Walter Bonatti / ALP Ritratti °III / Vivalda Editori
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Dicono<br />
di lui...<br />
FOTO ARCH. GRUPPO GAMMA<br />
FOTO ARCH. BABANOV<br />
VALERY BABANOV «Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, dall'Occidente hanno cominciato<br />
ad arrivare voci diverse, cose mai sentite. Di personaggi come Messner e Bonington avevo<br />
già sentito parlare, ma nomi come Hermann Buhl e <strong>Walter</strong> <strong>Bonatti</strong> suonavano del tutto<br />
nuovi: la loro concezione dell'alpinismo, le idee che stavano alla base delle loro scalate mi<br />
hanno impressionato tantissimo. Ho cominciato a raccogliere informazioni... Ho letto<br />
talmente tante volte il racconto della solitaria di <strong>Bonatti</strong> sul Petit Dru che lo potrei recitare<br />
a memoria. È stato allora che ho pensato che l'alpinismo solitario fosse il non plus ultra».<br />
CARLO MAURI «A ripetere l'impresa solitaria di <strong>Bonatti</strong> sul Petit Dru, nel luglio del 1956, eravamo in dieci!<br />
Durante tutta la scalata, che ci richiese quattro giorni, rivedevo l'amico <strong>Walter</strong> alle prese con quei grossi problemi<br />
tecnici, la difficoltà e la fatica. Noi riuscimmo ad evitare i pendoli sotto il grande tetto, superandolo. Un tetto che<br />
ci fece sudare le proverbiali sette camicie. Mentre ero in attesa di partire, pensavo ai pendoli, ai lanci di corda d<br />
<strong>Walter</strong>, al suo buttarsi nel vuoto senza che nessuno lo assicurasse, senza nessuna voce amica che lo rincuorasse e<br />
sentii, e con me tutti gli altri, il valore dell'impresa, ma soprattutto la sua immensa forza morale».<br />
(Da un'intervista inedita rilasciata a Alfonso Bernardi, 1969).<br />
FOTO ARCH. BUZZATI<br />
FOTO ARCH. HOUSE<br />
A CURA DI Carlo Caccia,<br />
Leonardo Bizzarro,<br />
Roberto Mantovani<br />
DINO BUZZATI «Che cosa avrebbe fatto <strong>Bonatti</strong> se fosse vissuto ai tempi di<br />
Omero? Probabilmente alpinista non sarebbe stato, perché l'alpinismo a quei<br />
tempi non esisteva. Ma è molto probabile che, per qualche sua eroica gesta, il<br />
suo nome sarebbe arrivato fino a noi, nei versi di un grande poema».<br />
(Da Il Corriere dei Piccoli, marzo 1965).<br />
STEVE HOUSE «<strong>Walter</strong> <strong>Bonatti</strong>: un purista senza compromessi, stilisticamente<br />
ineccepibile. Insomma: il simbolo di un certo modo di intendere l'avventura in<br />
montagna. Il migliore di tutti i tempi? Non si può dire. È stato tuttavia un<br />
personaggio chiave, che ha parecchio influenzato l'alpinismo moderno. L'insieme<br />
delle sue imprese, per il modo in cui sono state realizzate, è un'eredità straordinaria<br />
per me e per tutti gli alpinisti».<br />
(Sulla ruota di scorta del furgone di Steve House campeggia la scritta "<strong>Bonatti</strong> is God").<br />
19
FOTO ARCH. BOCCA FOTO ARCH. MASSA<br />
Dicono di lui...<br />
20<br />
GIORGIO BOCCA Qualcun altro avrebbe ipotizzato lo zampino dei poteri oscuri, nell'accanimento che certa<br />
stampa ha avuto sempre nei suoi confronti. E invece forse c'era solo pigrizia, poca voglia di leggere con<br />
attenzione e riflettere su quel che lui, libro dopo libro, ha messo nero su bianco. Perfino Giorgio Bocca si ritrova,<br />
inviato del Giorno, incaricato di tendergli un tranello. Lo mandano - ci racconta al telefono il giornalista che<br />
è appena uscito in libreria con È la stampa, bellezza! La mia avventura nel giornalismo - «a fargli il pacchetto,<br />
volevano un <strong>Bonatti</strong> che si smentisse», che desse ragione alla verità ufficiale sul K2. Bocca, che pure sa di<br />
alpinismo, lo ha praticato in gioventù e ne ha raccontato le gesta dal suo eremo di Courmayeur, arriva in Toscana<br />
pronto a sbugiardare il Davide che sta lanciando i suoi sassi al Golia-Desio. Ma ci vuol poco per passare dalla<br />
sua parte: «Mi sono presto reso conto che il torto non era il suo e ho scritto un pezzo che gli dava per intero<br />
ragione». Non solo, il grande giornalista rende omaggio al grande alpinista con un esplicito omaggio nel titolo di<br />
una sua recente biografia: Le mie montagne, come il primo libro di <strong>Bonatti</strong>.<br />
PAOLO MASA, GUIDA <strong>ALP</strong>INA «Arrivi ad un certo punto, dove comincia<br />
una specie di "nordona" di misto, e gli scarponi diventano la cosa più<br />
importante della tua vita. Li devi calzare al posto delle scarpette e pensi:<br />
se mi cadono non vado più a casa, se mi cadono è la fine del cinema...».<br />
Così Paolo Masa, che in Val di Mello fa rima con Polimagò (mitica via...),<br />
a proposito della <strong>Bonatti</strong>-Gobbi sul Grand Pilier d'Angle. "Pilly", che oggi<br />
ha 52 anni e non è ancora in pensione («Fammi pubblicità: scrivi che l'ho<br />
fatta col cliente»), ha salito quel capolavoro nel 1994 con Alberto<br />
Magliano (cliente di lusso...) e se lo ricorda bene. «Perché è una cosa dura,<br />
molto dura, una mazzata: una specie di Cassin alle Jorasses ma senza<br />
chiodi - racconta-. Ti tocca passare sotto la Brenva, che è sempre<br />
un'esperienza, e poi dopo un tratto facile cominci a ballare. Oggi si parla<br />
tanto di Divine providence ma guai a pensare che la <strong>Bonatti</strong>-Gobbi sia<br />
meno tosta: tecnicamente è più facile, certo, ma come "ingaggio", visti<br />
anche gli arrampicatori degli anni Duemila, starei molto attento a votare<br />
per la via di Gabarrou. Da quelle parti ho salito il Pilastro Rosso<br />
del Brouillard, il Pilone Centrale del Frêney, la Gervasutti-Bollini sull'altro<br />
Pilone, la Poire... Tuttavia è stato sul Pilier d'Angle che ho preso la più<br />
grande sbattuta della mia vita. Grande <strong>Walter</strong>! Se penso al Petit Dru mi<br />
viene la pelle d'oca e guardando il Grand Capucin, immaginando di essere<br />
ai suoi piedi nel 1951, cercando una possibilità: beh, non ci capirei<br />
un tubo! <strong>Bonatti</strong> è uscito da un labirinto di strapiombi: con intuito<br />
a dir poco geniale ha salito una specie di big wall yosemitica nel massiccio<br />
del Monte Bianco e forse, questo, non è stato colto del tutto».
FOTO T. REILLY FOTO ARCH. STECK<br />
FOTO ARCH. MARAINI<br />
MARCELLO COMINETTI, GUIDA <strong>ALP</strong>INA «Da bambino leggevo i suoi libri: li trovavo pieni di pathos, di<br />
passione, mi commuovevo persino. E dire che mia madre si augurava che nessuno in famiglia<br />
seguisse le orme di <strong>Bonatti</strong>, lei delle grandi imprese di <strong>Walter</strong> vedeva solo l'aspetto rischio. Molti<br />
anni dopo ho ripetuto qualche sua via: sul Grand Capucin, sulla Tofana. Ho anche tentato il pilastro<br />
del Petit Dru, ma sono stato costretto a fare dietro-front a causa del brutto tempo. Sulle Alpi<br />
occidentali è stato davvero un grande. Ma <strong>Bonatti</strong> ha portato una ventata di aria nuova anche con i<br />
suoi viaggi e le sue esplorazioni, ha fatto cose straordinarie».<br />
UELI STECK «<strong>Walter</strong> <strong>Bonatti</strong>? Una grande personalità, forse con pochi amici veri. Per me resta un esempio: un<br />
uomo che ha sempre seguito, per se stesso, la propria strada, convinto (lui lo sapeva) che fosse quella giusta. Lo<br />
considero un modello perché possiede, al massimo livello, ciò che bisogna avere davvero: la volontà. Di persone del<br />
genere ho un'opinione molto alta. Purtroppo ci sono alpinisti che si considerano "estremi" ma ai quali importa<br />
soprattutto portare a casa belle immagini ed eccellenti filmati. Il bello è che personaggi del genere riscuotono il<br />
credito dei media! Come può essere "estrema" una salita con il cameraman al seguito? È per forza lontana dal<br />
limite. <strong>Bonatti</strong> aveva stile: quella dote che a molti, oggi, manca».<br />
FOSCO MARAINI «<strong>Walter</strong> [<strong>Bonatti</strong>] e Carlo [Mauri]! Dall'unione di due personalità<br />
così profondamente diverse si è costituita una cordata irresistibile. L'uno è la forza<br />
ragionata e cauta, l'ardire misurato e preciso, quasi felino; l'altro è l'urto, l'ardore,<br />
l'esplosione appena imbrigliata. Un uomo completa ed integra l'altro. Sono<br />
profondamente amici; non solo di fronte alla montagna, alla pietra ed al ghiaccio,<br />
ma di fronte alla vita».<br />
(Da Gasherbrum IV. La splendida cima).