />

577<br />

I cari lacci altrui … i cari lacci vostri = metafore e<br />

iterazione. – si noti la posizione chiastica<br />

578<br />

Pochi giovani eroi = ripresa del v. 46<br />

579<br />

si cruccia alquanto … si cruccia = iterazione<br />

580<br />

Nulla però <strong>di</strong> lui cura te prenda = iperbato e invocazione<br />

581<br />

E s'ei del vulgo a paro = similitu<strong>di</strong>ne<br />

582<br />

a par del vulgo = ripresa della fine del v. 54 con inversione<br />

dei sintagmi<br />

583<br />

lo stimol fier … esca = metafore sensistiche<br />

584<br />

d'altra / Dama = enjambement<br />

585<br />

Ad altra mensa … d’altra … d’un’altra = iterazione<br />

586<br />

nuove / Anella = enjambement<br />

587<br />

e così nuove / Anella … avvince = metafora<br />

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69. Ad annunciarti al gabinetto estremo<br />

70. <strong>Il</strong> noto scalpiccio de' pie<strong>di</strong> tuoi.<br />

71. Già lo sposo t'incontra. In un baleno<br />

72. Sfugge dall'altrui man l'accorta mano 588<br />

73. De la tua dama: e il suo bel labbro 589 in tanto<br />

74. Ti apparecchia un sorriso. Ognun s'arretra<br />

75. Che conosce tuoi dritti; e si conforta<br />

76. Con le adulte speranze 590 , a te lasciando<br />

77. Libero e scarco 591 il più beato seggio.<br />

78. Tal, colà dove in fra gelose mura<br />

79. Bizanzio ed Ispaàn 592 guardano il fiore<br />

80. De la beltà 593 che il popolato Egèo 594<br />

81. Manda e l'Armeno e il Tartaro e il Circasso 595<br />

82. Per delizia d'un solo, a bear entra<br />

83. L'ardente sposa il grave Musulmano 596 .<br />

84. Nel maestoso passeggiar gli ondeggiano 597<br />

85. Le late 598 spalle, e su per l'alta testa<br />

86. Le avvolte fasce 599 : dall'arcato ciglio<br />

87. Intorno ei volge imperioso il guardo:<br />

88. Ed ecco al suo apparire umil chinarsi<br />

89. E il piè ritrar l'effeminata occhiuta<br />

90. Turba 600 che d'alto sorridendo ei spregia.<br />

588 dall’altrui man l’accorta mano = iterazione ed enallage<br />

589 labbro = sineddoche per bocca<br />

590 adulte speranze = le speranze mature (latinismo)<br />

591 Libero e scarco = <strong>di</strong>ttologia sinonimica<br />

592 Bizanzio ed Ispaàn = Costantinopoli e Ispahan in Persia<br />

593 il fiore / De la beltà = enjambement e metafora<br />

594 il popolato Egèo = metonimia per in<strong>di</strong>care le popolose<br />

isole del Mare Egeo<br />

595 e l'Armeno e il Tartaro e il Circasso = polisindeto e<br />

metonimie per in<strong>di</strong>care il popolo armeno, il tartaro e il<br />

circasso<br />

596 Tal … a bear … Musulmano = questa similitu<strong>di</strong>ne si<br />

spiega con il gusto per l’esotico che si è riscontrato anche<br />

nella <strong>di</strong>gressione sulle letture mattutine del Giovin signore. Vi<br />

è comunque ironia nel paragonare al signore <strong>di</strong> un harem la<br />

presunzione galante del nobile<br />

597 Nel maestoso passeggiar gli ondeggiano = endecasillabo<br />

sdrucciolo<br />

598 late = larghe (latinismo)<br />

599 Le avvolte fasce = perifrasi per in<strong>di</strong>care il turbante<br />

39


91. Or comanda o signor che tutte a schiera<br />

92. Vengan le grazie tue 601 ; si che a la dama<br />

93. Quanto elegante esser più puoi ti mostri.<br />

94. Tengasi al fianco la sinistra mano<br />

95. Sotto al breve giubbon celata; e l'altra<br />

96. Sul finissimo lin 602 posi, e s'asconda<br />

97. Vicino al cor; sublime alzisi il petto;<br />

98. Sorgan gli omeri entrambi; a lei converso<br />

99. Scenda 603 il duttile collo; a i lati un poco<br />

100. Stringansi i labbri; ver lo mezzo acuti<br />

101. Escano alquanto; e da la bocca poi,<br />

102. Compen<strong>di</strong>ata in forma tal, sen fugga<br />

103. Un non inteso mormorio 604 . Qual fia<br />

104. Che a tante <strong>di</strong> beltade arme possenti<br />

105. Schermo si opponga? 605 Ecco la destra ignuda<br />

106. Già la bella ti cede. Or via la strigni;<br />

107. E con soavi negligenze al labbro<br />

108. Qual tua cosa l'appressa; e cader lascia<br />

109. Sovra i tiepi<strong>di</strong> avorj 606 un doppio bacio 607 .<br />

110. Sie<strong>di</strong> fra tanto; e d'una mano istrascica<br />

111. Più a lei vicin la seggioletta. Ognaltro<br />

112. Tacciasi; ma tu sol curvato alquanto<br />

113. Seco susurra ignoti detti, a cui<br />

114. Concor<strong>di</strong>n vicendevoli sorrisi<br />

115. E sfavillar <strong>di</strong> cupidette luci 608 ,<br />

116. Che amor <strong>di</strong>mostri o che il somigli al meno<br />

117. Ma rimembra o signor che troppo nuoce<br />

118. In amoroso cor lunga e ostinata<br />

119. Tranquillità 609 . Nell'oceàno ancora<br />

600<br />

l'effeminata occhiuta / Turba = enjambement e perifrasi per<br />

in<strong>di</strong>care la folla effeminata e vigile degli eunuchi<br />

601<br />

le grazie tue = metonimia per in<strong>di</strong>care le buone maniere.<br />

602<br />

finissimo lin = metonimia per camicia<br />

603<br />

Sorgan … Scenda = antitesi<br />

604<br />

Tengasi … mormorio = è descritto l’inchino<br />

605<br />

Qual fia / Che a tante <strong>di</strong> beltade arme possenti / Schermo si<br />

opponga? = iperbato e metafora<br />

606<br />

i tiepi<strong>di</strong> avorj = metafora per in<strong>di</strong>care le mani bianche e<br />

calde<br />

607<br />

Ecco la destra ignuda … bacio = è descritto il baciamano<br />

608<br />

cupidette luci = metafora per in<strong>di</strong>care gli sguar<strong>di</strong> che<br />

brillano <strong>di</strong> desiderio<br />

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120. Perigliosa è la calma. Ahi quante volte<br />

121. Dall'immobile prora il buon nocchiero<br />

122. Invocò la tempesta; e sì crudele<br />

123. Soccorso 610 ancor gli fu negato; e giacque<br />

124. Affamato assetato estenuato 611<br />

125. Dal venenoso aere 612 stagnante oppresso<br />

126. Fra le inutili ciurme al suol languendo!<br />

127. Dunque a te giovi de la scorsa notte<br />

128. Ricordar le vicende; e con obliqui<br />

129. Motti pugnerla alquanto 613 , o se nel volto<br />

130. Paga più che non suole accòr fu vista<br />

131. <strong>Il</strong> novello straniero, e co' bei labbri<br />

132. Semiaperti aspettar quasi marina<br />

133. Conca 614 la soavissima rugiada<br />

134. De' novi accenti; o se cupida 615 troppo<br />

135. Col guardo accompagnò <strong>di</strong> loggia in loggia<br />

136. L'almo alunno <strong>di</strong> Marte 616 , idol vegliante<br />

137. De' femminili voti 617 , a la cui chioma<br />

138. Col lauro trionfal mille s'avvolgono<br />

139. E mille fron<strong>di</strong> 618 dell'Idalio mirto 619 .<br />

140. Colpevole o innocente allor la bella<br />

141. Dama 620 improvviso adombrerà la fronte<br />

142. D'un nuvoletto <strong>di</strong> verace sdegno<br />

143. O simulato, e la nevosa spalla 621<br />

609 lunga e ostinata / Tranquillità = enjambement – si sostiene<br />

che la bellezza dell’amore risiede nella continua irrequietezza<br />

610 crudele / Soccorso = enjambement<br />

611 Affamato assetato estenuato = climax asindetico<br />

612 venenoso aere = latinismi<br />

613 e con obliqui / Motti pugnerla alquanto = enjambement e<br />

metafora<br />

614 quasi marina / Conca = enjambement e similitu<strong>di</strong>ne<br />

615 cupida = latinismo<br />

616 L'almo alunno <strong>di</strong> Marte = perifrasi per in<strong>di</strong>care l’ufficiale<br />

617 idol vegliante / De' femminili voti = metafora per in<strong>di</strong>care<br />

l’ufficiale quale idolo dei sogni ad occhi aperti delle donne<br />

618 Col lauro trionfal mille … E mille = iperbole e iterazione –<br />

si intende che le corone dell’ufficiale non sono solo <strong>di</strong> alloro,<br />

simbolo delle vittorie militari, ma anche <strong>di</strong> mirto, simbolo<br />

delle conquiste amorose<br />

619 Idalio mirto = il mirto era la pianta sacra a Venere<br />

620 la bella / Dama = enjambement<br />

40


144. Scoterà un poco; e volgeransi al fine<br />

145. Gli altri a bear le sue parole estreme.<br />

146. Fors'anco rintuzzar <strong>di</strong> tue rampogne<br />

147. Saprà l'agrezza, e noverarti a punto<br />

148. Le visite furtive a i cocchi a i tetti 622<br />

149. E all'alte logge de le mogli illustri<br />

150. Di ricchi popolari 623 , a cui sovente<br />

151. Scender per calle dal piacer segnato 624<br />

152. La maestà <strong>di</strong> cavalier 625 non teme.<br />

153. Felice te, se mesta o <strong>di</strong>sdegnosa<br />

154. Tu la gui<strong>di</strong> a la mensa; o se tu puoi<br />

155. Solo piegarla a tollerar de' cibi<br />

156. La nausea universal! Sorridan pure<br />

157. A le vostre dolcissime querele 626<br />

158. I convitati; e l'un l'altro percota<br />

159. Col gomito maligno 627 . Ahi non <strong>di</strong> meno<br />

160. Come fremon lor alme! e quanta invi<strong>di</strong>a<br />

161. Ti portan te mirando unico scopo<br />

162. Di si bell'ire! Al solo sposo è dato<br />

163. In cor nodrir 628 magnanima quiete,<br />

164. Aprir nel volto 629 ingenuo riso e tanto<br />

165. Docil fidanza ne le innocue luci 630 .<br />

166. Oh tre fiate avventurosi e quattro 631<br />

167. Voi del nostro buon secolo mariti 632<br />

168. Quanto <strong>di</strong>versi da' nostr'avi! Un tempo<br />

169. Uscia d'averno con viperei crini,<br />

170. Con torbid'occhi irrequieti, e fredde<br />

621<br />

la nevosa spalla = metafora<br />

622<br />

tetti = sineddoche<br />

623<br />

ricchi popolari = si tratta dei ricchi borghesi<br />

624<br />

calle dal piacer segnato = metafora per significare una<br />

strada in<strong>di</strong>cata dalla ricerca <strong>di</strong> piacere<br />

625<br />

La maestà <strong>di</strong> cavalier = metonimia<br />

626<br />

dolcissime querele = ossimoro e latinismo<br />

627<br />

gomito maligno = enallage<br />

628<br />

In cor nodrir = metafora<br />

629<br />

In cor nodrir magnanima quiete / Aprir nel volto ingenuo<br />

riso = chiasmo<br />

630<br />

luci = metonimia per occhi<br />

631<br />

Oh tre fiate avventurosi e quattro = paro<strong>di</strong>a del registro<br />

epico<br />

632<br />

Voi del nostro buon secolo mariti = iperbato<br />

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171. Tenaci branche 633 un indomabil mostro 634 ,<br />

172. Che ansando e anelando intorno giva<br />

173. A i nuziali letti, e tutto empiea<br />

174. Di sospetto e <strong>di</strong> fremito e <strong>di</strong> sangue 635 .<br />

175. Allor gli antri domestici le selve<br />

176. L'onde le rupi 636 alto ulular s'u<strong>di</strong>èno<br />

177. Di femminili stri<strong>di</strong> 637 . Allor le belle<br />

178. Dame 638 con mani incrocicchiate 639 , e luci<br />

179. Pavide 640 al ciel tremando lagrimando<br />

180. Tra la pompa feral de le lugubri<br />

181. Sale 641 vedean dal truce sposo offrirsi<br />

182. Le tazze attossicate o i nu<strong>di</strong> stili 642 .<br />

183. Ahi pazza Italia 643 , il tuo furor medesmo<br />

184. Oltre l'alpe oltre il mar 644 destò le risa<br />

185. Presso a gli emuli tuoi, che <strong>di</strong> gelosa<br />

186. Titol ti <strong>di</strong>èro; e t'è serbato ancora<br />

187. Ingiustamente. Non <strong>di</strong> cieco amore<br />

633<br />

fredde / Tenaci branche = enjambement<br />

634<br />

Uscia d’averno … indomabil mostro = perifrasi per<br />

in<strong>di</strong>care la gelosia immaginata come una Furia infernale con<br />

vipere al posto dei capelli<br />

635<br />

Di sospetto e <strong>di</strong> fremito e <strong>di</strong> sangue = climax ascendente e<br />

polisindeto<br />

636<br />

gli antri domestici le selve / L'onde le rupi = enumerazione<br />

asindetica<br />

637<br />

alto ulular s'u<strong>di</strong>èno / Di femminili stri<strong>di</strong> = questa<br />

descrizione effettuata con cupe tinte preromantiche ha<br />

chiaramente una sfumatura paro<strong>di</strong>stica, in quanto si tratta <strong>di</strong><br />

una materia truculenta, lontana dal gusto e dall’equilibrio <strong>di</strong><br />

<strong>Parini</strong><br />

638<br />

le belle / Dame = enjambement<br />

639<br />

incrocicchiate = l’aggettivo rende in maniera evidente<br />

l’atteggiamento delle mani convulsamente intrecciate in gesto<br />

<strong>di</strong> preghiera<br />

640<br />

luci / Pavide = enjambement e metonimia<br />

641<br />

lugubri / Sale = enjambement<br />

642<br />

Le tazze attossicate o i nu<strong>di</strong> stili = chiasmo. Cfr. Alfieri<br />

“Filippo” Atto V, sc. IV in cui il re offre a scelta ai due<br />

amanti <br />

643<br />

Ahi pazza Italia = l’Italia per questi eccessi si era fatta la<br />

fama <strong>di</strong> gelosa, coprendosi <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>colo <strong>di</strong> fronte agli stranieri<br />

644<br />

Oltre l'alpe oltre il mar = iterazione<br />

41


188. Vicendevol desire alterno impulso,<br />

189. Non <strong>di</strong> costume simiglianza or guida 645<br />

190. Giovani incauti al talamo bramato 646 :<br />

191. Ma la prudenza co i canuti padri<br />

192. Siede 647 librando il molto oro 648 e i <strong>di</strong>vini<br />

193. Antiquissimi sangui 649 : e allor che l'uno<br />

194. Bene all'altro risponda, ecco Imenèo 650<br />

195. Scoter sue faci 651 ; e unirsi al freddo sposo,<br />

196. Di lui non già ma de le nozze amante<br />

197. La fred<strong>di</strong>ssima vergine 652 , che in core<br />

198. Già i riti volge del bel mondo; e lieta<br />

199. La in<strong>di</strong>fferenza maritale 653 affronta.<br />

200. Cosi non fien de la crudel Megera 654<br />

201. Più temuti gli sdegni. Oltre Pirene 655<br />

202. Contenda or pur le desiate porte 656<br />

203. A i gravi amanti; e <strong>di</strong> femminee risse<br />

204. Turbi oriente. Italia oggi si ride<br />

205. Di quello ond'era già derisa 657 : tanto<br />

206. Puote una sola età volger le menti<br />

vv. 207 – 405 a cura <strong>di</strong> Arianna Lombar<strong>di</strong><br />

Tema centrale <strong>di</strong> questi versi è l’origine della<br />

<strong>di</strong>suguaglianza tra gli uomini, inserita<br />

all’interno <strong>di</strong> una favola mitologica. <strong>Il</strong><br />

precettore, rivolgendosi al nobile, ironicamente<br />

645<br />

Non <strong>di</strong> cieco amore … non <strong>di</strong> costume … guida = litote<br />

646<br />

talamo bramato = enallage<br />

647<br />

la prudenza … Siede = personificazione<br />

648<br />

il molto oro = metonimia<br />

649<br />

i <strong>di</strong>vini / Antiquissimi sangui = metonimia e enjambement<br />

650<br />

Imenèo = il <strong>di</strong>o del matrimonio<br />

651<br />

faci = latinismo<br />

652<br />

freddo sposo … fred<strong>di</strong>ssima vergine = il <strong>Parini</strong> insiste nella<br />

condanna <strong>di</strong> una vita sentimentale fondata sull’insincerità<br />

653<br />

in<strong>di</strong>fferenza maritale = Cfr. nota precedente<br />

654<br />

Megera = una delle tre Furie; qui antonomasia per gelosia<br />

655<br />

Pirene = i Pirenei in Spagna<br />

656 desiate porte = enallage<br />

657 ride … derisa = antitesi<br />

gli spiega come il Piacere, inviato sulla terra<br />

dai Celesti, abbia mo<strong>di</strong>ficato la società umana<br />

<strong>di</strong>videndo quanti erano dotati <strong>di</strong> organi più<br />

sensibili e perfetti da quanti invece erano dotati<br />

<strong>di</strong> “ebeti fibre”: gli uni furono in grado <strong>di</strong><br />

assecondare gli stimoli del Piacere, gli altri si<br />

mostrarono sensibili solo a quelli del bisogno;<br />

gli uni <strong>di</strong>edero origine alla nobiltà, gli altri alla<br />

plebe. L’attenzione si riconcentra poi sul<br />

Giovin signore, colto nell’esercizio delle sue<br />

varie funzioni <strong>di</strong> cavalier servente della dama a<br />

mensa<br />

207. Ma già rimbomba d'una in altra sala<br />

208. Signore il nome tuo. Di già l'u<strong>di</strong>ro<br />

209. L'ime officine 658 ove al volubil tatto<br />

210. De gl'ingenui palati arduo s'appresta<br />

211. Solletico che molle i nervi scota 659<br />

212. E varia seco voluttà conduca<br />

213. Fino al centro dell'alma 660 . In bianche spoglie 661<br />

214. Affrettansi a compir la nobil opra<br />

215. Gravi ministri 662 : e lor sue leggi detta<br />

216. Una gran mente del paese uscita<br />

217. Ove Colberto e Risceliù 663 fur chiari 664 .<br />

218. Forse con tanta maestade in fronte<br />

219. Presso a le navi ond'<strong>Il</strong>io arse e cadèo 665<br />

658<br />

L'ime officine = latinismo: si tratta delle cucine situate<br />

nella parte bassa della casa<br />

659<br />

arduo s'appresta / Solletico che molle i nervi scota =<br />

metafora<br />

660<br />

al centro dell'alma = è evidente l’influsso su <strong>Parini</strong> della<br />

contemporanea psicologia sensistica<br />

661<br />

bianche spoglie = vestiti <strong>di</strong> bianco<br />

662<br />

Gravi ministri = i cuochi<br />

663<br />

Colberto e Risceliù = Colbert e Richelieu, ministri<br />

rispettivamente <strong>di</strong> Luigi XIV e <strong>di</strong> Luigi XIII<br />

664<br />

Una gran mente … chiari = perifrasi per in<strong>di</strong>care un cuoco<br />

francese<br />

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42


220. A gli ospiti famosi il grande Achille<br />

221. Disegnava la cena: e seco in tanto<br />

222. Le vivande cocean su i lenti fochi<br />

223. Pàtroclo 666 fido e il guidator <strong>di</strong> carri<br />

224. Automedonte 667 . O tu sagace mastro 668<br />

225. Di lusinghe al palato, udrai fra poco<br />

226. Sonar le lo<strong>di</strong> tue dall'alta mensa.<br />

227. Chi fia che ar<strong>di</strong>sca <strong>di</strong> trovar mai fallo<br />

228. Nel tuo lavoro? 669 <strong>Il</strong> tuo signor fia tosto<br />

229. Campion de le tue glorie: e male a quanti<br />

230. Cercator <strong>di</strong> conviti 670 oseran motto<br />

231. Pronunciar contro a te; chè sul cocente<br />

232. Meriggio 671 andran peregrinando poi<br />

233. Miseri e stanchi; e non avran cui piaccia<br />

234. Più popolar de le lor bocche i pranzi 672 .<br />

235. Imban<strong>di</strong>ta è la mensa. In piè d'un salto<br />

236. Alzati e porgi almo garzon la mano<br />

237. A la tua dama; e lei dolce cadente<br />

238. Sopra <strong>di</strong> te col tuo valor sostieni,<br />

239. E al pranzo l'accompagna. I convitati<br />

240. Vengan dopo <strong>di</strong> voi: quin<strong>di</strong> lo sposo<br />

241. Ultimo segua. O prole alta <strong>di</strong> numi 673 ,<br />

242. Non vergognate <strong>di</strong> donar voi anco<br />

243. Brevi al cibo momenti 674 . A voi non vile<br />

244. Cura fia questa. A quei soltanto è vile 675<br />

245. Che il duro irrefrenabile bisogno<br />

246. Stimola e caccia 676 . All'impeto <strong>di</strong> quello<br />

247. Cedan l'orso la tigre il falco il nibbio<br />

665<br />

Presso a le navi … cadeo = riferimento ai poemi della<br />

classicità Cfr. Eneide III, 1-3<br />

666<br />

Patroclo = il grande amico <strong>di</strong> Achille<br />

667<br />

Automedonte = l’auriga <strong>di</strong> Achille<br />

668<br />

O tu sagace mastro = apostrofe al cuoco esperto<br />

669<br />

Chi fia … lavoro? = interrogativa retorica<br />

670<br />

Cercator <strong>di</strong> conviti = i parassiti<br />

671<br />

cocente / Meriggio = enjambement<br />

672<br />

Più popolar de le lor bocche i pranzi = sineddoche e<br />

allitterazione in “p”<br />

673<br />

O prole alta <strong>di</strong> numi = invocazione ironica<br />

674<br />

Brevi al cibo momenti = iperbato<br />

675<br />

vile … vile = epifora (vv. 243 – 244)<br />

676<br />

Stimola e caccia = metafora<br />

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248. L'orca il delfino 677 e quanti altri animanti 678<br />

249. Crescon qua giù: ma voi con rosee labbra<br />

250. La sola voluttade al pasto appelli,<br />

251. La sola voluttà 679 che le celesti<br />

252. Mense 680 apparecchia, e al nèttare 681 convita<br />

253. I viventi per sè dei sempiterni 682 .<br />

254. Vero forse non è 683 ; ma un giorno è fama<br />

255. Che fur gli uomini eguali: e ignoti nomi<br />

256. Fur nobili e plebei 684 . Al cibo al bere<br />

257. All'accoppiarse d'ambo i sessi al sonno 685<br />

258. Uno istinto medesmo un'egual forza 686<br />

259. Sospingeva gli umani: e niun consiglio<br />

260. Nulla scelta d'obbietti o lochi o tempi<br />

261. Era lor conceduto. A un rivo stesso<br />

262. A un medesimo frutto a una stess'ombra 687<br />

263. Convenivano insieme i primi padri<br />

264. Del tuo sangue o signore e i primi padri 688<br />

265. De la plebe spregiata: e gli stess'antri<br />

266. E il medesimo suol porgeano loro<br />

267. <strong>Il</strong> riposo e l'albergo, e a le lor membra<br />

268. I medesmi animai le irsute vesti.<br />

269. Sola una cura a tutti era comune 689<br />

677 Cedan l'orso la tigre il falco il nibbio / L'orca il delfino =<br />

enumerazione asindetica. – si noti come vi siano due animali<br />

<strong>di</strong> terra, due d’aria, due marini<br />

678 animanti = latinismo<br />

679 La sola voluttade … La sola voluttà = anafora (vv. 250 –<br />

251)<br />

680 celesti / Mense = enjambement<br />

681 nèttare = la bevanda degli dei<br />

682 I viventi per sè dei sempiterni = ironia<br />

683 Vero forse non è = da questo verso inizia la favola del<br />

Piacere, celebre episo<strong>di</strong>o del <strong>Giorno</strong>, in cui si finge <strong>di</strong><br />

giustificare la <strong>di</strong>suguaglianza tra gli uomini – l’affermazione è<br />

ironica<br />

684 nobili e plebei = antitesi<br />

685 Al cibo al bere / All’accoppiarse … al sonno = iterazione<br />

686 Uno istinto medesmo un'egual forza = chiasmo<br />

687 A un rivo stesso / A un medesimo frutto a una stess’ombra<br />

= iterazione<br />

688 i primi padri … i primi padri = epifora (vv. 263 – 264)<br />

43


270. Di sfuggire il dolore 690 : e ignota cosa<br />

271. Era il desire a gli uman petti ancora.<br />

272. L'uniforme de gli uomini sembianza<br />

273. Spiacque a' celesti: e a variar lor sorte<br />

274. <strong>Il</strong> Piacer 691 fu spe<strong>di</strong>to. Ecco il bel Genio 692 ,<br />

275. Qual già d'<strong>Il</strong>io 693 su i campi Iride 694 o Giuno<br />

276. A la terra s'appressa 695 : e questa ride<br />

277. Di riso 696 ancor non conosciuto. Ei move<br />

278. E l'aura estiva del cadente rivo<br />

279. E dei clivi odorosi 697 a lui blan<strong>di</strong>sce<br />

280. Le vaghe membra; e lenemente sdrucciola 698<br />

281. Sul tondeggiar de' muscoli gentile 699 .<br />

282. A lui giran <strong>di</strong>ntorno i vezzi e i giochi;<br />

283. E come ambrosia le lusinghe scorrono 700<br />

284. Da le fraghe del labbro 701 ; e da le luci<br />

285. Socchiuse 702 languidette umide fuora<br />

286. Di tremulo fulgore escon scintille 703 ,<br />

287. Ond'arde l'aere che scendendo ei varca 704 .<br />

689 … cura comune = l’aggettivazione vuol rendere il motivo<br />

dell’uguaglianza nelle cose stesse. Cfr. nei versi precedenti:<br />

<br />

690 sfuggire il dolore = si avverte l’influenza della filosofia<br />

empirico-sensista<br />

691 <strong>Il</strong> Piacer = personificazione<br />

692 il bel Genio = personificazione per il Piacere<br />

693 <strong>Il</strong>io = Troia<br />

694 Iride = messaggera degli dei<br />

695 Qual già d’<strong>Il</strong>io … s’appressa = similitu<strong>di</strong>ne<br />

696 ride / Di riso = figura etimologica in enjambement<br />

697 E l’aura estiva … E dei clivi odorosi = anafora<br />

698 Le vaghe membra; e lenemente sdrucciola = endecasillabo<br />

sdrucciolo<br />

699 Sul tondeggiar de' muscoli gentile = si intende la dolce<br />

roton<strong>di</strong>tà delle forme – è evidente il richiamo sensista<br />

700 E come ambrosia le lusinghe scorrono = similitu<strong>di</strong>ne. Si<br />

noti il verso sdrucciolo<br />

701 Da le fraghe del labbro = metafora<br />

702 le luci / Socchiuse = enjambement e metonimia<br />

703 Di tremulo fulgore escon scintille = metafora<br />

704 Ond'arde l'aere… varca = allitterazione in “r” e metafora<br />

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288. Al fin sul dorso tuo 705 sentisti o terra<br />

289. Sua prima orma stamparsi: e tosto un lento<br />

290. Fremere 706 soavissimo si sparse 707<br />

291. Di cosa in cosa; e ognor crescendo tutte<br />

292. Di natura le viscere commosse 708 :<br />

293. Come nell'arsa state il tuono s'ode 709 ,<br />

294. Che <strong>di</strong> lontano mormorando viene,<br />

295. E col profondo suon <strong>di</strong> monte in monte<br />

296. Sorge; e la valle e la foresta intorno<br />

297. Mugon <strong>di</strong> smisurato alto rimbombo 710 .<br />

298. Oh beati fra gli altri e cari al cielo<br />

299. Viventi a cui con miglior man Titàno 711<br />

300. Formò gli organi egregi, e meglio tese<br />

301. E <strong>di</strong> fluido agilissimo inondolli! 712<br />

302. Voi l'ignoto solletico sentiste<br />

303. Del celeste motore 713 . In voi ben tosto<br />

304. La voglia s'infiammò 714 , nacque il desio:<br />

305. Voi primieri scopriste il buono il meglio<br />

306. Voi con foga 715 dolcissima correste<br />

307. A possederli. Allor quel de i duo sessi,<br />

308. Che necessario in prima era soltanto 716 ,<br />

309. D'amabile e <strong>di</strong> bello il nome ottenne.<br />

310. Al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Paride 717 fu dato<br />

705<br />

sul dorso tuo = metafora<br />

706<br />

lento / Fremere = enjambement<br />

707<br />

soavissimo si sparse = allitterazione<br />

708<br />

Di natura le viscere commosse = metafora<br />

709<br />

Come nell'arsa state il tuono s'ode = similitu<strong>di</strong>ne<br />

710<br />

Mugon <strong>di</strong> smisurato alto rimbombo = verso onomatopeico<br />

e allitterazione in “m”<br />

711<br />

Titàno = metonimia per in<strong>di</strong>care Prometeo della stirpe dei<br />

Titani, che secondo il mito avrebbe creato l’uomo col fango,<br />

infondendogli la vita con una scintilla rapita al sole<br />

712<br />

E <strong>di</strong> fluido agilissimo inondolli! = allitterazione in “l”<br />

713<br />

celeste motore = perifrasi per in<strong>di</strong>care il Piacere, principio<br />

che mette in moto un nuovo modo <strong>di</strong> vivere<br />

714<br />

La voglia s'infiammò, nacque il desio = metafora e<br />

chiasmo<br />

715<br />

Voi primieri … Voi con foga = anafora<br />

716<br />

quel de i duo sessi, / Che necessario in prima era soltanto =<br />

perifrasi per in<strong>di</strong>care il sesso femminile<br />

44


311. <strong>Il</strong> primo esempio: tra femminei volti<br />

312. A <strong>di</strong>stinguer s'apprese: e fur sentite<br />

313. Primamente le grazie. Allor tra mille<br />

314. Sapor 718 fur noti i più soavi. Allora<br />

315. Fu il vin preposto all'onda 719 ; e il vin si elesse<br />

316. Figlio de' tralci più riarsi 720 , e posti<br />

317. A più fervido sol ne' più sublimi<br />

318. Colli dove più zolfo 721 il suolo impingua.<br />

319. Cosi l'uom si <strong>di</strong>vise: e fu il signore<br />

320. Da i mortali <strong>di</strong>stinto, a cui nel seno<br />

321. Giacquero ancor l'èbeti fibre 722 , inette<br />

322. A rimbalzar sotto a i soavi colpi<br />

323. De la nova cagione onde fur tocche;<br />

324. E quasi bovi al suol curvati 723 ancora<br />

325. Dinanzi al pungol del bisogno 724 andàro;<br />

326. E tra la servitude e la viltade<br />

327. E il travaglio e l'inopia 725 a viver nati<br />

328. Ebber nome <strong>di</strong> plebe. Or tu garzone<br />

329. Che per mille feltrato invitte reni<br />

330. Sangue racchiu<strong>di</strong> 726 , poi che in altra etade<br />

331. Arte forza o fortuna i padri tuoi<br />

332. Gran<strong>di</strong> rendette 727 ; poi che il tempo al fine<br />

717<br />

Al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Paride = secondo la leggenda Paride sarebbe<br />

stato scelto come giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> una gara <strong>di</strong> bellezza tra Era,<br />

Atena, Afro<strong>di</strong>te. Vinse Afro<strong>di</strong>te<br />

718<br />

tra mille / Sapor = enjambement e iperbole<br />

719<br />

onda = metonimia per acqua<br />

720<br />

tralci più riarsi = sineddoche. Si intende il vino prodotto<br />

con le vigne cresciute sui terreni più asciutti<br />

721<br />

più riarsi … più fervido … più sublimi … più zolfo =<br />

l’iterazione <strong>di</strong> più vuole esprimere la rara qualità <strong>di</strong> un vino<br />

che deve essere frutto <strong>di</strong> tante con<strong>di</strong>zioni favorevoli e mette in<br />

evidenza il gusto raffinatissimo dei nobili toccati dal Piacere<br />

722<br />

l'èbeti fibre = le fibre nervose più insensibili. Ebeti è<br />

latinismo<br />

723<br />

E quasi bovi al suol curvati = similitu<strong>di</strong>ne<br />

724<br />

Dinanzi al pungol del bisogno = metafora<br />

725<br />

E tra la servitude e la viltade / E il travaglio e l’inopia =<br />

iterazione e anafora ed enumerazione polisindetica<br />

726<br />

Che per mille feltrato invitte reni / Sangue racchiu<strong>di</strong> =<br />

iperbole ironica e iperbato<br />

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333. Lor <strong>di</strong>visi tesori in te raccolse,<br />

334. Go<strong>di</strong> de gli ozj tuoi a te da i numi<br />

335. Concessa parte: e l'umil vulgo in tanto<br />

336. Dell'industria donato 728 a te ministri<br />

337. Ora i piaceri tuoi, nato a recarli<br />

338. Su la mensa regal, 729 non a gioirne.<br />

339. Ecco splende il gran desco. In mille forme<br />

340. E <strong>di</strong> mille sapor <strong>di</strong> color mille 730<br />

341. La variata ere<strong>di</strong>tà de gli avi<br />

342. Scherza in nobil <strong>di</strong> vasi or<strong>di</strong>n <strong>di</strong>sposta 731 .<br />

343. Già la dama s’appressa: e già da i servi 732<br />

344. <strong>Il</strong> morbido per lei seggio s’adatta.<br />

345. Tu signor <strong>di</strong> tua mano all’agil fianco<br />

346. <strong>Il</strong> sottopon si che lontana troppo<br />

347. Ella non sieda o da vicin col petto<br />

348. Ahi <strong>di</strong> troppo non prema: in<strong>di</strong> un bel salto<br />

349. Spicca, e chino raccogli a lei del lembo<br />

350. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>ffuso volume 733 : e al fin t’assi<strong>di</strong><br />

351. Prossimo a lei. A cavalier gentile<br />

352. <strong>Il</strong> lato abbandonar de la sua dama<br />

353. Non fia lecito mai; se già non sorge<br />

354. Strana cagione a meritar ch’ei tolga<br />

355. Tanta licenza. Un nume 734 ebber gli antiqui<br />

356. Immobil sempre, che al medesmo padre<br />

727<br />

Arte forza o fortuna i padri tuoi / Gran<strong>di</strong> rendette =<br />

allitterazione in “r” – i tre termini gettano un’ombra sul<br />

costituirsi delle fortune nobiliari, formatesi per violenza o per<br />

fortuna o per astuzia, non con l’onesto lavoro<br />

728<br />

Dell'industria donato = costrutto latineggiante (donare<br />

aliquem aliqua re)<br />

729<br />

regal, = aggettivo iperbolico<br />

730<br />

In mille forme / E <strong>di</strong> mille sapor <strong>di</strong> color mille = iperbole e<br />

iterazione<br />

731 Scherza in nobil <strong>di</strong> vasi or<strong>di</strong>n <strong>di</strong>sposta = iperbato<br />

732 Già la dama … già da i servi = iterazione<br />

733 del lembo / <strong>Il</strong> <strong>di</strong>ffuso volume = le vaste pieghe dell’abito<br />

(volume è latinismo)<br />

734 Un nume = vi è un chiaro riferimento a Livio “Ab Urbe<br />

con<strong>di</strong>ta” I, 55 in cui si racconta la storia del <strong>di</strong>o Termine.<br />

Questi, quando a Roma fu costruito il tempio <strong>di</strong> Giove sul<br />

Campidoglio, restò dov’era, mentre le immagini degli altri dei<br />

vennero trasferite<br />

45


357. De gli dei 735 non cedette allor ch’ei scese<br />

358. <strong>Il</strong> Campidoglio ad abitar, sebbene<br />

359. E Giuno e Febo e Venere e Gra<strong>di</strong>vo 736<br />

360. E tutti gli altri dei da le lor se<strong>di</strong><br />

361. Per riverenza del tonante 737 usciro.<br />

362. In<strong>di</strong>stinto ad ognaltro il loco sia<br />

363. All’alta mensa intorno: e, s’alcun arde<br />

364. Ambizioso <strong>di</strong> brillar fra gli altri 738 ,<br />

365. Brilli 739 altramente. Oh come i varj ingegni<br />

366. La libertà del genial convito<br />

367. Desta ed infiamma! 740 Ivi il gentil motteggio 741 ,<br />

368. Malizioso svolazzando reca<br />

369. Sopra le penne fuggitive ed agita<br />

370. Ora i raccolti da la fama errori 742<br />

371. De le belle lontane, or de gli amanti<br />

372. Or de’ mariti i semplici costumi;<br />

373. E gode <strong>di</strong> mirar l’intento sposo<br />

374. Rider primiero, e <strong>di</strong> crucciar con lievi<br />

375. Minacce 743 in cor de la sua fida sposa<br />

376. I timi<strong>di</strong> segreti. Ivi abbracciata<br />

377. Co’ festivi racconti esulta e scherza<br />

378. L’elegante licenza 744 . Or nuda appare<br />

379. Come le Grazie 745 ; or con leggiadro velo<br />

380. Solletica più scaltra 746 ; e pur fatica<br />

735<br />

padre / De gli dei = enjambement e perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

Giove<br />

736<br />

E Giuno e Febo e Venere e Gra<strong>di</strong>vo = enumerazione<br />

polisindetica. Gra<strong>di</strong>vo è Marte<br />

737<br />

tonante = epiteto <strong>di</strong> Giove<br />

738<br />

arde / Ambizioso <strong>di</strong> brillar fra gli altri = metafora.<br />

739<br />

Brillar … Brilli = poliptoto<br />

740<br />

Desta ed infiamma! = metafora<br />

741<br />

motteggio = personificazione per in<strong>di</strong>care la mal<strong>di</strong>cenza<br />

che l’autore ingentilisce con eufemismi (gentil, malizioso) e<br />

raffigura come un Amorino in stile rococò<br />

742<br />

Ora i raccolti da la fama errori = iperbato (errori sono le<br />

avventure sentimentali)<br />

743<br />

lievi / Minacce = enjambement<br />

744<br />

L’elegante licenza = metonimia per <strong>di</strong>scorsi licenziosi fatti<br />

con spirito e con grazia<br />

745<br />

Or nuda appare / Come le Grazie = similitu<strong>di</strong>ne – si<br />

intende il <strong>di</strong>scorso apertamente licenzioso<br />

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381. Di richiamar de le matrone al volto<br />

382. Quella rosa natia che caro fregio<br />

383. Fu dell’avole nostre; ed or ne’ campi<br />

384. Cresce solinga; e tra i selvaggi scherzi<br />

385. A le rozze villane il viso adorna 747 .<br />

386. Forse a la bella <strong>di</strong> sua man le dapi 748<br />

387. Piacerà ministrar, che novi al senso<br />

388. Gusti otterran da lei. Tu dunque il ferro 749 ,<br />

389. Che forbito ti giace al destro lato,<br />

390. Quasi spada sollecito snudando 750 ,<br />

391. Fa che in alto lampeggi; e chino a lei<br />

392. Magnanimo lo ce<strong>di</strong>. Or si vedranno<br />

393. De la can<strong>di</strong>da mano all’opra intenta<br />

394. I muscoli giocar soavi e molli 751 :<br />

395. E le grazie 752 piegandosi con essa<br />

396. Vestiran nuove forme, or da le <strong>di</strong>ta<br />

397. Fuggevoli 753 scorrendo, ora su l’alto<br />

398. De’ bei no<strong>di</strong> insensibili aleggiando,<br />

399. Ed or de le pozzette in sen cadendo<br />

400. Che de’ no<strong>di</strong> 754 al confin v’impresse Amore 755 .<br />

401. Mille baci 756 <strong>di</strong> freno impazienti<br />

746 or con leggiadro velo / Solletica più scaltra = si intendono<br />

le espressioni velate che stuzzicano maggiormente l’interesse<br />

747 Quella rosa natia che caro fregio / Fu dell’avole nostre; ed<br />

or ne’ campi / Cresce solinga; e tra i selvaggi scherzi / A le<br />

rozze villane il viso adorna = metafora per in<strong>di</strong>care lo<br />

spontaneo rossore sintomo del pudore femminile, tipico delle<br />

gentildonne antiche e che il poeta trova ora solo fra le<br />

conta<strong>di</strong>ne<br />

748 le dapi = le vivande (latinismo)<br />

749 il ferro = metonimia per coltello<br />

750 Quasi spada sollecito snudando = similitu<strong>di</strong>ne e<br />

allitterazione in “s”<br />

751 I muscoli giocar soavi e molli = riferimento alle teorie<br />

sensiste<br />

752 le grazie = personificazione<br />

753 <strong>di</strong>ta / Fuggevoli = enjambement<br />

754 no<strong>di</strong> = giunture. <strong>Il</strong> poeta sembra vedere le grazie<br />

personificate aggirarsi intorno alle varie parti della mano<br />

(<strong>di</strong>ta, giunture e pozzette), regolandone con eleganza i<br />

movimenti<br />

755 Amore = personificazione<br />

46


402. Ecco sorgon dal labbro a i convitati:<br />

403. Già s’arrischian già volano già un guardo 757<br />

404. Sfugge da gli occhi tuoi, che i vanni audaci<br />

405. Fulmina ed arde 758 e tue ragion <strong>di</strong>fende<br />

vv. 406 – 593 a cura <strong>di</strong> <strong>Il</strong>aria Magnani<br />

Abbiamo la descrizione dei partecipanti al<br />

banchetto, rappresentati con manie e<br />

caratteristiche proprie.<br />

406. Sol de la fida sposa a cui se’ caro<br />

407. <strong>Il</strong> tranquillo marito immoto siede:<br />

408. E nulla impression l’agita o move<br />

409. Di brama o <strong>di</strong> timor; però che Imene 759<br />

410. Da capo a piè fatollo. Imene 760 or porta<br />

411. Non più serti <strong>di</strong> rose al crine avvolti;<br />

412. Ma stupido papavero grondante<br />

413. Di crassa onda letèa 761 , che solo insegna<br />

414. Pur <strong>di</strong>anzi era del Sonno 762 . Ahi quante volte<br />

415. La dama delicata invoca il Sonno<br />

416. Che al talamo presieda; e seco in vece<br />

417. Trova Imenèo 763 ; e timida s’arretra<br />

418. Quasi al meriggio stanca villanella 764 ,<br />

419. Che fra l’erbe innocenti adagia il fianco<br />

420. Lieta e secura; e <strong>di</strong> repente vede 765<br />

421. Un serpe, e balza in pie<strong>di</strong> inorri<strong>di</strong>ta,<br />

422. E le rigide man stende, e ritragge 766<br />

756<br />

Mille baci = iperbole<br />

757<br />

Già s’arrischian già volano già un guardo = iterazione <strong>di</strong><br />

“già”<br />

758<br />

i vanni audaci / Fulmina ed arde = metafora. I vanni sono<br />

le ali dei baci<br />

759<br />

Imene = <strong>di</strong>vinità protettrice dei matrimoni<br />

760<br />

Imene … Imene = iterazione<br />

761<br />

crassa onda letèa = metafora. <strong>Il</strong> Lete è il fiume dell’oblio.<br />

762<br />

Sonno = personificazione<br />

763<br />

Imeneo = metonimia per il desiderio erotico del marito<br />

764<br />

Quasi … villanella = similitu<strong>di</strong>ne<br />

765<br />

repente vede = assonanza<br />

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423. <strong>Il</strong> cubito, e l’anelito sospende,<br />

424. E immota e muta 767 e con le labbra aperte<br />

425. <strong>Il</strong> guarda obliquamente. Ahi quante volte<br />

426. Incauto amante a la sua lunga pena<br />

427. Cercò sollievo; e d’invocar credendo<br />

428. Imène, ahi folle! invocò 768 il Sonno: e questi<br />

429. Di fredda oblivion 769 l’alma gli asperse 770 ;<br />

430. E d’invincibil noia e <strong>di</strong> torpente<br />

431. In<strong>di</strong>fferenza 771 gli ricinse il core 772 .<br />

432. Ma se a la dama <strong>di</strong>spensar non piace<br />

433. Le vivande o non giova, allor tu stesso<br />

434. La bell’opra 773 intrapren<strong>di</strong>. A gli occhi altrui<br />

435. Più così smaglierà l’enorme gemma,<br />

436. Dolc’esca a gli usurai che quella osàro 774<br />

437. A le promesse <strong>di</strong> signor preporre<br />

438. Villanamente; e contemplati fièno<br />

439. I manichetti, la più nobil opra<br />

440. Che tessesser giammai angliche Aracni 775 .<br />

441. Invi<strong>di</strong>eran tua delicata mano<br />

442. I convitati; inarcheran le ciglia<br />

443. Al <strong>di</strong>fficil lavoro: e d’oggi in poi<br />

444. Ti fia ceduto il trinciator coltello<br />

445. Che al cadetto guerrier serban le mense.<br />

446. Sia tua cura fra tanto errar su i cibi<br />

447. Con sollecita occhiata, e prontamente<br />

448. Scoprir qual d’essi a la tua bella è caro;<br />

449. E qual <strong>di</strong> raro augel, <strong>di</strong> stranio pesce<br />

450. Parte 776 le aggrada. <strong>Il</strong> tuo coltello Amore<br />

766 stende e ritragge = hysteron proteron<br />

767 immota e muta = paronomasia<br />

768 d’invocar … invocò = poliptoto<br />

769 oblivion = latinismo<br />

770 l’alma gli asperse = metafora<br />

771 torpente / In<strong>di</strong>fferenza = enjambement<br />

772 gli ricinse il core = metafora<br />

773 opra = sincope per opera<br />

774 osàro = sincope per osarono<br />

775 angliche Aracni = antonomasia per tessitrici inglesi.<br />

Aracne era una fanciulla abile nella tessitura, che per aver<br />

sfidato Atena in quell’arte, venne trasformata in ragno. Cfr.<br />

Ovi<strong>di</strong>o Metamorfosi<br />

776 E qual <strong>di</strong> raro augel … parte = iperbato<br />

47


451. Anatomico renda, Amor 777 che tutte<br />

452. De gli animanti annoverar le membra 778<br />

453. Puote, e <strong>di</strong>scerner sa qual aggian tutte<br />

454. Uso e natura. Più d’ognaltra cosa<br />

455. Però ti caglia rammentar mai sempre<br />

456. Qual più cibo le noccia o qual più 779 giovi;<br />

457. E l’un rapisci a lei, l’altro conce<strong>di</strong><br />

458. Come d’uopo a te pare. Oh <strong>di</strong>o, la serba<br />

459. Serbala 780 a i cari figli. Essi, dal giorno<br />

460. Che le alleviàro il delicato fianco<br />

461. Non la rivider più: d’ignobil petto<br />

462. Esaurirono i vasi 781 : e la ricolma<br />

463. Nitidezza lasciàro al sen materno.<br />

464. Sgridala, se a te par ch’avida troppo<br />

465. Al cibo agogni; e le ricorda i mali,<br />

466. Che forse avranno altra cagione, e ch’ella<br />

467. Al cibo imputerà nel dì venturo.<br />

468. Nè al cucinier perdona, a cui non calse<br />

469. Tanta salute. A te ne’ servi altrui<br />

470. Ragion fu data in quel beato istante<br />

471. Che la noia e l’amore ambo vi strinse<br />

472. In dolce nodo; e pose or<strong>di</strong>ni e leggi.<br />

473. Per te sgravato d’o<strong>di</strong>oso incarco<br />

474. Ti fia grato colui che dritto vanta<br />

475. D’impor novo cognome a la tua dama 782 ;<br />

476. E pinte strascinar su gli aurei cocchi 783<br />

477. Giunte a quelle <strong>di</strong> lei le proprie insegne:<br />

478. Dritto 784 sacro a lui sol, ch’altri giammai<br />

479. Audace non tentò <strong>di</strong>vider seco.<br />

480. Ve<strong>di</strong> come col guardo a te fa cenno<br />

481. Pago ridendo, e a le tue leggi applaude;<br />

482. Mentre l’alta forcina in tanto ei volge<br />

483. Di gra<strong>di</strong>te vivande al piatto ancora.<br />

484. Non però sempre a la tua bella intorno<br />

777 Amore … Amor = iterazione e personificazione<br />

778 De gli animanti … le membra = iperbato<br />

779 Qual più … qual più = iterazione<br />

780 serba / Serbala = ana<strong>di</strong>plosi<br />

781 vasi = metonimia per latte<br />

782 Colui che … dama = perifrasi per in<strong>di</strong>care il marito<br />

783 E pinte strascinar su gli aurei cocchi = iperbato<br />

784 Dritto = sincope per <strong>di</strong>ritto<br />

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485. Su<strong>di</strong>n 785 gli studj tuoi. Anco tal volta<br />

486. Fia lecito goder brevi riposi;<br />

487. E de la quercia trionfale all’ombra,<br />

488. Te de la polve olimpica tergendo,<br />

489. Al vario ragionar de gli altri eroi 786<br />

490. Porgere orecchio 787 ; e il tuo sermone a i loro<br />

491. Frammischiar ozioso. Uno già scote<br />

492. Le architettate del bel crine anella<br />

493. Su la guancia ondeggianti; e ad ogni scossa<br />

494. De’ convitati a le narici manda<br />

495. Vezzoso nembo 788 d’Arabi profumi.<br />

496. A lo spirto 789 <strong>di</strong> lui l’alma natura<br />

497. Fu pro<strong>di</strong>ga cosi che più non seppe<br />

498. Di che il volto abbellirgli; e all’arte <strong>di</strong>sse:<br />

499. Tu compi il mio lavoro: e l’arte suda 790<br />

500. Sollecita <strong>di</strong>ntorno all’opra illustre.<br />

501. Molli tinture preziose linfe<br />

502. Polvi pastiglie delicati unguenti<br />

503. Tutto arrischia per lui. Quanto <strong>di</strong> novo<br />

504. E mostruoso più sa tesser spola<br />

505. O bulino intagliar gallico ed anglo<br />

506. A lui primo concede. Oh lui beato<br />

507. Che primo ancor <strong>di</strong> non più viste forme<br />

508. Tabacchiera mostrò. L’etica invi<strong>di</strong>a<br />

509. I gran<strong>di</strong> eguali a lui lacera e mangia;<br />

510. Ed ei pago <strong>di</strong> sè, superbamente<br />

511. Crudo, fa loro balenar su gli occhi<br />

512. L’ultima gloria onde Parigi ornollo.<br />

513. Forse altera cosi d’Egitto in faccia<br />

514. Vaga prole <strong>di</strong> Sèmele 791 apparisti<br />

515. I giocon<strong>di</strong> rubini 792 alto levando<br />

785 Su<strong>di</strong>n gli studj tuoi= metonimia<br />

786 E de la quercia … eroi = iperbato<br />

787 Porgere orecchio = metafora<br />

788 Vezzoso nembo = metafora<br />

789 spirto = sincope<br />

790 l’arte suda = metonimia<br />

791 Sèmele = la madre <strong>di</strong> Dioniso, incenerita da Giunone. Cfr.<br />

Ovi<strong>di</strong>o, Metamorfosi, IV e Dante, Inferno, XXX: <br />

792 rubini = metafora per chicchi<br />

48


516. Del grappolo primiero: e tal tu forse<br />

517. Tessalico garzon 793 mostrasti a Jolco 794<br />

518. L’auree lane 795 rapite al fero drago.<br />

519. Or ve<strong>di</strong> or ve<strong>di</strong> 796 qual magnanim’ira<br />

520. Nell’eroe che dell’altro a canto siede<br />

521. A sì novo spettacolo si desta!<br />

522. Ve<strong>di</strong> quanto ei s’affanna; e il pasto sembra<br />

523. Obliar declamando! Al certo al certo 797<br />

524. <strong>Il</strong> nemico è a le porte. Oimè i Penati<br />

525. Tremano e in forse è la civil salute!<br />

526. Ma no; più grave a lui più preziosa<br />

527. Cura lo infiamma. Oh depravato ingegno<br />

528. De gli artefici nostri! 798 In van si spera<br />

529. Da la inerte lor man lavoro egregio<br />

530. Felice invenzion d’uom nobil degna.<br />

531. Chi sa intrecciar chi sa 799 pulir fermaglio<br />

532. A patrizio calzar; chi tesser drappo<br />

533. Soffribil tanto che d’ornar presuma<br />

534. I membri <strong>di</strong> signor che un lustro a pena<br />

535. Conti <strong>di</strong> feudo? In van s’adopra e stanca<br />

536. Chi la lor mente sonnolenta e crassa<br />

537. Cerca destar: <strong>di</strong> là dall’Alpi 800 è d’uopo<br />

538. Appellar l’eleganza: e chi giammai<br />

539. Fuor che il genio <strong>di</strong> Francia osato avria<br />

540. Su i menomi lavori i grechi ornati<br />

541. Condur felicemente? Andò romito<br />

542. <strong>Il</strong> bongusto finora spaziando<br />

543. Per le auguste cornici e per gli eccelsi<br />

544. Timpani 801 de le moli a i numi sacre<br />

545. O a gli uomini scettrati 802 ; ed or ne scende<br />

546. Vago al fin d’agitar gli austeri fregi<br />

547. Entro a le man <strong>di</strong> cavalieri e dame.<br />

793 Tessalico garzon = antonomasia per Giasone<br />

794 Jolco = località della Tessaglia, patria <strong>di</strong> Giasone<br />

795 L’auree lane = il vello d’oro<br />

796 Or ve<strong>di</strong> or ve<strong>di</strong> = iterazione<br />

797 Al certo al certo = iterazione<br />

798 Oh depravato ingegno / De gli artefici nostri! = epifonema<br />

799 Chi sa … chi sa = iterazione<br />

800 <strong>di</strong> là dall’Alpi = francesismo<br />

801 eccelsi / Timpani = enjambement<br />

802 uomini scettrati = perifrasi per in<strong>di</strong>care i re<br />

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548. Ben tosto si vedrà strascinar anco<br />

549. Fra i nuziali doni e i lievi veli 803<br />

550. Le greche travi: e docile trastullo<br />

551. Fien de la moda le colonne e gli archi<br />

552. Ove sedeano i secoli canuti 804 .<br />

553. "Commercio" alto gridar, gridar "commercio" 805<br />

554. All’altro lato de la mensa or o<strong>di</strong><br />

555. Con fanatica voce: e tra il fragore<br />

556. D’un peregrino d’eloquenza fiume 806<br />

557. Di bella novità stampate al conio<br />

558. Le forme appren<strong>di</strong>, onde assai meglio poi<br />

559. Brillantati i pensier picchin lo spirto. 807<br />

560. Tu pur grida "commercio": e un motto ancora<br />

561. La tua bella ne <strong>di</strong>ca. Empiono è vero<br />

562. <strong>Il</strong> nostro suol <strong>di</strong> Cerere 808 i favori,<br />

563. Che per folti <strong>di</strong> biade immensi campi<br />

564. Ergesi altera; e pur ne mostra a pena<br />

565. Tra le spighe confuso il crin dorato. 809<br />

566. Bacco e Vertunno 810 i lieti poggi e il monte<br />

567. Ne coronan <strong>di</strong> poma 811 : e Pale 812 amica<br />

568. Latte ne preme a larga mano; e tonde<br />

569. Can<strong>di</strong><strong>di</strong> velli; e per li prati pasce<br />

570. Mille al palato uman vittime sacre 813 .<br />

571. Sorge fecondo il lin soave cura<br />

572. De’ verni rusticali: e d’infinita<br />

573. Serie 814 ne cinge le campagne<br />

574. Che vale or ciò? Su le natie lor balze il tanto<br />

575. Per la morte <strong>di</strong> Tisbe arbor famoso. 815<br />

803<br />

lievi veli = allitterazione<br />

804<br />

sedeano i secoli canuti = metafora<br />

805<br />

"Commercio" alto gridar, gridar "commercio" = chiasmo<br />

806<br />

D’un peregrino d’eloquenza fiume = metafora e iperbato<br />

807<br />

pensier picchin lo spirto = allitterazione in “p”<br />

808<br />

Cerere = dea delle messi<br />

809<br />

crin dorato = metafora<br />

810<br />

Vertunno = <strong>di</strong>vinità agreste<br />

811<br />

poma = latinismo<br />

812<br />

Pale = <strong>di</strong>vinità agreste<br />

813<br />

Mille al palato uman vittime sacre = iperbole e iperbato<br />

814<br />

infinita / Serie = enjambement<br />

815<br />

il tanto / Per la morte <strong>di</strong> Tisbe arbor famoso.= perifrasi per<br />

in<strong>di</strong>care il gelso, albero i cui fiori si macchiarono <strong>di</strong> rosso,<br />

49


576. Rodan le capre; ruminando 816 il bue<br />

577. Per li prati natii vada; e la plebe<br />

578. Non <strong>di</strong>ssimile a lor si nudra e vesta<br />

579. De le fatiche sue 817 : ma a le grand’alme<br />

580. Di troppo agevol ben schife Cillenio 818<br />

581. <strong>Il</strong> comodo ministri, a cui le miglia<br />

582. Pregio acquistino e l’oro: e d’ogn’intorno<br />

583. "Commercio" risonar s’oda "commercio". 819<br />

584. Tale da i letti de la molle rosa<br />

585. Sibari 820 un dì gridar soleva; e i lumi 821<br />

586. Disdegnando volgea da i frutti aviti<br />

587. Troppo per lei ignobil cura; e mentre<br />

588. Cartagin dura 822 a le fatiche e Tiro 823<br />

589. Pericolando per l’immenso sale 824<br />

590. Con l’oro altrui le voluttà cambiava,<br />

591. Sibari si volgea su l’altro lato;<br />

592. E non premute ancor rose cercando<br />

593. Pur <strong>di</strong> commercio novellava e d’arti<br />

vv. 594 – 793 a cura <strong>di</strong> <strong>Il</strong>aria Montali<br />

Prosegue la descrizione dei commensali, tra<br />

cui si <strong>di</strong>stingue un vegetariano, che non<br />

mangia carne per pietà verso gli animali. Alla<br />

dama torna così alla mente l’episo<strong>di</strong>o della<br />

Vergine cuccia: la sua adorata cagnetta aveva<br />

morsicato il piede <strong>di</strong> un servo, ricevendone un<br />

dopo il sacrificio <strong>di</strong> Tisbe e Piramo Cfr. Ovi<strong>di</strong>o Metamorfosi<br />

IV, 55-166<br />

816<br />

Rodan le capre; ruminando = allitterazione in “r”<br />

817<br />

De le fatiche sue = metonimia<br />

818<br />

Cillenio = epiteto <strong>di</strong> Mercurio<br />

819<br />

"Commercio" risonar s’oda "commercio". = chiasmo<br />

820<br />

Sibari = colonia dorica dell’Italia meri<strong>di</strong>onale, famosa per<br />

il lusso degli abitanti<br />

821<br />

lumi = metonimia per occhi<br />

822<br />

cura … dura = rima interna<br />

823<br />

Cartagine … Tiro = note colonie fenice<br />

824<br />

sale = metonimia per mare<br />

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calcio; per questo il servo era stato licenziato<br />

dalla dama.<br />

594. Ma chi è quell’eroe che tanta parte<br />

595. Colà ingombra <strong>di</strong> loco; e mangia e fiuta<br />

596. E guata; e 825 de le altrui fole ridendo<br />

597. Sì superba <strong>di</strong> ventre agita mole?<br />

598. Oh <strong>di</strong> mente acutissima dotate<br />

599. Mamme 826 del suo palato! 827 Oh da’ mortali<br />

600. Invi<strong>di</strong>abil anima che siede<br />

601. Fra l’ammiranda lor testura, e quin<strong>di</strong><br />

602. L’ultimo del piacer deliquio sugge! 828<br />

603. Chi più acuto <strong>di</strong> lui penètra e intende<br />

604. La natura migliore? O chi più industre<br />

605. Converte a suo piacer l’aria 829 la terra<br />

606. E il ferace <strong>di</strong> mostri ondoso abisso?<br />

607. Qualora ei viene al desco altrui paventano<br />

608. Suo gusto inesorabile le smilze<br />

609. Ombre 830 de gli avi, che per l’aria lievi<br />

610. Aggiransi vegliando ancor <strong>di</strong>ntorno<br />

611. A i ceduti tesori; e piangon lasse<br />

612. Le mal spese vigilie, i sobrj pasti,<br />

613. Le in preda all’aquilon case 831 , le antique<br />

614. Digiune rozze, gli scommessi cocchi<br />

615. Forte assordanti per stridente ferro 832<br />

616. Le piazze e i tetti 833 : e lamentando vanno<br />

617. Gl’invan nudati rustici, le fami<br />

618. Mal desiate, e de le sacre toghe<br />

619. L’armata in vano autorità sul vulgo 834 .<br />

825<br />

e mangia e fiuta / E guata; e … = iterazione <strong>di</strong> “e” e climax<br />

826<br />

Mamme = metafora<br />

827<br />

Oh <strong>di</strong> mente … palato! = apostrofe<br />

828<br />

Oh da mortali / Invi<strong>di</strong>abile anima … sugge = apostrofe e<br />

metafora<br />

829<br />

Converte a suo piacer l’aria … = metafora<br />

830<br />

smilze / Ombre = enjambement<br />

831<br />

Le in preda all’aquilon case = iperbato<br />

832<br />

Forte assordanti per stridente ferro = allittrazione in “t” e<br />

in “r”<br />

833<br />

tetti = sineddoche<br />

834<br />

L’armata in vano autorità sul vulgo = iperbato<br />

50


620. L’altro vicin chi fia? Per certo il caso<br />

621. Congiunse accorto 835 i duo leggiadri estremi,<br />

622. Perchè doppio spettacolo campeggi;<br />

623. E l’un dell’altro al par più lustri e splenda.<br />

624. Falcato <strong>di</strong>o de gli orti 836 , a cui la greca<br />

625. Làmsaco 837 d’asinelli offrir solea<br />

626. Vittima degna, al giovane seguace<br />

627. Del sapiente <strong>di</strong> Samo 838 i doni tuoi<br />

628. Reca sul desco. Egli ozioso siede<br />

629. Aborrendo le carni; e le narici<br />

630. Schifo raggrinza; e in nauseanti rughe<br />

631. Ripiega i labbri; e poco pane 839 in tanto<br />

632. Rumina lentamente. Altro giammai<br />

633. A la squallida ine<strong>di</strong>a eroe non seppe<br />

634. Durar sì forte: nè lassezza il vinse<br />

635. Nè deliquio giammai nè febbre ardente 840 :<br />

636. Tanto importa lo aver scalze le membra<br />

637. Singolare il costume e nel bel mondo<br />

638. Onor <strong>di</strong> filosofico talento.<br />

639. Qual anima è volgar la sua pietate<br />

640. Serbi per l’uomo: e facile ribrezzo<br />

641. Dèstino in lei del suo simile i danni<br />

642. O i bisogni o le piaghe. <strong>Il</strong> cor <strong>di</strong> questo<br />

643. Sdegna comune affetto; e i dolci moti<br />

644. A più lontano limite sospigne.<br />

645. "Pera colui che prima osò la mano<br />

646. Armata alzar su l’innocente agnella<br />

647. E sul placido bue 841 : nè il truculento<br />

648. Cor gli piegàro i teneri belati 842 ,<br />

835<br />

Congiunse accorto = allitterazione<br />

836<br />

Falcato <strong>di</strong>o de gli orti = perifrasi per in<strong>di</strong>care Priapo,<br />

rappresentato con una falce in mano<br />

837<br />

Lamsaco = località della Nisia in cui era particolarmente<br />

vivo il culto <strong>di</strong> Priapo<br />

838<br />

Del sapiente <strong>di</strong> Samo = perifrasi per in<strong>di</strong>care Pitagora, la<br />

cui filosofia proibiva il consumo delle carni<br />

839<br />

Ripiega i labbri; e poco pane = allitterazione in “p”<br />

840<br />

nè lassezza … Né deliquio … né febbre ardente =<br />

iterazione e climax<br />

841<br />

Pera colui … bue = imprecazione. Cfr. <strong>Parini</strong> La salubrità<br />

dell’aria v. 25 <br />

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649. Nè i pietosi mugiti 843 , nè le molli<br />

650. Lingue lambenti 844 tortuosamente<br />

651. La man che il loro fato aimè stringea".<br />

652. Tal ei parla o signor 845 : ma sorge in tanto<br />

653. A quel pietoso favellar da gli occhi<br />

654. De la tua dama dolce lagrimetta<br />

655. Pari a le stille tremule brillanti 846 ,<br />

656. Che a la nova stagion 847 gemendo vanno<br />

657. Da i palmiti <strong>di</strong> Bacco 848 entro commossi<br />

658. Al tiepido spirar de le prim’aure<br />

659. Fecondatrici 849 . Or le sovvien del giorno,<br />

660. Ahi fero giorno! allor che la sua bella<br />

661. Vergine cuccia 850 de le Grazie alunna 851 ,<br />

662. Giovanilmente vezzeggiando, il piede<br />

663. Villan 852 del servo con gli eburnei denti 853<br />

664. Segnò <strong>di</strong> lieve nota 854 : e questi audace<br />

665. Col sacrilego piè 855 lanciolla: ed ella<br />

666. Tre volte rotolò; tre volte scosse 856<br />

667. Lo scompigliato pelo, e da le vaghe<br />

668. Nari 857 soffiò la polvere rodente 858 :<br />

842 teneri belati = sinestesia<br />

843 pietosi mugiti = metafora<br />

844 molli / Lingue lambenti = enjambement e allitterazione in<br />

“l”<br />

845 o signor = intervento dell’io narrante<br />

846 Pari a le stille tremule brillanti = similitu<strong>di</strong>ne<br />

847 nova stagion = perifrasi per primavera<br />

848 Da i palmiti <strong>di</strong> Bacco = perifrasi per in<strong>di</strong>care le foglie della<br />

vite<br />

849 aure / Fecondatrici = enjambement<br />

850 bella / Vergine cuccia = enjambement e perifrasi (la<br />

cagnetta)<br />

851 de le Grazie alunna = iperbato e latinismo<br />

852 piede / Villan = enjambement e enallage antifrastica.<br />

L’aggettivo villano deve essere inteso in senso ironico e va<br />

riferito al sostantivo “servo”<br />

853 eburnei denti = metafora antifrastica<br />

854 Segnò <strong>di</strong> lieve nota = perifrasi eufemistica<br />

855 sacrilego piè = iperbole ironica<br />

856 Tre volte rotolò; tre volte scosse = iterazione e paro<strong>di</strong>a del<br />

registro epico. Cfr. Virgilio, Eneide VI, vv. 700 – 701 e<br />

Dante, Purgatorio II, vv. 79-81<br />

51


669. In<strong>di</strong> i gemiti alzando, aita aita 859<br />

670. Parea <strong>di</strong>cesse; e da le aurate volte<br />

671. A lei la impietosita Eco 860 rispose;<br />

672. E dall’infime chiostre i mesti servi<br />

673. Asceser tutti; e da le somme stanze<br />

674. Le damigelle pallide tremanti<br />

675. Precipitàro 861 . Accorse ognuno: il volto<br />

676. Fu d’essenze spruzzato a la tua dama:<br />

677. Ella rinvenne al fine. Ira e dolore<br />

678. L’agitavano ancor: fulminei sguar<strong>di</strong> 862<br />

679. Gettò sul servo; e con languida voce<br />

680. Chiamò tre volte la sua cuccia 863 : e questa<br />

681. Al sen le corse; in suo tenor vendetta<br />

682. Chieder sembrolle: e tu vendetta avesti<br />

683. Vergine cuccia de le Grazie alunna 864 .<br />

684. L'empio servo 865 tremò; con gli occhi al suolo<br />

685. Udì la sua condanna. A lui non valse<br />

686. Merito quadrilustre: a lui non valse 866<br />

687. Zelo d’arcani ufici. Ei nudo andonne<br />

688. De le assise spogliato onde pur <strong>di</strong>anzi<br />

689. Era insigne a la plebe: e in van novello<br />

690. Signor 867 sperò; chè le pietose dame<br />

691. Inorri<strong>di</strong>ro; e del misfatto atroce 868<br />

692. O<strong>di</strong>àr l’autore. <strong>Il</strong> perfido si giacque<br />

693. Con la squallida prole e con la nuda<br />

694. Consorte a lato su la via spargendo<br />

695. Al passeggero inutili lamenti 869 :<br />

857<br />

vaghe / Nari = enjambement<br />

858<br />

polvere rodente = allitterazione in “r”<br />

859<br />

aita aita = iterazione e onomatopea<br />

860<br />

Eco = ninfa amata da Zeus, trasformata in pura voce<br />

861<br />

E da l’infime chiostre … Asceser … e da le somme stanze<br />

… precipitaro = antitesi<br />

862<br />

fulminei sguar<strong>di</strong> = metafora<br />

863<br />

Chiamò tre volte la sua cuccia Cfr. nota 246<br />

864<br />

Vergine cuccia de le Grazie alunna = è ripetuto il v. 661<br />

865<br />

L'empio servo = aggettivazione antifrastica<br />

866<br />

A lui non valse … a lui non valse = epifora<br />

867<br />

novello / Signor = enjambement<br />

868<br />

misfatto atroce = aggettivazione antifrastica<br />

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696. E tu vergine cuccia idol placato<br />

697. Da le vittime umane 870 isti superba.<br />

698. Nè senza i miei precetti o senza 871 scorta<br />

699. Ineru<strong>di</strong>to andrai signor, qualora<br />

700. <strong>Il</strong> perverso destin dal fianco amato<br />

701. Ti allontani a la mensa. Avvien sovente<br />

702. Che con l’aio seguace o con l’amico<br />

703. Un grande illustre or l’Alpi or l’oceàno<br />

704. Varchi e scenda in Ausonia 872 , orribil ceffo<br />

705. Per natura o per arte, a cui Ciprigna 873<br />

706. Rose le nari 874 ; o sale impuro e crudo<br />

707. Snudò i denti ineguali. Ora il <strong>di</strong>stingue<br />

708. Risibil gobba, or furiosi sguar<strong>di</strong><br />

709. Obliqui o loschi: or rantoloso avvolge<br />

710. Fra le tumide 875 fauci ampio volume<br />

711. Di voce, che gorgoglia 876 , ed esce al fine<br />

712. Come da inverso fiasco onda che goccia 877 ;<br />

713. Or d’avi or <strong>di</strong> cavalli ora 878 <strong>di</strong> Frini 879<br />

714. Instancabile parla; or de’ celesti<br />

715. Le folgori deride 880 . Aurei monili<br />

716. E nastri e gemme gloriose pompe<br />

717. L’ingombran tutto: e gran titolo suona 881<br />

718. Dinanzi a lui. Qual più tra noi risplende<br />

869 Con la squallida prole e con la nuda / Consorte … inutili<br />

lamenti = l’aggettivazione evidenzia la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> povertà<br />

a cui viene costretto il servo con la sua famiglia<br />

870 idol placato / Da le vittime umane = metafora<br />

871 senza … senza = iterazione<br />

872 Ausonia = antico nome dell’Italia<br />

873 Ciprigna = metonimia per malattia venerea<br />

874 Rose le nari = espressione metaforica<br />

875 denti ineguali … Risibil gobba … furiosi sguar<strong>di</strong> / Obliqui<br />

o loschi: or rantoloso … tumide fauci = aggettivazione<br />

realistica, secondo i canoni sensistici<br />

876 gorgoglia = verbo onomatopeico<br />

877 Come da inverso fiasco onda che goccia = similitu<strong>di</strong>ne<br />

878 Or … or … ora = iterazione<br />

879 Frini = antonomasia per cortigiane<br />

880 or de’ clesti / Le folgori deride = allusione alle idee<br />

ateistiche dell’<strong>Il</strong>luminismo francese, alle quali <strong>Parini</strong> si<br />

oppose sempre con tenacia<br />

881 gran titolo suona = metafora<br />

52


719. Inclita stirpe ch’onorar non voglia<br />

720. D’un ospite sì degno i Lari 882 suoi?<br />

721. Ei però col compagno ammessi fièno<br />

722. Di Giuno a i fianchi 883 : e tu lontan da lei<br />

723. Co’ Silvani capripe<strong>di</strong> 884 n’andrai<br />

724. Presso al marito; e pranzerai negletto<br />

725. Fra il popol folto de gli dei minori.<br />

726. Ma negletto 885 non già da gli occhi andrai<br />

727. De la dama gentil, che a te rivolti<br />

728. Incontreranno i tuoi. L’aere 886 a quell’urto<br />

729. Arderà <strong>di</strong> faville 887 : e Amor con l’ali<br />

730. L’agiterà. 888 Nel fortunato incontro<br />

731. I messagger pacifici dell’alma<br />

732. Cambieran lor novelle: e alternamente<br />

733. Spinti ritorneranno a voi con dolce<br />

734. Delizioso tremito su i cori.<br />

735. Allor tu le ubbi<strong>di</strong>sci; o se t’invita<br />

736. Le vivande a gustar, che a lei vicine<br />

737. L’or<strong>di</strong>n <strong>di</strong>spose; o se 889 a te chiede in vece<br />

738. Quella che innanzi a te sue voglie pugne 890<br />

739. Non col soave odor, ma con le nove<br />

740. Leggiadre forme 891 onde abbellir la seppe<br />

741. Dell’ammirato cucinier la mano 892 .<br />

742. Con la mente si pascono le <strong>di</strong>ve 893<br />

743. Sopra le nubi del brillante Olimpo:<br />

744. E lor labbra immortali irrita 894 e move<br />

745. Non la materia, ma il <strong>di</strong>vin lavoro.<br />

746. Nè allor men destro ad ubbi<strong>di</strong>r sarai<br />

747. Che <strong>di</strong> raro licor la bella strigne<br />

882<br />

Lari = <strong>di</strong>vinità del focolare domestico<br />

883<br />

Di Giuno a i fianchi = designazione iperbolica della donna<br />

884<br />

Silvani capripe<strong>di</strong> = perifrasi per in<strong>di</strong>care i satiri<br />

885<br />

negletto = latinismo<br />

886<br />

aere = latinismo<br />

887<br />

Arderà <strong>di</strong> faville = metafora<br />

888<br />

Amor con l’ali / L’agiterà.= personificazione e metafora<br />

889<br />

o se … o se = iterazione<br />

890<br />

sue voglie pugne = metafora<br />

891<br />

nove / Leggiadre forme = enjambement<br />

892<br />

Dell’ammirato cucinier la mano = iperbato<br />

893<br />

Con la mente si pascono le <strong>di</strong>ve = espressione metaforica<br />

894<br />

lor labbra immortali irrita = allitterazione in “r”<br />

748. Colmo bicchiere, a lo cui orlo intorno<br />

749. Serpe striscia dorata 895 ; e par che <strong>di</strong>ca:<br />

750. "Lungi o labbra profane: a i labbri solo<br />

751. De la <strong>di</strong>va che qui soggiorna e regna<br />

752. È il castissimo calice 896 serbato:<br />

753. Nè cavalier con alito maschile<br />

754. Osi appannarne il nitido cristallo 897 ;<br />

755. Nè dama convitata unqua 898 presuma<br />

756. I labbri apporvi; e sien pur casti e puri 899 ,<br />

757. E quanto esser può mai cari all’Amore 900 ".<br />

758. Tu al cenno de’ bei guar<strong>di</strong> e de la destra,<br />

759. Che reggendo il bicchier sospesa ondeggia<br />

760. Affettuoso atten<strong>di</strong>. I lumi 901 tuoi<br />

761. Di gioia sfavillando accolgan pronti<br />

762. <strong>Il</strong> brin<strong>di</strong>si segreto: e ti prepara<br />

763. In simil modo a tacita risposta 902 .<br />

764. Ecco d’estro già punta ecco 903 la Musa<br />

765. Brin<strong>di</strong>si grida all’uno e all’altro amante;<br />

766. All’altrui fida sposa a cui se’ caro,<br />

767. E a te signor sua dolce cura e nostra.<br />

768. Quale annoso licor Lièo 904 vi mesce,<br />

769. Tale Amore a voi mesca eterna gioia 905<br />

770. Non gustata al marito, e da coloro<br />

771. Invi<strong>di</strong>ata che gustata l’hanno.<br />

772. Veli con l’ali sue sagace oblio 906<br />

773. Le alterne infedeltà che un cor dall’altro<br />

895<br />

Serpe striscia dorata = metafora – si nota il fascino degli<br />

oggetti<br />

896<br />

castissimo calice = allitterazione<br />

897<br />

cristallo = metonimia per bicchiere<br />

898<br />

unqua = latinismo<br />

899<br />

I labbri apporvi; e sien pur casti e puri = allitterazione in<br />

“r” e <strong>di</strong>ttologia sinonimica<br />

900<br />

Amore = personificazione<br />

901<br />

lumi = metonimia per occhi<br />

902<br />

tacita risposta = ossimoro<br />

903<br />

Ecco … ecco = iterazione<br />

904<br />

Lièo = epiteto <strong>di</strong> Bacco, che significa colui che scioglie<br />

dalle cure<br />

905<br />

mesca eterna gioia = metafora<br />

906<br />

Veli con l’ali sue sagace oblio = metafora e allitterazione<br />

in “v,l,s”<br />

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53


774. Porieno un giorno separar per sempre:<br />

775. E solo a gli occhi vostri Amor <strong>di</strong>scopra<br />

776. Le alterne infedeltà, che in ambo i petti 907<br />

777. Ventilar ponno le cedenti fiamme 908 .<br />

778. Di sempiterno in<strong>di</strong>ssolubil nodo<br />

779. Canti augurj per voi vano cantore 909 :<br />

780. Nostra nobile musa a voi desia<br />

781. Sol quanto piace a voi durevol nodo.<br />

782. Duri 910 fin che a voi piace 911 : e non si scioglia<br />

783. Senza che Fama 912 sopra l’ale immense<br />

784. Tolga l’alta novella 913 ; e grande n’empia<br />

785. Col reboato dell’aperta tromba 914<br />

786. L’ampia cittade e dell’Enotria 915 i monti,<br />

787. E le piagge sonanti, e s’esser puote,<br />

788. La bianca Teti 916 e Gua<strong>di</strong>ana e Tule 917 .<br />

789. <strong>Il</strong> mattutino gabinetto il corso<br />

790. <strong>Il</strong> teatro e la mensa in vario stile 918<br />

791. Ne ragionin gran tempo. Ognun ne chieda<br />

792. <strong>Il</strong> dolente marito: ed ei dall’alto<br />

793. La lamentabil favola cominci<br />

vv. 794 – 911 a cura <strong>di</strong> Barbara Pennucci<br />

907 petti = metonimia<br />

908 cedenti fiamme = metafora<br />

909 Canti augurj per voi vano cantore = figura etimologica e<br />

allitterazione in “v”<br />

910 durevol … / Duri = figura etimologica<br />

911 piace a voi … a voi piace = chiasmo<br />

912 Fama = personificazione<br />

913 sopra l’ale immense / Tolga l’alta novella = metafora<br />

914 Col reboato dell’aperta tromba = verso allitterante e<br />

onomatopeico<br />

915 Enotria = antica denominazione dell’Italia<br />

916 bianca Teti = antonomasia per in<strong>di</strong>care il mare<br />

biancheggiante <strong>di</strong> onde spumose<br />

917 Gua<strong>di</strong>ana e Tule = perifrasi per in<strong>di</strong>care le terre bagnate<br />

dal fiume Gua<strong>di</strong>ana in Spagna e l’Islanda<br />

918 vario stile = reminiscenza petrarchesca (Canzoniere I: del<br />

vario stil …) in funzione antifrastica<br />

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Abbiamo la descrizione <strong>di</strong> alcuni cibi e<br />

l’esaltazione dell’ambiente in cui avviene il<br />

banchetto. Notiamo la satira nei confronti delle<br />

<strong>di</strong>scussioni conviviali, nelle quali si affrontano<br />

vari temi. In seguito, emerge <strong>di</strong> nuovo l’ironia<br />

<strong>di</strong> <strong>Parini</strong> quando loda i nobili che sono in grado<br />

<strong>di</strong> conoscere il Latino e la Scienza, mentre in<br />

realtà non è così. <strong>Il</strong> poeta paragona questi<br />

nobili ai <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Archimede, facendo loro<br />

credere <strong>di</strong> essere persone colte. Si affronta poi<br />

il tema dell’amore e citando il pianeta Venere<br />

l’autore allude all’incostanza amorosa dei<br />

nobili.<br />

794. Tal su le scene, ove agitar solea<br />

795. L’ombre tinte <strong>di</strong> sangue 919 Argo piagnente 920 ,<br />

796. Squallido messo al palpitante coro<br />

797. Narrava come furiando E<strong>di</strong>po<br />

798. Al talamo sen corse incestuoso 921 ,<br />

799. Come le porte rovescionne 922 , come 923<br />

800. Al subito spettacolo ristette<br />

801. Quando vicina del nefando letto<br />

802. Vide in un corpo solo e sposa e madre 924<br />

803. Pender strozzata; e del fatale uncino<br />

804. Le mani armosse; e con le proprie mani 925<br />

805. A sè le care luci 926 da la testa<br />

806. Con le man proprie misero strapposse 927 .<br />

919<br />

L’ombre tinte <strong>di</strong> sangue = metafora per in<strong>di</strong>care i<br />

personaggi delle trage<strong>di</strong>e<br />

920<br />

Argo piagnente = perifrasi per in<strong>di</strong>care i tragici greci<br />

921<br />

Incestuoso = allusione al mito <strong>di</strong> E<strong>di</strong>po<br />

922<br />

rovescionne = enclisi pronominale<br />

923<br />

Come … come = iterazione<br />

924<br />

e sposa e madre = iterazione<br />

925<br />

Le mani armosse; e con le proprie mani = iterazione<br />

enfatica in chiasmo<br />

926<br />

luci = metonimia per occhi<br />

927<br />

strapposse = enclisi pronominale; è riassunta in questo<br />

verbo la vicenda della trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Sofocle<br />

54


807. Ma già volge al suo fine il pranzo illustre:<br />

808. Già Como e Dionisio 928 al desco intorno<br />

809. Rapi<strong>di</strong>ssimamente in danza girano 929<br />

810. Con la libera Gioia 930 . Ella saltando<br />

811. Or questo or 931 quel de’ convitati lieve<br />

812. Tocca col <strong>di</strong>to: e al suo toccar 932 scoppiettano<br />

813. Brillanti vivacissime scintille,<br />

814. Ch’altre ne destan poi. Sonan le risa:<br />

815. <strong>Il</strong> clamoroso <strong>di</strong>sputar s’accende:<br />

816. La nobil vanità pugne le menti 933 :<br />

817. E l’amor <strong>di</strong> sè sol, baldo scorrendo 934 ,<br />

818. Porge un scettro a ciascuno; e <strong>di</strong>ce: "regna".<br />

819. Questi i concili <strong>di</strong> Bellona 935 , e quegli<br />

820. Pènetra i tempj de la Pace 936 . Un guida<br />

821. I condottieri: a i consiglier consiglio 937<br />

822. L’altro dona; e <strong>di</strong>vide e capovolge 938<br />

823. Con seste ar<strong>di</strong>te 939 il pelago e la terra.<br />

824. Qual <strong>di</strong> Pallade 940 l’arti e de le Muse 941<br />

825. Giu<strong>di</strong>ca e libra; qual 942 ne scopre acuto<br />

826. L’alte cagioni; e i gran principj abbatte<br />

928<br />

Como e Dionisio = il primo è il <strong>di</strong>o dei banchetti, il<br />

secondo è il <strong>di</strong>o del vino<br />

929<br />

Rapi<strong>di</strong>ssimamente in danza girano = endecasillabo<br />

sdrucciolo, con ritmo molto veloce<br />

930<br />

Gioia = personificazione<br />

931<br />

Or … or = iterazione<br />

932<br />

Tocca … toccar = poliptoto<br />

933<br />

s’accende … pugne le menti = metafore<br />

934<br />

sè sol, baldo scorrendo = allitterazione<br />

935<br />

concili <strong>di</strong> Bellona = perifrasi per problemi militari (Bellona<br />

era una <strong>di</strong>vinità guerriera). Cfr. Foscolo Ode all’amica<br />

risanata v. 67-68 <br />

936<br />

tempi della Pace = perifrasi per in<strong>di</strong>care le questioni che si<br />

pongono in pace<br />

937<br />

consiglier consiglio = figura etimologica<br />

938<br />

e <strong>di</strong>vide e capovolge = iterazione e ironia tipica dell’autore<br />

939<br />

seste ar<strong>di</strong>te = audaci compassi<br />

940<br />

Pallade = dea della sapienza e delle arti<br />

941<br />

Muse = le nove figlie <strong>di</strong> Zeus e <strong>di</strong> Mnemosine (la<br />

Memoria) – sono immagini metaforiche<br />

942<br />

Qual … qual = iterazione<br />

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827. Cui creò la natura, e che tiranni<br />

828. Sopra il senso de gli uomini regnàro<br />

829. Gran tempo in Grecia, e nel paese Tosco<br />

830. Rinacquer poi più poderosi e forti 943 .<br />

831. Cotanto adunque <strong>di</strong> saper fia dato<br />

832. A nobil capo? Oh letti oh specchi oh mense<br />

833. Oh corsi oh scene oh feu<strong>di</strong> oh sangue oh avi 944<br />

834. Che per voi non s’apprende? Or tu signore<br />

835. Co’ voli ar<strong>di</strong>ti del felice ingegno 945<br />

836. Sovra ognaltro t’innalza. <strong>Il</strong> campo è questo<br />

837. Ove splender più dei. Nulla scienza,<br />

838. Sia quant’esser mai puote arcana o grande,<br />

839. Ti spaventi giammai. Se cosa u<strong>di</strong>sti<br />

840. O leggesti al mattino onde tu deggia<br />

841. Gloria sperar; qual cacciator che segue<br />

842. Circuendo la fera, e sì la guida<br />

843. E volge <strong>di</strong> lontan che a poco a poco<br />

844. A le insi<strong>di</strong>e s’accosta e dentro piomba,<br />

845. Tal tu il sermone altrui volgi sagace<br />

846. Fin che là cada ove spiegar ti giove<br />

847. <strong>Il</strong> tuo novo tesoro 946 . E se pur ieri<br />

848. Scesa in Italia pellegrina forma<br />

849. Del parlar t’è già nota, allor tu stu<strong>di</strong>a<br />

850. Materia espor che favellando ammetta<br />

851. La nova gemma 947 ; e poi che il punto hai colto,<br />

852. Ratto la scopri; e sfolgorando abbaglia<br />

853. Qual altra è mente che superba andasse<br />

854. Di squisita eloquenza a i gran convivj.<br />

855. In simil guisa il favoloso mago 948 ,<br />

943 Gran tempo in Grecia, e nel paese Tosco / Rinacquer poi<br />

più poderosi e forti = allusione allo splendore dell’arte<br />

classica e del Rinascimento toscano<br />

944 Oh letti … oh avi = iterazione con forte senso ironico<br />

945 Co’ voli ar<strong>di</strong>ti del felice ingegno = espressione metaforica,<br />

in cui il signore viene paragonato ad un’audace aquila che<br />

vola sopra tutto<br />

946 qual cacciator … Tal tu il sermone … tesoro = ampia<br />

similitu<strong>di</strong>ne in cui il signore è paragonato ad un cacciatore<br />

che cattura la sua preda<br />

947 Scesa in Italia … la nova gemma = lunga perifrasi per<br />

in<strong>di</strong>care il neologismo<br />

55


856. Che fe’ gran tempo desiar l’amante 949<br />

857. All’animosa vergin <strong>di</strong> Dordona 950 ,<br />

858. Da i cavalier che l’assalien bizzarri<br />

859. Oprar lasciava ogni lor possa ed arte<br />

860. Poi ecco in mezzo a la terribil pugna<br />

861. Strappava il velo a lo incantato scudo 951 ;<br />

862. E quei sorpresi dal bagliore immenso<br />

863. Ciechi spingeva e soggiogati a terra.<br />

864. Talor <strong>di</strong> Zoroastro 952 o d’Archimede 953<br />

865. Discepol sederà teco a la mensa 954 .<br />

866. Tu a lui ti 955 volgi, seco lui ragiona,<br />

867. Suo linguaggio ne appren<strong>di</strong>; e quello poi<br />

868. Qual se innato a te fosse alto ripeti.<br />

869. Nè paventar quel che l’antica fama<br />

870. Narra de’ lor compagni 956 . Oggi la <strong>di</strong>va<br />

871. Urania 957 il crin compose; e gl’irti alunni<br />

872. Smarriti 958 vergognosi balbettanti 959<br />

873. Trasse da le lor cave, ove già tempo<br />

874. Col profondo silenzio e con la notte<br />

875. Tenean consiglio: e le servili braccia<br />

876. Fornien <strong>di</strong> leve onnipotenti 960 , ond’alto<br />

877. Salisser poi pirami<strong>di</strong> obelischi<br />

948 il favoloso mago = perifrasi per in<strong>di</strong>care Atlante,<br />

personaggio dell’Orlando furioso<br />

949 amante = si intende Ruggero<br />

950 animosa vergin <strong>di</strong> Dordona = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

Bradamante, coraggiosa eroina dell’Orlando furioso<br />

951 incantato scudo = allusione allo scudo incantato <strong>di</strong> Atlante,<br />

che abbagliava i nemici<br />

952 Zoroastro = leggendario astronomo persiano<br />

953 Archimede = celeberrimo scienziato greco<br />

954 Discepol sederà teco a la mensa = perifrasi per in<strong>di</strong>care gli<br />

scienziati<br />

955 Tu … ti = poliptoto<br />

956 Né paventar … compagni = la leggenda attribuiva agli<br />

scienziati la fama <strong>di</strong> scarsa socievolezza<br />

957 <strong>di</strong>va / Urania = enjambement. Urania è la musa<br />

dell’Astronomia. Cfr. Manzoni “Urania” (1809)<br />

958 alunni / Smarriti = enjambement<br />

959 Smarriti vergognosi balbettanti = asindeto e climax<br />

960 e le servili braccia / Fornien <strong>di</strong> leve onnipotenti = metafora<br />

per in<strong>di</strong>care macchine per il lavoro manuale<br />

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878. Ad eternar de’ popoli superbi<br />

879. I gravi casi: o pur con feri <strong>di</strong>cchi 961<br />

880. Stavan contra i gran letti 962 : o <strong>di</strong> pignone 963<br />

881. Audace armati, spaventosamente<br />

882. Cozzavan con la piena, e giù a traverso<br />

883. Spezzate rovesciate <strong>di</strong>ssipavano 964<br />

884. Le tetre corna 965 : decima fatica<br />

885. D’Ercole 966 invitto. Ora i selvaggi amici<br />

886. Urania ingentilì 967 . Bal<strong>di</strong> e leggiadri<br />

887. Nel gran mondo li guida, o tra il clamore<br />

888. De’ frequenti convivi, o pur tra i vezzi<br />

889. De’ gabinetti 968 ; ove a la docil dama<br />

890. E al caro cavalier mostran qual via<br />

891. Venere tenga, e in quante forme o quali<br />

892. Suo volto luci<strong>di</strong>ssimo si cangi 969 .<br />

893. Nè del poeta temerai che beffi<br />

894. Con satira in<strong>di</strong>screta i detti tuoi;<br />

895. O che a maligne risa esponer osi<br />

896. Tuo talento immortale. All’alta mensa<br />

897. Voi lo innalzaste 970 ; e tra la vostra luce<br />

898. Beato l’avvolgeste 971 ; e de le Muse<br />

899. A <strong>di</strong>spetto e d’Apollo al sacro coro<br />

900. L’ascriveste de’ vati 972 . Ei de la mensa<br />

961<br />

<strong>di</strong>cchi = le <strong>di</strong>ghe<br />

962<br />

gran letti = sineddoche per fiumi<br />

963<br />

pignone = rostro che sporgeva dalla <strong>di</strong>ga per rompere la<br />

corrente<br />

964<br />

Spezzate rovesciate <strong>di</strong>ssipavano = endecasillabo sdrucciolo<br />

965<br />

tetre corna = metafora per in<strong>di</strong>care la forza del fiume<br />

966<br />

fatica / D’Ercole = enjambement. La decima fatica <strong>di</strong><br />

Ercole fu la lotta contro il fiume Acheloo<br />

967<br />

Urania ingentilì = allusione alla <strong>di</strong>ffusione, tipica del<br />

Settecento, della letteratura <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione scientifica<br />

968<br />

vezzi / De’ gabinetti = enjambement. <strong>Il</strong> gabinetto era la<br />

stanza <strong>di</strong> ricevimento della dama<br />

969<br />

qual via / Venere tenga … Suo volto … si cangi = verso<br />

ironico in cui l’autore sottolinea l’incostanza dell’amore<br />

970<br />

A l’alta mensa / Voi lo innalzaste = metafora<br />

971<br />

e tra lo vostra luce / Beato l’avvolgeste = metafora<br />

972<br />

e de le Muse / a <strong>di</strong>spetto e d’Apollo al sacro coro /<br />

L’ascriveste de’ vati = metafora in cui si evidenzia come il<br />

56


901. Fece il suo Pindo 973 : e guai a lui se quin<strong>di</strong><br />

902. Le dee sdegnate giù precipitando<br />

903. Con le forchette il cacciano 974 . Meschino!<br />

904. Più non poria su le dolenti membra<br />

905. Del suo infermo signor chiedere aita<br />

906. Da la buona Salute 975 ; o con alate<br />

907. O<strong>di</strong> 976 ringraziar, nè tesser inni<br />

908. Al barbato figliuol <strong>di</strong> Febo intonso 977 .<br />

909. Più del giorno natale i chiari albori<br />

910. Salutar non potrebbe; e l’auree frecce 978<br />

911. Nomi-sempiternanti all’arco imporre 979 .<br />

vv. 912 – 1041 a cura <strong>di</strong> Eleonora Pinelli<br />

Si parla dell’imposizione ai nobili da parte della<br />

Moda <strong>di</strong> conoscenze relative ad Orazio,<br />

Petronio, Rousseau e Voltaire per far sfoggio<br />

<strong>di</strong> una cultura che non è tale. Infatti i nobili<br />

ricavano dalle nuove idee filosofiche solo ciò<br />

che è loro comodo, evitando i veri principi.<br />

Negli ultimi versi vengono descritti i poveri,<br />

ammoniti dai nobili che hanno da poco<br />

terminato il pranzo ricco <strong>di</strong> vivande, e pertanto<br />

la vista <strong>di</strong> questi miserabili rappresenta un<br />

attentato ai loro stomaci da poco appagati.<br />

<strong>Parini</strong>, comunque, sembra utilizzare toni <strong>di</strong><br />

accusa e <strong>di</strong> critica nei confronti <strong>di</strong> Voltaire e <strong>di</strong><br />

poeta cortigiano non sia, agli occhi <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>, poeta degno del<br />

nome che porta<br />

973 Pindo = il monte delle muse<br />

974 Le dee sdegnate … cacciano = metafora<br />

975 Salute = personificazione<br />

976 alate / O<strong>di</strong> = enjambement e personificazione<br />

977 barbato figliuol <strong>di</strong> Febo intonso = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

Esculapio, <strong>di</strong>o della me<strong>di</strong>cina, figlio <strong>di</strong> Apollo.<br />

978 auree frecce = metafora<br />

979 Nomi-sempiternanti all’arco imporre = metafora<br />

Rousseau; pare infatti <strong>di</strong>staccarsi dalle loro<br />

idee antireligiose.<br />

912. Non più gli urti festevoli 980 , o sul naso<br />

913. L’elegante scoccar d’illustri <strong>di</strong>ta<br />

914. Fora dato sperare. A lui tu dunque<br />

915. Non <strong>di</strong>sdegna o signor 981 volger talora<br />

916. Tu’ amabil voce; a lui tu canta i versi<br />

917. Del delicato cortigian d’Augusto 982 ,<br />

918. O <strong>di</strong> quel che tra Venere e Lièo<br />

919. Pinse Trimalcion 983 : la Moda 984 impone<br />

920. Ch’Arbitro 985 o Flacco 986 a i begli spirti ingombri<br />

921. Spesso le tasche. Oh come il vate amico<br />

922. Te udrà meravigliando il sermon prisco 987<br />

923. O sciogliere o frenar 988 qual più ti piace!<br />

924. E per la sua faretra e per li cento<br />

925. Destrier focosi che in Arca<strong>di</strong>a 989 pasce 990<br />

926. Ti giurerà che <strong>di</strong> Donato 991 al paro<br />

927. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>fficil sermone inten<strong>di</strong> e gusti!<br />

928. E questo ancor <strong>di</strong> rammentar fia tempo<br />

929. I novi Sofi 992 che la Gallia o l’Alpe 993<br />

980 urti festevoli = ossimoro<br />

981 o signor = intervento del narratore<br />

982 delicato cortigian d’Augusto = perifrasi per in<strong>di</strong>care Orazio<br />

983 quel che … Trimalcion = perifrasi per in<strong>di</strong>care Petronio<br />

arbitro che, in un capitolo del Satyricon, descrisse il ricco<br />

Trimalcione preda dell’ubriachezza (Lièo è epiteto <strong>di</strong> Bacco)<br />

e della lussuria (Venere)<br />

984 Moda = personificazione<br />

985 Arbitro = Petronio<br />

986 Flacco = Orazio<br />

987 sermon prisco = perifrasi per in<strong>di</strong>care la Lingua latina<br />

988 O sciogliere o frenar = iterazione. Si allude al fatto <strong>di</strong><br />

pronunciare il Latino allungando o abbreviando le sillabe<br />

senza alcun criterio<br />

989 Arca<strong>di</strong>a = mitica regione della Grecia<br />

990 E per la sua faretra … pasce = metafora. Si ironizza sulle<br />

finzioni dei poeti arca<strong>di</strong>ci<br />

991 Donato = notissimo grammatico latino del IV sec. D.C<br />

992 Sofi = gli enciclope<strong>di</strong>sti e in generale gli illuministi<br />

francesi<br />

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57


930. Ammirando persegue; e <strong>di</strong>r qual arse<br />

931. De’ volumi infelici, o andò macchiato<br />

932. D’infame nota 994 ; e quale asilo appresti<br />

933. Filosofia al morbido Aristippo 995<br />

934. Del secol nostro, e qual ne appresti al novo<br />

935. Diogene 996 dell’auro sprezzatore<br />

936. E della opinione de’ mortali. 997<br />

937. Lor famosi volumi, o a te <strong>di</strong>scesi<br />

938. Per calle obliquo 998 e compri a gran tesoro 999 ,<br />

939. O da cortese man prestati, fièno<br />

940. Lungo ornamento a lo tuo speglio innante.<br />

941. Poi che brevi gli avrai scorsi momenti<br />

942. Ornandoti o a la man garrendo 1000 indotta<br />

943. Del parrucchier; poi che t’avran più notti<br />

944. Conciliato il facil sonno, al fine<br />

945. Anco a lo speglio passeran <strong>di</strong> lei,<br />

946. Che comuni ha con te studj e licèo,<br />

947. Ove togato in cattedra elegante<br />

948. Siede interprete Amore 1001 . Or fia la mensa<br />

949. <strong>Il</strong> favorevol loco, onde al sol esca<br />

993<br />

Alpe = sineddoche per Svizzera. È un chiaro riferimento al<br />

ginevrino Rousseau<br />

994<br />

qual arse … D’infame nota = allusione ai libri bruciati per<br />

decreto della Magistratura come immorali o politicamente<br />

pericolosi<br />

995<br />

morbido Aristippo = Voltaire paragonato al filosofo antico<br />

fondatore dell’Edonismo<br />

996<br />

novo / Diogene = enjambement. Rousseau è paragonato<br />

all’antico filosofo cinico che ostentava <strong>di</strong>sprezzo per le<br />

ricchezze<br />

997<br />

e quale asilo appresti / Filosofia al morbido Aristippo … e<br />

qual ne appresti al novo / Diogene … de’ mortali = metafore<br />

in cui si allude all’esilio al quale furono costretti Voltaire e<br />

Rousseau per evitare le persecuzioni politiche cui sarebbero<br />

stati soggetti in Francia. Vi è una punta ironica quando si<br />

afferma che la Filosofia (nella tra<strong>di</strong>zione povera e inutile) è<br />

invece ora in grado <strong>di</strong> fornire comode residenze a questi<br />

filosofi alla moda<br />

998<br />

Per calle obliquo = metafora<br />

999<br />

a gran tesoro = iperbole<br />

1000<br />

garrendo = rimproverando<br />

1001<br />

Amore = personificazione<br />

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950. De’ brevi studj il glorioso frutto.<br />

951. Chi por freni oserà d’inclita stirpe<br />

952. All’animo a la mente? 1002 <strong>Il</strong> vulgo tema<br />

953. Oltre natura: e quei cui dona il vulgo 1003<br />

954. Titol <strong>di</strong> saggio me<strong>di</strong>ti romito<br />

955. <strong>Il</strong> ver celato 1004 ; e al fin cada adorando<br />

956. La sacra nebbia 1005 che lo avvolge intorno.<br />

957. Ma tu come sublime aquila 1006 vola<br />

958. Dietro a i sofi novelli. Alto <strong>di</strong>a plauso<br />

959. Tutta la mensa 1007 al tuo poggiare 1008 audace.<br />

960. Te con lo sguardo e con l’orecchio beva 1009<br />

961. La dama da le tue labbra 1010 rapita:<br />

962. Con cenno approvator vezzosa il capo<br />

963. Pieghi sovente: e il calcolo e la massa<br />

964. E la inversa ragion 1011 sonino ancora<br />

965. Su la bocca amorosa. Or più non o<strong>di</strong>a<br />

966. De le scole il sermone Amor 1012 maestro 1013 :<br />

967. E l’accademia 1014 e i portici 1015 passeggia<br />

968. De’ filosofi al fianco; e con la molle<br />

969. Mano 1016 accarezza le cadenti barbe 1017 .<br />

1002<br />

Chi por freni oserà d’inclita stirpe / All’animo a la mente?<br />

= interrogativa retorica<br />

1003<br />

<strong>Il</strong> vulgo tema … dona il vulgo = iterazione e chiasmo<br />

1004<br />

<strong>Il</strong> ver celato = perifrasi per in<strong>di</strong>care la religione<br />

1005<br />

La sacra nebbia = perifrasi per in<strong>di</strong>care le superstizioni<br />

religiose<br />

1006 come sublime aquila = similitu<strong>di</strong>ne<br />

1007 Tutta la mensa = metonimia per commensali<br />

1008 poggiare = levarsi in volo<br />

1009 beva = metafora<br />

1010 labbra = metonimia per parole<br />

1011 e il calcolo e la massa / E la inversa ragion = iterazione. Si<br />

tratta <strong>di</strong> locuzioni e termini tipici del linguaggio scientifico<br />

che il Giovin signore introduce a sproposito nei propri<br />

<strong>di</strong>scorsi<br />

1012 Amor = personificazione<br />

1013 scole il sermone Amor maestro = allitterazione in “s” e in<br />

“r”<br />

1014 accademia = allusione per antonomasia all’Accademia <strong>di</strong><br />

Platone<br />

1015 portici = allusione agli aristotelici<br />

1016 molle / Mano = enjambement e allitterazione<br />

58


970. Ma guardati o signor guardati 1018 oh <strong>di</strong>o<br />

971. Dal tossico mortal che fuora esala<br />

972. Da i volumi famosi 1019 : e occulto poi<br />

973. Sa per le luci penetrato all’alma<br />

974. Gir serpendo ne’ cori; e con fallace<br />

975. Lusinghevole stil 1020 corromper tenta<br />

976. <strong>Il</strong> generoso de le stirpi orgoglio,<br />

977. Che ti scevra dal vulgo. Udrai da quelli<br />

978. Che ciascun de’ viventi all’altro è pari;<br />

979. E caro a la natura e caro al cielo 1021<br />

980. E’ non manco <strong>di</strong>te colui che regge<br />

981. I tuoi destrieri e quel ch’ara i tuoi campi 1022 ;<br />

982. E che la tua pietade o il tuo rispetto<br />

983. Devrien fino a costor scender vilmente.<br />

984. Folli sogni d’infermo! Intatti lascia<br />

985. Così strani consigli: e solo attigni<br />

986. Ciò che la dolce voluttà rinfranca,<br />

987. Ciò che scioglie i desiri e ciò 1023 che nudre<br />

988. La libertà magnanima 1024 . Tu questo<br />

989. Reca solo a la mensa; e sol da questo<br />

990. Plauso cerca ed onor: così dell’api<br />

991. L’industrioso popolo ronzando<br />

992. Gira <strong>di</strong> fiore in fior <strong>di</strong> prato in prato 1025 ;<br />

993. E i <strong>di</strong>ssimili sughi 1026 raccogliendo<br />

994. Tesoreggia nell’arnie: un giorno poi<br />

995. Ne van colme le pàtere 1027 dorate<br />

1017<br />

accarezza le cadenti barbe = allitterazione in “c” e in “r”<br />

1018<br />

guardati o signor guardati = iterazione che sottolinea con<br />

enfasi la funzione conativa<br />

1019<br />

Dal tossico mortal … volumi famosi = metafora per<br />

in<strong>di</strong>care la pericolosità <strong>di</strong> alcune dottrine filosofiche<br />

1020<br />

fallace / Lusinghevole stil = enjambement e allitterazione<br />

in “l”<br />

1021<br />

E caro a la natura e caro al cielo = iterazione<br />

1022<br />

ciascun de’ viventi all’altro è pari … campi = viene<br />

definito il principio <strong>di</strong> uguaglianza<br />

1023<br />

Ciò che … Ciò che … ciò che = anafora<br />

1024<br />

nudre / La libertà magnanima = enjambement ed<br />

eufemismo sarcastico<br />

1025<br />

<strong>di</strong> fiore in fior <strong>di</strong> prato in prato = iterazione<br />

1026<br />

<strong>di</strong>ssimili sughi = metafora per in<strong>di</strong>care il polline <strong>di</strong> fiori<br />

<strong>di</strong>versi e allitterazione in “s”<br />

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996. Sopra l’ara de’ numi; e d’ogni lato<br />

997. Ribocca la fragrante alma dolcezza.<br />

998. Or versa pur dall’odorato grembo<br />

999. I tuoi doni o Pomona 1028 ; e l’ampie colma<br />

1000. Tazze 1029 che d’oro e <strong>di</strong> color <strong>di</strong>versi<br />

1001. Fregia il Sassone 1030 industre. E tu da i greggi<br />

1002. Rustica Pale 1031 coronata vieni<br />

1003. Di melissa olezzante o <strong>di</strong> ginebro 1032 ;<br />

1004. E co’ lavori tuoi <strong>di</strong> presso latte 1033<br />

1005. Declina vergognando a chi ti chiede;<br />

1006. Ma deporli non osa. In su la mensa<br />

1007. Porien deposti le celesti nari 1034<br />

1008. Pungere ahi troppo; e con ignobil senso<br />

1009. Gli stomachi agitar: soli torreggino<br />

1010. Sul ripiegato lino in varia forma<br />

1011. I latti tuoi cui <strong>di</strong> serbato verno<br />

1012. Assodarono i sali 1035 , e fecer atti<br />

1013. A <strong>di</strong>lettar con subito rigore<br />

1014. Di convitato cavalier le labbra.<br />

1015. Tu signor che farai poi che la dama<br />

1016. Con la mano e col piè lieve puntando<br />

1017. Move in giro i begli occhi; e altrui dà cenno<br />

1018. Che <strong>di</strong> sorger è tempo? In piè d’un salto<br />

1019. Balza primo <strong>di</strong> tutti; a lei soccorri,<br />

1020. La seggiola rimovi, la man porgi,<br />

1021. Guidala in altra stanza, e più non soffri<br />

1022. Che lo stagnante de le dapi 1036 odore 1037<br />

1027 pàtere = tazze (latinismo)<br />

1028 Pomona = dea della frutta (celebre l’affresco del<br />

Pontormo, che raffigura Vertumno e Pomona nella Villa<br />

me<strong>di</strong>cea <strong>di</strong> Poggio a Caiano)<br />

1029 l’ampie colma / Tazze = iperbato<br />

1030 Sassone = allusione alle celebri ceramiche <strong>di</strong> Sassonia<br />

1031 Pale = <strong>di</strong>vinità pastorale<br />

1032 Di melissa olezzante o <strong>di</strong> ginebro = piante aromatiche<br />

1033 presso latte = perifrasi per in<strong>di</strong>care il formaggio<br />

1034 celesti nari = punta ironica<br />

1035 I latti tuoi … i sali = perifrasi per in<strong>di</strong>care i gelati <strong>di</strong> crema<br />

fatti con il ghiaccio, conservato dall’inverno precedente,<br />

mescolato a sale<br />

1036 dapi = vivande (latinismo)<br />

1037 Che lo stagnante de le dapi odore = iperbato<br />

59


1023. <strong>Il</strong> celabro 1038 le offenda 1039 . Ivi con gli altri<br />

1024. Gratissimo vapor la invita, ond’empie<br />

1025. L’aere 1040 il caffè, che preparato fuma 1041<br />

1026. In tavola minor, cui vela ed orna<br />

1027. In<strong>di</strong>ca tela 1042 . Ridolente 1043 gomma<br />

1028. Quinci arde in tanto, e va lustrando e purga 1044<br />

1029. L’aere profano, e fuor caccia de’ cibi<br />

1030. Le volanti reliquie 1045 . Egri 1046 mortali,<br />

1031. Che la miseria e la fidanza 1047 un giorno<br />

1032. Sul meriggio guidàro a queste porte<br />

1033. Tumultuosa ignuda atroce folla 1048<br />

1034. Di tronche membra e <strong>di</strong> squallide facce<br />

1035. E <strong>di</strong> bare e <strong>di</strong> grucce 1049 , or via da lunge<br />

1036. Vi confortate; e per le alzate nari<br />

1037. Del <strong>di</strong>vin pran<strong>di</strong>o il nettare 1050 beete,<br />

1038. Che favorevol aura a voi conduce:<br />

1039. Ma non osate i limitari illustri 1051<br />

1040. Asse<strong>di</strong>ar, fasti<strong>di</strong>oso offrendo<br />

1041. Spettacolo <strong>di</strong> mali ai nostri eroi.<br />

1038 <strong>Il</strong> celabro = cervello<br />

1039 <strong>Il</strong> celabro le offenda = perifrasi per in<strong>di</strong>care il mal <strong>di</strong> testa<br />

1040 aere = aria (latinismo)<br />

1041 caffè, che preparato fuma = allitterazione in “f”<br />

1042 In<strong>di</strong>ca tela = perifrasi per in<strong>di</strong>care la tovaglia <strong>di</strong> seta<br />

in<strong>di</strong>ana<br />

1043 Ridolente = profumata (latinismo)<br />

1044 e va lustrando e purga = iterazione ed en<strong>di</strong>a<strong>di</strong><br />

1045 Le volanti reliquie = metafora per in<strong>di</strong>care l’odore dei cibi<br />

che resta nella stanza<br />

1046 Egri = malati (latinismo)<br />

1047 fidanza = arcaismo per fiducia<br />

1048 Tumultuosa ignuda atroce folla = asindeto trimembre<br />

1049 Di tronche membra e <strong>di</strong> squallide facce / E <strong>di</strong> bare e <strong>di</strong><br />

grucce = enumerazione particolarmente realistica attraverso<br />

efficaci sineddochi<br />

1050 nettare = bevanda degli dei, qui metafora per in<strong>di</strong>care il<br />

profumo del pranzo<br />

1051 limitari illustri = allitterazione in “l” ed enallage<br />

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vv. 1042 – 1179 a cura <strong>di</strong> Barbara Ricci<br />

L’ultima parte del Meriggio è de<strong>di</strong>cata alla<br />

passeggiata sul corso in carrozza e al gioco da<br />

organizzare prima <strong>di</strong> uscire. Qui si colloca il<br />

racconto sulle origini del gioco del tric-trac.<br />

1042. E a te nobil garzon la tazza in tanto 1052<br />

1043. Apprestar converrà, che i lenti sorsi<br />

1044. Ministri poi de la tua bella a i labbri 1053<br />

1045. E memore avvertir s’ella più goda,<br />

1046. O sobria o liberal 1054 temprar col dolce<br />

1047. La bollente bevanda 1055 : o se più forse<br />

1048. L’ami così come sorbir la gode<br />

1049. Barbara sposa 1056 , allor che molle assisa<br />

1050. Ne’ broccati <strong>di</strong> Persia al suo signore<br />

1051. Con le <strong>di</strong>ta pieghevoli il selvoso<br />

1052. Mento 1057 vezzeggia; e la svelata fronte<br />

1053. Alzando il guarda; e quelli sguar<strong>di</strong> 1058 han possa<br />

1054. Di far che a poco a poco <strong>di</strong> man cada<br />

1055. Al suo signore la fumante canna 1059 .<br />

1056. Mentre i labbri e la man v’occupa e scalda<br />

1057. L’odoroso licor 1060 , sublimi cose<br />

1058. Macchinerà tua infaticabil mente.<br />

1059. Quale oggi coppia <strong>di</strong> corsier de’ il carro<br />

1060. Condur de la tua bella; o l’alte moli<br />

1061. Che per le fredde piagge educa il Cimbro;<br />

1062. O quei che abbeverò la Drava; o quelli<br />

1063. Che a le vigili guar<strong>di</strong>e un dì fuggiro<br />

1052<br />

tazza in tanto = allitterazione in “t”<br />

1053<br />

labbri = metonimia per bocca<br />

1054<br />

O sobria o liberal = iterazione<br />

1055<br />

bollente bevanda = allitterazione in “b” e perifrasi per<br />

in<strong>di</strong>care il caffè<br />

1056<br />

Barbara sposa = similitu<strong>di</strong>ne con la sposa orientale, che<br />

beve il caffè amaro<br />

1057<br />

selvoso / Mento = enjambement e metafora<br />

1058<br />

guarda … sguar<strong>di</strong> = figura etimologica<br />

1059<br />

fumante canna = perifrasi per in<strong>di</strong>care la pipa o il narghilè<br />

1060<br />

odoroso licor = perifrasi per in<strong>di</strong>care il caffè<br />

60


1064. De la stirpe Campana 1061 : oggi qual meglio<br />

1065. Si convegna ornamento a i dorsi alteri;<br />

1066. Se semplici e negletti, o se pomposi<br />

1067. Di ricche nappe e variate stringhe<br />

1068. Andran su l’alto collo i crin volando,<br />

1069. E sotto a cuoi vermigli e ad auree fibbie 1062<br />

1070. Ondeggeranno li riton<strong>di</strong> fianchi.<br />

1071. Quale oggi 1063 cocchio trionfanti al corso<br />

1072. Vi porterà; se quel cui l’oro copre<br />

1073. Fulgido al sole; e de’ vostr’alti aspetti<br />

1074. Per cristallo settemplice concede<br />

1075. Al popolo bearsi 1064 ; o quel, che tutto<br />

1076. Caliginoso e tristo e a la marmorea<br />

1077. Tomba simil 1065 che de’ vostr’avi chiude<br />

1078. I cadaveri eccelsi, ammette a pena<br />

1079. Cupido sguardo altrui. Cotanta mole<br />

1080. Di cose a un tempo sol nell’alto ingegno<br />

1081. Tu verserai 1066 ; poi col supremo auriga 1067<br />

1082. Arduo consiglio ne terrai; non senza<br />

1083. Qualche lieve garrir 1068 con la tua dama.<br />

1084. Servi l’auriga ogni tua legge: e in tanto<br />

1085. Altra cura subentri. Or mira i pro<strong>di</strong><br />

1086. Compagni 1069 tuoi che, ministrato a pena<br />

1087. Dolce conforto <strong>di</strong> vivande a i membri,<br />

1088. Già scelto il campo, e già 1070 <strong>di</strong>stinti in bande<br />

1089. Preparansi giocando a fieri assalti. 1071<br />

1061<br />

o l’alte moli / Che per le fredde piagge educa il Cimbro …<br />

De la stirpe Campana = elencazione delle <strong>di</strong>verse razze <strong>di</strong><br />

cavalli: quelli <strong>di</strong> grande taglia, provenienti dall’Holstein,<br />

regione tedesca un tempo abitata dai Cimbri; quelli<br />

dell’Ungheria, che si sono abbeverati nel fiume Drava; infine<br />

quelli <strong>di</strong> razza campana<br />

1062<br />

ricche nappe … variate stringhe … cuoi vermigli … auree<br />

fibbie = fascino degli oggetti<br />

1063<br />

Quale oggi = ripresa del verso 1059<br />

1064<br />

e de’ vostr’alti aspetti … Al popolo bearsi = iperbato<br />

1065<br />

marmorea / Tomba simil = enjambement e similitu<strong>di</strong>ne<br />

1066<br />

verserai = metafora<br />

1067<br />

supremo auriga = il cocchiere che siede in alto, a cassetta<br />

1068<br />

non senza / Qualche lieve garrir = litote<br />

1069<br />

pro<strong>di</strong> / Compagni = enjambement<br />

1070<br />

Già … già = iterazione<br />

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1090. Così a queste, o signore 1072 , illustre inganno<br />

1091. Ore lente 1073 si faccia. E s’altri ancora<br />

1092. Vuole Amor 1074 che s’inganni; altronde pugni<br />

1093. La turba 1075 convitata; e tu da un lato<br />

1094. Sol con la dama tua quel gioco eleggi,<br />

1095. Che due soltanto a un tavoliere ammetta.<br />

1096. Già per ninfa gentil tacito ardea<br />

1097. D’insoffribile ardor 1076 misero amante,<br />

1098. Cui null’altra eloquenza usar con lei<br />

1099. Fuor che quella de gli occhi era concesso:<br />

1100. Poi che il rozzo marito ad Argo eguale 1077<br />

1101. Vigilava mai sempre; e quasi biscia 1078<br />

1102. Ora piegando or 1079 allungando il collo<br />

1103. Ad ogni verbo con gli orecchi acuti<br />

1104. Era presente. Oimè, come con cenni<br />

1105. O con notate tavole giammai<br />

1106. O con 1080 servi sedotti a la sua 1081 bella<br />

1107. Chieder pace ed aita? Ogni d’Amore<br />

1108. Stratagemma finissimo vincea<br />

1109. La gelosia del rustico marito.<br />

1110. Che più lice 1082 sperare? Al tempio ei viene<br />

1111. Del nume accorto che le serpi annoda<br />

1112. All’aurea verga, e il capo e le calcagna<br />

1113. D’ali fornisce 1083 . A lui si prostra umile;<br />

1071<br />

scelto il campo … fieri assalti = ironia: il tavolo da gioco<br />

è paragonato al campo <strong>di</strong> battaglia<br />

1072<br />

o signore = intervento dell’io narrante<br />

1073<br />

queste … Ore lente = iperbato<br />

1074<br />

Amor = personificazione<br />

1075<br />

turba = latinismo<br />

1076<br />

ardea … ardor = figura etimologica<br />

1077<br />

ad Argo eguale = similitu<strong>di</strong>ne. Argo era il mostro<br />

mitologico dai cento occhi<br />

1078<br />

quasi biscia = similitu<strong>di</strong>ne<br />

1079<br />

Ora … or = iterazione<br />

1080<br />

O con … O con = anafora<br />

1081<br />

servi sedotti a la sua = allitterazione in “s”<br />

1082<br />

lice = latinismo<br />

1083<br />

nume accorto che le serpi annoda / All’aurea verga, e il<br />

capo e le calcagna / D’ali fornisce = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

Mercurio, <strong>di</strong>o del commercio e degli inganni, che ha come<br />

61


1114. E in questi detti lagrimando il prega.<br />

1115. "O propizio a gli amanti, o buon figliuolo<br />

1116. De la can<strong>di</strong>da Maia 1084 , o tu 1085 che d’Argo<br />

1117. Deludesti i cent’occhi, e a lui rapisti<br />

1118. La guardata giovenca 1086 , i preghi accogli<br />

1119. D’un amante infelice; e a lui conce<strong>di</strong><br />

1120. Se non gli occhi ingannar, gli orecchi almeno<br />

1121. D’importuno marito". Ecco si scote<br />

1122. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>vin simulacro, a lui s’inchina,<br />

1123. Con la verga pacifica la fronte<br />

1124. Gli percote tre volte 1087 : e il lieto amante<br />

1125. Sente dettarsi ne la mente un gioco,<br />

1126. Che i mariti assor<strong>di</strong>sce 1088 . A lui <strong>di</strong>resti<br />

1127. Che l’ali del suo piè concesse ancora<br />

1128. <strong>Il</strong> supplicato <strong>di</strong>o, cotanto ei vola<br />

1129. Velocissimamente a la sua donna.<br />

1130. Là bipartita tavola prepara,<br />

1131. Ov’èbano ed avorio intarsiati<br />

1132. Regnan sul piano, e partono alternando<br />

1133. In due volte sei case ambe le sponde.<br />

1134. Quin<strong>di</strong>ci nere d’èbano rotelle<br />

1135. E d’avorio bianchissimo altrettante<br />

1136. Stan <strong>di</strong>vise in due parti; e moto e norma<br />

1137. Da duo da<strong>di</strong> gittati attendon, pronte<br />

1138. Gli spazj ad occupar, e quinci e quin<strong>di</strong><br />

1139. Pugnar contrarie. Oh cara a la fortuna<br />

1140. Quella che corre innanzi all’altre; e seco<br />

1141. Trae la compagna, onde il nemico assalto<br />

insegna il caduceo, verga adornata <strong>di</strong> due serpi intrecciate, e<br />

che porta cappello e sandali alati<br />

1084 Maia = figlia <strong>di</strong> Atlante, Titano, e <strong>di</strong> Pleione, ninfa del<br />

mare<br />

1085 O propizio … o buon figliolo… o tu = iterazione ed<br />

invocazione<br />

1086 La guardata giovenca = perifrasi per in<strong>di</strong>care la ninfa Io,<br />

che Giunone per gelosia aveva trasformato in giovenca<br />

1087 tre volte = paro<strong>di</strong>a del registro epico<br />

1088 un gioco, / Che i mariti assor<strong>di</strong>sce = si tratta del tric trac,<br />

una sorta <strong>di</strong> dama, le cui mosse erano regolate dal lancio <strong>di</strong><br />

due da<strong>di</strong>. Nei versi seguenti (vv. 1130 – 1147) sono descritte,<br />

anche con metafore militari, le regole del gioco e la forma<br />

della scacchiera<br />

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1142. Forte sostenga! Oh giocator felice<br />

1143. Chi pria l’estrema casa occupa; e l’altro<br />

1144. De gli spazj a sè dati or<strong>di</strong>n riempie<br />

1145. Con doppio segno! Ei trionfante allora<br />

1146. Da la falange il suo rival combatte;<br />

1147. E in proprio ben rivolge i colpi ostili.<br />

1148. Al tavolier s’assidono ambidue<br />

1149. L’amante cupi<strong>di</strong>ssimo e la ninfa.<br />

1150. Quella una sponda ingombra e questi l’altra.<br />

1151. <strong>Il</strong> marito col gomito s’appoggia<br />

1152. All’un de’ lati; ambo gli orecchi tende;<br />

1153. E sotto al tavolier <strong>di</strong> quando in quando<br />

1154. Guata con gli occhi. Or l’agitar de i da<strong>di</strong><br />

1155. Entro a sonanti bòssoli comincia,<br />

1156. Ora il picchiar de’ bòssoli sul piano,<br />

1157. Ora il vibrar lo sparpagliar l’urtare<br />

1158. <strong>Il</strong> cozzar dei duo da<strong>di</strong>, or de le mosse<br />

1159. Rotelle il martellar. 1089 Torcesi e freme<br />

1160. Sbalor<strong>di</strong>to il geloso 1090 : a fuggir pensa,<br />

1161. Ma rattienlo il sospetto. <strong>Il</strong> fragor cresce<br />

1162. <strong>Il</strong> rombazzo il frastono il rovinio 1091 :<br />

1163. Ei più regger non puote, in pie<strong>di</strong> balza,<br />

1164. E con ambe le man tura gli orecchi.<br />

1165. Tu vincesti o Mercurio. <strong>Il</strong> cauto amante<br />

1166. Poco <strong>di</strong>sse: e la bella intese assai 1092 .<br />

1167. Tal ne la ferrea età 1093 , quando gli sposi<br />

1168. Folle superstizion 1094 chiamava allarme<br />

1169. Giocato fu. Ma poi che l’aureo venne<br />

1170. Secol 1095 <strong>di</strong> novo; e che del prisco errore<br />

1089 Or l’agitar … Ora il picchiar … Ora il vibrar … or … il<br />

martellar = iterazione che sottolinea i vari momenti del gioco<br />

1090 il geloso = il marito. <strong>Il</strong> termine è me<strong>di</strong>ato dalla tra<strong>di</strong>zione<br />

lirica occitanica (gilos)<br />

1091 <strong>Il</strong> fragor cresce / <strong>Il</strong> rombazzo il frastono il rovinio =<br />

climax e asindeto<br />

1092 Poco <strong>di</strong>sse: e la bella intese assai = antitesi e chiasmo. Si<br />

nota che la bella è al centro del verso, a sottolineare<br />

l’importanza della figura della dama, oggetto <strong>di</strong> tutte le<br />

attenzioni<br />

1093 la ferrea età = metafora per in<strong>di</strong>care l’epoca me<strong>di</strong>oevale<br />

1094 Folle superstizion = perifrasi per in<strong>di</strong>care la gelosia<br />

1095 l’aureo venne / Secol = iperbato e metafora<br />

62


1171. Si spogliàro i mariti 1096 , al sol <strong>di</strong>letto<br />

1172. La dama e il cavalier volsero il gioco<br />

1173. Che la necessità trovato avea.<br />

1174. Fu superfluo il romor: <strong>di</strong> molle panno<br />

1175. La tavola vestissi e de’ patenti<br />

1176. Bòssoli il sen 1097 : lo schiamazzio molesto<br />

1177. Tal rintuzzossi: e durò al gioco il nome,<br />

1178. Che ancor l’antico strepito <strong>di</strong>nota.<br />

IL VESPRO<br />

A CURA DI GIULIA AGOSTINI<br />

<strong>Il</strong> “Vespro” è la terza parte dell’opera <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>.<br />

Venne pubblicato nel 1801 dal frate Francesco<br />

Reina, a causa della morte <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>, assieme<br />

alla “Notte”. Comprende all’incirca 350 versi, ai<br />

quali sono stati aggiunti altri versi della parte<br />

conclusiva del “Meriggio”, come testimonia la<br />

prima e<strong>di</strong>zione scritta dal poeta. <strong>Il</strong> Vespro<br />

quin<strong>di</strong> può essere considerata una parte<br />

dell’opera in alcuni punti incompleta. In questi<br />

versi <strong>Parini</strong> ci racconta la serata del “Giovin<br />

signore”, e quin<strong>di</strong> la serata <strong>di</strong> qualsiasi nobile.<br />

<strong>Il</strong> Vespro si articola su un episo<strong>di</strong>o principale:<br />

la passeggiata in carrozza del “Giovin signore”<br />

con la sua Dama. La passeggiata dei due<br />

viene spesso interrotta da varie visite; una <strong>di</strong><br />

queste conduce il “Giovin signore” e la Dama<br />

alla casa <strong>di</strong> un’amica <strong>di</strong> quest’ultima, che il<br />

1096 del prisco errore / Si spogliàro i mariti = metafora<br />

1097 <strong>di</strong> molle panno / La tavola vestissi e de’ patenti / Bossoli<br />

il sen = metafora<br />

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giorno precedente aveva avuto una crisi<br />

isterica. Qui il “Giovin signore” si trova a<br />

calmare gli animi delle dame presenti, che si<br />

<strong>di</strong>vertono a infasti<strong>di</strong>rsi, attraverso pettegolezzi<br />

sull’accaduto, l’una con l’altra. Più tar<strong>di</strong>, poi, i<br />

due giovani nobili riprendono la loro<br />

passeggiata, e questa volta vanno a trovare<br />

una giovane donna che ha partorito da poco il<br />

figlio primogenito. <strong>Il</strong> lieto evento, in questa<br />

casa, viene celebrato e cantato da alcuni poeti<br />

presenti; il “Giovin signore” si <strong>di</strong>mostra<br />

in<strong>di</strong>gnato <strong>di</strong> questi poeti, che egli stesso<br />

definisce e . Le uniche<br />

parole pronunciate dal nobile sono rivolte al<br />

neonato, a cui <strong>di</strong>ce che sarà simile al suo<br />

genitore. Nella decrizione della passeggiata in<br />

carrozza <strong>Parini</strong> sottolinea abbondantemente la<br />

ricchezza della nobiltà, in quanto sono tante le<br />

carrozze in giro per le strade. La passeggiata è<br />

comunque ritenuta una costante della classe<br />

nobiliare, priva, però, <strong>di</strong> principii e <strong>di</strong><br />

significato. Naturalmente, come in tutta l’opera<br />

pariniana, questo aspetto è raccontato con la<br />

struttura antifrastica. Alcuni critici, però, hanno<br />

notato che nel “Vespro” ed anche nella “Notte”<br />

la polemica antinobiliare si fa più tenue e<br />

sfumata. Non c’è un vero e proprio<br />

cambiamento ideologico, perché resta il<br />

carattere ironico che fa risaltare il vuoto <strong>di</strong><br />

quell’ambiente, ma questa ironia –secondo i<br />

critici- perde gran parte dello sdegno morale<br />

del poeta.<br />

63


vv. 1 – 188 a cura <strong>di</strong> Patrizia Silvestri<br />

In questa prima parte del Vespro viene svolto<br />

soprattutto il tema dell’amicizia; degna <strong>di</strong> nota<br />

è la scena in cui il giovin Marchese balza al<br />

collo del giovin Conte e gli imprime le gote <strong>di</strong><br />

baci.<br />

1. Ma de gli augelli e de le fere il giorno<br />

2. E de’ pesci squammosi e de le piante<br />

3. E dell’umana plebe 1098 al suo fin corre.<br />

4. Già sotto al guardo de la immensa luce<br />

5. Sfugge l’un mondo: e a berne i vivi raggi 1099<br />

6. Cuba s’affretta e il Messico e l’altrice<br />

7. Di molte perle California estrema 1100 :<br />

8. E da’ maggiori colli e dall’eccelse<br />

9. Rocche il sol manda gli ultimi saluti 1101<br />

10. All’Italia fuggente; e par che brami<br />

11. Rivederti o Signor prima che l’alpe<br />

12. O l’appennino o il mar curvo 1102 ti celi<br />

13. A gli occhi suoi. Altro finor non vide<br />

14. Che <strong>di</strong> falcato mietitore i fianchi<br />

15. Su le campagne tue piegati e lassi,<br />

16. E su le armate mura or braccia or spalle<br />

17. Carche <strong>di</strong> ferro, e su le aeree capre 1103<br />

18. De gli e<strong>di</strong>ficj tuoi man scabre e arsicce 1104 ,<br />

19. E villan polverosi innanzi a i carri<br />

20. Gravi del tuo ricolto, e su i canali<br />

21. E su i fertili laghi irsuti petti<br />

1098 e de le fere … E de’ pesci … e de le piante / E dell’umana<br />

plebe = iterazione ed anafora<br />

1099 berne i vivi raggi = metafora<br />

1100 l’altrice / Di molte perle California estrema = iperbato. La<br />

California, posta all’estremo occidente dell’America, è<br />

produttrice <strong>di</strong> perle<br />

1101 il sol manda gli ultimi saluti = metafora<br />

1102 O l’appennino o il mar curvo = iterazione<br />

1103 or braccia or spalle / Carche <strong>di</strong> ferro, e su le aeree capre =<br />

iterazione e allitterazione in “r”<br />

1104 scabre e arsicce = allitterazione in “s” e in “r”<br />

22. Di remigante che le alterne merci 1105<br />

23. A’ tuoi como<strong>di</strong> guida ed al tuo lusso;<br />

24. Tutti ignobili aspetti. Or colui veggia<br />

25. Che da tutti servito a nullo serve 1106 .<br />

26. Pronto è il cocchio felice 1107 . Odo le rote<br />

27. Odo 1108 i lieti corsier che all’alma sposa<br />

28. E a te suo fido cavalier nodrisce<br />

29. <strong>Il</strong> placido marito. In<strong>di</strong> la pompa<br />

30. Affrettasi de’ servi 1109 ; e quin<strong>di</strong> attende<br />

31. Con insigni berretti e argentee mazze<br />

32. Can<strong>di</strong>da gioventù che al corso 1110 agogna<br />

33. I moti espor de le vivaci membra:<br />

34. E nell’audace cor forse presume<br />

35. A te rapir de la tua bella i voti.<br />

36. Che tar<strong>di</strong> omai? Non ve<strong>di</strong> tu com’ella<br />

37. Già con morbide piume a i crin leggeri<br />

38. La bionda che svani polve rendette 1111 ;<br />

39. E con morbide piume 1112 in su la guancia<br />

40. Fe’ più vermiglie rifiorir che mai<br />

41. Le dall’aura predate amiche rose 1113 ?<br />

42. Or tu nato <strong>di</strong> lei ministro e duce 1114<br />

43. L’assisti all’opra; e <strong>di</strong> novelli odori<br />

44. La tabacchiera e i bei cristalli aurati 1115<br />

45. Con la perita mano a lei rintègra:<br />

46. Tu il ventaglio le scegli adatto al giorno;<br />

1105 i carri / Gravi … ricolto … fertili … irsuti … remigante<br />

… alterne merci = allitterazione in “r”<br />

1106 Che da tutti servito a nullo serve = si nota la sottile ironia<br />

(il Giovin signore non serve a nulla); servito … serve =<br />

poliptoto<br />

1107 cocchio felice = metafora<br />

1108 Odo … Odo = iterazione<br />

1109 In<strong>di</strong> la pompa / Affrettasi de’ servi = iperbato<br />

1110 corso = si allude alla passeggiata che si svolgeva sul corso<br />

<strong>di</strong> Porta orientale<br />

1111 La bionda che svani polve rendette = iperbato<br />

1112 con morbide piume = ripresa del v. 37. Si allude al ritocco<br />

del trucco<br />

1113 Le dall’aura predate amiche rose = iperbato.<br />

1114 ministro e duce = antitesi<br />

1115 La tabacchiera e i bei cristalli aurati = fascino degli<br />

oggetti<br />

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64


47. E tenta poi fra le giocose <strong>di</strong>ta<br />

48. Come agevole scorra. Oh qual con lieti<br />

49. Nè ben celati a te guar<strong>di</strong> e sorrisi<br />

50. Plaude la dama al tuo sagace tatto! 1116<br />

51. Ecco ella sorge; e del partir dà cenno:<br />

52. Ma non senza sospetti e senza 1117 baci<br />

53. A le vergini ancelle il cane affida<br />

54. Al par de’ giochi al par 1118 de’ cari figli<br />

55. Grave sua cura 1119 : e il misero dolente<br />

56. Mal tra le braccia contenuto e i petti<br />

57. Balza e guaisce in suon che al rude vulgo<br />

58. Ribrezzo porta <strong>di</strong> stridente lima 1120 ;<br />

59. E con rara celeste melo<strong>di</strong>a<br />

60. Scende a gli orecchi de la dama e al core.<br />

61. Mentre così fra i generosi affetti<br />

62. E le intese blan<strong>di</strong>zie e i sensi arguti<br />

63. E del cane 1121 e <strong>di</strong> sè la bella oblia<br />

64. Pochi momenti; tu <strong>di</strong> lei più saggio<br />

65. Usa del tempo: e a chiaro speglio innante<br />

66. I bei membri ondeggiando alquanto libra<br />

67. Su le gracili gambe; e con la destra<br />

68. Molle 1122 verso il tuo sen piegata e mossa<br />

69. Scopri la gemma 1123 che i bei lini 1124 annoda;<br />

70. E in un <strong>di</strong> quelle ond’hai si grave il <strong>di</strong>to<br />

71. L’invi<strong>di</strong>ato folgorar cimenta:<br />

72. Poi le labbra componi; ad arte i guar<strong>di</strong><br />

73. Tempra qual più ti giova; e a te sorri<strong>di</strong>.<br />

74. Al fin tu da te sciolto, ella dal cane<br />

75. Ambo al fin v’appressate. Ella da i lumi 1125<br />

76. Spande sopra <strong>di</strong> te quanto a lei lascia<br />

1116<br />

Oh qual con lieti / Nè ben celati a te guar<strong>di</strong> e sorrisi /<br />

Plaude la dama al tuo sagace tatto! = iperbato<br />

1117<br />

non senza … senza = iterazione e litote<br />

1118<br />

Al par … al par = iterazione<br />

1119<br />

cura = latinismo<br />

1120<br />

rude vulgo / Ribrezzo porta <strong>di</strong> stridente lima =<br />

allitterazione in “r”<br />

1121<br />

E le intese … E del cane = anafora<br />

1122<br />

destra / Molle = enjambement<br />

1123<br />

gemma = la spilla (sineddoche)<br />

1124<br />

lini = le trine della camicia (metonimia)<br />

1125<br />

lumi = metonimia per occhi<br />

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77. D’eccitata pietà l’amata belva 1126 ;<br />

78. E tu sopra <strong>di</strong> lei da gli occhi versi<br />

79. Quanto in te <strong>di</strong> piacer destò il tuo volto.<br />

80. Tal seguite ad amarvi: e insieme avvinti,<br />

81. Tu a lei sostegno, ella <strong>di</strong> te 1127 conforto,<br />

82. Itene omai de’ cari no<strong>di</strong> vostri<br />

83. Grato <strong>di</strong>spetto a provocar nel mondo.<br />

84. Qual primiera sarà che da gli amati<br />

85. Voi sul vespro nascente alti palagi<br />

86. Fuor conduca o Signor voglia 1128 leggiadra?<br />

87. Fia la santa Amistà 1129 , non più feroce<br />

88. Qual ne’ prischi eccitar tempi godea 1130<br />

89. L’un per l’altro a morir gli agresti eroi 1131 ;<br />

90. Ma placata e innocente al par <strong>di</strong> questi<br />

91. Onde la nostra età sorge sì chiara<br />

92. Di Giove alti incrementi 1132 . Oh dopo i tar<strong>di</strong><br />

93. De lo specchio consigli e dopo i giochi<br />

94. Dopo le mense 1133 , amabil dea, tu insegni<br />

95. Come il giovin Marchese al collo balzi<br />

96. Del giovin Conte; e come a lui <strong>di</strong> baci<br />

97. Le gote imprima; e come il braccio annode<br />

98. L’uno al braccio dell’altro; e come insieme 1134<br />

99. Passeggino elevando il molle mento 1135<br />

100. E volgendolo in guisa <strong>di</strong> colombe 1136 ;<br />

101. E palpinsi 1137 e sorridansi e rispondansi 1138<br />

102. Con un vezzoso tu. Tu 1139 fra le dame<br />

1126<br />

amata belva = metafora<br />

1127<br />

Tu a lei sostegno, ella <strong>di</strong> te = poliptoto<br />

1128<br />

Qual primiera … voglia = iperbato<br />

1129<br />

Amistà = personificazione<br />

1130<br />

Qual ne’ prischi eccitar tempi godea = iperbato<br />

1131<br />

agresti eroi = i rozzi eroi primitivi<br />

1132<br />

Di Giove alti incrementi = nobile progenitura <strong>di</strong> Giove (vi<br />

è una punta <strong>di</strong> ironia)<br />

1133<br />

dopo … dopo i giochi / Dopo le mense = iterazione<br />

1134<br />

Come il giovin Marchese …e come a lui …e come il<br />

braccio …e come insieme = iterazione<br />

1135<br />

molle mento = allitterazione<br />

1136<br />

in guisa <strong>di</strong> colombe = similitu<strong>di</strong>ne<br />

1137<br />

E volgendolo … E palpinsi = anafora<br />

1138<br />

E palpinsi e sorridansi e rispondansi = polisindeto ed<br />

enclisi pronominale<br />

65


103. Sul mobil arco de le argute lingue<br />

104. I già pronti a scoccar dar<strong>di</strong> trattieni 1140<br />

105. S’altra giugne improvviso a cui rivolti<br />

106. Pendean <strong>di</strong> già: tu fai che a lei presente<br />

107. Non osin <strong>di</strong>spiacer le fide amiche:<br />

108. Tu le carche faretre 1141 a miglior tempo<br />

109. Di serbar le consigli. Or meco scen<strong>di</strong>;<br />

110. E i generosi ufici e i cari sensi<br />

111. Meco detta al mio eroe; tal che, famoso<br />

112. Per entro al suon de le future eta<strong>di</strong> 1142 ,<br />

113. E a Pilade 1143 s’eguagli e a quel che trasse<br />

114. <strong>Il</strong> buon Tesèo da le Tenarie foci 1144 .<br />

115. Se da i regni che l’alpe o il mar <strong>di</strong>vide<br />

116. Dall’Italico lido 1145 in patria or giunse<br />

117. <strong>Il</strong> caro amico; e da i perigli estremi<br />

118. Sorge d’arcano mal, che in dubbio tenne<br />

119. Lunga stagione i fisici eloquenti 1146 ,<br />

120. Magnanimo garzone andrai tu forse<br />

121. Trepido ancora per l’amato capo 1147<br />

122. A porger voti sospirando? Forse<br />

123. Con alma dubbia e palpitante i detti<br />

124. E i guar<strong>di</strong> e il viso 1148 esplorerai de’ molti<br />

125. Che il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> voi menti si chiare<br />

126. Fra i primi assunse d’Esculapio alunni 1149 ?<br />

1139<br />

… tu. Tu … = ana<strong>di</strong>plosi<br />

1140<br />

Tu fra le dame / Sul mobil arco de le argute lingue / I già<br />

pronti a scoccar dar<strong>di</strong> trattieni = iperbato e metafora. – Si<br />

coglie una sottile ironia<br />

1141<br />

carche faretre = continua la metafora già iniziata, con la<br />

quale si paragonano le mal<strong>di</strong>cenze alle frecce<br />

1142<br />

suon de le future eta<strong>di</strong> = metafora<br />

1143<br />

Pilade = personaggio mitologico che offrì la propria vita<br />

in cambio <strong>di</strong> quella dell’amico Oreste<br />

1144<br />

quel che trasse / <strong>Il</strong> buon Tesèo da le Tenarie foci =<br />

perifrasi per in<strong>di</strong>care Ercole che liberò Teseo dall’inferno (le<br />

Tenarie foci sono l’ingresso dell’inferno)<br />

1145<br />

da i regni che l’alpe … Italico lido = vari paesi confinanti<br />

con l’Italia<br />

1146<br />

i fisici eloquenti = i me<strong>di</strong>ci chiacchieroni (punta ironica)<br />

1147<br />

amato capo = sineddoche<br />

1148<br />

E i guar<strong>di</strong> e il viso = iterazione<br />

1149<br />

d’Esculapio alunni = perifrasi per in<strong>di</strong>care i me<strong>di</strong>ci<br />

127. O <strong>di</strong> leni origlieri 1150 all’omer lasso<br />

128. Porrai sostegno; e vital sugo 1151 a i labbri<br />

129. Offrirai <strong>di</strong> tua mano? O pur con lieve<br />

130. Bisso 1152 il ma<strong>di</strong>do fronte a lui tergendo,<br />

131. E le aurette agitando, il tardo sonno<br />

132. Inviterai a fomentar con l’ali 1153<br />

133. La nascente salute? Ahi no; tu lascia<br />

134. Lascia che il vulgo <strong>di</strong> sì tenui cure<br />

135. Le brevi anime ingombri; e d’un sol atto<br />

136. Ren<strong>di</strong> l’amico tuo felice a pieno.<br />

137. Sai che fra gli ozj del mattino illustri 1154 ,<br />

138. Del gabinetto al tripode sedendo,<br />

139. Grand’arbitro del bello oggi creasti<br />

140. Gli eccellenti nell’arte. Onor cotanto<br />

141. Basti a darti ragion su le lor menti<br />

142. E su l’opre <strong>di</strong> loro. Util ciascuno<br />

143. A qualch’uso ti fia. Da te mandato<br />

144. Con acuto epigramma il tuo poeta<br />

145. La mentita virtù 1155 trafigger puote 1156<br />

146. D’una bella ostinata: e l’elegante<br />

147. Tuo <strong>di</strong>pintor 1157 può con lavoro egregio<br />

148. Tutti dell’amicizia onde ti vanti<br />

149. Compen<strong>di</strong>ar gli ufici 1158 in breve carta 1159 ;<br />

150. O se tu vuoi che semplice vi splenda<br />

151. Di nuda maestade il tuo gran nome;<br />

152. O se in antica lapide imitata<br />

153. Inciso il brami; o se 1160 in trofeo sublime<br />

154. Accumulate a te mirar vi piace<br />

155. Le domestiche insegne, in<strong>di</strong> un lione<br />

1150<br />

origlieri = cuscini (francesismo)<br />

1151<br />

vital sugo = perifrasi per in<strong>di</strong>care le me<strong>di</strong>cine<br />

1152<br />

lieve / Bisso = enjambement<br />

1153<br />

ali = metafora per ventaglio<br />

1154<br />

gli ozj del mattino illustri = iperbato<br />

1155<br />

mentita virtù = ossimoro<br />

1156<br />

trafigger puote = metafora<br />

1157<br />

elegante / Tuo <strong>di</strong>pintor = enjambement<br />

1158<br />

Tutti dell’amicizia onde ti vanti / Compen<strong>di</strong>ar gli ufici =<br />

iperbato<br />

1159<br />

breve carta = metonimia per biglietto da visita<br />

1160<br />

O se tu vuoi … O se in antica … o se = anafora e<br />

iterazione<br />

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66


156. Rampicar furibondo e quin<strong>di</strong> l’ale<br />

157. Spiegar l’augel che i fulmini ministra 1161 ,<br />

158. Qua timpani e vessilli e lance e spade,<br />

159. E là scettri e collane e manti e velli 1162<br />

160. Cascanti argutamente 1163 . Ora ti vaglia<br />

161. Questa carta o signor serbata all’uopo;<br />

162. Or fia tempo d’usarne. Esca e con essa<br />

163. Del caro amico tuo voli a le porte<br />

164. Alcun de’ nuncj 1164 tuoi; quivi deponga<br />

165. La tessera beata 1165 ; e fugga; e torni<br />

166. Ratto su l’orme tue pietoso eroe,<br />

167. Che già pago <strong>di</strong> te ratto 1166 a traverso<br />

168. E de’ trivii e del popolo <strong>di</strong>legui.<br />

169. Già il dolce amico tuo nel cor commosso,<br />

170. E non senza versar 1167 qualche <strong>di</strong> pianto<br />

171. Tenera stilla 1168 il tuo bel nome or legge,<br />

172. Seco <strong>di</strong>cendo: "oh ignoto al duro vulgo<br />

173. Sollievo almo de’ mali! Oh sol concesso<br />

174. Facil commercio a noi alme sublimi<br />

175. E d’affetti e <strong>di</strong> cure! Or venga il giorno<br />

176. Che sì grate alternar nobili veci<br />

177. A me sia dato! 1169 " Tale sba<strong>di</strong>gliando<br />

178. Si lascia da la man lenta cadere<br />

179. L’amata carta; e te la carta 1170 e il nome<br />

180. Soavemente in grembo al sonno oblia.<br />

181. Tu fra tanto 1171 colà rapido il corso<br />

1161<br />

l’augel che i fulmini ministra = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

l’aquila<br />

1162<br />

timpani e vessilli e lance e spade, / E là scettri e collane e<br />

manti e velli = enumerazione e polisindeto<br />

1163<br />

argutamente = con arguzia. Allude al concettismo<br />

seicentesco che ebbe un ampio terreno su cui sbizzarrirsi<br />

nell’immaginare emblemi<br />

1164<br />

nuncj = latinismo<br />

1165<br />

tessera beata = metonimia per in<strong>di</strong>care il biglietto da<br />

visita, reso beato dal nome che porta<br />

1166<br />

Ratto su l’orme … ratto = iterazione<br />

1167<br />

E non senza versar = litote<br />

1168<br />

qualche <strong>di</strong> pianto / Tenera stilla = iperbato<br />

1169<br />

oh ignoto … Oh sol … Or venga … dato = invocazione e<br />

iterazione<br />

1170<br />

L’amata carta; e te la carta = iterazione e metonimia<br />

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182. Declinando intrapren<strong>di</strong> ove la dama<br />

183. Co’ labbri desiosi 1172 e il premer lungo<br />

184. Del ginocchio sollecito ti spigne<br />

185. Ad altre opre cortesi. Ella non meno<br />

186. All’imperio possente 1173 a i cari moti<br />

187. Dell’amistà risponde. A lei non meno 1174<br />

188. Palpita nel bel petto 1175 un cor gentile 1176<br />

vv. 189 – 349 a cura <strong>di</strong> Debora Tagliatti<br />

Abbiamo la descrizione della visita della dama<br />

a un’amica, reduce da un attacco isterico. E’<br />

questo il pretesto per evidenziare rapporti<br />

umani basati sul vuoto, su una ostilità<br />

mascherata da una falsa attenzione verso il<br />

prossimo. Segue la visita all’amica che ha<br />

appena partorito.<br />

189. Che fa l’amica sua? Misera! Ieri,<br />

190. Qual fusse la cagion, fremer fu vista<br />

191. Tutta improvviso, ed agitar repente 1177<br />

192. Le vaghe membra. Indomito rigore<br />

193. Occupolle 1178 le cosce; e strana forza<br />

194. Le sospinse le braccia. <strong>Il</strong>livi<strong>di</strong>ro<br />

195. I labbri onde l’Amor l’ali rinfresca 1179 ;<br />

196. Enfiò la neve de la bella gola 1180 ;<br />

197. E celato candor da i lini 1181 sparsi<br />

1171<br />

Tu fra tanto = allitterazione in “t”<br />

1172<br />

labbri desiosi = metonimia<br />

1173<br />

non meno / … possente … risponde. = litote<br />

1174<br />

non meno … non meno = epifora<br />

1175<br />

Palpita nel bel petto = allitterazione in “p”<br />

1176<br />

cor gentile = allusione alla poetica del Dolce stil nuovo.<br />

Cfr. Guinizzelli “Al cor gentil rempaira sempre Amore”<br />

1177<br />

fremer … improvviso, ed agitar repente = allitterazione in<br />

“r”<br />

1178<br />

Occupolle = enclisi pronominale<br />

1179<br />

Amor l’ali rinfresca = personificazione e metafora<br />

1180<br />

la neve de la bella gola = metafora<br />

67


198. Effuso rivelossi 1182 a gli occhi altrui.<br />

199. Gli Amori 1183 si schermiron con la benda;<br />

200. E in<strong>di</strong>etro rifuggironsi le Grazie 1184 .<br />

201. In vano il cavaliere, in van lo sposo<br />

202. Tentò frenarla, in van 1185 le damigelle<br />

203. Che su lo sposo e il cavaliere e lei<br />

204. Scorrean col guardo; e poi 1186 ristrette insieme<br />

205. Malignamente 1187 sorrideansi in volto.<br />

206. Ella truce guatando curvò in arco<br />

207. Duro e feroce le gentili schiene 1188<br />

208. Scalpitò col bel piede; e ripercosse<br />

209. La mille volte 1189 ribaciata 1190 mano<br />

210. Del tavolier ne le pugnenti sponde 1191 .<br />

211. Livida pesta scapigliata 1192 e scinta<br />

212. Al fin stancò tutte le forze; e cadde<br />

213. Insopportabil pondo 1193 sopra il letto.<br />

214. Nè fra l’intime stanze o fra le chiuse<br />

215. Gemine porte 1194 il prezioso evento<br />

216. Tacque ignoto molt’ore. Ivi la Fama 1195<br />

1181<br />

lini = metonimia<br />

1182<br />

rivelossi = enclisi pronominale<br />

1183<br />

Amori = personificazione<br />

1184<br />

Grazie = personificazione. Le Grazie o Cariti erano figlie<br />

<strong>di</strong> Zeus ed Eurimone e incarnavano i valori della grazia e<br />

della bellezza; per questo era consueta la loro presenza nel<br />

seguito <strong>di</strong> Afro<strong>di</strong>te<br />

1185<br />

In vano il cavalier, in van lo sposo … in van le damigelle<br />

= iterazione<br />

1186<br />

e il cavaliere e lei … e poi = iterazione e polisindeto<br />

1187<br />

Malignamente = maliziosamente: viene messa in evidenza<br />

la falsità e l’ipocrisia dei rapporti umani all’interno del mondo<br />

nobiliare<br />

1188<br />

le gentili schiene = plurale poetico<br />

1189<br />

mille volte = iperbole<br />

1190<br />

ripercosse … ribaciata = ri – prefisso iterativo<br />

1191<br />

Del tavolier ne le pugnenti sponde = iperbato<br />

1192<br />

Livida pesta scapigliata = asindeto<br />

1193<br />

pondo = latinismo<br />

1194<br />

chiuse / Gemine porte = enjambement e latinismo<br />

1195<br />

Fama = personificazione. Era rappresentata come una<br />

giovane donna con cento occhi e molti orecchi. Corrispondeva<br />

alla greca Ossa<br />

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217. Con uno il colse de’ cent’occhi suoi;<br />

218. E il bel pegno rapito 1196 uscì portando<br />

219. Fra le adulte 1197 matrone, a cui segreto<br />

220. Dispetto 1198 fanno i pargoletti amori,<br />

221. Che da la maestà de gli otto lustri 1199<br />

222. Fuggon volando a più scherzosi ni<strong>di</strong> 1200 .<br />

223. Una è fra lor che gli altrui no<strong>di</strong> or cela<br />

224. Comoda e strigne; or d’ispida virtude<br />

225. Arma suoi detti 1201 ; e furibonda in volto<br />

226. E infiammata ne gli occhi alto declama<br />

227. Interpreta ingran<strong>di</strong>sce 1202 i sagri arcani<br />

228. De gli amorosi gabinetti; e a un tempo<br />

229. O<strong>di</strong>ata e desiata 1203 eccita il riso<br />

230. Or co’ proprj misterj or 1204 con gli altrui.<br />

231. La vide la notò, sorrise alquanto<br />

232. La volatile dea 1205 , <strong>di</strong>sse: tu sola<br />

233. Sai vincere il clamor de la mia tromba.<br />

234. Disse, e in lei si mutò. Prese il ventaglio,<br />

235. Prese 1206 le tabacchiere, il cocchio ascese;<br />

236. E là venne trottando ove de’ gran<strong>di</strong><br />

237. È il consesso più folto. In un momento<br />

238. Lo sba<strong>di</strong>gliar s’arresta. In un momento 1207<br />

239. Tutti gli occhi e gli orecchi e tutti i labbri 1208<br />

1196<br />

bel pegno rapito = metafora<br />

1197<br />

adulte = mature: latinismo o eufemismo<br />

1198<br />

segreto / Dispetto = enjambement<br />

1199<br />

otto lustri = perifrasi per in<strong>di</strong>care i quaranta anni<br />

1200<br />

Fuggon volando a più scherzosi ni<strong>di</strong> = metafora<br />

1201<br />

Una è fra lor che gli altrui no<strong>di</strong> or cela / Comoda e strigne;<br />

or d’ispida virtude / Arma suoi detti = questi versi contengono<br />

una perifrasi per in<strong>di</strong>care la dama che funge da mezzana;<br />

un’iterazione <strong>di</strong> or; un’antitesi (cela / Comoda … d’ispida<br />

virtude / Arma); una metafora (Arma suoi detti)<br />

1202<br />

declama / Interpreta ingran<strong>di</strong>sce = climax e allitterazione<br />

in “i”<br />

1203<br />

O<strong>di</strong>ata e desiata = antitesi<br />

1204<br />

Or … or = iterazione<br />

1205<br />

La volatile dea = perifrasi per in<strong>di</strong>care la fama<br />

1206<br />

Prese … Prese = iterazione<br />

1207<br />

In un momento … In un momento = epifora<br />

1208<br />

Tutti gli occhi e gli orecchi e tutti i labbri = iterazione <strong>di</strong><br />

tutti; allitterazione in “chi”<br />

68


240. Si raccolgono in lei: ed ella 1209 al fine,<br />

241. E ansando e percotendosi 1210 con ambe<br />

242. Le mani 1211 le ginocchia, il fatto espone<br />

243. E del fatto 1212 le origini riposte.<br />

244. Riser le dame allor pronte domane 1213<br />

245. A fortuna simil, se mai le vaghe<br />

246. Lor fantasie commoverà negato<br />

247. Da i mariti compenso a un gioco avverso 1214 ,<br />

248. O in faccia a lor per deità maggiore 1215<br />

249. Negligenza d’amante, o al can <strong>di</strong>letto<br />

250. Nata subita tosse: e rise ancora<br />

251. La tua dama con elle: e in cor <strong>di</strong>spose<br />

252. Di teco visitar l’egra 1216 compagna.<br />

253. Ite al pietoso uficio, itene 1217 or dunque:<br />

254. Ma lungo consigliar duri tra voi<br />

255. Pria che a la meta il vostro cocchio arrive.<br />

256. Se visitar, non già veder l’amica<br />

257. Forse a voi piace, tacita a le porte<br />

258. La volubile rota il corso arresti 1218 :<br />

259. E il giovanetto messagger salendo<br />

260. Per le scale sublimi 1219 a lei v’annunzj<br />

261. Si che voi non volenti ella non voglia 1220 .<br />

262. Ma, se vaghezza poi ambo vi prende<br />

263. Di spiar chi sia seco 1221 , e <strong>di</strong> turbarle<br />

264. L’anima un poco, e ricercarle in volto<br />

265. De’ suoi casi la serie, il cocchio allora<br />

1209 in lei: ed ella = poliptoto<br />

1210 E ansando e percotendosi = iterazione, allitterazione in<br />

“nd”<br />

1211 ambe / Le mani = enjambement<br />

1212 fatto … fatto = iterazione<br />

1213 Riser le dame allor pronte domane = allitterazione in “r” e<br />

in “d”<br />

1214 negato / Da i mariti compenso a un gioco avverso =<br />

iperbato<br />

1215 deità maggiore = metafora<br />

1216 egra = latinismo<br />

1217 Ite … itene = iterazione<br />

1218 tacita … il corso arresti = metafora<br />

1219 scale sublimi = allitterazione in “s”<br />

1220 voi non volenti ella non voglia = allitterazione e poliptoto<br />

1221 spiar chi sia seco = allitterazione in “s”<br />

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266. Entri: e improvviso ne rimbombi e frema 1222<br />

267. L’atrio superbo. Egual piacere inonda 1223<br />

268. Sempre il cor de le belle o che opportune<br />

269. O giungano importune 1224 alle lor pari.<br />

270. Già le fervide amiche 1225 ad incontrarse<br />

271. Volano 1226 impazienti; un petto all’altro<br />

272. Già premonsi abbracciando; alto le gote<br />

273. D’alterni baci risonar già fanno;<br />

274. Già 1227 strette per la man co’ dotti fianchi 1228<br />

275. Ad un tempo amendue cadono a piombo 1229<br />

276. Sopra il sofà. Qui l’una un sottil motto<br />

277. Vibra al cor 1230 dell’amica; e a i casi allude<br />

278. Che la Fama narrò: quella repente<br />

279. Con un altro l’assale. Una nel viso<br />

280. Di bell’ire s’infiamma 1231 : e l’altra i vaghi<br />

281. Labbri 1232 un poco si morde: e cresce in tanto<br />

282. E quinci ognor più violento e quin<strong>di</strong> 1233<br />

283. <strong>Il</strong> trepido agitar de i duo ventagli.<br />

284. Così, se mai al secol <strong>di</strong> Turpino 1234<br />

285. Di ferrate guerriere un paro illustre<br />

286. Si scontravan per via, ciascuna ambiva<br />

287. L’altra provar quel che valesse in arme 1235 ;<br />

288. E dopo le accoglienze oneste e belle<br />

289. Abbassavan lor lance e co’ cavalli<br />

290. Urtavansi 1236 feroci; in<strong>di</strong> infocate<br />

1222<br />

rimbombi e frema = onomatopea<br />

1223<br />

piacere inonda = metafora<br />

1224<br />

opportune … importune = antitesi<br />

1225<br />

fervide amiche = in senso ironico<br />

1226<br />

Volano = metafora iperbolica<br />

1227<br />

Già …Già … Già = anafora (vv. 270,272,274)<br />

1228<br />

dotti fianchi = metonimia<br />

1229<br />

cadono a piombo = metafora ironica<br />

1230<br />

Vibra al cor = metafora ironica<br />

1231<br />

Di bell’ire s’infiamma = metafora e metonimia<br />

1232<br />

vaghi / Labbri = enjambement<br />

1233<br />

quinci … quin<strong>di</strong> = antitesi<br />

1234<br />

Turpino = arcivescovo <strong>di</strong> Reims, personaggio della corte<br />

<strong>di</strong> Carlo Magno<br />

1235<br />

Così … ciascuna ambiva / L’altra provar … arme =<br />

similitu<strong>di</strong>ne<br />

1236<br />

Urtavansi = enclisi pronominale<br />

69


291. Di magnanima stizza 1237 i gran tronconi<br />

292. Gittavan via de lo spezzato cerro 1238 ,<br />

293. E correan con le destre a gli elsi enormi.<br />

294. Ma <strong>di</strong> lontan per l’alta selva fiera<br />

295. Un messagger con clamoroso suono<br />

296. Venir s’u<strong>di</strong>va galoppando; e l’una<br />

297. Richiamare a re Carlo, o al campo l’altra<br />

298. Del giovane Agramante 1239 . Osa tu pure<br />

299. Osa 1240 invitto garzone il ciuffo e i ricci<br />

300. Si ben finti stamane all’urto esporre<br />

301. De’ ventagli sdegnati 1241 : e a nuove imprese<br />

302. La tua bella invitando, i casi estremi<br />

303. De la pericolosa ira sospen<strong>di</strong> 1242 .<br />

304. Oh solenne a la patria oh 1243 all’orbe intero<br />

305. <strong>Giorno</strong> fausto e beato al fin sorgesti<br />

306. Di non più visto in ciel roseo splendore<br />

307. A sparger l’orizzonte. Ecco la sposa<br />

308. Di Ramni eccelsi 1244 l’inclit’alvo 1245 al fine<br />

309. Sgravò <strong>di</strong> maschia desiata prole<br />

310. La prima volta 1246 . Da le lucid’aure<br />

311. Fu il nobile vagito accolto a pena,<br />

312. Che cento messi a precipizio usciro<br />

313. Con le gambe pesanti 1247 e lo spron duro<br />

314. Stimolando i cavalli, e il gran convesso<br />

1237<br />

infocate / Di magnanima stizza = metafora ed ossimoro<br />

1238<br />

i gran tronconi / Gittavan via de lo spezzato cerro =<br />

iperbato e metonimia<br />

1239<br />

e l’una / Richiamare a re Carlo, o al campo l’altra / Del<br />

giovane Agramante = richiamo a episo<strong>di</strong> e personaggi<br />

dell’Orlando furioso<br />

1240<br />

Osa … Osa = iterazione<br />

1241<br />

ventagli sdegnati = metonimia<br />

1242<br />

i casi estremi / De la pericolosa ira sospen<strong>di</strong> = iperbato<br />

1243<br />

Oh … oh = invocazione e iterazione<br />

1244<br />

Ramni eccelsi = aristocratici <strong>di</strong> antichissima nobiltà. I<br />

Ramni (o Ramnes) erano una delle tre tribù originarie<br />

dell’antica Roma (le altre due erano costituite dai Tities e dai<br />

Luceres)<br />

1245<br />

inclit’alvo = latinismo per nobile ventre<br />

1246<br />

Sgravò <strong>di</strong> maschia desiata prole / La prima volta = si<br />

allude al parto<br />

1247<br />

gambe pesanti = pesanti a causa degli stivali<br />

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315. Dell’etere sonoro alto ferendo<br />

316. Di scutiche e <strong>di</strong> corni 1248 : e qual si sparse<br />

317. Per le citta<strong>di</strong> popolose, e <strong>di</strong>ede<br />

318. A i famosi congiunti il lieto annunzio:<br />

319. E qual 1249 per monti a stento rampicando<br />

320. Trovò le rocche e le cadenti mura<br />

321. De’ prischi 1250 feu<strong>di</strong> ove la polve e l’ombra<br />

322. Abita e il gufo; e i rugginosi ferri 1251<br />

323. Sopra le rote mal sedenti al giorno<br />

324. Di novo espose, e fe’ scoppiarne il tuono;<br />

325. E i gioghi de’ vassalli e le vallèe 1252<br />

326. Ampie e le marche 1253 del gran caso empièo.<br />

327. Nè le Muse devote, onde gran plauso<br />

328. Venne l’altr’anno a gl’imenei felici,<br />

329. Già si tacquero 1254 al parto. Anzi, qual suole<br />

330. Là su la notte dell’ardente agosto<br />

331. Turba <strong>di</strong> grilli, e più lontano ancora<br />

332. Innumerabil popolo <strong>di</strong> rane<br />

333. Sparger d’alto frastuono i prati e i laghi,<br />

334. Mentre cadon su lor fendendo il buio<br />

335. Lucide strisce 1255 , e le palu<strong>di</strong> accende<br />

336. Fiamma improvvisa 1256 che lambisce e vola;<br />

337. Tal 1257 sorsero i cantori a schiera a schiera 1258 ;<br />

338. E tal piovve su lor foco febèo 1259 ,<br />

339. Che <strong>di</strong> motti ventosi alta compaggine 1260<br />

1248<br />

e il gran convesso / Dell’etere sonoro alto ferendo / Di<br />

scutiche e <strong>di</strong> corni = metafora per in<strong>di</strong>care l’annunzio del lieto<br />

evento<br />

1249<br />

e qual … E qual = iterazione<br />

1250<br />

prischi = latinismo<br />

1251<br />

i rugginosi ferri = metonimia<br />

1252<br />

vassalli e le vallèe = allitterazione in “v” e in “l”<br />

1253<br />

le marche = le regioni poste ai confini<br />

1254<br />

Né le Muse … si tacquero = litote<br />

1255<br />

Lucide strisce = metonimia per stelle cadenti<br />

1256<br />

Fiamma improvvisa = i fuochi fatui<br />

1257<br />

qual suole / Là su la notte … Tal = ampia similitu<strong>di</strong>ne in<br />

cui il primo termine è costituito da grilli e rane ai quali<br />

vengono paragonati i cantori del lieto evento (il parto). È<br />

evidente il <strong>di</strong>stanziamento ironico dell’io narrante.<br />

1258<br />

a schiera a schiera = ripetizione<br />

1259<br />

foco febèo = allitterazione e metafora<br />

70


340. Fe’ <strong>di</strong>videre in righe, o in simil suono 1261<br />

341. Uscir pomposamente. Altri scoperse<br />

342. In que’ vagiti Alcide 1262 , altri d’Italia<br />

343. <strong>Il</strong> soccorso promise, altri 1263 a Bizanzio<br />

344. Minacciò lo sterminio. A tal clamore<br />

345. Non ar<strong>di</strong> la mia Musa 1264 unir sue voci:<br />

346. Ma del parto <strong>di</strong>vino al molle orecchio 1265<br />

347. Appressò non veduta; e molto in poco<br />

348. Strinse <strong>di</strong>cendo: "Tu sarai simile<br />

349. Al tuo gran genitore 1266<br />

LA NOTTE<br />

A CURA DI SARA BAZZIGALUPPI<br />

Dell’opera “La Notte” rimangono poco meno <strong>di</strong><br />

700 versi, oltre ad un cospicuo numero <strong>di</strong><br />

frammenti più o meno lunghi, che sarebbero<br />

stati collocati al loro posto in una successiva<br />

elaborazione. Dopo aver invocato la Notte,<br />

perché aiuti il poeta a guidare il “Giovin<br />

signore” anche in questa ultima parte del<br />

giorno, <strong>Parini</strong> presenta la Notte come una<br />

1260<br />

Che <strong>di</strong> motti ventosi alta compaggine = metafora e<br />

iperbato; si noti l’endecasillabo sdrucciolo<br />

1261<br />

simil suono = allitterazione in “s”<br />

1262<br />

Alcide = appellativo <strong>di</strong> Eracle, figlio <strong>di</strong> Alcmena e nipote<br />

<strong>di</strong> Alceo<br />

1263<br />

Altri … altri … altri = iterazione<br />

1264<br />

Musa = metonimia per poesia<br />

1265<br />

molle orecchio = sinestesia<br />

1266<br />

Al tuo gran genitore = emistichio settenario. – si nota la<br />

pungente ironia dell’io narrante<br />

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figura inquietante, segnata dalla minaccia e<br />

dall’ignoto. Segue poi un’antitesi tra la notte<br />

come momento <strong>di</strong> riposo dei vecchi nobili,<br />

affaticati dalle commissioni quoti<strong>di</strong>ane, e la<br />

notte come momento <strong>di</strong> piacere dei giovani<br />

nobili, con balli e feste. Dopo il timore che il<br />

“Giovin signore” abbia avuto un incidente,<br />

scontrandosi con un’altra carrozza, il poeta lo<br />

ritrova beatamente sdraiato a godersi il fresco<br />

con la sua dama. Si recano insieme ad un<br />

grande ricevimento notturno, dove nella sala<br />

più lussuosa del palazzo c’è la <br />

seduta sul “canapè”. Questo particolare <strong>di</strong>vano<br />

–secondo la tra<strong>di</strong>zione mitologica- fu inventato<br />

da Amore per consentire, in un angolo buio, la<br />

complicità degli amanti. <strong>Il</strong> giovane nobile<br />

passeggia tra i suoi pari, in una rassegna che<br />

è nota come ed è<br />

questo il momento culminante del grande<br />

ricevimento notturno. Nel palazzo, dove il<br />

“Giovin signore” è ospite, è descritta una folla<br />

<strong>di</strong> persone deformate (anche fisicamente) dalla<br />

vanità, dai vizi e dai della<br />

propria vita. Ognuno è de<strong>di</strong>to ad un<br />

“passatempo”, ad una mania, in cui si<br />

concentra tutta la sua personalità. Ad esempio,<br />

uno sa fare schioccare la frusta, uno suona la<br />

cornetta, un altro si dà al gioco, un altro pensa<br />

ai cavalli… Infine abbiamo la padrona <strong>di</strong> casa,<br />

che mostra la propria abilità nel <strong>di</strong>sporre i<br />

tavoli e gli ospiti: gli amanti del gioco delle<br />

carte in un tavolo, le dame rivali l’una <strong>di</strong> fronte<br />

all’altra, in modo tale che gli altri possano<br />

sentire i loro battibecchi, i nuovi amori in<br />

posizione privilegiata…<br />

71


vv. 1 – 224 a cura <strong>di</strong> Federica Tedeschi<br />

E’ la parte più cupa e tetra del poema,<br />

soprattutto quando l’autore fa riferimento alle<br />

ombre terribili, alle alte torri <strong>di</strong>sseminate <strong>di</strong><br />

teschi e agli uccelli tipicamente notturni, come<br />

le upupe, i gufi e agli animali che non amano la<br />

luce del sole. <strong>Parini</strong> parla <strong>di</strong> fantasmi<br />

nell’oscurità, fino ad arrivare a citare l’Amore,<br />

Venere e le altre <strong>di</strong>vinità che corrono nella<br />

notte. <strong>Il</strong> poeta parla poi dello scontro fra la<br />

carrozza del suo Giovin signore con un’altra:<br />

questo sarà motivo per far parlare il mondo <strong>di</strong><br />

lui. L’ultima parte è de<strong>di</strong>cata al rapporto del<br />

Giovin signore con la sua dama, citando<br />

Amore, testimone del desiderio adultero. Vi è<br />

anche un riferimento al gioco, passione <strong>di</strong><br />

molta gente per <strong>di</strong>menticare le delusioni<br />

d’amore.<br />

1. Nè tu contenderai benigna Notte 1267 ,<br />

2. Che il mio Giovane illustre io cerchi e gui<strong>di</strong><br />

3. Con gli estremi precetti entro al tuo regno.<br />

4. Già <strong>di</strong> tenebre involta e <strong>di</strong> perigli,<br />

5. Sola squallida 1268 mesta alto sedevi 1269<br />

6. Su 1270 la timida terra 1271 . <strong>Il</strong> debil raggio<br />

7. De le stelle remote e de' pianeti,<br />

8. Che nel silenzio camminando vanno 1272 ,<br />

9. Rompea gli orrori tuoi 1273 sol quanto è duopo<br />

1267 Né tu … Notte = personificazione e apostrofe<br />

1268 squallida = latinismo<br />

1269 Sola squallida mesta alto sedevi = allitterazione in “s”<br />

1270 sedevi / su = enjambement<br />

1271 timida terra = allitterazione in “t”<br />

1272 camminando vanno = metafora<br />

1273 orrori tuoi = metonimia<br />

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10. A sentirli assai più. Terribil ombra<br />

11. Giganteggiando si vedea salire<br />

12. Su 1274 per le case e su per l'alte torri<br />

13. Di teschi antiqui seminate al piede.<br />

14. E upupe e gufi e mostri 1275 avversi al sole<br />

15. Svolazzavan per essa; e con ferali<br />

16. Stri<strong>di</strong> 1276 portavan miseran<strong>di</strong> augurj.<br />

17. E lievi dal terreno e smorte fiamme<br />

18. Sorgeano in tanto; e quelle smorte fiamme 1277<br />

19. Di su <strong>di</strong> giù vagavano per l'aere<br />

20. Orribilmente tacito ed opaco;<br />

21. E al sospettoso adultero, che lento<br />

22. Col cappel su le ciglia e tutto avvolto<br />

23. Entro al manto sen gìa con l'armi ascose,<br />

24. Colpieno il core, e lo strignean d'affanno 1278 .<br />

25. E fama è ancor che pallide fantasime 1279<br />

26. Lungo le mura de i deserti tetti 1280<br />

27. Spargean lungo acutissimo lamento,<br />

28. Cui <strong>di</strong> lontano per lo vasto buio<br />

29. I cani rispondevano ululando 1281 .<br />

30. Tal fusti o Notte 1282 allor che gl'inclit'avi,<br />

31. Onde pur sempre il mio garzon si vanta,<br />

32. Eran duri ed alpestri 1283 ; e con l'occaso 1284<br />

33. Cadean dopo lor cene al sonno in preda;<br />

34. Fin che l'aurora sba<strong>di</strong>gliante 1285 ancora 1286<br />

35. Li richiamasse a vigilar 1287 su l'opre<br />

1274<br />

salire / Su = allitterazione e enjambement<br />

1275<br />

E upupe e gufi e mostri = iterazione e allitterazione in “u”<br />

– le upupe sono ritenute erroneamente uccelli notturni<br />

1276<br />

ferali / Stri<strong>di</strong> = enjambement<br />

1277<br />

e smorte fiamme … e quelle smorte fiamme = epifora<br />

1278<br />

strignean d'affanno = metafora<br />

1279<br />

E fama è ancor che pallide fantasime = endecasillabo<br />

sdrucciolo<br />

1280<br />

deserti tetti = sineddoche<br />

1281<br />

lungo acutissimo … Cui … buio … ululando =<br />

allitterazione in “u”<br />

1282<br />

Notte = personificazione<br />

1283<br />

alpestri = rozzi (metafora)<br />

1284<br />

occaso = latinismo (tramonto)<br />

1285<br />

sba<strong>di</strong>gliante = ipallage<br />

1286<br />

… l'aurora … ancora = rima interna<br />

72


36. Dei per novo cammin guidati rivi 1288<br />

37. E su i campi nascenti; onde poi gran<strong>di</strong><br />

38. Furo i nipoti e le citta<strong>di</strong> e i regni 1289 .<br />

39. Ma ecco Amore 1290 , ecco la madre Venere 1291 ,<br />

40. Ecco del gioco, ecco 1292 del fasto i Genj 1293 ,<br />

41. Che trionfanti per la notte scorrono 1294 ,<br />

42. Per la notte 1295 , che sacra è al mio signore<br />

43. Tutto davanti a lor tutto 1296 s'irra<strong>di</strong>a<br />

44. Di nova luce. Le inimiche tenebre<br />

45. Fuggono 1297 riversate; e l'ali spandono 1298<br />

46. Sopra i covili, ove le fere e gli uomini<br />

47. Da la fatica condannati dormono.<br />

48. Stupefatta la Notte 1299 intorno vedesi 1300<br />

49. Riverberar più che <strong>di</strong>nanzi al sole<br />

50. Auree cornici, e <strong>di</strong> cristalli e spegli<br />

51. Pareti adorne, e vesti varie, e bianchi<br />

52. Omeri 1301 e braccia, e pupillette mobili,<br />

53. E tabacchiere preziose, e fulgide<br />

54. Fibbie 1302 ed anella e mille cose e mille 1303 .<br />

1287 a vigilar = metafora<br />

1288 a vigilar su l'opre / Dei per novo cammin guidati rivi =<br />

enjambement e iperbato<br />

1289 i nipoti e le citta<strong>di</strong> e i regni = climax e polisindeto<br />

1290 Amore = personificazione<br />

1291 Venere = dea dell’amore<br />

1292 ecco … ecco … Ecco … ecco = iterazione<br />

1293 Genj = personificazione<br />

1294 Che trionfanti per la notte scorrono = endecasillabo<br />

sdrucciolo<br />

1295 per la notte … Per la notte = iterazione<br />

1296 Tutto … tutto = iterazione<br />

1297 tenebre / Fuggono = enjambement e metafora<br />

1298 l'ali spandono = metafora<br />

1299 Stupefatta la Notte = allitterazione in “t”<br />

1300 Di nova luce. Le inimiche tenebre / Fuggono riversate; e<br />

l'ali spandono / Sopra i covili, ove le fere e gli uomini / Da la<br />

fatica condannati dormono. / Stupefatta la Notte intorno<br />

vedesi = si noti la sequenza dei cinque endecasillabi sdruccioli<br />

1301 bianchi / Omeri = enjambement<br />

1302 fulgide / Fibbie = allitterazione e enjambement<br />

1303 e <strong>di</strong> cristalli e spegli / Pareti adorne, e vesti varie, e<br />

bianchi / Omeri e braccia, e pupillette mobili, / E tabacchiere<br />

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55. Cosi l'eterno caos, allor che Amore 1304<br />

56. Sopra posovvi e il fomentò con l'ale 1305 ,<br />

57. Sentì il generator moto crearsi,<br />

58. Sentì 1306 schiuder la luce; e sè medesmo<br />

59. Vide meravigliando e i tanti aprirsi<br />

60. Tesori <strong>di</strong> natura 1307 entro al suo grembo.<br />

61. O de' miei studj glorioso alunno 1308 ,<br />

62. Tu seconda me dunque, or ch'io t'invito<br />

63. Glorie novelle ad acquistar là dove<br />

64. O la veglia frequente o 1309 l'ampia scena<br />

65. I gran<strong>di</strong> eguali tuoi, degna de gli avi<br />

66. E de i titoli loro e <strong>di</strong> lor sorte<br />

67. E de i pubblici voti, ultima cura<br />

68. Dopo le tavolette 1310 e dopo i prandj 1311<br />

69. E dopo 1312 i corsi clamorosi occùpa.<br />

70. Or dove ahi dove senza me t'aggiri<br />

71. Lasso! 1313 da poi che in compagnia del sole<br />

72. T'involasti pur <strong>di</strong>anzi a gli occhi miei?<br />

73. Qual palagio ti accoglie; o qual ti copre<br />

74. Da i nocenti vapor ch'Espero 1314 mena<br />

75. Tetto arcano e solingo 1315 ; o <strong>di</strong> qual 1316 via<br />

preziose, e fulgide / Fibbie ed anella e mille cose e mille = in<br />

questi versi notiamo l’iterazione della “e”, che costituisce<br />

anche un polisindeto; il ritmo, inoltre, viene rallentato, grazie<br />

all’enumerazione degli oggetti. – si noti l’iperbole <br />

1304 Amore = personificazione<br />

1305 fomentò con l'ale = metafora<br />

1306 Sentì … Sentì = anafora<br />

1307 e i tanti aprirsi / Tesori <strong>di</strong> natura = iperbato<br />

1308 O de' miei studj glorioso alunno = apostrofe<br />

1309 O … o = iperbato<br />

1310 tavolette = calco semantico dal Francese toilette<br />

1311 prandj = latinismo<br />

1312 E de i titoli … e <strong>di</strong> lor … E de i pubblici … e dopo … E<br />

dopo = iterazione e anafora<br />

1313 Or dove ahi dove senza me t'aggiri<br />

Lasso! = apostrofe ed intervento dell’io narrante<br />

1314 Espero = la stella della sera (personificazione)<br />

1315 o qual ti copre … tetto arcano e solingo = iperbato. Si<br />

tratta <strong>di</strong> una casa misteriosa e solitaria, sede <strong>di</strong> appuntamenti<br />

clandestini<br />

73


76. L'ombre ignoto trascorri, ove la plebe<br />

77. Affrettando tenton s'urta e confonde<br />

78. Ahimè, tolgalo il ciel 1317 , forse il tuo cocchio,<br />

79. Ove il varco è più angusto, il cocchio altrui<br />

80. Incontrò violento: e qual dei duo<br />

81. Retroceder convegna; e qual 1318 star forte,<br />

82. Dispùtano gli aurighi alto gridando.<br />

83. Sdegna invitto garzon sdegna 1319 d'alzare<br />

84. Fra il rauco suon <strong>di</strong> Stèntori 1320 plebei<br />

85. Tu' amabil voce; e taciturno aspetta,<br />

86. Sia che a l'un piaccia rovesciar dal carro<br />

87. Lo suo rivale; o rovesciato 1321 anch'esso<br />

88. Perigliar tra le rote; e te per l'alto<br />

89. De lo infranto cristal mandar carpone.<br />

90. Ma l'avverso cocchier d'un picciol urto<br />

91. Pago sen fugge o d'un resister breve:<br />

92. Al fin libero andrai. Tu non pertanto<br />

93. Doman chie<strong>di</strong> vendetta; alto sonare<br />

94. Fa il sacrilego fatto; osa preten<strong>di</strong> 1322 ,<br />

95. E i tribunali minimi e i supremi<br />

96. Sconvolgi agita assorda 1323 : il mondo s'empia<br />

97. Del grave caso; e per un anno almeno<br />

98. Parli <strong>di</strong> te, de' tuoi corsier, del cocchio<br />

99. E del cocchiere 1324 . Di sì fatte cose<br />

100. Voi progenie d'eroi famosi 1325 andate<br />

101. Ne le bocche de gli uomini gran tempo.<br />

102. Forse ciarlier fasti<strong>di</strong>oso indugia<br />

103. Te con la dama tua nel vuoto corso.<br />

104. Forse 1326 a nova con lei gara d'ingegno<br />

1316 Qual palagio … qual ti copre … qual via = iterazione<br />

1317 tolgalo il ciel = allitterazione in “l”<br />

1318 e qual de i duo … e qual = iterazione<br />

1319 Sdegna … sdegna = iterazione<br />

1320 Stentori = Stentore era un auriga, personaggio dell’<strong>Il</strong>iade,<br />

dotato <strong>di</strong> una voce potentissima. Qui sta per i cocchieri, che<br />

schiamazzano rumorosamente<br />

1321 rovesciar … rovesciato = poliptoto<br />

1322 sonare / Fa … osa preten<strong>di</strong> = climax<br />

1323 Sconvolgi agita assorda = climax ascendente asindetico<br />

1324 de' tuoi corsier, del cocchio / E del cocchiere =<br />

enumerazione, allitterazione in “c” e figura etimologica<br />

1325 progenie d'eroi famosi = ironia<br />

105. Tu mal cauto venisti: e già la bella<br />

106. Teco 1327 del lungo repugnar s'a<strong>di</strong>ra;<br />

107. Già la man, che tu baci arretra, e tenta<br />

108. Liberar da la tua; e già 1328 minaccia<br />

109. Ricovrarsi al suo tetto 1329 , e quivi sola<br />

110. Involarse ad ognuno in fin che il sonno 1330<br />

111. Venga pietoso a tranquillar suoi sdegni.<br />

112. Tu in van chie<strong>di</strong> mercè; <strong>di</strong> mente in vano<br />

113. Tu 1331 a lei te stesso sconsigliata incolpi:<br />

114. Ella niega placarse. <strong>Il</strong> cocchio freme<br />

115. Dell'alterno clamore; e il cocchio 1332 in tanto<br />

116. Giace immobil fra l'ombra: e voi sue care<br />

117. Gemme 1333 il bel mondo impaziente aspetta.<br />

118. Ode il cocchiere al fin d'ambe le voci<br />

119. Un comando in<strong>di</strong>stinto; e bestemmiando<br />

120. Sferza i corsieri; e via precipitando<br />

121. Ambo vi porta: e mal sa dove ancora.<br />

122. Folle! Di che temei? Sperdano i venti<br />

123. Ogni augurio infelice. Ora il mio eroe<br />

124. Fra l'amico tacer del vuoto corso<br />

125. Lieto si sta la fresca 1334 ora godendo<br />

126. Che dal monte lontan spira e consola.<br />

127. Siede al fianco <strong>di</strong> lui lieta non meno 1335<br />

128. L'altrui cara consorte. Amor 1336 nasconde<br />

129. La incauta face 1337 ; e il fiero dardo alzando 1338<br />

130. Allontana i maligni. O nume invitto 1339 ,<br />

131. Non sospettar <strong>di</strong> me; ch'io già non vegno<br />

1326 Forse … Forse = anafora<br />

1327 Tu … Teco =poliptoto<br />

1328 Già … già = iterazione<br />

1329 tetto = sineddoche<br />

1330 sonno = personificazione<br />

1331 Tu … Tu = anafora<br />

1332 <strong>Il</strong> cocchio … il cocchio = iterazione<br />

1333 care / Gemme = enjambement e metafora<br />

1334 si sta la fresca = allitterazione in “s”<br />

1335 lieta non meno = litote<br />

1336 Amor = personificazione<br />

1337 La incauta face = metafora<br />

1338 e il fiero dardo alzando = iperbato e metafora<br />

1339 O nume invitto = invocazione e perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

l’amore<br />

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74


132. Invido esplorator, ma fido amico<br />

133. De la coppia beata, a cui tu vegli.<br />

134. E tu signor tronca gl'indugi 1340 . Assai<br />

135. Fur gioconde quest'ombre, allor che prima<br />

136. Nacque il vago desio, che te congiunse<br />

137. All'altrui cara sposa or son due lune 1341 .<br />

138. Ecco il te<strong>di</strong>o a la fin serpe tra i vostri<br />

139. Così lunghi ritiri 1342 : e tempo è ormai<br />

140. Che in più degno <strong>di</strong> te pubblico agone<br />

141. Splendano i genj tuoi 1343 . Mira la Notte 1344 ,<br />

142. Che col carro stellato alta sen vola<br />

143. Per l'eterea campagna 1345 ; e a te col <strong>di</strong>to<br />

144. Mostra Tèseo nel ciel, mostra Polluce,<br />

145. Mostra 1346 Bacco ed Alcide 1347 e gli altri egregi,<br />

146. Che per mille d'onore ardenti prove 1348<br />

147. Colà fra gli astri a sfolgorar saliro 1349 .<br />

148. Svegliati a i gran<strong>di</strong> esempi; e meco affretta.<br />

149. Loco è, ben sai, ne la città famoso,<br />

150. Che splen<strong>di</strong>da matrona apre al notturno<br />

151. Concilio de' tuoi pari 1350 , a cui la vita<br />

152. Fora senza <strong>di</strong> ciò mal grata e vile.<br />

153. Ivi le belle, e <strong>di</strong> feconda prole<br />

154. Inclite madri 1351 ad obliar sen vanno<br />

155. Fra la sorte del gioco i tristi eventi<br />

156. De la sorte 1352 d'amore, onde fu il giorno<br />

1340 tronca gl'indugi = metafora<br />

1341 or son due lune = perifrasi e metonimia per in<strong>di</strong>care due<br />

mesi fa<br />

1342 il te<strong>di</strong>o a la fin serpe tra i vostri / Così lunghi ritiri =<br />

enjambement e metafora<br />

1343 Che in più degno <strong>di</strong> te pubblico agone / Splendano i genj<br />

tuoi = iperbato<br />

1344 Notte = personificazione<br />

1345 l'eterea campagna = metafora<br />

1346 Mostra … Mostra = anafora<br />

1347 Tèseo … Polluce … Bacco … Alcide = <strong>di</strong>vinità e<br />

personaggi mitologici trasformati in altrettante costellazioni<br />

1348 per mille d'onore ardenti prove = iperbole<br />

1349 astri a sfolgorar saliro = allitterazione in “s”<br />

1350 notturno / Concilio de' tuoi pari = enjambement e perifrasi<br />

1351 le belle, e <strong>di</strong> feconda prole / Inclite madri = perifrasi per<br />

in<strong>di</strong>care le nonne<br />

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157. Agitato e sconvolto. Ivi le gran<strong>di</strong><br />

158. Avole auguste 1353 e i genitor leggiadri<br />

159. De' già celebri eroi il senso e l'onta<br />

160. Volgon de gli anni a rintuzzar fra l'ire<br />

161. Magnanime 1354 del gioco. Ivi la turba<br />

162. De la feroce gioventù <strong>di</strong>vina 1355<br />

163. Scende a pugnar 1356 con le mutabil'arme<br />

164. Di vaghi giubboncei, d'atti vezzosi,<br />

165. Di bei mo<strong>di</strong> 1357 del <strong>di</strong>r 1358 stamane appresi;<br />

166. Mentre la vanità fra il dubbio marte 1359<br />

167. Nobil furor ne' forti petti inspira 1360 ;<br />

168. E con vario destin dando e togliendo<br />

169. La combattuta palma 1361 alto abbandona<br />

170. I leggeri vessilli all'aure in preda.<br />

171. Ecco che già <strong>di</strong> cento faci e cento 1362<br />

172. Gran palazzo rifulge. Multiforme<br />

173. Popol <strong>di</strong> servi 1363 baldanzosamente<br />

174. Sale scende s'aggira 1364 . Urto e fragore<br />

175. Di rote <strong>di</strong> flagelli e <strong>di</strong> 1365 cavalli 1366<br />

176. Che vengono che vanno, e stri<strong>di</strong> e fischi 1367<br />

177. Di gente, che domandan che rispondono 1368 ,<br />

178. Assordan l'aria all'alte mura intorno.<br />

1352 sorte …sorte = iterazione<br />

1353 Ivi le gran<strong>di</strong> / Avole auguste = enjambement e<br />

allitterazione<br />

1354 ire / Magnanime = enjambement e ossimoro<br />

1355 feroce gioventù <strong>di</strong>vina = ironia<br />

1356 pugnar = latinismo<br />

1357 Di vaghi … Di bei mo<strong>di</strong> = anafora<br />

1358 Di bei mo<strong>di</strong> / Del <strong>di</strong>r = allitterazione in “d”<br />

1359 marte = antonomasia e metafora<br />

1360 furor ne' forti petti inspira = allitterazione in “r” (Petti è<br />

metonimia)<br />

1361 combattuta palma = metonimia<br />

1362 cento faci e cento = iperbole<br />

1363 Multiforme / Popol <strong>di</strong> servi = enjambement<br />

1364 Sale scende s'aggira = allitterazione in “s” e asindeto<br />

1365 Di … <strong>di</strong> … <strong>di</strong> = iterazione<br />

1366 flagelli … cavalli = allitterazione in “l”<br />

1367 e stri<strong>di</strong> e fischi = allitterazione in “i” e polisindeto<br />

1368 Che vengono … che vanno … che domandan … che<br />

rispondono = iterazione<br />

75


179. Tutto è strepito e luce. O tu, che porti 1369<br />

180. La dama e il cavalier dolci mie cure,<br />

181. Primo <strong>di</strong> carri guidator, qua volgi;<br />

182. E fra il denso <strong>di</strong> rote arduo cammino 1370<br />

183. Con Olimpica man splen<strong>di</strong> 1371 ; e d'un corso<br />

184. Subentrando i grand'atrj, a <strong>di</strong>etro 1372 lascia<br />

185. Qual pria le porte ad occupar tendea.<br />

186. Quasi a propria virtù plauda al gran fatto<br />

187. <strong>Il</strong> generoso eroe: plauda 1373 la bella,<br />

188. Che con l'agil pensier scorre gli aurighi<br />

189. De le <strong>di</strong>ve rivali; e novi al petto<br />

190. Sente nascer per te teneri orgogli.<br />

191. Ma il bel carro s'arresta: e a te signore,<br />

192. A te 1374 prima <strong>di</strong> lei sceso d'un salto,<br />

193. Affidata la dea, lieve balzando,<br />

194. Col sonante calcagno il suol percote 1375 .<br />

195. Largo <strong>di</strong>nanzi a voi fiammeggi e gron<strong>di</strong>,<br />

196. Sopra l'ara de' numi ad arder nato,<br />

197. <strong>Il</strong> tesoro dell'api 1376 : e a lei da tergo<br />

198. Pronta <strong>di</strong> servi mano a terra proni 1377<br />

199. Lo smisurato lembo alto sospenda:<br />

200. Somma felicità, che lei separa<br />

201. Da le ricche viventi 1378 , a cui per anco,<br />

202. Misere! sopra il suol l'estrema veste<br />

203. Sibila per la polvere strisciando 1379 .<br />

204. Ahi, se fresco sdegnuzzo 1380 i vostri petti<br />

1369<br />

O tu, che porti = invocazione al cocchiere del Giovin<br />

signore<br />

1370<br />

E fra il denso <strong>di</strong> rote arduo cammino = iperbato<br />

1371<br />

Con Olimpica man splen<strong>di</strong> = metafora<br />

1372<br />

Subentrando i grand'atrj, a <strong>di</strong>etro = allitterazione in “t” e<br />

in “r”<br />

1373<br />

plauda … plauda = iterazione<br />

1374<br />

a te, signore, / A te = iterazione e anafora<br />

1375<br />

Col sonante calcagno il suol percote = allitterazione in “c”<br />

1376<br />

<strong>Il</strong> tesoro dell'api = perifrasi per in<strong>di</strong>care i ceri<br />

1377<br />

Pronta <strong>di</strong> servi mano a terra proni = iperbato<br />

1378<br />

le ricche viventi = le ricche non aristocratiche che non<br />

avevano <strong>di</strong>ritto al vestito con strascico<br />

1379<br />

Misere! sopra il suol l'estrema veste / Sibila per la polvere<br />

strisciando = allitterazione in “s” con la quale <strong>Parini</strong> ha<br />

cercato <strong>di</strong> rendere l’intimo <strong>di</strong>sprezzo della dama<br />

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205. Dianzi forse agitò, tu chino e grave<br />

206. A lei porgi la destra; e seco innoltra,<br />

207. Quale ibèro amador 1381 quando, raccolta<br />

208. Dall'un lato la cappa, contegnoso<br />

209. Guida l'amanza 1382 a <strong>di</strong>portarsi al vallo,<br />

210. Dove il tauro 1383 , abbassando i corni irati 1384 ,<br />

211. Spinge gli uomini in alto; o gemer s'ode<br />

212. Crepitante Giudeo per entro al foco 1385 .<br />

213. Ma no; chè l'amorosa onda 1386 pacata<br />

214. Oggi siede per voi: e quanto è duopo<br />

215. A vagarvi il piacer solo la increspa<br />

216. Una lieve aleggiando aura soave 1387 .<br />

217. Snello adunque e vivace offri a la bella<br />

218. Mollemente piegato il destro braccio<br />

219. Ella la manca v'inserisca. Premi<br />

220. Tu col gomito un poco. Anch'ella un poco 1388<br />

221. Ti 1389 risponda premendo; e a la tua lena<br />

222. Dolce peso 1390 a portar tutta si doni,<br />

223. Mentre a piccioli salti ambo affrettate<br />

224. Per le sonanti scale 1391 alto celiando.<br />

1380<br />

se fresco sdegnuzzo = allitterazione in “s”<br />

1381<br />

Quale ibèro amador = similitu<strong>di</strong>ne. Si tratta <strong>di</strong> un amante<br />

spagnolo: la scena offre un esempio <strong>di</strong> quelli che il Russo ha<br />

definito gli , <strong>di</strong> origine esotica del <strong>Parini</strong><br />

1382<br />

amanza = provenzalismo<br />

1383<br />

tauro = latinismo<br />

1384<br />

i corni irati = metonimia<br />

1385<br />

Crepitante Giudeo per entro al foco = allusione agli auto –<br />

da – fé in cui gli Ebrei venivano condannati al rogo<br />

dall’inquisizione spagnola<br />

1386<br />

l'amorosa onda = metafora<br />

1387<br />

Una lieve aleggiando aura soave = iperbato<br />

1388<br />

un poco … un poco = iterazione<br />

1389<br />

Tu … Ti = poliptoto<br />

1390<br />

Dolce peso = ossimoro<br />

1391<br />

sonanti scale = allitterazione in “s”<br />

76


vv. 225 – 464 a cura <strong>di</strong> Serena Tomaselli<br />

La parte più importante del passo è costituita<br />

dalla sfilata degli “imbecilli”; in essa il<br />

pessimismo <strong>di</strong> <strong>Parini</strong> si intensifica. I nobili<br />

personaggi che popolano i saloni si mettono in<br />

luce per le loro sciocche manie prive <strong>di</strong> senso<br />

(schioccare la frusta, soffiare nella tromba …).<br />

<strong>Il</strong> passatempo più assurdo è quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfare<br />

sontuosi arazzi, riducendo in fili minutissimi i<br />

loro <strong>di</strong>segni.<br />

225. Oh come al tuo venir gli archi e le volte<br />

226. De' gran titoli tuoi forte rimbombano 1392 !<br />

227. Come a quel suon volubili 1393 le porte<br />

228. Cedono spalancate; ed a quel suono<br />

229. Degna superbia in cor ti bolle 1394 ; e face<br />

230. L'anima eccelsa rigonfiar 1395 più vasta!<br />

231. Entra in tal forma; e del tuo grande ingombra<br />

232. Gli spazj fortunati. Ecco <strong>di</strong> stanze<br />

233. Or<strong>di</strong>n lungo a voi s'apre. Altra <strong>di</strong> servi<br />

234. Infimo gregge alberga, 1396 ove tra lampi<br />

235. Di molteplice lume acceso e spento 1397 ,<br />

236. E fra sempre incostanti ombre schiamazza<br />

237. <strong>Il</strong> sermon patrio 1398 e la facezia e il riso 1399<br />

238. Dell'energica plebe. Altra <strong>di</strong> vaghi<br />

239. Zazzerati donzelli 1400 è certa sede,<br />

1392<br />

De' gran titoli tuoi forte rimbombano = endecasillabo<br />

sdrucciolo<br />

1393<br />

volubili = latinismo (che girano con facilità)<br />

1394<br />

Degna superbia in cor ti bolle = metafora<br />

1395<br />

L'anima eccelsa rigonfiar = metafora<br />

1396<br />

Ecco <strong>di</strong> stanze / Or<strong>di</strong>n lungo a voi s'apre. Altra <strong>di</strong> servi /<br />

Infimo gregge alberga, = iperbato<br />

1397<br />

acceso e spento = antitesi<br />

1398<br />

<strong>Il</strong> sermon patrio = perifrasi per in<strong>di</strong>care il <strong>di</strong>aletto<br />

milanese<br />

1399<br />

e la facezia e il riso = polisindeto e iterazione<br />

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240. Ove accento stranier misto al natio 1401<br />

241. Molle susurra: e s'apparecchia in tanto<br />

242. Copia 1402 <strong>di</strong> carte e multiforme avorio 1403 ,<br />

243. Arme l'uno a la pugna, in<strong>di</strong>ce l'altro<br />

244. D'alti cimenti e <strong>di</strong> vittorie illustri 1404 .<br />

245. Al fin più interna, e <strong>di</strong> gran luce e d'oro<br />

246. E <strong>di</strong> ricchi tapeti 1405 aula superba<br />

247. Sta servata per voi prole de' numi 1406 .<br />

248. Io, <strong>di</strong> razza mortale ignoto vate 1407 ,<br />

249. Come ar<strong>di</strong>rò <strong>di</strong> penetrar fra i cori<br />

250. De' semidei 1408 , ne lo cui sangue in vano<br />

251. Gocciola impura cercheria con vetro<br />

252. Indagator 1409 colui che vide a nuoto<br />

253. Per l'onda genitale il picciol uomo? 1410<br />

254. Qui tra i servi m' arresto; e qui da loro<br />

255. Nuove del mio signor virtu<strong>di</strong> ascose 1411<br />

1400 vaghi / Zazzerati donzelli = enjambement. Si tratta <strong>di</strong><br />

servi <strong>di</strong>stinti in parrucchino (zazzerati) che preparavano carte<br />

da gioco e gettoni d’avorio da usare nelle partite. Donzelli è<br />

un hapax ironico<br />

1401 Ove accento stranier misto al natio = per alcuni<br />

commentatori significa che questi servitori erano in parte<br />

stranieri, per altri significa che parlavano un misto <strong>di</strong> <strong>di</strong>aletto<br />

e <strong>di</strong> Francese<br />

1402 Copia = latinismo<br />

1403 multiforme avorio = metonimia per gettoni<br />

1404 Arme l'uno a la pugna, in<strong>di</strong>ce l'altro / D'alti cimenti e <strong>di</strong><br />

vittorie illustri = metafora <strong>di</strong> ambito militare: le carte sono le<br />

armi, i gettoni sono i segni dell’andamento dela gara<br />

1405 e <strong>di</strong> gran luce e d'oro / E <strong>di</strong> ricchi tapeti = iterazione <strong>di</strong> “e”<br />

e climax<br />

1406 prole de' numi = ironia<br />

1407 <strong>di</strong> razza mortale ignoto vate = poeta sconosciuto<br />

proveniente da stirpe plebea (ironia)<br />

1408 Come ar<strong>di</strong>rò … De’ semidei = interrogativa retorica<br />

ironica<br />

1409 vetro / Indagator = enjambement e metonimia per<br />

microscopio<br />

1410 ne lo cui sangue in vano / Gocciola impura cercheria con<br />

vetro / Indagator colui che vide a nuoto / Per l'onda genitale il<br />

picciol uomo? = allusione all’olandese A. Van Leuwenhoeck<br />

(1632 – 1723) scopritore degli spermatozoi<br />

77


256. Tacito apprenderò. Ma tu sorri<strong>di</strong><br />

257. Invisibil Camena 1412 ; e me rapisci<br />

258. Invisibil 1413 con te fra li negati<br />

259. Ad ognaltro profano a<strong>di</strong>ti 1414 sacri.<br />

260. Già il mobile de' seggi or<strong>di</strong>ne augusto 1415<br />

261. Sovra i tiepi<strong>di</strong> strati 1416 in cerchio volge:<br />

262. E fra quelli eminente i fianchi estende<br />

263. <strong>Il</strong> grave canapè 1417 . Sola da un lato<br />

264. La matrona del loco ivi si posa;<br />

265. E con la man, che lungo il grembo cade<br />

266. Lentamente il ventaglio apre e socchiude<br />

267. Or <strong>di</strong> giugner è tempo. Ecco le snelle<br />

268. E le gravi per molto a<strong>di</strong>pe dame 1418 ,<br />

269. Che a passi velocissimi s'affrettano 1419<br />

270. Nel gran consesso. I cavalieri egregi<br />

271. Lor camminano a lato: ed elle, intorno<br />

272. A la sede maggior vortice fatto<br />

273. Di sè medesme, con sommessa voce<br />

274. Brevi note bisbigliano 1420 ; e <strong>di</strong>leguansi<br />

275. Dissimulando fra le se<strong>di</strong>e 1421 umili.<br />

276. Un tempo il canapè nido giocondo<br />

277. Fu <strong>di</strong> risi e <strong>di</strong> scherzi, allor che l'ombre<br />

278. Abitar gli fu grato ed i tranquilli<br />

279. Del palagio recessi. 1422 Amor 1423 primiero<br />

1411<br />

Nuove del mio signor virtu<strong>di</strong> ascose = iperbato e ironia<br />

1412<br />

Camena = la Musa (latinismo)<br />

1413<br />

Invisibil … Invisibil = anafora (vv. 257-258)<br />

1414<br />

a<strong>di</strong>ti = stanze (latinismo)<br />

1415<br />

Già il mobile de' seggi or<strong>di</strong>ne augusto = iperbato<br />

1416<br />

i tiepi<strong>di</strong> strati = i tappeti (metonimia)<br />

1417<br />

canapè = particolare forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>vano. – inizia l’episo<strong>di</strong>o<br />

della favola del canapè, che da una parte è una specie <strong>di</strong> mito<br />

sull’origine <strong>di</strong>vina dell’arnese elegante, dall’altra una<br />

narrazione dolorosa della caduta dell’oggetto da nido<br />

giocondo <strong>di</strong> risi e scherzi a triste sede <strong>di</strong> tossi e sba<strong>di</strong>gli<br />

1418<br />

Ecco le snelle / E le gravi per molto a<strong>di</strong>pe dame = antitesi<br />

(snelle – gravi) e latinismo (a<strong>di</strong>pe)<br />

1419<br />

Che a passi velocissimi s'affrettano = endecasillabo<br />

sdrucciolo<br />

1420<br />

Brevi note bisbigliano = allitterazione<br />

1421<br />

<strong>di</strong>leguansi / Dissimulando fra le se<strong>di</strong>e = allitterazione <strong>di</strong><br />

“d” e “s”<br />

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280. Trovò l'opra ingegnosa. Io voglio, ei <strong>di</strong>sse,<br />

281. Dono a le amiche mie far d'un bel seggio,<br />

282. Che tre ad un tempo 1424 nel suo grembo accoglia.<br />

283. Così, qualor de gl'importuni altronde<br />

284. Volga la turba 1425 , sederan gli amanti<br />

285. L'uno a lato dell'altro, ed io con loro.<br />

286. Disse, percosse ambe le palme 1426 ; e l'ali<br />

287. Aprì volando 1427 impaziente all'opra.<br />

288. Ecco il bel fabbro 1428 lungo pian <strong>di</strong>spone<br />

289. Di tavole contesto 1429 , e molli cigne 1430 ,<br />

290. A reggerlo vi dà vaghe colonne,<br />

291. Che del silvestre Pane 1431 i piè leggieri<br />

292. Imitano scendendo; al dorso poi<br />

293. V'alza patulo appoggio 1432 ; e il volge a i lati,<br />

294. Come far soglion 1433 flessuosi acanti 1434<br />

295. O ricche corna d'Arcade 1435 montone.<br />

296. In<strong>di</strong>, predando a le vaganti aurette<br />

297. L'ali e le piume, le condensa e chiude<br />

298. In tumido cuscin, che tutta ingombri<br />

299. La macchina elegante 1436 : e al fin l'adorna<br />

300. Di molli sete 1437 e <strong>di</strong> vernici e d'oro.<br />

1422 tranquilli / Del palagio recessi. = enjambement e iperbato<br />

1423 Amor = personificazione<br />

1424 tre ad un tempo = i due amanti insieme ad Amore<br />

1425 la turba = latinismo<br />

1426 le palme = sineddoche<br />

1427 l'ali / Aprì volando = metafora<br />

1428 il bel fabbro = perifrasi per in<strong>di</strong>care Amore<br />

1429 contesto = latinismo<br />

1430 molli cigne = cinghie elastiche<br />

1431 Pane = Pan, <strong>di</strong>vinità dei boschi, raffigurato con pie<strong>di</strong><br />

caprini<br />

1432 patulo appoggio = ampia spalliera. Patulo è latinismo. Cfr.<br />

Virgilio Ecloghe I,1 <br />

1433 Come far soglion … = similitu<strong>di</strong>ne<br />

1434 flessuosi acanti = la pianta che viene riprodotta nella<br />

decorazione del capitello corinzio<br />

1435 Arcade = epiteto esornativo. L’Arca<strong>di</strong>a era per<br />

antonomasia il paese pastorale<br />

1436 La macchina elegante = perifrasi per in<strong>di</strong>care il canapè<br />

78


301. Quanto il dono d'Amor piacque a le belle!<br />

302. Quanti 1438 pensier lor balenàro in mente!<br />

303. Tutte il chiesero a gara: ognuna il volle<br />

304. Ne le stanze più interne: applause ognuna 1439<br />

305. A la innata energia del vago arnese 1440 ,<br />

306. Mal repugnante e mal 1441 cedente insieme<br />

307. Sotto ai mobili fianchi 1442 . Ivi sedendo<br />

308. Si ritrasser le amiche; e da lo sguardo<br />

309. De' maligni lontane, a i fi<strong>di</strong> orecchi<br />

310. Si mormoràro i delicati arcani 1443 .<br />

311. Ivi la coppia de gli amanti, a lato<br />

312. Dell'arbitra sagace 1444 , o i no<strong>di</strong> strinse 1445 ;<br />

313. O calmò l'ira, e nuove leggi apprese.<br />

314. Ivi sovente l'amador 1446 faceto<br />

315. Raro volume 1447 all'altrui cara sposa<br />

316. Lesse spiegando; e con sorrisi arguti<br />

317. Fe' tra i fogli notar lepida imago 1448 .<br />

318. <strong>Il</strong> fortunato seggio 1449 invi<strong>di</strong>a mosse<br />

319. De le se<strong>di</strong>e minori al popol vario:<br />

320. E fama è che talora invi<strong>di</strong>a mosse 1450<br />

321. Anco ai talami stessi. Ah perchè mai<br />

1437 molli cigne … vaghe colonne … flessuosi acanti … molli<br />

sete = si noti l’aggettivazione costante in <strong>di</strong>rezione del<br />

morbido e del gentile, tipica <strong>di</strong> <strong>Parini</strong>, preciso descrittore<br />

<strong>di</strong>dascalico – sensista, ma ingentilito <strong>di</strong> grazia rococò<br />

1438 Quanto … Quanti = poliptoto<br />

1439 ognuna il volle … applause ognuna = chiasmo<br />

1440 vago arnese = il canapè<br />

1441 Mal … mal = iterazione<br />

1442 Sotto ai mobili fianchi = si intende la resistenza elastica<br />

del canapè che insieme cede e resiste sotto il movimento dei<br />

corpi<br />

1443 i delicati arcani = i segreti amorosi<br />

1444 arbitra sagace = l’astuta mezzana<br />

1445 i no<strong>di</strong> strinse = metafora<br />

1446 l'amador = spagnolismo<br />

1447 Raro volume = latinismo per libro<br />

1448 lepida imago = immagine licenziosa – tutta la scena ha un<br />

tono eufemistico. Si vuole infatti far capire che l’innamorato<br />

mostra alla dama un libro proibito dalle illustrazioni lascive<br />

1449 <strong>Il</strong> fortunato seggio = enallage<br />

1450 invi<strong>di</strong>a mosse … invi<strong>di</strong>a mosse = epifora (vv. 318 – 320)<br />

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322. Vinto da insana ambizione uscìo<br />

323. Fra lo immenso tumulto e fra il clamore<br />

324. De le veglie solenni! Avvi due Genj<br />

325. Fasti<strong>di</strong>osi e tristi 1451 , a cui <strong>di</strong>er vita<br />

326. L'Ozio e la Vanità, che noti al nome<br />

327. Di Puntiglio e <strong>di</strong> Noia 1452 , erran cercando<br />

328. Gli alti palagi e le vigilie illustri 1453<br />

329. De la prole de' numi 1454 . Un 1455 ne le mani<br />

330. Porta verga fatale 1456 , onde sospende<br />

331. Ne' miseri percossi ogni lor voglia;<br />

332. E <strong>di</strong> macchine al par 1457 , che l'arte inventi<br />

333. Modera l'alme a suo talento e guida:<br />

334. L'altro piove da gli occhi atro vapore 1458 ;<br />

335. E da la bocca sba<strong>di</strong>gliante esala<br />

336. Alito lungo 1459 , che sembiante a i pigri<br />

337. Soffi 1460 dell'austro, si <strong>di</strong>lata e volve,<br />

338. E d'inane torpor le menti occùpa.<br />

339. Questa del canapè coppia infelice 1461<br />

340. Allor prese l'imperio; e i risi e i giochi<br />

341. Ed Amor 1462 ne sospinse. <strong>Il</strong> trono è questo<br />

342. Ove le madri de le madri eccelse 1463<br />

1451 Genj / Fasti<strong>di</strong>osi e tristi = enjambement<br />

1452 Ozio … Vanità … Puntiglio … Noia = personificazioni<br />

1453 vigilie illustri = latinismo (solenni ricevimenti notturni)<br />

1454 De la prole de' numi = iperbole ironica<br />

1455 Un = il Puntiglio<br />

1456 verga fatale = la bacchetta incantata<br />

1457 E <strong>di</strong> macchine al par = similitu<strong>di</strong>ne – il gusto per le<br />

macchine artificiali era <strong>di</strong> moda nel Settecento<br />

1458 L'altro piove da gli occhi atro vapore = si intende la Noia,<br />

che fa piovere dagli occhi uno scuro vapore. Nei versi<br />

successivi ci sono altri particolari descrittivi che rendono la<br />

rappresentazione psicologica della Noia: bocca sba<strong>di</strong>gliante,<br />

alito lungo, pigri soffi, inane torpor<br />

1459 esala / Alito lungo = allitterazione in “l”<br />

1460 i pigri / Soffi = enjambement<br />

1461 Questa del canapè coppia infelice = iperbato; si allude al<br />

Puntiglio e alla Noia, che hanno preso possesso del canapè,<br />

scacciandone Amore<br />

1462 e i risi e i giochi / Ed Amor = polisindeto e iterazione <strong>di</strong><br />

“e”<br />

1463 le madri de le madri eccelse = perifrasi per in<strong>di</strong>care le ave<br />

79


343. De' primi eroi esercitan lor tosse;<br />

344. Ove l'inclite mogli 1464 , a cui beata<br />

345. Rendon la vita titoli <strong>di</strong>stinti<br />

346. Sba<strong>di</strong>gliano <strong>di</strong>stinte 1465 . Ah, se tu sai,<br />

347. Fuggi ratto o signor, fuggi 1466 da tanto<br />

348. Pernicioso influsso: e là fra i seggi<br />

349. De le più miti dèe 1467 , quin<strong>di</strong> remoto<br />

350. Con l'alma gioventù scherza e t'allegra.<br />

351. Quanta folla d'eroi! 1468 Tu, che modello<br />

352. D'ogni nobil virtù, d'ogn'atto eccelso,<br />

353. Esser dei fra' tuoi pari, i pari tuoi 1469<br />

354. A conoscere appren<strong>di</strong> 1470 ; e in te raccogli<br />

355. Quanto <strong>di</strong> bello e glorioso e grande<br />

356. Sparse in cento <strong>di</strong> loro 1471 arte o natura 1472 .<br />

357. Altri <strong>di</strong> lor ne la carriera illustre<br />

358. Stampa i primi vestigi 1473 ; altri gran parte<br />

359. Di via già corse 1474 ; altri 1475 a la meta è giunto 1476 .<br />

360. In vano il vulgo temerario a gli uni<br />

361. Di fanciulli dà nome; e quelli adulti,<br />

362. Questi già vegli 1477 <strong>di</strong> chiamare ar<strong>di</strong>sce:<br />

363. Tutti son pari. Ognun folleggia e scherza;<br />

1464 l'inclite mogli = ironia<br />

1465 <strong>di</strong>stinti … <strong>di</strong>stinte = poliptoto dall’effetto comico: la<br />

<strong>di</strong>stinzione nei titoli viene messa in relazione alla <strong>di</strong>stinzione<br />

nel modo <strong>di</strong> sba<strong>di</strong>gliare<br />

1466 Fuggi … fuggi = iterazione e paro<strong>di</strong>a del registro epico<br />

Cfr. Virgilio Eneide III, 44 <br />

1467 le più miti dèe = dame più arrendevoli<br />

1468 Quanta folla d'eroi! = inizia da questo verso quella che il<br />

Momigliano ha definito <br />

1469 dei fra' tuoi pari, i pari tuoi = chiasmo<br />

1470 A conoscere appren<strong>di</strong> = esortazione <strong>di</strong>dattica<br />

1471 in cento <strong>di</strong> loro = iperbole<br />

1472 Tu che modello / d’ogni nobil virtù … arte o natura =<br />

tutto il periodo è venato da una pungente ironia<br />

1473 Stampa i primi vestigi = metafora (vestigi è latinismo)<br />

1474 gran parte / Di via già corse = metafora<br />

1475 Altri … altri … altri = iterazione<br />

1476 a la meta è giunto = metafora<br />

1477 vegli = aulicismo Cfr. Dante Purgatorio I, 31<br />

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364. Ognun giu<strong>di</strong>ca e libra 1478 ; ognun 1479 del pari<br />

365. L'altro abbraccia e vezzeggia: in ciò soltanto<br />

366. Non simili 1480 tra lor, che ognun sua cura<br />

367. Ha <strong>di</strong>letta fra l'altre onde più brilli.<br />

368. Questi è 1481 l'almo garzon, che con maestri<br />

369. Da la scutica 1482 sua moti <strong>di</strong> braccio 1483<br />

370. Desta sibili egregi; e l'ore illustra<br />

371. L'aere agitando de le sale immense,<br />

372. Onde i prischi 1484 trofei pendono e gli avi.<br />

373. L'altro è l'eroe 1485 , che da la guancia enfiata<br />

374. E dal torto oricalco 1486 a i trivj annuncia<br />

375. Suo talento immortal, qualor dall'alto<br />

376. De' famosi palagi emula il suono<br />

377. Di messagger, che frettoloso arrive.<br />

378. Quanto è vago a mirarlo allor che in veste<br />

379. Cinto spe<strong>di</strong>ta 1487 , e con le gambe assorte<br />

380. In amplo cuoio 1488 , cavalcando ai campi<br />

381. Rapisce il cocchio, ove la dama è assisa<br />

382. E il marito e l'ancella e il figlio e il cane! 1489<br />

383. Quegli or esce 1490 <strong>di</strong> là dove ne' fori 1491<br />

384. Si ministran bevande ozio e novelle.<br />

385. Ei v'andò mattutin, partinne al pranzo,<br />

1478 giu<strong>di</strong>ca e libra = en<strong>di</strong>a<strong>di</strong><br />

1479 Ognun … Ognun … ognun = iterazione<br />

1480 Non simili = litote<br />

1481 Questi è = il primo degli imbecilli è quello che si <strong>di</strong>verte a<br />

far schioccare la frusta con abili moti del braccio<br />

1482 scutica = frusta<br />

1483 maestri / Da la scutica sua moti <strong>di</strong> braccio = inversione in<br />

enjambement<br />

1484 prischi = latinismo (antichi)<br />

1485 L'altro è l'eroe = il secondo imbecille ha la mania <strong>di</strong> fare il<br />

trombettiere<br />

1486<br />

torto oricalco = la tromba ricurva<br />

1487<br />

veste / Cinto spe<strong>di</strong>ta = veste succinta. Enjambement e<br />

latinismo<br />

1488<br />

amplo cuoio = metonimia per stivali<br />

1489<br />

E il marito e l'ancella e il figlio e il cane! = polisindeto ed<br />

anticlimax<br />

1490 Quegli or esce = il terzo imbecille è il frequentatore delle<br />

botteghe <strong>di</strong> caffè<br />

1491 fori = latinismo per piazze<br />

80


386. Vi tornò fino a notte 1492 : e già sei lustri 1493<br />

387. Volgon da poi che il bel tenor <strong>di</strong> vita<br />

388. Giovinetto intraprese. Ah chi <strong>di</strong> lui<br />

389. Può sedendo trovar più grati sonni<br />

390. O più lunghi sba<strong>di</strong>gli; o più fiate<br />

391. D'atro rapè 1494 solleticar le nari;<br />

392. O a voce 1495 popolare orecchi e fede<br />

393. Prestar più ingordo e declamar più forte?<br />

394. Ecco che il segue 1496 del figliuol <strong>di</strong> Maia<br />

395. <strong>Il</strong> più celebre alunno 1497 , al cui consiglio<br />

396. Nel gran dubbio de' casi ognaltro cede;<br />

397. Sia che da<strong>di</strong> versati 1498 , o pezzi eretti 1499 ,<br />

398. O giacenti pe<strong>di</strong>ne 1500 , o brevi o gran<strong>di</strong> 1501<br />

399. Carte 1502 mescan la pugna 1503 . Ei sul mattino<br />

400. Le stupide micranie o l'aspre tossi<br />

401. Molce giocando a le canute dame.<br />

402. Ei, già tolte le mense, i nati or ora<br />

403. Giochi 1504 a le belle declinanti insegna.<br />

404. Ei 1505 la notte raccoglie a sè <strong>di</strong>ntorno<br />

1492 Ei v'andò mattutin, partinne al pranzo, / Vi tornò fino a<br />

notte = si richiamano le parti originarie dell’opera (<strong>Il</strong> Mattino,<br />

<strong>Il</strong> Mezzogiorno, La Sera)<br />

1493 sei lustri = perifrasi per in<strong>di</strong>care 30 anni<br />

1494 rapè = qualità <strong>di</strong> tabacco scura<br />

1495 O più lunghi … o più fiate … O a voce = polisindeto e<br />

iterazione e anafora (vv. 390 – 392)<br />

1496 Ecco che il segue = il quarto imbecille è il giocatore<br />

accanito<br />

1497 del figliuol <strong>di</strong> Maia / <strong>Il</strong> più celebre alunno = perifrasi per<br />

in<strong>di</strong>care il giocatore esperto. Mercurio, <strong>di</strong>o del gioco, era<br />

figlio <strong>di</strong> Maia<br />

1498 da<strong>di</strong> versati = il gioco dei da<strong>di</strong><br />

1499 pezzi eretti = scacchi<br />

1500 giacenti pe<strong>di</strong>ne = la dama o il tric – trac<br />

1501 o pezzi … O giacenti … o brevi o gran<strong>di</strong> = polisindeto e<br />

iterazione<br />

1502 gran<strong>di</strong> / Carte = enjambement – le carte gran<strong>di</strong> sono alla<br />

francese, quelle piccole all’italiana<br />

1503 mescan la pugna = metafora <strong>di</strong> ambito bellico<br />

1504 i nati or ora / Giochi = iperbato<br />

1505 Ei sul mattino … Ei, già tolte … Ei = anafora (vv. 402 –<br />

404)<br />

405. Schiera d'eroi 1506 , che nobil estro infiamma 1507<br />

406. D'apprender l'arte, onde l'altrui fortuna<br />

407. Vincasi e domi; e del soave amico<br />

408. Nobil parte de' campi all'altro ceda.<br />

409. Vuoi su lucido carro in <strong>di</strong> solenne<br />

410. Gir trionfando 1508 al corso? Ecco quell'uno 1509 ,<br />

411. Che al lavor ne presieda. E legni e pelli<br />

412. E ferri e sete e carpentieri e fabbri 1510<br />

413. A lui son noti: e per l'Ausonia 1511 tutta<br />

414. E noto ei pure. <strong>Il</strong> Càlabro <strong>di</strong> feu<strong>di</strong><br />

415. E d'or<strong>di</strong>ni superbo 1512 ; i duchi e i prenci,<br />

416. Che pascon Mongibello 1513 ; e fin gli stessi<br />

417. Gran nipoti Romani 1514 a lui sovente<br />

418. Ne commetton la cura: ed ei sen vola<br />

419. D'una in altra officina in fin che sorga,<br />

420. Auspice lui 1515 , la fortunata mole 1516 .<br />

421. Poi <strong>di</strong> tele ricinta, e contro all'onte<br />

422. De la pioggia e del sol ben forte armata,<br />

423. Mille e più passi 1517 l'accompagna ei stesso<br />

424. Fuor de le mura; e con soave sguardo<br />

425. La segue ancor sin che la via declini.<br />

426. Ve<strong>di</strong> giugner colui 1518 , che <strong>di</strong> cavalli<br />

1506 Schiera d’eroi = ironia<br />

1507 nobil estro infiamma = metafora<br />

1508 Gir trionfando = iperbole<br />

1509 Ecco quell'uno = il quinto imbecille è il <strong>di</strong>lettante<br />

carrozziere<br />

1510 E legni e pelli / E ferri e sete e carpentieri e fabbri =<br />

enumerazione polisindetica, che esalta l’eccezionale<br />

competenza <strong>di</strong> questo maniaco<br />

1511 Ausonia = Italia<br />

1512 <strong>Il</strong> Càlabro <strong>di</strong> feu<strong>di</strong> / E d'or<strong>di</strong>ni superbo = gli aristocratici<br />

calabresi<br />

1513 i duchi e i prenci, / Che pascon Mongibello = gli<br />

aristocratici siciliani. Mongibello è l’Etna<br />

1514 Gran nipoti Romani = gli aristocratici romani, quasi tutti<br />

nipoti <strong>di</strong> papi<br />

1515 Auspice lui = latinismo (sotto la sua <strong>di</strong>rezione)<br />

1516 la fortunata mole = la carrozza (paro<strong>di</strong>a del registro epico)<br />

1517 Mille e più passi = iperbole<br />

1518 Ve<strong>di</strong> giugner colui = il sesto imbecille è il conoscitore <strong>di</strong><br />

razze equine<br />

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81


427. Invitto domator 1519 <strong>di</strong>vide il giorno<br />

428. Fra i cavalli e la dama. Or de la dama<br />

429. La man tiepida preme; or de' cavalli<br />

430. Liscia i dorsi pilosi 1520 , ovver col <strong>di</strong>to<br />

431. Tenta a terra prostrato 1521 i ferri e l'ugna.<br />

432. Aimè misera lei quando s'in<strong>di</strong>ce<br />

433. Fiera altrove frequente! Ei l'abbandona;<br />

434. E per monti inaccessi e valli orrende 1522<br />

435. Trova i lochi remoti, e cambia o merca 1523 .<br />

436. Ma lei beata poi quand'ei sen torna<br />

437. Sparso <strong>di</strong> limo 1524 ; e novo fasto adduce<br />

438. Di frementi corsieri; e gli avi loro 1525<br />

439. E i costumi e le patrie a lei soletta<br />

440. Molte lune 1526 ripete! Or ve<strong>di</strong> l'altro 1527 ,<br />

441. Di cui più <strong>di</strong>ligente o più costante<br />

442. Non fu mai damigella o a tesser no<strong>di</strong><br />

443. O d'aurei 1528 drappi a separar lo stame 1529 .<br />

444. A lui turgide ancora ambe le tasche<br />

445. Son d'ascose materie. Eran già queste<br />

446. Prezioso tapeto, in cui <strong>di</strong>stinti<br />

447. D'oro e lucide lane i casi apparvero<br />

448. D'<strong>Il</strong>io infelice 1530 : e il cavalier, sedendo<br />

449. Nel gabinetto de la dama, ormai<br />

450. Con ostinata man 1531 tutte <strong>di</strong>vise<br />

1519<br />

Invitto domator = epiteto<br />

1520<br />

pilosi = hapax<br />

1521<br />

Tenta a terra prostrato = allitterazione in “t”<br />

1522<br />

E per monti inaccessi e valli orrende = iperbole ironica<br />

1523<br />

e cambia o merca = paro<strong>di</strong>a del registro epico con<br />

reminiscenza dantesca Cfr. Para<strong>di</strong>so XVI, 61 <br />

1524<br />

Sparso <strong>di</strong> limo = infangato<br />

1525<br />

gli avi loro = si intendono le genealogie equine<br />

1526<br />

Molte lune = molti mesi (metonimia)<br />

1527<br />

Or ve<strong>di</strong> l'altro = l’ultimo imbecille è lo sfilacciatore <strong>di</strong><br />

arazzi<br />

1528<br />

o più costante … o a tesser … o d’aurei = iterazione<br />

1529<br />

stame = filo (latinismo)<br />

1530<br />

i casi apparvero / D'<strong>Il</strong>io infelice = si tratta dei resti <strong>di</strong> un<br />

arazzo raffigurante la guerra <strong>di</strong> Troia<br />

1531<br />

Con ostinata man = l’aggettivo rende con fine notazione<br />

psicologica il pensiero fisso del maniaco<br />

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451. In fili minutissimi le genti<br />

452. D'Argo e <strong>di</strong> Frigia 1532 . Un fianco solo avanza<br />

453. De la bella rapita 1533 ; e poi l'eroe,<br />

454. Pur giunto al fin <strong>di</strong> sua decenne impresa 1534 ,<br />

455. Andrà superbo al par d'ambo gli Atri<strong>di</strong> 1535 .<br />

456. Ma chi l'opre <strong>di</strong>verse o i varj ingegni<br />

457. Tutti esprimer poria, poi che le stanze<br />

458. Folte già son <strong>di</strong> cavalieri e dame? 1536<br />

459. Tu per quelle t'avvolgi. Ar<strong>di</strong>to e baldo<br />

460. Vanne, torna, ti assi<strong>di</strong>, ergiti, ce<strong>di</strong>,<br />

461. Premi, chie<strong>di</strong> perdono, o<strong>di</strong>, domanda,<br />

462. Sfuggi, accenna, schiamazza, entra 1537 e ti mesci<br />

463. A i <strong>di</strong>vini drappelli 1538 ; e a un punto empiendo<br />

464. Ogni cosa <strong>di</strong> te mira e conosci<br />

vv. 465 – 673 a cura <strong>di</strong> Deborah Vasoli<br />

Mentre continuano le conversazioni su<br />

argomenti frivoli, la padrona <strong>di</strong> casa fa<br />

sistemare i tavoli da gioco e i relativi occupanti<br />

secondo il grado sociale e la situazione<br />

sentimentale <strong>di</strong> ciascuno. Iniziano i<br />

giochi:quello dei tarocchi, quello delle ombre e<br />

la cavagnola, una specie <strong>di</strong> tombola nella<br />

quale i numeri estratti vengono segnati su<br />

cartelle illustrate.<br />

1532 le genti / D'Argo e <strong>di</strong> Frigia = i Greci (D’ Argo) e i<br />

Troiani (<strong>di</strong> Frigia) – è una sineddoche<br />

1533 la bella rapita = perifrasi per in<strong>di</strong>care Elena<br />

1534 decenne impresa = si intende l’opera <strong>di</strong> sfilacciatura<br />

dell’arazzo durata 10 anni come la guerra <strong>di</strong> Troia<br />

1535 al par d'ambo gli Atri<strong>di</strong> = similitu<strong>di</strong>ne. Gli Atri<strong>di</strong> sono<br />

Menelao ed Agamennone<br />

1536 Ma chi … dame? = interrogativa retorica<br />

1537 Vanne, torna, ti assi<strong>di</strong>, ergiti, ce<strong>di</strong>, / Premi, chie<strong>di</strong><br />

perdono, o<strong>di</strong>, domanda, / Sfuggi, accenna, schiamazza, entra<br />

= enumerazione asindetica<br />

1538 A i <strong>di</strong>vini drappelli = allitterazione in “d” e ironia<br />

82


465. Là i vezzosi d'amor novi seguaci 1539<br />

466. Lor nascenti fortune ad alta voce<br />

467. Confidansi all'orecchio; e ridon forte;<br />

468. E saltellando batton palme a palme:<br />

469. Sia che a leggiadre imprese Amor li gui<strong>di</strong><br />

470. Fra le oscure mortali 1540 : o che gli assorba<br />

471. De le <strong>di</strong>ve lor pari 1541 entro alla luce.<br />

472. Qui gli antiqui d'Amor noti campioni 1542<br />

473. Con voci esili e dall'ansante petto<br />

474. Fuor tratte a stento rammentando vanno<br />

475. Le superate al fin tristi vicende 1543 .<br />

476. In<strong>di</strong> gl'imberbi eroi 1544 , cui <strong>di</strong>ede il padre<br />

477. La prima coppia <strong>di</strong> destrier pur ieri,<br />

478. Con animo viril celiano al fianco<br />

479. Di provetta beltà 1545 , che a i risi loro<br />

480. Alza scoppi <strong>di</strong> risa 1546 ; e il nudo spande,<br />

481. Che <strong>di</strong> veli mal chiuso i guar<strong>di</strong> cerca,<br />

482. Che il cercarono 1547 un tempo 1548 . In<strong>di</strong> gli adulti,<br />

483. A la cui fronte il primo ciuffo appose<br />

484. Fallace parrucchier 1549 , scherzan vicini<br />

485. A la sposa novella; e <strong>di</strong> bei motti<br />

1539 Là i vezzosi d'amor novi seguaci = i damerini alle loro<br />

prime imprese amorose<br />

1540 Fra le oscure mortali = le donne borghesi<br />

1541 De le <strong>di</strong>ve lor pari = le dame del loro rango<br />

1542 Qui gli antiqui d'Amor noti campioni = i cavalier serventi<br />

veterani<br />

1543 Le superate al fin tristi vicende = iperbato<br />

1544 gl'imberbi eroi = i giovinetti<br />

1545 provetta beltà = metonimia per dama matura dalle grazie<br />

sfiorite<br />

1546 risi … risa = poliptoto<br />

1547 Che <strong>di</strong> veli … Che il cercarono = anafora (vv. 481 – 482)<br />

1548 e il nudo spande, / Che <strong>di</strong> veli mal chiuso i guar<strong>di</strong> cerca, /<br />

Che il cercarono un tempo = la dama matura mette in mostra<br />

con vesti impu<strong>di</strong>che le nu<strong>di</strong>tà per attrarre gli sguar<strong>di</strong> maschili<br />

che un tempo la cercavano spontaneamente. <strong>Il</strong> poliptoto cerca<br />

– cercarono evidenzia questo cambiamento<br />

1549 Fallace parrucchier = il parrucchiere è così chiamato<br />

perché abile a manipolare i capelli finti che ingannano lo<br />

sguardo sembrando veri<br />

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486. Tendonle insi<strong>di</strong>a 1550 , ove <strong>di</strong> lei s'intrichi<br />

487. L'alma inesperta e il timido pudore 1551 .<br />

488. Folli! Chè ai detti loro ella va incontro<br />

489. Valorosa così come una madre<br />

490. Di <strong>di</strong>eci eroi 1552 . V'ha in altra parte assiso<br />

491. Chi <strong>di</strong> lieti racconti ovver <strong>di</strong> fole<br />

492. Non ascoltate mai 1553 raro promette<br />

493. A le dame trastullo; e ride e narra<br />

494. E ride ancor 1554 , benchè a le dame in tanto<br />

495. Sovra l'arco de' labbri 1555 aleggi e penda<br />

496. Insolente sba<strong>di</strong>glio. Avvi chi altronde<br />

497. Con fortunato stu<strong>di</strong>o in novi sensi<br />

498. Le parole converte 1556 ; o i simil suoni<br />

499. Pronto a colpir <strong>di</strong>vinamente scherza.<br />

500. Alto al genio <strong>di</strong> lui plaude il ventaglio<br />

501. De le pingui matrone, a cui la voce<br />

502. Di vernacolo accento anco risponde 1557 .<br />

503. Ma le giovani madri, al latte avvezze<br />

504. Di più nuove dottrine 1558 , il sottil naso<br />

505. Aggrinzan fasti<strong>di</strong>te; e pur col guardo<br />

506. Chieder sembran pietade a i belli spirti,<br />

507. Che lor siedono a lato; e a cui gran copia<br />

508. D'eru<strong>di</strong>ta efemeride 1559 <strong>di</strong>stilla<br />

1550<br />

<strong>di</strong> bei motti / Tendonle insi<strong>di</strong>a = metafora. I bei motti<br />

sono le battute a doppio senso<br />

1551<br />

L'alma inesperta e il timido pudore = chiasmo<br />

1552<br />

così come una madre / Di <strong>di</strong>eci eroi = similitu<strong>di</strong>ne<br />

1553<br />

fole / Non ascoltate mai = enjambement – le fole sono i<br />

racconti umoristici<br />

1554<br />

e ride e narra / E ride ancor = iterazione<br />

1555<br />

l'arco de' labbri = metafora<br />

1556<br />

chi altronde / Con fortunato stu<strong>di</strong>o in novi sensi / Le<br />

parole converte = è colui che usa le parole in doppio senso<br />

1557<br />

a cui la voce / Di vernacolo accento anco risponde = a<br />

quelle battute risuona la <strong>di</strong>vertita risposta in <strong>di</strong>aletto delle<br />

anziane dame<br />

1558<br />

al latte avvezze / Di più nuove dottrine = metafora – si<br />

intende che le giovani dame sono abituate ad una cultura più<br />

raffinata e alla moda<br />

1559<br />

gran copia / D’eru<strong>di</strong>ta efemeride = perifrasi per in<strong>di</strong>care<br />

una gran quantità <strong>di</strong> giornali dotti. – <strong>Il</strong> poeta allude<br />

chiaramente alle riviste <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione scientifica <strong>di</strong>ffuse nel<br />

83


509. Volatile 1560 scienza entro a la mente.<br />

510. Altri altrove 1561 pugnando audace 1562 innalza<br />

511. Sovra d'ognaltro il palafren 1563 , ch'ei sale,<br />

512. O il poeta o il cantor, che lieti ei rende<br />

513. De le sue mense. Altri dà vanto all'else 1564<br />

514. Lucido e bello de la spada, ond'egli<br />

515. Solo, e per casi non più visti, al fine<br />

516. Fu dal più dotto Anglico artier 1565 fornito.<br />

517. Altri grave nel volto ad altri espone<br />

518. Qual per l'appunto a gran convito apparve<br />

519. Or<strong>di</strong>n <strong>di</strong> cibi 1566 : ed altri stupefatto,<br />

520. Con profondo pensier con alte <strong>di</strong>ta 1567<br />

521. Conta <strong>di</strong> quanti tavolieri a punto<br />

522. Grande insolita veglia andò superba.<br />

523. Un fra l'in<strong>di</strong>ce e il me<strong>di</strong>o inflessi alquanto,<br />

524. Molle ridendo, al suo vicin la gota<br />

525. Preme furtivo: e l'un da tergo all'altro<br />

526. <strong>Il</strong> pendente cappel sotto all'ascella<br />

527. Ratto invola; e del colpo a sè dà plauso 1568 .<br />

528. Qual d'ogni lato i molti servi in tanto<br />

529. E seggi e tavolieri e luci e carte 1569<br />

530. Supellettile augusta entran portando?<br />

531. E sordo stropicciar <strong>di</strong> mossi scanni 1570 ,<br />

Settecento. Efemeride è un singolare usato al posto del<br />

plurale, alla latina<br />

1560<br />

Volatile = superficiale<br />

1561<br />

Altri altrove = paronomasia<br />

1562<br />

pugnando audace = iperbole e latinismo<br />

1563<br />

il palafren = il cavallo (termine aulico)<br />

1564<br />

else = le impugnature delle spade<br />

1565<br />

più dotto Anglico artier = il più esperto artigiano armaiolo<br />

inglese<br />

1566<br />

Qual per l'appunto a gran convito apparve / Or<strong>di</strong>n <strong>di</strong> cibi =<br />

iperbato<br />

1567<br />

Con profondo pensier con alte <strong>di</strong>ta = ironia<br />

1568<br />

Un fra l’in<strong>di</strong>ce e il me<strong>di</strong>o … dà plauso = sono qui<br />

descritte due macchiette che chiudono questo sguardo<br />

d’insieme; uno prende per il ganascino il vicino, ridendo<br />

scioccamente, l’altro sottrae ad un invitato il cappello<br />

1569<br />

E seggi e tavolieri e luci e carte = enumerazione degli<br />

oggetti e polisindeto<br />

1570<br />

E sordo stropicciar <strong>di</strong> mossi scanni = allitterazione in “s”<br />

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532. E cigolìo 1571 <strong>di</strong> tavole spiegate 1572<br />

533. Odo vagar fra le sonanti risa<br />

534. Di giovani festivi e fra le acute<br />

535. Voci 1573 <strong>di</strong> dame cicalanti a un tempo,<br />

536. Come intorno a selvaggio antico moro 1574<br />

537. Sull'imbrunir del dì garrulo stormo<br />

538. Di frascheggianti passere novelle? 1575<br />

539. Sola in tanto rumor tacita siede<br />

540. La matrona del loco: e chino il fronte<br />

541. E increspate le ciglia 1576 , i sommi labbri<br />

542. Appoggia in sul ventaglio, arduo pensiere<br />

543. Macchinando tra sè. Me<strong>di</strong>ta certo 1577<br />

544. Come al candor come al pudor 1578 si deggia<br />

545. La cara figlia preservar, che torna<br />

546. Doman da i chiostri, ove il sermon d'Italia<br />

547. Pur giunse ad obliar, meglio eru<strong>di</strong>ta<br />

548. De le Galliche grazie 1579 . Oh qual <strong>di</strong>mane 1580<br />

549. Ne i genitor, ne' convitati, a mensa<br />

550. Ben cicalando ecciterai stupore<br />

551. Bella fra i lari tuoi vergin straniera! 1581<br />

1571 E sordo … E cigolio = anafora <strong>di</strong> “e” (vv. 531 – 532)<br />

cigolio è hapax<br />

1572 tavole spiegate = tavoli da gioco con cerniera che si<br />

possono ripiegare<br />

1573 acute / Voci = enjambement<br />

1574 moro = gelso<br />

1575 Come intorno … novelle = similitu<strong>di</strong>ne<br />

1576 e chino il fronte / E increspate le ciglia = complementi <strong>di</strong><br />

relazione<br />

1577 Me<strong>di</strong>ta certo = ipotesi da parte del precettore che verrà<br />

smentita al v. 552 – forse, egli <strong>di</strong>ce, la dama sta pensando alle<br />

responsabilità che l’aspettano con il ritorno della figlia<br />

dall’educandato straniero (chiostri) in cui la fanciulla ha<br />

<strong>di</strong>menticato l’Italiano, imparando meglio il Francese.<br />

Immagina poi la giovane, straniera in casa sua (fra i lari tuoi),<br />

mentre affascina i commensali con la sua cultura esotica<br />

1578 Come al candor come al pudor = iterazione<br />

1579 le Galliche grazie = perifrasi ironica per in<strong>di</strong>care la<br />

conoscenza del Francese e allitterazione<br />

1580 <strong>di</strong>mane = toscanismo Cfr. Dante, Inferno XXXIII, 37<br />

<br />

84


552. Errai. Nel suo pensier volge <strong>di</strong> cose<br />

553. L'alta madre d'eroi mole più grande 1582 :<br />

554. E nel dubbio crudel col guardo invoca<br />

555. De le amiche l'aita; e a sè con mano<br />

556. <strong>Il</strong> fido cavalier chiede a consiglio.<br />

557. Qual mai del gioco a i tavolier <strong>di</strong>versi<br />

558. Or<strong>di</strong>n porrà 1583 , che de le <strong>di</strong>ve accolte<br />

559. Nulla obliata si <strong>di</strong>spetti; e nieghi<br />

560. Più qui tornare ad aver scorno ed onte?<br />

561. Come, con pronto antiveder, del gioco<br />

562. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>ssimil tenore a i genj eccelsi 1584<br />

563. Assegnerà conforme; 1585 ond'altri poi<br />

564. Non isba<strong>di</strong>gli lungamente, e pianga<br />

565. Le mal gittate ore notturne, e lei<br />

566. De lo infelice oro perduto 1586 incolpi?<br />

567. Qual paro e quale al tavolier medesmo<br />

568. E <strong>di</strong> campioni e <strong>di</strong> guerriere audaci<br />

569. Fia che tra loro a tenzonar congiunga,<br />

570. Sì che giammai, per miserabil caso,<br />

571. La vetusta patrizia, ella e lo sposo<br />

572. Ambo <strong>di</strong> regi favolosa stirpe 1587 ,<br />

573. Con lei non scenda al paragon 1588 , che al grado<br />

574. Per breve serie <strong>di</strong> scrivani 1589 or ora<br />

575. Fu de' nobili assunta: e il cui marito<br />

576. Gli atti e gli accenti ancor serba del monte 1590 ?<br />

577. Ma che non può sagace ingegno e molta<br />

1581<br />

Bella fra i lari tuoi vergin straniera! = iperbato per<br />

in<strong>di</strong>care l’assur<strong>di</strong>tà della situazione<br />

1582<br />

L'alta madre d'eroi mole più grande = iperbole ironica<br />

1583<br />

Qual mai del gioco a i tavolier <strong>di</strong>versi / Or<strong>di</strong>n porrà =<br />

iperbato<br />

1584<br />

i genj eccelsi = iperbole ironica<br />

1585<br />

Come, con pronto antiveder … conforme = iperbato<br />

1586<br />

infelice oro perduto = metonimia ed enallage<br />

1587<br />

Ambo <strong>di</strong> regi favolosa stirpe = iperbole ironica<br />

1588<br />

scenda al paragon = metafora bellica<br />

1589<br />

Per breve serie <strong>di</strong> scrivani = si intende per merito <strong>di</strong><br />

qualche generazione <strong>di</strong> burocrati. – si allude alla così detta<br />

nobiltà <strong>di</strong> toga<br />

1590<br />

Gli atti e gli accenti ancor serba del monte = metafora per<br />

in<strong>di</strong>care un marito che conserva ancora tratti dell’originaria<br />

rozzezza<br />

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578. D'anni e <strong>di</strong> casi esperienza? 1591 Or ecco<br />

579. Ella compose i fi<strong>di</strong> amanti; e lungi<br />

580. De la stanza nell'angol più remoto<br />

581. <strong>Il</strong> marito costrinse, a dì sì lieti<br />

582. Sognante ancor d'esser geloso. Altrove<br />

583. Le occulte altrui, ma non fuggite all'occhio 1592<br />

584. Dotto 1593 <strong>di</strong> lei benchè nascenti a pena<br />

585. Dolci cure d'amor, fra i meno intenti<br />

586. O i meno acuti a penetrar nell'alte<br />

587. Dell'animo latèbre 1594 , in grembo al gioco<br />

588. Pose 1595 a crescer felici: e già in duo cori<br />

589. Grazia e mercè de la bell'opra ottiene.<br />

590. Qua gl'illustri e le illustri; e là gli estremi<br />

591. Ben seppe unir de' novamente compri<br />

592. Feu<strong>di</strong> 1596 , e de' prischi 1597 gloriosi nomi<br />

593. Cui mancò la fortuna. 1598 Anco le piacque<br />

594. Accozzar le rivali, onde spiarne<br />

595. I mal chiusi <strong>di</strong>spetti 1599 . Anco per celia<br />

596. Più secoli adunò 1600 , grato aspettando<br />

597. E per gli altri e per sè riso dall'ire<br />

598. Settagenarie 1601 , che nel gioco accense 1602<br />

599. Fien, con molta rauce<strong>di</strong>ne e con molto 1603<br />

600. Tentennar <strong>di</strong> parrucche e cuffie alate 1604 .<br />

1591<br />

Ma che … esperienza? = interrogativa retorica<br />

1592<br />

Le occulte altrui, ma non fuggite all'occhio = iperbato<br />

1593<br />

all'occhio / Dotto = enjambement<br />

1594<br />

nell'alte / Dell'animo latèbre = enjambement e metafora<br />

1595<br />

in grembo al gioco / Pose = metafora<br />

1596<br />

compri / Feu<strong>di</strong> = enjambement<br />

1597<br />

prischi = latinismo<br />

1598<br />

Qua … fortuna = la padrona <strong>di</strong> casa ha <strong>di</strong>sposto da un lato<br />

gli aristocratici <strong>di</strong> purissima nobiltà (gli illustri e le illustri), da<br />

un altro ha messo insieme coloro che hanno comprato da poco<br />

il titolo nobiliare in compagnia <strong>di</strong> nobili illustri ai quali però<br />

sono venute meno le ricchezze<br />

1599<br />

accozzar … <strong>di</strong>spetti = in questa <strong>di</strong>sposizione la matrona<br />

ha ceduto un tantino alla malignità<br />

1600<br />

Più secoli adunò = metonimia – si intendono nobildonne<br />

tanto vecchie la cui età assommata risultava plurisecolare<br />

1601<br />

ire / Settagenarie = settantenni. enjambement<br />

1602<br />

accense = latinismo e metafora<br />

1603<br />

molta … molto = poliptoto<br />

85


601. Già per l'aula beata a cento intorno 1605<br />

602. Dispersi tavolier seggon le <strong>di</strong>ve<br />

603. Seggon 1606 gli eroi, che dell'Esperia 1607 sono<br />

604. Gloria somma o speranza 1608 . Ove 1609 <strong>di</strong> quattro<br />

605. Un drappel si raccoglie: e dove un altro<br />

606. Di tre soltanto. Ivi <strong>di</strong> molti e gran<strong>di</strong><br />

607. Fogli <strong>di</strong>pinti 1610 il tavolier si sparge:<br />

608. Qui <strong>di</strong> pochi e <strong>di</strong> brevi 1611 . Altri combatte 1612 ;<br />

609. Altri sta sopra a contemplar gli eventi<br />

610. De la instabil fortuna e i tratti egregi<br />

611. Del sapere o dell'arte 1613 . In fronte a tutti<br />

612. Grave regna il consiglio 1614 : e li circonda<br />

613. Maestoso silenzio. Erran sul campo<br />

614. Agevoli ventagli, onde le dame<br />

615. Cercan ristoro all'agitato spirto<br />

616. Dopo i miseri casi. Erran sul campo 1615<br />

617. Lucide tabacchiere. In<strong>di</strong> sovente<br />

618. Un'util rimembranza un pronto avviso<br />

1604<br />

cuffie alate = cuffie con lembi che coprono le orecchie,<br />

paragonabili ad ali<br />

1605<br />

a cento intorno = iperbole<br />

1606<br />

seggon … Seggon = iterazione<br />

1607<br />

Esperia = Italia<br />

1608<br />

Gloria somma o speranza = ironia<br />

1609<br />

Ove … brevi = a un tavolo giocano in quattro ai tarocchi,<br />

a un altro in tre con poche carte piccole al gioco delle<br />

“ombre”<br />

1610<br />

gran<strong>di</strong> / Fogli <strong>di</strong>pinti = enjambement<br />

1611<br />

<strong>di</strong> molti e gran<strong>di</strong> … <strong>di</strong> pochi e <strong>di</strong> brevi = antitesi<br />

1612<br />

combatte = metafora <strong>di</strong> ambito bellico. – il patetico gioco<br />

accennato in sintesi nel “Mattino” viene qui svolto in chiave<br />

paro<strong>di</strong>stica <strong>di</strong> accesa battaglia, in cui il tavolo da gioco è<br />

“campo” i ventagli e le tabacchiere “mezzi” per i combattenti<br />

per attingere nuove energie contro la “instabil fortuna” e gli<br />

avversi “destini del gioco”. Le reazioni psicologiche degli<br />

“eroi” sono seguite con ironia dal poeta che si aggira trai vari<br />

focolai <strong>di</strong> battaglia<br />

1613<br />

Del sapere o dell'arte = vi è forse un’allusione alla capcità<br />

<strong>di</strong> barare<br />

1614<br />

il consiglio = personificazione<br />

1615<br />

Erran sul campo … Erran sul campo = epifora (vv. 613 –<br />

616)<br />

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619. Con le <strong>di</strong>ta si attigne: e spesso volge<br />

620. I destini del gioco e de la veglia<br />

621. Un atomo <strong>di</strong> polve 1616 . Ecco sen ugne<br />

622. La panciuta matrona intorno al labbro<br />

623. Le calugini adulte 1617 : ecco sen ugne 1618<br />

624. Le nari delicate e un po' <strong>di</strong> guancia<br />

625. La sposa giovinetta 1619 . In vano il guardo<br />

626. D'esperto cavalier, che già su lei<br />

627. Me<strong>di</strong>ta nel suo cor future imprese,<br />

628. Le domina dall'alto i pregi ascosi 1620 :<br />

629. E in van d'un altro timidetto ancora<br />

630. <strong>Il</strong> pertinace piè l'estrema punta<br />

631. Del bel piè le sospigne 1621 . Ella non sente<br />

632. O non vede o non cura 1622 . Entro a que' fogli 1623 ,<br />

633. Ch'ella con man si lieve or<strong>di</strong>na o turba,<br />

634. De le pompe muliebri a lei concesse<br />

635. Or s'agita la sorte 1624 . Ivi è raccolto<br />

636. <strong>Il</strong> suo cor la sua mente 1625 . Amor 1626 sorride;<br />

637. E luogo e tempo a ven<strong>di</strong>carsi aspetta.<br />

638. Chi la vasta quiete osa da un lato<br />

639. Romper con voci 1627 successive or aspre<br />

640. Or molli or alte ora profonde 1628 , sempre<br />

1616<br />

Un atomo <strong>di</strong> polve = la presa <strong>di</strong> tabacco è assunta in<br />

maniera eroicomica dal <strong>Parini</strong> come l’elemento imponderabile<br />

che può cambiare il corso del gioco<br />

1617<br />

Le calugini adulte = la peluria delle labbra<br />

1618<br />

Ecco sen ugne … ecco sen ugne = epifora<br />

1619<br />

La panciuta matrona … Le calugini adulte … Le nari<br />

delicate … La sposa giovinetta = chiasmo e antitesi<br />

1620<br />

i pregi ascosi = metafora (le bellezze nascoste della<br />

scollatura)<br />

1621<br />

<strong>Il</strong> pertinace piè l'estrema punta / Del bel piè le sospigne =<br />

allitterazione in “p” – quadretto <strong>di</strong> settecentesca galanteria: la<br />

damina immersa nel gioco è al centro <strong>di</strong> approcci amorosi<br />

1622<br />

Ella non sente / O non vede o non cura = iterazione <strong>di</strong> non<br />

1623<br />

que' fogli = metonimia per carte<br />

1624<br />

De le pompe muliebri a lei concesse / Or s'agita la sorte =<br />

si intende che nel gioco viene scommesso dalla dama il<br />

denaro assegnatole dal marito per pagare i propri lussi<br />

1625<br />

ivi è raccolto / <strong>Il</strong> suo cor la sua mente = metafora<br />

1626<br />

Amor = personificazione<br />

1627<br />

Romper con voci = metafora<br />

86


641. Con tenore 1629 ostinato al par <strong>di</strong> secchi,<br />

642. Che scendano e ritornino piagnenti 1630<br />

643. Dal cupo alveo 1631 dell'onda 1632 ; o al par <strong>di</strong> rote 1633 ,<br />

644. Che sotto al carro pesante, per lunga<br />

645. Odansi strada scricchiolar 1634 lontano?<br />

646. L'ampia tavola 1635 è questa, a cui s'aduna<br />

647. Quanto mai per aspetto e per maturo<br />

648. Senno 1636 il nobil concilio ha <strong>di</strong> più grave 1637<br />

649. O fra le <strong>di</strong>ve socere 1638 o fra i nonni<br />

650. O fra 1639 i celibi già da molti lustri<br />

651. Memorati nel mondo. In sul tapeto<br />

652. Sorge grand'urna 1640 , che poi scossa in volta<br />

653. La dovizia 1641 de' numeri comparte<br />

654. Fra i giocator, cui numerata 1642 è innanzi<br />

655. D'immagini <strong>di</strong>verse alma vaghezza 1643 .<br />

656. Qual finge il vecchio 1644 , che con man la negra<br />

657. Sopra le gran<strong>di</strong> porporine brache<br />

658. Veste raccoglie 1645 ; e rubicondo il naso 1646<br />

1628 or aspre / Or molli or alte ora profonde = iterazione <strong>di</strong><br />

“or” ed antitesi<br />

1629 tenore = tono della voce<br />

1630 piagnenti = metafora<br />

1631 cupo alveo = metonimia per pozzo<br />

1632 Al par <strong>di</strong> secchi … onda = similitu<strong>di</strong>ne<br />

1633 o al par <strong>di</strong> rote = similitu<strong>di</strong>ne<br />

1634 Odansi strada scricchiolar = allitterazione in “s” e iperbato<br />

1635 L'ampia tavola = la tavola per il gioco della cavagnola,<br />

una specie <strong>di</strong> tombola<br />

1636 maturo / Senno = enjambement<br />

1637 il nobil concilio ha <strong>di</strong> più grave = ironia<br />

1638 <strong>di</strong>ve socere = il secondo termine annulla il primo<br />

1639 O fra … O fra = anafora (vv. 649 – 650)<br />

1640 grand'urna = urna dalla quale si estraevano i numeri per la<br />

cavagnola<br />

1641 dovizia = moltitu<strong>di</strong>ne (latinismo)<br />

1642 numeri … numerata = figura etimologica<br />

1643 D'immagini <strong>di</strong>verse alma vaghezza = le cartelle della<br />

cavagnola erano figurate<br />

1644 Qual finge il vecchio = su una cartella è raffigurata la<br />

maschera veneziana <strong>di</strong> Pantalone, vestito <strong>di</strong> nero con i clazoni<br />

rossi<br />

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659. Di grave stizza alto minaccia e grida<br />

660. L'aguzza barba <strong>di</strong>menando. Quale<br />

661. Finge colui 1647 , che con la gobba enorme<br />

662. E il naso enorme e la forchetta enorme 1648<br />

663. Le cadenti lasagne avido ingoia.<br />

664. Quale il multicolor zanni leggiadro 1649 ,<br />

665. Che, col pugno posato al fesso legno 1650 ,<br />

666. Sovra la punta dell'un piè s'innoltra;<br />

667. E la succinta natica rotando,<br />

668. Altrui volge faceto il nero ceffo 1651 .<br />

669. Nè d'animali ancor copia vi manca,<br />

670. O al par d'umana creatura 1652 l'orso<br />

671. Ritto in due pie<strong>di</strong>, o il miccio, o la ridente<br />

672. Simmia 1653 , o il caro asinello 1654 , onde a sè grato<br />

673. E giocatrici e giocator 1655 fan speglio 1656<br />

1645<br />

che con man la negra / Sopra le gran<strong>di</strong> porporine brache /<br />

Veste raccoglie = iperbato<br />

1646<br />

rubicondo il naso = accusativo alla greca<br />

1647<br />

Quale / Finge colui = su un’altra cartella è raffigurato<br />

Pulcinella, mentre sta <strong>di</strong>vorando lasagne che tiene sospese in<br />

alto con la forchetta<br />

1648<br />

gobba enorme / E il naso enorme e la forchetta enorme =<br />

iterazione ed epifora<br />

1649<br />

Quale il multicolor zanni leggiadro = una terza cartella<br />

raffigura Arlecchino (o zanni) in abito multicolore e armato <strong>di</strong><br />

spatola<br />

1650<br />

fesso legno = metonimia per spatola. – questa era spaccata<br />

perché risuonasse con effetto più plateale nelle scene <strong>di</strong><br />

bastonature frequenti nella comme<strong>di</strong>a dell’arte<br />

1651<br />

il nero ceffo = la maschera nera che gli copriva il volto<br />

1652<br />

O al par d'umana creatura = similitu<strong>di</strong>ne<br />

1653<br />

ridente / Simmia = enjambement<br />

1654<br />

O al par … o il miccio, o la ridente / Simmia, o il caro<br />

asinello = polisindeto e iterazione<br />

1655<br />

E giocatrici e giocator = poliptoto<br />

1656<br />

Né … speglio = sulle altre cartelle sono riprodotti alcuni<br />

animali: l’orso, il gatto, la scimmia, l’asinello. I giocatori<br />

fissano con tale intensità queste cartelle, che hanno davanti,<br />

da sembrare rispecchiarsi in quelle figure animalesche<br />

87


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88


“IL GIORNO”<br />

DI<br />

GIUSEPPE PARINI<br />

Con testo a fronte in<br />

lingua corrente<br />

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Versione in lingua corrente del<br />

“<strong>Giorno</strong>”<br />

<strong>di</strong> G. <strong>Parini</strong><br />

curata dalle allieve della<br />

Cl. III A magistrale<br />

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90


IL MATTINO<br />

1. Sorge il mattino in compagnia dell’alba<br />

2. Dinanzi al sol che <strong>di</strong> poi grande appare<br />

3. Su l’estremo orizzonte a render lieti<br />

4. Gli animali e le piante e i campi e l’onde.<br />

5. Allora il buon villan sorge dal caro<br />

6. Letto cui la fedel moglie e i minori<br />

7. Suoi figlioletti intiepi<strong>di</strong>r la notte:<br />

8. Poi sul dorso portando i sacri arnesi<br />

9. Che prima ritrovò Cerere o Pale<br />

10. Move seguendo i lenti bovi, e scote<br />

11. Lungo il picciol sentier da i curvi rami<br />

12. Fresca rugiada che <strong>di</strong> gemme al paro<br />

13. La nascente del sol luce rifrange.<br />

14. Allora sorge il fabbro, e la sonante<br />

15. Officina riapre, e all’opre torna<br />

16. L’altro <strong>di</strong> non perfette; o se <strong>di</strong> chiave<br />

17. Ardua e ferrati ingegni all’inquieto<br />

18. Ricco l’arche assecura; o se d’argento<br />

19. E d’oro incider vuol gioielli e vasi<br />

20. Per ornamento a nova sposa o a mense.<br />

21. Ma che? Tu inorri<strong>di</strong>sci e mostri in capo<br />

22. Qual istrice pungente irti i capelli<br />

23. Al suon <strong>di</strong> mie parole? Ah il tuo mattino<br />

24. Signor questo non è. Tu col cadente<br />

25. Sol non sedesti a parca cena, e al lume<br />

26. Dell’incerto crepuscolo non gisti<br />

27. Ieri a posar qual nei tugurj suoi<br />

28. Entro a rigide coltri il vulgo vile<br />

29. A voi celeste prole a voi concilio<br />

30. Almo <strong>di</strong> semidei altro concesse<br />

31. Giove benigno: e con altr’arti e leggi<br />

32. Per novo calle a me guidarvi è d’uopo.<br />

33. Tu tra le veglie e le canore scene<br />

34. E il patetico gioco oltre più assai<br />

35. Producesti la notte: e stanco alfine<br />

36. In aureo cocchio col fragor <strong>di</strong> calde<br />

37. Precipitose rote e il calpestio<br />

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IL MATTINO<br />

1. <strong>Il</strong> Mattino si alza in compagnia dell’alba<br />

2. Incontro al sole mattutino che più tar<strong>di</strong> appare grande<br />

3. All’orizzonte più lontano per rendere felici<br />

4. Gli animali, le piante, i campi e i corsi d’acqua.<br />

5. Quando sorge il Mattino l’onesto conta<strong>di</strong>no si alza dal caro<br />

6. Letto che la moglie fedele e i suoi figli<br />

7. Più piccoli intiepi<strong>di</strong>rono <strong>di</strong> notte:<br />

8. Poi portando sulla schiena gli arnesi agricoli<br />

9. Che per la prima volta furono inventati da Cerere e Pale<br />

10. Va verso il campo con i buoi lenti, e scuote,<br />

11. Passando lungo il piccolo sentiero dai rami ricurvi,<br />

12. La fresca rugiada che come una gemma<br />

13. Rifrange i raggi del sole nascente.<br />

14. Allora si alza il fabbro, e la risonante<br />

15. Bottega riapre, e torna ai lavori<br />

16. Non terminati il giorno prima; o se per mezzo <strong>di</strong> una chiave<br />

17. Di complicata struttura o <strong>di</strong> congegni metallici<br />

18. Renda sicuri gli scrigni del ricco timoroso; o se d’argento<br />

19. E d’oro vuole incidere gioielli e vasi<br />

20. Per l’ornamento a una sposa o a un banchetto.<br />

21. Ma che? Tu inorri<strong>di</strong>sci, e mostri sul capo,<br />

22. Quale istrice dagli aculei pungenti, i capelli irti<br />

23. Al suono delle mie parole? Ah non è <strong>di</strong> questa specie<br />

24. <strong>Il</strong> tuo mattino, Signore. Tu al tramonto<br />

25. Non sedesti ad una tavola frugale, e alla luce<br />

26. Del crepuscolo incerto non sei andato<br />

27. Ieri a riposarti su un letto scomodo,<br />

28. Come è costretto a fare il popolino.<br />

29. A voi, <strong>di</strong>scendenti degli dei, a voi assemblea<br />

30. Colma <strong>di</strong> semidei terreni altro vi concesse<br />

31. <strong>Il</strong> benigno Giove: e con stile e argomenti <strong>di</strong>versi<br />

32. Per una strada <strong>di</strong>fferente mi conviene guidarvi.<br />

33. Tu tra le conversazioni fino a tarda notte e i teatri lirici<br />

34. E l’appassionante gioco molto <strong>di</strong> più<br />

35. Protraesti la notte: e stanco infine<br />

36. Nel cocchio d’oro, con le calde<br />

37. E precipitose ruote e con il calpestio<br />

91


38. Di volanti corsier lunge agitasti<br />

39. <strong>Il</strong> queto aere notturno; e le tenèbre<br />

40. Con fiaccole superbe intorno apristi<br />

41. Siccome allor che il Siculo terreno<br />

42. Da l’uno a l’altro mar rimbombar fèo<br />

43. Pluto col carro a cui splendeano innanzi<br />

44. Le tede de le Furie anguicrinite.<br />

45. Tal ritornasti a i gran palagi: e quivi<br />

46. Cari conforti a te porgea la mensa<br />

47. Cui ricoprien prurigginosi cibi<br />

48. E licor lieti <strong>di</strong> Francesi colli<br />

49. E d’Ispani e <strong>di</strong> Toschi o l’Ungarese<br />

50. Bottiglia a cui <strong>di</strong> ver<strong>di</strong> ellere Bromio<br />

51. Concedette corona, e <strong>di</strong>sse: or sie<strong>di</strong><br />

52. De le mense reina. Alfine il Sonno<br />

53. Ti sprimacciò <strong>di</strong> propria man le còltrici<br />

54. Molle cedenti, ove te accolto il fido<br />

55. Servo calò le ombrifere cortine:<br />

56. E a te soavemente i lumi chiuse<br />

57. <strong>Il</strong> gallo che li suole aprire altrui.<br />

58. Dritto è però che a te gli stanchi sensi<br />

59. Da i tenaci papaveri Morfeo<br />

60. Prima non solva che già grande il giorno<br />

61. Fra gli spiragli penetrar contenda<br />

62. De le dorate imposte; e la parete<br />

63. Pingano a stento in alcun lato i rai<br />

64. Del sol ch’eccelso a te pende sul capo.<br />

65. Or qui principio le leggiadre cure<br />

66. Denno aver del tuo giorno: e quin<strong>di</strong> io deggio<br />

67. Sciorre il mio legno, e co’ precetti miei<br />

68. Te ad alte imprese ammaestrar cantando.<br />

69. Già i valetti gentili u<strong>di</strong>r lo squillo<br />

70. De’ penduli metalli a cui da lunge<br />

71. Moto improvviso la tua destra impresse;<br />

72. E corser pronti a spalancar gli opposti<br />

73. Schermi a la luce; e rigi<strong>di</strong> osservàro<br />

74. Che con tua pena non osasse Febo<br />

75. Entrar <strong>di</strong>retto a saettarte i lumi<br />

76. Ergi dunque il bel fianco, e si ti appoggia<br />

77. Alli origlier che lenti degradando<br />

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38. Dei cavalli veloci da lontano turbasti<br />

39. La quieta atmosfera notturna; e le tenebre<br />

40. Per mezzo delle fiaccole levate in alto furono aperte intorno<br />

41. Come quando la Sicilia<br />

42. Da un mare all’altro fece rimbombare<br />

43. Plutone con il suo carro davanti al quale splendevano<br />

44. Le fiaccole delle Furie con serpenti al posto dei capelli.<br />

45. Così ritornasti ai gran<strong>di</strong> palazzi: e qui<br />

46. Faticose occupazioni ti porgeva la mensa<br />

47. Che era ricoperta da cibi stuzzicanti<br />

48. E vini che riempiono dall’allegria dei colli francesi<br />

49. O della Spagna o della Toscana o l’Ungherese<br />

50. Bottiglia a cui Bacco concedette la corona<br />

51. Fatta <strong>di</strong> edera verde, e <strong>di</strong>sse: . Infine il <strong>di</strong>o del sonno<br />

53. Ti rassettò i morbi<strong>di</strong> materassi<br />

54. Con le sue stesse mani, dove dopo che fosti sistemato il fidato<br />

55. Servo calò i drappeggi <strong>di</strong> seta<br />

56. E a te dolcemente chiuse gli occhi<br />

57. <strong>Il</strong> gallo che è solito aprire quelli degli altri.<br />

58. Perciò è giusto che Morfeo non liberi<br />

59. Le tue stanche membra dal profondo torpore<br />

60. Che le avvince prima che il giorno ormai avanzato<br />

61. Tenti <strong>di</strong> penetrare tra gli spiragli<br />

62. Delle imposte dorate; ed è giusto che i raggi<br />

63. Colpiscano appena la parete da qualche parte<br />

64. Del sole che alto ti pende sopra la testa.<br />

65. Ora qui devono cominciare le occupazioni<br />

66. Della tua giornata: e quin<strong>di</strong> io devo<br />

67. Salpare con la mia nave, e con i miei precetti<br />

68. Educarti col canto all’alte imprese.<br />

69. Già i valletti premurosi hanno u<strong>di</strong>to lo squillo<br />

70. Vicino del campanello a cui da lontano<br />

71. La tua mano destra impresse il movimento;<br />

72. E corsero prontamente a spalancare le imposte<br />

73. Che proteggono dalla luce; e scrupolosamente badarono<br />

74. Che Febo, cioè il sole, non osasse procurarti fasti<strong>di</strong>o<br />

75. Entrando <strong>di</strong>rettamente negli occhi.<br />

76. Solleva dunque il bel fianco, e così appoggiati<br />

77. Ai cuscini i quali degradando dolcemente<br />

92


78. All’omero ti fan molle sostegno;<br />

79. E coll’in<strong>di</strong>ce destro lieve lieve<br />

80. Sovra gli occhi trascorri, e ne <strong>di</strong>legua<br />

81. Quel che riman de la Cimmeria nebbia;<br />

82. Poi de’ labbri formando un picciol arco<br />

83. Dolce a vedersi tacito sba<strong>di</strong>glia.<br />

84. Ahi se te in sì vezzoso atto mirasse<br />

85. <strong>Il</strong> duro capitan quando tra l’arme<br />

86. Sgangherando la bocca un grido innalza<br />

87. Lacerator <strong>di</strong> ben costrutti orecchi,<br />

88. S’ei te mirasse allor, certo vergogna<br />

89. Avria <strong>di</strong> sè più che Minerva il giorno<br />

90. Che <strong>di</strong> flauto sonando al fonte scorse<br />

91. <strong>Il</strong> turpe aspetto de le guance enfiate.<br />

92. Ma il damigel ben pettinato i crini<br />

93. Ecco s’innoltra; e con sommessi accenti<br />

94. Chiede qual più de le bevande usate<br />

95. Sorbir tu goda in preziosa tazza.<br />

96. In<strong>di</strong>che merci son tazza e bevande:<br />

97. Scegli qual più desii. S’oggi a te giova<br />

98. Porger dolci a lo stomaco fomenti<br />

99. Onde con legge il natural calore<br />

100. V’arda temprato, e al <strong>di</strong>gerir ti vaglia,<br />

101. Tu il cioccolatte eleggi, onde tributo<br />

102. Ti <strong>di</strong>è il Guatimalese e il Caribeo<br />

103. Che <strong>di</strong> barbare penne avvolto ha il crine:<br />

104. Ma se noiosa ipocondria ti opprime,<br />

105. O troppo intorno a le <strong>di</strong>vine membra<br />

106. A<strong>di</strong>pe cresce, de’ tuoi labbri onora<br />

107. La nettarea bevanda ove abbronzato<br />

108. Arde e fumica il grano a te d’Aleppo<br />

109. Giunto e da Moca che <strong>di</strong> mille navi<br />

110. Popolata mai sempre insuperbisce.<br />

111. Certo fu d’uopo che da i prischi seggi<br />

112. Uscisse un regno, e con audaci vele<br />

113. Fra straniere procelle e novi mostri<br />

114. E teme e rischi ed inumane fami<br />

115. Superasse i confin per tanta etade<br />

116. Inviolati ancora: e ben fu dritto<br />

117. Se Pizzarro e Cortese umano sangue<br />

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78. Ti fanno da molle sostegno alle spalle;<br />

79. E con l’in<strong>di</strong>ce destro lieve lieve<br />

80. Scorri sopra gli occhi, e togli da lì<br />

81. Quello che rimane del sonno dei Cimmeri;<br />

82. Poi marcando appena le labbra<br />

83. Dolce a vedersi, silenziosamente sba<strong>di</strong>glia.<br />

84. Ahi se in un così grazioso atto ti vedesse<br />

85. <strong>Il</strong> rozzo capitano mentre durante la battaglia<br />

86. Aprendo sgangheratamente la bocca innalza un grido<br />

87. Laceratore <strong>di</strong> orecchie ben abituate,<br />

88. Se ti vedesse ancora egli, certamente, vergogna<br />

89. Avrebbe <strong>di</strong> sé più che Minerva il giorno<br />

90. In cui suonando il flauto alla fonte vide<br />

91. <strong>Il</strong> brutto spettacolo delle sue gote rigonfie.<br />

92. Ma il valletto, dai capelli ben pettinati,<br />

93. Ecco si inoltra; e con accenti sommessi<br />

94. Chiede quale più tra le bevande abituali oggi<br />

95. Ti piaccia bere in questa tazza.<br />

96. Le tazze e le bevande sono prodotti orientali:<br />

97. Scegli quella che desideri <strong>di</strong> più. Se oggi ti piace<br />

98. Porgere dolci allo stomaco bevande calde<br />

99. Così che in giusta misura il naturale calore<br />

100. Arda nello stomaco regolato, e faciliti la <strong>di</strong>gestione,<br />

101. Tu scegli la cioccolata, <strong>di</strong> cui tributo<br />

102. Ti fanno gli abitanti del Guatemala e dei Caraibi<br />

103. Che hanno il crine avvolto <strong>di</strong> penne barbare:<br />

104. Ma se sei oppresso da fasti<strong>di</strong>osa depressione,<br />

105. O se intorno alle tue <strong>di</strong>vine membra troppo<br />

106. Cresce il grasso, dalle tue labbra apprezza<br />

107. <strong>Il</strong> caffè <strong>di</strong>vino come il nettare, dove abbrustolito<br />

108. Brucia e fuma il seme giunto fino a te da Aleppo<br />

109. E da Moca che <strong>di</strong> mille navi<br />

110. Popolata in continuazione si arricchisce.<br />

111. Fu necessario che dai suoi primitivi confini<br />

112. Uscisse la Spagna, e con le ar<strong>di</strong>te barche<br />

113. Fra tempeste <strong>di</strong> mari sconosciuti e fenomeni mai visti prima,<br />

114. E paure e pericoli e privazioni bestiali<br />

115. Superasse quei confini che per così gran tempo<br />

116. Mai erano stati superati: e fu assolutamente giusto<br />

117. Se Pizzarro e Cortes non ritennero sangue umano<br />

93


118. Più non stimàr quel ch’oltre l’Oceàno<br />

119. Scorrea le umane membra; e se tonando<br />

120. E fulminando alfin spietatamente<br />

121. Balzaron giù da i gran<strong>di</strong> aviti troni<br />

122. Re Messicani e generosi Incassi,<br />

123. Poi che nuove così venner delizie<br />

124. O gemma degli eroi al tuo palato<br />

125. Cessi ‘1 cielo però che in quel momento<br />

126. Che le scelte bevande a sorbir pren<strong>di</strong>,<br />

127. Servo in<strong>di</strong>screto a te improvviso annunci<br />

128. O il villano sartor che non ben pago<br />

129. D’aver teco <strong>di</strong>viso i ricchi drappi<br />

130. Oso sia ancor con polizza infinita<br />

131. Fasti<strong>di</strong>rti la mente; o <strong>di</strong> lugubri<br />

132. Panni ravvolto il garrulo forense<br />

133. Cui de’ paterni tuoi campi e tesori<br />

134. <strong>Il</strong> periglio s’affida; o il tuo castaldo<br />

135. Che già con l’alba a la città <strong>di</strong>scese<br />

136. Bianco <strong>di</strong> gelo mattutin la chioma<br />

137. Così zotica pompa i tuoi maggiori<br />

138. Al <strong>di</strong> nascente si vedean <strong>di</strong>ntorno:<br />

139. Ma tu gran prole in cui si fèo scendendo<br />

140. E più mobile il senso e più gentile<br />

141. Ah sul primo tornar de’ lievi spirti<br />

142. All’uficio <strong>di</strong>urno ah non ferirli<br />

143. D’imagini si sconce. Or come i detti<br />

144. Di costor soffrirai barbari e ru<strong>di</strong>;<br />

145. Come il penoso articolar <strong>di</strong> voci<br />

146. Smarrite titubanti al tuo cospetto;<br />

147. E tra l’obliquo profondar d’inchini<br />

148. Del calzar polveroso in su i tapeti<br />

149. Le impresse orme indecenti? Ahimè che fatto<br />

150. <strong>Il</strong> salutar licore agro e in<strong>di</strong>gesto<br />

151. Ne le viscere tue te allor faria<br />

152. E in casa e fuori e nel teatro e al corso<br />

153. Ruttar plebeiamente il giorno intero!<br />

154. Non fia che attenda già ch’altri lo annunci<br />

155. Gra<strong>di</strong>to ognor benchè improvviso il dolce<br />

156. Mastro che il tuo bel piè come a lui piace<br />

157. Guida e corregge. Egli all’entrar s’arresti<br />

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118. Quello che oltre Oceano<br />

119. Scorreva nelle membra umane; per cui a colpi d’arma da fuoco<br />

120. E a colpi <strong>di</strong> cannone alfine spietatamente<br />

121. Spodestarono giù dai paterni troni<br />

122. I re messicani e i nobili Incas,<br />

123. Poiché prelibatezze così sconosciute<br />

124. O eroe degli eroi, vennero a l tuo palato.<br />

125. Possa il Cielo far sì che in quel momento<br />

126. In cui ti accingi a bere le bevande che hai scelto,<br />

127. <strong>Il</strong> servo inopportuno non ti annunci improvvisamente<br />

128. O il sarto villano che non sod<strong>di</strong>sfatto<br />

129. Di avere con<strong>di</strong>viso con te le stoffe preziose<br />

130. Abbia osato ancora, con un conto interminabile,<br />

131. Infasti<strong>di</strong>rti la mente; o <strong>di</strong> lugubri<br />

132. Panni avvolto, il rumoroso forense<br />

133. A cui dei tuoi campi e tesori paterni<br />

134. La sorte si affida; o il tuo amministratore <strong>di</strong> beni<br />

135. Che già all’alba <strong>di</strong>scese in città,<br />

136. Bianco per il gelo della brina mattutina.<br />

137. Così una pompa zotica i tuoi antenati<br />

138. Al nascente giorno si vedevano intorno:<br />

139. Ma tu, gran <strong>di</strong>scendenza, in cui si fece progredendo<br />

140. Più mobile il senso e anche più gentile<br />

141. Ah sul primo ritorno dei lievi spiriti<br />

142. Alle occupazioni mattutine, ah non colpirli<br />

143. Con immagini sconce. Oppure come sopporterai le parole<br />

144. Di queste persone barbare e ru<strong>di</strong>:<br />

145. Come sopporterai il penoso chiacchierare <strong>di</strong> voci<br />

146. Che si smarriscono timorose al tuo cospetto;<br />

147. E trai profon<strong>di</strong> inchini come sopporterai<br />

148. Della scarpa polverosa sui tappeti<br />

149. Le impresse orme indecenti? Ahimè perché sai che<br />

150. La bevanda acida e in<strong>di</strong>gesta<br />

151. Assimilata nelle tue viscere ti farebbe<br />

152. E in casa e fuori e nel teatro<br />

153. Ruttare plebeamente per tutto il giorno!<br />

154. Non farai che io attenda che altri lo annuncino,<br />

155. Gra<strong>di</strong>to anche se improvviso, il maestro<br />

156. Di ballo, che, come a lui piace, guida e corregge<br />

157. I movimenti dei tuoi pie<strong>di</strong>. Egli si fermi sull’entrata<br />

94


158. Ritto sul limitare, in<strong>di</strong> elevando<br />

159. Ambe le spalle qual testudo il collo<br />

160. Contragga alquanto, e ad un medesmo tempo<br />

161. <strong>Il</strong> mento inchini, e con l’estrema falda<br />

162. Del piumato cappello il labbro tocchi.<br />

163. E non men <strong>di</strong> costui facile al letto<br />

164. Del mio signor t’innoltra o tu che addestri<br />

165. A modular con la flessibil voce<br />

166. Soavi canti; e tu che insegni altrui<br />

167. Come vibrar con maestrevol arco<br />

168. Sul cavo legno armoniose fila.<br />

169. Nè la squisita a terminar corona<br />

170. Che segga intorno a te manchi o signore<br />

171. <strong>Il</strong> precettor del tenero i<strong>di</strong>oma<br />

172. Che da la Senna de le Grazie madre<br />

173. Pur ora a sparger <strong>di</strong> celeste ambrosia<br />

174. Venne all’Italia nauseata i labbri.<br />

175. All’apparir <strong>di</strong> lui l’Itale voci<br />

176. Tronche cedano il campo al lor tiranno:<br />

177. E a la nova inefabil melo<strong>di</strong>a<br />

178. De’ sovrumani accenti o<strong>di</strong>o ti nasca<br />

179. Più grande in sen contro a le bocche impure<br />

180. Ch’osan macchiarse ancor <strong>di</strong> quel sermone<br />

181. Onde in Valchiusa fu lodata e pianta<br />

182. Già la bella Francese; e i culti campi<br />

183. All’orecchio de i re cantati furo<br />

184. Lungo il fonte gentil da le bell’acque.<br />

185. Or te questa o signor leggiadra schiera<br />

186. Al novo <strong>di</strong> trattenga: e <strong>di</strong> tue voglie<br />

187. Irresolute ancora or quegli or questi<br />

188. Con piacevol <strong>di</strong>scorso il vano adempia,<br />

189. Mentre tu chie<strong>di</strong> lor tra i lenti sorsi<br />

190. Dell’ardente bevanda a qual cantore<br />

191. Nel vicin verno si darà la palma<br />

192. Sovra le scene; e s’egli è il ver che rieda<br />

193. L’astuta Frine che ben cento folli<br />

194. Milor<strong>di</strong> rimandò nu<strong>di</strong> al Tamigi;<br />

195. O se il brillante danzator Narcisso<br />

196. Torni pur anco ad agghiacciare i petti<br />

197. De’ palpitanti Italici mariti.<br />

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158. Diritto sulla soglia, quin<strong>di</strong>, alzando<br />

159. Entrambe le spalle, come una tartaruga contragga un po’ il collo,<br />

160. E nello stesso tempo<br />

161. Inchini il mento, e con l’estremità della falda<br />

162. Tocchi il labbro del piumato cappello.<br />

163. E non meno <strong>di</strong> lui, senza che altro lo annunci, al lato<br />

164. Del mio Signor inoltrati, o tu che gli insegni<br />

165. A modulare con la voce flessibile<br />

166. Dolci canti; e tu che insegni<br />

167. Come far vibrare con maestria<br />

168. Sul violino le armoniose note.<br />

169. Né a terminare la bella corte<br />

170. Che siede intorno a te, manchi o Signore<br />

171. <strong>Il</strong> precettore della bella lingua francese<br />

172. Che dalla Senna, madre delle Grazie,<br />

173. Venne in Italia, insofferente nei confronti della propria lingua,<br />

174. A spargere <strong>di</strong> ambrosia celeste le labbra.<br />

175. Quando appare, le parole italiane<br />

176. Tronche cedano il campo al loro tiranno:<br />

177. E alla inau<strong>di</strong>ta ineffabile melo<strong>di</strong>a<br />

178. Dei superbi accenti ti nasca o<strong>di</strong>o<br />

179. Più grande in seno contro le bocche impure<br />

180. Che osano ancora macchiarsi <strong>di</strong> quella lingua<br />

181. Con la quale fu lodata e pianta già la bella Francese (Laura)<br />

182. In Valchiusa; e campi coltivati<br />

183. Furono cantati alle orecchie dei re<br />

184. Lungo la dolce fonte dalle belle acque.<br />

185. Dunque, o Signore, questa bella schiera<br />

186. Ti trattenga al giorno appena iniziato:<br />

187. E delle indecisioni sul da farsi o quelli o questi<br />

188. Occupi i tempi vuoti con un piacevole <strong>di</strong>scorso,<br />

189. Mentre chie<strong>di</strong> loro tra i lenti sorsi<br />

190. Della bevanda calda a quale cantante lirico<br />

191. Nell’inverno prossimo si darà la vittoria<br />

192. Sopra le scene; e se è vero che torna<br />

193. L’astuta Frine che ben cento<br />

194. Signori rimandò poveri al Tamigi;<br />

195. O se il ballerino vanesio Narciso<br />

196. Torna pure ancora ad ingelosire<br />

197. I mariti italici dai palpitanti petti.<br />

95


198. Così poi che gran pezzo a i novi albori<br />

199. Del tuo mattin teco scherzato fia<br />

200. Non senza aver da te rimosso in prima<br />

201. L’ipocrita pudore e quella schifa<br />

202. Che le accigliate gelide matrone<br />

203. Chiaman modestia, alfine o a lor talento<br />

204. O da te congedati escan costoro.<br />

205. Doman quin<strong>di</strong> potrai o l’altro forse<br />

206. <strong>Giorno</strong> a i precetti lor porgere orecchio<br />

207. Se a’ bei momenti tuoi cure minori<br />

208. Porranno asse<strong>di</strong>o. A voi <strong>di</strong>vina schiatta<br />

209. Più assai che a noi mortali il ciel concesse<br />

210. Domabile midollo entro al cerèbro,<br />

211. Si che breve lavoro unir vi puote<br />

212. Ampio tesor d’ogni scienza ed arte.<br />

213. <strong>Il</strong> vulgo intanto a cui non lice il velo<br />

214. Aprir de’ venerabili misterj<br />

215. Fie pago assai poi che vedrà sovente<br />

216. Ire o tornar dal tuo palagio i primi<br />

217. D’arte maestri; e con aperte fauci<br />

218. Stupefatto berà le tue sentenze.<br />

219. Ma già vegg’io che le oziose lane<br />

220. Premer non sai più lungamente: e in vano<br />

221. Te l’ignavo tepor lusinga e molce,<br />

222. Però che te più gloriosi affanni<br />

223. Aspettan l’ore ad illustrar del giorno.<br />

224. O voi dunque del primo or<strong>di</strong>ne servi<br />

225. Che <strong>di</strong> nobil signor ministri al fianco<br />

226. Siete incontaminati, or dunque voi<br />

227. Al mio <strong>di</strong>vino Achille al mio Rinaldo<br />

228. L’armi apprestate. Ed ecco in un baleno<br />

229. I damigelli a’ cenni tuoi star pronti.<br />

230. Già ferve il gran lavoro. Altri ti veste<br />

231. La serica zimarra ove bei fregi<br />

232. Diramansi Chinesi; altri se il chiede<br />

233. Più la stagione a te le membra copre<br />

234. Di stese infino al piè tiepide pelli;<br />

235. Questi al fianco ti cinge il bianco lino<br />

236. Che sciorinato poi cada e <strong>di</strong>fenda<br />

237. I calzonetti; e quei d’alto curvando<br />

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198. Dopo che gran parte<br />

199. Del tuo mattino si sia scherzato con te,<br />

200. Non senza aver prima rimosso da te<br />

201. L’ipocrita pudore e quella riservatezza<br />

202. Che le severe e accigliate gelide matrone<br />

203. Chiamano modestia, al fine costoro escano o <strong>di</strong> loro volontà<br />

204. O congedati da te.<br />

205. Quin<strong>di</strong> domani o dopodomani, forse<br />

206. Potrai porgere gli orecchi ai precetti loro<br />

207. Se porranno asse<strong>di</strong>o cure minori<br />

208. Ai tuoi bei momenti. A voi, stirpe <strong>di</strong>vina,<br />

209. <strong>Il</strong> Cielo concesse più assai che a noi mortali<br />

210. Più materia cerebrale dentro alla scatola cranica,<br />

211. Così che vi può unire una minima fatica,<br />

212. Ampio tesoro <strong>di</strong> ogni scienza e arte.<br />

213. <strong>Il</strong> popolo intanto, a cui non è lecito aprire<br />

214. <strong>Il</strong> velo dei venerabili misteri,<br />

215. Sarà felice assai, poiché vedrà sovente<br />

216. Andare o tornare dal tuo palazzo i primi<br />

217. Maestri d’arte, e con le bocche aperte<br />

218. Berrà stupefatto le tue sentenze.<br />

219. Ma già vedo che i cuscini<br />

220. Tu non premi già più lungamente: e invano<br />

221. L’ignavo calore ti lusinga e ti accarezza<br />

222. Poiché le ore del giorno ti attendono<br />

223. Ad illustrarti più gloriose preoccupazioni.<br />

224. O voi dunque servi del primo or<strong>di</strong>ne<br />

225. Che del nobile signore siete Ministri al suo fianco,<br />

226. Or dunque voi, che siete incontaminati,<br />

227. Al mio <strong>di</strong>vino Achille, al Rinaldo<br />

228. Preparate l’armi. Ed ecco in un attimo<br />

229. I damigelli stanno pronti ai tuoi cenni.<br />

230. Già ferve tanto lavoro: qualcuno ti mette<br />

231. La veste da camera con ornamenti<br />

232. Di tipo cinese; qualcun altro, se lo richiede<br />

233. La stagione, ti copre le membra<br />

234. Fino ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> calde pelli;<br />

235. Un altro ti cinge al fianco la bianca salvietta<br />

236. Che stesa poi cade e ripara<br />

237. I calzoncini; un altro, dall’alto curvandosi,<br />

96


238. <strong>Il</strong> cristallino rostro in su le mani<br />

239. Ti versa onde odorate, e da le mani<br />

240. In limpido bacin sotto le accoglie;<br />

241. Quale il sapon del re<strong>di</strong>vivo muschio<br />

242. Olezzante all’intorno; e qual ti porge<br />

243. <strong>Il</strong> macinato <strong>di</strong> quell’arbor frutto<br />

244. Che a Rodope fu già vaga donzella,<br />

245. E piagne in van sotto mutate spoglie<br />

246. Demofoonte ancor Demofoonte;<br />

247. Un <strong>di</strong> soavi essenze intrisa spugna<br />

248. Onde tergere i denti; e l’altro appresta<br />

249. Onde imbiancar le guance util licore.<br />

250. Assai Signore a te pensasti: or volgi<br />

251. L’alta mente per poco ad altri obbietti<br />

252. Non men degni <strong>di</strong> te. Sai che compagna<br />

253. Con cui partir de la giornata illustre<br />

254. I travagli e le glorie il ciel destina<br />

255. Al giovane signore. Impalli<strong>di</strong>sci?<br />

256. Ahi non parlo <strong>di</strong> nozze. Antiquo e vieto<br />

257. Dottor sarei se così folle io dessi<br />

258. A te consiglio. Di tant’alte doti<br />

259. Già non orni così lo spirto e i membri<br />

260. Perchè in mezzo a la fulgida carriera<br />

261. Tu il tuo corso interrompa, e fuora uscendo<br />

262. Di cotesto a ragion detto bel mondo,<br />

263. In tra i severi <strong>di</strong> famiglia padri<br />

264. Relegato ti giacci a no<strong>di</strong> avvinto<br />

265. Di giorno in giorno più noiosi e fatto<br />

266. Ignobil fabbro de la razza umana.<br />

267. D’altra parte il marito ahi quanto spiace,<br />

268. E lo stomaco move a i delicati<br />

269. Del vostr’orbe felice abitatori<br />

270. Qualor de’ semplicetti avoli nostri<br />

271. Portar osa in ridevole trionfo<br />

272. La rimbambita fè la pu<strong>di</strong>cizia<br />

273. Severi nomi. E qual non suole a forza<br />

274. Entro a’ melati petti eccitar bile<br />

275. Quando i computi vili del castaldo<br />

276. Le vendemmie i ricolti i pedagoghi<br />

277. Di que’ si dolci suoi bambini altrui<br />

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238. Con il becco della brocca cristallina<br />

239. Ti versa essenze profumate, e dalle mani<br />

240. In un terso bacino le accoglie sotto;<br />

241. Uno il sapone <strong>di</strong> muschio profumato<br />

242. Che profuma tutt’intorno ti porge e un altro ancora ti porge<br />

243. <strong>Il</strong> macinato del frutto <strong>di</strong> quell’albero (mandorlo)<br />

244. Che a Rodope fu già una bella donzella<br />

245. E piange sotto le mutate spoglie<br />

246. Demofoonte, ancora Demofoonte;<br />

247. Uno ti dà una spugna intrisa <strong>di</strong> soavi profumi<br />

248. Con cui lavare i denti; e un altro si appresta<br />

249. Ad incipriarti le guance <strong>di</strong> belletto.<br />

250. Assai o Signore hai pensato a te stesso, ora volgi<br />

251. <strong>Il</strong> tuo intelletto per un poco ad altri obiettivi<br />

252. Non meno degni <strong>di</strong> te. Sai quale compagna<br />

253. Con cui <strong>di</strong>videre i dolori e le glorie<br />

254. Dell’illustre giornata, il Cielo riserva<br />

255. Al giovane Signore? Impalli<strong>di</strong>sci?<br />

256. Non parlo <strong>di</strong> matrimonio. Sarei antiquato e superato<br />

257. Dottore, se ti dessi così folle<br />

258. Consiglio. Di tante alte doti<br />

259. Non abbellisci già lo spirito e le membra,<br />

260. Così che in mezzo alla fulgida carriera<br />

261. Tu il tuo corso interrompa e uscendo fuori<br />

262. Da questo mondo definito “bel mondo”<br />

263. Trai severi padri <strong>di</strong> famiglia<br />

264. Relegato tu possa giacere, legato ai no<strong>di</strong>,<br />

265. Di giorno in giorno sempre più noiosi, e possa <strong>di</strong>ventare<br />

266. Ignobile fabbro della razza umana.<br />

267. Dall’altra parte il marito, ahi, quanto si <strong>di</strong>spera<br />

268. E prova nausea verso i fini<br />

269. Abitanti del vostro bel mondo,<br />

270. Quando dei nostri semplici antenati<br />

271. Osa portare in ridente trionfo<br />

272. La fede dei rimbambiti avi e il pudore,<br />

273. Nomi severi! E certamente in modo forzato non vuole<br />

274. Suscitare ira negli animi sensibili e delicati,<br />

275. Quando ricorda a qualcuno gli atteggiamenti del fattore,<br />

276. Le vendemmie, i raccolti, gli insegnanti<br />

277. Di quei bambini suoi così dolci,<br />

97


278. Gongolando ricorda; e non vergogna<br />

279. Di mischiar cotai fole a peregrini<br />

280. Subbietti a nuove del <strong>di</strong>r forme a sciolti<br />

281. Da volgar fren concetti, onde s’avviva<br />

282. De’ begli spirti il conversar sublime.<br />

283. Non però tu senza compagna andrai;<br />

284. Chè tra le fide altrui giovani spose<br />

285. Una te n’offre inviolabil rito<br />

286. Del bel mondo onde sei parte si cara.<br />

287. Tempo fu già che il pargoletto Amore<br />

288. Dato era in guar<strong>di</strong>a al suo fratello Imene;<br />

289. Tanto la madre lor temea che il cieco<br />

290. Incauto nume perigliando gisse<br />

291. Misero e solo per oblique vie;<br />

292. E che, bersaglio a gl’in<strong>di</strong>screti colpi<br />

293. Di senza guida e senza freno arciere,<br />

294. Immaturo al suo fin corresse il seme<br />

295. Uman che nato è a dominar la terra.<br />

296. Quin<strong>di</strong> la prole mal secura all’altra<br />

297. In cura dato avea sì lor <strong>di</strong>cendo:<br />

298. Ite o figli del par; tu più possente<br />

299. <strong>Il</strong> dardo scocca, e tu più cauto il reggi<br />

300. A certa meta. Così ognor congiunta<br />

301. Iva la dolce coppia; e in un sol regno,<br />

302. E d’un nodo comun l’alme strignea.<br />

303. Allora fiu che il sol mai sempre uniti<br />

304. Vedea un pastore ed una pastorella<br />

305. Starsi al prato a la selva al colle al fonte:<br />

306. E la suora <strong>di</strong> lui vedeali poi<br />

307. Uniti ancor nel talamo beato<br />

308. Ch’ambo gli amici numi a piene mani<br />

309. Gareggiando spargean <strong>di</strong> gigli e rose.<br />

310. Ma che non puote anco in <strong>di</strong>vini petti<br />

311. Se mai s’accende ambizion d’impero?<br />

312. Crebber l’ali ad Amor, crebbe l’ar<strong>di</strong>re;<br />

313. Onde a brev’aere prima in<strong>di</strong> securo<br />

314. A vie maggior fidossi, e fiero alfine<br />

315. Entrò nell’alto, e il grande arco crollando<br />

316. E il capo risonar fece a quel moto<br />

317. <strong>Il</strong> duro acciar che a tergo la faretra<br />

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278. Con ottusa sod<strong>di</strong>sfazione, e non si vergogna<br />

279. Di confondere queste favole con argomenti<br />

280. Singolari, con neologismi e nuove costruzioni,<br />

281. Con concetti liberi da vincoli naturali, con cui viene<br />

282. Ravvivato il parlare sublime dei bei spiriti!<br />

283. Tu però non andrai senza compagna,<br />

284. Perché tra le fedeli e giovani spose degli altri<br />

285. Una te ne offre l’inviolabile rito<br />

286. Del bel mondo, del quale sei parte così cara.<br />

287. Ci fu un tempo in cui il fanciullo Amore<br />

288. Era dato in custo<strong>di</strong>a a suo fratello Imene,<br />

289. Perché Venere temeva che Amore, cieca e incauta<br />

290. Divinità, fuggisse, misero e solo, per vie<br />

291. Ambigue, correndo rischi;<br />

292. E che, bersaglio a colpi in<strong>di</strong>stinti,<br />

293. Arciere senza guida e senza freno,<br />

294. Si estinguesse l’immaturo genere<br />

295. Umano, che è nato per dominare la terra.<br />

296. Quin<strong>di</strong> il figlio, esposto ai rischi,<br />

297. Lo aveva dato in cura all’altro, <strong>di</strong>cendo così:<br />

298. . Così ogni momento<br />

301. La dolce coppia andava insieme e in un sol luogo<br />

302. Stringevano le anime in un solo nodo.<br />

303. Allora avvenne che il sole non vedeva mai sempre uniti<br />

304. Un pastore ed una pastorella,<br />

305. Mentre se ne stavano su un prato, nella selva, sul colle, al fiume<br />

306. E la luna, sorella del sole, poi li vedeva<br />

307. Ancora uniti nel letto beato,<br />

308. Che entrambe le amiche <strong>di</strong>vinità a piene mani<br />

309. Spargevano <strong>di</strong> gigli e <strong>di</strong> rose a gara.<br />

310. Ma che cosa non può accadere negli animi <strong>di</strong>vini<br />

311. Se si accende il desiderio <strong>di</strong> dominio?<br />

312. Crebbero ad Amore le ali, crebbe il desiderio,<br />

313. Poi, sempre più baldo e fiero, Amore<br />

314. Si affidò a strade maggiori e, alla fine sicuro,<br />

315. Insuperbì, e crollando il grande arco<br />

316. E scuotendo il capo, fece risuonare, con quel movimento,<br />

317. Le frecce, che <strong>di</strong>etro gli riempiono<br />

98


318. Gli empie, e gridò: solo regnar vogl’io.<br />

319. Disse, e volto a la madre: Amore adunque<br />

320. <strong>Il</strong> più possente in fra gli dei, il primo<br />

321. Di Citerea figliuol ricever leggi,<br />

322. E dal minor german ricever leggi<br />

323. Vile alunno anzi servo? Or dunque Amore<br />

324. Non oserà fuor ch’una unica volta<br />

325. Fiedere un’alma come questo schifo<br />

326. Da me pur chiede? E non potrò giammai<br />

327. Da poi ch’io strinsi un laccio anco <strong>di</strong>sciorlo<br />

328. A mio talento, e se m’aggrada, un altro<br />

329. Strignerne ancora? E lascerò pur ch’egli<br />

330. Di suoi unguenti impece a me i miei dar<strong>di</strong><br />

331. Perchè men velenosi e men crudeli<br />

332. Scendano a i petti? Or via perchè non togli<br />

333. A me da le mie man quest’arco e queste<br />

334. Armi da le mie spalle, e ignudo lasci<br />

335. Quasi rifiuto de gli dei Cupido?<br />

336. Oh il bel viver che fia quando tu solo<br />

337. Regni in mio loco! Oh il bel vederti, lasso!<br />

338. Stu<strong>di</strong>arti a torre da le languid’alme<br />

339. La stanchezza e il fasti<strong>di</strong>o, e spander gelo<br />

340. Di foco in vece! Or genitrice inten<strong>di</strong>:<br />

341. Vaglio e vo’ regnar solo. A tuo piacere<br />

342. Tra noi parti l’impero, ond’io con teco<br />

343. Abbia omai pace; e in compagnia d’Imene<br />

344. Me non veggan mai più le umane genti.<br />

345. Amor qui tacque; e minaccioso in atto<br />

346. Parve all’Idalia dea chieder risposta.<br />

347. Ella tenta placarlo, e preghi e pianti<br />

348. Sparge ma in van; tal ch’a i due figli volta<br />

349. Con questo <strong>di</strong>r pose al contender fine:<br />

350. Poi che nulla tra voi pace esser puote,<br />

351. Si <strong>di</strong>vidano i regni: e perchè l’uno<br />

352. Sia dall’altro fratello ognor <strong>di</strong>sgiunto<br />

353. Sien <strong>di</strong>versi tra voi e il tempo e l’opra.<br />

354. Tu che <strong>di</strong> strali altero a fren non ce<strong>di</strong><br />

355. L’alme ferisci, e tuffo il giorno impera;<br />

356. E tu che <strong>di</strong> fior placi<strong>di</strong> hai corona<br />

357. Le salme accoppia, e con l’ardente face<br />

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318. La faretra, e allora gridò: <br />

319. Disse, e rivoltosi alla madre aggiunse: <br />

345. Amore qui stette in silenzio e con atto minaccioso<br />

346. Sembrava aspettare una risposta da Venere.<br />

347. Lei tenta <strong>di</strong> calmarlo, sia con pianti, sia con preghiere<br />

348. Che sparge, ma inutilmente; finché si voltò ai due figli <strong>di</strong>cendo<br />

349. Così, per porre fine al problema:<br />

350.


358. Regna la notte. Or quin<strong>di</strong> almo Signore<br />

359. Venne il rito gentil che ai fred<strong>di</strong> sposi<br />

360. Le tenebre concede e de le spose<br />

361. Le caste membra; e a voi beata gente<br />

362. E <strong>di</strong> più nobil mondo il cor <strong>di</strong> queste<br />

363. E il dominio del <strong>di</strong> largo destina.<br />

364. Dunque ascolta i miei detti, e meco appren<strong>di</strong><br />

365. Quai tu deggia il mattin cure a la bella<br />

366. Che spontanea o pregata a te si <strong>di</strong>ede<br />

367. In tua dama quel <strong>di</strong> lieto che a fida<br />

368. Carta, nè senza testimoni fitro<br />

369. A vicenda commessi i patti santi<br />

370. E le con<strong>di</strong>zion del caro nodo.<br />

371. Già la dama gentile i vaghi rai<br />

372. Al novo giorno aperse; e suo primiero<br />

373. Pensier fu dove teco ir più convenga<br />

374. A vegliar questa sera; e gravemente<br />

375. Consultò con lo sposo a lei vicino,<br />

376. O a baciarle la man pur <strong>di</strong>anzi ammesso.<br />

377. Ora è tempo o Signor che il fido servo<br />

378. E il più accorto tra’ tuoi voli al palagio<br />

379. Di lei chiedendo se tranquilli sonni<br />

380. Dormio la notte; e se d’immagin liete<br />

381. Le fu Mòrfeo cortese. E ver che ieri<br />

382. Al partir l’ammirasti in viso tinta<br />

383. Di freschissime rose; e più che mai<br />

384. Viva e snella balzar teco dal cocchio;<br />

385. E la vigile tua mano per vezzo<br />

386. Ricusar sorridendo allor che l’ampie<br />

387. Scale salì del maritale albergo:<br />

388. Ma ciò non basti ad acquetarti; e mai<br />

389. Non obliar si giusti ufici. Ahi quanti<br />

390. Genj malvagi fra l’orror notturno<br />

391. Godono uscire, ed empier <strong>di</strong> perigli<br />

392. La placida quiete de’ viventi!<br />

393. Poria, tolgalo il cielo, il picciol cane<br />

394. Con latrato improvviso i cari sogni<br />

395. Troncar de la tua dama; ond’ella, scossa<br />

396. Da subito capriccio, a rannicchiarse<br />

397. Astretta fosse <strong>di</strong> sudor gelato<br />

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358. Regna la notte. Ora quin<strong>di</strong>, nobile Signore<br />

359. Venne il rito gentile che agli sposi<br />

360. Concede le caste membra delle spose;<br />

361. E a voi, gente beata e del mondo nobile,<br />

362. <strong>Il</strong> cuore destina il dominio<br />

363. Del grande giorno.<br />

364. Dunque ascolta ciò che <strong>di</strong>co e con me compren<strong>di</strong><br />

365. Quali cure tu devi fare, al mattino, alla bella,<br />

366. Che spontaneamente, o pregata a te si è concessa come<br />

367. Tua dama quel giorno felice in cui ad un<br />

368. Contratto scritto e non senza testimoni furono<br />

369. A vicenda stipulati i patti santi<br />

370. E le con<strong>di</strong>zioni del caro vincolo.<br />

371. Ora la dama gentile ha aperto<br />

372. Gli occhi splendenti al nuovo giorno<br />

373. Ed il suo primo pensiero è stato cercare<br />

374. dove possa esserci un luogo più conveniente<br />

375. Per trascorrere la serata con te e con fare grave<br />

376. Si è consultata a questo proposito con il marito a lei vicino<br />

377. E ammesso a baciarle la mano nella sua camera, appena sveglio.<br />

378. Ora è tempo, o Signore, che il fedele servo<br />

379. Ed il più sveglio trai tuoi voli al palazzo<br />

380. Di lei, chiedendole se con sonni tranquilli<br />

381. Ella trascorse la notte, e se Morfeo poté<br />

382. Concederle piacevoli sonni. È vero che ieri<br />

383. Al suo partire, l’ammirasti <strong>di</strong>pinta in viso<br />

384. Di freschissime rose; e più che mai<br />

385. Vivace e snella la vedesti saltare con te sulla carrozza<br />

386. E la vedesti respingere, per vezzo,<br />

387. La tua mano premurosa e sorridendo<br />

388. Salì le ampie scale del palazzo del marito,<br />

389. Ma ciò non basti a calmarti e non<br />

390. Dimenticare mai tali opportune attenzioni.<br />

391. Ahi, quanti spiriti malvagi, tra le tenebre della notte<br />

392. Si <strong>di</strong>vertono ad uscire e a riempire <strong>di</strong> pericoli<br />

393. La tranquilla quiete dei viventi!<br />

394. Potrebbe – non lo voglia il Cielo – il cane piccolo<br />

395. Troncare con un latrato improvviso<br />

396. I cari sogni della tua dama; perciò lei,<br />

397. Turbata da un brivido improvviso,<br />

100


398. E la fronte bagnando e il guancial molle.<br />

399. Anco poria colui che si de’ tristi<br />

400. Come de’ lieti sogni è genitore,<br />

401. Crearle in mente <strong>di</strong> nemiche idee<br />

402. In un congiunte orribile chimera;<br />

403. Tal che agitata e in ansioso affanno<br />

404. Gridar tentasse, e non però potesse<br />

405. Aprire a i gri<strong>di</strong> tra le fauci il varco.<br />

406. Sovente ancor de la passata sera<br />

407. La perduta nel gioco aurea moneta<br />

408. Non men che al cavalier suole a la dama<br />

409. Lunga vigilia cagionar: talora<br />

410. Nobile invi<strong>di</strong>a de la bella amica<br />

411. Vagheggiata da molti: e tal or breve<br />

412. Gelosia n’è cagione. A questo aggiugni<br />

413. Gl’importuni mariti i quai nel capo<br />

414. Ravvolgendosi ancor le viete usanze,<br />

415. Poi che cessero ad altri il giorno, quasi<br />

416. Aggian fatto gran cosa, aman d’Imene<br />

417. Con superstizion serbare i dritti,<br />

418. E dell’ombra notturna esser tiranni,<br />

419. Ahi con qual noia de le caste spose<br />

420. Ch’in<strong>di</strong> preveggon fra non molto il fiore<br />

421. Di lor fresca beltade a sè rapito.<br />

422. Mentre che il fido messagger sen rieda<br />

423. Magnanimo signor già non starai<br />

424. Ozioso però. Nel campo amato<br />

425. Pur in questo momento il buon cultore<br />

426. Suda e incallisce al vomere la mano<br />

427. Lieto che i suoi sudor ti fruttin poi<br />

428. Dorati cocchi e pellegrine mense.<br />

429. Ora per te l’industre artier sta fiso<br />

430. Allo scarpello all’asce al subbio all’ago:<br />

431. Ed ora in tuo favor contende o veglia<br />

432. <strong>Il</strong> ministro <strong>di</strong> Temi. Ecco te pure<br />

433. La tavoletta or chiama. Ivi i bei pregi<br />

434. De la natura accrescerai con l’arte,<br />

435. Ond’oggi, uscendo, del beante aspetto<br />

436. Beneficar potrai le genti, e grato<br />

437. Ricompensar <strong>di</strong> sue fatiche il mondo.<br />

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398. Potrebbe essere costretta a rannicchiarsi<br />

399. E a bagnare <strong>di</strong> sudore freddo<br />

400. La fronte e il morbido cuscino.<br />

401. Ancor più, il Sonno, che dei così tristi<br />

402. Come dei così lieti sogni è genitore,<br />

403. Potrebbe crearle nella mente idee strane sull’orribile chimera;<br />

404. Così che, agitata ed in un affanno ansioso,<br />

405. Ella tenterebbe <strong>di</strong> gridare, ma non potrebbe<br />

406. Aprire un passaggio nella gola al grido.<br />

407. Spesso la moneta d’oro perduta<br />

408. Al gioco nella sera passata<br />

409. Non meno <strong>di</strong> quanto suole farlo al cavaliere,<br />

410. Anche alla dama è solita causare una lunga veglia: talvolta c’è<br />

411. La nobile invi<strong>di</strong>a della bella amica<br />

412. Desiderata da molti: e <strong>di</strong> questo<br />

413. Una gelosia <strong>di</strong> poco conto ne è ragione. A questo aggiungi<br />

414. Gli inopportuni mariti, che avendo<br />

415. Ancora in mente le vecchie usanze,<br />

416. Ormai antiquate, dopo aver concesso ai cavalieri il giorno,<br />

417. Come se avessero fatto chissà cosa, durante la notte<br />

418. Pretendono <strong>di</strong> conservare i <strong>di</strong>ritti<br />

419. Che derivano dal loro matrimonio ad essere tiranni.<br />

420. Ahi, con che noia delle caste spose,<br />

421. Che prevedono che in seguito<br />

422. Alle insistenze dei mariti ed alle eventuali gravidanze<br />

423. Possono perdere, in pochi anni, la propria fresca bellezza!<br />

424. Mentre il fedele messaggero se ne torna<br />

425. Tu non starai ozioso, o magnanimo Signore. Nel campo amato<br />

426. Anche in questo momento il buon agricoltore<br />

427. Suda e incallisce, spingendo l’aratro<br />

428. Felice che il suo lavoro ti serva<br />

429. Per i dorati cocchi e per le mense pellegrine.<br />

430. Adesso per te l’artigiano operoso è intento<br />

431. Allo scalpello, alle asce, al subbio, all’ago:<br />

432. Ed ora a tuo favore contende o veglia<br />

433. L’avvocato. Ecco, per te la<br />

434. Toeletta ora chiamo. Qui i bei pregi<br />

435. Della natura accrescerai con cosmesi e acconciature,<br />

436. Quando oggi, uscendo con questo bell’aspetto,<br />

437. Potrai beneficare le persone e grato<br />

101


438. Ogni cosa è già pronta. All’un de’ lati<br />

439. Crepitar s’odon le fiammanti brage<br />

440. Ove si scalda industrioso e vario<br />

441. Di ferri arnese a moderar del fronte<br />

442. Gl’indocili capei. Stuolo d’Amori<br />

443. Invisibil sul foco agita i vanni,<br />

444. E per entro vi soffia alto gonfiando<br />

445. Ambe le gote. Altri <strong>di</strong> lor v’appressa<br />

446. Pauroso la destra; e prestamente<br />

447. Ne rapisce un de’ ferri: altri rapito<br />

448. Tenta com’arda in su l’estrema cima<br />

449. Sospendendol dell’ala; e cauto attende<br />

450. Pur se la piuma si contragga o fume:<br />

451. Altri un altro ne scote; e de le ceneri<br />

452. Fuligginose il ripulisce e terge.<br />

453. Tali a le vampe dell’Etnèa fucina,<br />

454. Sorridente la madre, i vaghi Amori<br />

455. Eran ministri all’ingegnoso fabbro:<br />

456. E sotto a i colpi del martel frattanto<br />

457. L’elmo sorgea del fondator Latino.<br />

458. All’altro lato con la man rosata<br />

459. Como e <strong>di</strong> fiori inghirlandato il crine<br />

460. I bissi scopre ove <strong>di</strong> Idalj arre<strong>di</strong><br />

461. Almo tesor la tavoletta espone.<br />

462. Ivi e nappi eleganti e <strong>di</strong> canori<br />

463. Cigni morbide piume; ivi raccolti<br />

464. Di lucide odorate onde vapori;<br />

465. Ivi <strong>di</strong> polvi fuggitive al tatto<br />

466. Color <strong>di</strong>versi o ad imitar d’Apollo<br />

467. L’aurato biondo o il biondo cenerino<br />

468. Che de le sacre Muse in su le spalle<br />

469. Casca ondeggiando tenero e gentile.<br />

470. Che se a nobil eroe le fresche labbra<br />

471. Repentino spirar <strong>di</strong> rigid’aura<br />

472. Offese alquanto, v’è stemprato il seme<br />

473. De la fredda cucurbita: e se mai<br />

474. Pallidetto ei si scorga, è pronto all’uopo<br />

475. Arcano a gli altri eroi vago cinabro.<br />

476. Nè quando a un semideo spuntar sul volto<br />

477. Pustula temeraria osa pur fosse,<br />

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438. Ricompensare il mondo delle sue fatiche.<br />

439. Ogni cosa è già pronta. In ogni luogo<br />

440. Si sentono crepitare le fiammanti braci (i carboni)<br />

441. Dove si riscalda, industrioso,<br />

442. L’arnese che serve a modellare<br />

443. I capelli ribelli. Uno stuolo <strong>di</strong> amori<br />

444. Invisibili agita le penne delle ali<br />

445. E all’interno vi soffia forte gonfiando<br />

446. Entrambe le guance. Uno <strong>di</strong> loro avvicina<br />

447. Intimorito la mano, ruba uno dei ferri: l’altro che ha già rubato<br />

448. Prova come arda sopra l’estrema punta<br />

449. Dell’ala, sospendendolo e tranquillo aspetta<br />

450. Che la piuma si contragga o fumi:<br />

451. Un altro scuote un altro ferro e lo pulisce<br />

452. Dalle ceneri fuligginose e lo lucida.<br />

453. Così nelle fiamme dell’officina dell’Etna<br />

454. La madre sorridente ed i vaghi Amori<br />

455. Erano aiutanti dell’ingegnoso fabbro.<br />

456. E sotto i colpi del martello frattanto<br />

457. Sorgeva l’elmo <strong>di</strong> Enea, fondatore latino.<br />

458. Dall’altra parte, con la mano rosata, Como<br />

459. Con i capelli inghirlandati <strong>di</strong> fiori,<br />

460. Scopre i bissi e gli strumenti <strong>di</strong> Venere ove<br />

461. Espone la toeletta, grande tesoro.,<br />

462. Lì vi sono boccette eleganti e morbide<br />

463. Piume <strong>di</strong> cigni canori; lì sono raccolti<br />

464. Profumi <strong>di</strong> odorose essenze;<br />

465. Lì cade morbido e gentile<br />

466. Sulle spalle, proveniente dalle sacre Muse<br />

467. <strong>Il</strong> biondo oro delle Muse<br />

468. O il biondo cenere <strong>di</strong> Apollo<br />

469. Delle polveri che sfuggono al tatto.<br />

470. Che se le fresche labbra al nobile eroe<br />

471. Furono stemperate un po’<br />

472. Da un’improvvisa gelida brezza, vi è stemperato il seme<br />

473. Della fredda zucca: e se mai<br />

474. Egli si veda pallidetto, è subito pronto<br />

475. <strong>Il</strong> vago belletto, ignorato dagli altri vagheggini.<br />

476. Né quando osasse spuntare ad un semi<strong>di</strong>o<br />

477. Una bolla temeraria sul volto,<br />

102


478. Multiforme <strong>di</strong> nei copia vi manca,<br />

479. Ond’ei l’asconda in sul momento, ed esca<br />

480. Più periglioso a saettar co i guar<strong>di</strong><br />

481. Le belle inavvedute, a guerrier pari<br />

482. Che, già poste le bende a la ferita,<br />

483. Più glorioso e furibondo insieme<br />

484. Sbaragliando le schiere entra nel folto.<br />

485. Ma già velocemente il mio Signore<br />

486. Tre volte e quattro il gabinetto scorse<br />

487. Col crin <strong>di</strong>sciolto e su gli omeri sparso,<br />

488. Quale a Cuma solea l’orribil maga<br />

489. Quando agitata dal possente nume<br />

490. Vaticinar s’u<strong>di</strong>a. Così dal capo<br />

491. Evaporar lasciò de gli olj sparsi<br />

492. <strong>Il</strong> nocivo fermento e de le polvi<br />

493. Che roder gli porien la molle cute,<br />

494. O d’atroci emicranie a lui lo spirto<br />

495. Trafigger lungamente. Or ecco avvolto<br />

496. Tutto in can<strong>di</strong><strong>di</strong> lini a la grand’opra<br />

497. E più grave del <strong>di</strong> s’appresta e siede.<br />

498. Nembo <strong>di</strong>ntorno a lui vola d’odori<br />

499. Che a le varie manteche ama rapire<br />

500. L’aura vagante lungo i vasi ugnendo<br />

501. Le leggerissim’ale <strong>di</strong> farfalla:<br />

502. E lo speglio patente a lui <strong>di</strong>nanzi<br />

503. Altero sembra <strong>di</strong> raccor nel seno<br />

504. L’imagin <strong>di</strong>va; e stassi a gli occhi suoi<br />

505. Severo esplorator de la tua mano<br />

506. O <strong>di</strong> bel crin volubile architetto.<br />

507. O <strong>di</strong> bel crin volubile architetto<br />

508. Tu pria chie<strong>di</strong> all’eroe qual più gli aggrade<br />

509. Spargere al crin, se i gelsomini o il biondo<br />

510. Fior d’arancio piuttosto o la giunchiglia<br />

511. O l’ambra preziosa a gli avi nostri.<br />

512. Ma se la sposa altrui cara all’eroe<br />

513. Del talamo nuzial si lagna, e scosse<br />

514. Pur or da lungo peso i casti lombi,<br />

515. Ah fuggi allor tutti gli odori ah fuggi;<br />

516. Chè mici<strong>di</strong>al potresti a un sol momento<br />

517. Più vite insi<strong>di</strong>ar: semplici sieno<br />

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478. Non manca una multiforme abbondanza <strong>di</strong> nei,<br />

479. Per mezzo dei quali la celi, ed esca<br />

480. Più pericoloso a colpire con gli sguar<strong>di</strong><br />

481. Le belle inavvedute; simile ad un guerriero<br />

482. Che, messe le bende sulla ferita,<br />

483. Più glorioso ed insieme più furibondo,<br />

484. Entra tra la folla, sbaragliando gli eserciti.<br />

485. Ma già il mio Signore percorre avanti e in<strong>di</strong>etro<br />

486. Tre o quattro volte il gabinetto,<br />

487. Con i capelli non ancora acconciati e sparsi sugli omeri,<br />

488. Come a Cuma era abituata a fare l’orribile Sibilla,<br />

489. Che, invasata dal potente nume <strong>di</strong> Apollo,<br />

490. Proferiva vaticini. Così egli lasciò dal capo<br />

491. Evaporare le dannose esalazioni<br />

492. degli unguenti e delle polveri,<br />

493. Che potrebbero dare prurito alla sua pelle delicata<br />

494. E trafiggere lungamente a lui lo spirito<br />

495. Di atroci emicranie. Ora ecco, avvolto<br />

496. Da una sopravveste bianca , alla grande opera<br />

497. Si prepara e più grave del giorno si siede.<br />

498. Tutto intorno a lui profuma <strong>di</strong> odori<br />

499. Che alle varie pomate l’aria vagante ama rapire,<br />

500. Ungendo lungo i vasi<br />

501. Le leggerissime ali <strong>di</strong> farfalla:<br />

502. E lo specchio che riflette la sua immagine sembra davanti<br />

503. A lui orgoglioso <strong>di</strong> poter riflettere<br />

504. La grande immagine; e sta agli occhi suoi<br />

505. Severo esploratore della tua mano<br />

506. O volubile architetto della bella testa il parrucchiere,<br />

507. O volubile architetto della bella testa il parrucchiere.<br />

508. Tu prima chie<strong>di</strong> all’eroe che cosa più gli piace<br />

509. Mettere sui capelli: se il gelsomino o il biondo<br />

510. Fiore d’arancio, o la giunchiglia<br />

511. O l’ambra preziosa ai nostri antenati.<br />

512. Ma se la sposa <strong>di</strong> qualcun altro, cara al Signore,<br />

513. Si lamenta del letto nuziale, e se la dama<br />

514. Solo da poco ha partorito,<br />

515. Fuggi, allora, tutti i profumi, fuggi,<br />

516. Perché potresti mici<strong>di</strong>ale mettere in pericolo<br />

517. Contemporaneamente tre vite: siano semplici<br />

103


518. I tuoi balsami allor: nè oprarli ar<strong>di</strong>sci<br />

519. Pria che <strong>di</strong> lor deciso aggian le nari<br />

520. Del mio signore e tuo. Pon mano poi<br />

521. Al pettin liscio, e con l’ottuso dente<br />

522. Lieve solca le chiome; in<strong>di</strong> animoso<br />

523. Le turba e le scompiglia; e alfin da quella<br />

524. Alta confusion traggi e <strong>di</strong>spiega,<br />

525. Opra <strong>di</strong> tua gran mente, or<strong>di</strong>n superbo<br />

526. Io breve a te parlai; ma il tuo lavoro<br />

527. Breve non fia però; nè al termin giunto<br />

528. Prima sarà che da’ più strani eventi<br />

529. S’involva o tronchi all’alta impresa il filo.<br />

530. Fisa i guar<strong>di</strong> a lo speglio; e là sovente<br />

531. <strong>Il</strong> mio signor vedrai morder le labbra<br />

532. Impaziente, ed arrossir nel volto.<br />

533. Sovente ancor, se men dell’uso esperta<br />

534. Parrà tua destra, del convulso piede<br />

535. Udrai lo scalpitar breve e frequente,<br />

536. Non senza un tronco articolar <strong>di</strong> voce<br />

537. Che condanni e minacci. Anco t’aspetta<br />

538. Veder talvolta il cavalier sublime<br />

539. Furiando agitarsi, e destra e manca<br />

540. Porsi a la chioma, e <strong>di</strong>ssipar con l’ugne<br />

541. Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> molt’ore in un momento.<br />

542. Che più? Se per tuo male un <strong>di</strong> vaghezza<br />

543. D’accordar ti prendesse al suo sembiante<br />

544. Gli e<strong>di</strong>fici del capo, e non curassi<br />

545. Ricever leggi da colui che venne<br />

546. Pur ier <strong>di</strong> Francia, ah quale atroce folgore,<br />

547. Meschino! allor ti penderia sul capo?<br />

548. Tu allor l’eroe vedresti ergers’in pie<strong>di</strong>,<br />

549. E per gli occhi versando ira e <strong>di</strong>spetto<br />

550. Mille strazj imprecarti, e scender fino<br />

551. Ad usurpar le infami voci al vulgo<br />

552. Per farti onta maggiore, e <strong>di</strong> bastone<br />

553. <strong>Il</strong> tergo minacciarti, e violento<br />

554. Rovesciare ogni cosa, al suol spargendo<br />

555. Rotti cristalli e calamistri e vasi<br />

556. E pettini ad un tempo. In simil guisa,<br />

557. Se del tonante all’ara o de la Dea<br />

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518. Allora i tuoi profumi; e non osare <strong>di</strong> adoperarli<br />

519. Prima che si sia espresso in merito l’olfatto<br />

520. Del mio e del tuo Signore. Poni poi la mano<br />

521. Al pettine liscio e con l’arrotondato dente<br />

522. Lievemente attraversa le chiome; quin<strong>di</strong>, animoso<br />

523. Agitale e scompigliale, e alla fine <strong>di</strong> quella<br />

524. Alta confusione, fai e <strong>di</strong>sfa<br />

525. L’opera della tua grande mente, l’acconciatura superba.<br />

526. Io a te ho parlato poco, ma il tuo lavoro<br />

527. Non fu breve, né sarà arrivato al termine<br />

528. Prima che sia turbato da strani avvenimenti<br />

529. Ed interrotto il corso del tuo lavoro.<br />

530. Fissa gli occhi allo specchio e lì spesso<br />

531. Vedrai il mio Signore mordersi le labbra<br />

532. Impaziente ed arrossire sul viso.<br />

533. Ancora spesso, se la tua mano destra lavorerà<br />

534. Meno bene del solito, u<strong>di</strong>rai lo scalpitare<br />

535. Breve e frequente del piede agitato,<br />

536. Non senza un filo articolato <strong>di</strong> voce<br />

537. Che condanni e minacci. Talvolta aspettati<br />

538. Di vedere ancora il gentile cavaliere<br />

539. Agitarsi infuriato, a destra e a sinistra,<br />

540. Porsi le <strong>di</strong>ta nella testa e scompigliare<br />

541. In un momento il lavoro <strong>di</strong> molte ore.<br />

542. Che dunque? Se un giorno per tua <strong>di</strong>sgrazia<br />

543. Ti prendesse <strong>di</strong> pettinarlo, accordando i capelli<br />

544. Al suo aspetto, e non ti curassi<br />

545. Di regolarti sull’ultima moda appena<br />

546. Venuta dalla Francia, ah quale atroce folgore<br />

547. O meschino, ti incomberebbe sulla testa!<br />

548. Tu allora vedresti il Signore alzarsi in pie<strong>di</strong>,<br />

549. Versando ira e <strong>di</strong>sprezzo dagli occhi, augurarti<br />

550. Mille strazi, imprecando e fino ad usare<br />

551. Le ingiurie più villane e più plebee<br />

552. Per offenderti, minacciando<br />

553. Di bastonarti, rovesciando<br />

554. Violento ogni cosa, spargendo per terra<br />

555. In un solo momento cristalli rotti, ferri per arricciare i capelli,<br />

556. Vasi e pettini. Simile alla tua ira<br />

557. Era quella del toro che,<br />

104


558. Che ricovrò dal Nilo il turpe Phallo<br />

559. Tauro spezzava i raddoppiati no<strong>di</strong><br />

560. E libero fuggia, vedeansi a terra<br />

561. Cader tripo<strong>di</strong> tazze bende scuri<br />

562. Litui coltelli, e d’orri<strong>di</strong> mugiti<br />

563. Commosse rimbombar le arcate volte,<br />

564. E d’ogni lato astanti e sacerdoti<br />

565. Palli<strong>di</strong> all’urto e all’impeto involarse<br />

566. Del feroce animal che pria si queto<br />

567. Gia <strong>di</strong> fior cinto; e sotto a la man sacra<br />

568. Umiliava le dorate corna.<br />

569. Tu non pertanto coraggioso e forte<br />

570. Dura e ti serba a la miglior fortuna.<br />

571. Quasi foco <strong>di</strong> paglia è foco d’ira<br />

572. In nobil petto. <strong>Il</strong> tuo signor vedrai<br />

573. Mansuefatto a te chieder perdono,<br />

574. E sollevarti oltr’ogni altro mortale<br />

575. Con preghi e scuse a niun altro concesse;<br />

576. Tal che securo sacerdote a lui<br />

577. Immolerai lui stesso, e pria d’ognaltro<br />

578. Larga otterrai del tuo lavor mercede.<br />

579. Or Signore a te riedo. Ah non sia colpa<br />

580. Dinanzi a te s’io travviai col verso<br />

581. Breve parlando ad un mortal cui degni<br />

582. Tu de gli arcani tuoi. Sai che a sua voglia<br />

583. Questi ogni <strong>di</strong> volge e governa i capi<br />

584. De’ semidei più chiari: e le matrone<br />

585. Che da i sublimi cocchi alto <strong>di</strong>sdegnano<br />

586. Chinar lo sguardo a la pedestre turba,<br />

587. Non <strong>di</strong>sdegnan sovente entrar con lui<br />

588. In festevoli motti allor ch’esposti<br />

589. A la sua man sono i ridenti avorj<br />

590. Del bel collo e del crin l’aureo volume.<br />

591. Però m’o<strong>di</strong> benigno or ch’io t’apprendo<br />

592. L’ore a passar più graziose intanto<br />

593. Che il pettin creator doni a le chiome<br />

594. Leggiadra o almen non più veduta forma.<br />

595. Breve libro elegante a te <strong>di</strong>nanzi<br />

596. Tra gli arnesi vedrai che l’arte aduna<br />

597. Per <strong>di</strong>sputare a la natura il vanto<br />

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558. Liberatosi dall’altare <strong>di</strong> Giove o da quello <strong>di</strong> Iside<br />

559. Ove doveva essere sacrificato, infuriava<br />

560. Muggendo e rovesciando ogni cosa.<br />

561. Si vedevano a terra cadere tripo<strong>di</strong>, tazze e bende<br />

562. Coltelli sacrificali e <strong>di</strong> muggiti<br />

563. Rimbombavano le volte arcate mosse,<br />

564. E da ogni parte sacerdoti ed altri presenti<br />

565. Cercavano <strong>di</strong> schivare l’animale,<br />

566. Che, pure, prima inghirlandato<br />

567. Sembrava così docile e sotto alla mano sacra<br />

568. Abbassava le corna dorate.<br />

569. Tu, o parrucchiere, non conservarti e non mantenerti<br />

570. Così forte e così coraggioso per la miglior fortuna.<br />

571. <strong>Il</strong> fuoco dell’ira nel petto nobile è quasi<br />

572. Come un fuoco <strong>di</strong> paglia. Vedrai il tuo Signore<br />

573. Ammansiti chiederti perdono<br />

574. E innalzarti al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> qualsiasi altro mortale<br />

575. Con preghiere e scuse, che a nessun altro concesse.<br />

576. Quin<strong>di</strong> sarai sicuro come un sacerdote,<br />

577. Immolerai a lui l’amore per sé e prima <strong>di</strong> ogni altro<br />

578. Sarai ampiamente ricompensato per il lavoro svolto.<br />

579. Ora, o Signore, ritorno a parlare <strong>di</strong> te. Ah, non sia colpa mia<br />

580. Se io sbagliai nei tuoi confronti, in<strong>di</strong>rizzando i miei versi e<br />

581. Parlando per poco <strong>di</strong> un mortale che giu<strong>di</strong>chi<br />

582. E ren<strong>di</strong> degno delle tue confidenze. Sai che costui, secondo<br />

583. I suoi desideri, acconcia ed insieme con<strong>di</strong>ziona, a suo<br />

584. Piacimento, le teste dei più felici spiriti; e le signore<br />

585. Che <strong>di</strong>sdegnano, dall’alto dei cocchi<br />

586. Di chinare lo sguardo sul volgo che va a pie<strong>di</strong>,<br />

587. Non <strong>di</strong>sdegnano <strong>di</strong> scambiare spesso con lui frasi scherzose,<br />

588. Quando è esposta la pelle can<strong>di</strong>da<br />

589. Del bel collo e il dorato volume dei tuoi capelli.<br />

590. Accogli, però, ti prego i miei versi<br />

591. Con benevolenza, mentre io ti insegno<br />

592. A trascorrere le ore, mentre<br />

593. <strong>Il</strong> pettine creatore dona alle chiome<br />

594. Una forma bella o per lo meno nuova.<br />

595. Vedrai davanti a te un breve libro elegante,<br />

596. Tra gli strumenti dell’arte cosmetica,<br />

597. Per contendere alla Natura l’arte della tua bellezza<br />

105


598. Del renderti si caro a gli occhi altrui.<br />

599. Ei ti lusingherà forse con liscia<br />

600. Purpurea pelle onde vestito avrallo<br />

601. O Mauritano conciatore o Siro:<br />

602. E d’oro fregi delicati e vago<br />

603. Mutabile color che il collo imite<br />

604. De la colomba v’avrà sparso intorno<br />

605. Squisito legator Batavo o Franco:<br />

606. E forse incisa con venereo stile<br />

607. Vi fia serie d’imagini interposta,<br />

608. Lavor che vince la materia, e donde<br />

609. Fia che nel cor ti si ridesti e viva<br />

610. La stanca <strong>di</strong> piaceri offusa voglia.<br />

611. Or tu il libro gentil con lenta mano<br />

612. Togli, e non senza sba<strong>di</strong>gliare un poco<br />

613. Aprilo a caso o pur là dove il parta<br />

614. Tra l’uno e l’altro foglio in<strong>di</strong>ce nastro.<br />

615. de la Francia Proteo multiforme<br />

616. Scrittor troppo biasmato e troppo a torto<br />

617. Lodato ancor, che sai con novi mo<strong>di</strong><br />

618. Imban<strong>di</strong>r ne’ tuoi scritti eterno cibo<br />

619. A i semplici palati, e se maestro<br />

620. Di color che a sè fingon <strong>di</strong> sapere,<br />

621. Tu appresta al mio signor leggiadri studj<br />

622. Con quella tua fanciulla all’Anglo infesta,<br />

623. Onde l’Enrico tuo vinto è d’assai,<br />

624. L’Enrico tuo che in vano abbatter tenta<br />

625. L’Italian Goffredo ar<strong>di</strong>to scoglio<br />

626. Contro a la Senna d’ogni vanto altera.<br />

627. Tu de la Francia onor, tu in mille scritti<br />

628. Celebrata da’ tuoi novella Aspasia<br />

629. Taide novella a i facili sapienti<br />

630. De la Gallica Atene i tuoi precetti<br />

631. Tu pur detta al mio eroe: e a lui non meno<br />

632. Pasci l’alto pensier tu che all’Italia,<br />

633. Poi che rapirle i tuoi l’oro e le gemme,<br />

634. Invi<strong>di</strong>asti il fedo loto ancora<br />

635. Onde macchiato è il Certaldese o l’altro<br />

636. Per cui va si famoso il pazzo Conte.<br />

637. Questi o signore i tuoi stu<strong>di</strong>ati autori<br />

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598. E per renderti così bello agli occhi degli altri.<br />

599. Egli ti alletterà con un liscio<br />

600. Tessuto rosso <strong>di</strong> cui lo avrà fornito<br />

601. O un conciatore africano o uno asiatico;<br />

602. E i fregi e i tagli del libro in oro,<br />

603. Ad un colore che imiti quello<br />

604. Delle colombe, vi avrà sparso intorno<br />

605. Un emerito rilegatore olandese o francese.<br />

606. E forse illustrata con stile più licenzioso che bello<br />

607. Vi sarà interposta una serie <strong>di</strong> immagini,<br />

608. Lavoro che modella la materia e dal quale<br />

609. Si farà in modo che nel cuore ti si ridesti<br />

610. La voglia offuscata, ormai stanca <strong>di</strong> piaceri.<br />

611. Ora tu pren<strong>di</strong> il libro gentile e, non senza sba<strong>di</strong>gliare un poco,<br />

612. Aprilo con la tua lenta mano a caso<br />

613. Oppure dove il segnalibro<br />

614. Divide un foglio dall’altro.<br />

615. O Voltaire, simile al <strong>di</strong>o Proteo,<br />

616. Nella sua versatilità, o troppo esaltato<br />

617. O troppo sottovalutato, che è accessibile<br />

618. E <strong>di</strong>vulgativo e nel contempo viene citato<br />

619. Ad ogni piè sospinto da quelli che fingono<br />

620. Di avere una cultura che non hanno!<br />

621. Tu prepara al mio Signore leggiadri stu<strong>di</strong><br />

622. Con “La Pulzella d’Orleans”<br />

623. Che supera l’altro poema,<br />

624. Quell’Henriade che invano tenta <strong>di</strong> contrapporsi<br />

625. Alla “Gerusalemme liberata”<br />

626. Contro la Senna superba <strong>di</strong> ogni vanto.<br />

627. Tu, Ninon de Lenclos, onore della Francia<br />

628. Cortigiana celebrata in mille scritti,<br />

629. Nuova Aspasia e nuova Taide per i sapienti<br />

630. Della gallica Atene, detta i tuoi precetti<br />

631. Al mio giovane Signore; oppure istruiscilo tu<br />

632. La Fontaine, che nei tuoi scritti<br />

633. Prendesti dall’Italia assieme alle bellezze<br />

634. Anche le sconcezze che si trovano nel Boccaccio<br />

635. E nell’Ariosto, autore per il quale<br />

636. Va fiero il Conte Orlando pazzo.<br />

637. Questi saranno, o Signore, gli autori stu<strong>di</strong>ati<br />

106


638. Fieno e mill’altri che guidàro in Francia<br />

639. I bendati Sultani i Regi Persi<br />

640. E le peregrinanti Arabe dame,<br />

641. O che con penna liberale a i cani<br />

642. Ragion donàro e a i barbari se<strong>di</strong>li,<br />

643. E <strong>di</strong>er feste e conviti e liete scene<br />

644. A i polli ed alle gru d’amor maestre.<br />

645. Oh pascol degno d’anima sublime<br />

646. Oh chiara oh nobil mente! A te ben dritto<br />

647. E’ che s’incurvi riverente il vulgo,<br />

648. E gli oracoli attenda. Or chi fie dunque<br />

649. Si temerario che in suo cor ti beffe<br />

650. Qualor partendo da sì gravi studj<br />

651. Del tuo paese l’ignoranza accusi,<br />

652. E tenti aprir col tuo felice raggio<br />

653. La Gotica caliggine che annosa<br />

654. Siede su gli occhi a le misere genti?<br />

655. Così non mai ti venga estranea cura<br />

656. Questi a troncar si preziosi istanti<br />

657. In cui del pari e a la dorata chioma<br />

658. Splendor dai novo ed al celeste ingegno<br />

659. Non pertanto avverrà che tu sospenda<br />

660. Quin<strong>di</strong> a poco il versar de’ libri amati,<br />

661. E che ad altro ti volga. A te quest’ora<br />

662. Condurrà il merciaiol che in patria or torna<br />

663. Pronto inventor <strong>di</strong> lusinghiere fole<br />

664. E liberal <strong>di</strong> forastieri nomi<br />

665. A merci che non mai varcàro i monti.<br />

666. Tu a lui cre<strong>di</strong> ogni detto. E chi vuoi ch’ose<br />

667. Unqua mentire ad un tuo pari in faccia?<br />

668. Ei fia che venda se a te piace o cambi<br />

669. Mille fregi e lavori a cui la moda<br />

670. Di viver concedette un giorno intero<br />

671. Tra le folte d’inezie illustri tasche:<br />

672. Poi lieto se n’andrà con l’una mano<br />

673. Pesante <strong>di</strong> molt’oro; e in cor gioiendo<br />

674. Spregerà le bestemmie imprecatrici<br />

675. E il gittato lavoro e i vani passi<br />

676. Del calzolar <strong>di</strong>serto e del drappiere;<br />

677. E <strong>di</strong>rà lor: “Ben degna pena avete<br />

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638. Da te, e mille altri che guidarono in Francia<br />

639. I sultani con i turbanti, i re persiani<br />

640. E le dame arabe pellegrine;<br />

641. Oppure quelli che con la penna attribuirono<br />

642. Facoltà umane ai cani e ai <strong>di</strong>vani<br />

643. E <strong>di</strong>edero feste, conviti, piacevoli spettacoli<br />

644. Ai polli e alle gru, maestre d’amore.<br />

645. Oh pascolo degno <strong>di</strong> anime sublimi!<br />

646. Oh chiara oh alta mente! A te il popolo<br />

647. Si chini bene per <strong>di</strong>ritto, in segno <strong>di</strong> riverenza<br />

648. E attenda i tuoi giu<strong>di</strong>zi. Ora chi sarà dunque così<br />

649. Temerario che nel suo cuore ti prenda in giro,<br />

650. Qualora tu, basandoti su siffatti stu<strong>di</strong>,<br />

651. Accusi il tuo Paese <strong>di</strong> ignoranza<br />

652. E cerchi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssipare con la tua brillante cultura<br />

653. L’oscura barbarie che da molto tempo<br />

654. Grava sugli occhi delle misere genti?<br />

655. Così non ti venga mai un’occupazione imprevista<br />

656. A rompere questi momenti così preziosi,<br />

657. Nei quali tu dai nuovo splendore alla bionda chioma<br />

658. E contemporaneamente al celeste ingegno.<br />

659. Non accadrà, quin<strong>di</strong>, che tu sospenda<br />

660. Fra poco i cari stu<strong>di</strong><br />

661. E ad altro ti volga. Quest’ora ti condurrà<br />

662. <strong>Il</strong> mercante, che torna in patria, abile<br />

663. Inventore <strong>di</strong> panzane e che attribuisce<br />

664. Con facilità nomi stranieri<br />

665. A merci che non hanno mai superato le Alpi.<br />

666. Tu cre<strong>di</strong> ad ogni sua parola. E cosa vuoi che sia<br />

667. Mentire spudoratamente in faccia ad uno uguale a te?<br />

668. Fa’ che egli venda a te qualcosa che piace o cambia<br />

669. Con mille pizzi e accorgimenti, a cui la moda concede<br />

670. Di vivere un intero giorno<br />

671. Tra le tasche insigni e piene <strong>di</strong> sciocchezze.<br />

672. Poi se ne andrà felice con in mano<br />

673. Molto denaro e rallegrandosi insieme<br />

674. Disdegnerà le maledette imprecazioni<br />

675. Ed il lavoro svolto inutilmente e gli inutili passi<br />

676. Del calzolaio privato delle sue spettanze e del ven<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> tessuti<br />

677. E <strong>di</strong>rà loro:


678. O troppo ancor religiosi servi<br />

679. De la necessitade, antiqua è vero<br />

680. Madre e donna dell’arti, or non<strong>di</strong>meno<br />

681. Fatta cenciosa e vile. Al suo possente<br />

682. Amabil vincitor v’era assai meglio<br />

683. O miseri ubbi<strong>di</strong>re. <strong>Il</strong> lusso il lusso<br />

684. Oggi sol puote dal ferace corno<br />

685. Versar su l’arti a lui vassalle applausi<br />

686. E non contesi mai premj e ricchezze”.<br />

687. L’ore fien queste ancor che a te ne vegna<br />

688. <strong>Il</strong> delicato miniator <strong>di</strong> belle<br />

689. Che de la corte d’Amatunta uscio<br />

690. Stipen<strong>di</strong>ato ministro atto a gli affari<br />

691. Sollecitar dell’amorosa <strong>di</strong>va.<br />

692. Or tu l’affretta impaziente e sprona<br />

693. Si ch’a te porga il desiato avorio<br />

694. Che de le amate forme impresso ride,<br />

695. Sia che il pennel cortese ivi <strong>di</strong>spieghi<br />

696. L’alme sembianze del tuo viso, ond’aggia<br />

697. Tacito pasco allor che te non vede<br />

698. La pu<strong>di</strong>ca d’altrui sposa a te cara;<br />

699. Sia che <strong>di</strong> lei medesma al vivo esprima<br />

700. <strong>Il</strong> vago aspetto; o se ti piace ancora<br />

701. D’altra beltà furtiva a te presenti<br />

702. Con più largo confin le amiche membra.<br />

703. Doman fie poi che la concessa imago<br />

704. Entro arnese gentil per te si chiuda<br />

705. Con opposto cristallo ove tu faccia<br />

706. Sovente paragon <strong>di</strong> tua beltade<br />

707. Con la beltà de la tua dama; o a i guar<strong>di</strong><br />

708. Degl’invi<strong>di</strong> la tolga, e in sen l’asconda<br />

709. Sagace tabacchiera; o a te riluca<br />

710. Sul minor <strong>di</strong>to in fra le gemme e l’oro;<br />

711. O de le grazie del tuo viso desti<br />

712. Soavi rimembranze al braccio avvolta<br />

713. Dell’altrui fida sposa a cui se’ caro.<br />

714. Ed ecco alfin che a le tue luci appare<br />

715. L’artificio compiuto. Or cauto osserva<br />

716. Se bene il simulato al ver s’adegue,<br />

717. Vie più rigido assai se il tuo sembiante<br />

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678. Servitori ancora troppo devoti<br />

679. Della necessità, un tempo<br />

680. Madre e signora dei vari mestieri, ora<br />

681. Diventata misera e priva <strong>di</strong> importanza. Al suo lusso,<br />

682. Amabile vincitore, vi era assai meglio<br />

683. O poveri, ubbi<strong>di</strong>re. La ricchezza e il lusso:<br />

684. Oggi questo solo può dal corno dell’abbondanza<br />

685. Versare sulle arti a lui serve subor<strong>di</strong>nati applausi<br />

686. E premi e ricchezze mai rifiutate dai signori>><br />

687. Queste saranno anche le ore, in cui verrà a te<br />

688. <strong>Il</strong> morbido miniatore <strong>di</strong> belle cose,<br />

689. Che dalla corte <strong>di</strong> Venere è uscito,<br />

690. Servitore pagato, abile a sollecitare gli affari<br />

691. Della dea dell’Amore.<br />

692. Ora tu, impaziente, lo minacci e lo stimoli,<br />

693. Così che a te offra la desiderata miniatura d’avorio<br />

694. A cui daranno avvenenza le forme raffigurate che ami,<br />

695. Sia che il pennello dal tratto elegante e raffinato raffiguri<br />

696. I tratti sublimi del tuo viso, da cui –in tua assenza-<br />

697. Tragga piacere in silenzio, <strong>di</strong> nascosto, quando non ti vede<br />

698. La sposa casta <strong>di</strong> qualcun altro, che a te è cara;<br />

699. Sia che lei rappresenti, quasi fosse viva,<br />

700. La bella apparenza; oppure , se ti sod<strong>di</strong>sfa ancora,<br />

701. Un altro Amoretto nascosto a te si presenti<br />

702. E la ritragga con un costume succinto.<br />

703. Domani farò in modo che l’immagine tanto chiesta ed ottenuta<br />

704. Dentro al medaglione per te si chiuda,<br />

705. Con opposto specchio, dove tu faccia spesso<br />

706. Paragone della tua bellezza<br />

707. Con la bellezza della tua dama, e farò sì che agli sguar<strong>di</strong><br />

708. Degli invi<strong>di</strong>osi tu la copra e in seno tu le nasconda<br />

709. Una bella tabacchiera; oppure farò sì che per te brilli<br />

710. Sul <strong>di</strong>to mignolo, incastonata fra le gemme e l’oro;<br />

711. Oppure farò sì che svegli con le grazie del tuo viso<br />

712. dolci ricor<strong>di</strong>, avvolta al braccio<br />

713. Della sposa <strong>di</strong> un altro, alla quale sei caro.<br />

714. Ed ecco, alla fine, che appare ai tuoi occhi<br />

715. L’inganno compiuto. Ora guarda attentamente<br />

716. Se il ritratto risponde alla realtà,<br />

717. E sii più che mai rigoroso e severo, se il ritratto raffigurerà<br />

108


718. Esprimer denno i colorati punti<br />

719. Che l’arte ivi <strong>di</strong>spose. Or brune troppo<br />

720. A te parran le guance, or fia ch’ecceda<br />

721. Mal frenata la bocca, or qual conviene<br />

722. A camuso Etiòpe il naso fia.<br />

723. Anco sovente d’accusar ti piaccia<br />

724. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>pintor che non atteggi ar<strong>di</strong>to<br />

725. L’agili membra e il <strong>di</strong>gnitoso busto;<br />

726. O che mal tra le leggi a la tua forma<br />

727. Dia contorno o la posi o la panneggi.<br />

728. E’ ver che tu del grande <strong>di</strong> Crotone<br />

729. Non conosci la scola, e mai tua destra<br />

730. Non abbassossi a la volgar matita<br />

731. Che fu nell’altra età cara a’ tuoi pari<br />

732. Cui non gustate ancora eran più dolci<br />

733. E più nobili cure a te serbate.<br />

734. Ma che non puote quel d’ogni scienza<br />

735. Gusto trionfator che all’or<strong>di</strong>n vostro<br />

736. In vece <strong>di</strong> maestro il ciel concesse;<br />

737. E d’onde a voi coniò le altere menti<br />

738. Acciò che possan dell’uman confine<br />

739. Oltrepassar la paludosa nebbia<br />

740. E d’etere più puro abitatrici<br />

741. Non fallibili scérre il vero e il bello?<br />

742. Però qual più ti par loda o ripren<strong>di</strong><br />

743. Non men fermo d’allor che a scranna sie<strong>di</strong><br />

744. Raffael giu<strong>di</strong>cando o l’altro egregio<br />

745. Che del gran nome suo l’A<strong>di</strong>ge onora;<br />

746. E a le tavole ignote i noti nomi<br />

747. Grave comparti <strong>di</strong> color che primi<br />

748. Furo nell’arte. Ah s’altri è si procace<br />

749. Ch’osi rider <strong>di</strong>te, costui pavente<br />

750. L’augusta maestà del tuo cospetto,<br />

751. Si volga a la parete, e mentre cerca<br />

752. Por freno in van col morder de le labbra<br />

753. A lo scrosciar de le importune risa<br />

754. Che scoppian da’ precordj, violenta<br />

755. Convulsione a lui deforme il volto,<br />

756. E lo affoghi aspra tosse e lo punisca<br />

757. Di sua temerità. Ma tu non pensa<br />

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718. Le tue sembianze, che devono esprimere i tratti colorati<br />

719. Che l’arte <strong>di</strong>spose: ora troppo brune<br />

720. A te sembreranno le gote, ora accadrà che la bocca<br />

721. Risulti troppo larga, ora accadrà che il naso<br />

722. Sia come quello camuso degli Etiopi.<br />

723. Ti piaccia ancora accusare spesso<br />

724. <strong>Il</strong> pittore, che non rappresenta bene<br />

725. Le agili membra e il bel busto,<br />

726. O che, con poca osservanza delle regole e della tua<br />

figura,<br />

727. Dia un profilo o le attribuisca una posa, o la drappeggi.<br />

728. È vero che tu non ti inten<strong>di</strong> <strong>di</strong> pittura<br />

729. E non conosci la scuola del pittore greco Zeusi, e mai la tua mano<br />

730. È scesa tanto in basso da tenere una matita,<br />

731. Che in passato era cara ai tuoi simili,<br />

732. Ai quali erano ancora ignoti lavori più piacevoli<br />

733. E più nobili, che sono riservati a te.<br />

734. Ma che cosa non può mai quel vostro gusto<br />

735. Innato e superiore ad ogni regola<br />

736. Che il Cielo concesse a voi come maestro<br />

737. E con il quale improntò a voi le superbe menti,<br />

738. Affinchè possano superare<br />

739. La paludosa nebbia del confine umano<br />

740. E, come abitatrici del puro Cielo,<br />

741. Discernere infallibilmente il Bello e il Vero?<br />

742. Perciò, come più ti piace, critica<br />

743. Non meno severo <strong>di</strong> allora, sali in cattedra,<br />

744. Giu<strong>di</strong>cando Raffaello o l’illustre Paolo Caliari,<br />

745. Che con il suo grande nome onora l’A<strong>di</strong>ge;<br />

746. E attribuisci gravemente a famosi pittori<br />

747. Che furono trai primi quadri che non conosci.<br />

748. Ah, se qualcuno è così sfacciato<br />

749. Che osi ridere <strong>di</strong> te, costui paventi<br />

750. Al cospetto della tua augusta maestà,<br />

751. Si volti verso la parete, e mentre prova<br />

752. A smettere <strong>di</strong> ridere, mordendosi le labbra,<br />

753. Per porre freno alle risate importune,<br />

754. Che esplodono spontaneamente, una violenta<br />

755. Convulsione a lui trasformi il viso<br />

756. E lo affoghi con una severa tosse e lo punisca<br />

757. Per la sua temerarietà! Ma tu non pensare<br />

109


758. Ch’altri ar<strong>di</strong>sca <strong>di</strong> te rider giammai;<br />

759. E mai sempre imperterrito deci<strong>di</strong>.<br />

760. Or giunta è alfin del dotto pettin l’opra:<br />

761. E il maestro elegante intorno spande<br />

762. Da la man scossa polveroso nembo,<br />

763. Onde a te innanzi tempo il crine imbianchi.<br />

764. D’orribil piato risonar s’u<strong>di</strong>o<br />

765. Già la corte d’Amore. I tar<strong>di</strong> vegli<br />

766. Grinzuti osàr co’ giovani nipoti<br />

767. Contendere <strong>di</strong> grado in faccia al soglio<br />

768. Del comune lor <strong>di</strong>o. Rise la fresca<br />

769. Gioventude animosa; e d’agri motti<br />

770. Libera punse la senil baldanza.<br />

771. Gran tumulto nascea, se non che Amore<br />

772. Ch’ogni <strong>di</strong>seguaglianza o<strong>di</strong>a in sua corte<br />

773. A spegner mosse i perigliosi sdegni:<br />

774. E a quei che militando incanutiro<br />

775. Suoi servi apprese a simular con arte<br />

776. I duo bei fior che in giovanile gota<br />

777. Educa e nudre <strong>di</strong> sua man natura:<br />

778. In<strong>di</strong> fe’ cenno; e in un balen fur visti<br />

779. Mille alati ministri alto volando<br />

780. Scoter lor piume, onde fioccò leggera<br />

781. Can<strong>di</strong>da polve che a posar poi venne<br />

782. Su le giovani chiome; e in bianco volse<br />

783. E il biondo e il nero e l’o<strong>di</strong>ato rosso.<br />

784. L’occhio così nell’amorosa reggia<br />

785. Più non <strong>di</strong>stinse le due opposte eta<strong>di</strong>:<br />

786. E solo vi restò giu<strong>di</strong>ce il tatto.<br />

787. Tu pertanto o signor tu che se’ il primo<br />

788. Fregio ed onor dell’Acidalio regno<br />

789. I sacri usi ne serba. Ecco che sparsa<br />

790. Già da provvida man la bianca polve<br />

791. In piccolo stanzin con l’aere pugna,<br />

792. E de gli atomi suoi tutto riempie<br />

793. Egualmente <strong>di</strong>visa. Or ti fa core,<br />

794. E in seno a quella vorticosa nebbia<br />

795. Animoso ti avventa. Oh bravo! oh forte!<br />

796. Tale il grand’avo tuo tra il fumo e il foco<br />

797. Orribile <strong>di</strong> Marte furiando<br />

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758. Che qualcuno osi ridere <strong>di</strong> te,<br />

759. E sempre intrepido deci<strong>di</strong>!<br />

760. È giunta alla fine l’opera dell’esperto pettine:<br />

761. E il parrucchiere elegantemente sparge intorno,<br />

762. Scuotendola dalla mano, La cipria,<br />

763. Che prima del tempo ti imbianca i capelli.<br />

764. Si sentì risuonare <strong>di</strong> una grande lite<br />

765. La corte d’Amore. I tar<strong>di</strong> vecchi<br />

766. Rugosi osarono litigare con i giovani nipoti<br />

767. Sull’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> precedenza <strong>di</strong> fronte al trono<br />

768. Dell’Amore, loro <strong>di</strong>o. Rise la fresca<br />

769. Gioventù animosa e <strong>di</strong> acerbe frecce<br />

770. Liberamente punse la sicurezza dei vecchi.<br />

771. Sarebbe scaturita una grande zuffa, se non che Amore,<br />

772. Che rifiuta ogni <strong>di</strong>versità nella sua corte,<br />

773. Si accinse a quietare le ire pericolose:<br />

774. E a quei suoi servitori che invecchiarono, seguendo<br />

775. Fedelmente le leggi amorose, insegnò a simulare con i cosmetici<br />

776. <strong>Il</strong> giglio e la rosa, cioè il naturale colore delle guance<br />

777. Che fa sorgere e genera dalla sua mano la Natura:<br />

778. Poi fece cenno e in un momento si videro<br />

779. Mille Amorini, volando in alto,<br />

780. Scuotere le loro piume, dove fioccò leggera<br />

781. La cipria che si andò a posare<br />

782. Sulle giovani chiome, e trasformò in bianco<br />

783. <strong>Il</strong> biondo, il nero e l’o<strong>di</strong>ato colore rosso.<br />

784. L’occhio così, nel regno <strong>di</strong> Venere e <strong>di</strong> Amore,<br />

785. Non riuscì più a <strong>di</strong>stinguere le due età opposte<br />

786. E solo il tatto rimase arbitro.<br />

787. Tu perciò, o Signore, tu che sei il primo<br />

788. Onore e vanto per il regno <strong>di</strong> Venere,<br />

789. Conservane le sacre consuetu<strong>di</strong>ni. Ed ecco che sparsa<br />

790. Già dall’attenta mano, la cipria<br />

791. Nella piccola stanza con l’aria combatte,<br />

792. E delle sue particelle riempie tutto<br />

793. Equamente <strong>di</strong>visa. Ora rincuorati<br />

794. E in seno alla nebbia che si aggira per l’aria<br />

795. Coraggioso avventati. Oh bravo! Oh forte!<br />

796. Similmente il tuo antenato, tra il fumo ed il fuoco delle battaglie,<br />

797. Orribili <strong>di</strong> Marte, infuriando<br />

110


798. Gittossi allor che i palitanti Lari<br />

799. De la patria <strong>di</strong>fese, e ruppe e in fuga<br />

800. Mise l’oste feroce. Ei non<strong>di</strong>meno<br />

801. Fuligginoso il volto e d’atro sangue<br />

802. Asperso e <strong>di</strong> sudore e co’ capelli<br />

803. Stracciati ed irti de la mischia uscio<br />

804. Spettacol fero a i citta<strong>di</strong>ni stessi<br />

805. Per sua man salvi; ove tu, assai più vago<br />

806. E leggiadro a vederse in bianca spoglia<br />

807. Scenderai quin<strong>di</strong> a poco a bear gli occhi<br />

808. De la cara tua patria a cui dell’avo<br />

809. <strong>Il</strong> forte braccio e il viso almo celeste sia<br />

810. Del nipote dovean portar salute.<br />

811. Non ve<strong>di</strong> omai qual con solerte mano<br />

812. Rechin <strong>di</strong> vesti a te pubblico arredo<br />

813. I damigelli tuoi? Rodano e Senna<br />

814. Le tesserono a gara; e qui cucille<br />

815. Opulento sartor cui su lo scudo<br />

816. Serpe intrecciato a forbici eleganti<br />

817. <strong>Il</strong> titol <strong>di</strong> monsù: nè sol dà leggi<br />

818. A la materia la stagion <strong>di</strong>verse,<br />

819. Ma qual più si conviene al giorno e all’ora<br />

820. Varj sono il lavoro e la ricchezza.<br />

821. Vieni o fior de gli eroi vieni; e qual suole<br />

822. Nel più dubbio de’ casi alto monarca<br />

823. Avanti al trono suo convocar lento<br />

824. Di satrapi concilio a cui nell’ampia<br />

825. Calvizie de la fronte il senno appare;<br />

826. Tal <strong>di</strong> limpi<strong>di</strong> spegli a un cerchio in mezzo<br />

827. Grave t’assi<strong>di</strong>, e lor sentenza ascolta.<br />

828. Un giacendo al tuo piè mostri qual deggia<br />

829. Liscia e piana salir su per le gambe<br />

830. La docil calza: un sia presente al volto,<br />

831. Un <strong>di</strong>etro al capo: e la percossa luce<br />

832. Quinci e quin<strong>di</strong> tornando, a un tempo solo<br />

833. Tutto al giu<strong>di</strong>zio de’ tuoi guar<strong>di</strong> esponga<br />

834. L’apparato dell’arte. Intanto i servi<br />

835. A te su<strong>di</strong>no intorno; e qual piegate<br />

836. Le ginocchia in sul suol prono ti stringa<br />

837. <strong>Il</strong> molle piè <strong>di</strong> luci<strong>di</strong> fermagli;<br />

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798. Si gettò, quando gli ansiosi Lari<br />

799. Della Patria <strong>di</strong>fese, e sbaragliò e mise in fuga<br />

800. L’esercito nemico feroce. E lui, non<strong>di</strong>meno<br />

801. Sporco e annerito dal fumo e intriso <strong>di</strong> sangue<br />

802. Scuro e <strong>di</strong> sudore, e con i capelli<br />

803. irti e stracciati uscì dalla mischia,<br />

804. visione spaventosa agli stessi concitta<strong>di</strong>ni<br />

805. per sua opera salvi, mentre tu, molto più bello<br />

806. e dotato <strong>di</strong> grazia a vedersi, vestito <strong>di</strong> bianco,<br />

807. Scenderai fra breve a compiacere gli occhi<br />

808. Della tua cara Patria, a cui la forza fisica<br />

809. Dell’antenato e il viso eccelso e <strong>di</strong>vino<br />

810. Del nipote devono portare salvezza e sicurezza.<br />

811. Non ve<strong>di</strong> ormai come con la solerte mano<br />

812. Cerchino <strong>di</strong> vestirti con un abbigliamento pubblico<br />

813. I tuoi damigelli? Rodano e Senna<br />

814. Le tesserono, gareggiando tra loro; e qui le cucì<br />

815. Un sarto <strong>di</strong> grido, al quale sull’insegna<br />

816. Fa pompa, intrecciato ad eleganti forbici,<br />

817. <strong>Il</strong> titolo francese <strong>di</strong> monsù: né solo con le stagioni<br />

818. Le stesse caratteristiche degli abiti variano,<br />

819. Ma variano per lavoro e per ricchezza<br />

820. Anche col variare dei giorni e delle ore.<br />

821. Vieni, o giovinetto eroe, vieni: e come suole<br />

822. Nel più dubbioso dei casi l’alto re<br />

823. Entrare lentamente davanti al trono<br />

824. Nel concilio dei consiglieri, ai quali<br />

825. Nell’ampia calvizie della fronte appare il senno,<br />

826. Così dai limpi<strong>di</strong> specchi, in mezzo ai cerchi,<br />

827. Austeramente sie<strong>di</strong>ti e ascolta le loro parole.<br />

828. Uno, giacendo al tuo piede, mostra come debba<br />

829. Liscia e piana salire su per le gambe<br />

830. La dolce calza; uno sia presente davanti al tuo volto;<br />

831. L’altro <strong>di</strong>etro al capo, e la luce riflessa<br />

832. Di qui e <strong>di</strong> là tornando, contemporaneamente<br />

833. Esponga al giu<strong>di</strong>zio dei tuoi sguar<strong>di</strong><br />

834. Tutto l’apparato dell’arte. Intanto i servi<br />

835. A te su<strong>di</strong>no intorno, ed uno, curvando<br />

836. Verso terra le ginocchia, prono ti stringa<br />

837. <strong>Il</strong> leggero piede con luci<strong>di</strong> fermagli,<br />

111


838. E qual del biondo crin che i no<strong>di</strong> eccede<br />

839. Su le schiene ondeggiante in negro velo<br />

840. I tesori raccoglia; e qual già pronto<br />

841. Venga spiegando la nettarea veste.<br />

842. Fortunato garzone a cui la moda<br />

843. In fiorài canestri e <strong>di</strong> vermiglia<br />

844. Seta coperti preparò tal copia<br />

845. D’ornamenti e <strong>di</strong> pompe! Ella pur ieri<br />

846. A te dono ne Feo. La notte intera<br />

847. Faticaron per te cent’aghi e cento;<br />

848. E <strong>di</strong> percossi e ripercossi ferri<br />

849. Per le tacite case andò il rimbombo:<br />

850. Ma non in van poi che <strong>di</strong> novo fasto<br />

851. Oggi superbo nel bel mondo andrai;<br />

852. E per entro l’invi<strong>di</strong>a e lo stupore<br />

853. Passerai de’ tuoi pari eguale a un <strong>di</strong>o<br />

854. Folto bisbiglio sollevando intorno.<br />

855. Figlie de la memoria inclite suore<br />

856. Che invocate scendendo i feri nomi<br />

857. De le squadre <strong>di</strong>verse e de gli eroi<br />

858. Annoveraste a i gran<strong>di</strong> che cantàro<br />

859. Achille Enea e il non minor Buglione,<br />

860. Or m’è d’uopo <strong>di</strong> voi. Tropp’ardua impresa<br />

861. E insuperabil senza vostr’aita<br />

862. Fia ricordare al mio signor <strong>di</strong> quanti<br />

863. Leggiadri arnesi graverà sue vesti<br />

864. Pria che <strong>di</strong> sè nel mondo esca a far pompa.<br />

865. Ma qual <strong>di</strong> tanti e sì leggiadri arnesi<br />

866. Sì felice sarà che innanzi a gli altri<br />

867. Signor venga a formar tua nobil soma?<br />

868. Tutti importan del pari. Ecco l’astuccio<br />

869. Di pelli rilucenti ornato e d’oro<br />

870. Sdegnar la turba, e gli occhi tuoi primiero<br />

871. Occupar <strong>di</strong> sua mole. Esso a cent’usi<br />

872. Opportuno si vanta: e ad esso in grembo<br />

873. Atta a gli orecchi a i denti a i peli all’ugne<br />

874. Vien forbita famiglia. A i primi onori<br />

875. Seco s’affretta d’odorifer’onda<br />

876. Pieno cristal che a la tua vita in forse<br />

877. Doni conforto allor che il vulgo ar<strong>di</strong>sca<br />

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838. E uno del biondo capello, che eccede ai no<strong>di</strong><br />

839. Sulla schiena ondeggiante con un velo nero,<br />

840. Raccolga i tesori, ed uno già pronto<br />

841. Venga spiegando la veste profumata.<br />

842. Fortunato giovane, a cui la moda<br />

843. Preparò tanta abbondanza<br />

844. Di canestri fioriti, <strong>di</strong> rossa seta,<br />

845. Di ornamenti e <strong>di</strong> pompe! Ella solo ieri<br />

846. Te ne fece dono. Tutta la notte<br />

847. Si affaticarono per te cento e cento aghi<br />

848. E del ferro da stiro, passato e ripassato,<br />

849. Per la silenziosa casa si udì il rimbombo;<br />

850. Ma non inutilmente, perché <strong>di</strong> nuovo fasto<br />

851. Oggi superbo tu andrai nel meraviglioso mondo;<br />

852. E passerai attraverso l’invi<strong>di</strong>a e lo stupore<br />

853. Dei tuoi simili, uguale a un <strong>di</strong>o,<br />

854. Sollevando bisbigli tutt’intorno.<br />

855. Oh Muse, figlie <strong>di</strong> Mnemosine, famose sorelle,<br />

856. Che scendendo invocate, i coraggiosi nomi<br />

857. Delle <strong>di</strong>verse schiere e degli eroi,<br />

858. Ricordaste ai gran<strong>di</strong> che cantarono<br />

859. Le imprese <strong>di</strong> Achille <strong>di</strong> Enea e <strong>di</strong> Goffredo <strong>di</strong> Buglione,<br />

860. ho bisogno del vostro aiuto. Sarà troppo <strong>di</strong>fficile<br />

861. Ed insuperabile impresa, senza il vostro aiuto,<br />

862. Ricordare al mio Signore<br />

863. Di quanti gingilli graverà le sue vesti,<br />

864. Prima che esca a farsi notare nel “mondo”.<br />

865. Ma quale strumento fra tanti e così fini<br />

866. Sarà così fortunato, o Signore, da venire a costituire<br />

867. <strong>Il</strong> tuo nobile bagaglio <strong>di</strong> accessori?<br />

868. Tutti hanno la stessa importanza. Ecco l’astuccio<br />

869. Ornato <strong>di</strong> pelli lucenti d’oro.<br />

870. <strong>Il</strong> popolo non gli dà nessuna importanza, ma esso per primo<br />

871. Ha colpito con la sua forma i tuoi occhi.<br />

872. Appare adatto ad infiniti usi: nel suo interno c’è<br />

873. Una serie <strong>di</strong> ferretti levigati per la toeletta delle orecchie,<br />

874. Dei peli e delle unghie gareggia con questo per importanza primaria<br />

875. Una boccetta <strong>di</strong> cristallo colma <strong>di</strong> acqua odorosa<br />

876. La quale può eventualmente portare sollievo alla tua vita<br />

877. Messa in pericolo (per un minacciato svenimento) quando i popolani,<br />

112


878. Troppo accosto vibrar da la vil salma<br />

879. Fasti<strong>di</strong>osi effiuvj a le tue nari.<br />

880. Nè men pronto <strong>di</strong> quello e all’uopo stesso<br />

881. L’imitante un cuscin purpureo drappo<br />

882. Reca turgido il sen d’erbe odorate<br />

883. Che l’aprica montagna in tuo favore<br />

884. Al possente meriggio educa e scalda.<br />

885. Ecco vien poi da cristallina rupe<br />

886. Tolto nobil vasello. In<strong>di</strong> traluce<br />

887. Prezioso confetto ove a gli aromi<br />

888. Stimolanti s’unì l’ambra o la terra<br />

889. Che il Giappon manda a profumar de’ gran<strong>di</strong><br />

890. L’etereo fiato, o quel che il Caramano<br />

891. Fa gemer latte dall’inciso capo<br />

892. De’ papaveri suoi; perchè se mai<br />

893. Non ben felice amor l’alma t’attrista,<br />

894. Lene serpendo per li membri acquete<br />

895. A te gli spirti, e ne la mente induca<br />

896. Lieta stupi<strong>di</strong>tà che mille adune<br />

897. Imagin dolci e al tuo desio conformi.<br />

898. A tanto arredo il cannocchial succeda<br />

899. E la chiusa tra l’oro Anglica lente.<br />

900. Quel notturno favor ti presti allora<br />

901. Che al teatro t’assi<strong>di</strong>, e t’avvicini<br />

902. O i piè leggeri o le canore labbra<br />

903. Da la scena remota; o con maligno<br />

904. Guardo dell’alte vai logge spiando<br />

905. Le abitate tenèbre; o miri altronde<br />

906. Gli ognor nascenti e moribon<strong>di</strong> amori<br />

907. De le tenere dame, onde s’appresti<br />

908. All’eloquenza tua nel <strong>di</strong> venturo<br />

909. Lunga e grave materia. A te la lente<br />

910. Nel giorno assista; e de gli sguar<strong>di</strong> tuoi<br />

911. Economa presieda; e si li parta<br />

912. Che il mirato da te vada superbo,<br />

913. Nè i mal visti accusarte osin giammai.<br />

914. La lente ancor su l’occhio tuo sedendo<br />

915. Irrefragabil giu<strong>di</strong>ce condanni<br />

916. O approvi <strong>di</strong> Palla<strong>di</strong>o i muri e gli archi<br />

917. O <strong>di</strong> Tizian le tele: essa a le vesti<br />

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878. Troppo vicini a te, osino emettere dal loro volgare corpo<br />

879. Insopportabili zaffate <strong>di</strong> puzzo.<br />

880. Ugualmente a portata <strong>di</strong> mano nella stessa circostanza<br />

881. Una stoffa <strong>di</strong> porpora imbottita a forma <strong>di</strong> cuscino<br />

882. Ha il suo interno rigonfio d’erbe odorose<br />

883. Che la montagna soleggiata fa crescere e riscalda per te<br />

884. Durante le calde ore pomeri<strong>di</strong>ane.<br />

885. Ecco viene ricavato dal cristallo <strong>di</strong> rocca<br />

886. Un prestigioso vasetto, attraverso il quale traspare<br />

887. Una preziosa pasticca in cui ad aromi piacevoli<br />

888. Si unì l’ambra o il catù,<br />

889. Che il Giappone invia per rendere profumato il fiato<br />

890. Puro delle persone potenti; o quella sostanza (l’oppio)<br />

891. Che gli abitanti dell’Asia minore <strong>di</strong>stillano come lattice<br />

892. Dalle capsule del papavero dopo averle incise;<br />

893. Perché se un amore non del tutto sod<strong>di</strong>sfacente ti rattrista l’anima,<br />

894. L’oppio insinuandosi dolcemente per le membra,<br />

895. Ti plachi l’agitazione, e infonda<br />

896. Nella mente un piacevole stor<strong>di</strong>mento<br />

897. Che ti procuri mille visioni dolci e rispondenti al tuo desiderio.<br />

898. Segua a così importante suppellettile il cannocchiale<br />

899. E l’occhialetto con montatura in oro e lente <strong>di</strong> marca inglese.<br />

900. <strong>Il</strong> cannocchiale ti sia d’aiuto <strong>di</strong> notte,<br />

901. Allorché ti sie<strong>di</strong> a teatro e ti permetta <strong>di</strong> poter vedere vicini dal<br />

902. Lontano palco i pie<strong>di</strong> leggiadri delle danzatrici o le labbra dei cantanti<br />

903. O quando vai spiando con lo sguardo malizioso<br />

904. L’oscurità delle logge più alte,<br />

905. Che nascondono gli spettatori; o quando tu spii da un’altra parte<br />

906. Gli amori delle dame dal cuore tenero<br />

907. Che facilmente nascono e muoiono<br />

908. Da cui ti prepari materia infinita e importante<br />

909. Per i tuoi pettegolezzi nel giorno seguente.<br />

910. Ti aiuti l’occhialetto, sia saggio amministratore dei tuoi sguar<strong>di</strong><br />

911. E così li spartisca che<br />

912. La persona osservata da te ne sia orgogliosa,<br />

913. Né coloro che fai finta <strong>di</strong> non vedere osino mai fartene un’accusa.<br />

914. L’occhialetto stando ancora sul tuo occhio,<br />

915. Giu<strong>di</strong>ce inesorabile, condanni<br />

916. O approvi le costruzioni dell’architetto Palla<strong>di</strong>o<br />

917. O i quadri <strong>di</strong> Tiziano, con grande selezione<br />

113


918. A i libri a i volti feminili applauda<br />

919. Severa o li <strong>di</strong>spregi: e chi del senso<br />

920. Comun sì privo fia che insorger osi<br />

921. Contro al sentenziar de la tua lente?<br />

922. Non per questa però sdegna o signore<br />

923. Giunto a lo speglio in Gallico sermone<br />

924. <strong>Il</strong> vezzoso giornal, non le notate<br />

925. Eburnee tavolette a guardar preste<br />

926. Tuoi sublimi pensier fin ch’abbian luce<br />

927. Doman tra i belli spirti; e non isdegna<br />

928. La picciola guaina ove al tuo cenno<br />

929. Mille ognora stan pronti argentei spilli.<br />

930. Oh quante volte a cavalier sagace<br />

931. Ho vedut’io le man render beate<br />

932. Uno apprestato a tempo unico spillo!<br />

933. Ma dove ahi dove inonorato e solo<br />

934. Lasci ‘1 coltello a cui l’oro e l’acciaro<br />

935. Donàr gemma lama, e a cui la madre<br />

936. De la gemma più bella d’Anfitrite<br />

937. Diè manico elegante, onde il colore<br />

938. Con dolce variar l’iride imìta?<br />

939. Verrà il tempo verrà che ne’ superbi<br />

940. Convivj ognaltro avanzerai per fama<br />

941. D’esimio trinciatore; e i plausi e i gri<strong>di</strong><br />

942. De’ tuoi gran pari ecciterai qualora,<br />

943. Pollo o fagian con le forcine in alto<br />

944. Sospeso, a un colpo il priverai dell’anca<br />

945. Mirabilmente. Or qual più resta omai<br />

946. Onde colmar tue tasche inclito ingombro?<br />

947. Ecco a molti colori oro <strong>di</strong>stinto,<br />

948. Ecco nobil testuggine su cui<br />

949. Voluttuose imagini lo sguardo<br />

950. Invitan de gli eroi. Copia squisita<br />

951. Di fumido rapè quivi è serbata<br />

952. E <strong>di</strong> spagna oleoso, onde lontana<br />

953. Pur come suol fasti<strong>di</strong>oso insetto<br />

954. Da te fugga la noia. Ecco che smaglia<br />

955. Cupido a te <strong>di</strong> circondar le <strong>di</strong>ta<br />

956. Vivo splendor <strong>di</strong> preziose anella.<br />

957. Ami la pietra ove si stanno ignude<br />

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918. L’occhialetto approvi gli abiti, i libri e i volti femminili<br />

919. O li <strong>di</strong>sprezzi: e chi sarà così privo <strong>di</strong> senso<br />

920. Comune da osare insorgere<br />

921. Contro il parere del tuo occhialetto?<br />

922. Per questo non <strong>di</strong>sprezzare insieme con lo specchio,<br />

923. <strong>Il</strong> giornale <strong>di</strong> moda o <strong>di</strong> notizie galanti,<br />

924. Scritto in Francese, non il taccuino<br />

925. Da annotare, ricoperto da avorio,<br />

926. Pronto a custo<strong>di</strong>re i tuoi sublimi pensieri<br />

927. Finché essi siano fatti conoscere<br />

928. Domani tra le persone <strong>di</strong> bello spirito e non sdegnare<br />

929. <strong>Il</strong> piccolo astuccio dove al tuo cenno<br />

930. Stanno pronti sempre mille spilli d’argento.<br />

931. Oh quante volte ho visto uno spillo<br />

932. Anche solo per rendere beato un cavaliere nell’atto da puntarlo<br />

933. Con le proprie mani all’abito della donna!<br />

934. Ma ahimè, dove, dove lasci solo,<br />

935. Senza considerazione il coltello a serramanico d’acciaio<br />

936. Dorato a doppia lama, a cui la madreperla<br />

937. Fornì un manico elegante, dal colore iridescente.<br />

938. Verrà il tempo … verrà che durante i fastosi<br />

939. Banchetti, supererai tutti per la fama<br />

940. Di abilissimo tagliatore <strong>di</strong> carni<br />

941. E susciterai gli applausi o le urla<br />

942. Dei tuoi compagni <strong>di</strong> apri rango, quando<br />

943. Con un sol colpo, avendo sollevato con la forchetta pollo o fagiano<br />

944. Gli taglierai una coscia, in maniera straor<strong>di</strong>naria.<br />

945. Ora quale prestigioso oggetto, ingombrante, resta ormai<br />

946. Con cui riempire la tua tasca?<br />

947. Ecco una tabacchiera d’oro smaltato a vari colori<br />

948. Eccone una <strong>di</strong> tartaruga su cui<br />

949. Sono riprodotte figure erotiche<br />

950. Che colpiscono lo sguardo degli esseri superiori.<br />

951. Qui è conservato in abbondanza tabacco da naso grattugiato<br />

952. Che produce fumo e quello grasso oppure fortemente profumato<br />

953. Di Spagna, per mezzo dei quali la noia fugge lontana<br />

954. Così come è solito un fasti<strong>di</strong>oso insetto.<br />

955. Ed ecco che vivo splendore <strong>di</strong> preziosi anelli<br />

956. Brilla desideroso <strong>di</strong> circondarti le <strong>di</strong>ta.<br />

957. Ami la pietra cammeo dove stanno scolpite nude<br />

114


958. Sculte le Grazie, e che il Giudeo ti fece<br />

959. Creder opra d’Argivi allor ch’ei chiese<br />

960. Tanto tesoro, e d’eru<strong>di</strong>to il nome<br />

961. Ti comparti prostrandosi a’ tuoi pie<strong>di</strong>?<br />

962. Vuoi tu i lieti rubini? O più t’aggrada<br />

963. Sceglier quest’oggi l’In<strong>di</strong>co adamante<br />

964. Là dove il lusso incantator costrinse<br />

965. La fatica e il sudor <strong>di</strong> cento buoi<br />

966. Che pria vagando per le tue campagne<br />

967. Facean sotto a i lor piè nascere i beni?<br />

968. Pren<strong>di</strong> o tutti o qual vuoi; ma l’aureo cerchio<br />

969. Che sculto intorno è d’amorosi motti<br />

970. Ognor teco si vegga, e il minor <strong>di</strong>to<br />

971. Premati alquanto, e sovvenir ti faccia<br />

972. Dell’altrui fida sposa a cui se’ caro.<br />

973. Vengane alfin de gli orioi gemmati<br />

974. Venga il duplice pondo; e a te de l’ore<br />

975. Che all’alte imprese <strong>di</strong>spensar conviene<br />

976. Faccia rigida prova. Ohimè che vago<br />

977. Arsenal minutissimo <strong>di</strong> cose<br />

978. Ciondola quin<strong>di</strong>, e ripercosso insieme<br />

979. Molce con soavissimo tintinno!<br />

980. Ma v’hai tu il meglio? Ah si che i miei precetti<br />

981. Sagace prevenisti. Ecco risplende<br />

982. Chiuso in breve cristallo il dolce pegno<br />

983. Di fortunato amor: lungi o profani,<br />

984. Chè a voi tant’oltre penetrar non lice.<br />

985. Compiuto è il gran lavoro. O<strong>di</strong> Signore<br />

986. Sonar già intorno la ferrata zampa<br />

987. De’ superbi corsier che irrequieti<br />

988. Ne’ grand’atrj sospinge arretra e volge<br />

989. La <strong>di</strong>sciplina dell’ar<strong>di</strong>to auriga.<br />

990. Sorgi e t’appresta a render bal<strong>di</strong> e lieti<br />

991. Del tuo nobile incarco i bruti ancora.<br />

992. Ma a possente signor scender non lice<br />

993. Da le stanze superne infin che al gelo<br />

994. O al meriggio non abbia il cocchier stanco<br />

995. Durato un pezzo, onde l’uom servo intenda<br />

996. Per quanto immensa via natura il parta<br />

997. Dal suo signore. Or dunque i miei precetti<br />

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958. Le Grazie che il mercante ebreo ti fece<br />

959. Credere opera greca antica, quando ti chiese<br />

960. Una somma esagerata e ti attribuisce la fama <strong>di</strong> eru<strong>di</strong>to,<br />

961. Genuflettendosi ai tuoi pie<strong>di</strong>?<br />

962. Desideri i rubini che portano gioia? Oppure oggi ti piace<br />

963. Più scegliere il <strong>di</strong>amante delle In<strong>di</strong>e orientali,<br />

964. Laddove il lusso ammaliatore costrinse<br />

965. La sudata fatica <strong>di</strong> innumerevoli buoi,<br />

966. I quali prima facevano nascere ricchezza sotto i loro pie<strong>di</strong>,<br />

967. Vagando per le tue campagne?<br />

968. Pren<strong>di</strong>li tutti, o quel che vuoi, ma portati sempre visibile<br />

969. La veretta d’oro che ha incise nella sua circonferenza parole d’amore,<br />

970. E ti stringe alquanto il mignolo,<br />

971. E ti faccia ricordare<br />

972. La sposa fedele <strong>di</strong> un altro, a cui tu sei caro.<br />

973. Seguono infine gli orologi tempestati <strong>di</strong> gemme:<br />

974. Venga il duplice peso e faccia una severa selezione<br />

975. Delle ore che ti conviene de<strong>di</strong>care<br />

976. Alle gloriose imprese, ohimé, che bell’arsenale<br />

977. Di gingilli, oscilla da questo istante<br />

978. E, scontrandosi insieme,<br />

979. Raddolcisce l’animo con un leggiadro tintinnio!<br />

980. Ma hai tu il meglio? Ah sì, che previdente<br />

981. Anticipasti i miei insegnamenti. Ecco il dolce pegno<br />

982. Di un fortunato amore risplende chiuso in sottile cristallo:<br />

983. Tenetevi lontani o profani<br />

984. Perché a voi non è lecito penetrare tanto oltre.<br />

985. È stata già compiuta la grande opera <strong>di</strong> vestizione.<br />

986. Ecco già risuonano intorno le zampe,<br />

987. Che sono state ferrate, degli splen<strong>di</strong><strong>di</strong> cavalli da corsa<br />

988. Che il coraggioso cocchiere tiene a freno nella loro<br />

irrequietezza<br />

989. Sospingendoli, facendoli arretrare e volgendoli nel cortile del palazzo.<br />

990. Alzati, dunque, accingiti a rendere gli animali<br />

991. Sicuri e felici col tuo nobile peso.<br />

992. Ma al signore che va al potere non è consentito scendere<br />

993. Dalle stanze dei piani alti finché il cocchiere<br />

994. Ormai stanco non abbia resistito a lungo al gelo<br />

995. O al caldo del mezzogiorno, motivo per cui il servitore capisca<br />

996. L’enorme <strong>di</strong>fferenza frapposta tra lui e il signore dalla Natura.<br />

997. Ora dunque io proseguirò i miei insegnamenti<br />

115


998. Io seguirò, chè varie al tuo mattino<br />

999. Portar dee cure il variar de’ giorni:<br />

1000. Tu dolce intanto prenderai solazzo<br />

1001. Ad agitar fra le tranquille <strong>di</strong>ta<br />

1002. Dell’oriolo i ciondoli vezzosi.<br />

1003. Signore al ciel non è cosa più cara<br />

1004. Di tua salute: e troppo a noi mortali<br />

1005. E’ il viver de’ tuoi pari util tesoro.<br />

1006. Uopo è talor che da gli egregi affanni<br />

1007. T’allevj alquanto, e con pietosa mano<br />

1008. <strong>Il</strong> teso per gran tempo arco rallente.<br />

1009. Tu dunque allor che placida mattina<br />

1010. Vestita riderà d’un bel sereno<br />

1011. Esci pedestre, e le abbattute membra<br />

1012. All’aura salutar snoda e rinfranca.<br />

1013. Di nobil cuoio a te la gamba calzi<br />

1014. Purpureo stivaletto, onde giammai<br />

1015. Non profanin tuo piè la polve o il limo<br />

1016. Che l’uom calpesta. A te s’avvolga intorno<br />

1017. Veste leggiadra che sul fianco sciolta<br />

1018. Sventoli andando; e le formose braccia<br />

1019. Stringa in maniche anguste a cui vermiglio<br />

1020. O cilestro ermesino orni gli estremi<br />

1021. Del bel color che l’elitropio tigne<br />

1022. O pur d’oriental can<strong>di</strong>do bisso<br />

1023. Voluminosa benda in<strong>di</strong> a te fasci<br />

1024. La snella gola. E il crin... Ma il crin signore<br />

1025. Forma non abbia ancor da la man dotta<br />

1026. Dell’artefice suo; chè troppo fora,<br />

1027. Ahi troppo grave error lasciar tant’opra<br />

1028. De le licenziose aure in balia.<br />

1029. Nè senz’arte però vada negletto<br />

1030. Su gli omeri a cader; ma o che natura<br />

1031. A te il nodrisca; o che da ignote fronti<br />

1032. <strong>Il</strong> più famoso parrucchier lo involi,<br />

1033. E lo adatti al tuo capo, in sul tuo capo<br />

1034. Ripiegato l’afferri e lo sospenda<br />

1035. Con testugginei denti il pettin curvo.<br />

1036. Ampio cappello alfin che il <strong>di</strong>sco agguagli<br />

1037. Del gran lume Febeo tutto ti copra,<br />

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998. Perché il variare dei giorni<br />

999. Diversifica le tue occupazioni mattutine:<br />

1000. Tu intanto ti <strong>di</strong>vertirai piacevolmente<br />

1001. Ad agitare tra le <strong>di</strong>ta con tranquillità<br />

1002. I ciondoli leggiadri dell’orologio.<br />

1003. O Signore, non esiste cosa più gra<strong>di</strong>ta<br />

1004. Al Cielo che la tua salute e il vivere <strong>di</strong> quelli a te pari<br />

1005. È un tesoro troppo utile per noi mortali.<br />

1006. È necessario che io ti sollevi<br />

1007. Assai l’animo delle nobili tue preoccupazioni, e pietoso allenti<br />

1008. Per gran tempo la tensione dell’arco.<br />

1009. Tu dunque, quando la calma mattina<br />

1010. Si annuncerà bella e serena,<br />

1011. Esci a pie<strong>di</strong> per una passeggiata<br />

1012. E sciogli e tonifica le membra fuori esercizio.<br />

1013. Calza uno stivaletto <strong>di</strong> colore purpureo <strong>di</strong> cuoio<br />

1014. Di ottima qualità per cui la polvere<br />

1015. O il fango che l’uomo comune calpesta non offendano mai il tuo piede.<br />

1016. Si <strong>di</strong>sponga intorno alla tua persona<br />

1017. Una pregiata veste che, libera da impe<strong>di</strong>menti sul fianco,<br />

1018. Col camminare si muova al vento e le belle braccia<br />

1019. Servi con strette maniche orlate con bor<strong>di</strong> <strong>di</strong> velluto rosso<br />

1020. O celeste, un fazzoletto molto ampio<br />

1021. Di colore giallo, ricavato dal girasole<br />

1022. O <strong>di</strong> bianco bisso, che viene dall’Oriente,<br />

1023. Poi ti fasci il sottile collo e i capelli.<br />

1024. Ma, Signore, i capelli<br />

1025. Non siano stati ancora acconciati dalla mano esperta<br />

1026. Del parrucchiere, perché sarebbe troppo…<br />

1027. Troppo grave sbaglio esporre un lavoro<br />

1028. Così eccellente alla mercé dell’aria capricciosa.<br />

1029. Né però caschino sulle spalle trascurati senza acconciatura:<br />

1030. Ma sia che i capelli siano tuoi naturali,<br />

1031. O che il più abile parrucchiere abbia formato una parrucca<br />

1032. Con capelli che provengano da una persona a te ignota<br />

1033. E siano stati adattati alla tua testa,<br />

1034. <strong>Il</strong> parrucchiere li pieghi o li fissi<br />

1035. Con i denti <strong>di</strong> pettine ricurvo <strong>di</strong> tartaruga.<br />

1036. Tutto ti copra infatti un ampio cappello<br />

1037. Che uguagli il <strong>di</strong>sco del gran lume <strong>di</strong> Febo Apollo<br />

116


1038. E allo sguardo profan tuo nume asconda.<br />

1039. Poi che così le belle membra ornate<br />

1040. Con artificj negligenti avrai,<br />

1041. Esci soletto a respirar talora<br />

1042. I mattutini fiati: e lieve canna<br />

1043. Brandendo con la man, quasi baleno<br />

1044. Le vie trascorri, e premi ed urta il vulgo<br />

1045. Che s’oppone al tuo corso. In altra guisa<br />

1046. Fora colpa l’uscir; però che andrièno<br />

1047. Mal dal vulgo <strong>di</strong>stinti i primi eroi.<br />

1048. Tal giorno ancora, o d’ogni giorno forse<br />

1049. Fien qualch’ore serbate al molle ferro<br />

1050. Che i peli a te rigermoglianti a pena<br />

1051. D’in su la guancia miete; e par che invidj<br />

1052. Ch’altri fuor che sè solo indaghi o scopra<br />

1053. Unqua il tuo sesso. Arroge a questo il giorno<br />

1054. Che <strong>di</strong> lavacro universal convienti<br />

1055. Terger le vaghe membra. E’ ver che allora<br />

1056. D’esser mortal dubiterai; ma innalza<br />

1057. Tu allor la mente a i gran<strong>di</strong> aviti onori<br />

1058. Che fino a te per secoli cotanti<br />

1059. Misti scesero al chiaro altero sangue;<br />

1060. E il pensier ubbioso al par <strong>di</strong> nebbia<br />

1061. Per lo vasto vedrai aere smarrirsi<br />

1062. A i raggi de la gloria onde t’investi;<br />

1063. E <strong>di</strong> te pago sorgerai qual pria<br />

1064. Gran semideo che a sè solo somiglia.<br />

1065. Fama è così che il dì quinto le Fate<br />

1066. Loro salma immortal vedean coprirsi<br />

1067. Già d’orribili scaglie, e in feda serpe<br />

1068. Volta strisciar sul suolo a sè facendo<br />

1069. De le marcate spire impeto e forza:<br />

1070. Ma il primo sol le rivedea più belle<br />

1071. Far beati gli amanti e a un volger d’occhi<br />

1072. Mescere a voglia lor la terra e il mare.<br />

1073. Assai l’auriga bestemmiò finora<br />

1074. I tuoi nobili indugi: assai la terra<br />

1075. Calpestàro i cavalli. Or via veloce<br />

1076. Reca o servo gentil, reca il cappello<br />

1077. Ch’ornan fulgi<strong>di</strong> no<strong>di</strong>: e tu frattanto<br />

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1038. E nasconda la tua natura <strong>di</strong>vina allo sguardo profano<br />

1039. Dopo che avrai ornata la tua bella persona<br />

1040. Così con <strong>di</strong>ssimulata ricercatezza<br />

1041. Esci tutto solo per respirare qualche volta<br />

1042. L’aria mattutina: impugna saldamente in mano<br />

1043. Un leggero bastone, passa rapidamente<br />

1044. Attraverso le vie in un baleno, e spingi ed urta i popolani,<br />

1045. Che si oppongono al tuo passare.<br />

1046. Ti renderesti reo se, uscendo <strong>di</strong> casa, ti comportassi <strong>di</strong>versamente.<br />

1047. Perché altrimenti gli illustri signori si <strong>di</strong>stinguerebbero male dal popolo,<br />

1048. Un altro giorno o forse qualche ora <strong>di</strong> ogni giorno<br />

1049. Sia riservata al delicato rasoio,<br />

1050. Che ti taglia i peli, i quali iniziano appena a ricrescere<br />

1051. Sulla guancia e sembra che esso non voglia<br />

1052. Che nessun altro tranne lui solo indaghi o scopra<br />

1053. Mai il tuo sesso. Si aggiunga a ciò il giorno<br />

1054. In cui dovrai farti un bagno completo<br />

1055. Per lavare le belle membra. È vero che allora<br />

1056. Potrai dubitare <strong>di</strong> essere mortale; ma de<strong>di</strong>cati<br />

1057. Ai più alti pensieri dei gran<strong>di</strong> onori dei tuoi avi,<br />

1058. Goduti per tanti secoli che furono da te ere<strong>di</strong>tati<br />

1059. Insieme al tuo nobile e sdegnoso sangue<br />

1060. E il pensiero privo <strong>di</strong> fondamento vedrai <strong>di</strong>ssolversi<br />

1061. Come nebbia nella vastità dell’aria.<br />

1062. Ai raggi della gloria, da cui pren<strong>di</strong> solennemente l’investitura<br />

1063. Dei tuoi <strong>di</strong>ritti, ti alzerai sod<strong>di</strong>sfatto <strong>di</strong> te come prima del bagno,<br />

1064. Grande figlio <strong>di</strong> <strong>di</strong>vinità che somiglia solo a se stesso.<br />

1065. Fama è così che il quinto giorno della settimana le Fate<br />

1066. Vedevano coprire i loro corpi<br />

1067. Già <strong>di</strong> orribili scaglie, e mutate<br />

1068. In sozzo serpente strisciavano sul suolo,<br />

1069. Facendo con impeto e forza inarcate spire:<br />

1070. Ma all’alba ritornavano più belle<br />

1071. Facendo <strong>di</strong>ventare beati gli amanti<br />

1072. E riuscivano, a loro piacimento, a nascondere<br />

1073. <strong>Il</strong> mare e la terra.<br />

1074. Assai l’auriga bestemmiò finora le tue<br />

1075. Azioni: i cavalli calpestarono la terra. Ora muoviti velocemente<br />

1076. E porta, o servo gentile, porta il cappello<br />

1077. Che orna gli splen<strong>di</strong><strong>di</strong> capelli e tu intanto,<br />

117


1078. Fero genio <strong>di</strong> Marte a guardar posto<br />

1079. De la stirpe de’ numi il caro fianco,<br />

1080. Al mio giovan eroe cigni la spada<br />

1081. Corta e lieve non già, ma qual richiede<br />

1082. La stagion bellicosa al suol cadente,<br />

1083. E <strong>di</strong> triplice taglio armata e d’else<br />

1084. Immane. Quanto esser può mai sublime<br />

1085. L’annoda pure onde la impugni all’uopo<br />

1086. La destra furibonda in un momento.<br />

1087. Nè <strong>di</strong>sdegnar con le sanguigne <strong>di</strong>ta<br />

1088. Di ripulire ed or<strong>di</strong>nar quel nastro<br />

1089. Onde l’else è superbo. Industre stu<strong>di</strong>o<br />

1090. E’ <strong>di</strong> can<strong>di</strong>da mano. Al mio signore<br />

1091. Dianzi donollo, e gliel appese al brando<br />

1092. L’altrui fida consorte a lui si cara.<br />

1093. Tal del famoso Artù vide la corte<br />

1094. Le infiammate d’amor donzelle ar<strong>di</strong>te<br />

1095. Ornar <strong>di</strong> piume e <strong>di</strong> purpuree fasce<br />

1096. I fatati guerrier; si che poi lieti<br />

1097. Correan mortale ad incontrar periglio<br />

1098. In selve orrende fra i giganti e i mostri.<br />

1099. Volgi o invitto campion, volgi tu pure<br />

1100. <strong>Il</strong> generoso piè dove la bella<br />

1101. E de gli eguali tuoi scelto drappello<br />

1102. Sba<strong>di</strong>gliando t’aspetta all’alte mense.<br />

1103. Vieni, e godendo, nell’uscire il lungo<br />

1104. Or<strong>di</strong>n superbo <strong>di</strong> tue stanze ammira.<br />

1105. Or già siamo all’estreme: alza i bei lumi<br />

1106. A le pendenti tavole vetuste<br />

1107. Che a te de gli avi tuoi serbano ancora<br />

1108. Gli atti e le forme. Quei che in duro dante<br />

1109. Strigne le membra, e cui si grande ingombra<br />

1110. Traforato collar le gran<strong>di</strong> spalle,<br />

1111. Fu <strong>di</strong> macchine autor; cinse d’invitte<br />

1112. Mura i Penati; e da le nere torri<br />

1113. Signoreggiando il mar, verso le aduste<br />

1114. Spiagge la predatrice Africa spinse.<br />

1115. Ve<strong>di</strong> quel magro a cui canuto e raro<br />

1116. Pende il crin da la nuca, e l’altro a cui<br />

1117. Su la guancia pienotta e sopra il mento<br />

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1078. Fiero genio <strong>di</strong> Marte, posto a guardare<br />

1079. <strong>Il</strong> caro fianco tra la stirpe degli dei,<br />

1080. Cingi la spada al mio giovane eroe,<br />

1081. E non corta e leggera, ma come è richiesta<br />

1082. Dalla guerra, lunga fino al suolo<br />

1083. E fatta <strong>di</strong> triplice taglio<br />

1084. E con gran<strong>di</strong> impugnature. Quanto mai può essere sublime<br />

1085. Annodala pure, affinchè possa impugnarla meglio<br />

1086. In un momento la mano destra furibonda.<br />

1087. E non <strong>di</strong>sdegnare dal ripulire la spada con le <strong>di</strong>ta<br />

1088. Sporche <strong>di</strong> sangue,<br />

1089. Dove l’elsa è superba. L’industrioso ingegno<br />

1090. È fatto da una can<strong>di</strong>da mano. La donò al mio Signore<br />

1091. E gliela attaccò alla cinghia<br />

1092. La fida consorte <strong>di</strong> un altro, a lui così cara.<br />

1093. Così la corte del famoso Artù vide<br />

1094. Le ar<strong>di</strong>te fanciulle infiammate d’amore,<br />

1095. Ornare <strong>di</strong> piume e <strong>di</strong> rosse fasce<br />

1096. I gran<strong>di</strong> guerrieri; così che poi<br />

1097. Correvano lieti incontro al pericolo<br />

1098. In boschi spaventosi fra i giganti e i mostri.<br />

1099. Volgi, o mai sconfitto campione, volgi tu pure<br />

1100. <strong>Il</strong> tuo piede generoso, dove la tua donna<br />

1101. E la tua piccola schiera <strong>di</strong> soldati<br />

1102. Ti aspettano alle alte mense.<br />

1103. Vieni e, rallegrandoti nell’uscire, ammira<br />

1104. <strong>Il</strong> lungo e superbo or<strong>di</strong>ne delle tue stanze.<br />

1105. Già siamo alle ultime; si accendono i bei lumi<br />

1106. E le tavole antiche,<br />

1107. Che mantengono ancora gli atti e le forme<br />

1108. Dei tuoi avi. Quello che ha le sue membra<br />

1109. Strette in un duro tessuto, e su cui fa spicco<br />

1110. Un grande collare traforato che copre le spalle,<br />

1111. Fu autore <strong>di</strong> macchine; <strong>di</strong>fese con gran<strong>di</strong> mura gli dei della casa,<br />

1112. E dai torrioni, padroneggiando sul mare,<br />

1113. Spinse verso le aride spiagge<br />

1114. La predatrice popolazione dell’Africa.<br />

1115. Ve<strong>di</strong> quello magro, a cui i capelli pendono dalla nuca<br />

1116. Bianchi e ra<strong>di</strong>; e l’altro sulla cui guancia,<br />

1117. Piana sopra il mento, serpeggiano tre fili <strong>di</strong> barba?<br />

118


1118. Serpe triplice pelo? Ambo s’adornano<br />

1119. Di toga magistral cadente a i pie<strong>di</strong>:<br />

1120. L’uno a Temi fu sacro: entro a’ Licei<br />

1121. La gioventù pellegrinando ei trasse<br />

1122. A gli oracoli suoi; in<strong>di</strong> sedette<br />

1123. Nel senato de’ padri; e le <strong>di</strong>sperse<br />

1124. Leggi raccolte, ne fe’ parte al mondo:<br />

1125. L’altro sacro ad Igeia. Non o<strong>di</strong> ancora<br />

1126. Presso a un secol <strong>di</strong> vita il buon vegliardo<br />

1127. Di lui narrar quel che da’ padri suoi<br />

1128. Nonagenarj udì, com’ei spargesse<br />

1129. Su la plebe infelice oro e salute<br />

1130. Pari a Febo suo nume? Ecco quel grande<br />

1131. A cui si fosco parruccon s’innalza<br />

1132. Sopra la fronte spaziosa; e scende<br />

1133. Di minuti botton serie infinita<br />

1134. Lungo la veste. Ri<strong>di</strong>? Ei novi aperse<br />

1135. Studj a la patria; ei <strong>di</strong> perenne aita<br />

1136. I miseri dotò; portici e vie<br />

1137. Stese per la cittade; e da gli ombrosi<br />

1138. Lor lontani recessi a lei dedusse<br />

1139. Le pure onde salubri, e ne’ quadrivj<br />

1140. E in mezzo a gli ampli fori alto le fece<br />

1141. Salir scherzando a rinfrescar la state<br />

1142. Madre <strong>di</strong> morbi popolari. Oh come<br />

1143. Ar<strong>di</strong> a tal vista <strong>di</strong> beato orgoglio<br />

1144. Magnanimo garzon! Folle! A cui parlo?<br />

1145. Ei già più non m’ascolta: o<strong>di</strong>ò que’ ceffi<br />

1146. <strong>Il</strong> suo guardo gentil: noia lui prese<br />

1147. Di si vieti racconti: e già s’affretta<br />

1148. Giù per le scale impaziente. Ad<strong>di</strong>o<br />

1149. De gli uomini delizia e <strong>di</strong> tua stirpe,<br />

1150. E de la patria tua gloria e sostegno.<br />

1151. Ecco che umili in bipartita schiera<br />

1152. T’accolgono i tuoi servi. Altri già pronto<br />

1153. Via se ne corre ad annunciare al mondo<br />

1154. Che tu vieni a bearlo; altri a le braccia<br />

1155. Timido ti sostien mentre il dorato<br />

1156. Cocchio tu sali, e tacito e severo<br />

1157. Sur un canto ti sdrai. Apriti o vulgo<br />

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1118. Entrambi si adornano<br />

1119. Con una toga da magistrato lunga fino ai pie<strong>di</strong>:<br />

1120. L’uno fu sacro a Temi: passò la gioventù,<br />

1121. Pellegrinando dentro ai Licei e trasse<br />

1122. Ai suoi oracoli le sentenze; poi si sedette<br />

1123. Nel Senato dei padri, e raccolse tutte<br />

1124. Le leggi <strong>di</strong>sperse e ne fece partecipe il mondo.<br />

1125. L’altro fu sacro a Igeia. Non senti ancora<br />

1126. <strong>Il</strong> buon vecchio, vicino ai cento anni, raccontare <strong>di</strong> lui<br />

1127. Quello che udì dai suoi vecchissimi padri,<br />

1128. Cioè come lui spargesse<br />

1129. Sul popolo infelice denari e salute,<br />

1130. Simile al <strong>di</strong>o Febo, suo nume? Ecco quel grande<br />

1131. Al quale il fosco parruccone si innalza<br />

1132. E scende sopra la fronte spaziosa, e lungo la veste<br />

1133. Vi è una serie minuta <strong>di</strong> bottoni! Ri<strong>di</strong>? Egli aprì<br />

1134. I nuovi stu<strong>di</strong> alla Patria<br />

1135. e ai miseri <strong>di</strong>ede<br />

1136. Sempre aiuto; i portici e le vie<br />

1137. Cosparse per la città; e dagli ombrosi<br />

1138. Luoghi appartati a lei condusse<br />

1139. Le pure acque salutari e nelle strade<br />

1140. Ed in mezzo alle gran<strong>di</strong> piazze le fece salire in alto<br />

1141. Per rinfrescare, scherzando, l’estate<br />

1142. Portatrice <strong>di</strong> morbi popolari. Oh come<br />

1143. Ar<strong>di</strong> a tale vista <strong>di</strong> beato orgoglio<br />

1144. O magnanimo garzone! Folle! A chi parlo?<br />

1145. E già più non mi ascolta: lo sguardo gentile<br />

1146. O<strong>di</strong>ò quei ceffi: Egli si annoiò<br />

1147. Di questi racconti, e già si affretta<br />

1148. E scende impaziente le scale. Ad<strong>di</strong>o<br />

1149. O delizia dei tuoi uomini, della tua stirpe,<br />

1150. E della tua Patria gloria e sostegno!<br />

1151. Ecco che i tuoi servi a capo chino<br />

1152. Ti accolgono in una schiera <strong>di</strong>visa in due.<br />

1153. Alcuni servi corrono e vanno ad annunciare<br />

1154. Al mondo che tu vieni a bearlo; altri rispettosi<br />

1155. Ti tengono le braccia, mentre tu<br />

1156. Sali sul cocchio e silenzioso e severo<br />

1157. Ti porgi su un lato. Apriti, o popolo,<br />

119


1158. E ce<strong>di</strong> il passo al trono ove s’asside<br />

1159. <strong>Il</strong> mio signore. Ah te meschin s’ei perde<br />

1160. Un sol per te de’ preziosi istanti!<br />

1161. Temi il non mai da legge o verga o fune<br />

1162. Domabile cocchier: temi le rote<br />

1163. Che già più volte le tue membra<br />

1164. Avvolser seco, e del tuo impuro sangue<br />

1165. Corser macchiate, e il suol <strong>di</strong> lunga striscia<br />

1166. Spettacol miserabile! segnàro.<br />

IL MERIGGIO<br />

1. Ar<strong>di</strong>rò ancor fra i desinari illustri<br />

2. Sul meriggio innoltrarmi umil cantore,<br />

3. Poi che troppa <strong>di</strong> te cura mi punge<br />

4. Signor, ch’io spero un dì veder maestro<br />

5. E <strong>di</strong>ttator <strong>di</strong> graziosi mo<strong>di</strong><br />

6. All’alma gioventù che Italia onora.<br />

7. Tal fra le tazze e i coronati vini<br />

8. Onde all’ospite suo fe’ lieta pompa<br />

9. La punica regina, i canti alzava<br />

10. Jopa crinito; e la regina in tanto<br />

11. Dal bel volto straniero iva beendo<br />

12. L’oblivion del misero Sichèo:<br />

13. E tale, allor che l’orba Itaca in vano<br />

14. Chiedea a Nettun la prole <strong>di</strong> Laerte,<br />

15. Femio s’u<strong>di</strong>a co’ versi e con la cetra<br />

16. La facil mensa rallegrar de’ proci,<br />

17. Cui dell’errante Ulisse i pingui agnelli<br />

18. E i petrosi licori e la consorte<br />

19. Convitavano in folla. Amici or china<br />

20. Giovin Signore al mio cantar gli orecchi,<br />

21. Or che tra nuove Elise e nuovi proci<br />

22. E tra fedeli ancor Penelopèe<br />

23. Ti guidano a la mensa i versi miei.<br />

24. Già dall’alto del cielo il sol fuggendo<br />

25. Verge all’occaso: e i piccoli mortali<br />

26. Dominati dal tempo escon <strong>di</strong> novo<br />

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1158. E fai passare la carrozza dove si trova<br />

1159. <strong>Il</strong> mio Signore. Attento, o meschino, se perde<br />

1160. <strong>Il</strong> mio padrone un solo istante del suo tempo prezioso!<br />

1161. Temi tu o spericolato cocchiere la legge<br />

1162. Che con la verga o con la fune ti punisce: temi<br />

1163. Le ruote delle carrozze, che in varie circostanze<br />

1164. Travolsero e straziarono il tuo corpo e del tuo impuro<br />

1165. Sangue rimasero macchiate e lasciarono in terra<br />

1166. Una lunga scia: spettacolo miserabile!<br />

IL MERIGGIO<br />

1. Oserò ancora tra i desinari illustri<br />

2. Inoltrarmi sul mezzogiorno da umile precettore;<br />

3. Poiché <strong>di</strong> te tanta pietà mi stringe,<br />

4. Io spero, o Signore, <strong>di</strong> vedere un giorno il vostro maestro,<br />

5. Dittatore <strong>di</strong> graziosi mo<strong>di</strong><br />

6. Per la grande gioventù che onora l’Italia.<br />

7. Così tra le coppe <strong>di</strong> vino ornate <strong>di</strong> ghirlande,<br />

8. Con le quali la regina punica Didone<br />

9. Celebrò festosamente Enea, Jopa<br />

10. Dai lunghi capelli alzava canti e intanto la regina<br />

11. Dal bel volto straniero stava bevendo<br />

12. L’oblio del misero Sicheo;<br />

13. E così, mentre Itaca priva del suo re invano<br />

14. Chiedeva a Nettuno che il figlio <strong>di</strong> Laerte potesse tornare,<br />

15. Si u<strong>di</strong>va Femio con i versi e con la cetra<br />

16. Rallegrare la facile mensa dei proci,<br />

17. Che banchettavano a gara con gli agnelli e con i vini<br />

18. Della petrosa Itaca dell’errante Ulisse<br />

19. E con la consorte. Adesso rivolgi<br />

20. O giovin Signore a me le orecchie amiche,<br />

21. Adesso che i miei versi ti guidano alla mensa<br />

22. Tra nuove Didoni, tra nuovi proci<br />

23. E tra fedeli Penelope.<br />

24. Già dall’alto del cielo il sole sta fuggendo<br />

25. E ora volge al tramonto: e i piccoli mortali<br />

26. Dominati dal tempo escono <strong>di</strong> nuovo<br />

120


27. A popolar le vie ch’all’oriente<br />

28. Spandon ombra già grande. A te null’altro<br />

29. Dominator fuor che te stesso è dato<br />

30. Stirpe <strong>di</strong> numi: e il tuo meriggio è questo.<br />

31. Al fin <strong>di</strong> consigliarsi al fido speglio<br />

32. La tua dama cessò. Cento già volte<br />

33. O chiese o rimandò novelli ornati;<br />

34. E cento ancor de le agitate ognora<br />

35. Damigelle or con vezzi or con garriti<br />

36. Rovesciò la fortuna. A sè medesma<br />

37. Quante volte convien piacque e <strong>di</strong>spiacque;<br />

38. E quante volte è d’uopo a sè ragione<br />

39. Fece e a’ suoi lodatori. I mille intorno<br />

40. Dispersi arnesi al fin raccolse in uno<br />

41. La consapevol del suo cor ministra:<br />

42. Al fin velata <strong>di</strong> legger zendado<br />

43. È l’ara tutelar <strong>di</strong> sua beltade:<br />

44. E la seggiola sacra un po’ rimossa<br />

45. Languidetta l’accoglie. Intorno a lei<br />

46. Pochi giovani eroi van rimembrando<br />

47. I cari lacci altrui, mentre da lunge<br />

48. Ad altra intorno i cari lacci vostri<br />

49. Pochi giovani eroi van rimembrando.<br />

50. <strong>Il</strong> marito gentil queto sorride<br />

51. A le lor celie; o, s’ei si cruccia alquanto,<br />

52. Del tuo lungo tardar solo si cruccia.<br />

53. Nulla però <strong>di</strong> lui cura te prenda<br />

54. Oggi o Signore. E s’ei del vulgo a paro<br />

55. Prostrò l’animo imbelle; e non sdegnosse<br />

56. Di chiamarsi marito, a par del vulgo<br />

57. Senta la fame esercitargli in petto<br />

58. Lo stimol fier de gli oziosi sughi<br />

59. Avi<strong>di</strong> d’esca: o se a i mariti alcuno<br />

60. D’anima generosa impeto resta,<br />

61. Ad altra mensa il piè rivolga; e d’altra<br />

62. Dama al fianco si assida, il cui marito<br />

63. Pranzi altrove lontan d’un’altra al fianco<br />

64. Che lungi abbia lo sposo: e cosi nuove<br />

65. Anella intrecci a la catena immensa<br />

66. Onde alternando Amor l’anime avvince.<br />

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27. A popolare le vie che dall’oriente<br />

28. Proiettano l’ombra già lunga. A te nessuno<br />

29. Può importi delle scelte all’infuori <strong>di</strong> te stesso,<br />

30. Stirpe <strong>di</strong> dei, e il tuo pomeriggio è questo.<br />

31. Alla fine la tua dama smise<br />

32. Di guardarsi allo specchio fidato. Già cento volte<br />

33. Si fece portare e rimandò in<strong>di</strong>etro abbigliamenti all’ultima moda;<br />

34. E cento volte ancora delle agitate damigelle<br />

35. Ora con moine <strong>di</strong> approvazione,<br />

36. Ora con rimproveri cambiò la sorte.<br />

37. Quante volte a se stessa piacque e <strong>di</strong>spiacque,<br />

38. E quante volte ebbe necessità <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare se stessa<br />

39. E i suoi ammiratori. Intorno a lei<br />

40. Alla fine i mille arnesi <strong>di</strong>spersi li raccolse<br />

41. L’ancella pre<strong>di</strong>letta del suo cuore:<br />

42. Alla fine viene avvolto in un leggero velo<br />

43. L’altare che è de<strong>di</strong>cato al culto della sua bellezza,<br />

44. E la sacra seggiola che è stata spostata<br />

45. La accoglie un po’ esausta. Intorno a lei<br />

46. Pochi giovani eroi fanno pettegolezzi sui legami amorosi degli altri,<br />

47. Mentre da lontano, intorno ad un’altra,<br />

48. Pochi giovani eroi vanno ricordando<br />

49. I cari legami amorosi vostri.<br />

50. <strong>Il</strong> marito gentile sorride silenzioso<br />

51. Ai loro piacevoli detti, e se si lamenta un po’<br />

52. Si lamenta solo del tuo tardare.<br />

53. Tuttavia non ti prendere preoccupazione per lui,<br />

54. Oggi, o Signore! E se del volgo imbelle<br />

55. Mostrò l’animo vile e non sdegnò<br />

56. <strong>Il</strong> matrimonio, al pari del volgo<br />

57. Senta la fame tormentarlo,<br />

58. Attraverso l’azione dei succhi gastrici<br />

59. Avi<strong>di</strong> d’esca, e se tra i mariti<br />

60. Resta qualche barlume <strong>di</strong> magnanimità,<br />

61. Si rivolga verso un’altra mensa e ad un’altra<br />

62. Dama si sieda al fianco, il cui marito, nello stesso tempo,<br />

63. Si trovi altrove a fianco <strong>di</strong> un’altra dama che abbia il marito lontano<br />

64. E così si aggiungano nuovi anelli<br />

65. alla lunga catena dell’Amore<br />

66. Che, avvicendando i rispettivi compagni, unisce uomini e donne.<br />

121


67. Pur sia che vuol; tu baldanzoso innoltra<br />

68. Ne le stanze più interne. Ecco precorre<br />

69. Ad annunciarti al gabinetto estremo<br />

70. <strong>Il</strong> noto scalpiccio de’ pie<strong>di</strong> tuoi.<br />

71. Già lo sposo t’incontra. In un baleno<br />

72. Sfugge dall’altrui man l’accorta mano<br />

73. De la tua dama: e il suo bel labbro in tanto<br />

74. Ti apparecchia un sorriso. Ognun s’arretra<br />

75. Che conosce tuoi dritti; e si conforta<br />

76. Con le adulte speranze, a te lasciando<br />

77. Libero e scarco il più beato seggio.<br />

78. Tal, colà dove in fra gelose mura<br />

79. Bizanzio ed Ispaàn guardano il fiore<br />

80. De la beltà che il popolato Egèo<br />

81. Manda e l’Armeno e il Tartaro e il Circasso<br />

82. Per delizia d’un solo, a bear entra<br />

83. L’ardente sposa il grave Musulmano.<br />

84. Nel maestoso passeggiar gli ondeggiano<br />

85. Le late spalle, e su per l’alta testa<br />

86. Le avvolte fasce: dall’arcato ciglio<br />

87. Intorno ei volge imperioso il guardo:<br />

88. Ed ecco al suo apparire umil chinarsi<br />

89. E il piè ritrar l’effeminata occhiuta<br />

90. Turba che d’alto sorridendo ei spregia.<br />

91. Or comanda o signor che tutte a schiera<br />

92. Vengan le grazie tue; si che a la dama<br />

93. Quanto elegante esser più puoi ti mostri.<br />

94. Tengasi al fianco la sinistra mano<br />

95. Sotto al breve giubbon celata; e l’altra<br />

96. Sul finissimo lin posi, e s’asconda<br />

97. Vicino al cor; sublime alzisi il petto;<br />

98. Sorgan gli omeri entrambi; a lei converso<br />

99. Scenda il duttile collo; a i lati un poco<br />

100. Stringansi i labbri; ver lo mezzo acuti<br />

101. Escano alquanto; e da la bocca poi,<br />

102. Compen<strong>di</strong>ata in forma tal, sen fugga<br />

103. Un non inteso mormorio. Qual fia<br />

104. Che a tante <strong>di</strong> beltade arme possenti<br />

105. Schermo si opponga? Ecco la destra ignuda<br />

106. Già la bella ti cede. Or via la strigni;<br />

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67. Sia quel che sia, tu inoltrati<br />

68. Nelle stanze più interne: ecco precederti<br />

69. Ad in<strong>di</strong>carti la stanza della toeletta<br />

70. Lo scalpiccio dei tuoi pie<strong>di</strong>.<br />

71. <strong>Il</strong> marito della dama ti incontra. In un attimo<br />

72. Fugge la sua mano da quella accorta<br />

73. Della tua dama e intanto le sue belle labbra<br />

74. Ti fanno un sorriso. Ognuno arretra<br />

75. Perché conosce i tuoi <strong>di</strong>ritti e si conforta<br />

76. Con la speranza <strong>di</strong> intrecciare un rapporto amoroso<br />

77. E ti lascia il posto vuoto più vicino alla dama.<br />

78. In simile modo, mentre tra le mura <strong>di</strong> un harem,<br />

79. Bisanzio ed Ispahan guardano il fiore<br />

80. Della fresca bellezza che il popolato Egeo<br />

81. E l’Armeno, il Tartaro e il Circasso<br />

82. Mandano per la gioia <strong>di</strong> uno solo, la ardente sposa<br />

83. Entra a rallegrare il grave Musulmano.<br />

84. Al suo andare maestoso si muovono, in ritmico ed armonico ondeggiare,<br />

85. Le spalle ed il turbante avvolto <strong>di</strong> fasce<br />

86. Su per la testa: con ciglia arcate<br />

87. Egli volge intorno l’imperioso sguardo.<br />

88. Ed ecco, quando arriva a lui si prostra umilmente<br />

89. E ritrae il piede la folla vigile e curiosa<br />

90. Degli eunuchi che lui –sorridendo dall’alto- <strong>di</strong>sprezza.<br />

91. Ora, o Signore, comanda che tutte a schiera<br />

92. Vengano le tue grazie, così che alla dama<br />

93. Quanto più elegante puoi tu ti mostri.<br />

94. Tieni sul fianco la mano sinistra,<br />

95. Sotto la giubba nascon<strong>di</strong> l’altra,<br />

96. Che posi sul finissimo lino della camicia e all’altezza<br />

97. Del cuore; alto si alzi il petto;<br />

98. Sorgano entrambe le spalle; verso <strong>di</strong> lei<br />

99. <strong>Il</strong> pieghevole collo scenda un po’ ai lati,<br />

100. Facendo in modo che le labbra ristrette siano<br />

101. Poco arrotondate da renderle appena sporgenti al centro;<br />

102. E rimpicciolita questa forma, dalla bocca<br />

103. Esca un bisbiglio incomprensibile. Quale schermo<br />

104. Ci sarà che si opponga a tante armi potenti<br />

105. Della bellezza? Ecco la mano destra nuda<br />

106. Ora ti cede la bella. Ora stringila,<br />

122


107. E con soavi negligenze al labbro<br />

108. Qual tua cosa l’appressa; e cader lascia<br />

109. Sovra i tiepi<strong>di</strong> avorj un doppio bacio.<br />

110. Sie<strong>di</strong> fra tanto; e d’una mano istrascica<br />

111. Più a lei vicin la seggioletta. Ognaltro<br />

112. Tacciasi; ma tu sol curvato alquanto<br />

113. Seco susurra ignoti detti, a cui<br />

114. Concor<strong>di</strong>n vicendevoli sorrisi<br />

115. E sfavillar <strong>di</strong> cupidette luci,<br />

116. Che amor <strong>di</strong>mostri o che il somigli al meno<br />

117. Ma rimembra o signor che troppo nuoce<br />

118. In amoroso cor lunga e ostinata<br />

119. Tranquillità. Nell’oceàno ancora<br />

120. Perigliosa è la calma. Ahi quante volte<br />

121. Dall’immobile prora il buon nocchiero<br />

122. Invocò la tempesta; e sì crudele<br />

123. Soccorso ancor gli fu negato; e giacque<br />

124. Affamato assetato estenuato<br />

125. Dal venenoso aere stagnante oppresso<br />

126. Fra le inutili ciurme al suol languendo!<br />

127. Dunque a te giovi de la scorsa notte<br />

128. Ricordar le vicende; e con obliqui<br />

129. Motti pugnerla alquanto, o se nel volto<br />

130. Paga più che non suole accòr fu vista<br />

131. <strong>Il</strong> novello straniero, e co’ bei labbri<br />

132. Semiaperti aspettar quasi marina<br />

133. Conca la soavissima rugiada<br />

134. De’ novi accenti; o se cupida troppo<br />

135. Col guardo accompagnò <strong>di</strong> loggia in loggia<br />

136. L’almo alunno <strong>di</strong> Marte, idol vegliante<br />

137. De’ femminili voti, a la cui chioma<br />

138. Col lauro trionfal mille s’avvolgono<br />

139. E mille fron<strong>di</strong> dell’Idalio mirto.<br />

140. Colpevole o innocente allor la bella<br />

141. Dama improvviso adombrerà la fronte<br />

142. D’un nuvoletto <strong>di</strong> verace sdegno<br />

143. O simulato, e la nevosa spalla<br />

144. Scoterà un poco; e volgeransi al fine<br />

145. Gli altri a bear le sue parole estreme.<br />

146. Fors’anco rintuzzar <strong>di</strong> tue rampogne<br />

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107. E con dolci negligenze il labbro<br />

108. Avvicinale come cosa tua e lascia cadere<br />

109. Sopra la calda mano bianca un doppio bacio.<br />

110. Intanto sie<strong>di</strong> e con una mano trascina<br />

111. Più vicina a lei la seggiola. Tutti<br />

112. Stiano zitti, ma tu solo, piegato verso la dama,<br />

113. Sussurrale frasi che non sono u<strong>di</strong>te dagli altri, alle quali<br />

114. Corrispondano cor<strong>di</strong>ali sorrisi<br />

115. E luccichio <strong>di</strong> cupi<strong>di</strong> sguar<strong>di</strong>,<br />

116. Che <strong>di</strong>mostrino l’amore, o che almeno lo fingano.<br />

117. Ma ricorda, o Signore, che troppo nuoce<br />

118. Agli innamorati la lunga ed ostinata<br />

119. Tranquillità. Nell’Oceano<br />

120. La calma è pericolosa. Ahi, quante volte<br />

121. Dall’immobile prua il buon nocchiero<br />

122. Invocò la tempesta e così crudelmente<br />

123. Gli fu negato il soccorso e rimase<br />

124. Così affamato, assetato esausto,<br />

125. Oppresso dalle impure acque stagnanti<br />

126. E tra le inutili ciurme poste sul ponte della nave!<br />

127. Dunque a te giovi ricordare le vicende<br />

128. Della scorsa notte; e con giri <strong>di</strong> parole<br />

129. Provocarla un po’ e se nel viso fu vista<br />

130. Accogliere uno straniero appena arrivato e con le labbra<br />

131. Semiaperte aspettare<br />

132. Come una conca marina<br />

133. La dolcissima rugiada<br />

134. Delle parole straniere, oppure se troppo desiderosa<br />

135. Con lo sguardo accompagnò <strong>di</strong> loggia in loggia<br />

136. <strong>Il</strong> seguace <strong>di</strong> Marte, idolo vegliante<br />

137. Dei voti femminili, la cui chioma<br />

138. È cinta, oltre che dagli allori dei trionfi militari,<br />

139. Anche da mille piante <strong>di</strong> mirto, sacre a Venere idalia.<br />

140. Sia innocente o colpevole, allora la bella<br />

141. Dama all’improvviso assumerà in viso<br />

142. Un aspetto sdegnoso, vero o simulato,<br />

143. Scuoterà un po’ la can<strong>di</strong>da spalla e infine<br />

144. Gli altri si rivolgeranno<br />

145. A beare le sue estreme parole.<br />

146. Forse Lei sarà in grado <strong>di</strong> ribattere<br />

123


147. Saprà l’agrezza, e noverarti a punto<br />

148. Le visite furtive a i cocchi a i tetti<br />

149. E all’alte logge de le mogli illustri<br />

150. Di ricchi popolari, a cui sovente<br />

151. Scender per calle dal piacer segnato<br />

152. La maestà <strong>di</strong> cavalier non teme.<br />

153. Felice te, se mesta o <strong>di</strong>sdegnosa<br />

154. Tu la gui<strong>di</strong> a la mensa; o se tu puoi<br />

155. Solo piegarla a tollerar de’ cibi<br />

156. La nausea universal! Sorridan pure<br />

157. A le vostre dolcissime querele<br />

158. I convitati; e l’un l’altro percota<br />

159. Col gomito maligno. Ahi non <strong>di</strong> meno<br />

160. Come fremon lor alme! e quanta invi<strong>di</strong>a<br />

161. Ti portan te mirando unico scopo<br />

162. Di si bell’ire! Al solo sposo è dato<br />

163. In cor nodrir magnanima quiete,<br />

164. Aprir nel volto ingenuo riso e tanto<br />

165. Docil fidanza ne le innocue luci.<br />

166. Oh tre fiate avventurosi e quattro<br />

167. Voi del nostro buon secolo mariti<br />

168. Quanto <strong>di</strong>versi da’ nostr’avi! Un tempo<br />

169. Uscia d’averno con viperei crini,<br />

170. Con torbid’occhi irrequieti, e fredde<br />

171. Tenaci branche un indomabil mostro,<br />

172. Che ansando e anelando intorno giva<br />

173. A i nuziali letti, e tutto empiea<br />

174. Di sospetto e <strong>di</strong> fremito e <strong>di</strong> sangue.<br />

175. Allor gli antri domestici le selve<br />

176. L’onde le rupi alto ulular s’u<strong>di</strong>èno<br />

177. Di femminili stri<strong>di</strong>. Allor le belle<br />

178. Dame con mani incrocicchiate, e luci<br />

179. Pavide al ciel tremando lagrimando<br />

180. Tra la pompa feral de le lugubri<br />

181. Sale vedean dal truce sposo offrirsi<br />

182. Le tazze attossicate o i nu<strong>di</strong> stili.<br />

183. Ahi pazza Italia, il tuo furor medesmo<br />

184. Oltre l’alpe oltre il mar destò le risa<br />

185. Presso a gli emuli tuoi, che <strong>di</strong> gelosa<br />

186. Titol ti <strong>di</strong>èro; e t’è serbato ancora<br />

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147. Le tue aspre lagnanze con aci<strong>di</strong>tà e raccontarti a punto<br />

148. Le tue visite segrete ai cocchi ed ai palazzi<br />

149. E alle alte logge delle illustri mogli<br />

150. Dei ricchi borghesi, ai cui appuntamenti il giovin Signore<br />

151. Per quanto nobile non sdegna <strong>di</strong> piegarsi,<br />

152. Perseguendo il proprio piacere.<br />

153. Felice te se Lei, per quanto altera e <strong>di</strong>sdegnosa,<br />

154. Ti concede ancora il privilegio <strong>di</strong> accompagnarla a<br />

tavola;<br />

155. Se puoi tu almeno indurla a sopportare<br />

156. La nausea per ogni tipo <strong>di</strong> cibo! Sorridano anche<br />

157. Gli invitati alle vostre dolcissime parole<br />

158. E si percuotano l’un l’altro<br />

159. Con il gomito maligno. Ahi, non <strong>di</strong> meno<br />

160. Come fremono le loro anime! E quanta invi<strong>di</strong>a ti portano<br />

161. Vedendo te, unico scopo delle loro ire!<br />

162. Solo al marito è concesso<br />

163. Di mantenere una calma imperturbabile,<br />

164. Di mostrare nel viso un sorriso ingenuo<br />

165. E tanta docile fede negli occhi innocui.<br />

166. Oh mariti del nostro buon secolo,<br />

167. Tre e quattro volte avventurosi, come<br />

168. Siete <strong>di</strong>versi dai vostri antenati! Un tempo<br />

169. Usciva dall’averno con capelli <strong>di</strong> serpente,<br />

170. Con occhi torbi<strong>di</strong> irrequieti e fredde branche,<br />

171. Un mostro indomabile, che ansando<br />

172. Ed anelando, andava intorno<br />

173. Ai letti nuziali e tutto riempiva<br />

174. Di sospetto, <strong>di</strong> violenza e <strong>di</strong> agitazione.<br />

175. Allora le grotte domestiche, i boschi,<br />

176. Le acque, le rupi si u<strong>di</strong>vano ululare forte<br />

177. Di strilla femminili. Allora le belle<br />

178. Dame con le mani incrociate<br />

179. E con gli occhi timorosi rivolti in alto, piangendo e tremando,<br />

180. Nelle sale rese lugubri da sontuosi e tetri arre<strong>di</strong>,<br />

181. Dal truce marito si vedevano offrire tazze<br />

182. Contenenti veleno o pugnali sguainati.<br />

183. Ahi, pazza Italia, il tuo stesso furore<br />

184. Si coprì <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>colo presso i tuoi emuli,<br />

185. Che oltre le Alpi ed oltre il mare<br />

186. Ti attribuirono l’appellativo <strong>di</strong> gelosa, che ti è ancora conservato<br />

124


187. Ingiustamente. Non <strong>di</strong> cieco amore<br />

188. Vicendevol desire alterno impulso,<br />

189. Non <strong>di</strong> costume simiglianza or guida<br />

190. Giovani incauti al talamo bramato:<br />

191. Ma la prudenza co i canuti padri<br />

192. Siede librando il molto oro e i <strong>di</strong>vini<br />

193. Antiquissimi sangui: e allor che l’uno<br />

194. Bene all’altro risponda, ecco Imenèo<br />

195. Scoter sue faci; e unirsi al freddo sposo,<br />

196. Di lui non già ma de le nozze amante<br />

197. La fred<strong>di</strong>ssima vergine, che in core<br />

198. Già i riti volge del bel mondo; e lieta<br />

199. La in<strong>di</strong>fferenza maritale affronta.<br />

200. Cosi non fien de la crudel Megera<br />

201. Più temuti gli sdegni. Oltre Pirene<br />

202. Contenda or pur le desiate porte<br />

203. A i gravi amanti; e <strong>di</strong> femminee risse<br />

204. Turbi oriente. Italia oggi si ride<br />

205. Di quello ond’era già derisa: tanto<br />

206. Puote una sola età volger le menti.<br />

207. Ma già rimbomba d’una in altra sala<br />

208. Signore il nome tuo. Di già l’u<strong>di</strong>ro<br />

209. L’ime officine ove al volubil tatto<br />

210. De gl’ingenui palati arduo s’appresta<br />

211. Solletico che molle i nervi scota<br />

212. E varia seco voluttà conduca<br />

213. Fino al centro dell’alma. In bianche spoglie<br />

214. Affrettansi a compir la nobil opra<br />

215. Gravi ministri: e lor sue leggi detta<br />

216. Una gran mente del paese uscita<br />

217. Ove Colberto e Risceliù fur chiari.<br />

218. Forse con tanta maestade in fronte<br />

219. Presso a le navi ond’<strong>Il</strong>io arse e cadèo<br />

220. A gli ospiti famosi il grande Achille<br />

221. Disegnava la cena: e seco in tanto<br />

222. Le vivande cocean su i lenti fochi<br />

223. Pàtroclo fido e il guidator <strong>di</strong> carri<br />

224. Automedonte. O tu sagace mastro<br />

225. Di lusinghe al palato, udrai fra poco<br />

226. Sonar le lo<strong>di</strong> tue dall’alta mensa.<br />

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187. Ingiustamente. Non desiderio vicendevole<br />

188. Di amore cieco, impulso alterno,<br />

189. Non affinità <strong>di</strong> carattere adesso guida<br />

190. I giovani incauti al letto nuziale:<br />

191. Ma la prudenza degli anziani genitori persegue<br />

192. Un’accorta politica matrimoniale, valutando<br />

193. Attentamente la ricchezza e la nobiltà dei futuri sposi.<br />

194. Ecco allora che quando uno risponde all’altra, ecco Imeneo<br />

195. Agita la fiaccola in segno <strong>di</strong> approvazione e la sposa in<strong>di</strong>fferente<br />

196. Si unisce al freddo sposo, innamorata non <strong>di</strong> lui, ma della convenienza<br />

197. Del matrimonio e la fredda donna, nel suo cuore,<br />

198. Già pregusta le piacevoli consuetu<strong>di</strong>ni della vita <strong>di</strong> mondo ed affronta<br />

199. Lieta con in<strong>di</strong>fferenza la vita coniugale.<br />

200. Così non siano della crudele Megera<br />

201. Più temuti gli sdegni. Oltre i Pirenei, gli Spagnoli<br />

202. Continuino ad avere la fama <strong>di</strong> gelosi<br />

203. Per gli amanti e <strong>di</strong> risse femminili<br />

204. Continui a turbarsi l’Oriente.<br />

205. Oggi l’Italia se la ride <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> cui era derisa,<br />

206. Tanto può una sola epoca mutare i pensieri.<br />

207. Ma già rimbomba da una sala all’altra,<br />

208. Signore, il tuo nome. Subito l’u<strong>di</strong>rono<br />

209. Le cucine, dove al gusto mutevole<br />

210. Degli ingenui palati si preparano cibi<br />

211. Che stuzzicano in modo insieme delicato e raffinato<br />

212. E trasmettono un piacere articolato<br />

213. Fino nel profondo dell’anima. Vestiti <strong>di</strong> bianco,<br />

214. Si affrettano a compiere la nobile opera<br />

215. Valenti cuochi: ad essi detta le leggi<br />

216. Un gran cuoco della Francia<br />

217. Dove furono illustri Colbert e Richelieu.<br />

218. Forse con altrettanta maestà in fronte,<br />

219. Presso le navi greche dove Troia bruciò e cadde,<br />

220. <strong>Il</strong> grande Achille <strong>di</strong>sponeva la cena<br />

221. Agli ospiti famosi: e con sé intanto<br />

222. Cuocevano le vivande a fuoco lento<br />

223. <strong>Il</strong> fedele Patroclo e l’auriga<br />

224. Automedonte. O tu, abile artefice<br />

225. Di piatti prelibati, u<strong>di</strong>rai fra poco<br />

226. Risuonare le tue lo<strong>di</strong> dall’alta mensa.<br />

125


227. Chi fia che ar<strong>di</strong>sca <strong>di</strong> trovar mai fallo<br />

228. Nel tuo lavoro? <strong>Il</strong> tuo signor fia tosto<br />

229. Campion de le tue glorie: e male a quanti<br />

230. Cercator <strong>di</strong> conviti oseran motto<br />

231. Pronunciar contro a te; chè sul cocente<br />

232. Meriggio andran peregrinando poi<br />

233. Miseri e stanchi; e non avran cui piaccia<br />

234. Più popolar de le lor bocche i pranzi.<br />

235. Imban<strong>di</strong>ta è la mensa. In piè d’un salto<br />

236. Alzati e porgi almo garzon la mano<br />

237. A la tua dama; e lei dolce cadente<br />

238. Sopra <strong>di</strong> te col tuo valor sostieni,<br />

239. E al pranzo l’accompagna. I convitati<br />

240. Vengan dopo <strong>di</strong> voi: quin<strong>di</strong> lo sposo<br />

241. Ultimo segua. O prole alta <strong>di</strong> numi,<br />

242. Non vergognate <strong>di</strong> donar voi anco<br />

243. Brevi al cibo momenti. A voi non vile<br />

244. Cura fia questa. A quei soltanto è vile<br />

245. Che il duro irrefrenabile bisogno<br />

246. Stimola e caccia. All’impeto <strong>di</strong> quello<br />

247. Cedan l’orso la tigre il falco il nibbio<br />

248. L’orca il delfino e quanti altri animanti<br />

249. Crescon qua giù: ma voi con rosee labbra<br />

250. La sola voluttade al pasto appelli,<br />

251. La sola voluttà che le celesti<br />

252. Mense apparecchia, e al nèttare convita<br />

253. I viventi per sè dei sempiterni.<br />

254. Vero forse non è; ma un giorno è fama<br />

255. Che fur gli uomini eguali: e ignoti nomi<br />

256. Fur nobili e plebei. Al cibo al bere<br />

257. All’accoppiarse d’ambo i sessi al sonno<br />

258. Uno istinto medesmo un’egual forza<br />

259. Sospingeva gli umani: e niun consiglio<br />

260. Nulla scelta d’obbietti o lochi o tempi<br />

261. Era lor conceduto. A un rivo stesso<br />

262. A un medesimo frutto a una stess’ombra<br />

263. Convenivano insieme i primi padri<br />

264. Del tuo sangue o signore e i primi padri<br />

265. De la plebe spregiata: e gli stess’antri<br />

266. E il medesimo suol porgeano loro<br />

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227. Chi oserà mai trovare errori<br />

228. Nel tuo lavoro? <strong>Il</strong> tuo signore sarà presto<br />

229. <strong>Il</strong> sostenitore delle tue glorie: e peggio per tutti<br />

230. I cercatori <strong>di</strong> conviti, che oseranno parlare<br />

231. Negativamente <strong>di</strong> te; perché nel cal<strong>di</strong>ssimo<br />

232. Pomeriggio andranno poi camminando<br />

233. Miseri e stanchi, e non troveranno signori<br />

234. Disposti ad invitarli ai propri pranzi.<br />

235. La mensa è imban<strong>di</strong>ta. Con un salto<br />

236. Alzati in pie<strong>di</strong> e porgi, nobile garzone, la mano<br />

237. Alla tua dama; e sostieni con la tua forza<br />

238. Lei, abbandonata sopra <strong>di</strong> te,<br />

239. Ed accompagnala al pranzo. Dopo <strong>di</strong> voi vengono<br />

240. I convitati: quin<strong>di</strong> lo sposo<br />

241. Segue per ultimo. Oh grande stirpe dei numi,<br />

242. Non vergognatevi anche voi <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care<br />

243. Brevi momenti al cibo! Non sarà per voi questa<br />

244. Un’occupazione volgare. È volgare solo per chi<br />

245. Stimola e placa il duro ed irrefrenabile bisogno.<br />

246. Sotto l’impulso <strong>di</strong> quello<br />

247. Cedono l’orso, la tigre, il falco, il nibbio,<br />

248. L’orca, il delfino e tanti altri animali<br />

249. Che vivono quaggiù sulla Terra: ma voi, con delicate labbra,<br />

250. Siete indotti a mangiare per il solo piacere,<br />

251. La sola voluttà che apparecchia<br />

252. Le mense celesti, e invita a gustare il nettare<br />

253. I viventi che si considerano simili agli dei.<br />

254. Forse non è vero, ma un giorno è fama<br />

255. Che gli uomini fossero tutti uguali e i nomi<br />

256. Nobiltà e Plebe fossero ignoti. Uno stesso istinto,<br />

257. Una forza uguale spingeva gli uomini<br />

258. Al mangiare, al bere, all’accoppiarsi <strong>di</strong> entrambi i sessi<br />

259. E al dormire: e nessun proposito,<br />

260. Nessuna facoltà <strong>di</strong> scelta degli obiettivi o dei luoghi o dei tempi<br />

261. A loro era concesso. I progenitori del tuo sangue,<br />

262. O Signore, e i progenitori<br />

263. Della plebe <strong>di</strong>sprezzata convenivano<br />

264. Ad una stessa fonte, ad uno stesso frutto<br />

265. E ad una stessa ombra: e gli stessi ripari<br />

266. E lo stesso suolo davano a loro<br />

126


267. <strong>Il</strong> riposo e l’albergo, e a le lor membra<br />

268. I medesmi animai le irsute vesti.<br />

269. Sola una cura a tutti era comune<br />

270. Di sfuggire il dolore: e ignota cosa<br />

271. Era il desire a gli uman petti ancora.<br />

272. L’uniforme de gli uomini sembianza<br />

273. Spiacque a’ celesti: e a variar lor sorte<br />

274. <strong>Il</strong> Piacer fu spe<strong>di</strong>to. Ecco il bel Genio,<br />

275. Qual già d’<strong>Il</strong>io su i campi Iride o Giuno<br />

276. A la terra s’appressa: e questa ride<br />

277. Di riso ancor non conosciuto. Ei move<br />

278. E l’aura estiva del cadente rivo<br />

279. E dei <strong>di</strong>vi odorosi a lui blan<strong>di</strong>sce<br />

280. Le vaghe membra; e lenemente sdrucciola<br />

281. Sul tondeggiar de’ muscoli gentile.<br />

282. A lui giran <strong>di</strong>ntorno i vezzi e i giochi;<br />

283. E come ambrosia le lusinghe scorrono<br />

284. Da le fraghe del labbro; e da le luci<br />

285. Socchiuse languidette umide fuora<br />

286. Di tremulo fulgore escon scintille,<br />

287. Ond’arde l’aere che scendendo ei varca.<br />

288. Al fin sul dorso tuo sentisti o terra<br />

289. Sua prima orma stamparsi: e tosto un lento<br />

290. Fremere soavissimo si sparse<br />

291. Di cosa in cosa; e ognor crescendo tutte<br />

292. Di natura le viscere commosse:<br />

293. Come nell’arsa state il tuono s’ode,<br />

294. Che <strong>di</strong> lontano mormorando viene,<br />

295. E col profondo suon <strong>di</strong> monte in monte<br />

296. Sorge; e la valle e la foresta intorno<br />

297. Mugon <strong>di</strong> smisurato alto rimbombo.<br />

298. Oh beati fra gli altri e cari al cielo<br />

299. Viventi a cui con miglior man Titàno<br />

300. Formò gli organi egregi, e meglio tese<br />

301. E <strong>di</strong> fluido agilissimo inondolli!<br />

302. Voi l’ignoto solletico sentiste<br />

303. Del celeste motore. In voi ben tosto<br />

304. La voglia s’infiammò, nacque il desio:<br />

305. Voi primieri scopriste il buono il meglio<br />

306. Voi con foga dolcissima correste<br />

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267. Riposo e <strong>di</strong>mora e i medesimi animali<br />

268. Porgevano alle loro membra le pellicce.<br />

269. Solo una preoccupazione era comune a tutti,<br />

270. Quella <strong>di</strong> sfuggire il dolore: e il desiderio era ancora<br />

271. Cosa ignota ai cuori degli uomini.<br />

272. L’uguale aspetto degli uomini<br />

273. Non piacque agli dei: ed il Piacere fu mandato<br />

274. A cambiare la loro sorte. Ecco il bel Genio,<br />

275. Così come Iride o Giunone, durante la guerra <strong>di</strong> Troia<br />

276. Scendevano sui campi <strong>di</strong> battaglia,<br />

277. Si avvicina alla Terra e questa ride<br />

278. Di una felicità non ancora conosciuta. Egli procede<br />

279. E l’aria estiva del fiume che scorre a valle<br />

280. E dei clivi odorosi, gli accarezza<br />

281. Le membra delicate; e lentamente scorre<br />

282. Sui muscoli delicatamente arrotondati.<br />

283. Girano attorno a lui le moine e i giochi;<br />

284. E come l’ambrosia escono dalle labbra rosse come fragole<br />

285. Parole lusinghevoli; e dagli occhi socchiusi<br />

286. Brillanti e umi<strong>di</strong> fuori, escono scintille <strong>di</strong> debole fulgore,<br />

287. Ove arde l’aria, che scendendo la attraversa.<br />

288. O Terra, alla fine tu sentisti sul suolo<br />

289. Stamparsi una sua prima orma: e subito un lento<br />

290. E assai soave fremere si sparse<br />

291. Di monte in monte; e crescendo ogni ora<br />

292. Agitò tutte le viscere della Natura,<br />

293. Come nella calda estate si sente il tuono,<br />

294. Che viene da lontano rumoreggiando,<br />

295. E con il profondo suono si innalza <strong>di</strong> monte<br />

296. In monte; e intorno la valle e la foresta<br />

297. Echeggiano <strong>di</strong> uno smisurato ed alto rimbombo.<br />

298. Oh beati i viventi in mezzo a tutti gli altri cari al cielo,<br />

299. Ai quali Prometeo con maggior perizia<br />

300. Formò e meglio <strong>di</strong>spose gli organi illustri<br />

301. E li pervase con un fluido estremamente mobile!<br />

302. Voi sentiste la sollecitazione, mai prima percepita<br />

303. Del Piacere. In voi si creò subito<br />

304. La voglia e nacque il desiderio:<br />

305. Voi per primi scopriste il buono e il meglio,<br />

306. Voi con dolcissimo impeto correste<br />

127


307. A possederli. Allor quel de i duo sessi,<br />

308. Che necessario in prima era soltanto,<br />

309. D’amabile e <strong>di</strong> bello il nome ottenne.<br />

310. Al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Paride fu dato<br />

311. <strong>Il</strong> primo esempio: tra femminei volti<br />

312. A <strong>di</strong>stinguer s’apprese: e fur sentite<br />

313. Primamente le grazie. Allor tra mille<br />

314. Sapor fur noti i più soavi. Allora<br />

315. Fu il vin preposto all’onda; e il vin si elesse<br />

316. Figlio de’ tralci più riarsi, e posti<br />

317. A più fervido sol ne’ più sublimi<br />

318. Colli dove più zolfo il suolo impingua.<br />

319. Cosi l’uom si <strong>di</strong>vise: e fu il signore<br />

320. Da i mortali <strong>di</strong>stinto, a cui nel seno<br />

321. Giacquero ancor l’èbeti fibre, inette<br />

322. A rimbalzar sotto a i soavi colpi<br />

323. De la nova cagione onde fur tocche;<br />

324. E quasi bovi al suol curvati ancora<br />

325. Dinanzi al pungol del bisogno andàro;<br />

326. E tra la servitude e la viltade<br />

327. E il travaglio e l’inopia a viver nati<br />

328. Ebber nome <strong>di</strong> plebe. Or tu garzone<br />

329. Che per mille feltrato invitte reni<br />

330. Sangue racchiu<strong>di</strong>, poi che in altra etade<br />

331. Arte forza o fortuna i padri tuoi<br />

332. Gran<strong>di</strong> rendette; poi che il tempo al fine<br />

333. Lor <strong>di</strong>visi tesori in te raccolse,<br />

334. Go<strong>di</strong> de gli ozj tuoi a te da i numi<br />

335. Concessa parte: e l’umil vulgo in tanto<br />

336. Dell’industria donato a te ministri<br />

337. Ora i piaceri tuoi, nato a recarli<br />

338. Su la mensa regal, non a gioirne.<br />

339. Ecco splende il gran desco. In mille forme<br />

340. E <strong>di</strong> mille sapor <strong>di</strong> color mille<br />

341. La variata ere<strong>di</strong>tà de gli avi<br />

342. Scherza in nobil <strong>di</strong> vasi or<strong>di</strong>n <strong>di</strong>sposta.<br />

343. Già la dama s’appressa: e già da i servi<br />

344. <strong>Il</strong> morbido per lei seggio s’adatta.<br />

345. Tu signor <strong>di</strong> tua mano all’agil fianco<br />

346. <strong>Il</strong> sottopon si che lontana troppo<br />

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307. A possederli. Allora il sesso femminile,<br />

308. Da prima necessario solo per la riproduzione,<br />

309. Ottenne le caratteristiche <strong>di</strong> amabile e <strong>di</strong> bello.<br />

310. <strong>Il</strong> giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Paride<br />

311. Fu il primo esempio: si imparò a <strong>di</strong>stinguere i volti<br />

312. Femminili in base alla loro bellezza e voi percepiste<br />

313. Per primi le Grazie. Allora tra mille sapori<br />

314. Foste in grado <strong>di</strong> riconoscere i più delicati. Allora<br />

315. <strong>Il</strong> vino fu preferito all’acqua; e si scelse come vino<br />

316. Migliore quello prodotto dalle viti coltivate nei terreni più secchi,<br />

317. Esposti al sole più forte e sui colli più alti<br />

318. Dove la terra è più ricca <strong>di</strong> zolfo e li rende fertili.<br />

319. Così l’uomo si <strong>di</strong>vise e il Signore<br />

320. Fu <strong>di</strong>stinto dai mortali, le cui ottuse fibre nervose<br />

321. Rimasero troppo inerti ed insensibili nel seno, incapaci<br />

322. Di reagire ai delicati stimoli del Piacere,<br />

323. Della nuova causa da cui furono toccate,<br />

324. E quasi come buoi ancora curvati al suolo<br />

325. Andarono incontro allo stimolo del bisogno;<br />

326. Destinati a vivere tra la servitù e la miseria<br />

327. E, tra l’affanno e la povertà,<br />

328. Presero il nome <strong>di</strong> plebe. Ora tu, garzone,<br />

329. Che sei <strong>di</strong> sangue nobile, <strong>di</strong>scendente dalle illustri reni<br />

330. Dei tuoi progenitori, dal momento che in epoche passate<br />

331. Astuzia, forza o fortuna rendette gran<strong>di</strong><br />

332. I tuoi padri, poiché col tempo alla fine<br />

333. Hai ere<strong>di</strong>tato le loro ricchezze <strong>di</strong>verse,<br />

334. Rallegrati della tua sensibilità, che è quella parte<br />

335. Che ti hanno concessa i numi: e intanto l’umile volgo,<br />

336. Avendo ricevuto in dono la laboriosità, somministri a te<br />

337. Ora i tuoi piaceri, lui, nato per portarli<br />

338. Sulla mensa signorile, non per gioirne!<br />

339. Ecco, splende la grande tavola. In mille forme<br />

340. Di mille sapori e colori<br />

341. Scherza la varia ere<strong>di</strong>tà degli antenati,<br />

342. Disposta in mille or<strong>di</strong>ni.<br />

343. Già la dama si avvicina: e subito i servi<br />

344. Dispongono per lei una morbida se<strong>di</strong>a.<br />

345. Tu, giovin Signore, le sottoponi la tua mano<br />

346. Al fianco flessuoso, così che ella, troppo lontana dal tavolo<br />

128


347. Ella non sieda o da vicin col petto<br />

348. Ahi <strong>di</strong> troppo non prema: in<strong>di</strong> un bel salto<br />

349. Spicca, e chino raccogli a lei del lembo<br />

350. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>ffuso volume: e al fin t’assi<strong>di</strong><br />

351. Prossimo a lei. A cavalier gentile<br />

352. <strong>Il</strong> lato abbandonar de la sua dama<br />

353. Non fia lecito mai; se già non sorge<br />

354. Strana cagione a meritar ch’ei tolga<br />

355. Tanta licenza. Un nume ebber gli antiqui<br />

356. Immobil sempre, che al medesmo padre<br />

357. De gli dei non cedette allor ch’ei scese<br />

358. <strong>Il</strong> Campidoglio ad abitar, sebbene<br />

359. E Giuno e Febo e Venere e Gra<strong>di</strong>vo<br />

360. E tutti gli altri dei da le lor se<strong>di</strong><br />

361. Per riverenza del tonante usciro.<br />

362. In<strong>di</strong>stinto ad ognaltro il loco sia<br />

363. All’alta mensa intorno: e, s’alcun arde<br />

364. Ambizioso <strong>di</strong> brillar fra gli altri,<br />

365. Brilli altramente. Oh come i varj ingegni<br />

366. La libertà del genial convito<br />

367. Desta ed infiamma! Ivi il gentil motteggio,<br />

368. Malizioso svolazzando reca<br />

369. Sopra le penne fuggitive ed agita<br />

370. Ora i raccolti da la fama errori<br />

371. De le belle lontane, or de gli amanti<br />

372. Or de’ mariti i semplici costumi;<br />

373. E gode <strong>di</strong> mirar l’intento sposo<br />

374. Rider primiero, e <strong>di</strong> crucciar con lievi<br />

375. Minacce in cor de la sua fida sposa<br />

376. I timi<strong>di</strong> segreti. Ivi abbracciata<br />

377. Co’ festivi racconti esulta e scherza<br />

378. L’elegante licenza. Or nuda appare<br />

379. Come le Grazie; or con leggiadro velo<br />

380. Solletica più scaltra; e pur fatica<br />

381. Di richiamar de le matrone al volto<br />

382. Quella rosa natia che caro fregio<br />

383. Fu dell’avole nostre; ed or ne’ campi<br />

384. Cresce solinga; e tra i selvaggi scherzi<br />

385. A le rozze villane il viso adorna.<br />

386. Forse a la bella <strong>di</strong> sua man le dapi<br />

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347. Non si sieda, o così che ella troppo vicina al tavolo<br />

348. Non comprima, ahi, troppo col petto: quin<strong>di</strong> spicca<br />

349. Un bel salto e abbassati a raccoglierle l’ampio<br />

350. Strascico della veste: e alla fine sie<strong>di</strong>ti<br />

351. Accanto a lei. A un cavaliere gentile<br />

352. Non sarà mai lecito abbandonare<br />

353. <strong>Il</strong> fianco della sua dama; a meno che non sorga<br />

354. Un motivo eccezionale a giustificare<br />

355. Una deroga. Gli antichi ebbero un nume<br />

356. Che rimase sempre al proprio posto, che allo stesso padre<br />

357. Degli dei non cedette, quando andò<br />

358. Ad abitare nel Campidoglio, sebbene<br />

359. Giunone, Apollo, Venere, Marte<br />

360. E tutti gli altri dei abbandonassero i loro templi,<br />

361. In segno <strong>di</strong> riverenza verso Giove.<br />

362. Tutti gli altri abbiano un posto qualunque<br />

363. Presso la nobile tavola: e se qualcuno brama<br />

364. Ambizioso <strong>di</strong> brillare fra gli altri,<br />

365. Brilli per un motivo <strong>di</strong>verso. Oh come la libertà<br />

366. Del lieto banchetto ravviva ed infiamma<br />

367. I vari ingegni! Oh i gentili motti<br />

368. Maliziosi volano qua e là,<br />

369. Sopra le penne rapide e <strong>di</strong>ffondono<br />

370. Ora le voci sulle avventure<br />

371. Delle dame non presenti, ora le sciocchezze<br />

372. Degli amanti e dei mariti;<br />

373. E gode nel mirare ridere per primo<br />

374. L’intento sposo e gode<br />

375. <strong>di</strong> creare imbarazzo alla dama con sottili<br />

376. Allusioni ai suoi segreti amorosi.<br />

377. Lì la raffinata licenziosità esulta e scherza insieme<br />

378. Agli allegri racconti. Ora si presenta nuda<br />

379. Come le Grazie; ora più astuta stuzzica<br />

380. Con un magnifico velo; e cerca con fatica<br />

381. Di provocare il rossore delle nobildonne,<br />

382. Ciò che un tempo andava ad onore<br />

383. Delle antenate; ed ora nei campi<br />

384. Cresce solitario; e tra le battute salaci<br />

385. Orna il viso delle rozze villane.<br />

386. Forse alla sua dama le piacerà<br />

129


387. Piacerà ministrar, che novi al senso<br />

388. Gusti otterran da lei. Tu dunque il ferro,<br />

389. Che forbito ti giace al destro lato,<br />

390. Quasi spada sollecito snudando,<br />

391. Fa che in alto lampeggi; e chino a lei<br />

392. Magnanimo lo ce<strong>di</strong>. Or si vedranno<br />

393. De la can<strong>di</strong>da mano all’opra intenta<br />

394. I muscoli giocar soavi e molli:<br />

395. E le grazie piegandosi con essa<br />

396. Vestiran nuove forme, or da le <strong>di</strong>ta<br />

397. Fuggevoli scorrendo, ora su l’alto<br />

398. De’ bei no<strong>di</strong> insensibili aleggiando,<br />

399. Ed or de le pozzette in sen cadendo<br />

400. Che de’ no<strong>di</strong> al confin v’impresse Amore.<br />

401. Mille baci <strong>di</strong> freno impazienti<br />

402. Ecco sorgon dal labbro a i convitati:<br />

403. Già s’arrischian già volano già un guardo<br />

404. Sfugge da gli occhi tuoi, che i vanni audaci<br />

405. Fulmina ed arde e tue ragion <strong>di</strong>fende.<br />

406. Sol de la fida sposa a cui se’ caro<br />

407. <strong>Il</strong> tranquillo marito immoto siede:<br />

408. E nulla impression l’agita o move<br />

409. Di brama o <strong>di</strong> timor; però che Imene<br />

410. Da capo a piè fatollo. Imene or porta<br />

411. Non più serti <strong>di</strong> rose al crine avvolti;<br />

412. Ma stupido papavero grondante<br />

413. Di crassa onda letèa, che solo insegna<br />

414. Pur <strong>di</strong>anzi era del Sonno. Ahi quante volte<br />

415. La dama delicata invoca il Sonno<br />

416. Che al talamo presieda; e seco in vece<br />

417. Trova Imenèo; e timida s’arretra<br />

418. Quasi al meriggio stanca villanella,<br />

419. Che fra l’erbe innocenti adagia il fianco<br />

420. Lieta e secura; e <strong>di</strong> repente vede<br />

421. Un serpe, e balza in pie<strong>di</strong> inorri<strong>di</strong>ta,<br />

422. E le rigide man stende, e ritragge<br />

423. <strong>Il</strong> cubito, e l’anelito sospende,<br />

424. E immota e muta e con le labbra aperte<br />

425. <strong>Il</strong> guarda obliquamente. Ahi quante volte<br />

426. Incauto amante a la sua lunga pena<br />

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387. Servire le vivande, alle quali lei conferirà<br />

388. Nuovi valori. Tu, dunque, fa’ che il coltello,<br />

389. Che lucente giace al tuo fianco destro,<br />

390. Quasi sguainando premuroso la spada,<br />

391. In alto scintilli; e inchinato a lei<br />

392. Magnanimo offrilo! Ora si vedranno<br />

393. Dalla mano can<strong>di</strong>da della dama intenta all’opera<br />

394. I muscoli giocare soavi e morbi<strong>di</strong>:<br />

395. E le grazie piegandosi con essa<br />

396. Si manifesteranno in nuove forme, ora scorrendo<br />

397. Dalle rapide <strong>di</strong>ta, ora soffermandosi sulle giunture<br />

398. Impercettibili della mano,<br />

399. Ed ora scendendo nelle fossette<br />

400. Che Amore <strong>di</strong>spose vicino alle giunture.<br />

401. Ecco, nascono dal labbro mille baci<br />

402. Che non sopportano alcun freno ai convitati:<br />

403. Già si avventurano, già volano, già sfugge<br />

404. Dagli occhi tuoi uno sguardo, che fulmina e brucia<br />

405. Sul nascere le ali temerarie <strong>di</strong> quei baci e <strong>di</strong>fende i tuoi <strong>di</strong>ritti.<br />

406. Soltanto il marito della fedelissima sposa, alla quale tu sei caro,<br />

407. Siede placido e privo <strong>di</strong> ogni movimento,<br />

408. E nessun sentimento lo scuote,<br />

409. Né desiderio <strong>di</strong> baci, né timore <strong>di</strong> gelosia, perché Imene<br />

410. Lo rese invulnerabile, da capo a pie<strong>di</strong>, immergendolo nell’in<strong>di</strong>fferenza.<br />

411. Imene ora non ha più ghirlande <strong>di</strong> rose intorno ai capelli,<br />

412. Ma è cinto dal papavero che provoca sonnolenza e da cui stilla<br />

413. La viscida e densa acqua del fiume Lete; è cinto <strong>di</strong> quel papavero<br />

414. Che prima era il segno <strong>di</strong>stintivo del <strong>di</strong>o del sonno. Quante<br />

volte<br />

415. La sposa delicata invoca il sonno, affinchè scenda<br />

416. Nel letto matrimoniale per far addormentare il marito e invece<br />

417. Deve far fronte ai suoi desideri e timidamente si allontana,<br />

418. Simile ad una stanca conta<strong>di</strong>na che, nel caldo pomeriggio,<br />

419. Si adagia, appagata e tranquilla, fra l’erba innocua<br />

420. Ed improvvisamente scorge<br />

421. Un serpente e balza in pie<strong>di</strong>, piena <strong>di</strong> orrore e <strong>di</strong> ripugnanza<br />

422. E protende le mani irrigi<strong>di</strong>te dalla paura per <strong>di</strong>fendersi e solleva<br />

423. <strong>Il</strong> gomito e trattiene il respiro E immobile, senza proferire parola,<br />

424. Con le labbra aperte, per la sorpresa e l’orrore,<br />

425. Lo guarda <strong>di</strong> traverso. Quante volte<br />

130


426. Lo sconsiderato amante cercò sollievo nel matrimonio<br />

427. Cercò sollievo; e d’invocar credendo<br />

428. Imène, ahi folle! invocò il Sonno: e questi<br />

429. Di fredda oblivion l’alma gli asperse;<br />

430. E d’invincibil noia e <strong>di</strong> torpente<br />

431. In<strong>di</strong>fferenza gli ricinse il core.<br />

432. Ma se a la dama <strong>di</strong>spensar non piace<br />

433. Le vivande o non giova, allor tu stesso<br />

434. La bell’opra intrapren<strong>di</strong>. A gli occhi altrui<br />

435. Più così smaglierà l’enorme gemma,<br />

436. Dolc’esca a gli usurai che quella osàro<br />

437. A le promesse <strong>di</strong> signor preporre<br />

438. Villanamente; e contemplati fièno<br />

439. I manichetti, la più nobil opra<br />

440. Che tessesser giammai angliche Aracni.<br />

441. Invi<strong>di</strong>eran tua delicata mano<br />

442. I convitati; inarcheran le ciglia<br />

443. Al <strong>di</strong>fficil lavoro: e d’oggi in poi<br />

444. Ti fia ceduto il trinciator coltello<br />

445. Che al cadetto guerrier serban le mense.<br />

446. Sia tua cura fra tanto errar su i cibi<br />

447. Con sollecita occhiata, e prontamente<br />

448. Scoprir qual d’essi a la tua bella è caro;<br />

449. E qual <strong>di</strong> raro augel, <strong>di</strong> stranio pesce<br />

450. Parte le aggrada. <strong>Il</strong> tuo coltello Amore<br />

451. Anatomico renda, Amor che tutte<br />

452. De gli animanti annoverar le membra<br />

453. Puote, e <strong>di</strong>scerner sa qual aggian tutte<br />

454. Uso e natura. Più d’ognaltra cosa<br />

455. Però ti caglia rammentar mai sempre<br />

456. Qual più cibo le noccia o qual più giovi;<br />

457. E l’un rapisci a lei, l’altro conce<strong>di</strong><br />

458. Come d’uopo a te pare. Oh <strong>di</strong>o, la serba<br />

459. Serbala a i cari figli. Essi, dal giorno<br />

460. Che le alleviàro il delicato fianco<br />

461. Non la rivider più: d’ignobil petto<br />

462. Esaurirono i vasi: e la ricolma<br />

463. Nitidezza lasciàro al sen materno.<br />

464. Sgridala, se a te par ch’avida troppo<br />

465. Al cibo agogni; e le ricorda i mali,<br />

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466. Che forse avranno altra cagione, e ch’ella<br />

427. Alle pene d’amore e, credendo <strong>di</strong> invocare<br />

428. Imene, il folle invocò il Sonno e costui<br />

429. Gli spruzzò l’anima con l’acqua del Lete<br />

430. E gli avvolse il cuore<br />

431. Di una noia insopprimibile e <strong>di</strong> una<br />

432. In<strong>di</strong>fferenza che rende torpi<strong>di</strong>.<br />

433. Ma se alla sposa non piace servire<br />

434. <strong>Il</strong> cibo o non le si confà, allora tu stesso<br />

435. Occupati <strong>di</strong> questo piacevole compito. Così agli occhi della gente<br />

436. Brillerà maggiormente l’enorme pietra preziosa dell’anello,<br />

437. Oggetto ambito degli usurai che, con grande volgarità, osarono<br />

438. Pretenderlo in pegno, non giovandosi<br />

439. Delle promesse <strong>di</strong> un nobile; e saranno ammirati<br />

440. I polsini ricamati, il lavoro più elegante<br />

441. Che avessero mai tessuto le ricamatrici inglesi.<br />

442. Gli invitati proveranno invi<strong>di</strong>a per la tua mano delicata<br />

443. Inarcheranno le sopracciglia stupiti,<br />

444. Vedendoti intento ad un compito così <strong>di</strong>fficile come trinciare le carni,<br />

445. E da oggi in poi ti sarà dato il coltello atto a tale operazione,<br />

446. Che viene solitamente affidata ai cadetti.<br />

447. Abbi cura, in mezzo a tanta abbondanza <strong>di</strong> cibi,<br />

448. Con una pronta occhiata,<br />

449. Di sapere quale tra questi è il più gra<strong>di</strong>to alla tua amata;<br />

450. E quale parte, <strong>di</strong> un particolare uccello o <strong>di</strong> un pesce,<br />

451. Le piaccia maggiormente. L’Amore faccia sì che il tuo coltello<br />

452. Sia capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre con precisione le varie parti… quell’Amore<br />

453. Che è in grado <strong>di</strong> conoscere tutte le membra degli animali<br />

454. e sa <strong>di</strong>scernere il loro uso e la loro natura. Soprattutto,<br />

455. Però, ti sia utile ricordare sempre<br />

456. Qual è il cibo che le possa arrecare più danno o quale, invece, le possa<br />

457. Essere <strong>di</strong> giovamento: il primo sottrailo a lei, il secondo offriglielo<br />

458. A tuo piacimento. Oh Dio, conservala,<br />

459. Conservala agli amati figli. Questi dal giorno<br />

460. Che le alleviarono il peso del grembo<br />

461. Non la rividero più: vennero allattati<br />

462. Da un seno plebeo, mentre conservarono intatto<br />

463. <strong>Il</strong> florido candore del seno materno.<br />

464. Sgridala, se ti sembra che desideri troppo avidamente<br />

465. <strong>Il</strong> cibo e ricordale i malesseri<br />

131


466. Che forse avranno un’altra origine, ma che ella<br />

467. Al cibo imputerà nel dì venturo.<br />

468. Nè al cucinier perdona, a cui non calse<br />

469. Tanta salute. A te ne’ servi altrui<br />

470. Ragion fu data in quel beato istante<br />

471. Che la noia e l’amore ambo vi strinse<br />

472. In dolce nodo; e pose or<strong>di</strong>ni e leggi.<br />

473. Per te sgravato d’o<strong>di</strong>oso incarco<br />

474. Ti fia grato colui che dritto vanta<br />

475. D’impor novo cognome a la tua dama;<br />

476. E pinte strascinar su gli aurei cocchi<br />

477. Giunte a quelle <strong>di</strong> lei le proprie insegne:<br />

478. Dritto sacro a lui sol, ch’altri giammai<br />

479. Audace non tentò <strong>di</strong>vider seco.<br />

480. Ve<strong>di</strong> come col guardo a te fa cenno<br />

481. Pago ridendo, e a le tue leggi applaude;<br />

482. Mentre l’alta forcina in tanto ei volge<br />

483. Di gra<strong>di</strong>te vivande al piatto ancora.<br />

484. Non però sempre a la tua bella intorno<br />

485. Su<strong>di</strong>n gli studj tuoi. Anco tal volta<br />

486. Fia lecito goder brevi riposi;<br />

487. E de la quercia trionfale all’ombra,<br />

488. Te de la polve olimpica tergendo,<br />

489. Al vario ragionar de gli altri eroi<br />

490. Porgere orecchio; e il tuo sermone a i loro<br />

491. Frammischiar ozioso. Uno già scote<br />

492. Le architettate del bel crine anella<br />

493. Su la guancia ondeggianti; e ad ogni scossa<br />

494. De’ convitati a le narici manda<br />

495. Vezzoso nembo d’Arabi profumi.<br />

496. A lo spirto <strong>di</strong> lui l’alma natura<br />

497. Fu pro<strong>di</strong>ga cosi che più non seppe<br />

498. Di che il volto abbellirgli; e all’arte <strong>di</strong>sse:<br />

499. Tu compi il mio lavoro: e l’arte suda<br />

500. Sollecita <strong>di</strong>ntorno all’opra illustre.<br />

501. Molli tinture preziose linfe<br />

502. Polvi pastiglie delicati unguenti<br />

503. Tutto arrischia per lui. Quanto <strong>di</strong> novo<br />

504. E mostruoso più sa tesser spola<br />

505. O bulino intagliar gallico ed anglo<br />

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506. A lui primo concede. Oh lui beato<br />

467. <strong>Il</strong> giorno dopo attribuirà a ciò che ha mangiato.<br />

468. E non perdonare il cuoco che non ebbe a cuore<br />

469. La sua salute. A te fu concessa l’autorità<br />

470. Sui servi altrui, in quel felice momento<br />

471. In cui la noia e l’amarezza vi legarono entrambi<br />

472. In una dolce unione e stabilirono le regole della condotta reciproca.<br />

473. Liberato, grazie a te, dalla fasti<strong>di</strong>osa incombenza <strong>di</strong> dover seguire<br />

474. La salute della dama, ti sarà grato colui che vanta il<br />

<strong>di</strong>ritto<br />

475. Di imporre un nuovo cognome alla tua dama<br />

476. E <strong>di</strong> trascinare sui cocchi d’oro i propri stemmi variopinti,<br />

477. Appaiati a quelli <strong>di</strong> lei:<br />

478. Sacro <strong>di</strong>ritto riservato solo a lui, che nessun altro<br />

479. Tentò audacemente <strong>di</strong> sottrargli.<br />

480. Ve<strong>di</strong> come ti fa cenno con lo sguardo,<br />

481. Ridendo appagato ed approva le tue norme;<br />

482. Mentre egli porta ancora la grande forchetta<br />

483. Al piatto colmo <strong>di</strong> cibo gra<strong>di</strong>to.<br />

484. Però fa’ che le tue premure non sempre<br />

485. Si profondano intorno alla tua amata. Talvolta<br />

486. Sarà anche consentito godere <strong>di</strong> brevi riposi;<br />

487. E, stando all’ombra della corona <strong>di</strong> foglie <strong>di</strong> quercia,<br />

488. Ripulendoti dalla polvere dello sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Olimpia,<br />

489. Ti sia consentito ascoltare i <strong>di</strong>versi ragionamenti<br />

490. Degli altri eroi e mescolare oziosamente<br />

491. Le tue parole elle loro. Uno <strong>di</strong> loro già agita<br />

492. I riccioli, or<strong>di</strong>nati elegantemente, dei bei capelli<br />

493. Che ondeggiano sulla guancia e, ad ogni movimento,<br />

494. Arriva alle narici dei convitati<br />

495. Una leggiadra fragranza <strong>di</strong> profumi arabi.<br />

496. La benefica Natura fu così generosa<br />

497. Nei suoi confronti, da non saper più<br />

498. Di che cos’altro ancora abbellirgli il volto e <strong>di</strong>sse all’arte:<br />

499. > e l’arte si affanna<br />

500. Senza indugio intorno all’eccellente capolavoro.<br />

501. Sperimenta a suo vantaggio ogni cosa:<br />

502. Morbide tinture, acque pregiate,<br />

503. Polveri, pastiglie, unguenti delicati. A lui, per primo, elargisce<br />

504. Quanto <strong>di</strong> nuovo e <strong>di</strong> più straor<strong>di</strong>nario sa tenere la spola,<br />

132


505. O intagliare il bulino francese ed inglese<br />

506. A lui concede per primo. Oh, felice lui,<br />

507. Che primo ancor <strong>di</strong> non più viste forme<br />

508. Tabacchiera mostrò. L’etica invi<strong>di</strong>a<br />

509. I gran<strong>di</strong> eguali a lui lacera e mangia;<br />

510. Ed ei pago <strong>di</strong> sè, superbamente<br />

511. Crudo, fa loro balenar su gli occhi<br />

512. L’ultima gloria onde Parigi ornollo.<br />

513. Forse altera cosi d’Egitto in faccia<br />

514. Vaga prole <strong>di</strong> Sèmele apparisti<br />

515. I giocon<strong>di</strong> rubini alto levando<br />

516. Del grappolo primiero: e tal tu forse<br />

517. Tessalico garzon mostrasti a Jolco<br />

518. L’auree lane rapite al fero drago.<br />

519. Or ve<strong>di</strong> or ve<strong>di</strong> qual magnanim’ira<br />

520. Nell’eroe che dell’altro a canto siede<br />

521. A sì novo spettacolo si desta!<br />

522. Ve<strong>di</strong> quanto ei s’affanna; e il pasto sembra<br />

523. Obliar declamando! Al certo al certo<br />

524. <strong>Il</strong> nemico è a le porte. Oimè i Penati<br />

525. Tremano e in forse è la civil salute!<br />

526. Ma no; più grave a lui più preziosa<br />

527. Cura lo infiamma. Oh depravato ingegno<br />

528. De gli artefici nostri! In van si spera<br />

529. Da la inerte lor man lavoro egregio<br />

530. Felice invenzion d’uom nobil degna.<br />

531. Chi sa intrecciar chi sa pulir fermaglio<br />

532. A patrizio calzar; chi tesser drappo<br />

533. Soffribil tanto che d’ornar presuma<br />

534. I membri <strong>di</strong> signor che un lustro a pena<br />

535. Conti <strong>di</strong> feudo? In van s’adopra e stanca<br />

536. Chi la lor mente sonnolenta e crassa<br />

537. Cerca destar: <strong>di</strong> là dall’Alpi è d’uopo<br />

538. Appellar l’eleganza: e chi giammai<br />

539. Fuor che il genio <strong>di</strong> Francia osato avria<br />

540. Su i menomi lavori i grechi ornati<br />

541. Condur felicemente? Andò romito<br />

542. <strong>Il</strong> bongusto finora spaziando<br />

543. Per le auguste cornici e per gli eccelsi<br />

544. Timpani de le moli a i numi sacre<br />

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545. O a gli uomini scettrati; ed or ne scende<br />

546. Vago al fin d’agitar gli austeri fregi<br />

507. Che per primo esibì una tabacchiera<br />

508. Di forma assai originale. L’invi<strong>di</strong>a, che permea la società<br />

509. Dilania e <strong>di</strong>vora gli uomini appartenenti al suo nobile ceto;<br />

510. Ed egli, sod<strong>di</strong>sfatto <strong>di</strong> sé, superbamente<br />

511. Spietato fa loro balenare davanti agli occhi<br />

512. L’ultimo ornamento <strong>di</strong> cui Parigi lo abbellì.<br />

513. Forse così altera al cospetto dell’Egitto<br />

514. Sei apparsa tu, graziosa <strong>di</strong>scendenza <strong>di</strong> Sèmele,<br />

515. Sollevando i bei chicchi rossi<br />

516. Del primo grappolo, o forse tu,<br />

517. Simile al giovinetto tessalo Giasone, hai mostrato a Jolco<br />

518. I drappi d’oro, strappati al drago feroce.<br />

519. Ora ve<strong>di</strong>, quale immensa ira<br />

520. A un così singolare spettacolo si risveglia<br />

521. Nell’eroe che siede accanto all’altro!<br />

522. Ve<strong>di</strong> quanto egli si affanna e sembra <strong>di</strong>menticare<br />

523. <strong>Il</strong> cibo, mentre è intento a declamare! Certamente<br />

524. <strong>Il</strong> nemico è alle porte. Ohimè, i Penati<br />

525. Tremano e la salvezza dei citta<strong>di</strong>ni è in pericolo!<br />

526. Ma no; egli è infiammato da una preoccupazione<br />

527. Più pesante e più importante. Oh, mente depravata<br />

528. Dei nostri artisti! Si spera invano<br />

529. Che esca dalle loro mani inoperose un lavoro eccellente,<br />

530. Invenzione felice, degna <strong>di</strong> un uomo nobile.<br />

531. Chi sa intrecciare, chi sa pulire il fermaglio<br />

532. Delle scarpe dei nobili? Chi sa tenere una veste<br />

533. Tanto sopportabile da credere <strong>di</strong> adornare<br />

534. Le membra <strong>di</strong> un signore che possiede il feudo<br />

535. Da appena cinque anni? Si mette all’opera e si stanca invano<br />

536. Colui che cerca <strong>di</strong> risvegliare la loro madre<br />

537. Sonnolenta e grossolana: è necessario ricercare l’eleganza<br />

538. Al <strong>di</strong> là delle Alpi; e chi mai,<br />

539. Eccetto il genio dei Francesi, avrebbe osato<br />

540. Eseguire in modo perfetto gli ornamenti greci<br />

541. Sulle miniature? <strong>Il</strong> Buon gusto, muovendosi finora liberamente,<br />

542. Sui maestosi cornicioni e sui frontoni<br />

543. Dei templi, sacri agli dei,<br />

544. E delle regge, <strong>di</strong>more dei re,<br />

133


545. Vagò solitario; ed ora ne <strong>di</strong>scende<br />

546. Desideroso <strong>di</strong> vivacizzare gli ornamenti severi<br />

547. Entro a le man <strong>di</strong> cavalieri e dame.<br />

548. Ben tosto si vedrà strascinar anco<br />

549. Fra i nuziali doni e i lievi veli<br />

550. Le greche travi: e docile trastullo<br />

551. Fien de la moda le colonne e gli archi<br />

552. Ove sedeano i secoli canuti.<br />

553. “Commercio” alto gridar, gridar “commercio”<br />

554. All’altro lato de la mensa or o<strong>di</strong><br />

555. Con fanatica voce: e tra il fragore<br />

556. D’un peregrino d’eloquenza fiume<br />

557. Di bella novità stampate al conio<br />

558. Le forme appren<strong>di</strong>, onde assai meglio poi<br />

559. Brillantati i pensier picchin lo spirto.<br />

560. Tu pur grida “commercio”: e un motto ancora<br />

561. La tua bella ne <strong>di</strong>ca. Empiono è vero<br />

562. <strong>Il</strong> nostro suol <strong>di</strong> Cerere i favori,<br />

563. Che per folti <strong>di</strong> biade immensi campi<br />

564. Ergesi altera; e pur ne mostra a pena<br />

565. Tra le spighe confuso il crin dorato.<br />

566. Bacco e Vertunno i lieti poggi e il monte<br />

567. Ne coronan <strong>di</strong> poma: e Pale amica<br />

568. Latte ne preme a larga mano; e tonde<br />

569. Can<strong>di</strong><strong>di</strong> velli; e per li prati pasce<br />

570. Mille al palato uman vittime sacre.<br />

571. Sorge fecondo il lin soave cura<br />

572. De’ verni rusticali: e d’infinita<br />

573. Serie ne cinge le campagne il tanto<br />

574. Per la morte <strong>di</strong> Tisbe arbor famoso.<br />

575. Che vale or ciò? Su le natie lor balze<br />

576. Rodan le capre; ruminando il bue<br />

577. Per li prati natii vada; e la plebe<br />

578. Non <strong>di</strong>ssimile a lor si nudra e vesta<br />

579. De le fatiche sue: ma a le grand’alme<br />

580. Di troppo agevol ben schife Cillenio<br />

581. <strong>Il</strong> comodo ministri, a cui le miglia<br />

582. Pregio acquistino e l’oro: e d’ogn’intorno<br />

583. “Commercio” risonar s’oda “commercio”.<br />

584. Tale da i letti de la molle rosa<br />

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585. Sibari un dì gridar soleva; e i lumi<br />

586. Disdegnando volgea da i frutti aviti<br />

547. Nelle mani <strong>di</strong> cavalieri e dame.<br />

548. Ben presto si vedranno trascinare,<br />

549. Fra i doni nuziali e i veli leggeri,<br />

550. Anche le travi greche; e le colonne egli archi,<br />

551. Dove riposavano i secoli passati,<br />

552. Saranno un docile <strong>di</strong>vertimento della moda.<br />

553. Ora senti gridare, con accenti pieni <strong>di</strong> esaltazione,<br />

554. All’altro capo della tavola:<br />

555. e tra lo strepito<br />

556. Di un fiume inconsueto <strong>di</strong> eloquenza,<br />

557. Vieni a conoscenza delle nuove forme linguistiche<br />

558. Appena create, da cui poi le idee, rese assai meglio<br />

559. Splendenti, solletichino lo spirito.<br />

560. Anche tu grida: e la tua bella<br />

561. Ne pronunci ancora un motto. In verità riempiono tuttora<br />

562. La nostra terra i favori <strong>di</strong> Cerere,<br />

563. Che si innalza altera per gli immensi campi,<br />

564. Ricchi <strong>di</strong> messi, e pure mostra appena,<br />

565. Confusa tra le spighe, la chioma bionda.<br />

566. Bacco e Vertumno circondano <strong>di</strong> meli<br />

567. I ridenti poggi e il monte; e Pale amichevole<br />

568. Ne munge abbondante latte e tosa<br />

569. Can<strong>di</strong>da lana e pascola per i prati<br />

570. Infinite vittime, consacrate come cibo per gli uomini.<br />

571. Spunta copioso il lino leggero, filato e tessuto<br />

572. Durante l’inverno e il gelso,<br />

573. Albero reso tanto famoso per la morte <strong>di</strong> Tisbe,<br />

574. Ne circonda le campagne con un numero infinito <strong>di</strong> esemplari.<br />

575. Ora, a cosa serve tutto ciò? Sulle loro rupi natie<br />

576. Rosicchino le capre e il bue vada ruminando<br />

577. Per i prati natii e il popolino,<br />

578. Non tanto <strong>di</strong>verso da loro, si nutra e si vesta<br />

579. Con il frutto delle sue fatiche; ma ai gran<strong>di</strong> uomini,<br />

580. Disdegnosi <strong>di</strong> beni troppo facilmente raggiungibili, Mercurio<br />

581. Somministri i lussi, a cui conferiscano valore<br />

582. La lontana provenienza ed il prezzo elevato; e tutto intorno<br />

583. Si senta risuonare la parola “commercio”, “commercio”.<br />

584. Così, un giorno, Sibari era solita gridare<br />

134


585. Dai letti fatti <strong>di</strong> delicati petali <strong>di</strong> rosa,<br />

586. E piena <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo, <strong>di</strong>stoglieva lo sguardo dai prodotti della terra<br />

587. Troppo per lei ignobil cura; e mentre<br />

588. Cartagin dura a le fatiche e Tiro<br />

589. Pericolando per l’immenso sale<br />

590. Con l’oro altrui le voluttà cambiava,<br />

591. Sibari si volgea su l’altro lato;<br />

592. E non premute ancor rose cercando<br />

593. Pur <strong>di</strong> commercio novellava e d’arti.<br />

594. Ma chi è quell’eroe che tanta parte<br />

595. Colà ingombra <strong>di</strong> loco; e mangia e fiuta<br />

596. E guata; e de le altrui fole ridendo<br />

597. Sì superba <strong>di</strong> ventre agita mole?<br />

598. Oh <strong>di</strong> mente acutissima dotate<br />

599. Mamme del suo palato! Oh da’ mortali<br />

600. Invi<strong>di</strong>abil anima che siede<br />

601. Fra l’ammiranda lor testura, e quin<strong>di</strong><br />

602. L’ultimo del piacer deliquio sugge!<br />

603. Chi più acuto <strong>di</strong> lui penètra e intende<br />

604. La natura migliore? O chi più industre<br />

605. Converte a suo piacer l’aria la terra<br />

606. E il ferace <strong>di</strong> mostri ondoso abisso?<br />

607. Qualora ei viene al desco altrui paventano<br />

608. Suo gusto inesorabile le smilze<br />

609. Ombre de gli avi, che per l’aria lievi<br />

610. Aggiransi vegliando ancor <strong>di</strong>ntorno<br />

611. A i ceduti tesori; e piangon lasse<br />

612. Le mal spese vigilie, i sobrj pasti,<br />

613. Le in preda all’aquilon case, le antique<br />

614. Digiune rozze, gli scommessi cocchi<br />

615. Forte assordanti per stridente ferro<br />

616. Le piazze e i tetti: e lamentando vanno<br />

617. Gl’invan nudati rustici, le fami<br />

618. Mal desiate, e de le sacre toghe<br />

619. L’armata in vano autorità sul vulgo.<br />

620. L’altro vicin chi fia? Per certo il caso<br />

621. Congiunse accorto i duo leggiadri estremi,<br />

622. Perchè doppio spettacolo campeggi;<br />

623. E l’un dell’altro al par più lustri e splenda.<br />

624. Falcato <strong>di</strong>o de gli orti, a cui la greca<br />

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625. Làmsaco d’asinelli offrir solea<br />

626. Vittima degna, al giovane seguace<br />

587. Degli antenati, che erano per lei occupazione troppo plebe; e mentre<br />

588. Cartagine resisteva alle fatiche e Tiro,<br />

589. Avventurandosi per l’immenso mare,<br />

590. Scambiava i prodotti <strong>di</strong> lusso con l’oro degli altri popoli,<br />

591. Sibari restava oziosa sull’altro lato,<br />

592. E cercando piaceri nuovi,<br />

593. Parlava a vuoto <strong>di</strong> commercio e <strong>di</strong> arti.<br />

594. Ma chi è dunque quell’eroe che ingombra<br />

595. la maggior parte <strong>di</strong> quel luogo e mangia e odora<br />

596. e fissa le pietanze, e ridendo degli altri<br />

597. agita la sua enorme pancia?<br />

598. Oh papille gustative del suo palato,<br />

599. Dotate <strong>di</strong> acutissima mente!<br />

600. Oh invi<strong>di</strong>abile anima dei mortali, che siede<br />

601. Tra la leggiadra testura e da qui<br />

602. Succhia il piacere fino all’estremo!<br />

603. Chi, in modo più sagace, riesce a capire<br />

604. In modo migliore la Natura? Chi, più solerte<br />

605. Trasforma a suo piacere <strong>di</strong>rigendo i prodotti della terra<br />

606. E gli abitanti del mare, ricco delle più strane creature?<br />

607. Quando si avvicina alle tavole altrui paventano<br />

608. La sua implacabile voracità gli esili<br />

609. Spiriti degli avi, che lievi, lievi per l’aria<br />

610. Si aggirano tutt’intorno, vegliando<br />

611. Le ricchezze lasciate in ere<strong>di</strong>tà ai <strong>di</strong>scendenti<br />

612. E deplorano i sobri pasti, le veglie spese<br />

613. Ad accumulare ricchezze, le case esposte alla tramontana,<br />

614. I vecchi ronzini malnutriti, i cocchi malandati,<br />

615. Che assordavano, con i forti rumori dei loro ferri,<br />

616. Le piazze e i tetti: e lamentando vanno<br />

617. I conta<strong>di</strong>ni inutilmente spogliati dei loro beni, le fami<br />

618. Desiderate a scopi speculativi, l’aver invano, con indebite pressioni,<br />

619. Ottenuto dal tribunale sentenze contro i poveri.<br />

620. L’altro vicino che cosa fa? Di sicuro il caso<br />

621. Congiunse i due estremi leggiadri,<br />

622. Perché il doppio spettacolo risalti<br />

623. E la bellezza dei due spettacoli sia<br />

624. Accresciuta dal contrasto reciproco.<br />

135


625. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>o degli orti con la falce in mano, a cui la greca<br />

626. Lampsaco era solita offrire come vittima degli asinelli<br />

627. Del sapiente <strong>di</strong> Samo i doni tuoi<br />

628. Reca sul desco. Egli ozioso siede<br />

629. Aborrendo le carni; e le narici<br />

630. Schifo raggrinza; e in nauseanti rughe<br />

631. Ripiega i labbri; e poco pane in tanto<br />

632. Rumina lentamente. Altro giammai<br />

633. A la squallida ine<strong>di</strong>a eroe non seppe<br />

634. Durar sì forte: nè lassezza il vinse<br />

635. Nè deliquio giammai nè febbre ardente:<br />

636. Tanto importa lo aver scarze le membra<br />

637. Singolare il costume e nel bel mondo<br />

638. Onor <strong>di</strong> filosofico talento.<br />

639. Qual anima è volgar la sua pietate<br />

640. Serbi per l’uomo: e facile ribrezzo<br />

641. Dèstino in lei del suo simile i danni<br />

642. O i bisogni o le piaghe. <strong>Il</strong> cor <strong>di</strong> questo<br />

643. Sdegna comune affetto; e i dolci moti<br />

644. A più lontano limite sospigne.<br />

645. “Pera colui che prima osò la mano<br />

646. Armata alzar su l’innocente agnella<br />

647. E sul placido bue: nè il truculento<br />

648. Cor gli piegàro i teneri belati,<br />

649. Nè i pietosi mugiti, nè le molli<br />

650. Lingue lambenti tortuosamente<br />

651. La man che il loro fato aimè stringea”.<br />

652. Tal ei parla o signor: ma sorge in tanto<br />

653. A quel pietoso favellar da gli occhi<br />

654. De la tua dama dolce lagrimetta<br />

655. Pari a le stille tremule brillanti,<br />

656. Che a la nova stagion gemendo vanno<br />

657. Da i palmiti <strong>di</strong> Bacco entro commossi<br />

658. Al tiepido spirar de le prim’aure<br />

659. Fecondatrici. Or le sovvien del giorno,<br />

660. Ahi fero giorno! allor che la sua bella<br />

661. Vergine cuccia de le Grazie alunna,<br />

662. Giovanilmente vezzeggiando, il piede<br />

663. Villan del servo con gli eburnei denti<br />

664. Segnò <strong>di</strong> lieve nota: e questi audace<br />

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665. Col sacrilego piè lanciolla: ed ella<br />

666. Tre volte rotolò; tre volte scosse<br />

627. Reca i tuoi doni alla mensa e al giovane seguace<br />

628. del sapiente <strong>di</strong> Samo! Egli si siede ozioso<br />

629. Disprezzando le carni e le narici<br />

630. Raggrinza schifato; e in nauseanti rughe<br />

631. Raggrinza le labbra; e intanto lentamente<br />

632. Mastica un po’ <strong>di</strong> pane. Nessun latro eroe<br />

633. Seppe mai resistere così fermamente alla fame,<br />

634. Né lo vinsero la debolezza,<br />

635. Né gli svenimenti, né le febbri alte:<br />

636. Perché troppo importa avere le membra sottili,<br />

637. Gli atteggiamenti singolari e nel bel mondo<br />

638. Essere stimato da un ingegno filosofico.<br />

639. Ogni persona volgare provi pietà<br />

640. Soltanto per gli uomini e un sentimento <strong>di</strong> ripulsa<br />

641. Destino in lei i danni del suo simile,<br />

642. O i bisogni o le piaghe. <strong>Il</strong> suo cuore<br />

643. Sdegna i sentimenti comuni; i sottili impulsi emotivi<br />

644. Li sospinge al <strong>di</strong> là della filantropia.<br />

645. <br />

652. Così egli parla, o Signore, ma intanto sorge<br />

653. Per quelle parole compassionevoli<br />

654. Una dolce lacrimetta dagli occhi della tua dama,<br />

655. Simile alle tremule e luccicanti goccioline<br />

656. Di linfe, che in primavera stillano<br />

657. Dai tralci delle viti, risvegliate al proprio interno,<br />

658. Dalle prime tiepide brezze primaverili, che portano<br />

659. Fertilità. Ora le viene in mente il giorno,<br />

660. Oh giorno crudele! Quando la sua bella<br />

661. E graziosissima cagnetta, alunna delle Grazie,<br />

662. Scherzando in modo giovanile, con i denti d’avorio<br />

663. Segnò appena il piede del servo villano<br />

664. Con un leggero segno e questi, con audacemente<br />

136


665. Con sacrilego piede la calciò ed ella<br />

666. Rotolò per tre volte, per tre volte<br />

667. Lo scompigliato pelo, e da le vaghe<br />

668. Nari soffiò la polvere rodente:<br />

669. In<strong>di</strong> i gemiti alzando, aita aita<br />

670. Parea <strong>di</strong>cesse; e da le aurate volte<br />

671. A lei la impietosita eco rispose;<br />

672. E dall’infime chiostre i mesti servi<br />

673. Asceser tutti; e da le somme stanze<br />

674. Le damigelle pallide tremanti<br />

675. Precipitàro. Accorse ognuno: il volto<br />

676. Fu d’essenze spruzzato a la tua dama:<br />

677. Ella rinvenne al fine. Ira e dolore<br />

678. L’agitavano ancor: fulminei sguar<strong>di</strong><br />

679. Gettò sul servo; e con languida voce<br />

680. Chiamò tre volte la sua cuccia: e questa<br />

681. Al sen le corse; in suo tenor vendetta<br />

682. Chieder sembrolle: e tu vendetta avesti<br />

683. Vergine cuccia de le Grazie alunna.<br />

684. L’empio servo tremò; con gli occhi al suolo<br />

685. Udì la sua condanna. A lui non valse<br />

686. Merito quadrilustre: a lui non valse<br />

687. Zelo d’arcani ufici. Ei nudo andonne<br />

688. De le assise spogliato onde pur <strong>di</strong>anzi<br />

689. Era insigne a la plebe: e in van novello<br />

690. Signor sperò; chè le pietose dame<br />

691. Inorri<strong>di</strong>ro; e del misfatto atroce<br />

692. O<strong>di</strong>àr l’autore. <strong>Il</strong> perfido si giacque<br />

693. Con la squallida prole e con la nuda<br />

694. Consorte a lato su la via spargendo<br />

695. Al passeggero inutili lamenti:<br />

696. E tu vergine cuccia idol placato<br />

697. Da le vittime umane isti superba.<br />

698. Nè senza i miei precetti o senza scorta<br />

699. Ineru<strong>di</strong>to andrai signor, qualora<br />

700. <strong>Il</strong> perverso destin dal fianco amato<br />

701. Ti allontani a la mensa. Avvien sovente<br />

702. Che con l’aio seguace o con l’amico<br />

703. Un grande illustre or l’Alpi or l’oceàno<br />

704. Varchi e scenda in Ausonia, orribil ceffo<br />

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705. Per natura o per arte, a cui Ciprigna<br />

706. Rose le nari; o sale impuro e crudo<br />

667. Scompigliò il pelo arruffato, e dalle delicate<br />

668. Narici soffiò la polvere del pavimento:<br />

669. Da qui alzando i gemiti: <br />

670. Sembrava <strong>di</strong>cesse; e dalle volte coperte <strong>di</strong> stucchi dorati<br />

671. A lei rispose l’impietosita Eco;<br />

672. E dalle stanze sotterranee i mesti servi<br />

673. Salirono tutti; e dalle stanze dell’ultimo piano<br />

674. Le ancelle, tremanti e pallide,<br />

675. Scesero a corsa. Accorsero tutti: il volto<br />

676. Della dama fu spruzzato <strong>di</strong> essenze,<br />

677. Ma ella, alla fine rinvenne. L’agitavano ancora<br />

678. L’ira e il dolore: gettò fulminei sguar<strong>di</strong><br />

679. Sul servo e con una debole voce<br />

680. Chiamò per tre volte la sua cagnetta e questa<br />

681. Le corse incontro; a suo modo sembrò<br />

682. Chiedere vendetta: e tu vendetta avesti<br />

683. Vergine cuccia, alunna delle Grazie.<br />

684. <strong>Il</strong> servo profanatore tremò; con gli occhi al suolo<br />

685. Sentì la sua condanna al licenziamento. Non fu <strong>di</strong> alcun aiuto<br />

686. <strong>Il</strong> suo apprezzato servizio ventennale: non fu <strong>di</strong> alcun aiuto<br />

687. L’aver seguito con impegno assiduo incarichi delicati. Se ne andò<br />

688. Privo <strong>di</strong> tutto, spogliato dalla livrea, grazie alla quale<br />

689. Godeva un tempo <strong>di</strong> grande onore presso il volgo, e sperò in vano<br />

690. Di accasarsi presso un nuovo signore, perché le pietose dame<br />

691. Inorri<strong>di</strong>rono e del crudele misfatto<br />

692. O<strong>di</strong>arono l’autore. <strong>Il</strong> perfido giacque<br />

693. Con la squallida prole e con la povera<br />

694. Moglie e, ridotto sul lastrico, andava rivolgendo<br />

695. Ai passanti inutili lamenti:<br />

696. E tu, Vergine cuccia, oggetto <strong>di</strong> culto placato<br />

697. Dalle vittime umane, te ne andasti superba.<br />

698. Ma non senza compagna o senza guida<br />

699. O senza eru<strong>di</strong>zione andrai, o Signore, qualora<br />

700. <strong>Il</strong> triste destino al tuo amato fianco<br />

701. Ti allontani dalla mensa. Avviene spesso<br />

702. Che, con il precettore seguace o con l’amico,<br />

703. Viene un nobile straniero, o dal Continente o dall’Inghilterra,<br />

704. Varcando e scendendo in Italia, con orribile aspetto,<br />

137


705. Per nascita, o perché rovinato in seguito alle malattie<br />

706. Veneree, oppure perché un sale corrosivo e impuro<br />

707. Snudò i denti ineguali. Ora il <strong>di</strong>stingue<br />

708. Risibil gobba, or furiosi sguar<strong>di</strong><br />

709. Obliqui o loschi: or rantoloso avvolge<br />

710. Fra le tumide fauci ampio volume<br />

711. Di voce, che gorgoglia, ed esce al fine<br />

712. Come da inverso fiasco onda che goccia;<br />

713. Or d’avi or <strong>di</strong> cavalli ora <strong>di</strong> Frini<br />

714. Instancabile parla; or de’ celesti<br />

715. Le folgori deride. Aurei monili<br />

716. E nastri e gemme gloriose pompe<br />

717. L’ingombran tutto: e gran titolo suona<br />

718. Dinanzi a lui. Qual più tra noi risplende<br />

719. Inclita stirpe ch’onorar non voglia<br />

720. D’un ospite sì degno i Lari suoi?<br />

721. Ei però col compagno ammessi fièno<br />

722. Di Giuno a i fianchi: e tu lontan da lei<br />

723. Co’ Silvani capripe<strong>di</strong> n’andrai<br />

724. Presso al marito; e pranzerai negletto<br />

725. Fra il popol folto de gli dei minori.<br />

726. Ma negletto non già da gli occhi andrai<br />

727. De la dama gentil, che a te rivolti<br />

728. Incontreranno i tuoi. L’aere a quell’urto<br />

729. Arderà <strong>di</strong> faville: e Amor con l’ali<br />

730. L’agiterà. Nel fortunato incontro<br />

731. I messagger pacifici dell’alma<br />

732. Cambieran lor novelle: e alternamente<br />

733. Spinti ritorneranno a voi con dolce<br />

734. Delizioso tremito su i cori.<br />

735. Allor tu le ubbi<strong>di</strong>sci; o se t’invita<br />

736. Le vivande a gustar, che a lei vicine<br />

737. L’or<strong>di</strong>n <strong>di</strong>spose; o se a te chiede in vece<br />

738. Quella che innanzi a te sue voglie pugne<br />

739. Non col soave odor, ma con le nove<br />

740. Leggiadre forme onde abbellir la seppe<br />

741. Dell’ammirato cucinier la mano.<br />

742. Con la mente si pascono le <strong>di</strong>ve<br />

743. Sopra le nubi del brillante Olimpo:<br />

744. E lor labbra immortali irrita e move<br />

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745. Non la materia, ma il <strong>di</strong>vin lavoro.<br />

746. Nè allor men destro ad ubbi<strong>di</strong>r sarai<br />

707. Mise a nudo i denti consumati. Ora lo contrad<strong>di</strong>stingue<br />

708. La ri<strong>di</strong>cola gobba, ora gli sguar<strong>di</strong> furiosi<br />

709. Sfuggenti e maligni, ora cerca <strong>di</strong> articolare con un rantolo<br />

710. Nella gola rigonfia un grande volume<br />

711. Di voce, che gorgoglia, ed alla fine esce con la stessa fatica<br />

712. Con cui da un fiasco capovolto esce l’acqua, goccia su goccia;<br />

713. Ora <strong>di</strong> avi, ora <strong>di</strong> cavalli, ora <strong>di</strong> prostitute<br />

714. Instancabilmente parla; ora ride<br />

715. Delle punizioni celesti. Gioielli d’oro<br />

716. E nastri e gemme ed ornamenti insigni<br />

717. Lo ingombrano tutto: il suo arrivo è preceduto<br />

718. Dall’annuncio del suo illustre titolo nobiliare. Quale nobile famiglia<br />

719. Tra le più illustri che non voglia onorare<br />

720. La propria casa <strong>di</strong> un ospite così degno?<br />

721. Perciò con il compagno furono ammessi<br />

722. Ai fianchi <strong>di</strong> Giunone: e tu, lontano da lei<br />

723. Andrai con satiri dai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> capra<br />

724. Presso il marito; e pranzerai trascurato<br />

725. Fra il popolo folto degli dei minori.<br />

726. Ma non andrai trascurato agli occhi<br />

727. Della gentile dama, i quali occhi, a te rivolti,<br />

728. Incontreranno i tuoi. L’aria d’impeto<br />

729. Brucerà <strong>di</strong> faville e l’Amore con le ali<br />

730. L’agiterà. Nel fortunato incontro<br />

731. Gli sguar<strong>di</strong> pacifici dell’anima<br />

732. Si scambieranno notizie: e, alternativamente<br />

733. Spinti, provocheranno nei vostri cuori<br />

734. Un’emozione piacevole.<br />

735. Allora tu ubbi<strong>di</strong>scile, sia che ti inviti<br />

736. A gustare le vivande, che sono <strong>di</strong>sposte vicino a lei,<br />

737. Sia che invece ti chieda quella<br />

738. Vivanda, che davanti a te sollecita i suoi desideri<br />

739. Non per il soave profumo, ma per le nuove<br />

740. Leggiadre forme, con cui seppe abbellirla<br />

741. La mano dell’ammirato cuoco!<br />

742. Con la mente si nutrono le dee<br />

743. Sopra le nuvole dello splendente Olimpo:<br />

744. E non il cibo vero e proprio, ma la perfezione della forma<br />

138


745. Stimola e muove le loro labbra immortali.<br />

746. Né allora meno destro sarai ad ubbi<strong>di</strong>re<br />

747. Che <strong>di</strong> raro licor la bella strigne<br />

748. Colmo bicchiere, a lo cui orlo intorno<br />

749. Serpe striscia dorata; e par che <strong>di</strong>ca:<br />

750. “Lungi o labbra profane: a i labbri solo<br />

751. De la <strong>di</strong>va che qui soggiorna e regna<br />

752. È il castissimo calice serbato:<br />

753. Nè cavalier con alito maschile<br />

754. Osi appannarne il nitido cristallo;<br />

755. Nè dama convitata unqua presuma<br />

756. I labbri apporvi; e sien pur casti e puri,<br />

757. E quanto esser può mai cari all’Amore”.<br />

758. Tu al cenno de’ bei guar<strong>di</strong> e de la destra,<br />

759. Che reggendo il bicchier sospesa ondeggia<br />

760. Affettuoso atten<strong>di</strong>. I lumi tuoi<br />

761. Di gioia sfavillando accolgan pronti<br />

762. <strong>Il</strong> brin<strong>di</strong>si segreto: e ti prepara<br />

763. In simil modo a tacita risposta.<br />

764. Ecco d’estro già punta ecco la Musa<br />

765. Brin<strong>di</strong>si grida all’uno e all’altro amante;<br />

766. All’altrui fida sposa a cui se’ caro,<br />

767. E a te signor sua dolce cura e nostra.<br />

768. Quale annoso licor Lièo vi mesce,<br />

769. Tale Amore a voi mesca eterna gioia<br />

770. Non gustata al marito, e da coloro<br />

771. Invi<strong>di</strong>ata che gustata l’hanno.<br />

772. Veli con l’ali sue sagace oblio<br />

773. Le alterne infedeltà che un cor dall’altro<br />

774. Porieno un giorno separar per sempre:<br />

775. E solo a gli occhi vostri Amor <strong>di</strong>scopra<br />

776. Le alterne infedeltà, che in ambo i petti<br />

777. Ventilar ponno le cedenti fiamme.<br />

778. Di sempiterno in<strong>di</strong>ssolubil nodo<br />

779. Canti augurj per voi vano cantore:<br />

780. Nostra nobile musa a voi desia<br />

781. Sol quanto piace a voi durevol nodo.<br />

782. Duri fin che a voi piace: e non si scioglia<br />

783. Senza che Fama sopra l’ale immense<br />

784. Tolga l’alta novella; e grande n’empia<br />

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785. Col reboato dell’aperta tromba<br />

786. L’ampia cittade e dell’Enotria i monti,<br />

747. Dato che la bella stringe<br />

748. Un bicchiere colmo <strong>di</strong> raro vino straniero, sul cui bordo gira<br />

749. Serpeggiando tutt’intorno una linea dorata e sembra che <strong>di</strong>ca:<br />

750.


785. Con il rimbombo della tromba spiegata<br />

786. L’ampia città e i monti dell’Italia<br />

787. E le piagge sonanti, e s’esser puote,<br />

788. La bianca Teti e Gua<strong>di</strong>ana e Tule.<br />

789. <strong>Il</strong> mattutino gabinetto il corso<br />

790. <strong>Il</strong> teatro e la mensa in vario stile<br />

791. Ne ragionin gran tempo. Ognun ne chieda<br />

792. <strong>Il</strong> dolente marito: ed ei dall’alto<br />

793. La lamentabil favola cominci.<br />

794. Tal su le scene, ove agitar solea<br />

795. L’ombre tinte <strong>di</strong> sangue Argo piagnente,<br />

796. Squallido messo al palpitante coro<br />

797. Narrava come furiando E<strong>di</strong>po<br />

798. Al talamo sen corse incestuoso,<br />

799. Come le porte rovescionne, come<br />

800. Al subito spettacolo ristette<br />

801. Quando vicina del nefando letto<br />

802. Vide in un corpo solo e sposa e madre<br />

803. Pender strozzata; e del fatale uncino<br />

804. Le mani armosse; e con le proprie mani<br />

805. A sè le care luci da la testa<br />

806. Con le man proprie misero strapposse.<br />

807. Ma già volge al suo fine il pranzo illustre:<br />

808. Già Como e Dionisio al desco intorno<br />

809. Rapi<strong>di</strong>ssimamente in danza girano<br />

810. Con la libera Gioia. Ella saltando<br />

811. Or questo or quel de’ convitati lieve<br />

812. Tocca col <strong>di</strong>to: e al suo toccar scoppiettano<br />

813. Brillanti vivacissime scintille,<br />

814. Ch’altre ne destan poi. Sonan le risa:<br />

815. <strong>Il</strong> clamoroso <strong>di</strong>sputar s’accende:<br />

816. La nobil vanità pugne le menti:<br />

817. E l’amor <strong>di</strong> sè sol, baldo scorrendo,<br />

818. Porge un scettro a ciascuno; e <strong>di</strong>ce: “regna”.<br />

819. Questi i concili <strong>di</strong> Bellona, e quegli<br />

820. Pènetra i tempj de la Pace. Un guida<br />

821. I condottieri: a i consiglier consiglio<br />

822. L’altro dona; e <strong>di</strong>vide e capovolge<br />

823. Con seste ar<strong>di</strong>te il pelago e la terra.<br />

824. Qual <strong>di</strong> Pallade l’arti e de le Muse<br />

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825. Giu<strong>di</strong>ca e libra; qual ne scopre acuto<br />

826. L’alte cagioni; e i gran principj abbatte<br />

787. E le spiagge sonanti e se si può<br />

788. <strong>Il</strong> mare biancheggiante <strong>di</strong> onde spumose e la Spagna e l’Islanda.<br />

789. La toeletta mattutina, il corso,<br />

790. <strong>Il</strong> teatro e la mensa, in vario modo,<br />

791. Ne parlino per gran tempo. Ognuno chieda<br />

792. Di far narrare al marito quell’amorosa catastrofe: e lui dall’alto<br />

793. La lamentosa favola cominci.<br />

794. Così sopra le scene, in cui si rappresentano<br />

795. I personaggi coinvolti in vicende sanguinose,<br />

796. <strong>Il</strong> pallido messaggero narrava al palpitante coro<br />

797. Come infuriando E<strong>di</strong>po incestuoso<br />

798. Corse verso la camera nuziale,<br />

799. Come scar<strong>di</strong>nò le porte, come<br />

800. Si arrestò all’improvviso spettacolo,<br />

801. Quando vide vicina, nell’esecrabile letto,<br />

802. Riunita nella stessa persona la moglie e la madre<br />

803. Pendere impiccata; e del funesto uncino<br />

804. Le mani mosse; e con le proprie mani si tolse<br />

805. Gli occhi dalla testa,<br />

806. Accecandosi con le proprie mani.<br />

807. Ma ormai giunge al termine l’illustre pranzo:<br />

808. Già Como, il <strong>di</strong>o dei conviti, e Bacco intorno<br />

809. Rapi<strong>di</strong>ssimamente girano in una danza,<br />

810. Al tavolo con libera gioia. La Gioia saltando<br />

811. O questo, o quello degli invitati lievemente<br />

812. Tocca col <strong>di</strong>to: e al suo toccare scoppiettando<br />

813. Brillano <strong>di</strong> vivaci scintille,<br />

814. Che ne destano poi altre. Risuonano le risate:<br />

815. Si accendono le <strong>di</strong>scussioni rumorose:<br />

816. La nobile invi<strong>di</strong>a punge le menti<br />

817. E l’amore <strong>di</strong> sé soltanto, scorrendo ar<strong>di</strong>to,<br />

818. Porge ad ognuno uno scettro, e <strong>di</strong>ce : <br />

819. Uno <strong>di</strong>scute <strong>di</strong> guerra,<br />

820. Un altro penetra i temoli della pace. Uno dà<br />

821. Consigli ai condottieri: dona consiglio all’altro,<br />

822. E rivoluziona e capovolge<br />

823. L’assetto del mare e della terra.<br />

824. Uno le arti <strong>di</strong> Pallade e delle Muse folleggia<br />

140


825. E scherza, delle quali acuto ne scopre<br />

826. Le cause prime, e confuta i principii<br />

827. Cui creò la natura, e che tiranni<br />

828. Sopra il senso de gli uomini regnàro<br />

829. Gran tempo in Grecia, e nel paese Tosco<br />

830. Rinacquer poi più poderosi e forti.<br />

831. Cotanto adunque <strong>di</strong> saper fia dato<br />

832. A nobil capo? Oh letti oh specchi oh mense<br />

833. Oh corsi oh scene oh feu<strong>di</strong> oh sangue oh avi<br />

834. Che per voi non s’apprende? Or tu signore<br />

835. Co’ voli ar<strong>di</strong>ti del felice ingegno<br />

836. Sovra ognaltro t’innalza. <strong>Il</strong> campo è questo<br />

837. Ove splender più dei. Nulla scienza,<br />

838. Sia quant’esser mai puote arcana o grande,<br />

839. Ti spaventi giammai. Se cosa u<strong>di</strong>sti<br />

840. O leggesti al mattino onde tu deggia<br />

841. Gloria sperar; qual cacciator che segue<br />

842. Circuendo la fera, e sì la guida<br />

843. E volge <strong>di</strong> lontan che a poco a poco<br />

844. A le insi<strong>di</strong>e s’accosta e dentro piomba,<br />

845. Tal tu il sermone altrui volgi sagace<br />

846. Fin che là cada ove spiegar ti giove<br />

847. <strong>Il</strong> tuo novo tesoro. E se pur ieri<br />

848. Scesa in Italia pellegrina forma<br />

849. Del parlar t’è già nota, allor tu stu<strong>di</strong>a<br />

850. Materia espor che favellando ammetta<br />

851. La nova gemma; e poi che il punto hai colto,<br />

852. Ratto la scopri; e sfolgorando abbaglia<br />

853. Qual altra è mente che superba andasse<br />

854. Di squisita eloquenza a i gran convivj.<br />

855. In simil guisa il favoloso mago,<br />

856. Che fe’ gran tempo desiar l’amante<br />

857. All’animosa vergin <strong>di</strong> Dordona,<br />

858. Da i cavalier che l’assalien bizzarri<br />

859. Oprar lasciava ogni lor possa ed arte<br />

860. Poi ecco in mezzo a la terribil pugna<br />

861. Strappava il velo a lo incantato scudo;<br />

862. E quei sorpresi dal bagliore immenso<br />

863. Ciechi spingeva e soggiogati a terra.<br />

864. Talor <strong>di</strong> Zoroastro o d’Archimede<br />

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865. Discepol sederà teco a la mensa.<br />

866. Tu a lui ti volgi, seco lui ragiona,<br />

827. Che la Natura creò e che a lungo<br />

828. Sopra il senso degli uomini<br />

829. Con<strong>di</strong>zionarono il gusto in Grecia, ed in Toscana<br />

830. Rinacquero poi più consapevoli ed efficaci.<br />

831. Fu concesso dunque così tanto <strong>di</strong> sapere<br />

832. Al nobile capo? Oh letti, oh specchi, oh mense!<br />

833. Oh corsi, oh teatri, oh feu<strong>di</strong>, oh nobiltà <strong>di</strong> sangue, oh avi<br />

834. Cosa non si apprende grazie a voi? Ora tu, o Signore,<br />

835. Con gli ar<strong>di</strong>ti voli del felice ingegno,<br />

836. Sopra ogni altro ti innalzi. Questo è il campo<br />

837. Dove più devi splendere. Nessuna scienza,<br />

838. Sia pure ardua e grande,<br />

839. Mai ti spaventi. Se hai sentito<br />

840. O hai letto al mattino qualcosa, in cui tu debba<br />

841. Sperare gloria, come un cacciatore che segue<br />

842. Accerchiando la preda, e così la preda<br />

843. Si accosta a poco a poco al pericolo e dentro si infila,<br />

844. Allo stesso modo tu, intelligentemente, fai<br />

845. In modo <strong>di</strong> volgere il <strong>di</strong>scorso a tuo favore,<br />

846. Fino a che cada su un argomento adatto a fare mostra<br />

847. Delle tue nuove e brillanti acquisizioni. E se pure ieri<br />

848. Scesa in Italia una nuova forma<br />

849. Di parlare già ti è nota, allora tu tratta <strong>di</strong> un argomento<br />

850. Che <strong>di</strong>scorrendo consenta <strong>di</strong> introdurre la nuova espressione,<br />

851. E quando hai intuito il momento adatto,<br />

852. Improvvisamente pronuncialo, e sfolgorando abbaglia<br />

853. Chiunque andasse fiero della propria fama<br />

854. Di raffinato creatore conviviale.<br />

855. Allo stesso modo il leggiadro mago Atlante,<br />

856. Che fece per lungo tempo desiderare l’amante<br />

857. All’audace Bradamante, vergine <strong>di</strong> Dordona,<br />

858. Ai cavalieri che bizzarri l’assalivano<br />

859. Lasciava operare tutta la loro forza e la loro abilità,<br />

860. Ed ecco nel mezzo <strong>di</strong> uno spaventoso duello,<br />

861. Strappava il velo all’incantato scudo,<br />

862. E spingeva quelli ciechi sorpresi<br />

863. Dall’immenso bagliore e soggiogati a terra.<br />

864. Talvolta un <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Zoroastro o <strong>di</strong> Archimede<br />

141


865. Siederà con te alla mensa.<br />

866. Ma tu a lui rivolgiti, con lui ragiona,<br />

867. Suo linguaggio ne appren<strong>di</strong>; e quello poi<br />

868. Qual se innato a te fosse alto ripeti.<br />

869. Nè paventar quel che l’antica fama<br />

870. Narra de’ lor compagni. Oggi la <strong>di</strong>va<br />

871. Urania il crin compose; e gl’irti alunni<br />

872. Smarriti vergognosi balbettanti<br />

873. Trasse da le lor cave, ove già tempo<br />

874. Col profondo silenzio e con la notte<br />

875. Tenean consiglio: e le servili braccia<br />

876. Fornien <strong>di</strong> leve onnipotenti, ond’alto<br />

877. Salisser poi pirami<strong>di</strong> obelischi<br />

878. Ad eternar de’ popoli superbi<br />

879. I gravi casi: o pur con feri <strong>di</strong>cchi<br />

880. Stavan contra i gran letti: o <strong>di</strong> pignone<br />

881. Audace armati, spaventosamente<br />

882. Cozzavan con la piena, e giù a travers<br />

883. Spezzate rovesciate <strong>di</strong>ssipavano<br />

884. Le tetre corna: decima fatica<br />

885. D’Ercole invitto. Ora i selvaggi amici<br />

886. Urania ingentilì. Bal<strong>di</strong> e leggiadri<br />

887. Nel gran mondo li guida, o tra il clamore<br />

888. De’ frequenti convivi, o pur tra i vezzi<br />

889. De’ gabinetti; ove a la docil dama<br />

890. E al caro cavalier mostran qual via<br />

891. Venere tenga, e in quante forme o quali<br />

892. Suo volto luci<strong>di</strong>ssimo si cangi.<br />

893. Nè del poeta temerai che beffi<br />

894. Con satira in<strong>di</strong>screta i detti tuoi;<br />

895. O che a maligne risa esponer osi<br />

896. Tuo talento immortale. All’alta mensa<br />

897. Voi lo innalzaste; e tra la vostra luce<br />

898. Beato l’avvolgeste; e de le Muse<br />

899. A <strong>di</strong>spetto e d’Apollo al sacro coro<br />

900. L’ascriveste de’ vati. Ei de la mensa<br />

901. Fece il suo Pindo: e guai a lui se quin<strong>di</strong><br />

902. Le dee sdegnate giù precipitando<br />

903. Con le forchette il cacciano. Meschino!<br />

904. Più non poria su le dolenti membra<br />

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905. Del suo infermo signor chiedere aita<br />

906. Da la buona Salute; o con alate<br />

867. Appren<strong>di</strong>ne il linguaggio; e quello poi<br />

868. Ripetilo alto, come se fosse innato dentro <strong>di</strong> te.<br />

869. E non temere <strong>di</strong> ciò che si racconta<br />

870. Dei suoi antichi colleghi scienziati! Oggi la dea<br />

871. Urania si è pettinata; e i suoi ispi<strong>di</strong> <strong>di</strong>scepoli<br />

872. Si vergognano balbettando:<br />

873. Ella li fece uscire dalle caverne, dove già da tempo<br />

874. Me<strong>di</strong>tavano nel profondo silenzio<br />

875. Della notte e le servili braccia<br />

876. Fornivano sistemi meccanici in grado <strong>di</strong> sollevare enormi pesi,<br />

877. Affinchè fossero erette pirami<strong>di</strong> e obelischi<br />

878. Per celebrare importanti avvenimenti storici<br />

879. Di fiere popolazioni, oppure con <strong>di</strong>ghe<br />

880. Imponenti si opponevano al mare, o armati<br />

881. Dell’argine audace, si opponevano spaventosamente<br />

882. Agli urti dei fiumi in piena e domavano trasversalmente<br />

883. E indebolivano le correnti violente:<br />

884. la fatica <strong>di</strong> Ercole invitto. Ora gli irti alunni<br />

885. Di Urania ha ingentilito. Bal<strong>di</strong> e leggiadri<br />

886. Li guida nella società moderna, attraverso il vocio rumoroso<br />

887. Dei banchetti pieni <strong>di</strong> gente,<br />

888. oppure nell’atmosfera galante<br />

889. Dei gabinetti; dove alla dama che apprende con facilità<br />

890. E al saggio cavaliere, mostrano il percorso<br />

891. Celeste del pianeta Venere e in quanti e quali aspetti<br />

892. Assuma la sua faccia splendente.<br />

893. Né temerai il poeta, che prende in giro<br />

894. Con inopportune satire le tue affermazioni;<br />

895. O che osa mostrare le maligne risate<br />

896. Sul tuo talento immortale.<br />

897. Gli avete concesso l’onore <strong>di</strong> partecipare<br />

898. Ai vostri illustri banchetti, e l’avete avvolto<br />

899. Beato tra la vostra luce; nonostante fosse privo<br />

900. Di doti poetiche, lo avete proclamato poeta. Egli fece<br />

901. Della mensa il suo Pindo: e guai a lui se<br />

902. Le dame sdegnate, precipitandosi in basso,<br />

903. Lo cacciano con le forchette dalla mensa. Meschino!<br />

904. Più non potrebbe scrivere sul corpo indolenzito del suo Signore<br />

142


905. Un componimento che auspichi la guarigione<br />

906. Del Signore malato, o ringraziare<br />

907. O<strong>di</strong> ringraziar, nè tesser inni<br />

908. Al barbato figliuol <strong>di</strong> Febo intonso.<br />

909. Più del giorno natale i chiari albori<br />

910. Salutar non potrebbe; e l’auree frecce<br />

911. Nomi-sempiternanti all’arco imporre.<br />

912. Non più gli urti festevoli, o sul naso<br />

913. L’elegante scoccar d’illustri <strong>di</strong>ta<br />

914. Fora dato sperare. A lui tu dunque<br />

915. Non <strong>di</strong>sdegna o signor volger talora<br />

916. Tu’ amabil voce; a lui tu canta i versi<br />

917. Del delicato cortigian d’Augusto,<br />

918. O <strong>di</strong> quel che tra Venere e Lièo<br />

919. Pinse Trimalcion: la Moda impone<br />

920. Ch’Arbitro o Flacco a i begli spirti ingombri<br />

921. Spesso le tasche. Oh come il vate amico<br />

922. Te udrà meravigliando il sermon prisco<br />

923. O sciogliere o frenar qual più ti piace!<br />

924. E per la sua faretra e per li cento<br />

925. Destrier focosi che in Arca<strong>di</strong>a pasce<br />

926. Ti giurerà che <strong>di</strong> Donato al paro<br />

927. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>fficil sermone inten<strong>di</strong> e gusti!<br />

928. E questo ancor <strong>di</strong> rammentar fia tempo<br />

929. I novi Sofi che la Gallia o l’Alpe<br />

930. Ammirando persegue; e <strong>di</strong>r qual arse<br />

931. De’ volumi infelici, o andò macchiato<br />

932. D’infame nota; e quale asilo appresti<br />

933. Filosofia al morbido Aristippo<br />

934. Del secol nostro, e qual ne appresti al novo<br />

935. Diogene dell’auro sprezzatore<br />

936. E della opinione de’ mortali.<br />

937. Lor famosi volumi, o a te <strong>di</strong>scesi<br />

938. Per calle obliquo e compri a gran tesoro,<br />

939. O da cortese man prestati, fièno<br />

940. Lungo ornamento a lo tuo speglio innante.<br />

941. Poi che brevi gli avrai scorsi momenti<br />

942. Ornandoti o a la man garrendo indotta<br />

943. Del parrucchier; poi che t’avran più notti<br />

944. Conciliato il facil sonno, al fine<br />

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945. Anco a lo speglio passeran <strong>di</strong> lei,<br />

946. Che comuni ha con te studj e licèo,<br />

907. Con o<strong>di</strong> sublimi o comporre inni<br />

908. Per Esculapio, il figlio <strong>di</strong> Febo con la barba ancora intonsa.<br />

909. E non potrebbe più celebrare il compleanno del Signore,<br />

910. E comporre aulici versi destinati a rendere eterni<br />

911. I nomi dei personaggi che vi si celebrano.<br />

912. Non sarà più dato sperare i piccoli colpi scherzosi<br />

913. O l’elegante schioccare <strong>di</strong> nobili <strong>di</strong>ta sul naso.<br />

914. Dunque, Signore, non <strong>di</strong>sdegnare<br />

915. Di volgere qualche volta a lui<br />

916. La tua amabile voce; contagli i versi<br />

917. Del delicato cortigiano d’Augusto,<br />

918. O <strong>di</strong> colui che raffigurò Trimalcione<br />

919. De<strong>di</strong>to alla lussuria e al vino. La Moda impone che<br />

920. Petronio o Orazio siano spesso d’ingombro<br />

921. Ai nobili spiriti. O come il vate amico<br />

922. Ascolterà da te, meravigliandosi, la lingua latina,<br />

923. Mentre pronuncerai, a tuo piacimento, lunghe le sillabe<br />

924. Brevi e brevi quelle lunghe!<br />

925. E ti giurerà sulla sua faretra e sui cento destrieri focosi<br />

926. Che alleva in Arca<strong>di</strong>a<br />

927. Che tu inten<strong>di</strong> e gusti la lingua latina al apri <strong>di</strong> Donato!<br />

928. E questo sarà ancora tempo <strong>di</strong> ricordare<br />

929. I nuovi filosofi che Francia e Svizzera<br />

930. Ammirano e perseguitano, e <strong>di</strong>re quale libro<br />

931. Venne bruciato pubblicamente o<br />

932. Fu bollato d’infamia, e quale asilo<br />

933. Filosofia prepari al molle Aristippo<br />

934. Dei giorni nostri, e quale al nuovo<br />

935. Diogene, <strong>di</strong>spregiatore delle ricchezze<br />

936. E delle convenzioni sociali degli uomini.<br />

937. I loro famosi libri, a te giunti<br />

938. Per vie traverse e comprati a prezzi altissimi,<br />

939. O prestati da un amico gentile, saranno<br />

940. A lungo ornamento innanzi al tuo specchio.<br />

941. Dopo che per qualche istante li avrai guardati,<br />

942. Ornandoti e rimproverando la mano maldestra<br />

943. Del parrucchiere, dopo che per più notti ti avranno<br />

944. Conciliato il facile sonno, alla fine<br />

143


945. Passeranno allo specchio <strong>di</strong> lei,<br />

946. Che ha in comune con te gli stu<strong>di</strong> e la scuola,<br />

947. Ove togato in cattedra elegante<br />

948. Siede interprete Amore. Or fia la mensa<br />

949. <strong>Il</strong> favorevol loco, onde al sol esca<br />

950. De’ brevi studj il glorioso frutto.<br />

951. Chi por freni oserà d’inclita stirpe<br />

952. All’animo a la mente? <strong>Il</strong> vulgo tema<br />

953. Oltre natura: e quei cui dona il vulgo<br />

954. Titol <strong>di</strong> saggio me<strong>di</strong>ti romito<br />

955. <strong>Il</strong> ver celato; e al fin cada adorando<br />

956. La sacra nebbia che lo avvolge intorno.<br />

957. Ma tu come sublime aquila vola<br />

958. Dietro a i sofi novelli. Alto <strong>di</strong>a plauso<br />

959. Tutta la mensa al tuo poggiare audace.<br />

960. Te con lo sguardo e con l’orecchio beva<br />

961. La dama da le tue labbra rapita:<br />

962. Con cenno approvator vezzosa il capo<br />

963. Pieghi sovente: e il calcolo e la massa<br />

964. E la inversa ragion sonino ancora<br />

965. Su la bocca amorosa. Or più non o<strong>di</strong>a<br />

966. De le scole il sermone Amor maestro:<br />

967. E l’accademia e i portici passeggia<br />

968. De’ filosofi al fianco; e con la molle<br />

969. Mano accarezza le cadenti barbe.<br />

970. Ma guardati o signor guardati oh <strong>di</strong>o<br />

971. Dal tossico mortal che fuora esala<br />

972. Da i volumi famosi: e occulto poi<br />

973. Sa per le luci penetrato all’alma<br />

974. Gir serpendo ne’ cori; e con fallace<br />

975. Lusinghevole stil corromper tenta<br />

976. <strong>Il</strong> generoso de le stirpi orgoglio,<br />

977. Che ti scevra dal vulgo. Udrai da quelli<br />

978. Che ciascun de’ viventi all’altro è pari;<br />

979. E caro a la natura e caro al cielo<br />

980. E non manco <strong>di</strong>te colui che regge<br />

981. I tuoi destrieri e quel ch’ara i tuoi campi;<br />

982. E che la tua pietade o il tuo rispetto<br />

983. Devrien fino a costor scender vilmente.<br />

984. Folli sogni d’infermo! Intatti lascia<br />

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985. Così strani consigli: e solo attigni<br />

986. Ciò che la dolce voluttà rinfranca,<br />

947. Dove siede in cattedra, elegante con la toga,<br />

948. <strong>Il</strong> maestro Amore. Ora sarà la mensa<br />

949. <strong>Il</strong> luogo adatto, da cui veda la luce<br />

950. <strong>Il</strong> glorioso frutto dei brevi stu<strong>di</strong>.<br />

951. Chi oserà porre freni alle passioni e ai pensieri d’una stirpe<br />

952. Tanto illustre? <strong>Il</strong> popolo tema<br />

953. <strong>Il</strong> soprannaturale: e colui a cui il popolo dà<br />

954. <strong>Il</strong> titolo <strong>di</strong> saggio me<strong>di</strong>ti solitario<br />

955. La verità nascosta: e infine cada adorando<br />

956. La sacra nebbia che lo circonda.<br />

957. Ma tu vola <strong>di</strong>etro ai nuovi filosofi,<br />

958. Come un’aquila che vola altissima.<br />

959. Tutti i commensali concedano<br />

960. Grande lode ai tuoi audaci slanci concettuali.<br />

961. La dama, rapita dalle tue parole,<br />

962. Berrà le tue sentenze guardandoti e assecondandoti:<br />

963. Con cenno d’assenso ella pieghi spesso il capo,<br />

964. Vezzosa; e il calcolo, la massa e la proporzione inversa<br />

965. Vengano ripetuti da lei. Ora il maestro Amore<br />

966. Non o<strong>di</strong>a più il linguaggio accademico:<br />

967. E passeggia lungo l’accademia e i portici<br />

968. A fianco dei filosofi; e con la delicata mano<br />

969. Accarezza le barbe fluenti.<br />

970. Ma guardati, Signore, guardati, o Dio!<br />

971. Dal veleno mortale che esce<br />

972. Dai volumi famosi: e poi, nascosto<br />

973. Penetrato nell’anima attraverso gli occhi,<br />

974. Se ne va insinuandosi nei cuori, e con modo ingannevole,<br />

975. Seducente tenta <strong>di</strong> corrompere<br />

976. <strong>Il</strong> nobile orgoglio delle stirpi,<br />

977. Quello che ti <strong>di</strong>stingue dal popolo. Da quelli sentirai che<br />

978. Ogni uomo è uguale all’altro;<br />

979. E caro alla Natura ed al Cielo<br />

980. È colui che guida i tuoi cavalli e colui che<br />

981. Lavora i tuoi campi; e sentirai che<br />

982. La tua pietà ed il tuo rispetto<br />

983. Devono abbassarsi sino a costoro.<br />

984. Folli sogni <strong>di</strong> un matto! Lascia perdere<br />

144


985. Così strani consigli: e pren<strong>di</strong> solo<br />

986. Ciò che rinfranca il dolce piacere,<br />

987. Ciò che scioglie i desiri e ciò che nudre<br />

988. La libertà magnanima. Tu questo<br />

989. Reca solo a la mensa; e sol da questo<br />

990. Plauso cerca ed onor: così dell’api<br />

991. L’industrioso popolo ronzando<br />

992. Gira <strong>di</strong> fiore in fior <strong>di</strong> prato in prato;<br />

993. E i <strong>di</strong>ssimili sughi raccogliendo<br />

994. Tesoreggia nell’arnie: un giorno poi<br />

995. Ne van colme le pàtere dorate<br />

996. Sopra l’ara de’ numi; e d’ogni lato<br />

997. Ribocca la fragrante alma dolcezza.<br />

998. Or versa pur dall’odorato grembo<br />

999. I tuoi doni o Pomona; e l’ampie colma<br />

1000. Tazze che d’oro e <strong>di</strong> color <strong>di</strong>versi<br />

1001. Fregia il Sassone industre. E tu da i greggi<br />

1002. Rustica Pale coronata vieni<br />

1003. Di melissa olezzante o <strong>di</strong> ginebro;<br />

1004. E co’ lavori tuoi <strong>di</strong> presso latte<br />

1005. Declina vergognando a chi ti chiede;<br />

1006. Ma deporli non osa. In su la mensa<br />

1007. Porien deposti le celesti nari<br />

1008. Pungere ahi troppo; e con ignobil senso<br />

1009. Gli stomachi agitar: soli torreggino<br />

1010. Sul ripiegato lino in varia forma<br />

1011. I latti tuoi cui <strong>di</strong> serbato verno<br />

1012. Assodarono i sali, e fecer atti<br />

1013. A <strong>di</strong>lettar con subito rigore<br />

1014. Di convitato cavalier le labbra.<br />

1015. Tu signor che farai poi che la dama<br />

1016. Con la mano e col piè lieve puntando<br />

1017. Move in giro i begli occhi; e altrui dà cenno<br />

1018. Che <strong>di</strong> sorger è tempo? In piè d’un salto<br />

1019. Balza primo <strong>di</strong> tutti; a lei soccorri,<br />

1020. La seggiola rimovi, la man porgi,<br />

1021. Guidala in altra stanza, e più non soffri<br />

1022. Che lo stagnante de le dapi odore<br />

1023. <strong>Il</strong> celabro le offenda. Ivi con gli altri<br />

1024. Gratissimo vapor la invita, ond’empie<br />

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1025. L’aere il caffè, che preparato fuma<br />

1026. In tavola minor, cui vela ed orna<br />

987. Ciò che sod<strong>di</strong>sfa i desideri e ciò che alimenta<br />

988. La tua libertà. Tu porta solo questo<br />

989. Tra i commensali: e solo da questo<br />

990. Cerca approvazione ed onore: così<br />

991. L’industrioso popolo delle api gira ronzando<br />

992. Di prato in prato, <strong>di</strong> fiore in fiore,<br />

993. E raccogliendo i <strong>di</strong>versi nettari,<br />

994. tesaurizza nell’arnia: un giorno poi<br />

995. Le tazze dorate vengono riempite<br />

996. Sopra gli altari degli dei; e da uguale parte<br />

997. Trabocca il dolce e fragrante aroma.<br />

998. Ora, o Pomona, versa pure<br />

999. I tuoi doni dal profumato grembo,<br />

1000. E colma le ampie tazze che<br />

1001. L’industrioso sassone decora d’oro e <strong>di</strong> colori <strong>di</strong>versi. E tu,<br />

1002. Rustica Pale, vieni coronata dai greggi<br />

1003. Di profumata melissa o ginepro;<br />

1004. E con le tue forme <strong>di</strong> formaggio declina<br />

1005. Con fare vergognoso a chi ti chiede;<br />

1006. Ma non osare porli. Appoggiati sulla tavola<br />

1007. Potrebbero infasti<strong>di</strong>re troppo<br />

1008. Le delicate narici e in maniera ignobile<br />

1009. Agitare gli stomaci: torreggino soli<br />

1010. Sui tovaglioli <strong>di</strong> lino, ripiegati in <strong>di</strong>verse forme,<br />

1011. I gelati, fatti durante l’inverno,<br />

1012. E conservati con ghiaccio misto a sale,<br />

1013. per deliziare con l’improvviso freddo,<br />

1014. Le labbra del cavaliere invitato.<br />

1015. Tu, o Signore, cosa farai dopo che la dama,<br />

1016. Puntando con la mano e con il piede,<br />

1017. Muove in giro i begli occhi e fa cenno ad altri<br />

1018. Che è tempo <strong>di</strong> alzarsi? Balza d’un tratto in pie<strong>di</strong><br />

1019. Per primo con un salto: aiutala,<br />

1020. Spostale la se<strong>di</strong>a, porgile la mano,<br />

1021. E guidala in un’altra stanza e non tollerare<br />

1022. Che lo stagnante odore delle vivande<br />

1023. Le provochi mal <strong>di</strong> testa. Lì con gli altri convitati<br />

1024. La invita un gra<strong>di</strong>tissimo profumo, <strong>di</strong> cui<br />

145


1025. Riempie l’aria il caffè che, pronto, fuma<br />

1026. Su una tavola più piccola, che una tovaglia in<strong>di</strong>ana<br />

1027. In<strong>di</strong>ca tela. Ridolente gomma<br />

1028. Quinci arde in tanto, e va lustrando e purga<br />

1029. L’aere profano, e fuor caccia de’ cibi<br />

1030. Le volanti reliquie. Egri mortali,<br />

1031. Che la miseria e la fidanza un giorno<br />

1032. Sul meriggio guidàro a queste porte<br />

1033. Tumultuosa ignuda atroce folla<br />

1034. Di tronche membra e <strong>di</strong> squallide facce<br />

1035. E <strong>di</strong> bare e <strong>di</strong> grucce, or via da lunge<br />

1036. Vi confortate; e per le alzate nari<br />

1037. Del <strong>di</strong>vin pran<strong>di</strong>o il nettare beete,<br />

1038. Che favorevol aura a voi conduce:<br />

1039. Ma non osate i limitari illustri<br />

1040. Asse<strong>di</strong>ar, fasti<strong>di</strong>oso offrendo<br />

1041. Spettacolo <strong>di</strong> mali a i nostri eroi.<br />

1042. E a te nobil garzon la tazza in tanto<br />

1043. Apprestar converrà, che i lenti sorsi<br />

1044. Ministri poi de la tua bella a i labbri<br />

1045. E memore avvertir s’ella più goda,<br />

1046. O sobria o liberal temprar col dolce<br />

1047. La bollente bevanda: o se più forse<br />

1048. L’ami così come sorbir la gode<br />

1049. Barbara sposa, allor che molle assisa<br />

1050. Ne’ broccati <strong>di</strong> Persia al suo signore<br />

1051. Con le <strong>di</strong>ta pieghevoli il selvoso<br />

1052. Mento vezzeggia; e la svelata fronte<br />

1053. Alzando il guarda; e quelli sguar<strong>di</strong> han possa<br />

1054. Di far che a poco a poco <strong>di</strong> man cada<br />

1055. Al suo signore la fumante canna.<br />

1056. Mentre i labbri e la man v’occupa e scalda<br />

1057. L’odoroso licor, sublimi cose<br />

1058. Macchinerà tua infaticabil mente.<br />

1059. Quale oggi coppia <strong>di</strong> corsier de’ il carro<br />

1060. Condur de la tua bella; o l’alte moli<br />

1061. Che per le fredde piagge educa il Cimbro;<br />

1062. O quei che abbeverò la Drava; o quelli<br />

1063. Che a le vigili guar<strong>di</strong>e un dì fuggiro<br />

1064. De la stirpe Campana: oggi qual meglio<br />

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1065. Si convegna ornamento a i dorsi alteri;<br />

1066. Se semplici e negletti, o se pomposi<br />

1027. Ricopre ed abbellisce. Da qui intanto arde<br />

1028. Una resina odorosa, che va<br />

1029. Purificando l’aria profana e caccia fuori<br />

1030. I rimanenti odori dei cibi. Voi, poveri mortali,<br />

1031. Che un giorno la miseria e la fiducia<br />

1032. Guidarono, sul mezzogiorno, in folla<br />

1033. Tumultuosa, ignuda, orribile ed atroce,<br />

1034. Di persone mutilate, <strong>di</strong> volti palli<strong>di</strong> e <strong>di</strong> barelle e <strong>di</strong> grucce,<br />

1035. A queste porte, ora confortatevi da lontano e bevete<br />

1036. <strong>Il</strong> nettare della mensa <strong>di</strong>vina<br />

1037. Che un’arietta propizia vi porta,<br />

1038. Attraverso le narici <strong>di</strong>latate:<br />

1039. Ma non osate infasti<strong>di</strong>re<br />

1040. Gli illustri confini, offrendo<br />

1041. Un miserabile spettacolo ai nostri eroi.<br />

1042. E intanto, o nobile Signore, la tazza a te<br />

1043. Converrà preparare, così che i lenti sorsi<br />

1044. Dosi poi alle labbra della tua dama<br />

1045. E converrà fare attenzione se a lei piace <strong>di</strong> più<br />

1046. O austera o liberale mitigare con il dolce<br />

1047. La bollente bevanda, oppure se, invece, <strong>di</strong> più<br />

1048. Le piace berla come la vuol bere<br />

1049. La barbara sposa, quando, seduta mollemente<br />

1050. Nei tessuti <strong>di</strong> Persia, al suo signore<br />

1051. Con le <strong>di</strong>ta piegate accarezza<br />

1052. La folta barba; e con la fronte senza velo<br />

1053. Alzando lo guarda; e quegli sguar<strong>di</strong> hanno il potere<br />

1054. Di fare in modo che lentamente cada dalla mano<br />

1055. La pipa fumante al suo signore.<br />

1056. Mentre il profumato liquido occupa e scalda<br />

1057. La bocca e la mano, cose importantissime<br />

1058. Penserà la tua instancabile mente.<br />

1059. Quale coppia <strong>di</strong> cavalli attaccare oggi<br />

1060. Alla carrozza della tua bella; o gli alti destrieri<br />

1061. Che il tedesco allenò per le fredde spiagge;<br />

1062. O i cavalli che si <strong>di</strong>ssetavano nel fiume Drava; o quelli<br />

1063. Che un giorno fuggirono alle attente guar<strong>di</strong>e<br />

1064. Della stirpe regale campana: oggi quale migliore<br />

146


1065. Ornamento si adatta ai dorsi superbi dei cavalli;<br />

1066. Se semplici o modesti, o se abbelliti<br />

1067. Di ricche nappe e variate stringhe<br />

1068. Andran su l’alto collo i crin volando,<br />

1069. E sotto a cuoi vermigli e ad auree fibbie<br />

1070. Ondeggeranno li riton<strong>di</strong> fianchi.<br />

1071. Quale oggi cocchio trionfanti al corso<br />

1072. Vi porterà; se quel cui l’oro copre<br />

1073. Fulgido al sole; e de’ vostr’alti aspetti<br />

1074. Per cristallo settemplice concede<br />

1075. Al popolo bearsi; o quel, che tutto<br />

1076. Caliginoso e tristo e a la marmorea<br />

1077. Tomba simil che de’ vostr’avi chiude<br />

1078. I cadaveri eccelsi, ammette a pena<br />

1079. Cupido sguardo altrui. Cotanta mole<br />

1080. Di cose a un tempo sol nell’alto ingegno<br />

1081. Tu verserai; poi col supremo auriga<br />

1082. Arduo consiglio ne terrai; non senza<br />

1083. Qualche lieve garrir con la tua dama.<br />

1084. Servi l’auriga ogni tua legge: e in tanto<br />

1085. Altra cura subentri. Or mira i pro<strong>di</strong><br />

1086. Compagni tuoi che, ministrato a pena<br />

1087. Dolce conforto <strong>di</strong> vivande a i membri,<br />

1088. Già scelto il campo, e già <strong>di</strong>stinti in bande<br />

1089. Preparansi giocando a fieri assalti.<br />

1090. Così a queste, o signore, illustre inganno<br />

1091. Ore lente si faccia. E s’altri ancora<br />

1092. Vuole Amor che s’inganni; altronde pugni<br />

1093. La turba convitata; e tu da un lato<br />

1094. Sol con la dama tua quel gioco eleggi,<br />

1095. Che due soltanto a un tavoliere ammetta.<br />

1096. Già per ninfa gentil tacito ardea<br />

1097. D’insoffribile ardor misero amante,<br />

1098. Cui null’altra eloquenza usar con lei<br />

1099. Fuor che quella de gli occhi era concesso:<br />

1100. Poi che il rozzo marito ad Argo eguale<br />

1101. Vigilava mai sempre; e quasi biscia<br />

1102. Ora piegando or allungando il collo<br />

1103. Ad ogni verbo con gli orecchi acuti<br />

1104. Era presente. Oimè, come con cenni<br />

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1105. O con notate tavole giammai<br />

1106. O con servi sedotti a la sua bella<br />

1067. Con ampi fiocchi e finimenti <strong>di</strong> vari colori<br />

1068. Andranno sull’alto collo, muovendo i crini,<br />

1069. E sotto alle bardature <strong>di</strong> cuoio rosse ed alle fibbie dorate<br />

1070. Si muoveranno ondeggiando i fianchi arrotondati.<br />

1071. Quale cocchio oggi trionfante al corso<br />

1072. Vi porterà; se quello dorato<br />

1073. Che brilla al sole, e dei vostri superbi ornamenti<br />

1074. Concede, attraverso il cristallo settemplice<br />

1075. Al popolo <strong>di</strong> bearsi; o quello che molto<br />

1076. Scuro e triste e simile alla<br />

1077. Tomba marmorea, che racchiude i nobili cadaveri<br />

1078. Dei vostri antenati, concede a fatica<br />

1079. Lo sguardo avido degli altri. Una tale quantità<br />

1080. Di pensieri contemporaneamente nella tua mente elevata<br />

1081. Ti porrai; poi con il cocchiere più importante<br />

1082. Prenderai una decisione ardua; non senza<br />

1083. Qualche piccolo battibecco con la tua dama.<br />

1084. <strong>Il</strong> cocchiere obbe<strong>di</strong>sca ai tuoi or<strong>di</strong>ni: e intanto de<strong>di</strong>cati<br />

1085. Ad un’altra occupazione. Ora guarda i coraggiosi<br />

1086. Tuoi compagni, che dopo aver dato<br />

1087. Conforto dolce con le vivande agli altri membri,<br />

1088. Scelto già il posto e <strong>di</strong>visi già in squadre,<br />

1089. Si preparano a resistere agli assalti coraggiosi nel gioco.<br />

1090. O Signore, in questo modo con questo nobile passatempo<br />

1091. Si trascorrono ore lente. E se ancora altre persone<br />

1092. L’Amore vuole che siano ingannate, da un’altra parte combatte<br />

1093. La folla degli invitati; e tu da una parte<br />

1094. Scegli da solo con la tua dama quel gioco<br />

1095. Che ammette al tavolo solo due giocatori.<br />

1096. Un tempo silenziosamente ardeva d’amore per una ninfa<br />

1097. Un amante sofferente <strong>di</strong> un amore insopportabile,<br />

1098. <strong>Il</strong> quale non poteva usare con lei nessun altro linguaggio<br />

1099. Se non quello degli sguar<strong>di</strong>:<br />

1100. Poiché il rude marito simile ad Argo<br />

1101. Vigilava sempre; e come un serpente<br />

1102. Ora piegando, o allungando il collo<br />

1103. Ogni parola con le orecchie attente<br />

1104. Ascoltava. Ohimè, come fare a chiedere, con cenni<br />

147


1105. O con biglietti appositamente segnati,<br />

1106. O per mezzo <strong>di</strong> servi corrotti, alla sua bella<br />

1107. Chieder pace ed aita? Ogni d’Amore<br />

1108. Stratagemma finissimo vincea<br />

1109. La gelosia del rustico marito.<br />

1110. Che più lice sperare? Al tempio ei viene<br />

1111. Del nume accorto che le serpi annoda<br />

1112. All’aurea verga, e il capo e le calcagna<br />

1113. D’ali fornisce. A lui si prostra umile;<br />

1114. E in questi detti lagrimando il prega.<br />

1115. “O propizio a gli amanti, o buon figliuolo<br />

1116. De la can<strong>di</strong>da Maia, o tu che d’Argo<br />

1117. Deludesti i cent’occhi, e a lui rapisti<br />

1118. La guardata giovenca, i preghi accogli<br />

1119. D’un amante infelice; e a lui conce<strong>di</strong><br />

1120. Se non gli occhi ingannar, gli orecchi almeno<br />

1121. D’importuno marito”. Ecco si scote<br />

1122. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>vin simulacro, a lui s’inchina,<br />

1123. Con la verga pacifica la fronte<br />

1124. Gli percote tre volte: e il lieto amante<br />

1125. Sente dettarsi ne la mente un gioco,<br />

1126. Che i mariti assor<strong>di</strong>sce. A lui <strong>di</strong>resti<br />

1127. Che l’ali del suo piè concesse ancora<br />

1128. <strong>Il</strong> supplicato <strong>di</strong>o, cotanto ei vola<br />

1129. Velocissimamente a la sua donna.<br />

1130. Là bipartita tavola prepara,<br />

1131. Ov’èbano ed avorio intarsiati<br />

1132. Regnan sul piano, e partono alternando<br />

1133. In due volte sei case ambe le sponde.<br />

1134. Quin<strong>di</strong>ci nere d’èbano rotelle<br />

1135. E d’avorio bianchissimo altrettante<br />

1136. Stan <strong>di</strong>vise in due parti; e moto e norma<br />

1137. Da duo da<strong>di</strong> gittati attendon, pronte<br />

1138. Gli spazj ad occupar, e quinci e quin<strong>di</strong><br />

1139. Pugnar contrarie. Oh cara a la fortuna<br />

1140. Quella che corre innanzi all’altre; e seco<br />

1141. Trae la compagna, onde il nemico assalto<br />

1142. Forte sostenga! Oh giocator felice<br />

1143. Chi pria l’estrema casa occupa; e l’altro<br />

1144. De gli spazj a sè dati or<strong>di</strong>n riempie<br />

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1145. Con doppio segno! Ei trionfante allora<br />

1146. Da la falange il suo rival combatte;<br />

1107. Di essere corrisposto?<br />

1108. La gelosia del rozzo marito vinceva<br />

1109. Ogni sottilissimo inganno d’amore.<br />

1110. Che cosa è lecito sperare <strong>di</strong> più? Egli viene al tempio<br />

1111. Del Dio attento, Mercurio, che lega due serpenti<br />

1112. Intorno alla verga dorata e il capo e i pie<strong>di</strong><br />

1113. Fornisce <strong>di</strong> ali. Davanti a lei si inginocchia umilmente;<br />

1114. E con queste parole lo prega piangendo.<br />

1115. . Ora si desta<br />

1122. La statua <strong>di</strong>vina, si china verso <strong>di</strong> lui,<br />

1123. Con il bastone pacifico le colpisce<br />

1124. Tre volte la fronte: e l’amante felice<br />

1125. Sente nella sua mente che è dettato un gioco<br />

1126. Che fa <strong>di</strong>ventare sor<strong>di</strong> i mariti. Diresti che a lui<br />

1127. Ancora una volta il Dio pregato concesse<br />

1128. Le ali del suo piede, tanto velocemente<br />

1129. Egli si reca a volo dalla sua donna.<br />

1130. Le prepara un tavoliere <strong>di</strong>viso in due parti,<br />

1131. Diviso tra l’ebano e l’avorio<br />

1132. Che dominano il piano, e procedono alternandosi<br />

1133. In entrambe le parti per do<strong>di</strong>ci volte.<br />

1134. Quin<strong>di</strong>ci pe<strong>di</strong>ne nere d’ebano<br />

1135. E altrettante <strong>di</strong> bianchissimo avorio<br />

1136. Sono <strong>di</strong>vise in due parti; e movimento e regola<br />

1137. Aspettano dalla gettata dei due da<strong>di</strong>, pronte<br />

1138. Ad occupare gli spazi e nei due settori del tavoliere<br />

1139. A combattere le une contro le altre. Oh fortunata<br />

1140. Quella che procede più velocemente delle altre; e con sé<br />

1141. Trascina la pe<strong>di</strong>na amica, affinchè sostenga fortemente<br />

1142. L’assalto nemico! Felice è quel giocatore<br />

1143. Che occupa per primo l’ultima casella, e che l’altro<br />

1144. Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> spazi a lui concessi riempie<br />

148


1145. Con doppia segnatura! Allora trionfante<br />

1146. Del compatto schieramento, combatte il suo rivale;<br />

1147. E in proprio ben rivolge i colpi ostili.<br />

1148. Al tavolier s’assidono ambidue<br />

1149. L’amante cupi<strong>di</strong>ssimo e la ninfa.<br />

1150. Quella una sponda ingombra e questi l’altra.<br />

1151. <strong>Il</strong> marito col gomito s’appoggia<br />

1152. All’un de’ lati; ambo gli orecchi tende;<br />

1153. E sotto al tavolier <strong>di</strong> quando in quando<br />

1154. Guata con gli occhi. Or l’agitar de i da<strong>di</strong><br />

1155. Entro a sonanti bòssoli comincia,<br />

1156. Ora il picchiar de’ bòssoli sul piano,<br />

1157. Ora il vibrar lo sparpagliar l’urtare<br />

1158. <strong>Il</strong> cozzar dei duo da<strong>di</strong>, or de le mosse<br />

1159. Rotelle il martellar. Torcesi e freme<br />

1160. Sbalor<strong>di</strong>to il geloso: a fuggir pensa,<br />

1161. Ma rattienlo il sospetto. <strong>Il</strong> fragor cresce<br />

1162. <strong>Il</strong> rombazzo il frastono il rovinio:<br />

1163. Ei più regger non puote, in pie<strong>di</strong> balza,<br />

1164. E con ambe le man tura gli orecchi.<br />

1165. Tu vincesti o Mercurio. <strong>Il</strong> cauto amante<br />

1166. Poco <strong>di</strong>sse: e la bella intese assai.<br />

1167. Tal ne la ferrea età, quando gli sposi<br />

1168. Folle superstizion chiamava allarme<br />

1169. Giocato fu. Ma poi che l’aureo venne<br />

1170. Secol <strong>di</strong> novo; e che del prisco errore<br />

1171. Si spogliàro i mariti, al sol <strong>di</strong>letto<br />

1172. La dama e il cavalier volsero il gioco<br />

1173. Che la necessità trovato avea.<br />

1174. Fu superfluo il romor: <strong>di</strong> molle panno<br />

1175. La tavola vestissi e de’ patenti<br />

1176. Bòssoli il sen: lo schiamazzio molesto<br />

1177. Tal rintuzzossi: e durò al gioco il nome,<br />

1178. Che ancor l’antico strepito <strong>di</strong>nota.<br />

IL VESPRO<br />

1. Ma de gli augelli e de le fere il giorno<br />

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2. E de’ pesci squammosi e de le piante<br />

3. E dell’umana plebe al suo fin corre.<br />

1147. E rivolge gli assalti nemici a suo favore.<br />

1148. Siedono entrambi al tavolo da gioco:<br />

1149. L’amore desideroso e la ninfa.<br />

1150. Quella occupa una parte, l’altro l’altro lato.<br />

1151. <strong>Il</strong> marito si appoggia con il gomito<br />

1152. Ad uno dei lati, tende entrambe le orecchie<br />

1153. E ogni tanto, sotto al tavolo da gioco,<br />

1154. Scruta con gli occhi. Ora l’agitare dei da<strong>di</strong><br />

1155. Inizia, dentro bussolotti risonanti,<br />

1156. Ora il picchiare dei bussolotti sul tavolo,<br />

1157. Ora il vibrare, lo sparpagliare, l’urtare,<br />

1158. <strong>Il</strong> cozzare dei due da<strong>di</strong>, ora il martellare<br />

1159. Delle agitate pe<strong>di</strong>ne. Si contorce e freme<br />

1160. Sbalor<strong>di</strong>to il geloso: pensa <strong>di</strong> fuggire,<br />

1161. Ma lo trattiene il sospetto. Cresce il rumore<br />

1162. <strong>Il</strong> frastuono, il risuonare e la caduta rovinosa:<br />

1163. Non può più resistere, balza in pie<strong>di</strong><br />

1164. E con entrambe le mani si chiude gli orecchi.<br />

1165. Hai vinto tu, Mercurio, l’accorto amante<br />

1166. Disse poche parole, ma la sua bella capì molto.<br />

1167. Così nell’età del ferro, quando i mariti<br />

1168. Erano indotti alle armi dalla folle superstizione<br />

1169. Ci si comportò. Ma dopo che è tornata a brillare l’età dell’oro<br />

1170. Venne un secolo nuovo; e i mariti del primitivo errore<br />

1171. Si liberarono; solo per <strong>di</strong>vertimento<br />

1172. La dama e il cavaliere in<strong>di</strong>rizzarono il gioco<br />

1173. Che la necessità aveva ideato.<br />

1174. <strong>Il</strong> rumore fu considerato inutile: <strong>di</strong> morbida stoffa<br />

1175. Si rivestirono la tavola e l’interno seno<br />

1176. Dei bussolotti: il rumore noioso<br />

1177. Così si attenuò: ma rimase al gioco il nome,<br />

1178. Che ricorda ancora l’antico rumore.<br />

IL VESPRO<br />

149


1. Ma il giorno degli uccelli e delle fiere,<br />

2. E dei pesci squamosi e delle piante<br />

3. E della plebe nuda corre alla sua fine,<br />

4. Già sotto al guardo de la immensa luce<br />

5. Sfugge l’un mondo: e a berne i vivi raggi<br />

6. Cuba s’affretta e il Messico e l’altrice<br />

7. Di molte perle California estrema:<br />

8. E da’ maggiori colli e dall’eccelse<br />

9. Rocche il sol manda gli ultimi saluti<br />

10. All’Italia fuggente; e par che brami<br />

11. Rivederti o Signor prima che l’alpe<br />

12. O l’appennino o il mar curvo ti celi<br />

13. A gli occhi suoi. Altro finor non vide<br />

14. Che <strong>di</strong> falcato mietitore i fianchi<br />

15. Su le campagne tue piegati e lassi,<br />

16. E su le armate mura or braccia or spalle<br />

17. Carche <strong>di</strong> ferro, e su le aeree capre<br />

18. De gli e<strong>di</strong>ficj tuoi man scabre e arsicce,<br />

19. E villan polverosi innanzi a i carri<br />

20. Gravi del tuo ricolto, e su i canali<br />

21. E su i fertili laghi irsuti petti<br />

22. Di remigante che le alterne merci<br />

23. A’ tuoi como<strong>di</strong> guida ed al tuo lusso;<br />

24. Tutti ignobili aspetti. Or colui veggia<br />

25. Che da tutti servito a nullo serve.<br />

26. Pronto è il cocchio felice. Odo le rote<br />

27. Odo i lieti corsier che all’alma sposa<br />

28. E a te suo fido cavalier nodrisce<br />

29. <strong>Il</strong> placido marito. In<strong>di</strong> la pompa<br />

30. Affrettasi de’ servi; e quin<strong>di</strong> attende<br />

31. Con insigni berretti e argentee mazze<br />

32. Can<strong>di</strong>da gioventù che al corso agogna<br />

33. I moti espor de le vivaci membra:<br />

34. E nell’audace cor forse presume<br />

35. A te rapir de la tua bella i voti.<br />

36. Che tar<strong>di</strong> omai? Non ve<strong>di</strong> tu com’ella<br />

37. Già con morbide piume a i crin leggeri<br />

38. La bionda che svani polve rendette;<br />

39. E con morbide piume in su la guancia<br />

40. Fe’ più vermiglie rifiorir che mai<br />

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41. Le dall’aura predate amiche rose?<br />

42. Or tu nato <strong>di</strong> lei ministro e duce<br />

43. L’assisti all’opra; e <strong>di</strong> novelli odori<br />

4. E già sotto lo sguardo dell’immensa luce<br />

5. Sfugge il mondo e si affrettano a berne i vivi raggi<br />

6. Cuba e il Messico e la California estrema,<br />

7. Produttrice <strong>di</strong> molte perle<br />

8. E dai maggiori colli e dalle eccelse<br />

9. Rocche, il sole manda gli ultimi saluti<br />

10. All’Italia che fugge, e sembra che desideri<br />

11. Di rivederti, o Signore, prima che le Alpi<br />

12. O l’Appennino o il curvo mare<br />

13. Si nasconda ai suoi occhi. Fino ad ora non vide altro<br />

14. Che i fianchi del falcato mietitore,<br />

15. Piegati e stanchi sulle tue campagne<br />

16. E sulle mura ornate, ora con le braccia ora con le spalle<br />

17. Cariche <strong>di</strong> ferro, e sulle aeree capre<br />

18. Dei tuoi e<strong>di</strong>fici vide mani scabre ed arse,<br />

19. E vide i villani polverosi, davanti ai carri<br />

20. Gravi del tuo raccolto, e sui canali<br />

21. E sui fertili laghi vide i forti petti<br />

22. Del rematore che le alterne merci<br />

23. Guida ai tuoi como<strong>di</strong> ed al tuo lusso;<br />

24. Aspetti tutti ignobili. Veda tutto questo colui<br />

25. Che tutti servono e che a nessuno serve.<br />

26. <strong>Il</strong> cocchio felice è pronto. Odo le ruote,<br />

27. Odo i lieti cavalli che per la <strong>di</strong>vina sposa<br />

28. E per te, suo fido cavaliere, mantiene il marito.<br />

29. Di lì si affretta la pompa<br />

30. Dei servitori e <strong>di</strong> qui attende<br />

31. Con insigni berretti e mazze d’argento<br />

32. La can<strong>di</strong>da gioventù che corre<br />

33. E desidera esporre i movimenti delle membra<br />

34. E nell’audace cuore forse presume<br />

35. Di rapire i favori della dama.<br />

36. Non ve<strong>di</strong> come è tar<strong>di</strong> ormai? Non ve<strong>di</strong> come ella<br />

37. Già con le morbide piume rendette i capelli leggeri<br />

38. Con la bianca polvere che svanì;<br />

39. E con le morbide piume del trucco sulla faccia<br />

40. Fece rifiorire più rosso che mai<br />

150


41. <strong>Il</strong> suo viso colorato <strong>di</strong> rose freschissime?<br />

42. Ora tu sei rimasto e, suo ministro e duce,<br />

43. La assisti nell’opera, e riempi con la mano esperta<br />

44. La tabacchiera e i bei cristalli aurati<br />

45. Con la perita mano a lei rintègra:<br />

46. Tu il ventaglio le scegli adatto al giorno;<br />

47. E tenta poi fra le giocose <strong>di</strong>ta<br />

48. Come agevole scorra. Oh qual con lieti<br />

49. Nè ben celati a te guar<strong>di</strong> e sorrisi<br />

50. Plaude la dama al tuo sagace tatto!<br />

51. Ecco ella sorge; e del partir dà cenno:<br />

52. Ma non senza sospetti e senza baci<br />

53. A le vergini ancelle il cane affida<br />

54. Al par de’ giochi al par de’ cari figli<br />

55. Grave sua cura: e il misero dolente<br />

56. Mal tra le braccia contenuto e i petti<br />

57. Balza e guaisce in suon che al rude vulgo<br />

58. Ribrezzo porta <strong>di</strong> stridente lima;<br />

59. E con rara celeste melo<strong>di</strong>a<br />

60. Scende a gli orecchi de la dama e al core.<br />

61. Mentre così fra i generosi affetti<br />

62. E le intese blan<strong>di</strong>zie e i sensi arguti<br />

63. E del cane e <strong>di</strong> sè la bella oblia<br />

64. Pochi momenti; tu <strong>di</strong> lei più saggio<br />

65. Usa del tempo: e a chiaro speglio innante<br />

66. I bei membri ondeggiando alquanto libra<br />

67. Su le gracili gambe; e con la destra<br />

68. Molle verso il tuo sen piegata e mossa<br />

69. Scopri la gemma che i bei lini annoda;<br />

70. E in un <strong>di</strong> quelle ond’hai si grave il <strong>di</strong>to<br />

71. L’invi<strong>di</strong>ato folgorar cimenta:<br />

72. Poi le labbra componi; ad arte i guar<strong>di</strong><br />

73. Tempra qual più ti giova; e a te sorri<strong>di</strong>.<br />

74. Al fin tu da te sciolto, ella dal cane<br />

75. Ambo al fin v’appressate. Ella da i lumi<br />

76. Spande sopra <strong>di</strong> te quanto a lei lascia<br />

77. D’eccitata pietà l’amata belva;<br />

78. E tu sopra <strong>di</strong> lei da gli occhi versi<br />

79. Quanto in te <strong>di</strong> piacer destò il tuo volto.<br />

80. Tal seguite ad amarvi: e insieme avvinti,<br />

81. Tu a lei sostegno, ella <strong>di</strong> te conforto,<br />

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82. Itene omai de’ cari no<strong>di</strong> vostri<br />

83. Grato <strong>di</strong>spetto a provocar nel mondo.<br />

44. La tabacchiera aromatica <strong>di</strong> nuovi profumi<br />

45. E le boccette <strong>di</strong> cristallo ornate d’oro:<br />

46. Tu le scegli il ventaglio adatto al giorno<br />

47. E tenti tra le giocose <strong>di</strong>ta<br />

48. Come scorre facilmente. Oh, con quali felici<br />

49. E a te ben nascosti sguar<strong>di</strong> e sorrisi<br />

50. Applaude la dama alla tua abile manualità!<br />

51. Ecco che ella si alza e dà l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> partire,<br />

52. Ma non senza sospetti e senza baci<br />

53. Affida il cane alla damigella,<br />

54. Sua grave cura, al pari dei giochi, al pari<br />

55. Dei cari figli; e il misero dolorante,<br />

56. Tenuto male tra le braccia e i petti,<br />

57. Balza e genera un guaito, che al rude volgo<br />

58. Porta un ribrezzo come <strong>di</strong> una lima stridente<br />

59. E con una celeste cara melo<strong>di</strong>a<br />

60. Scende alle orecchie e al cuore della dama.<br />

61. Mentre così fra i generosi sentimenti<br />

62. E le moine e le reciproche effusioni,<br />

63. Ella resta per qualche attimo nel suo oblio e in quello del cane,<br />

64. Tu, che sei più saggio <strong>di</strong> lei,<br />

65. Usa il tempo: e davanti al chiaro specchio<br />

66. Prova le pose, i migliori atteggiamenti, pesati con la grazia<br />

67. Sulle gracili gambe; e con la molle<br />

68. Mano destra piegata e mossa verso il tuo seno,<br />

69. Scopri la gemma che annoda i bei lini;<br />

70. E nello stesso tempo pren<strong>di</strong> una <strong>di</strong> quelle che hai così pesanti nel <strong>di</strong>to<br />

71. E paragona l’invi<strong>di</strong>ato splendore:<br />

72. Poi componi le labbra; assumi l’espressione<br />

73. Che più ti giova e sorri<strong>di</strong>.<br />

74. Poi tu, accomiatato da te stesso, lei congedata dal cane,<br />

75. Vi avvicinate l’uno all’altra. Ella esprime<br />

76. Con i suoi occhi ciò che<br />

77. Resta dell’affetto suscitato dal cane<br />

78. E tu riverberi su <strong>di</strong> lei<br />

79. <strong>Il</strong> tuo compiacimento destato dal suo viso.<br />

80. Così continuate ad amarvi: e abbracciati insieme,<br />

81. Tu sostegno a lei, lei sostegno a te,<br />

151


82. Andate oramai intanto a provocare l’invi<strong>di</strong>a altrui<br />

83. Dei vostri cari legami, nel mondo a voi gra<strong>di</strong>to.<br />

84. Qual primiera sarà che da gli amati<br />

85. Voi sul vespro nascente alti palagi<br />

86. Fuor conduca o Signor voglia leggiadra?<br />

87. Fia la santa Amistà, non più feroce<br />

88. Qual ne’ prischi eccitar tempi godea<br />

89. L’un per l’altro a morir gli agresti eroi;<br />

90. Ma placata e innocente al par <strong>di</strong> questi<br />

91. Onde la nostra età sorge sì chiara<br />

92. Di Giove alti incrementi. Oh dopo i tar<strong>di</strong><br />

93. De lo specchio consigli e dopo i giochi<br />

94. Dopo le mense, amabil dea, tu insegni<br />

95. Come il giovin Marchese al collo balzi<br />

96. Del giovin Conte; e come a lui <strong>di</strong> baci<br />

97. Le gote imprima; e come il braccio annode<br />

98. L’uno al braccio dell’altro; e come insieme<br />

99. Passeggino elevando il molle mento<br />

100. E volgendolo in guisa <strong>di</strong> colombe;<br />

101. E palpinsi e sorridansi e rispondansi<br />

102. Con un vezzoso tu. Tu fra le dame<br />

103. Sul mobil arco de le argute lingue<br />

104. I già pronti a scoccar dar<strong>di</strong> trattieni<br />

105. S’altra giugne improvviso a cui rivolti<br />

106. Pendean <strong>di</strong> già: tu fai che a lei presente<br />

107. Non osin <strong>di</strong>spiacer le fide amiche:<br />

108. Tu le carche faretre a miglior tempo<br />

109. Di serbar le consigli. Or meco scen<strong>di</strong>;<br />

110. E i generosi ufici e i cari sensi<br />

111. Meco detta al mio eroe; tal che, famoso<br />

112. Per entro al suon de le future eta<strong>di</strong>,<br />

113. E a Pilade s’eguagli e a quel che trasse<br />

114. <strong>Il</strong> buon Tesèo da le Tenarie foci.<br />

115. Se da i regni che l’alpe o il mar <strong>di</strong>vide<br />

116. Dall’Italico lido in patria or giunse<br />

117. <strong>Il</strong> caro amico; e da i perigli estremi<br />

118. Sorge d’arcano mal, che in dubbio tenne<br />

119. Lunga stagione i fisici eloquenti,<br />

120. Magnanimo garzone andrai tu forse<br />

121. Trepido ancora per l’amato capo<br />

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122. A porger voti sospirando? Forse<br />

123. Con alma dubbia e palpitante i detti<br />

84. Quale sarà il primo nobile desiderio<br />

85. Che vi spingerà ad uscire, sul far della sera<br />

86. Dai vostri amati palazzi, o Signore?<br />

87. Sarà la sacra amicizia, non più così spietata<br />

88. Come quando nell’antichità si compiaceva<br />

89. Di far morire gli uni e gli altri, in nome del vincolo;<br />

90. Ma ora è tranquilla e innocente, come questi insigni semidei<br />

91. Dove sorge la nostra età così chiara,<br />

92. I figli <strong>di</strong> Giove che danno lustro alla nostra epoca. Oh, dopo<br />

93. I consigli dello specchio, dopo i giochi,<br />

94. Dopo le mense, tu, dea amabile, mostri<br />

95. Come il giovin Marchese salti al collo<br />

96. Del giovin Conte e come faccia risuonare<br />

97. Le gote <strong>di</strong> baci; e come stringa il braccio<br />

98. L’uno dell’altro, e come passeggino<br />

99. Insieme, alzando il delicato mento,<br />

100. Girandolo come fanno le colombe,<br />

101. Toccandosi, sorridendosi e rispondendosi<br />

102. Con un vezzoso “tu”. Tu, trattieni sulla<br />

103. Bocca delle dame le mal<strong>di</strong>cenze che<br />

104. Stanno per essere pronunciate se<br />

105. Improvvisamente arriva colui<br />

106. A cui sono rivolte.<br />

107. Non osino <strong>di</strong>spiacersi le fedeli amiche:<br />

108. Tu consiglia a loro <strong>di</strong> serbare le cariche faretre<br />

109. A miglior tempo. Ora scen<strong>di</strong> con me<br />

110. E detta al mio eroe i nobili doveri e i cari sensi,<br />

111. Così che egli <strong>di</strong>venti famoso<br />

112. Per entrare nel suono delle future età,<br />

113. E si paragoni a Pilade e ad Ercole,<br />

114. Che trasse il buon Teseo dalle foci dell’Inferno.<br />

115. Se dai regni che le Alpi o il mare <strong>di</strong>vidono,<br />

116. Ora giunse in patria dall’italico lido<br />

117. <strong>Il</strong> caro amico, che dai pericoli estremi<br />

118. Si risolleva da un male misterioso, che a lungo tenne<br />

119. In dubbio i fisici eloquenti,<br />

120. Forse che tu non andrai, o magnanimo garzone,<br />

121. Ansioso ancora a pregare<br />

152


122. Per l’amato amico, per la sua guarigione? Forse<br />

123. In questo stato <strong>di</strong> trepidazione e <strong>di</strong> incertezza<br />

124. E i guar<strong>di</strong> e il viso esplorerai de’ molti<br />

125. Che il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> voi menti si chiare<br />

126. Fra i primi assunse d’Esculapio alunni?<br />

127. O <strong>di</strong> leni origlieri all’omer lasso<br />

128. Porrai sostegno; e vital sugo a i labbri<br />

129. Offrirai <strong>di</strong> tua mano? O pur con lieve<br />

130. Bisso il ma<strong>di</strong>do fronte a lui tergendo,<br />

131. E le aurette agitando, il tardo sonno<br />

132. Inviterai a fomentar con l’ali<br />

133. La nascente salute? Ahi no; tu lascia<br />

134. Lascia che il vulgo <strong>di</strong> sì tenui cure<br />

135. Le brevi anime ingombri; e d’un sol atto<br />

136. Ren<strong>di</strong> l’amico tuo felice a pieno.<br />

137. Sai che fra gli ozj del mattino illustri,<br />

138. Del gabinetto al tripode sedendo,<br />

139. Grand’arbitro del bello oggi creasti<br />

140. Gli eccellenti nell’arte. Onor cotanto<br />

141. Basti a darti ragion su le lor menti<br />

142. E su l’opre <strong>di</strong> loro. Util ciascuno<br />

143. A qualch’uso ti fia. Da te mandato<br />

144. Con acuto epigramma il tuo poeta<br />

145. La mentita virtù trafigger puote<br />

146. D’una bella ostinata: e l’elegante<br />

147. Tuo <strong>di</strong>pintor può con lavoro egregio<br />

148. Tutti dell’amicizia onde ti vanti<br />

149. Compen<strong>di</strong>ar gli ufici in breve carta;<br />

150. O se tu vuoi che semplice vi splenda<br />

151. Di nuda maestade il tuo gran nome;<br />

152. O se in antica lapide imitata<br />

153. Inciso il brami; o se in trofeo sublime<br />

154. Accumulate a te mirar vi piace<br />

155. Le domestiche insegne, in<strong>di</strong> un lione<br />

156. Rampicar furibondo e quin<strong>di</strong> l’ale<br />

157. Spiegar l’augel che i fulmini ministra,<br />

158. Qua timpani e vessilli e lance e spade,<br />

159. E là scettri e collane e manti e velli<br />

160. Cascanti argutamente. Ora ti vaglia<br />

161. Questa carta o signor serbata all’uopo;<br />

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162. Or fia tempo d’usarne. Esca e con essa<br />

163. Del caro amico tuo voli a le porte<br />

124. Esplorerai molti sguar<strong>di</strong> e visi<br />

125. Dei molti me<strong>di</strong>ci, che voi nobili e illuminati<br />

126. Giu<strong>di</strong>cate eccellenti?<br />

127. Oppure ti porrai come molle sostegno<br />

128. Ai morbi<strong>di</strong> cuscini, alla spalla; e alla Me<strong>di</strong>cina<br />

129. Affiderai la mano? Oppure con la lieve<br />

130. Tela <strong>di</strong> lino, asciugandogli la fronte,<br />

131. Facendogli aria agitando,<br />

132. Lo inviterai a recuperare con le ali<br />

133. La ritrovata salute? Ahi no, lascia<br />

134. Lascia che il popolo abbia insignificanti preoccupazioni<br />

135. Per le piccole anime ingombrate; ed in un solo atto<br />

136. Ren<strong>di</strong> il tuo amico felice pienamente.<br />

137. Sai che fra gli illustri ozi del mattino,<br />

138. Sedendoti al tripode del gabinetto,<br />

139. Hai stabilito quali siano<br />

140. Gli artisti migliori. Tanto onore<br />

141. Basti a con<strong>di</strong>zionare le loro coscienze<br />

142. E le loro opere. A ciascuno sia utile<br />

143. A seconda dell’uso che ne fa. Mandato a te<br />

144. Con un pungente epigramma, il tuo poeta<br />

145. Non può mascherare il falso compito virtuoso<br />

146. Di una bella ostinata: e l’elegante<br />

147. Tuo pittore, con un egregio lavoro,<br />

148. Può riassumere tutti i doveri dell’amicizia<br />

149. Di cui tu ti vanti, in un biglietto da visita;<br />

150. Sia se tu vuoi che splenda semplice<br />

151. La nuda maestà del tuo grave nome,<br />

152. Sia se desideri che sia concepito ad imitazione <strong>di</strong> un’antica lapide,<br />

153. Con il tuo nome inciso in caratteri romani,<br />

154. Riuniti a formare un insigne trofeo;<br />

155. Poi ci saranno gli emblemi della casata: da una parte il leone<br />

156. Furioso, dall’altra parte le ali<br />

157. Spiegate <strong>di</strong> un uccello, che amministra i fulmini,<br />

158. Qui i tamburi e i vessilli, e lance e spade,<br />

159. E là pelli, collane e mantelli, scettri<br />

160. Stu<strong>di</strong>ati con eleganza. Ora ti torna utile<br />

161. Questa carta da visita, o Signore, pronta all’uopo,<br />

153


162. Ora è il tempo <strong>di</strong> usarla. Esca e con quella<br />

163. Voli alle porte del tuo caro amico<br />

164. Alcun de’ nuncj tuoi; quivi deponga<br />

165. La tessera beata; e fugga; e torni<br />

166. Ratto su l’orme tue pietoso eroe,<br />

167. Che già pago <strong>di</strong> te ratto a traverso<br />

168. E de’ trivii e del popolo <strong>di</strong>legui.<br />

169. Già il dolce amico tuo nel cor commosso,<br />

170. E non senza versar qualche <strong>di</strong> pianto<br />

171. Tenera stilla il tuo bel nome or legge,<br />

172. Seco <strong>di</strong>cendo: “oh ignoto al duro vulgo<br />

173. Sollievo almo de’ mali! Oh sol concesso<br />

174. Facil commercio a noi alme sublimi<br />

175. E d’affetti e <strong>di</strong> cure! Or venga il giorno<br />

176. Che sì grate alternar nobili veci<br />

177. A me sia dato!” Tale sba<strong>di</strong>gliando<br />

178. Si lascia da la man lenta cadere<br />

179. L’amata carta; e te la carta e il nome<br />

180. Soavemente in grembo al sonno oblia.<br />

181. Tu fra tanto colà rapido il corso<br />

182. Declinando intrapren<strong>di</strong> ove la dama<br />

183. Co’ labbri desiosi e il premer lungo<br />

184. Del ginocchio sollecito ti spigne<br />

185. Ad altre opre cortesi. Ella non meno<br />

186. All’imperio possente a i cari moti<br />

187. Dell’amistà risponde. A lei non meno<br />

188. Palpita nel bel petto un cor gentile.<br />

189. Che fa l’amica sua? Misera! Ieri,<br />

190. Qual flisse la cagion, fremer fu vista<br />

191. Tutta improvviso, ed agitar repente<br />

192. Le vaghe membra. Indomito rigore<br />

193. Occupolle le cosce; e strana forza<br />

194. Le sospinse le braccia. <strong>Il</strong>livi<strong>di</strong>ro<br />

195. I labbri onde l’Amor l’ali rinfresca;<br />

196. Enfiò la neve de la bella gola;<br />

197. E celato candor da i lini sparsi<br />

198. Effuso rivelossi a gli occhi altrui.<br />

199. Gli Amori si schermiron con la benda;<br />

200. E in<strong>di</strong>etro rifuggironsi le Grazie.<br />

201. In vano il cavaliere, in van lo sposo<br />

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202. Tentò frenarla, in van le damigelle<br />

203. Che su lo sposo e il cavaliere e lei<br />

164. Qualcuno dei suoi servi; qui deponga<br />

165. La beata tessera, fugga e torni<br />

166. Rapido sulle tue orme, o pietoso eroe,<br />

167. Che già pago <strong>di</strong> te veloce attraverso<br />

168. I trivi ed il popolo ti <strong>di</strong>legui.<br />

169. Ora il tuo dolce amico, commosso nel cuore,<br />

170. Non senza versare qualche lacrima,<br />

171. Legge teneramente ora il tuo bel nome,<br />

172. Dicendo tra sé: . Così sba<strong>di</strong>gliando<br />

178. Si lascia cadere dalla lenta mano<br />

179. L’amata carta, e dolcemente <strong>di</strong>mentica<br />

180. Te, la carta ed il nome.<br />

181. Tu, frattanto, lasciando là il rapido corso,<br />

182. Cerca <strong>di</strong> capire dove la dama<br />

183. Con le labbra desiderose ed il premere lungo<br />

184. Del ginocchio, ti spinge sollecito<br />

185. Ad altre opere cortesi. Ella, non meno <strong>di</strong> te<br />

186. Risponde al potente impero e ai cari moti<br />

187. Dell’amicizia. A lei, non meno che a te,<br />

188. Batte un cuore gentile nel petto.<br />

189. Cosa fa la sua amica? Misera! Ieri<br />

190. Fu vista -quale che fosse la causa- fremere<br />

191. Tutta improvvisamente ed agitare rapidamente<br />

192. Le belle membra. Un irrigi<strong>di</strong>mento incoercibile<br />

193. Le occupò le cosce ed una misteriosa forza<br />

194. Le spinse le braccia. Le <strong>di</strong>ventarono livide<br />

195. Le labbra, a cui l’amore è solito rinfrescare le ali;<br />

196. Le si gonfiò la bella gola can<strong>di</strong>da;<br />

197. E le nu<strong>di</strong>tà solitamente nascoste dalle vesti scomposte<br />

198. Si mostrarono <strong>di</strong>ffusamente agli occhi degli altri.<br />

199. Gli amori si schernirono con la benda;<br />

200. E le Grazie si ritrassero.<br />

201. Vanamente il cavaliere, lo sposo tentarono <strong>di</strong> trattenerla,<br />

154


202. Vanamente tentarono la stessa cosa le damigelle<br />

203. Che facevano scorrere le sguardo sullo sposo,<br />

204. Scorrean col guardo; e poi ristrette insieme<br />

205. Malignamente sorrideansi in volto.<br />

206. Ella truce guatando curvò in arco<br />

207. Duro e feroce le gentili schiene<br />

208. Scalpitò col bel piede; e ripercosse<br />

209. La mille volte ribaciata mano<br />

210. Del tavolier ne le pugnenti sponde.<br />

211. Livida pesta scapigliata e scinta<br />

212. Al fin stancò tutte le forze; e cadde<br />

213. Insopportabil pondo sopra il letto.<br />

214. Nè fra l’intime stanze o fra le chiuse<br />

215. Gemine porte il prezioso evento<br />

216. Tacque ignoto molt’ore. Ivi la Fama<br />

217. Con uno il colse de’ cent’occhi suoi;<br />

218. E il bel pegno rapito uscì portando<br />

219. Fra le adulte matrone, a cui segreto<br />

220. Dispetto fanno i pargoletti amori,<br />

221. Che da la maestà de gli otto lustri<br />

222. Fuggon volando a più scherzosi ni<strong>di</strong>.<br />

223. Una è fra lor che gli altrui no<strong>di</strong> or cela<br />

224. Comoda e strigne; or d’ispida virtude<br />

225. Arma suoi detti; e furibonda in volto<br />

226. E infiammata ne gli occhi alto declama<br />

227. Interpreta ingran<strong>di</strong>sce i sagri arcani<br />

228. De gli amorosi gabinetti; e a un tempo<br />

229. O<strong>di</strong>ata e desiata eccita il riso<br />

230. Or co’ proprj misterj or con gli altrui.<br />

231. La vide la notò, sorrise alquanto<br />

232. La volatile dea, <strong>di</strong>sse: tu sola<br />

233. Sai vincere il clamor de la mia tromba.<br />

234. Disse, e in lei si mutò. Prese il ventaglio,<br />

235. Prese le tabacchiere, il cocchio ascese;<br />

236. E là venne trottando ove de’ gran<strong>di</strong><br />

237. È il consesso più folto. In un momento<br />

238. Lo sba<strong>di</strong>gliar s’arresta. In un momento<br />

239. Tutti gli occhi e gli orecchi e tutti i labbri<br />

240. Si raccolgono in lei: ed ella al fine,<br />

241. E ansando e percotendosi con ambe<br />

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242. Le mani le ginocchia, il fatto espone<br />

243. E del fatto le origini riposte.<br />

204. Sul cavaliere e su <strong>di</strong> lei; e poi, avvicinatesi le une alle altre,<br />

205. Maliziosamente sorridevano, accennando con l’espressione del volto.<br />

206. Ella, guardando in modo torvo<br />

207. Inarcò aspramente il dorso<br />

208. E scalpitò con il bel piede e batté più volte<br />

209. La mano mille volte ribaciata<br />

210. Sugli spigoli del tavolo da gioco.<br />

211. Livida, pesta, scapigliata e <strong>di</strong>scinta<br />

212. Alla fine esaurì tutte le forze e cadde<br />

213. Come un peso insostenibile peso sopra il letto.<br />

214. Né fra le stanze da letto, né fra<br />

215. Le porte doppie e chiuse, il prezioso evento<br />

216. Restò silenzioso e ignoto per molte ore. La Fama<br />

217. Lo colse lì con uno dei suoi cento occhi<br />

218. E uscì portando la preziosa occasione <strong>di</strong> pettegolezzo<br />

219. Fra le mature matrone<br />

220. Alle quali fanno segretamente <strong>di</strong>spetto gli amori giovanili,<br />

221. Che dalla ragguardevole età <strong>di</strong> quaranta anni<br />

222. Fuggono volando verso ni<strong>di</strong> più gioiosi.<br />

223. Fra <strong>di</strong> loro vi è una che i legami altrui ora nasconde<br />

224. Compiacente e stringe, ora impronta<br />

225. Le sue parole ad un rigido moralismo e con il volto furibondo<br />

226. E con gli occhi infiammati declama ad alta voce,<br />

227. Interpreta e ingran<strong>di</strong>sce i segreti delle vicende amorose<br />

228. Che si svolgono nei salotti più appartati, nello stesso tempo<br />

229. O<strong>di</strong>ata e desiderata, suscita il riso<br />

230. Ora con i propri segreti, ora con quelli degli altri.<br />

231. La Fama, volatile dea, la vide, la notò, sorrise alquanto<br />

232. E <strong>di</strong>sse: <br />

234. Così <strong>di</strong>sse e si mutò in lei. Prese il ventaglio,<br />

235. La tabacchiera, salì sul cocchio<br />

236. E si <strong>di</strong>resse al trotto nei salotti, dove è più folto il gruppo<br />

237. Dei nobili. Improvvisamente<br />

238. La noia si arresta. Subito<br />

239. Tutti gli occhi, gli orecchi e tutte le labbra<br />

240. Si rivolgono a lei ed ella, alla fine,<br />

241. Ansimando e percuotendosi con entrambe<br />

155


242. Le mani e le ginocchia, espone il fatto<br />

243. E le cause segrete della vicenda.<br />

244. Riser le dame allor pronte domane<br />

245. A fortuna simil, se mai le vaghe<br />

246. Lor fantasie commoverà negato<br />

247. Da i mariti compenso a un gioco avverso,<br />

248. O in faccia a lor per deità maggiore<br />

249. Negligenza d’amante, o al can <strong>di</strong>letto<br />

250. Nata subita tosse: e rise ancora<br />

251. La tua dama con elle: e in cor <strong>di</strong>spose<br />

252. Di teco visitar l’egra compagna.<br />

253. Ite al pietoso uficio, itene or dunque:<br />

254. Ma lungo consigliar duri tra voi<br />

255. Pria che a la meta il vostro cocchio arrive.<br />

256. Se visitar, non già veder l’amica<br />

257. Forse a voi piace, tacita a le porte<br />

258. La volubile rota il corso arresti:<br />

259. E il giovanetto messagger salendo<br />

260. Per le scale sublimi a lei v’annunzj<br />

261. Si che voi non volenti ella non voglia.<br />

262. Ma, se vaghezza poi ambo vi prende<br />

263. Di spiar chi sia seco, e <strong>di</strong> turbarle<br />

264. L’anima un poco, e ricercarle in volto<br />

265. De’ suoi casi la serie, il cocchio allora<br />

266. Entri: e improvviso ne rimbombi e frema<br />

267. L’atrio superbo. Egual piacere inonda<br />

268. Sempre il cor de le belle o che opportune<br />

269. O giungano importune alle lor pari.<br />

270. Già le fervide amiche ad incontrarse<br />

271. Volano impazienti; un petto all’altro<br />

272. Già premonsi abbracciando; alto le gote<br />

273. D’alterni baci risonar già fanno;<br />

274. Già strette per la man co’ dotti fianchi<br />

275. Ad un tempo amendue cadono a piombo<br />

276. Sopra il sofà. Qui l’una un sottil motto<br />

277. Vibra al cor dell’amica; e a i casi allude<br />

278. Che la Fama narrò: quella repente<br />

279. Con un altro l’assale. Una nel viso<br />

280. Di bell’ire s’infiamma: e l’altra i vaghi<br />

281. Labbri un poco si morde: e cresce in tanto<br />

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282. E quinci ognor più violento e quin<strong>di</strong><br />

283. <strong>Il</strong> trepido agitar de i duo ventagli.<br />

244. Risero le dame anche loro pronte domani<br />

245. Ad un simile comportamento, se i loro capricciosi desideri<br />

246. Saranno sconvolti dal fatto<br />

247. Che il marito si rifiuta <strong>di</strong> pagare un loro debito <strong>di</strong> gioco<br />

248. O se un qualunque negligente<br />

249. Apertamente le trascura per una donna più bella<br />

250. O se al cane amato nasce un’improvvisa tosse, e rise ancora<br />

251. La tua dama con loro e in cuor suo stabilì<br />

252. Di visitare con te l’amica inferma.<br />

253. Andate allora alla pietà, andate dunque<br />

254. Ma fra <strong>di</strong> voi consigliatevi lungamente<br />

255. Prima che il vostro occhio arrivi alla meta.<br />

256. Se a voi piace visitare l’amica, non semplicemente<br />

257. Vederla, il cocchio si arresti<br />

258. silenzioso alle porte:<br />

259. E il giovinetto messaggero salendo<br />

260. Per le alte scale a lei si annunzi<br />

261. Così che ella, se non vuole, non vi accolga.<br />

262. Ma se vi prende il desiderio<br />

263. Di spiare chi sia con lei e <strong>di</strong> metterla<br />

264. Un po’ in imbarazzo e <strong>di</strong> riconoscerle nell’espressione del volto<br />

265. La storia delle sue vicissitu<strong>di</strong>ni, allora il cocchio<br />

266. Entri ed improvvisamente il superbo atrio<br />

267. Ne rimbombi e ne echeggi. Un uguale piacere inonda<br />

268. Sempre l’animo delle belle che giungano gra<strong>di</strong>te<br />

269. O che risultino inopportune alle loro pari.<br />

270. Già le calorose amiche volano impazienti<br />

271. Ad incontrarsi; si abbracciano stringendosi<br />

272. L’una al petto dell’altra; e fanno risuonare<br />

273. Altamente le gote <strong>di</strong> vicendevoli baci;<br />

274. Già strette per la mano, con i fianchi consapevoli<br />

275. Cadono pesantemente nello stesso tempo<br />

276. Sopra i sofà. Qui l’una lancia una frecciatina allusiva<br />

277. Al cuore dell’amica e fa riferimento alla vicenda<br />

278. Che la Fama ha narrato: l’altra subito<br />

279. Assale l’amica con un altro pettegolezzo.<br />

280. Una si infiamma sul viso e l’altra si morde<br />

281. Un po’ le belle labbra e intanto cresce<br />

156


282. Da una parte e dall’altra più violento<br />

283. L’inquieto vibrare dei due ventagli,<br />

284. Così, se mai al secol <strong>di</strong> Turpino<br />

285. Di ferrate guerriere un paro illustre<br />

286. Si scontravan per via, ciascuna ambiva<br />

287. L’altra provar quel che valesse in arme;<br />

288. E dopo le accoglienze oneste e belle<br />

289. Abbassavan lor lance e co’ cavalli<br />

290. Urtavansi feroci; in<strong>di</strong> infocate<br />

291. Di magnanima stizza i gran tronconi<br />

292. Gittavan via de lo spezzato cerro,<br />

293. E correan con le destre a gli elsi enormi.<br />

294. Ma <strong>di</strong> lontan per l’alta selva fiera<br />

295. Un messagger con clamoroso suono<br />

296. Venir s’u<strong>di</strong>va galoppando; e l’una<br />

297. Richiamare a re Carlo, o al campo l’altra<br />

298. Del giovane Agramante. Osa tu pure<br />

299. Osa invitto garzone il ciuffo e i ricci<br />

300. Si ben finti stamane all’urto esporre<br />

301. De’ ventagli sdegnati: e a nuove imprese<br />

302. La tua bella invitando, i casi estremi<br />

303. De la pericolosa ira sospen<strong>di</strong>.<br />

304. Oh solenne a la patria oh all’orbe intero<br />

305. <strong>Giorno</strong> fausto e beato al fin sorgesti<br />

306. Di non più visto in ciel roseo splendore<br />

307. A sparger l’orizzonte. Ecco la sposa<br />

308. Di Ramni eccelsi l’inclit’alvo al fine<br />

309. Sgravò <strong>di</strong> maschia desiata prole<br />

310. La prima volta. Da le lucid’aure<br />

311. Fu il nobile vagito accolto a pena,<br />

312. Che cento messi a precipizio usciro<br />

313. Con le gambe pesanti e lo spron duro<br />

314. Stimolando i cavalli, e il gran convesso<br />

315. Dell’etere sonoro alto ferendo<br />

316. Di scutiche e <strong>di</strong> corni: e qual si sparse<br />

317. Per le citta<strong>di</strong> popolose, e <strong>di</strong>ede<br />

318. A i famosi congiunti il lieto annunzio:<br />

319. E qual per monti a stento rampicando<br />

320. Trovò le rocche e le cadenti mura<br />

321. De’ prischi feu<strong>di</strong> ove la polve e l’ombra<br />

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322. Abita e il gufo; e i rugginosi ferri<br />

323. Sopra le rote mal sedenti al giorno<br />

284. Così come nei poemi del ciclo carolingio, al secolo <strong>di</strong> Turpino,<br />

285. Se un paio <strong>di</strong> guerrieri nobili, dotati <strong>di</strong> armatura e <strong>di</strong> armi <strong>di</strong> ferro,<br />

286. Si scontravano per la strada, ognuno ambiva<br />

287. Provare quel che l’altro potesse nelle armi<br />

288. E dopo i saluti <strong>di</strong> rito<br />

289. Allenavano le loro lance e con i cavalli<br />

290. Si urtavano ferocemente; poi infuocati<br />

291. Di nobile ira gettavano via<br />

292. I gran<strong>di</strong> tronconi delle lance spezzate<br />

293. E correvano ad afferrare le enormi else,<br />

294. Ma <strong>di</strong> lontano per la profonda feroce selva<br />

295. Un messaggero che suonava il corno<br />

296. Si u<strong>di</strong>va venire galoppando e richiamare<br />

297. L’una al campo <strong>di</strong> Carlo e l’altro<br />

298. Al campo del giovane Agramante. Ora pure tu<br />

299. Osa, invincibile garzone, esporre il ciuffo<br />

300. E i ricci, così ben acconciati stamani, alla violenza<br />

301. Dei ventagli sdegnati e invitando a nuove imprese<br />

302. La tua bella, sospen<strong>di</strong> i fatti<br />

303. Più importanti della sua pericolosa ira.<br />

304. Oh giorno beato e fausto alla patria<br />

305. E al mondo intero: alla fine sorgesti<br />

306. A spargere l’orizzonte <strong>di</strong> un roseo<br />

307. Splendore mai visto in cielo. Ecco la sposa<br />

308. Di nobile ed antica stirpe, alla fine partorì<br />

309. La desiderata prole maschile primogenita<br />

310. Per la prima volta. <strong>Il</strong> nobile vagito<br />

311. Fu accolto appena dalle prime luci dell’alba,<br />

312. Che cento messaggeri uscirono a precipizio<br />

313. Stimolando i cavalli<br />

314. Con le pesanti calzature e il feroce sprone<br />

315. E facendo risuonare la grande volta celeste<br />

316. Degli schiocchi delle fruste e del suono dei corni: e un messaggero<br />

317. Si sparse sulle città popolose e <strong>di</strong>ede<br />

318. <strong>Il</strong> lieto annunzio agli illustri congiunti,<br />

319. Ed uno, inerpicandosi a stento per i monti,<br />

320. Raggiunse le rocche e le mura cadenti<br />

321. Degli antichi feu<strong>di</strong>, dominati dalla polvere e dall’ombra<br />

157


322. Dove abita il gufo e portò nuovamente alla luce<br />

323. I pezzi <strong>di</strong> artiglieria arrugginiti sconnessi e malfermi sulle ruote<br />

324. Di novo espose, e fe’ scoppiarne il tuono;<br />

325. E i gioghi de’ vassalli e le vallèe<br />

326. Ampie e le marche del gran caso empièo.<br />

327. Nè le Muse devote, onde gran plauso<br />

328. Venne l’altr’anno a gl’imenei felici,<br />

329. Già si tacquero al parto. Anzi, qual suole<br />

330. Là su la notte dell’ardente agosto<br />

331. Turba <strong>di</strong> grilli, e più lontano ancora<br />

332. Innumerabil popolo <strong>di</strong> rane<br />

333. Sparger d’alto frastuono i prati e i laghi,<br />

334. Mentre cadon su lor fendendo il buio<br />

335. Lucide strisce, e le palu<strong>di</strong> accende<br />

336. Fiamma improvvisa che lambisce e vola;<br />

337. Tal sorsero i cantori a schiera a schiera;<br />

338. E tal piovve su lor foco febèo,<br />

339. Che <strong>di</strong> motti ventosi alta compaggine<br />

340. Fe’ <strong>di</strong>videre in righe, o in simil suono<br />

341. Uscir pomposamente. Altri scoperse<br />

342. In que’ vagiti Alcide, altri d’Italia<br />

343. <strong>Il</strong> soccorso promise, altri a Bizanzio<br />

344. Minacciò lo sterminio. A tal clamore<br />

345. Non ar<strong>di</strong> la mia Musa unir sue voci:<br />

346. Ma del parto <strong>di</strong>vino al molle orecchio<br />

347. Appressò non veduta; e molto in poco<br />

348. Strinse <strong>di</strong>cendo: “Tu sarai simile<br />

349. Al tuo gran genitore”.<br />

LA NOTTE<br />

1. Nè tu contenderai benigna Notte,<br />

2. Che il mio Giovane illustre io cerchi e gui<strong>di</strong><br />

3. Con gli estremi precetti entro al tuo regno.<br />

4. Già <strong>di</strong> tenebre involta e <strong>di</strong> perigli,<br />

5. Sola squallida mesta alto sedevi<br />

6. Su la timida terra. <strong>Il</strong> debil raggio<br />

7. De le stelle remote e de’ pianeti,<br />

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8. Che nel silenzio camminando vanno,<br />

9. Rompea gli orrori tuoi sol quanto è duopo<br />

324. E fece esplodere colpi<br />

325. E riempì del grande evento i monti<br />

326. Abitati dai vassalli e le ampie valli e le marche.<br />

327. E le Muse care e devote, che magnificarono<br />

328. L’anno scorso le felici nozze,<br />

329. Non stettero in silenzio alla notizia del parto.<br />

330. Anzi, come nelle ardenti notti d’agosto<br />

331. Una turba <strong>di</strong> grilli e, ancora più lontano,<br />

332. Innumerevoli schiere <strong>di</strong> rane<br />

333. Spargono <strong>di</strong> alto frastuono i prati e i laghi,<br />

334. Mentre su <strong>di</strong> loro, attraversando il buio,<br />

335. Cadono le luminose stelle cadenti<br />

336. E un fuoco fatuo lambisce la superficie della palude e si <strong>di</strong>legua,<br />

337. Così sorsero i cantori a schiera a schiera<br />

338. E su <strong>di</strong> loro piovve talmente l’ispirazione poetica<br />

339. Che fece mettere in versi sciolti<br />

340. Un’ampia produzione <strong>di</strong> espressioni ampollose,<br />

341. Oppure uscirono in pomposi versi rimati. Uno scoprì<br />

342. Nel neonato un nuovo Ercole, un altro vide<br />

343. In lui il futuro salvatore dell’Italia, un altro<br />

344. Vide lo sterminatore dei Turchi. La mia Poesia<br />

345. Non osò unire la sua voce a quella delle altre:<br />

346. Ma si avvicinò non vista<br />

347. Al tenero orecchio del <strong>di</strong>vino neonato; e sintetizzò molte cose<br />

348. In poche parole, <strong>di</strong>cendo: <br />

LA NOTTE<br />

1 E tu benevola Notte non cercherai <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re che<br />

2 Io cerchi il mio giovane nobile e lo accompagni<br />

3 Dandogli gli ultimi insegnamenti nel tuo regno.<br />

4 Dall’alto ( del tuo seggio ) dominavi la terra<br />

5 Timorosa già avvolta dal tenebre dense <strong>di</strong> pericoli<br />

6 Solitaria, squallida e triste. <strong>Il</strong> debole chiarore delle<br />

7 Lontane stelle e dei pianeti , che nel silenzio vanno<br />

8 Facendo il loro percorso , interrompeva i tuoi<br />

158


9 Terrori solo quel tanto che basta a farteli sentire<br />

10. A sentirli assai più. Terribil ombra<br />

11. Giganteggiando si vedea salire<br />

12. Su per le case e su per l’alte torri<br />

13. Di teschi antiqui seminate al piede.<br />

14. E upupe e gufi e mostri avversi al sole<br />

15. Svolazzavan per essa; e con ferali<br />

16. Stri<strong>di</strong> portavan miseran<strong>di</strong> augurj.<br />

17. E lievi dal terreno e smorte fiamme<br />

18. Sorgeano in tanto; e quelle smorte fiamme<br />

19. Di su <strong>di</strong> giù vagavano per l’aere<br />

20. Orribilmente tacito ed opaco;<br />

21. E al sospettoso adultero, che lento<br />

22. Col cappel su le ciglia e tutto avvolto<br />

23. Entro al manto sen gìa con l’armi ascose,<br />

24. Colpieno il core, e lo strignean d’affanno.<br />

25. E fama è ancor che pallide fantasime<br />

26. Lungo le mura de i deserti tetti<br />

27. Spargean lungo acutissimo lamento,<br />

28. Cui <strong>di</strong> lontano per lo vasto buio<br />

29. I cani rispondevano ululando.<br />

30. Tal fusti o Notte allor che gl’inclit’avi,<br />

31. Onde pur sempre il mio garzon si vanta,<br />

32. Eran duri ed alpestri; e con l’occaso<br />

33. Cadean dopo lor cene al sonno in preda;<br />

34. Fin che l’aurora sba<strong>di</strong>gliante ancora<br />

35. Li richiamasse a vigilar su l’opre<br />

36. Dei per novo cammin guidati rivi<br />

37. E su i campi nascenti; onde poi gran<strong>di</strong><br />

38. Furo i nipoti e le citta<strong>di</strong> e i regni.<br />

39. Ma ecco Amore, ecco la madre Venere,<br />

40. Ecco del gioco, ecco del fasto i Genj,<br />

41. Che trionfanti per la notte scorrono,<br />

42. Per la notte, che sacra è al mio signore<br />

43. Tutto davanti a lor tutto s’irra<strong>di</strong>a<br />

44. Di nova luce. Le inimiche tenebre<br />

45. Fuggono riversate; e l’ali spandono<br />

46. Sopra i covili, ove le fere e gli uomini<br />

47. Da la fatica condannati dormono.<br />

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48. Stupefatta la Notte intorno vedesi<br />

49. Riverberar più che <strong>di</strong>nanzi al sole<br />

10 Ancora più paurosi. Un’ombra<br />

11 Terribile enorme si vedeva salire<br />

12 Per le case e le alte torri <strong>di</strong>sseminate<br />

13 Ai loro pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> antichi teschi. E in essa (in questa tenebra )<br />

14 Svolazzano upupe , gufi e animali<br />

15 Mostruosi che non amano la luce del sole , che con<br />

16 Funebri stri<strong>di</strong>i rivelano presagi funesti.<br />

17 E nel frattempo sgorgavano dal terreno fuochi fatui<br />

18 Leggeri e smorti ; e quelle fiamme tenui<br />

19 Vagavano su e giù in quell’aria<br />

20 Terribilmente silenziosa e buia;<br />

21 E colpivano il cuore<br />

22 Stringendolo d’angoscia all’amante pieno <strong>di</strong> paura ,<br />

23 Che lentamente col cappello calato sugli occhi<br />

24 Tutto avvolto nel mantello se ne andava nascondendo le armi.<br />

25 Si <strong>di</strong>ce ancora che palli<strong>di</strong> fantasmi<br />

26 Lungo i muri Delle case abbandonate<br />

27 Spargessero un lungo e acutissimo lamento,<br />

28 A cui da lontano in quest’immensa<br />

29 Oscurità rispondeva l’ululato dei cani.<br />

30 Fosti tale o Notte allor quando i famosi antenati,<br />

31 Di cui continuamente il mio giovin signore si vanta<br />

32 Erano forti e rozzi e al tramonto del sole<br />

33 Dopo cena cadevano preda del sonno ; finche<br />

34 L’aurora li richiamasse mentre<br />

35 Ancora sba<strong>di</strong>gliavano a vegliare sulle opere<br />

36 Costituite dai ruscelli ( <strong>di</strong> irrigazione ) fatti scorrere<br />

37 In altre <strong>di</strong>rezioni e verso campi pieni <strong>di</strong> germogli;<br />

38 Da qui venne la ricchezza che rese gran<strong>di</strong><br />

39 Discendenti città e regni. Ecco Amore , ecco sua madre Venere ,<br />

40 Ecco le <strong>di</strong>vinità protettrici del gioco e del lusso ,<br />

41 Che esultanti corrono nella notte,<br />

42 Nella notte che è sacra per il mio Signore.<br />

43 Davanti a loro tutto brilla <strong>di</strong> una luce artificiale.<br />

44 Fuggono cacciate in<strong>di</strong>etro<br />

45 Le tenebre nemiche ; spalancano<br />

46 Le ali sopra le tane , dove fiere ed uomini<br />

47 Costretti alla fatica dormono.<br />

159


48 La Notte sbalor<strong>di</strong>ta si vede<br />

49 Riverberare tutt’intorno più che se avesse il sole<br />

50. Auree cornici, e <strong>di</strong> cristalli e spegli<br />

51. Pareti adorne, e vesti varie, e bianchi<br />

52. Omeri e braccia, e pupillette mobili,<br />

53. E tabacchiere preziose, e fulgide<br />

54. Fibbie ed anella e mille cose e mille.<br />

55. Cosi l’eterno caos, allor che Amore<br />

56. Sopra posovvi e il fomentò con l’ale,<br />

57. Sentì il generator moto crearsi,<br />

58. Sentì schiuder la luce; e sè medesmo<br />

59. Vide meravigliando e i tanti aprirsi<br />

60. Tesori <strong>di</strong> natura entro al suo grembo.<br />

61. de’ miei studj glorioso alunno,<br />

62. Tu seconda me dunque, or ch’io t’invito<br />

63. Glorie novelle ad acquistar là dove<br />

64. O la veglia frequente o l’ampia scena<br />

65. I gran<strong>di</strong> eguali tuoi, degna de gli avi<br />

66. E de i titoli loro e <strong>di</strong> lor sorte<br />

67. E de i pubblici voti, ultima cura<br />

68. Dopo le tavolette e dopo i prandj<br />

69. E dopo i corsi clamorosi occùpa.<br />

70. Or dove ahi dove senza me t’aggiri<br />

71. Lasso! da poi che in compagnia del sole<br />

72. T’involasti pur <strong>di</strong>anzi a gli occhi miei?<br />

73. Qual palagio ti accoglie; o qual ti copre<br />

74. Da i nocenti vapor ch’Espero mena<br />

75. Tetto arcano e solingo; o <strong>di</strong> qual via<br />

76. L’ombre ignoto trascorri, ove la plebe<br />

77. Affrettando tenton s’urta e confonde<br />

78. Ahimè, tolgalo il ciel, forse il tuo cocchio,<br />

79. Ove il varco è più angusto, il cocchio altrui<br />

80. Incontrò violento: e qual dei duo<br />

81. Retroceder convegna; e qual star forte,<br />

82. Dispùtano gli aurighi alto gridando.<br />

83. Sdegna invitto garzon sdegna d’alzare<br />

84. Fra il rauco suon <strong>di</strong> Stèntori plebei<br />

85. Tu’ amabil voce; e taciturno aspetta,<br />

86. Sia che a l’un piaccia rovesciar dal carro<br />

87. Lo suo rivale; o rovesciato anch’esso<br />

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88. Perigliar tra le rote; e te per l’alto<br />

89. De lo infranto cristal mandar carpone.<br />

50 Davanti a sé cornici d’oro , pareti adorni <strong>di</strong> cristalli<br />

51 E specchi , vesti <strong>di</strong> vario tipo , braccia e spalle<br />

52 Can<strong>di</strong>de, pupille nobili, e tabacchiere preziose<br />

53 E fibbie brillanti e anelli e migliaia <strong>di</strong> altre cose.<br />

54 Cosi il caos eterno , quando Amore vi si posò sopra<br />

55 E lo vivificò (con le ali ), sentì che si creava<br />

56 <strong>Il</strong> movimento generatore <strong>di</strong> vita,<br />

57 Sentì la luce accendersi ,<br />

58 E vide con meraviglia se stesso<br />

59 E gli innumerevoli tesori della natura<br />

60 Che si rivelano al suo interno.<br />

61 O illustre alunno <strong>di</strong> quello che io ho imparato<br />

62 E che ti insegno , seguimi dunque<br />

63 Dal momento che ti invito a conquistare nuove glorie<br />

64 Là dove o il continuo vegliare o la spaziosa scena<br />

65 Dei teatri occupa i tuoi illustri simili, cosa degna<br />

66 Degli antenati , dei loro titoli , del loro destino ,<br />

67 Dei pubblici desideri , ultima<br />

68 Preoccupazione dopo le toilette ,<br />

69 Dopo i pranzi e dopo le passeggiate chiassose .<br />

70 Ora ohimé dove ti aggiri senza <strong>di</strong> me -infelice!-<br />

71 Da quando insieme al sole sei volato<br />

72 Via davanti ai miei occhi ?<br />

73 Quale palazzo ti accoglie, o quale cosa appartata<br />

74 E solitaria ti protegge dai vapori nocivi<br />

75 Che la sera conduce ; o per l’ombra <strong>di</strong> quale strada<br />

76 Vaghi in incognito , dove la plebe frettolosa<br />

77 Brancolando si urta e si mescola . Ahimè -<br />

78 <strong>Il</strong> cielo non voglia- forse la tua carrozza, dove la via è più stretta<br />

79 Si scontrò violentemente con la carrozza <strong>di</strong> un altro :<br />

80 E i cocchieri con altre grida<br />

81 Discutono su quale dei due cocchi<br />

82 debba in<strong>di</strong>etreggiare e quale stare fermo.<br />

83 Disegna, invincibile giovane, <strong>di</strong>segna <strong>di</strong> alzare<br />

84 La tua amabile voce in mezzo<br />

85 Al roco suono <strong>di</strong> uomini rozzi<br />

86 Dotati <strong>di</strong> voce forte; e silenzioso atten<strong>di</strong> , sia che a uno<br />

87 Piaccia buttare giù dalla carrozza il suo rivale,<br />

160


88 O precipitato anch’esso correre pericolo fra le ruote ,<br />

89 E mandarti carponi attraverso il vetro rotto.<br />

90. Ma l’avverso cocchier d’un picciol urto<br />

91. Pago sen fugge o d’un resister breve:<br />

92. Al fin libero andrai. Tu non pertanto<br />

93. Doman chie<strong>di</strong> vendetta; alto sonare<br />

94. Fa il sacrilego fatto; osa preten<strong>di</strong>,<br />

95. E i tribunali minimi e i supremi<br />

96. Sconvolgi agita assorda: il mondo s’empia<br />

97. Del grave caso; e per un anno almeno<br />

98. Parli <strong>di</strong> te, de’ tuoi corsier, del cocchio<br />

99. E del cocchiere. Di sì fatte cose<br />

100. Voi progenie d’eroi famosi andate<br />

101. Ne le bocche de gli uomini gran tempo.<br />

102. Forse ciarlier fasti<strong>di</strong>oso indugia<br />

103. Te con la dama tua nel vuoto corso.<br />

104. Forse a nova con lei gara d’ingegno<br />

105. Tu mal cauto venisti: e già la bella<br />

106. Teco del lungo repugnar s’a<strong>di</strong>ra;<br />

107. Già la man, che tu baci arretra, e tenta<br />

108. Liberar da la tua; e già minaccia<br />

109. Ricovrarsi al suo tetto, e quivi sola<br />

110. Involarse ad ognuno in fin che il sonno<br />

111. Venga pietoso a tranquillar suoi sdegni.<br />

112. Tu in van chie<strong>di</strong> mercè; <strong>di</strong> mente in vano<br />

113. Tu a lei te stesso sconsigliata incolpi:<br />

114. Ella niega placarse. <strong>Il</strong> cocchio freme<br />

115. Dell’alterno clamore; e il cocchio in tanto<br />

116. Giace immobil fra l’ombra: e voi sue care<br />

117. Gemme il bel mondo impaziente aspetta.<br />

118. Ode il cocchiere al fin d’ambe le voci<br />

119. Un comando in<strong>di</strong>stinto; e bestemmiando<br />

120. Sferza i corsieri; e via precipitando<br />

121. Ambo vi porta: e mal sa dove ancora.<br />

122. Folle! Di che temei? Sperdano i venti<br />

123. Ogni augurio infelice. Ora il mio eroe<br />

124. Fra l’amico tacer del vuoto corso<br />

125. Lieto si sta la fresca ora godendo<br />

126. Che dal monte lontan spira e consola.<br />

127. Siede al fianco <strong>di</strong> lui lieta non meno<br />

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128. L’altrui cara consorte. Amor nasconde<br />

129. La incauta face; e il fiero dardo alzando<br />

90 Ma il cocchiere rivale sod<strong>di</strong>sfatto <strong>di</strong> un piccolo urto<br />

91 O <strong>di</strong> una breve resistenza se ne fugge via : finalmente<br />

92 Te ne andrai libero. Tuttavia tu domani chie<strong>di</strong> vendetta;<br />

93 <strong>di</strong>ffon<strong>di</strong> per ogni dove quel fatto sacrilego osa ,<br />

94 Preten<strong>di</strong> , sconvolgi turba assorda i tribunali<br />

95 Ai vari livelli : il mondo si riempia <strong>di</strong> questo grave fatto<br />

96 Accaduto e per almeno un anno parli <strong>di</strong> te ,<br />

97 Del tuo cavallo , del cocchio e del cocchiere.<br />

98 Per fatti simili sulla bocca degli uomini<br />

99 Per lungo tempo andate,<br />

100 voi figli <strong>di</strong> eroi famosi.<br />

101 Forse un chiacchierone noioso trattiene<br />

102 Te con la tua dama nel corso ormai vuoto.<br />

103 Forse sei giunto incontro<br />

104 Ad un nuovo battibecco con lei :<br />

105 E già la bella donna si a<strong>di</strong>ra con te<br />

106 Per il tuo <strong>di</strong>ssentire troppo a lungo;<br />

107 Già la mano , che tu baci si tira in<strong>di</strong>etro,<br />

108 E tenta <strong>di</strong> liberarsi dalla tua ;<br />

109 Già minaccia <strong>di</strong> ritornare a casa , e qui sola allontanarsi<br />

110 Da tutti finché venga il sonno<br />

111 Pietoso a placare le sue ire.<br />

112 Tu invano chie<strong>di</strong> perdono; tu invano incolpi te stesso<br />

113 Davanti a lei <strong>di</strong> sventatezza :<br />

114 Ella rifiuta <strong>di</strong> calmarsi. <strong>Il</strong> cocchio trema per le grida<br />

115 Dell’una e dell’altra; e intanto la carrozza<br />

116 Sta immobile all’ombra : e il bel mondo impaziente<br />

117 Aspetta voi sue care gioie. Infine il cocchiere<br />

118 Ode <strong>di</strong> entrambe le voci<br />

119 Un comando in<strong>di</strong>stinto; e bestemmiando<br />

120 frusta i cavalli ; e <strong>di</strong> corsa<br />

121 Porta via entrambi voi : e non sa bene dove può ancora portarvi.<br />

122 Pazzo! Che cosa temevi ? Disperdano i venti<br />

123 Ogni ipotesi infausta. Ora il mio giovane eroe<br />

124 Nell’amico silenzio della via vuota<br />

125 Lieto si sta godendo la brezza<br />

126 Che dal monte lontano spira e lo consola.<br />

127 Al suo fianco non meno contenta <strong>di</strong> lui<br />

161


128 Siede la cara moglie <strong>di</strong> un altro. Amore nasconde la fiaccola incauta ;<br />

129 E sollevando la terribile freccia allontana i malvagi .<br />

130. Allontana i maligni. O nume invitto,<br />

131. Non sospettar <strong>di</strong> me; ch’io già non vegno<br />

132. Invido esplorator, ma fido amico<br />

133. De la coppia beata, a cui tu vegli.<br />

134. E tu signor tronca gl’indugi. Assai<br />

135. Fur gioconde quest’ombre, allor che prima<br />

136. Nacque il vago desio, che te congiunse<br />

137. All’altrui cara sposa or son due lune.<br />

138. Ecco il te<strong>di</strong>o a la fin serpe tra i vostri<br />

139. Così lunghi ritiri: e tempo è ormai<br />

140. Che in più degno <strong>di</strong> te pubblico agone<br />

141. Splendano i genj tuoi. Mira la Notte,<br />

142. Che col carro stellato alta sen vola<br />

143. Per l’eterea campagna; e a te col <strong>di</strong>to<br />

144. Mostra Tèseo nel ciel, mostra Polluce,<br />

145. Mostra Bacco ed Alcide e gli altri egregi,<br />

146. Che per mille d’onore ardenti prove<br />

147. Colà fra gli astri a sfolgorar saliro.<br />

148. Svegliati a i gran<strong>di</strong> esempi; e meco affretta.<br />

149. Loco è, ben sai, ne la città famoso,<br />

150. Che splen<strong>di</strong>da matrona apre al notturno<br />

151. Concilio de’ tuoi pari, a cui la vita<br />

152. Fora senza <strong>di</strong> ciò mal grata e vile.<br />

153. Ivi le belle, e <strong>di</strong> feconda prole<br />

154. Inclite madri ad obliar sen vanno<br />

155. Fra la sorte del gioco i tristi eventi<br />

156. De la sorte d’amore, onde fu il giorno<br />

157. Agitato e sconvolto. Ivi le gran<strong>di</strong><br />

158. Avole auguste e i genitor leggiadri<br />

159. De’ già celebri eroi il senso e l’onta<br />

160. Volgon de gli anni a rintuzzar fra l’ire<br />

161. Magnanime del gioco. Ivi la turba<br />

162. De la feroce gioventù <strong>di</strong>vina<br />

163. Scende a pugnar con le mutabil’arme<br />

164. Di vaghi giubboncei, d’atti vezzosi,<br />

165. Di bei mo<strong>di</strong> del <strong>di</strong>r stamane appresi;<br />

166. Mentre la vanità fra il dubbio marte<br />

167. Nobil furor ne’ forti petti inspin;<br />

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168. E con vario destin dando e togliendo<br />

169. La combattuta palma alto abbandona<br />

130 Oh, <strong>di</strong>vinità invincibile, non sospettare <strong>di</strong> me ;<br />

131 Che io non vengo come spia invi<strong>di</strong>osa ,<br />

132 Ma come amico fedele della coppia felici su cui tu vigili.<br />

133 E tu signore non esitare più. Sono state<br />

134 Assai liete per te queste ombre ,<br />

135 Quando dapprima nacque in te un vago desiderio ,<br />

136 Che ti uni circa 2 mesi fa alla cara sposa <strong>di</strong> un altro.<br />

137 Ecco, la noia infine serpeggia<br />

138 Tra i vostri incontri cosi lunghi :<br />

139 È ormai tempo che le tue virtù risaltino<br />

140 In una competizione pubblica più degna <strong>di</strong> te .<br />

141 Guarda la Notte , che col carro stellato vola in alto<br />

142 Per l’immensa aerea compagna ; e ti ad<strong>di</strong>ta in cielo<br />

143 Teseo , ti ad<strong>di</strong>ta Polluce ,<br />

144 Ti ad<strong>di</strong>ta Bacco e Alcide e altri personaggi<br />

145 Famosi , che grazie a innumerevoli prove audaci<br />

146 D’onore salirono su a brillare fra gli astri.<br />

147 Destati, davanti a questi<br />

148 Gran<strong>di</strong> esempi , e seguimi in fretta.<br />

149 Vi è un luogo , lo sai bene , famoso in città<br />

150 Che la generosa matrona apre ad un raduno<br />

151 Notturno dei tuoi pari, ai quali la vita senza questa festa<br />

152 Sembrerebbe sgra<strong>di</strong>ta e <strong>di</strong> poco conto.<br />

153 Qui le madri famose , belle dotate <strong>di</strong> figli fecon<strong>di</strong><br />

154 Vanno a <strong>di</strong>menticare giocando<br />

155 Le loro sfortunate avventure amorose<br />

156 A causa delle quali la loro giornata fu agitata e turbata .<br />

157 Qui le gran<strong>di</strong> e illustri bisnonne e i genitori leggiadri<br />

158 Di eroi già famosi si recano<br />

159 A <strong>di</strong>menticare la conoscenza<br />

160 E la vergogna dei loro amici avanzati<br />

161 Nelle generose passioni del gioco.<br />

162 Qui la folla della baldanzosa gioventù <strong>di</strong>vina<br />

163 Scende a combattere con le volubili armi <strong>di</strong> bei giubbetti ,<br />

164 Atteggiamenti vezzosi <strong>di</strong> belle<br />

165 Espressioni imparate appena la mattina;<br />

166 Ma la vanità nella guerra<br />

167 Dall’esito incerto ispira nell’animo<br />

162


168 Degli uomini forti una nobile ira , e concedendo e togliendo<br />

169 Con alterne vicende la palma della vittoria<br />

170. I leggeri vessilli all’aure in preda.<br />

171. Ecco che già <strong>di</strong> cento faci e cento<br />

172. Gran palazzo rifulge. Multiforme<br />

173. Popol <strong>di</strong> servi baldanzosamente<br />

174. Sale scende s’aggira. Urto e fragore<br />

175. Di rote <strong>di</strong> flagelli e <strong>di</strong> cavalli<br />

176. Che vengono che vanno, e stri<strong>di</strong> e fischi<br />

177. Di gente, che domandan che rispondono,<br />

178. Assordan l’aria all’alte mura intorno.<br />

179. Tutto è strepito e luce. O tu, che porti<br />

180. La dama e il cavalier dolci mie cure,<br />

181. Primo <strong>di</strong> carri guidator, qua volgi;<br />

182. E fra il denso <strong>di</strong> rote arduo cammino<br />

183. Con Olimpica man splen<strong>di</strong>; e d’un corso<br />

184. Subentrando i grand’atrj, a <strong>di</strong>etro lascia<br />

185. Qual pria le porte ad occupar tendea.<br />

186. Quasi a propria virtù plauda al gran fatto<br />

187. <strong>Il</strong> generoso eroe: plauda la bella,<br />

188. Che con l’agil pensier scorre gli aurighi<br />

189. De le <strong>di</strong>ve rivali; e novi al petto<br />

190. Sente nascer per te teneri orgogli.<br />

191. Ma il bel carro s’arresta: e a te signore,<br />

192. A te prima <strong>di</strong> lei sceso d’un salto,<br />

193. Affidata la dea, lieve balzando,<br />

194. Col sonante calcagno il suol percote.<br />

195. Largo <strong>di</strong>nanzi a voi fiammeggi e gron<strong>di</strong>,<br />

196. Sopra l’ara de’ numi ad arder nato,<br />

197. <strong>Il</strong> tesoro dell’api: e a lei da tergo<br />

198. Pronta <strong>di</strong> servi mano a terra proni<br />

199. Lo smisurato lembo alto sospenda:<br />

200. Somma felicità, che lei separa<br />

201. Da le ricche viventi, a cui per anco,<br />

202. Misere! sopra il suol l’estrema veste<br />

203. Sibila per la polvere strisciando.<br />

204. Ahi, se fresco sdegnuzzo i vostri petti<br />

205. Dianzi forse agitò, tu chino e grave<br />

206. A lei porgi la destra; e seco innoltra,<br />

207. Quale ibèro amador quando, raccolta<br />

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208. Dall’un lato la cappa, contegnoso<br />

209. Guida l’amanza a <strong>di</strong>portarsi al vallo,<br />

170 Abbandona in alto al vento i suoi vessilli leggeri.<br />

171 Ecco che già il grande palazzo brilla <strong>di</strong> innumerevoli fiaccole.<br />

172 Una schiera <strong>di</strong> servi dalle <strong>di</strong>verse uniformi<br />

173 baldanzosamente sale<br />

174 Le scale le scende e si aggira.<br />

175 Urti e fragori <strong>di</strong> ruote <strong>di</strong> fruste e <strong>di</strong> cavalli<br />

176 Che giungono che si allontanano , grida e fischi <strong>di</strong> gente ,<br />

177 Che chiede e risponde ,<br />

178 Assordano l’aria intorno alle alte mura.<br />

179 Tutto è strepito e luce. O tu (cocchiere ),<br />

180 Che porti la dama e il suo cavaliere oggetto della mia dolce<br />

181 Sollecitu<strong>di</strong>ne ; primo guidatore <strong>di</strong> carri , <strong>di</strong>rigiti<br />

182 Da questa parte ; e nel cammino reso <strong>di</strong>fficile<br />

183 Dall’affollarsi delle ruote con destrezza <strong>di</strong>vina<br />

184 Risplen<strong>di</strong>; e <strong>di</strong> corsa entrando nel grande atrio,<br />

185 Lascia in<strong>di</strong>etro chi prima stava ad occupare la parte.<br />

186 Quasi fosse merito proprio applauda questa grande azione<br />

187 <strong>Il</strong> magnanimo eroe : applauda la dama che mentalmente<br />

188 Passa in rassegna i cocchieri delle <strong>di</strong>vine rivali;<br />

189 E sente nascere nel suo cuore<br />

190 Nuovi motivi d’orgoglio nei tuoi confronti.<br />

191 Ma la bella carrozza si ferma : e a te signore,<br />

192 A te sceso prima <strong>di</strong> lei con un salto , quella donna<br />

193 Divina affidandosi con un balzo leggero<br />

194 Colpisce il terreno col calcagno risuonante.<br />

195 In grande quantità arda e coli davanti a voi,<br />

196 <strong>Il</strong> tesoro delle api, il cero:<br />

197 Nato per bruciare sopra l’altare degli dei,<br />

198 Ed una schiera pronta <strong>di</strong> servi piegati a terra sospenda a lei<br />

199 In alto da <strong>di</strong>etro il lunghissimo strascico :<br />

200 Incre<strong>di</strong>bile felicità che la <strong>di</strong>stingue<br />

201 Dalle ricche borghesi , a lei ancora , infelici!<br />

202 <strong>Il</strong> lembo della veste strisciando sulla terra sibila per la polvere.<br />

203 Ah , se un recente screzio<br />

204 Poco fa forse turbò il vostro cuore,<br />

205 Tu chino e severo porgi a lei<br />

206 La mano destra ; e vai avanti con lei ,<br />

207 Come un amante spagnolo quando, tirato<br />

163


208 il mantello su un braccio, pieno <strong>di</strong> sussiego<br />

209 Guida l’amante a <strong>di</strong>vertirsi, portandosi<br />

210. Dove il tauro, abbassando i corni irati,<br />

211. Spinge gli uomini in alto; o gemer s’ode<br />

212. Crepitante Giudeo per entro al foco.<br />

213. Ma no; chè l’amorosa onda pacata<br />

214. Oggi siede per voi: e quanto è duopo<br />

215. A vagarvi il piacer solo la increspa<br />

216. Una lieve aleggiando aura soave.<br />

217. Snello adunque e vivace offri a la bella<br />

218. Mollemente piegato il destro braccio<br />

219. Ella la manca v’inserisca. Premi<br />

220. Tu col gomito un poco. Anch’ella un poco<br />

221. Ti risponda premendo; e a la tua lena<br />

222. Dolce peso a portar tutta si doni,<br />

223. Mentre a piccioli salti ambo affrettate<br />

224. Per le sonanti scale alto celiando.<br />

225. Oh come al tuo venir gli archi e le volte<br />

226. De’ gran titoli tuoi forte rimbombano!<br />

227. Come a quel suon volubili le porte<br />

228. Cedono spalancate; ed a quel suono<br />

229. Degna superbia in cor ti bolle; e face<br />

230. L’anima eccelsa rigonfiar più vasta!<br />

231. Entra in tal forma; e del tuo grande ingombra<br />

232. Gli spazj fortunati. Ecco <strong>di</strong> stanze<br />

233. Or<strong>di</strong>n lungo a voi s’apre. Altra <strong>di</strong> servi<br />

234. Infimo gregge alberga, ove tra lampi<br />

235. Di molteplice lume acceso e spento,<br />

236. E fra sempre incostanti ombre schiamazza<br />

237. <strong>Il</strong> sermon patrio e la facezia e il riso<br />

238. Dell’energica plebe. Altra <strong>di</strong> vaghi<br />

239. Zazzerati donzelli è certa sede,<br />

240. Ove accento stranier misto al natio<br />

241. Molle susurra: e s’apparecchia in tanto<br />

242. Copia <strong>di</strong> carte e multiforme avorio,<br />

243. Arme l’uno a la pugna, in<strong>di</strong>ce l’altro<br />

244. D’alti cimenti e <strong>di</strong> vittorie illustri.<br />

245. Al fin più interna, e <strong>di</strong> gran luce e d’oro<br />

246. E <strong>di</strong> ricchi tapeti aula superba<br />

247. Sta servata per voi prole de’ numi.<br />

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248. Io, <strong>di</strong> razza mortale ignoto vate,<br />

249. Come ar<strong>di</strong>rò <strong>di</strong> penetrar fra i cori<br />

210 Nell’arena dove il toro , abbassando le corna a<strong>di</strong>rate,<br />

211 Spinge i toreri in alto; o si sentono gemere<br />

212 Gli ebrei bruciati nel fuoco.<br />

213 Ah no; perché il vostro rapporto amoroso<br />

214 Per voi procede tranquillo;<br />

215 E solo quando è necessario per farvi piacere<br />

216 Muove questo rapporto<br />

217 Come soffiando una leggera dolce brezza.<br />

218 Dunque snello e vivace offri alla tua bella dama piegato<br />

219 Dolcemente il braccio destro sotto il quale essa inserisca la sinistra.<br />

220 Tu premila un po’ col gomito. Ed essa<br />

221 Si abbandoni completamente ,<br />

222 Piacevole peso da portare al tuo vigore ,<br />

223 Mentre con piccoli salti entrambi correte<br />

224 Per le scale riecheggianti scherzando ad alta voce.<br />

225 Oh al tuo arrivare gli archi e le volte<br />

226 Rimbombano dei tuoi gran<strong>di</strong> titoli!<br />

227 E al rimbombo le porte<br />

228 Si spalancano; e per quel suono<br />

229 <strong>Il</strong> cuore ti ribolle <strong>di</strong> degna superbia e fa<br />

230 Rigonfiare e allargare l’anima eccelsa!<br />

231 Entra la tua presenza; e gli spazi <strong>di</strong>ventano fortunati<br />

232 Perché ingombrati dalla tua persona. Ecco si apre una serie <strong>di</strong> stanze.<br />

233 In una sta la moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> servi dove, tra sprazzi <strong>di</strong> luce<br />

234 Provenienti dalla ricca illuminazione delle stanze più interne<br />

235 Quando vengono aperte per annunciare un ospite,<br />

236 Producendo sempre ombre momentanee, schiamazzano<br />

237 <strong>Il</strong> <strong>di</strong>aletto e le battute e la risata<br />

238 Dell’energica plebe. In un’altra stanza <strong>di</strong> vaghi<br />

239 Donzelli zazzeruti vi è una certa sede<br />

240 Dove l’accento straniero si mescola a quello nativo,<br />

241 Parla sottovoce ed educatamente: e prepara<br />

242 I mazzi <strong>di</strong> carte e i gettoni d’avorio <strong>di</strong> varie forme,<br />

243 Una parte delle quali servono al gioco, le altre<br />

244 Servono a testimoniare le partecipazioni e vittorie conseguite<br />

245 La sfarzosa sala che si apre oltre le anticamere<br />

246 Ed il molteplice lume e le dorate cornici e i costosi tappeti<br />

247 È riservata ai figli degli dei.<br />

164


248 Io <strong>di</strong> razza mortale ignoto vate<br />

249 Come oserò <strong>di</strong> penetrare tra i cuori<br />

250. De’ semidei, ne lo cui sangue in vano<br />

251. Gocciola impura cercheria con vetro<br />

252. Indagator colui che vide a nuoto<br />

253. Per l’onda genitale il picciol uomo?<br />

254. Qui tra i servi m’ arresto; e qui da loro<br />

255. Nuove del mio signor virtu<strong>di</strong> ascose<br />

256. Tacito apprenderò. Ma tu sorri<strong>di</strong><br />

257. Invisibil Camena; e me rapisci<br />

258. Invisibil con te fra li negati<br />

259. Ad ognaltro profano a<strong>di</strong>ti sacri.<br />

260. Già il mobile de’ seggi or<strong>di</strong>ne augusto<br />

261. Sovra i tiepi<strong>di</strong> strati in cerchio volge:<br />

262. E fra quelli eminente i fianchi estende<br />

263. <strong>Il</strong> grave canapè. Sola da un lato<br />

264. La matrona del loco ivi si posa;<br />

265. E con la man, che lungo il grembo cade<br />

266. Lentamente il ventaglio apre e socchiude<br />

267. Or <strong>di</strong> giugner è tempo. Ecco le snelle<br />

268. E le gravi per molto a<strong>di</strong>pe dame,<br />

269. Che a passi velocissimi s’affrettano<br />

270. Nel gran consesso. I cavalieri egregi<br />

271. Lor camminano a lato: ed elle, intorno<br />

272. A la sede maggior vortice fatto<br />

273. Di sè medesme, con sommessa voce<br />

274. Brevi note bisbigliano; e <strong>di</strong>leguansi<br />

275. Dissimulando fra le se<strong>di</strong>e umili.<br />

276. Un tempo il canapè nido giocondo<br />

277. Fu <strong>di</strong> risi e <strong>di</strong> scherzi, allor che l’ombre<br />

278. Abitar gli fu grato ed i tranquilli<br />

279. Del palagio recessi. Amor primiero<br />

280. Trovò l’opra ingegnosa. Io voglio, ei <strong>di</strong>sse,<br />

281. Dono a le amiche mie far d’un bel seggio,<br />

282. Che tre ad un tempo nel suo grembo accoglia.<br />

283. Così, qualor de gl’importuni altronde<br />

284. Volga la turba, sederan gli amanti<br />

285. L’uno a lato dell’altro, ed io con loro.<br />

286. Disse, percosse ambe le palme; e l’ali<br />

287. Aprì volando impaziente all’opra.<br />

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288. Ecco il bel fabbro lungo pian <strong>di</strong>spone<br />

289. Di tavole contesto, e molli cigne,<br />

250 Dei semidei, nel cui sangue invano<br />

251 La minima traccia <strong>di</strong> sangue plebeo cercherà<br />

252 Con il microscopio colui che vide<br />

253 Fluttuante nel liquido seminale il piccolo uomo?<br />

254 Qui mi arresto tra i servi e apprenderò da loro<br />

255 Nuove nascoste virtù del mio Signore<br />

256 Stando zitto. Ma tu sorri<strong>di</strong><br />

257 Camena invisibile; e mi rapisci invisibile<br />

258 Con te tra i sacri penetrali del palazzo,<br />

259 Inaccessibili ai non iniziati.<br />

260 Già le se<strong>di</strong>e e le poltrone il cui or<strong>di</strong>ne varia secondo necessità,<br />

261 Sono ora solennemente <strong>di</strong>sposte in cerchio sopra i tappeti:<br />

262 E tra gli altri seggi è eminente<br />

263 <strong>Il</strong> grave canapè. Sola in un lato<br />

264 Siede la padrona <strong>di</strong> casa;<br />

265 E con la mano che è abbandonata lungo il grembo<br />

266 Apre lentamente il ventaglio e lo socchiude,<br />

267 È il momento <strong>di</strong> arrivare. Ecco le dame<br />

268 Snelle ed appesantite dal grasso,<br />

269 Che con gran passo si affrettano<br />

270 Nel gran consesso. Gli egregi cocchieri<br />

271 Camminano loro a lato: ed esse, dopo aver<br />

272 Attorniato animatamente il canapè con<br />

273 I loro stessi strascichi vorticanti, con voce sommessa<br />

274 Pronunciano rapidamente i convenevoli d’uso; e senza parere<br />

275 Si allontanano verso le altre convitate. Un tempo il canapè<br />

276 Era il luogo ideale<br />

277 Per le risa e gli scherzi, quando era collocato<br />

278 Nei posti più gra<strong>di</strong>ti e tranquilli<br />

279 Del palazzo. L’Amore per primo<br />

280 Giu<strong>di</strong>cò l’opera ingegnosa. Io voglio, egli <strong>di</strong>sse,<br />

281 Fare dono alle mie amiche <strong>di</strong> un bel seggio<br />

282 Che accolga nel suo grembo tre nello stesso tempo.<br />

283 Così, qualora la turba degli importuni<br />

284 Volga altrove, gli amanti sederanno<br />

285 Uno vicino all’altro, ed io con loro.<br />

286 Disse, applaudendo, e aprì<br />

287 Le ali volando impaziente all’opera.<br />

165


288 Ecco l’Amore si <strong>di</strong>spone lungo il piano<br />

289 Costituito da tavole connesse a cinghie elastiche,<br />

290. A reggerlo vi dà vaghe colonne,<br />

291. Che del silvestre Pane i piè leggieri<br />

292. Imitano scendendo; al dorso poi<br />

293. V’alza patulo appoggio; e il volge a i lati,<br />

294. Come far soglion flessuosi acanti<br />

295. O ricche corna d’Arcade montone.<br />

296. In<strong>di</strong>, predando a le vaganti aurette<br />

297. L’ali e le piume, le condensa e chiude<br />

298. In tumido cuscin, che tutta ingombri<br />

299. La macchina elegante: e al fin l’adorna<br />

300. Di molli sete e <strong>di</strong> vernici e d’oro.<br />

301. Quanto il dono d’Amor piacque a le belle!<br />

302. Quanti pensier lor balenàro in mente!<br />

303. Tutte il chiesero a gara: ognuna il volle<br />

304. Ne le stanze più interne: applause ognuna<br />

305. A la innata energia del vago arnese,<br />

306. Mal repugnante e mal cedente insieme<br />

307. Sotto ai mobili fianchi. Ivi sedendo<br />

308. Si ritrasser le amiche; e da lo sguardo<br />

309. De’ maligni lontane, a i fi<strong>di</strong> orecchi<br />

310. Si mormoràro i delicati arcani.<br />

311. Ivi la coppia de gli amanti, a lato<br />

312. Dell’arbitra sagace, o i no<strong>di</strong> strinse;<br />

313. O calmò l’ira, e nuove leggi apprese.<br />

314. Ivi sovente l’amador faceto<br />

315. Raro volume all’altrui cara sposa<br />

316. Lesse spiegando; e con sorrisi arguti<br />

317. Fe’ tra i fogli notar lepida imago.<br />

318. <strong>Il</strong> fortunato seggio invi<strong>di</strong>a mosse<br />

319. De le se<strong>di</strong>e minori al popol vario:<br />

320. E fama è che talora invi<strong>di</strong>a mosse<br />

321. Anco ai talami stessi. Ah perchè mai<br />

322. Vinto da insana ambizione uscìo<br />

323. Fra lo immenso tumulto e fra il clamore<br />

324. De le veglie solenni! Avvi due Genj<br />

325. Fasti<strong>di</strong>osi e tristi, a cui <strong>di</strong>er vita<br />

326. L’Ozio e la Vanità, che noti al nome<br />

327. Di Puntiglio e <strong>di</strong> Noia, erran cercando<br />

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328. Gli alti palagi e le vigilie illustri<br />

329. De la prole de’ numi. Un ne le mani<br />

290 A reggerlo vi sono le colonnine della zampe,<br />

291 Che Pan con le estremità inferiori<br />

292 A forma <strong>di</strong> pie<strong>di</strong> imitano scendendo; poi al dorso<br />

293 Si alza un ampio schienale; e dà ai bracci una forma a voluta<br />

294 Come quella degli acanti nei capitelli corinzi<br />

295 O delle corna <strong>di</strong> montone dell’Arca<strong>di</strong>a.<br />

296 Quin<strong>di</strong>, prendendo alle arie che vagano,<br />

297 Le piume delle ali, le raccoglie e le chiude<br />

298 In un cuscino rigonfio, che ricopre tutta<br />

299 La costruzione elegante: e l’adorna alla fine<br />

300 Con morbide sete e colori ed oro.<br />

301 Quanto piacque il dono <strong>di</strong> Amore alle belle!<br />

302 Quanti pensieri balenarono nella loro mente!<br />

303 Tutte lo chiesero a gara: ognuna lo voleva<br />

304 Nelle stanze più interne: ognuna applaudì<br />

305 All’intrinseca elasticità della macchina elegante,<br />

306 A un tempo morbida e resistente<br />

307 Sotto ai fianchi dei mobili. Sedendo qui<br />

308 Le amiche si ritirarono, e lontane dallo sguardo<br />

309 Dei maligni, ai fidati orecchi<br />

310 Si mormorarono i delicati pettegolezzi.<br />

311 Qui la coppia degli amanti, a lato<br />

312 Dell’abile interme<strong>di</strong>aria rafforzò la propria relazione,<br />

313 O calmò l’ira e stabilì nuovi accor<strong>di</strong>.<br />

314 Qui spesso l’amatore spiritoso<br />

315 Un raro volume alla cara sposa d’altri<br />

316 Lesse spiegando; e con maliziosi sorrisi<br />

317 Fece notare alla dama un’immagine erotica inserita tra le pagine.<br />

318 <strong>Il</strong> fortunato seggio suscitò l’invi<strong>di</strong>a<br />

319 Delle umili se<strong>di</strong>e alla varia moltitu<strong>di</strong>ne<br />

320 E fama è che talvolta mosse invi<strong>di</strong>a<br />

321 Agli stessi letti. Ah perché mai<br />

322 Vinto da un’insana ambizione uscì<br />

323 Tra l’immenso tumulto e tra il clamore<br />

324 Dei ricevimenti ufficiali! Ci sono due Geni<br />

325 Fasti<strong>di</strong>osi e tristi, che <strong>di</strong>edero vita<br />

326 All’Ozio e alla Vanità e che, noti con i nomi<br />

327 Di Puntiglio e <strong>di</strong> Noia errano perlustrando<br />

166


328 Gli alti palazzi e le veglie solenni<br />

329 Della prole degli dei. Uno, il Puntiglio, porta<br />

330. Porta verga fatale, onde sospende<br />

331. Ne’ miseri percossi ogni lor voglia;<br />

332. E <strong>di</strong> macchine al par, che l’arte inventi<br />

333. Modera l’alme a suo talento e guida:<br />

334. L’altro piove da gli occhi atro vapore;<br />

335. E da la bocca sba<strong>di</strong>gliante esala<br />

336. Alito lungo, che sembiante a i pigri<br />

337. Soffi dell’austro, si <strong>di</strong>lata e volve,<br />

338. E d’inane torpor le menti occùpa.<br />

339. Questa del canapè coppia infelice<br />

340. Allor prese l’imperio; e i risi e i giochi<br />

341. Ed Amor ne sospinse. <strong>Il</strong> trono è questo<br />

342. Ove le madri de le madri eccelse<br />

343. De’ primi eroi esercitan lor tosse;<br />

344. Ove l’inclite mogli, a cui beata<br />

345. Rendon la vita titoli <strong>di</strong>stinti<br />

346. Sba<strong>di</strong>gliano <strong>di</strong>stinte. Ah, se tu sai,<br />

347. Fuggi ratto o signor, fuggi da tanto<br />

348. Pernicioso influsso: e là fra i seggi<br />

349. De le più miti dèe, quin<strong>di</strong> remoto<br />

350. Con l’alma gioventù scherza e t’allegra.<br />

351. Quanta folla d’eroi! Tu, che modello<br />

352. D’ogni nobil virtù, d’ogn’atto eccelso,<br />

353. Esser dei fra’ tuoi pari, i pari tuoi<br />

354. A conoscere appren<strong>di</strong>; e in te raccogli<br />

355. Quanto <strong>di</strong> bello e glorioso e grande<br />

356. Sparse in cento <strong>di</strong> loro arte o natura.<br />

357. Altri <strong>di</strong> lor ne la carriera illustre<br />

358. Stampa i primi vestigi; altri gran parte<br />

359. Di via già corse; altri a la meta è giunto.<br />

360. In vano il vulgo temerario a gli uni<br />

361. Di fanciulli dà nome; e quelli adulti,<br />

362. Questi già vegli <strong>di</strong> chiamare ar<strong>di</strong>sce:<br />

363. Tutti son pari. Ognun folleggia e scherza;<br />

364. Ognun giu<strong>di</strong>ca e libra; ognun del pari<br />

365. L’altro abbraccia e vezzeggia: in ciò soltanto<br />

366. Non simili tra lor, che ognun sua cura<br />

367. Ha <strong>di</strong>letta fra l’altre onde più brilli.<br />

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368. Questi è l’almo garzon, che con maestri<br />

369. Da la scutica sua moti <strong>di</strong> braccio<br />

330 Nelle mani una verga dalle proprietà magiche, con cui fa<br />

cessare<br />

331 Nei toccati ogni loro intenzione;<br />

332 E induce comportamenti automatici realizzati dall’ingegno umano,<br />

333 Guida e corregge gli animi secondo le sue abilità:<br />

334 L’altro, la Noia, emana dagli occhi un vapore nero;<br />

335 E dalla bocca sba<strong>di</strong>gliante emana<br />

336 Un alito lungo, che somigliante ai pigri venti che soffiano lentamente<br />

337 Si <strong>di</strong>ffonde con lenti movimenti avvolgenti<br />

338 Ed occupa le menti con torpore incorporeo.<br />

339 Questa coppia infelice, Puntiglio e Noia,<br />

340 Si impossessò allora del canapè; e con giochi e sorrisi<br />

341 Scacciò l’Amore. Questo è il trono<br />

342 Dove le madri delle eccelse madri<br />

343 Dei celebri eroi frequentemente tossiscono;<br />

344 Dove le famose mogli, alle quali beata<br />

345 Rendono la vita gli illustri titoli nobiliari,<br />

346 Sba<strong>di</strong>gliano con fare <strong>di</strong>stinto. Ah, se sei in grado,<br />

347 Fuggi veloce, o Signore, fuggi da tanto<br />

348 Influsso pernicioso e là tra le se<strong>di</strong>e umili<br />

349 Delle dame più amabili, lontano dal canapè<br />

350 Con la viva gioventù scherza e rallegrati.<br />

351 Quanta folla d’eroi! Tu, che modello<br />

352 Di ogni virtù nobile, <strong>di</strong> ogni atto eccelso<br />

353 Devi essere tra i tuoi compagni, i tuoi compagni<br />

354 Devi apprendere a conoscere; in te raccogli<br />

355 Quanto <strong>di</strong> bello, glorioso e grande<br />

356 La Natura e l’Arte sparsero in cento <strong>di</strong> loro.<br />

357 Uno muove i primi passi nella illustre carriera mondana;<br />

358 Un altro ha percorso già gran parte della via,<br />

359 Un altro è giunto alla metà.<br />

360 Invano il volgo temerario dà il nome<br />

361 A questi fanciulli e a quelli adulti<br />

362 E a questi altri ar<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> chiamarli vecchi:<br />

363 Tutti sono uguali. Ognuno folleggia e scherza,<br />

364 Ognuno giu<strong>di</strong>ca e valuta; ognuno in egual modo e misura<br />

365 L’altro abbraccia ed accarezza: solo in questo<br />

366 Si <strong>di</strong>fferenziano, che ognuno ha la sua occupazione<br />

167


367 Particolare in cui si <strong>di</strong>stingue.<br />

368 Questo è il nobile giovinetto che con magistrali<br />

369 Movimenti del braccio trae dalla sua frusta<br />

370. Desta sibili egregi; e l’ore illustra<br />

371. L’aere agitando de le sale immense,<br />

372. Onde i prischi trofei pendono e gli avi.<br />

373. L’altro è l’eroe, che da la guancia enfiata<br />

374. E dal torto oricalco a i trivj annuncia<br />

375. Suo talento immortal, qualor dall’alto<br />

376. De’ famosi palagi emula il suono<br />

377. Di messagger, che frettoloso arrive.<br />

378. Quanto è vago a mirarlo allor che in veste<br />

379. Cinto spe<strong>di</strong>ta, e con le gambe assorte<br />

380. In amplo cuoio, cavalcando ai campi<br />

381. Rapisce il cocchio, ove la dama è assisa<br />

382. E il marito e l’ancella e il figlio e il cane!<br />

383. Quegli or esce <strong>di</strong> là dove ne’ fori<br />

384. Si ministran bevande ozio e novelle.<br />

385. Ei v’andò mattutin, partinne al pranzo,<br />

386. Vi tornò fino a notte: e già sei lustri<br />

387. Volgon da poi che il bel tenor <strong>di</strong> vita<br />

388. Giovinetto intraprese. Ah chi <strong>di</strong> lui<br />

389. Può sedendo trovar più grati sonni<br />

390. O più lunghi sba<strong>di</strong>gli; o più fiate<br />

391. D’atro rapè solleticar le nari;<br />

392. O a voce popolare orecchi e fede<br />

393. Prestar più ingordo e declamar più forte?<br />

394. Ecco che il segue del figliuol <strong>di</strong> Maia<br />

395. <strong>Il</strong> più celebre alunno, al cui consiglio<br />

396. Nel gran dubbio de’ casi ognaltro cede;<br />

397. Sia che da<strong>di</strong> versati, o pezzi eretti,<br />

398. O giacenti pe<strong>di</strong>ne, o brevi o gran<strong>di</strong><br />

399. Carte mescan la pugna. Ei sul mattino<br />

400. Le stupide micranie o l’aspre tossi<br />

401. Molce giocando a le canute dame.<br />

402. Ei, già tolte le mense, i nati or ora<br />

403. Giochi a le belle declinanti insegna.<br />

404. Ei la notte raccoglie a sè <strong>di</strong>ntorno<br />

405. Schiera d’eroi, che nobil estro infiamma<br />

406. D’apprender l’arte, onde l’altrui fortuna<br />

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407. Vincasi e domi; e del soave amico<br />

408. Nobil parte de’ campi all’altro ceda.<br />

409. Vuoi su lucido carro in <strong>di</strong> solenne<br />

370 Straor<strong>di</strong>nari sibili; e le ore illustra<br />

371 Agitando l’aria delle immense sale,<br />

372 Dalle pareti delle quali pendono i trofei antichi e i ritratti degli avi.<br />

373 L’altro è l’eroe, che dalla guancia gonfiata<br />

374 E dal corno ricurvo, dà prova per le strade<br />

375 Della sua grande abilità, quando dall’alto<br />

376 Degli illustri palazzi imita il suono<br />

377 Del messaggero, che arriva frettolosamente.<br />

378 Quanto è vago a guardarlo, allora che indossando<br />

379 Un abito succinto, e con le gambe rivestite<br />

380 Di alti stivali, montato a cavallo rapidamente,<br />

381 Sale sulla carrozza, dove è seduta la dama,<br />

382 <strong>Il</strong> marito, l’ancella, il figlio e il cane!<br />

383 Quell’altro –il frequentatore <strong>di</strong> caffè- ora esce <strong>di</strong> là ove nelle piazze<br />

384 Vengono servite bevande, ozi e chiacchiere.<br />

385 Egli vi andò al mattino, ripartì a pranzo,<br />

386 Arrivò la notte: e sono passati trent’anni<br />

387 Da quando il Giovinetto intraprese<br />

388 <strong>Il</strong> bel tenore ti vita. Ah chi più <strong>di</strong> lui<br />

389 Può trovare sedendo facili sonni<br />

390 O più lunghi sba<strong>di</strong>gli; o più volte<br />

391 Con lo scuro tabacco può sollecitare le narici;<br />

392 O può ascoltare una <strong>di</strong>ceria popolare con maggiore<br />

393 Avi<strong>di</strong>tà e crudeltà e declamarla più forte?<br />

394 Ecco che lo segue del figlio <strong>di</strong> Maia<br />

395 L’allievo più famoso, il giocatore più abile<br />

396 A decidere la mossa giusta nei momenti più incerti del gioco;<br />

397 Sia che si giochi a tric-trac, o a scacchi<br />

398 O a dama oppure a carte<br />

399 Di varia tipologia o ai tarocchi. Egli sul mattino<br />

400 Le emicranie che intorpi<strong>di</strong>scono e le aspre tossi<br />

401 Allevia giocando alle canute dame.<br />

402 Subito dopo pranzo<br />

403 Insegna i giochi appena inventati alle belle che iniziano ad invecchiare.<br />

404 Egli la notte raccoglie intorno a sé<br />

405 La schiera d’eroi, che un desiderio improvviso infiamma<br />

406 Di apprendere l’arte, con cui l’altrui fortuna<br />

168


407 Vince e domina e dall’amico soave<br />

408 La cospicua parte <strong>di</strong> patrimonio si trasferisce all’altro.<br />

409 In occasione <strong>di</strong> una festività quale carro lucido<br />

410. Gir trionfando al corso? Ecco quell’uno,<br />

411. Che al lavor ne presieda. E legni e pelli<br />

412. E ferri e sete e carpentieri e fabbri<br />

413. A lui son noti: e per l’Ausonia tutta<br />

414. E noto ei pure. <strong>Il</strong> Càlabro <strong>di</strong> feu<strong>di</strong><br />

415. E d’or<strong>di</strong>ni superbo; i duchi e i prenci,<br />

416. Che pascon Mongibello; e fin gli stessi<br />

417. Gran nipoti Romani a lui sovente<br />

418. Ne commetton la cura: ed ei sen vola<br />

419. D’una in altra officina in fin che sorga,<br />

420. Auspice lui, la fortunata mole.<br />

421. Poi <strong>di</strong> tele ricinta, e contro all’onte<br />

422. De la pioggia e del sol ben forte armata,<br />

423. Mille e più passi l’accompagna ei stesso<br />

424. Fuor de le mura; e con soave sguardo<br />

425. La segue ancor sin che la via declini.<br />

426. Ve<strong>di</strong> giugner colui, che <strong>di</strong> cavalli<br />

427. Invitto domator <strong>di</strong>vide il giorno<br />

428. Fra i cavalli e la dama. Or de la dama<br />

429. La man tiepida preme; or de’ cavalli<br />

430. Liscia i dorsi pilosi, ovver col <strong>di</strong>to<br />

431. Tenta a terra prostrato i ferri e l’ugna.<br />

432. Aimè misera lei quando s’in<strong>di</strong>ce<br />

433. Fiera altrove frequente! Ei l’abbandona;<br />

434. E per monti inaccessi e valli orrende<br />

435. Trova i lochi remoti, e cambia o merca.<br />

436. Ma lei beata poi quand’ei sen torna<br />

437. Sparso <strong>di</strong> limo; e novo fasto adduce<br />

438. Di frementi corsieri; e gli avi loro<br />

439. E i costumi e le patrie a lei soletta<br />

440. Molte lune ripete! Or ve<strong>di</strong> l’altro,<br />

441. Di cui più <strong>di</strong>ligente o più costante<br />

442. Non fu mai damigella o a tesser no<strong>di</strong><br />

443. O d’aurei drappi a separar lo stame.<br />

444. A lui turgide ancora ambe le tasche<br />

445. Son d’ascose materie. Eran già queste<br />

446. Prezioso tapeto, in cui <strong>di</strong>stinti<br />

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447. D’oro e lucide lane i casi apparvero<br />

448. D’<strong>Il</strong>io infelice: e il cavalier, sedendo<br />

449. Nel gabinetto de la dama, ormai<br />

410 Vi porterà trionfanti al corso? Ecco quell’uno<br />

411 Che al lavoro ne presiede. E i legni e le pelli<br />

412 E i ferri e le sete e i carpentieri e i fabbri<br />

413 Sono noti a lui: ed egli per tutta l’Italia<br />

414 È noto. <strong>Il</strong> nobile calabrese superbo <strong>di</strong> feu<strong>di</strong><br />

415 E <strong>di</strong> titoli nobiliari; i duchi e i principi<br />

416 Che fanno pascolare le loro mandrie sull’Etna; persino gli stessi<br />

417 Discendenti degli antichi nobili romani a lui spesso<br />

418 Affidano la scelta del cocchio: ed egli va<br />

419 Finché venga costruita in un’altra officina,<br />

420 Sotto il suo patrocinio, l’imponente carrozza.<br />

421 Poi, ricoperta da teli protettivi e contro le offese<br />

422 Della pioggia e del sole ben protetta,<br />

423 Con mille e più passi la accompagna lui stesso<br />

424 Fuori delle mura; e con uno sguardo soave<br />

425 La segue ancora fino a che svolti la via.<br />

426 Ve<strong>di</strong> arrivare colui che <strong>di</strong> cavalli è<br />

427 Invincibile domatore e <strong>di</strong>vide il giorno<br />

428 Tra i cavalli e la dama. Ora prende<br />

429 La mano tiepida della dama; ora liscia<br />

430 I dorsi pelosi dei cavalli, oppure con il <strong>di</strong>to<br />

431 Tasta prostrato a terra i ferri e lo zoccolo.<br />

432 Ahimè, misera lei quando si in<strong>di</strong>ce<br />

433 Altrove la fiera affollata! Egli la abbandona<br />

434 E per monti inaccessibili e valli orrende<br />

435 Raggiunge luoghi remoti e scambia o acquista.<br />

436 Ma lei è beata quando poi egli torna<br />

437 Sporco <strong>di</strong> fango; e porta con sé nuovi<br />

438 Magnifici cavalli; e i loro progenitori<br />

439 E le caratteristiche e le origini a lei soletta<br />

440 Ripete per molti mesi! Ora ve<strong>di</strong> l’altro,<br />

441 Del quale nessuna damigella fu più <strong>di</strong>ligente e solerte<br />

442 Nell’intrecciare no<strong>di</strong> per fare reticelle<br />

443 Di quanto non lo sia lui a sfilacciare tessuti pregiati.<br />

444 A lui sono piene ancora tutte e due le tasche<br />

445 Di frammenti <strong>di</strong> tessuti. Erano già questi<br />

446 Un prezioso arazzo, intessuto<br />

169


447 Di fili dorati e lane rilucenti, nel quale<br />

448 Erano rappresentate le celebri vicende <strong>di</strong> Troia e il cavaliere<br />

449 Sedendo nella stanza della dama, ormai<br />

450. Con ostinata man tutte <strong>di</strong>vise<br />

451. In fili minutissimi le genti<br />

452. D’Argo e <strong>di</strong> Frigia. Un fianco solo avanza<br />

453. De la bella rapita; e poi l’eroe,<br />

454. Pur giunto al fin <strong>di</strong> sua decenne impresa,<br />

455. Andrà superbo al par d’ambo gli Atri<strong>di</strong>.<br />

456. Ma chi l’opre <strong>di</strong>verse o i varj ingegni<br />

457. Tutti esprimer poria, poi che le stanze<br />

458. Folte già son <strong>di</strong> cavalieri e dame?<br />

459. Tu per quelle t’avvolgi. Ar<strong>di</strong>to e baldo<br />

460. Vanne, torna, ti assi<strong>di</strong>, ergiti, ce<strong>di</strong>,<br />

461. Premi, chie<strong>di</strong> perdono, o<strong>di</strong>, domanda,<br />

462. Sfuggi, accenna, schiamazza, entra e ti mesci<br />

463. A i <strong>di</strong>vini drappelli; e a un punto empiendo<br />

464. Ogni cosa <strong>di</strong>te, mira e conosci.<br />

465. Là i vezzosi d’amor novi seguaci<br />

466. Lor nascenti fortune ad alta voce<br />

467. Confidansi all’orecchio; e ridon forte;<br />

468. E saltellando batton palme a palme:<br />

469. Sia che a leggiadre imprese Amor li gui<strong>di</strong><br />

470. Fra le oscure mortali: o che gli assorba<br />

471. De le <strong>di</strong>ve lor pari entro alla luce.<br />

472. Qui gli antiqui d’Amor noti campioni<br />

473. Con voci esili e dall’ansante petto<br />

474. Fuor tratte a stento rammentando vanno<br />

475. Le superate al fin tristi vicende.<br />

476. In<strong>di</strong> gl’imberbi eroi, cui <strong>di</strong>ede il padre<br />

477. La prima coppia <strong>di</strong> destrier pur ieri,<br />

478. Con animo viril celiano al fianco<br />

479. Di provetta beltà, che a i risi loro<br />

480. Alza scoppi <strong>di</strong> risa; e il nudo spande,<br />

481. Che <strong>di</strong> veli mal chiuso i guar<strong>di</strong> cerca,<br />

482. Che il cercarono un tempo. In<strong>di</strong> gli adulti,<br />

483. A la cui fronte il primo ciuffo appose<br />

484. Fallace parrucchier, scherzan vicini<br />

485. A la sposa novella; e <strong>di</strong> bei motti<br />

486. Tendonle insi<strong>di</strong>a, ove <strong>di</strong> lei s’intrichi<br />

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487. L’alma inesperta e il timido pudore.<br />

488. Folli! Chè ai detti loro ella va incontro<br />

489. Valorosa così come una madre<br />

450 Con mano ostinata <strong>di</strong>vise tutte<br />

451 In minutissimi fili le parti <strong>di</strong> tessuto<br />

452 Che raffiguravano i Greci e i Troiani. Resta da sfilare<br />

453 Solo un fianco <strong>di</strong> Elena; e poi l’eroe<br />

454 Giunto alla fine della sua decennale impresa,<br />

455 Andrà superbo allo stesso modo dei due Atri<strong>di</strong>.<br />

456 Ma chi le varie occupazioni o i vari ingegni<br />

457 Tutti potrà esprimere, dato che le stanze<br />

458 Sono già folte <strong>di</strong> cavalieri e dame?<br />

459 Tu per quelle aggirati. Ar<strong>di</strong>to e baldo,<br />

460 Vai, torna, sie<strong>di</strong>ti, ergiti, ce<strong>di</strong> il passo,<br />

461 Premi, chie<strong>di</strong> scusa, ascolta, domanda,<br />

462 Sfuggi, accenna, schiamazza, entra e mescolati<br />

463 Ai gruppi dei nobili convitati; e nello stesso tempo riempiendo<br />

464 Ogni cosa <strong>di</strong> te, osserva e conosci.<br />

465 Là vi sono i giovani damerini dell’amore<br />

466 Che si confidano all’orecchio i primi successi amorosi<br />

467 Con finta <strong>di</strong>screzione e ridono forte;<br />

468 E saltellando per il compiacimento battono le mani<br />

469 Sia che intreccino relazioni<br />

470 Con comuni donne borghesi,<br />

471 Sia che si cimentino con nobili dame <strong>di</strong> pari rango.<br />

472 I vecchi cicisbei, noti campioni dell’amore,<br />

473 Con voci esili e tratte fuori<br />

474 Dall’ansimante petto, a stento vanno ricordando<br />

475 Le imprese erotiche <strong>di</strong> un tempo passato.<br />

476 Quin<strong>di</strong> gli eroi adolescenti, a cui il padre<br />

477 Diede la prima coppia <strong>di</strong> cavalli solo ieri,<br />

478 Con animo virile scherzano al fianco<br />

479 Di una bellezza <strong>di</strong> età avanzata, che alle loro risate<br />

480 Eleva sfoghi <strong>di</strong> risa; e mostra con larghezza il nudo seno,<br />

481 Cercando <strong>di</strong> attirare quegli sguar<strong>di</strong><br />

482 Che in passato le venivano rivolti. In seguito gli adulti,<br />

483 Alla cui fronte il parrucchiere pose le prime parrucche<br />

484 Ingannevoli, scherzano vicini<br />

485 Alla giovane sposa; e le rivolgono battute<br />

486 A doppio senso, dove <strong>di</strong> lei si confonde<br />

170


487 L’anima immatura e il pudore timido.<br />

488 Pazzi! Perché ella tiene testa alle loro battute<br />

489 Con un’abilità pari a quella <strong>di</strong> una madre<br />

490. Di <strong>di</strong>eci eroi. V’ha in altra parte assiso<br />

491. Chi <strong>di</strong> lieti racconti ovver <strong>di</strong> fole<br />

492. Non ascoltate mai raro promette<br />

493. A le dame trastullo; e ride e narra<br />

494. E ride ancor, benchè a le dame in tanto<br />

495. Sovra l’arco de’ labbri aleggi e penda<br />

496. Insolente sba<strong>di</strong>glio. Avvi chi altronde<br />

497. Con fortunato stu<strong>di</strong>o in novi sensi<br />

498. Le parole converte; o i simil suoni<br />

499. Pronto a colpir <strong>di</strong>vinamente scherza.<br />

500. Alto al genio <strong>di</strong> lui plaude il ventaglio<br />

501. De le pingui matrone, a cui la voce<br />

502. Di vernacolo accento anco risponde.<br />

503. Ma le giovani madri, al latte avvezze<br />

504. Di più nuove dottrine, il sottil naso<br />

505. Aggrinzan fasti<strong>di</strong>te; e pur col guardo<br />

506. Chieder sembran pietade a i belli spirti,<br />

507. Che lor siedono a lato; e a cui gran copia<br />

508. D’eru<strong>di</strong>ta efemeride <strong>di</strong>stilla<br />

509. Volatile scienza entro a la mente.<br />

510. Altri altrove pugnando audace innalza<br />

511. Sovra d’ognaltro il palafren, ch’ei sale,<br />

512. O il poeta o il cantor, che lieti ei rende<br />

513. De le sue mense. Altri dà vanto all’else<br />

514. Lucido e bello de la spada, ond’egli<br />

515. Solo, e per casi non più visti, al fine<br />

516. Fu dal più dotto Anglico artier fornito.<br />

517. Altri grave nel volto ad altri espone<br />

518. Qual per l’appunto a gran convito apparve<br />

519. Or<strong>di</strong>n <strong>di</strong> cibi: ed altri stupefatto,<br />

520. Con profondo pensier con alte <strong>di</strong>ta<br />

521. Conta <strong>di</strong> quanti tavolieri a punto<br />

522. Grande insolita veglia andò superba.<br />

523. Un fra l’in<strong>di</strong>ce e il me<strong>di</strong>o inflessi alquanto,<br />

524. Molle ridendo, al suo vicin la gota<br />

525. Preme furtivo: e l’un da tergo all’altro<br />

526. <strong>Il</strong> pendente cappel sotto all’ascella<br />

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527. Ratto invola; e del colpo a sè dà plauso.<br />

528. Qual d’ogni lato i molti servi in tanto<br />

529. E seggi e tavolieri e luci e carte<br />

490 Di <strong>di</strong>eci eroi. Seduto in un’altra parte c’è<br />

491 Chi <strong>di</strong> felici racconti, ossia <strong>di</strong> storielle fantasiose<br />

492 E nuove, promette raramente<br />

493 Svago alle dame; e ride e narra<br />

494 E ride ancora, sebbene alle dame intanto<br />

495 Dalla bocca spalancata stia per uscire<br />

496 Uno sba<strong>di</strong>glio irriguardoso. Altrove c’è chi<br />

497 Con felice applicazione conferisce doppi sensi<br />

498 Alle parole; è abilissimo<br />

499 Nei giochi linguistici.<br />

500 <strong>Il</strong> ventaglio delle grasse matrone,<br />

501 Che conservano ancora l’accento <strong>di</strong>alettale,<br />

502 Dà ampi cenni <strong>di</strong> approvazione.<br />

503 Ma le giovani madri, abituate alle finezze<br />

504 Della cultura francese, aggrinzano <strong>di</strong>sgustate<br />

505 <strong>Il</strong> naso delicato; e pure con lo sguardo<br />

506 Sembrano chiedere pietà agli spiriti belli,<br />

507 Che siedono loro accanto; e ai quali la lettura<br />

508 Di riviste ha procurato<br />

509 Una cultura effimera.<br />

510 Altrove un altro, <strong>di</strong>scutendo animatamente, esalta<br />

511 Sopra ogni altro il cavallo che egli monta,<br />

512 O il poeta o il cantore, che egli rende lieti<br />

513 Delle sue mense. Un altro dà vanto all’elsa<br />

514 Lucida e bella della spada, <strong>di</strong> cui lui<br />

515 Solo, e per una serie <strong>di</strong> circostanze eccezionali, alla fine<br />

516 Fu fornito dal migliore spadaio inglese.<br />

517 Un altro espone serio nel volto ad un altro<br />

518 L’or<strong>di</strong>ne delle portate che, per l’appunto, in un grande<br />

banchetto<br />

519 Apparvero: ed un altro stupefatto<br />

520 Sollevando le <strong>di</strong>ta con un’alta concentrazione<br />

521 Conta quanti tavolini da gioco si trovarono<br />

522 In un sontuoso ricevimento serale.<br />

523 Uno fra l’in<strong>di</strong>ce e il me<strong>di</strong>o alquanto piegati<br />

524 Ridendo fortemente, prende per la ganascia<br />

525 <strong>Il</strong> vicino: e l’uno <strong>di</strong> spalle all’altro<br />

171


526 Ruba il pendente cappello sotto l’ascella<br />

527 Rapidamente; e si compiace del colpo.<br />

528 In che modo da ogni parte i molti servi<br />

529 Entrano, portando suppellettili auguste,<br />

530. Supellettile augusta entran portando?<br />

531. E sordo stropicciar <strong>di</strong> mossi scanni,<br />

532. E cigolìo <strong>di</strong> tavole spiegate<br />

533. Odo vagar fra le sonanti risa<br />

534. Di giovani festivi e fra le acute<br />

535. Voci <strong>di</strong> dame cicalanti a un tempo,<br />

536. Come intorno a selvaggio antico moro<br />

537. Sull’imbrunir del dì garrulo stormo<br />

538. Di frascheggianti passere novelle?<br />

539. Sola in tanto rumor tacita siede<br />

540. La matrona del loco: e chino il fronte<br />

541. E increspate le ciglia, i sommi labbri<br />

542. Appoggia in sul ventaglio, arduo pensiere<br />

543. Macchinando tra sè. Me<strong>di</strong>ta certo<br />

544. Come al candor come al pudor si deggia<br />

545. La cara figlia preservar, che torna<br />

546. Doman da i chiostri, ove il sermon d’Italia<br />

547. Pur giunse ad obliar, meglio eru<strong>di</strong>ta<br />

548. De le Galliche grazie. Oh qual <strong>di</strong>mane<br />

549. Ne i genitor, ne’ convitati, a mensa<br />

550. Ben cicalando ecciterai stupore<br />

551. Bella fra i lari tuoi vergin straniera!<br />

552. Errai. Nel suo pensier volge <strong>di</strong> cose<br />

553. L’alta madre d’eroi mole più grande:<br />

554. E nel dubbio crudel col guardo invoca<br />

555. De le amiche l’aita; e a sè con mano<br />

556. <strong>Il</strong> fido cavalier chiede a consiglio.<br />

557. Qual mai del gioco a i tavolier <strong>di</strong>versi<br />

558. Or<strong>di</strong>n porrà, che de le <strong>di</strong>ve accolte<br />

559. Nulla obliata si <strong>di</strong>spetti; e nieghi<br />

560. Più qui tornare ad aver scorno ed onte?<br />

561. Come, con pronto antiveder, del gioco<br />

562. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>ssimil tenore a i genj eccelsi<br />

563. Assegnerà conforme; ond’altri poi<br />

564. Non isba<strong>di</strong>gli lungamente, e pianga<br />

565. Le mal gittate ore notturne, e lei<br />

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566. De lo infelice oro perduto incolpi?<br />

567. Qual paro e quale al tavolier medesmo<br />

568. E <strong>di</strong> campioni e <strong>di</strong> guerriere audaci<br />

569. Fia che tra loro a tenzonar congiunga,<br />

530 E se<strong>di</strong>e e tavoli e carte ? In che modo<br />

531 Si sente il rumore provocato dallo spostamento delle se<strong>di</strong>e,<br />

532 Si sente il cigolio dei tavoli da gioco pieghevoli<br />

533 Mescolarsi alle risa sonanti<br />

534 Di giovani festosi e tra le voci<br />

535 Acute delle dame ciarlanti a un tempo,<br />

536 Così come intorno ad un vecchio gelso selvatico<br />

537 Sull’oscurare del giorno uno stormo chiassoso<br />

538 Di giovani passere saltellano tra le fronde?<br />

539 Sola in tanto rumore siede silenziosa<br />

540 La matrona del luogo: e con la testa china<br />

541 E le sopracciglia aggrottate, il labbro superiore<br />

542 Appoggia sul ventaglio, tramando tra sé<br />

543 Un arduo pensiero. Me<strong>di</strong>ta certamente<br />

544 Come al candore, come al pudore si debba<br />

545 Preservare la cara figlia, che torna<br />

546 Domani dal collegio religioso, ove infine arrivò a <strong>di</strong>menticare<br />

547 La lingua italiana, meglio istruita<br />

548 Con una maggiore conoscenza<br />

549 Del Francese. Oh quale stupore domani<br />

550 Provocherai parlando, nei genitori, negli invitati a pranzo<br />

551 O bella vergine straniera a casa tua!<br />

552 Mi sbagliai. Nel pensiero della <strong>di</strong>vina madre<br />

553 Vagano molte cose più importanti:<br />

554 E nel dubbio crudele con lo sguardo invoca<br />

555 L’aiuto delle amiche; e con un cenno della mano<br />

556 Chiama il suo cavalier servente, perché la consigli sul da farsi:<br />

557 In quale or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>sporrà i vari<br />

558 Tavoli da gioco, in modo tale che le invitate<br />

559 Non si sentano trascurate; e si rifiutino<br />

560 Di tornare un’altra volta a patire offese ed umiliazioni?<br />

561 Come, con rapida intuizione, <strong>di</strong>stribuirà gli invitati<br />

562 In modo che ciascuno si combini col tiro al gioco<br />

563 Più adatto alle sue inclinazioni; dove altri poi<br />

564 Non sba<strong>di</strong>gli lungamente, e si rammarichi<br />

565 Per il tempo sprecato, e incolpi lei<br />

172


566 Per i sol<strong>di</strong> tristemente perduti al gioco?<br />

567 Quali coppie <strong>di</strong> cavalieri e dame,<br />

568 Campioni e guerriere audaci<br />

569 Opporrà ad uno stesso tavolo,<br />

570. Sì che giammai, per miserabil caso,<br />

571. La vetusta patrizia, ella e lo sposo<br />

572. Ambo <strong>di</strong> regi favolosa stirpe,<br />

573. Con lei non scenda al paragon, che al grado<br />

574. Per breve serie <strong>di</strong> scrivani or ora<br />

575. Fu de’ nobili assunta: e il cui marito<br />

576. Gli atti e gli accenti ancor serba del monte?<br />

577. Ma che non può sagace ingegno e molta<br />

578. D’anni e <strong>di</strong> casi esperienza? Or ecco<br />

579. Ella compose i fi<strong>di</strong> amanti; e lungi<br />

580. De la stanza nell’angol più remoto<br />

581. <strong>Il</strong> marito costrinse, a dì sì lieti<br />

582. Sognante ancor d’esser geloso. Altrove<br />

583. Le occulte altrui, ma non fuggite all’occhio<br />

584. Dotto <strong>di</strong> lei benchè nascenti a pena<br />

585. Dolci cure d’amor, fra i meno intenti<br />

586. O i meno acuti a penetrar nell’alte<br />

587. Dell’animo latèbre, in grembo al gioco<br />

588. Pose a crescer felici: e già in duo cori<br />

589. Grazia e mercè de la bell’opra ottiene.<br />

590. Qua gl’illustri e le illustri; e là gli estremi<br />

591. Ben seppe unir de’ novamente compri<br />

592. Feu<strong>di</strong>, e de’ prischi gloriosi nomi<br />

593. Cui mancò la fortuna. Anco le piacque<br />

594. Accozzar le rivali, onde spiarne<br />

595. I mal chiusi <strong>di</strong>spetti. Anco per celia<br />

596. Più secoli adunò, grato aspettando<br />

597. E per gli altri e per sè riso dall’ire<br />

598. Settagenarie, che nel gioco accense<br />

599. Fien, con molta rauce<strong>di</strong>ne e con molto<br />

600. Tentennar <strong>di</strong> parrucche e cuffie alate.<br />

601. Già per l’aula beata a cento intorno<br />

602. Dispersi tavolier seggon le <strong>di</strong>ve<br />

603. Seggon gli eroi, che dell’Esperia sono<br />

604. Gloria somma o speranza. Ove <strong>di</strong> quattro<br />

605. Un drappel si raccoglie: e dove un altro<br />

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606. Di tre soltanto. Ivi <strong>di</strong> molti e gran<strong>di</strong><br />

607. Fogli <strong>di</strong>pinti il tavolier si sparge:<br />

608. Qui <strong>di</strong> pochi e <strong>di</strong> brevi. Altri combatte;<br />

609. Altri sta sopra a contemplar gli eventi<br />

570 Così che mai, per una circostanza infausta,<br />

571 La dama <strong>di</strong> antica nobiltà, lei e lo sposo<br />

572 Entrambi <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> casate reali,<br />

573 Non debbano confrontarsi<br />

574 Con una dama <strong>di</strong> recente<br />

575 Nobiltà <strong>di</strong> toga: e il cui marito<br />

576 Dimostra ancora le sue origini rurali?<br />

577 Ma cosa non può lo scaltro ingegno e la molta<br />

578 Esperienza <strong>di</strong> anni e <strong>di</strong> eventi? Ora ecco<br />

579 Che ha messo vicino i fedeli innamorati; e ha relegato<br />

580 Lontano, nell’angolo più remoto<br />

581 Della stanza, il marito, che in giorni così felici<br />

582 Sogna ancora <strong>di</strong> essere geloso. Altrove<br />

583 Combina ad un tavolo da gioco,<br />

584 Fra le persone ancora interessate<br />

585 O meno adatte a penetrare i più nascosti<br />

586 Segreti del cuore, una coppia <strong>di</strong> cui vuol favorire<br />

587 L’amore nascente, che –ignoto a tutti gli altri – non è fuggito<br />

588 Al suo occhio esperto: e già per la sua buona<br />

589 Azione viene ringraziata in cuor loro dai due amanti.<br />

590 Qui i cavalieri e le dame <strong>di</strong> pura nobiltà; e là gli estremi<br />

591 Seppe unire con sagacia i recenti nobili<br />

592 Borghesi, e quelli da antica<br />

593 Data decaduti. Ancora le piacque<br />

594 Unire le rivali, per spiarne<br />

595 Le mal celate insofferenze. Ancora per scherzo<br />

596 Raggruppò alcuni vecchi, pregustando<br />

597 L’ilarità suscitata dalle liti senili<br />

598 Nate per motivi <strong>di</strong> gioco ed accese<br />

599 Con molta rauce<strong>di</strong>ne e con molto<br />

600 Tentennare <strong>di</strong> parrucche e <strong>di</strong> cuffie alate.<br />

601 Già per l’aula superba intorno a cento<br />

602 Tavolini <strong>di</strong>spersi, siedono le <strong>di</strong>ve,<br />

603 Siedono gli eroi, che sono grande gloria o speranza<br />

604 Dell’Italia. Dove si raccoglie un drappello<br />

605 Di quattro: e dove un altro<br />

173


606 Di tre soltanto. Lì il tavolino<br />

607 Si sparge <strong>di</strong> molte e gran<strong>di</strong> carte:<br />

608 Qui <strong>di</strong> poche e <strong>di</strong> brevi. Uno gioca,<br />

609 Un altro sta in pie<strong>di</strong> a guardare gli eventi<br />

610. De la instabil fortuna e i tratti egregi<br />

611. Del sapere o dell’arte. In fronte a tutti<br />

612. Grave regna il consiglio: e li circonda<br />

613. Maestoso silenzio. Erran sul campo<br />

614. Agevoli ventagli, onde le dame<br />

615. Cercan ristoro all’agitato spirto<br />

616. Dopo i miseri casi. Erran sul campo<br />

617. Lucide tabacchiere. In<strong>di</strong> sovente<br />

618. Un’util rimembranza un pronto avviso<br />

619. Con le <strong>di</strong>ta si attigne: e spesso volge<br />

620. I destini del gioco e de la veglia<br />

621. Un atomo <strong>di</strong> polve. Ecco sen ugne<br />

622. La panciuta matrona intorno al labbro<br />

623. Le calugini adulte: ecco sen ugne<br />

624. Le nari delicate e un po’ <strong>di</strong> guancia<br />

625. La sposa giovinetta. In vano il guardo<br />

626. D’esperto cavalier, che già su lei<br />

627. Me<strong>di</strong>ta nel suo cor future imprese,<br />

628. Le domina dall’alto i pregi ascosi:<br />

629. E in van d’un altro timidetto ancora<br />

630. <strong>Il</strong> pertinace piè l’estrema punta<br />

631. Del bel piè le sospigne. Ella non sente<br />

632. O non vede o non cura. Entro a que’ fogli,<br />

633. Ch’ella con man si lieve or<strong>di</strong>na o turba,<br />

634. De le pompe muliebri a lei concesse<br />

635. Or s’agita la sorte. Ivi è raccolto<br />

636. <strong>Il</strong> suo cor la sua mente. Amor sorride;<br />

637. E luogo e tempo a ven<strong>di</strong>carsi aspetta.<br />

638. Chi la vasta quiete osa da un lato<br />

639. Romper con voci successive or aspre<br />

640. Or molli or alte ora profonde, sempre<br />

641. Con tenore ostinato al par <strong>di</strong> secchi,<br />

642. Che scendano e ritornino piagnenti<br />

643. Dal cupo alveo dell’onda; o al par <strong>di</strong> rote,<br />

644. Che sotto al carro pesante, per lunga<br />

645. Odansi strada scricchiolar lontano?<br />

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646. L’ampia tavola è questa, a cui s’aduna<br />

647. Quanto mai per aspetto e per maturo<br />

648. Senno il nobil concilio ha <strong>di</strong> più grave<br />

649. O fra le <strong>di</strong>ve socere o fra i nonni<br />

610 Della fortuna incostante e le abili<br />

611 Giocate. Tutti esprimono<br />

612 Una profonda concentrazione: e una vasta quiete<br />

613 Li circonda. Mutano posizione sul tavolo da gioco<br />

614 Maneggevoli ventagli con i quali le dame<br />

615 Cercano <strong>di</strong> calmare il loro nervosismo<br />

616 Dopo la per<strong>di</strong>ta al gioco. Mutano posizione sul tavolo<br />

617 Tabacchiere preziose. Quin<strong>di</strong>, fiutando<br />

618 Spesso una presa <strong>di</strong> tabacco,<br />

619 Ci si ricorda <strong>di</strong> una mossa utile: e spesso una minuscola<br />

620 Quantità <strong>di</strong> tabacco muta i destini del gioco<br />

621 E della veglia. Ecco che la donna molto grassa<br />

622 Si unge la folta peluria<br />

623 Intorno al labbro: ecco che la giovane sposa<br />

624 Si unge il naso delicato e un po’ la guancia.<br />

625 Invano lo sguardo dell’esperto cavaliere,<br />

626 Che in cuor suo me<strong>di</strong>ta<br />

627 Nuove imprese e pensa <strong>di</strong> sedurla,<br />

628 Le osserva dall’alto il seno:<br />

629 E invano un altro cavaliere timido ancora<br />

630 Con l’insistente piede le spinge<br />

631 La punta estrema del bel piede. Ella non sente<br />

632 O non vede, o non cura. Nelle carte,<br />

633 Che ella così abilmente or<strong>di</strong>na e scompone,<br />

634 È racchiuso il destino del denaro assegnatole dal marito<br />

635 Per le spese personali. E tutta<br />

636 Concentrata nel gioco, sorride al marito;<br />

637 E aspetta il luogo e il momento per ven<strong>di</strong>carsi.<br />

638 Chi osa da un lato rompere la vostra quiete<br />

639 Con voci che si susseguono ora crudeli<br />

640 Ora dolci, ora alte, ora profonde, sempre<br />

641 Ininterrottamente al pari <strong>di</strong> secchi,<br />

642 Che scendono e ritornano cigolanti<br />

643 Dalle buie profon<strong>di</strong>tà del pozzo; o al pari <strong>di</strong> ruote,<br />

644 Che sotto al carro pesante, si odono<br />

645 Scricchiolare lontano per la lunga strada?<br />

174


646 L’enorme tavola è questa, intorno alla quale si riunisce<br />

647 Quanto mai il nobile consiglio<br />

648 Abbia <strong>di</strong> più anziano per aspetto e per matura sensatezza<br />

649 O tra le <strong>di</strong>vine suocere o tra i nonni<br />

650. O fra i celibi già da molti lustri<br />

651. Memorati nel mondo. In sul tapeto<br />

652. Sorge grand’urna, che poi scossa in volta<br />

653. La dovizia de’ numeri comparte<br />

654. Fra i giocator, cui numerata è innanzi<br />

655. D’immagini <strong>di</strong>verse alma vaghezza.<br />

656. Qual finge il vecchio, che con man la negra<br />

657. Sopra le gran<strong>di</strong> porporine brache<br />

658. Veste raccoglie; e rubicondo il naso<br />

659. Di grave stizza alto minaccia e grida<br />

660. L’aguzza barba <strong>di</strong>menando. Quale<br />

661. Finge colui, che con la gobba enorme<br />

662. E il naso enorme e la forchetta enorme<br />

663. Le cadenti lasagne avido ingoia.<br />

664. Quale il multicolor zanni leggiadro,<br />

665. Che, col pugno posato al fesso legno,<br />

666. Sovra la punta dell’un piè s’innoltra;<br />

667. E la succinta natica rotando,<br />

668. Altrui volge faceto il nero ceffo.<br />

669. Nè d’animali ancor copia vi manca,<br />

670. O al par d’umana creatura l’orso<br />

671. Ritto in due pie<strong>di</strong>, o il miccio, o la ridente<br />

672. Simmia, o il caro asinello, onde a sè grato<br />

673. E giocatrici e giocator fan speglio<br />

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650 O tra i celibi già da molti lustri<br />

651 Famosi nel mondo. Sul tappeto<br />

652 Sorge una grande urna, che poi viene agitata<br />

653 A turno dai vari giocatori che estraggono<br />

654 Alcuni numeri, i quali hanno davanti caselle numerate<br />

655 A cui corrisponde un’immagine <strong>di</strong> squisita fattura.<br />

656 Una raffigura il vecchio, che raccoglie con mano la veste nera<br />

657 Sopra i gran<strong>di</strong> pantaloni color<br />

658 Porpora; <strong>di</strong>menando il naso rosso<br />

659 E l’aguzza barba e a causa della grande collera<br />

660 Minaccia e grida. Una<br />

661 Raffigura colui che con una enorme gobba<br />

662 E con il naso enorme e con la forchetta enorme<br />

663 Ingoia avidamente le lasagne cadenti.<br />

664 Una raffigura Arlecchino leggiadro,<br />

665 Che, col pugno appoggiato alla spatola <strong>di</strong> legno,<br />

666 Si inoltra sopra la punta <strong>di</strong> un piede;<br />

667 E ruotando il gluteo, avvolto dai pantaloni aderenti,<br />

668 Sposta scherzando dall’altra parte il nero viso.<br />

669 Né vi manca ancora copia <strong>di</strong> animali,<br />

670 O l’orso raffigurato ritto in pie<strong>di</strong><br />

671 Come l’uomo, o il gatto, o la <strong>di</strong>grignante<br />

672 Scimmia, o il caro asinello, in cui i giocatori<br />

673 Riconoscono con compiacimento loro stessi.<br />

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176


INDICE<br />

PREFAZIONE Pag. 1<br />

Avvertenze Pag. 3<br />

Schema del lavoro Pag. 4<br />

INTRODUZIONE Pag. 5<br />

La lingua del “<strong>Giorno</strong>” Pag. 10<br />

IL MATTINO Pag. 11<br />

IL MERIGGIO Pag. 36<br />

IL VESPRO Pag. 63<br />

LA NOTTE Pag. 71<br />

IL “GIORNO” con testo a fronte in lingua corrente<br />

IL MATTINO Pag. 91<br />

IL MERIGGIO Pag.120<br />

IL VESPRO Pag. 149<br />

LA NOTTE Pag. 158<br />

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177


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178


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179


PRO MANUSCRIPTO - STAMPATO PRESSO L’ISTITUTO MAGISTRALE DI<br />

PONTREMOLI GIUGNO 2000<br />

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180

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