ENERGIAdalla stalla. Ecco l'ALTRAagricoltura - Ermes Agricoltura

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16.06.2013 Views

mille si stavano costruendo. Proprio la Germania oggi può vantare il record del 7% del fabbisogno nazionale di energia prodotto con fonti rinnovabili, una scelta che negli ultimi dieci anni ha contribuito a creare 150 mila posti di lavoro. E L’IMPIANTO VA Compiute le sue verifiche, Mauro Mengoli decide che il gioco vale la candela e parte con il suo impianto, costruito in economia, utilizzando per quanto possibile alcuni fondi del Piano regionale di sviluppo rurale e per il resto investendo di tasca propria. Il principio è semplice: il liquame della stalla viene raccolto in due grandi silos (digestori) dove batteri anaerobici producono metano, che va ad alimentare appositi motori che producono energia elettrica ed energia termica. A dirla così è semplice, ma la tecnologia è molto più raffinata e complessa di quanto non sembri. «L’eccessiva semplificazione dei processi è stata la causa che una ventina d’anni fa ha arrestato lo sviluppo di questa tecnologia in Italia», dice Mengoli. Innanzitutto i batteri, che sono di diversi tipi. I criofili, che lavorano a bassa temperatura (8°-12°C), i mesofili (35°-40°C), i termofili (55°C), i termofili spinti (70°C). I migliori, perché più robusti e più resistenti, sono i batteri mesofili, cui bisogna assicurare condizioni ambientali stabili, rimescolando di continuo il liquame, e temperatura costante, mantenendo l’ambiente riscaldato con l’uso di parte dell’energia termica dell’impianto stesso. «Sono diventato un allevatore di batteri», scherza Mengoli. « Se io assicuro loro buone condizioni di vita, fornendogli le sostanze di cui si nutrono, loro producono metano per me». L’alimentazione è costituita dai liquami della stalla, ma anche da sfalci di fieno, patate, cipolle, barbabietole e qualsiasi altra sostanza organica, esclusi rami e foglie che contengono resine, nocive per i batteri. COME SI UTILIZZA IL METANO… Il metano prodotto viene utilizzato per far funzionare appositi motori, • NOVEMBRE 2005 • 109

che producono energia elettrica ed energia termica. «Sono motori - spiega Mengoli - studiati proprio per questo tipo di metano, di qualità diversa rispetto al metano di origine fossile. Un motore normale con il nostro metano potrebbe funzionare per circa 15.000 ore, questi motori vanno avanti fino a 35 mila ore. Si tratta di generatori che si caratterizzano per il loro alto rendimento energetico, pari al 55%, mentre un normale motore d’automobile si attesta su un rendimento attorno al 30% o poco più, in quanto non recupera l’energia termica». Indicativamente - spiega Mengoli - ogni 10 metri cubi di digestore vengono prodotti 1 kWh di elettricità e 2 kWh di energia termica. L’impianto che l’imprenditore bolognese ha realizzato è di 3.400 metri cubi di digestore, più mille metri cubi di silos per contenere la sostanza digerita (poi utilizzata per concimare i campi). I 110 • NOVEMBRE 2005 • …E COSA PRODUCE A regime, l’azienda Mengoli è in grado di produrre 300-350 kWh di elettricità e circa 700 kWh di energia termica. «Ho dovuto però far respirare il portafoglio - dice ridendo - e per il momento produco 110 kWh di elet- TUTTI I VANTAGGI DEL BIOGAS l biogas rispetto a un combustibile fossile presenta diversi vantaggi: è rinnovabile e quindi non impoverisce l’ambiente; è praticamente ad emissioni zero, perché l’anidride carbonica prodotta con la combustione del metano derivante dai liquami viene azzerata da quella riassorbita dai prodotti vegetali che vanno ad alimentare i bovini; contrariamente ai combustibili derivati dal petrolio non produce particolato. I vantaggi ambientali del biogas rispondono alle indicazioni del protocollo di Kyoto, che impongono la riduzione di immissioni in atmosfera di gas serra (misurata in quantità equivalenti di anidride carbonica). L’Italia ad esempio è impegnata a ridurre le sue emissioni entro il quinquennio 2008-2012 del 6,5% rispetto ai livelli registrati nel 1990. Secondo gli esperti, poiché negli ultimi 15 anni la produzione di gas serra è risultata in espansione, il nostro Paese, entro il 2010, dovrebbe calare del 16% le sue attuali emissioni. L’Unione europea, sempre entro il 2010, dovrebbe elevare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili dall’attuale 2% al 22%. Vantaggi del biogas sono la possibilità di sfruttare risorse energetiche locali; la rinnovabilità delle fonti; le ridotte necessità di trasporto; la minore dipendenza dalle importazioni; la creazione di nuova occupazione per progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione degli impianti. Chi produce biogas, oltre a rendersi autonomo sul fronte energetico, può immettere sul mercato l’elettricità in esubero e incassare, oltre al prezzo del quantitativo di elettricità immessa in rete, anche il prezzo dei “certificati verdi”, introdotti dall’art.11 del decreto 79/1999, che impone ai consumatori di energia fossile di sostituire parte di questa con energia da fonti rinnovabili. Ciò può avvenire appunto attraverso l’acquisto dei “certificati verdi” emessi da chi produce la cosiddetta energia pulita. La normativa (la materia è trattata anche dal decreto legislativo 387/2003 e dalla legge 239/2004) fissa l’obbligo per produttori e importatori di immettere annualmente una “quota” di energia prodotta da fonti rinnovabili pari al 2% di quanto prodotto e/o importato da fonti convenzionali nell'anno precedente. A partire dal 2004 e fino al 2006, la quota è incrementata annualmente di 0,35 punti percentuali (art.4, comma 1 del decreto legislativo 387/2003). Gli incrementi della quota minima per il triennio 2007-2009 e 2010-2012 verranno stabiliti con decreti emanati dal ministero delle Attività produttive. (g.d.p.) Digestori delle matrici organiche per la produzione di biogas nell’azienda di Mengoli. (Foto Dell’Aquila-Diateca Agricoltura) tricità e 220 di energia termica. Dovrebbe essere sufficiente a mettermi al sicuro da eventuali black out della rete pubblica». Circa 20 kWh di elettricità soddisfano le esigenze elettriche dell’azienda e della casa, il resto viene venduto all’Enel. Metà dell’energia termica (110 kWh) viene reimpiegata per il funzionamento dell’impianto metanogeno (in sostanza per mantenere costante la temperatura dei batteri) e il resto viene utilizzato per le necessità della stalla e della casa, dal riscaldamento all’acqua calda. «Quando sarò a regime - dice Mengoli - dovrei pagarmi tutte le bollette elettriche, vendere elettricità all’Enel e, con l’energia termica, fornire riscaldamento a terzi, magari per serre o piscine o, anche, per il teleriscaldamento delle case dei vicini. In questo modo la produzione di metano dovrebbe costituire una vera e propria integrazione al reddito dell’impresa agricola». Già oggi, Mengoli vende elettricità all’Enel. Un apposito contatore piombato misura i 80 kWh in esubero che vengono immessi nelle rete pubblica. Al produttore vanno 9 centesimi di euro per kWh elettrico e altrettanti per la produzione di “certificati verdi”. Cosa sono? «Una sorta di titoli al portatore - sintetizza Mengoli - che le imprese produttrici di energia da fonte fossile debbono pagare a chi produce elettricità con fonti rinnovabili, in quanto i primi, per legge, sono obbligati a produrre una percentuale della loro energia da fonte pulita. Il mio augurio è che siano uno dei possibili redditi futuri dell’agricoltura». ■

mille si stavano costruendo. Proprio<br />

la Germania oggi può vantare il record<br />

del 7% del fabbisogno nazionale<br />

di energia prodotto con fonti rinnovabili,<br />

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dieci anni ha contribuito a creare<br />

150 mila posti di lavoro.<br />

E L’IMPIANTO VA<br />

Compiute le sue verifiche, Mauro<br />

Mengoli decide che il gioco vale la<br />

candela e parte con il suo impianto,<br />

costruito in economia, utilizzando<br />

per quanto possibile alcuni fondi del<br />

Piano regionale di sviluppo rurale e<br />

per il resto investendo di tasca propria.<br />

Il principio è semplice: il liquame<br />

della <strong>stalla</strong> viene raccolto in due<br />

grandi silos (digestori) dove batteri<br />

anaerobici producono metano, che<br />

va ad alimentare appositi motori che<br />

producono energia elettrica ed energia<br />

termica. A dirla così è semplice,<br />

ma la tecnologia è molto più raffinata<br />

e complessa di quanto non sembri.<br />

«L’eccessiva semplificazione dei processi<br />

è stata la causa che una ventina<br />

d’anni fa ha arrestato lo sviluppo di<br />

questa tecnologia in Italia», dice<br />

Mengoli.<br />

Innanzitutto i batteri, che sono di diversi<br />

tipi. I criofili, che lavorano a<br />

bassa temperatura (8°-12°C), i mesofili<br />

(35°-40°C), i termofili (55°C), i<br />

termofili spinti (70°C). I migliori,<br />

perché più robusti e più resistenti,<br />

sono i batteri mesofili, cui bisogna<br />

assicurare condizioni ambientali<br />

stabili, rimescolando di continuo il<br />

liquame, e temperatura costante,<br />

mantenendo l’ambiente riscaldato<br />

con l’uso di parte dell’energia termica<br />

dell’impianto stesso.<br />

«Sono diventato un allevatore di batteri»,<br />

scherza Mengoli. « Se io assicuro<br />

loro buone condizioni di vita,<br />

fornendogli le sostanze di cui si nutrono,<br />

loro producono metano per<br />

me».<br />

L’alimentazione è costituita dai liquami<br />

della <strong>stalla</strong>, ma anche da sfalci<br />

di fieno, patate, cipolle, barbabietole<br />

e qualsiasi altra sostanza organica,<br />

esclusi rami e foglie che contengono<br />

resine, nocive per i batteri.<br />

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Il metano prodotto viene utilizzato<br />

per far funzionare appositi motori,<br />

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