“ARRIVANO I NOSTRI” - Parrocchia S. Pio X
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M A R A N A T H À<br />
don Paolo Tammi<br />
Viene Natale. Tutto l’Avvento ce lo dice, sebbene l’attesa<br />
propria dell’Avvento sia quella che riguarda la fine della<br />
storia. Il Natale infatti è storia conosciuta, datata, certa,<br />
come storicamente certi sono i Vangeli.<br />
La venuta finale è certa ma non sappiamo quando.<br />
È ad essa che si rivolge il credente dicendo Maranathà, vieni<br />
Signore Gesù. Viene Natale per chi sa ancora stupirsi.<br />
Quando una coppia mi porta il suo primo bambino (o il<br />
secondo, o il terzo) vedo sempre la meraviglia nei loro<br />
occhi. Si rendono conto – e toccano con mano – che la<br />
parola amore non ha senso se non indica una moltiplicazione,<br />
una diffusione, un frutto. Il frutto del Natale è la vita<br />
e la vita, nel grembo di una donna, nasce sempre come una<br />
bellissima sorpresa. Quando gli chiedo: “siete stanchi?”,<br />
quasi si sorprendono. “Tutti sono stanchi – rispondono –<br />
ma importante è essere felici.”<br />
Ecco perché viene Natale: la vita ha ancora il potere di<br />
rendere felici. Perché la vita, l’essenza stessa della vita, non<br />
è far invecchiare delle cellule e fermarne il più possibile<br />
l’involuzione, per allungarla e godersi i propri beni.<br />
La vita fa sorridere quando è condivisa. Immaginarmi<br />
invecchiare (ci penso abbastanza spesso) senza uno scopo,<br />
senza gente da incontrare, sostituendo i valori con gli<br />
hobbies, i grandi scopi della vita con le visite culturali ai<br />
monumenti, gli incontri che adesso (e spero sempre) mi<br />
fanno battere il cuore con le gitarelle in lungo e in largo<br />
per far passare il tempo... il solo pensiero di questo mi<br />
atterrisce. E d’altronde chi vive una vecchiaia così è perché<br />
così ha seminato e tanto (cioè poco) raccoglie.<br />
Anche a Dio è piaciuta così tanto la vita da volerla provare.<br />
Immaginate Uno che si trova a essere Dio, cioè ad essere<br />
tutto e ad avere tutto (stiamo appunto immaginando).<br />
A un certo punto gli viene a noia la sua onnipotenza e decide<br />
di fare esperienza del modo in cui la maggior parte<br />
dell’universo porta avanti la sua impotenza.<br />
Natale è questo. La decisione di essere-come-me. Non di<br />
fare qualcosa per me (chi si stanca a farlo, se può tutto?).<br />
Ma di essere proprio come sono io. E di gustarsi l’essere<br />
uomo, fragile uomo, imparando cosa significhi esserlo<br />
anch’io, farlo anch’io. Poiché é Dio che si è fatto uomo,<br />
ovvio che sia una nobile decisione, ma pensate se l’avesse<br />
pensato un altro uomo, che so io un re, un capo, un ricco.<br />
Uno cioè che si spoglia del proprio io per vedere, toccare,<br />
mangiare, ascoltare, parlare, facendo tutto quello che fanno<br />
le persone che non sono mai state come lui.<br />
Questo è il significato laico della parola Incarnazione.<br />
Prendere una carne che non è mia, che non mi appartiene<br />
per nascita eppure prenderla perché viceversa non capirei,<br />
la storia sarebbe sempre la stessa, sempre ricchi di qua e<br />
poveri di là. Sempre un Dio lontano e l’uomo che non lo<br />
vede e non lo sente.<br />
Ecco Natale. Dio si rende ancora più vero, perché gi uomini<br />
non pensino Dio come non va pensato.<br />
Dio si abbassa, perché gli uomini non ce la facevano a<br />
diventare tanto alti per parlargli nelle orecchie.<br />
La maggior parte degli uomini del mondo non rinunciano ai<br />
loro privilegi. Dio si.<br />
- 3-<br />
La maggior parte degli uomini, quando una persona (anche<br />
un caro amico) è nel dolore, fugge, perché preferisce<br />
fuggire. Se non fugge, inonda l’altro di chiacchiere o gli<br />
organizza divertimenti. Tutto per rimuovere, per non entrare<br />
nel suo dolore, che è anche il proprio dolore. Per non<br />
vedere, il che significa per non tentare nemmeno di cambiare.<br />
È l’opposto di quello che ha fatto Dio a Natale. Dio è<br />
sceso, ha visto, ha toccato.<br />
Ha caricato su se stesso quel che è incredibilmente<br />
maggiore di quel poco che noi abbiamo paura a caricarci.<br />
Ha detto no ai privilegi, mentre gli uomini vivono di<br />
privilegi. Le caste vivono di privilegi, i politici vivono di<br />
privilegi, anche la Chiesa ama i suoi privilegi. Privilegio è<br />
anche il caminetto dolce e scoppiettante mentre fuori<br />
gli uomini hanno freddo. Sembra un’immagine pauperistica<br />
e strappalacrime ma è la realtà. Dio ha rinunciato al<br />
caminetto.<br />
E ha gustato la vita, che Egli stesso aveva creato.<br />
Ecco perché c’è tanta malinconia a Natale, e’ la malinconia<br />
del troppo, dell’uso smoderato, dell’illusione di figurare<br />
mentre nella culla c’è un Bambino di scarso appeal, che si<br />
avvia a essere un uomo sfigurato.<br />
E viene Natale così. Ma non è l’unico Natale.<br />
C’è il Natale di chi accoglie, il Natale di chi condivide, il<br />
Natale di chi sorride, il Natale di chi apre e non chiude, si<br />
apre e non si chiude. Il Natale di chi canta, il Natale di chi<br />
si sforza di non avere paura, il Natale di chi si guarda<br />
dentro, il Natale di chi perdona. Buon Natale così, ai pochi<br />
che lo comprendono e che reggono il peso del mondo.<br />
Blog e mail di don Paolo Tammi<br />
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p.tammi@tiscali.it