San Sebastiano n. 255 - Misericordia di Firenze
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<strong>San</strong> <strong>Sebastiano</strong> Aprile 2013<br />
<strong>di</strong><br />
Giovanna<br />
Carocci<br />
- 8 -<br />
LA RINUNCIA<br />
DI BENEDETTO XVI<br />
Èimpossibile non soffermarsi a rifl ettere<br />
sul clamoroso passo del <strong>San</strong>to Padre,<br />
che ha rinunciato alla Cattedra <strong>di</strong> S.<br />
Pietro, compiendo un gesto dal sapore<br />
me<strong>di</strong>evale nel senso proprio del termine,<br />
nella sua defi nitezza e irrevocabilità.<br />
Il nostro tempo è abituato ai mezzi<br />
toni, alle mezze verità, alle mezze decisioni,<br />
provvisorie, revocabili e revocate,<br />
alle incertezze, ai pie<strong>di</strong> su due staffe, a<br />
quell’atteggiamento mentale e morale<br />
perfettamente riassunto dal celebre aforisma<br />
<strong>di</strong> Andreotti: Meglio tirare a campa’<br />
che tirare le cuoia, in tutti i sensi.<br />
Papa Benedetto ha capovolto la prospettiva:<br />
meglio andarsene subito senza correre<br />
il rischio concreto <strong>di</strong> un “autunno”<br />
del papato grigio e potenzialmente etero<strong>di</strong>retto:<br />
il peso degli anni porta con sé la<br />
per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> luci<strong>di</strong>tà, e non è detto che ciò<br />
si manifesti in modo imme<strong>di</strong>ato e completo.<br />
Spesso tale per<strong>di</strong>ta non è neppure<br />
percepita dal soggetto. E <strong>di</strong> fronte ad<br />
una Chiesa veramente planetaria, dove il<br />
messaggio <strong>di</strong> Cristo, sempre contrastato<br />
ed in controtendenza rispetto alla mentalità<br />
e ai valori mondani, ha veramente<br />
raggiunto almeno “in nuce” gli estremi<br />
confi ni della terra, il Pontefi ce romano ha<br />
davvero bisogno <strong>di</strong> tutte le energie, naturali<br />
e sovrannaturali, anche <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />
fi siologico per compiere al meglio il suo<br />
pesantissimo ministero.<br />
Leggevo proprio in questi giorni su un celebre<br />
e vivacissimo volume <strong>di</strong> U. Pesci su<br />
<strong>Firenze</strong> Capitale, della visita che Pio IX<br />
fece in città nel 1857, ospite dei Guicciar<strong>di</strong>ni<br />
nella omonima villa <strong>di</strong> Montughi<br />
che reca ancora la lapide celebrativa<br />
dell’evento. Arrivato in carrozza, il Papa<br />
presiedette alcune celebrazioni in S. Croce<br />
ed ebbe il tempo <strong>di</strong> ascoltare, tra il<br />
paziente e il <strong>di</strong>vertito, la declamazione <strong>di</strong><br />
una orribile ode composta in suo onore<br />
dal canonico <strong>di</strong> turno, interrompendola<br />
Fede e Società<br />
in anticipo. Dopo<strong>di</strong>ché rimontato in carrozza<br />
se ne tornò a Roma.<br />
Con ogni evidenza i tempi non sono più<br />
tali, sembra passato non un secolo abbondante<br />
ma, appunto, un millennio!<br />
E allora: è tutta giocata qui, sulla decadenza<br />
delle forze fi siche, la rinuncia <strong>di</strong><br />
Benedetto?<br />
Evidentemente no: sono maturate in lui<br />
considerazioni che attengono strettamente<br />
le <strong>di</strong>namiche in atto all’interno della<br />
Chiesa, non al suo esterno. Il suo è un<br />
gesto fortissimo, uno strappo, un grido<br />
lanciato in primo luogo ai chierici: preti,<br />
consacrati, vescovi e car<strong>di</strong>nali. Un grido<br />
fra l’altro ripetuto a chiare lettere nell’omelia<br />
delle Ceneri quando ha ad<strong>di</strong>tato<br />
apertamente nelle <strong>di</strong>visioni, nelle smanie<br />
<strong>di</strong> protagonismo, nella mondanizzazione<br />
e “secolarizzazione” del clero il vero<br />
cancro che rode la Chiesa <strong>di</strong> oggi, e che<br />
è un’altra, inquietante, manifestazione <strong>di</strong><br />
quel riduzionismo della fede, <strong>di</strong> quel piegare<br />
la fede, il modo <strong>di</strong> agire <strong>di</strong> Dio alle<br />
nostre corte categorie umane, che Benedetto<br />
XVI non ha mai cessato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care<br />
come la vera e mortale tentazione della<br />
Chiesa <strong>di</strong> oggi; perché in realtà manifesta<br />
una più o meno strisciante acquiescenza<br />
al mondo, un desiderio forse inconsapevole<br />
<strong>di</strong> piacergli; cercando una impossibile<br />
conciliazione con le sue mode, i suoi<br />
slogans, le sue violente, mistifi catrici imposizioni;<br />
come se un or<strong>di</strong>ne naturale e<br />
sovrannaturale non esistesse e l’uomo, in<br />
una gara antica quanto il mondo, folle e<br />
perdente, volesse sostituirsi al Creatore.<br />
Benedetto XVI nel raccogliere l’imponente<br />
ere<strong>di</strong>tà del pontifi cato woitiliano,<br />
aveva subito ingaggiato la sua battaglia,<br />
ancor prima <strong>di</strong> essere eletto al soglio <strong>di</strong><br />
Pietro: nel <strong>di</strong>scorso fatto alla Via Crucis<br />
del 2005 - mentre Giovanni Paolo, in tutta<br />
la nobile forza drammatica della sua<br />
agonia, brandendo la croce, pregava