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FOGLI DI LAVORO per il Diritto internazionale 3 ... - Giurisprudenza

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<strong>FOGLI</strong> <strong>DI</strong> <strong>LAVORO</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>Diritto</strong> <strong>internazionale</strong> 3/2008<br />

corso del ragionamento, di un forte legame tra teoria e prassi<br />

della politica comunitaria.<br />

Ancora una volta ci troviamo di fronte a una bocciatura<br />

popolare del <strong>per</strong>corso istituzionale europeo. Ancora una volta<br />

siamo costretti a sentir parlare di una battuta d’arresto del processo<br />

di integrazione che si pone nei termini espliciti di deficit<br />

democratico dell’Unione Europea. Il tema della legittimazione<br />

democratica delle istituzioni e delle politiche comunitarie, che,<br />

insieme alla questione della (paventata) più debole garanzia dei<br />

diritti soggettivi sul piano dell’ordinamento giuridico comunitario<br />

2 , è <strong>il</strong> principale argomento politico della critica al processo di<br />

integrazione, trova un’altra volta una clamorosa ‘verifica’ empirica.<br />

Quale <strong>per</strong>corso di valutazione della volontà democratica<br />

più rigoroso può esservi infatti se non quello della consultazione<br />

collettiva su una scelta politica fondamentale, come quelle che<br />

hanno chiamato a ‘scegliere’ sui progetti di Costituzione (prodotto<br />

dalla Convenzione di Laeken) e su quello di Trattato (firmato<br />

a Lisbona) recentemente?<br />

Siamo ancora una volta <strong>per</strong>ciò obbligati, come giuristi,<br />

come scienziati della politica, come teorici della politica, a<br />

ragionare del contenuto politico delle istituzioni europee, della<br />

coerenza normativa della politica delle élites europee e, più in<br />

generale, dello stesso significato dell’impresa politica<br />

dell’unificazione dell’Europa. L’Unione Europea è stata bocciata<br />

dalla sua popolazione. Perché i no referendari del 2008 e del<br />

2005 sono stati rivolti all’idea (alla <strong>per</strong>cezione diffusa) di ciò<br />

che è stata finora e alle idee, ai progetti, su ciò che deve essere<br />

da parte delle sue classi dirigenti 3 .<br />

2 Cfr. O. DE SCHUTTER, La garanzia dei diritti e principi sociali nella<br />

«Carta dei diritti fondamentali», in G. ZAGREBELSKY (a cura di), Diritti e<br />

Costituzione nell’Unione Europea, Laterza, Roma, Bari 2003, pp. 192-220;<br />

A. CANTARO, Il diritto dimenticato. Il lavoro nella costituzione europea,<br />

Giappichelli, Torino 2007. Un’ampia aggiornata discussione di questo topos<br />

della dottrina giuridica sull’ordinamento giuridico europeo in M. CARTABIA,<br />

L’ora dei diritti fondamentali nell’Unione Europea in M. CARTABIA (a cura<br />

di) I diritti in azione. Universalità e pluralismo dei diritti fondamentali nelle<br />

Corti europee, Il Mulino, Bologna 2007, pp. 13-66.<br />

3 Così come <strong>per</strong> gli esiti negativi del passato da parte dei danesi e<br />

degli irlandesi (rispetto, in ordine, al Trattato di Maastricht e alla Carta di<br />

Nizza) <strong>il</strong> rigetto del Trattato che adottava una costituzione europea ha, soprattutto<br />

<strong>per</strong> i francesi, una spiegazione molto chiara. Tutte le bocciature popolari

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