ENERGIAdalla stalla. Ecco l'ALTRAagricoltura - Ermes Agricoltura
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AGRICOLTURA NO FOOD/EMILIA-ROMAGNA<br />
ENERGIA dalla <strong>stalla</strong>.<br />
<strong>Ecco</strong> l’ALTRA agricoltura<br />
GIUSEPPE DI PAOLO<br />
AMauro Mengoli, agricoltore<br />
di Castenaso, in provincia di<br />
Bologna, piace passare dalle<br />
parole ai fatti. Dopo aver sentito per<br />
anni parlare delle potenzialità del<br />
settore agricolo di produrre energia<br />
pulita e rinnovabile, in grado anche<br />
di fornire opportunità per integrare<br />
il reddito, ha deciso che valeva la<br />
pena provare.<br />
Lo ha fatto da imprenditore pronto<br />
a rischiare in proprio, ma con un’attenta<br />
verifica delle tecniche, delle<br />
tecnologie e del mercato. Che cosa<br />
poteva fare lui, allevatore, se non utilizzare<br />
ciò che aveva in abbondanza<br />
nella sua azienda di bovini? Cosa si<br />
produce dal letame? Biogas.<br />
«Una ventina d’anni fa - ricorda - gli<br />
italiani sono stati tra i primi ad occuparsi<br />
della produzione di biogas.<br />
Purtroppo problemi tecnici e, in parte,<br />
economici hanno frenato lo sviluppo<br />
delle tecnologie adatte, applicate<br />
in passato soprattutto negli allevamenti<br />
suini, più per ottenere un<br />
“credito ambientale” che consentisse<br />
di ampliare la porcilaia, che non<br />
per convinzione. Così, fino a pochi<br />
anni fa, parlare di biogas era quasi<br />
una bestemmia».<br />
LA SVOLTA<br />
Quattro anni fa, a Verona, Mengoli<br />
ha conosciuto casualmente un costruttore<br />
tedesco di impianti metanogeni.<br />
Ha fatto verifiche, ha valutato<br />
le potenzialità, ha analizzato la<br />
struttura del suo allevamento composto<br />
da 230 capi bovini, con cento<br />
vacche in lattazione che forniscono<br />
27 quintali di latte al giorno per la linea<br />
“alta qualità” della Granarolo. I<br />
liquami dell’allevamento e le produzioni<br />
della sua azienda potevano fornire<br />
materia prima adeguata.<br />
108 • NOVEMBRE 2005 •<br />
Mauro Mengoli, allevatore di Castenaso,<br />
nel Bolognese, col biogas ricavato<br />
dal letame bovino può ottenere fino a 350 kWh<br />
di energia elettrica – che in parte rivende<br />
all’Enel - e circa 700 kWh di energia termica.<br />
Lo ha rafforzato nell’idea il protocollo<br />
di Kyoto, che impone la riduzione<br />
di immissioni in atmosfera di<br />
anidride carbonica e che ha portato<br />
all’introduzione e alla compravendita<br />
di “certificati verdi”, la possibilità<br />
per un privato di produrre energia da<br />
vendere ai gestori della rete elettrica,<br />
la svolta della politica agricola co-<br />
Mauro Mengoli nella sala<br />
di controllo del suo<br />
impianto a biogas, dotata<br />
di centralina Enel.<br />
(Foto Dell’Aquila-Diateca<br />
<strong>Agricoltura</strong>)<br />
munitaria, che indica l’ecocondizionalità<br />
come uno degli elementi vincenti<br />
del sistema agricolo.<br />
Quattro anni fa, quindi, Mengoli ha<br />
deciso di controllare personalmente<br />
la funzionalità degli impianti e si è<br />
recato quattro volte in Germania,<br />
dove già allora erano in funzione tremila<br />
impianti di biogas, mentre altri
mille si stavano costruendo. Proprio<br />
la Germania oggi può vantare il record<br />
del 7% del fabbisogno nazionale<br />
di energia prodotto con fonti rinnovabili,<br />
una scelta che negli ultimi<br />
dieci anni ha contribuito a creare<br />
150 mila posti di lavoro.<br />
E L’IMPIANTO VA<br />
Compiute le sue verifiche, Mauro<br />
Mengoli decide che il gioco vale la<br />
candela e parte con il suo impianto,<br />
costruito in economia, utilizzando<br />
per quanto possibile alcuni fondi del<br />
Piano regionale di sviluppo rurale e<br />
per il resto investendo di tasca propria.<br />
Il principio è semplice: il liquame<br />
della <strong>stalla</strong> viene raccolto in due<br />
grandi silos (digestori) dove batteri<br />
anaerobici producono metano, che<br />
va ad alimentare appositi motori che<br />
producono energia elettrica ed energia<br />
termica. A dirla così è semplice,<br />
ma la tecnologia è molto più raffinata<br />
e complessa di quanto non sembri.<br />
«L’eccessiva semplificazione dei processi<br />
è stata la causa che una ventina<br />
d’anni fa ha arrestato lo sviluppo di<br />
questa tecnologia in Italia», dice<br />
Mengoli.<br />
Innanzitutto i batteri, che sono di diversi<br />
tipi. I criofili, che lavorano a<br />
bassa temperatura (8°-12°C), i mesofili<br />
(35°-40°C), i termofili (55°C), i<br />
termofili spinti (70°C). I migliori,<br />
perché più robusti e più resistenti,<br />
sono i batteri mesofili, cui bisogna<br />
assicurare condizioni ambientali<br />
stabili, rimescolando di continuo il<br />
liquame, e temperatura costante,<br />
mantenendo l’ambiente riscaldato<br />
con l’uso di parte dell’energia termica<br />
dell’impianto stesso.<br />
«Sono diventato un allevatore di batteri»,<br />
scherza Mengoli. « Se io assicuro<br />
loro buone condizioni di vita,<br />
fornendogli le sostanze di cui si nutrono,<br />
loro producono metano per<br />
me».<br />
L’alimentazione è costituita dai liquami<br />
della <strong>stalla</strong>, ma anche da sfalci<br />
di fieno, patate, cipolle, barbabietole<br />
e qualsiasi altra sostanza organica,<br />
esclusi rami e foglie che contengono<br />
resine, nocive per i batteri.<br />
COME SI UTILIZZA IL METANO…<br />
Il metano prodotto viene utilizzato<br />
per far funzionare appositi motori,<br />
• NOVEMBRE 2005 • 109
che producono energia elettrica ed<br />
energia termica. «Sono motori - spiega<br />
Mengoli - studiati proprio per<br />
questo tipo di metano, di qualità diversa<br />
rispetto al metano di origine<br />
fossile. Un motore normale con il<br />
nostro metano potrebbe funzionare<br />
per circa 15.000 ore, questi motori<br />
vanno avanti fino a 35 mila ore. Si<br />
tratta di generatori che si caratterizzano<br />
per il loro alto rendimento<br />
energetico, pari al 55%, mentre un<br />
normale motore d’automobile si attesta<br />
su un rendimento attorno al<br />
30% o poco più, in quanto non recupera<br />
l’energia termica».<br />
Indicativamente - spiega Mengoli -<br />
ogni 10 metri cubi di digestore vengono<br />
prodotti 1 kWh di elettricità e 2<br />
kWh di energia termica. L’impianto<br />
che l’imprenditore bolognese ha realizzato<br />
è di 3.400 metri cubi di digestore,<br />
più mille metri cubi di silos per<br />
contenere la sostanza digerita (poi<br />
utilizzata per concimare i campi).<br />
I<br />
110 • NOVEMBRE 2005 •<br />
…E COSA PRODUCE<br />
A regime, l’azienda Mengoli è in grado<br />
di produrre 300-350 kWh di elettricità<br />
e circa 700 kWh di energia termica.<br />
«Ho dovuto però far respirare<br />
il portafoglio - dice ridendo - e per il<br />
momento produco 110 kWh di elet-<br />
TUTTI I VANTAGGI DEL BIOGAS<br />
l biogas rispetto a un combustibile fossile presenta diversi vantaggi: è rinnovabile<br />
e quindi non impoverisce l’ambiente; è praticamente ad emissioni zero, perché<br />
l’anidride carbonica prodotta con la combustione del metano derivante dai liquami<br />
viene azzerata da quella riassorbita dai prodotti vegetali che vanno ad alimentare i<br />
bovini; contrariamente ai combustibili derivati dal petrolio non produce particolato.<br />
I vantaggi ambientali del biogas rispondono alle indicazioni del protocollo di Kyoto,<br />
che impongono la riduzione di immissioni in atmosfera di gas serra (misurata in<br />
quantità equivalenti di anidride carbonica). L’Italia ad esempio è impegnata a ridurre<br />
le sue emissioni entro il quinquennio 2008-2012 del 6,5% rispetto ai livelli<br />
registrati nel 1990.<br />
Secondo gli esperti, poiché negli ultimi 15 anni la produzione di gas serra è risultata<br />
in espansione, il nostro Paese, entro il 2010, dovrebbe calare del 16% le sue attuali<br />
emissioni. L’Unione europea, sempre entro il 2010, dovrebbe elevare la produzione<br />
di energia elettrica da fonti rinnovabili dall’attuale 2% al 22%.<br />
Vantaggi del biogas sono la possibilità di sfruttare risorse energetiche locali; la rinnovabilità<br />
delle fonti; le ridotte necessità di trasporto; la minore dipendenza dalle<br />
importazioni; la creazione di nuova occupazione per progettazione, realizzazione,<br />
gestione e manutenzione degli impianti.<br />
Chi produce biogas, oltre a rendersi autonomo sul fronte energetico, può immettere<br />
sul mercato l’elettricità in esubero e incassare, oltre al prezzo del quantitativo di<br />
elettricità immessa in rete, anche il prezzo dei “certificati verdi”, introdotti dall’art.11<br />
del decreto 79/1999, che impone ai consumatori di energia fossile di sostituire parte<br />
di questa con energia da fonti rinnovabili. Ciò può avvenire appunto attraverso<br />
l’acquisto dei “certificati verdi” emessi da chi produce la cosiddetta energia pulita.<br />
La normativa (la materia è trattata anche dal decreto legislativo 387/2003 e dalla<br />
legge 239/2004) fissa l’obbligo per produttori e importatori di immettere annualmente<br />
una “quota” di energia prodotta da fonti rinnovabili pari al 2% di quanto<br />
prodotto e/o importato da fonti convenzionali nell'anno precedente. A partire dal<br />
2004 e fino al 2006, la quota è incrementata annualmente di 0,35 punti percentuali<br />
(art.4, comma 1 del decreto legislativo 387/2003). Gli incrementi della quota<br />
minima per il triennio 2007-2009 e 2010-2012 verranno stabiliti con decreti<br />
emanati dal ministero delle Attività produttive. (g.d.p.)<br />
Digestori delle matrici<br />
organiche per<br />
la produzione di biogas<br />
nell’azienda di Mengoli.<br />
(Foto Dell’Aquila-Diateca<br />
<strong>Agricoltura</strong>)<br />
tricità e 220 di energia termica. Dovrebbe<br />
essere sufficiente a mettermi<br />
al sicuro da eventuali black out della<br />
rete pubblica».<br />
Circa 20 kWh di elettricità soddisfano<br />
le esigenze elettriche dell’azienda e<br />
della casa, il resto viene venduto all’Enel.<br />
Metà dell’energia termica (110<br />
kWh) viene reimpiegata per il funzionamento<br />
dell’impianto metanogeno<br />
(in sostanza per mantenere costante la<br />
temperatura dei batteri) e il resto viene<br />
utilizzato per le necessità della <strong>stalla</strong><br />
e della casa, dal riscaldamento all’acqua<br />
calda. «Quando sarò a regime<br />
- dice Mengoli - dovrei pagarmi tutte<br />
le bollette elettriche, vendere elettricità<br />
all’Enel e, con l’energia termica,<br />
fornire riscaldamento a terzi, magari<br />
per serre o piscine o, anche, per il teleriscaldamento<br />
delle case dei vicini.<br />
In questo modo la produzione di metano<br />
dovrebbe costituire una vera e<br />
propria integrazione al reddito dell’impresa<br />
agricola».<br />
Già oggi, Mengoli vende elettricità<br />
all’Enel. Un apposito contatore<br />
piombato misura i 80 kWh in esubero<br />
che vengono immessi nelle rete<br />
pubblica. Al produttore vanno 9 centesimi<br />
di euro per kWh elettrico e altrettanti<br />
per la produzione di “certificati<br />
verdi”. Cosa sono? «Una sorta<br />
di titoli al portatore - sintetizza Mengoli<br />
- che le imprese produttrici di<br />
energia da fonte fossile debbono pagare<br />
a chi produce elettricità con<br />
fonti rinnovabili, in quanto i primi,<br />
per legge, sono obbligati a produrre<br />
una percentuale della loro energia da<br />
fonte pulita. Il mio augurio è che siano<br />
uno dei possibili redditi futuri<br />
dell’agricoltura». ■