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“ARRIVANO I NOSTRI” - Parrocchia S. Pio X

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<strong>“ARRIVANO</strong><br />

I <strong>NOSTRI”</strong><br />

MARANATHA’<br />

IL NATALE DI PAPA<br />

GIOVANNI<br />

NATALE<br />

IN CASA<br />

CUPIELLO<br />

NATALI DI<br />

IERI<br />

E DI OGGI<br />

E poi<br />

viene...<br />

Natale!<br />

Distribuzione gratuita<br />

Bollettino periodico dei<br />

giovani da 8 a 98 anni<br />

S . P i o X - Balduina<br />

www.sanpiodecimo.it<br />

Numero 44<br />

DICEMBRE 2011<br />

A n n o V I °<br />

IL 2011 ANNO DEL<br />

VOLONTARIATO<br />

AFRICA EXPRESS<br />

IL CATTOLICESIMO<br />

IN SCOZIA<br />

Unito)<br />

(dal nostro<br />

inviato<br />

nel Regno<br />

ATTESA DI UN<br />

MONDO PROTESO<br />

ALLA VITA<br />

TE PIACE<br />

‘O PRESEBBIO?<br />

Il Natale tra<br />

memoria e<br />

attualità<br />

IL NATALE E’<br />

UNA NOTTE<br />

SILENZIOSA<br />

E SANTA<br />

Evviva il tiro con l’arco!


AVE, AVE, AVE MARIA<br />

L’8 dicembre, si sa, è festa solenne per la Chiesa: si<br />

celebra l’Immacolata Concezione della Beata Vergine<br />

Maria. Già all’Angelus, il Papa si sofferma sulle parole<br />

“piena di grazia”, rivolteLe dall’Arcangelo Gabriele,<br />

spiegando che tale espressione “indica l’opera meravigliosa<br />

dell’amore di Dio, che ha voluto ridarci la vita<br />

e la libertà, perdute col peccato, mediante il suo Figlio<br />

Unigenito incarnato, morto e risorto”.<br />

E quel dono non è stato solo per Maria, madre del<br />

Figlio di Dio, ma anche per tutti noi, figli dello stesso<br />

Padre. E infatti il Pontefice precisa: “...Questa figliolanza<br />

la riceviamo per mezzo della Chiesa, nel giorno<br />

del Battesimo”. L’accostamento tra la Madonna<br />

e la Chiesa viene poi ripreso nel pomeriggio.<br />

L’appuntamento si sposta infatti in Piazza di Spagna,<br />

dove per l’intera giornata si rinnova l’omaggio<br />

all’Immacolata, attraverso il deporre di fiori e varie<br />

manifestazioni di devozione popolare da parte di<br />

associazioni, di parrocchie, di lavoratori delle aziende<br />

e delle istituzioni romane, di gruppi di preghiera.<br />

Una tradizione risalente al 1958, cara ai Pontefici più<br />

recenti.<br />

Dopo la lettura del brano 12, 1-6a tratto dal libro<br />

dell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo, il Papa da´<br />

inizio alla sua riflessione rivolgendo lo sguardo verso<br />

la sommita’ della colonna con queste parole: “Maria è<br />

raffigurata da una statua che in parte richiama il<br />

passo dell’Apocalisse appena proclamato: “Un segno<br />

grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di<br />

sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una<br />

corona di dodici stelle” (Ap 12,1). Qual è il significato<br />

di questa immagine? Essa rappresenta nello stesso<br />

tempo la Madonna e la Chiesa”.<br />

Il tenore teologico del discorso si eleva, perché il<br />

Papa riprende le frasi del brano biblico, le parole una<br />

per una, e da’ spiegazione del “segno grandioso”<br />

apparso nel cielo che riguardano “una donna”. Il<br />

Pontefice si sofferma su un segno in particolare, e<br />

dice: “...questa immagine della corona di dodici stelle<br />

ci introduce alla seconda grande interpretazione del<br />

segno celeste della “donna vestita di sole”: oltre a<br />

rappresentare la Madonna, questo segno impersona<br />

la Chiesa, la comunità cristiana di tutti i tempi. Essa è<br />

incinta, nel senso che porta nel suo seno Cristo e lo<br />

deve partorire al mondo: ecco il travaglio della Chiesa<br />

pellegrina sulla terra, che in mezzo alle consolazioni<br />

di Dio e alle persecuzioni del mondo deve portare<br />

Gesù agli uomini. È proprio per questo, perché<br />

porta Gesù, che la Chiesa incontra l’opposizione<br />

di un feroce avversario, rappresentato nella visione<br />

apocalittica da “un enorme drago rosso” (Ap 12,3)”.<br />

È il grande tentatore che, spiega il Papa: “...cerca<br />

invano di divorare Gesù – il “figlio maschio, destinato<br />

a governare tutte le nazioni” (12,5), invano perché<br />

Gesù, attraverso la sua morte e risurrezione, è salito<br />

verso Dio e si è assiso sul suo trono.<br />

Perciò il dragone, sconfitto una volta per sempre nel<br />

cielo, rivolge i suoi attacchi contro la donna – la<br />

Chiesa – nel deserto del mondo. Ma in ogni epoca la<br />

Chiesa viene sostenuta dalla luce e dalla forza di Dio,<br />

che la nutre nel deserto con il pane della sua Parola e<br />

della santa Eucaristia”. Benedetto XVI conclude la sua<br />

allocuzione rivolgendo lo sguardo ai nostri giorni,<br />

dicendo: “...mentre Maria è Immacolata, libera da<br />

ogni macchia di peccato, la Chiesa è santa, ma al<br />

tempo stesso segnata dai nostri peccati. Per questo il<br />

Popolo di Dio, peregrinante nel tempo, si rivolge<br />

alla sua Madre celeste e domanda il suo aiuto<br />

...soprattutto in questo momento così difficile per<br />

l’Italia, per l’Europa, per varie parti del mondo”.<br />

È un’invocazione di speranza, affinché la Vergine<br />

Maria aiuti l’umanità “a vedere che c’è una luce al<br />

di là della coltre di nebbia che sembra avvolgere la<br />

realtà”.<br />

STAZIONE SAN PIETRO<br />

a cura di Sandro Morici<br />

A PROPOSITO DI<br />

RICORRENZE<br />

Anno che va, anno che viene. Il<br />

2011 vogliamo ricordarlo come<br />

Anno europeo del volontariato, così<br />

come il 2010 è stato dedito da parte<br />

della Commissione Europea alla<br />

lotta alla povertà e il 2012 sarà<br />

dedicato all’invecchiamento e alla<br />

solidarietà intergenerazionale. La<br />

ricorrenza non ha fatto notizia:<br />

perché? Ma...perché i volontari<br />

spalano fango, non sfornano soldi...<br />

I volontari costituiscono un bell’esercito...<br />

circa 100 milioni... di<br />

europei impegnati in settori quali<br />

la cultura e l’arte, l’istruzione e<br />

la ricerca, le attivita’ sociali e sanitarie.<br />

Molte le organizzazioni laiche,<br />

ma la Chiesa è e resta in prima<br />

linea. Non solo per la sua presenza<br />

in ambito umanitario e caritativo,<br />

ma soprattutto per la sua visione<br />

previdente e anticipatrice.<br />

E già, perché quest’anno ricorre<br />

anche il 40º dell’istituzione della<br />

Caritas, la “novità pastorale più<br />

significativa dell’ultimo mezzo<br />

secolo in Italia” e del post-Concilio<br />

Vaticano II. Il presidente di Caritas<br />

Italiana, mons. Giuseppe Merisi,<br />

così esordisce nel suo discorso di<br />

saluto: “Il rapporto tra questi 40<br />

anni e il futuro della Caritas sta<br />

scritto nella fedeltà alla sua vocazione,<br />

che è impegno educativo, di<br />

sensibilizzazione sulla prossimità<br />

evangelica, di coordinamento possibile,<br />

dentro il contesto vivo del<br />

cammino ecclesiale e in rapporto<br />

quotidiano con le comunita’ locali”.<br />

Un organismo pastorale, quindi,<br />

articolato attraverso una presenza<br />

capillare diocesana e parrocchiale,<br />

con un compito prevalentemente<br />

educativo al senso della carità. Noi<br />

qui vorremmo sintetizzare solo<br />

alcuni “fatti” significativi del lungo<br />

agire della Caritas, svolto all’impronta<br />

dell’ascolto, dell’osservazione,<br />

dell’accompagnamento di tanta<br />

umanità trovatasi in momenti di<br />

estrema precarietà e fragilità.<br />

Sarebbe un elenco lunghissimo<br />

l’annoverare tutti gli interventi<br />

svolti durante la sua multidecennale<br />

missione. Citiamo soltanto gli<br />

eventi storici più impegnativi: il<br />

sostegno alle vittime delle guerre in<br />

Vietnam, in Ruanda, in Libano, nella<br />

ex-Yugoslavia; i progetti di promozione<br />

socio-economica in Paesi<br />

dei vari Continenti; i soccorsi ai<br />

terremotati del Friuli, Campania,<br />

Umbria, Abruzzo, Haiti; gli interventi<br />

a seguito di uragani in Centro<br />

America e tsunami nell’Oceano<br />

Indiano; la più recente assistenza ai<br />

profughi nei barconi provenienti dal<br />

Nord Africa.<br />

Per quanto riguarda l’impegno<br />

civile della Caritas, iniziato il<br />

- 2-<br />

2 luglio 1971 con l’emanazione del<br />

decreto istitutivo da parte della<br />

C.E.I., desideriamo sommariamente<br />

ricordare la convenzione del 1977<br />

con il ministero della difesa per il<br />

servizio civile degli obiettori di<br />

coscienza; l’appello del 1983 a<br />

parlamento e governo sul tema<br />

della produzione e del commercio<br />

delle armi; nel 1988 il contributo<br />

alla Consulta nazionale degli enti di<br />

servizio civile, le proposte del 1989<br />

per regolamentare il fenomeno<br />

dell’immigrazione; il contributo per<br />

il varo della legge-quadro del 1991<br />

sul volontariato; nel 1995 il sollecito<br />

per l’approvazione di una legge<br />

sull’usura; la pubblicazione nel<br />

1997 del primo rapporto sulla<br />

povertà e l’esclusione sociale in<br />

Italia; la partecipazione all’emanazione<br />

della legge del 2001 sull’istituzione<br />

del servizio civile nazionale;<br />

l’udienza al Quirinale nel 2008 per<br />

presentare le istanze più attuali<br />

ed impellenti. Poi c’è il lavoro quotidiano<br />

di oltre 2800 Centri d’ascolto<br />

e di 158 Osservatori diocesani.<br />

È quanto basta per sottolineare un<br />

percorso di presenza concreta ed<br />

attiva, in Italia e all’estero, per<br />

“costruirsi fratelli in un mondo di<br />

squilibri”. Ecco perché nell’incontro<br />

in Vaticano del 24 novembre scorso,<br />

papa Benedetto XVI ha voluto<br />

incitare la grande famiglia Caritas<br />

con queste parole: “Cari amici,<br />

aiutate la Chiesa tutta a rendere<br />

visibile l’amore di Dio. Vivete la<br />

gratuità e aiutate a viverla.<br />

Richiamate tutti all’essenzialità<br />

dell’amore che si fa servizio.<br />

Accompagnate i fratelli più deboli.<br />

Animate le comunità cristiane. Dite<br />

al mondo la parola dell’amore che<br />

viene da Dio. Ricercate la carità<br />

come sintesi di tutti i carismi dello<br />

Spirito (cfr 1 Cor 14,1)”.


M A R A N A T H À<br />

don Paolo Tammi<br />

Viene Natale. Tutto l’Avvento ce lo dice, sebbene l’attesa<br />

propria dell’Avvento sia quella che riguarda la fine della<br />

storia. Il Natale infatti è storia conosciuta, datata, certa,<br />

come storicamente certi sono i Vangeli.<br />

La venuta finale è certa ma non sappiamo quando.<br />

È ad essa che si rivolge il credente dicendo Maranathà, vieni<br />

Signore Gesù. Viene Natale per chi sa ancora stupirsi.<br />

Quando una coppia mi porta il suo primo bambino (o il<br />

secondo, o il terzo) vedo sempre la meraviglia nei loro<br />

occhi. Si rendono conto – e toccano con mano – che la<br />

parola amore non ha senso se non indica una moltiplicazione,<br />

una diffusione, un frutto. Il frutto del Natale è la vita<br />

e la vita, nel grembo di una donna, nasce sempre come una<br />

bellissima sorpresa. Quando gli chiedo: “siete stanchi?”,<br />

quasi si sorprendono. “Tutti sono stanchi – rispondono –<br />

ma importante è essere felici.”<br />

Ecco perché viene Natale: la vita ha ancora il potere di<br />

rendere felici. Perché la vita, l’essenza stessa della vita, non<br />

è far invecchiare delle cellule e fermarne il più possibile<br />

l’involuzione, per allungarla e godersi i propri beni.<br />

La vita fa sorridere quando è condivisa. Immaginarmi<br />

invecchiare (ci penso abbastanza spesso) senza uno scopo,<br />

senza gente da incontrare, sostituendo i valori con gli<br />

hobbies, i grandi scopi della vita con le visite culturali ai<br />

monumenti, gli incontri che adesso (e spero sempre) mi<br />

fanno battere il cuore con le gitarelle in lungo e in largo<br />

per far passare il tempo... il solo pensiero di questo mi<br />

atterrisce. E d’altronde chi vive una vecchiaia così è perché<br />

così ha seminato e tanto (cioè poco) raccoglie.<br />

Anche a Dio è piaciuta così tanto la vita da volerla provare.<br />

Immaginate Uno che si trova a essere Dio, cioè ad essere<br />

tutto e ad avere tutto (stiamo appunto immaginando).<br />

A un certo punto gli viene a noia la sua onnipotenza e decide<br />

di fare esperienza del modo in cui la maggior parte<br />

dell’universo porta avanti la sua impotenza.<br />

Natale è questo. La decisione di essere-come-me. Non di<br />

fare qualcosa per me (chi si stanca a farlo, se può tutto?).<br />

Ma di essere proprio come sono io. E di gustarsi l’essere<br />

uomo, fragile uomo, imparando cosa significhi esserlo<br />

anch’io, farlo anch’io. Poiché é Dio che si è fatto uomo,<br />

ovvio che sia una nobile decisione, ma pensate se l’avesse<br />

pensato un altro uomo, che so io un re, un capo, un ricco.<br />

Uno cioè che si spoglia del proprio io per vedere, toccare,<br />

mangiare, ascoltare, parlare, facendo tutto quello che fanno<br />

le persone che non sono mai state come lui.<br />

Questo è il significato laico della parola Incarnazione.<br />

Prendere una carne che non è mia, che non mi appartiene<br />

per nascita eppure prenderla perché viceversa non capirei,<br />

la storia sarebbe sempre la stessa, sempre ricchi di qua e<br />

poveri di là. Sempre un Dio lontano e l’uomo che non lo<br />

vede e non lo sente.<br />

Ecco Natale. Dio si rende ancora più vero, perché gi uomini<br />

non pensino Dio come non va pensato.<br />

Dio si abbassa, perché gli uomini non ce la facevano a<br />

diventare tanto alti per parlargli nelle orecchie.<br />

La maggior parte degli uomini del mondo non rinunciano ai<br />

loro privilegi. Dio si.<br />

- 3-<br />

La maggior parte degli uomini, quando una persona (anche<br />

un caro amico) è nel dolore, fugge, perché preferisce<br />

fuggire. Se non fugge, inonda l’altro di chiacchiere o gli<br />

organizza divertimenti. Tutto per rimuovere, per non entrare<br />

nel suo dolore, che è anche il proprio dolore. Per non<br />

vedere, il che significa per non tentare nemmeno di cambiare.<br />

È l’opposto di quello che ha fatto Dio a Natale. Dio è<br />

sceso, ha visto, ha toccato.<br />

Ha caricato su se stesso quel che è incredibilmente<br />

maggiore di quel poco che noi abbiamo paura a caricarci.<br />

Ha detto no ai privilegi, mentre gli uomini vivono di<br />

privilegi. Le caste vivono di privilegi, i politici vivono di<br />

privilegi, anche la Chiesa ama i suoi privilegi. Privilegio è<br />

anche il caminetto dolce e scoppiettante mentre fuori<br />

gli uomini hanno freddo. Sembra un’immagine pauperistica<br />

e strappalacrime ma è la realtà. Dio ha rinunciato al<br />

caminetto.<br />

E ha gustato la vita, che Egli stesso aveva creato.<br />

Ecco perché c’è tanta malinconia a Natale, e’ la malinconia<br />

del troppo, dell’uso smoderato, dell’illusione di figurare<br />

mentre nella culla c’è un Bambino di scarso appeal, che si<br />

avvia a essere un uomo sfigurato.<br />

E viene Natale così. Ma non è l’unico Natale.<br />

C’è il Natale di chi accoglie, il Natale di chi condivide, il<br />

Natale di chi sorride, il Natale di chi apre e non chiude, si<br />

apre e non si chiude. Il Natale di chi canta, il Natale di chi<br />

si sforza di non avere paura, il Natale di chi si guarda<br />

dentro, il Natale di chi perdona. Buon Natale così, ai pochi<br />

che lo comprendono e che reggono il peso del mondo.<br />

Blog e mail di don Paolo Tammi<br />

donpaolotammi.blogspot.com<br />

p.tammi@tiscali.it


“AFRICA EXPRESS”<br />

IL NATALE IN AFRICA<br />

Una delle festività più importanti e sentite dell’anno è,<br />

senza alcun dubbio, il Natale che,unitamente all’aspetto<br />

tipicamente religioso, ha sempre determinato la nascita, in<br />

tutti i continenti, di numerosi modi per festeggiarlo.<br />

Ovviamente molto dipende dalle diverse religioni e culture,<br />

oltre che dal clima, dalle usanze, dagli usi e dalle consuetudini<br />

in essere nei vari paesi. In particolare ciò avviene<br />

in Africa, continente molto grande, dove è data molta<br />

importanza alle tradizioni ed alle ricorrenze religiose e dove<br />

tutte le persone partecipano sempre con molta gioia a tali<br />

tipi di eventi. Con il passare degli anni, inoltre, queste feste<br />

hanno contribuito a sviluppare le tradizioni culinarie,<br />

visto che, uno dei momenti più sentiti, dopo quello della<br />

preghiera e del ringraziamento, è lo stare insieme con<br />

parenti ed amici.<br />

Vediamo, quindi, come si festeggia il giorno della nascita<br />

del Signore in alcuni dei più grandi ed importanti paesi<br />

africani.<br />

EGITTO: Pur essendo un paese a maggioranza musulmana,<br />

vi è una considerevole presenza cristiana, di confessione<br />

copta che, ovviamente sente molto questo giorno. Il<br />

calendario religioso in questo paese è diverso dal nostro ed<br />

il Natale viene festeggiato il 7 gennaio. Il cammino di<br />

preparazione, però, inizia fin dal 25 novembre, momento in<br />

cui, dalle tavole sono banditi sia la carne che il latte ed i<br />

suoi derivati. Tale astinenza termina la sera del 6 gennaio.<br />

Il giorno successivo, si celebra il Natale con celebrazioni<br />

religiose molto belle alle quali partecipano numerosissime<br />

persone. Negli ultimi anni, anche in ossequio ad una<br />

maggiore tolleranza religiosa delle autorità di questo paese,<br />

la TV di Stato ha più volte trasmesso in diretta la Messa di<br />

Natale celebrata nelle più importanti tra le Chiese Copte del<br />

Cairo, tra le quali spicca quella dedicata alla Vergine Maria<br />

chiamata Al Moallaqa ossia La Sospesa, perché appare<br />

sospesa su le torri romane. Molto bella è anche la Chiesa di<br />

San Sergio (Abou Sergah) e che si ritiene edificata proprio<br />

sopra la cripta in cui si dice si nascose la Sacra Famiglia<br />

durante la fuga in Egitto per sfuggire alla c.d. “strage degli<br />

innocenti” di Erode. Il piatto natalizio tradizionale è il<br />

“fatta” ricetta a base di carne, riso e pane che ripristina la<br />

possibilità di mangiare carne, dopo circa 40 giorni di<br />

astinenza. Il dolce tipico è il “kaik” fatto di pasta frolla che<br />

si mangia accompagnato da una bevanda chiamata “shortbat”.<br />

Analoghe cerimonie si celebrano anche negli altri due<br />

paesi copti africani, che sono l’Etiopia e l’Eritrea.<br />

NIGERIA: In questa nazione, la più popolosa dell’Africa con<br />

i suoi circa 130 milioni di abitanti, convivono quasi tutte le<br />

religioni del mondo e quindi si celebrano quasi tutte le feste<br />

religiose. Per Natale le famiglie si riuniscono intorno<br />

agli anziani (che abbiamo già visto sono tenuti in grande<br />

considerazione e godono di enorme rispetto) e tutti i<br />

conoscenti della famiglia, senza alcuna distinzione di culto,<br />

sono invitati a partecipare alla cena della vigilia. Per questa<br />

occasione vige la tradizione di lasciar aperta la porta<br />

dell’abitazione (sia essa una capanna, una modesta casa di<br />

mattoni o anche una più grande casa di città) per far si che<br />

chiunque si possa sentire il benvenuto. Tradizionalmente i<br />

regali consistono in cibi, cotti o crudi, o anche in abiti,<br />

specie per i bambini. Nei giorni precedenti il Natale le<br />

ragazze vanno di casa in casa, suonando tamburi, ballando<br />

e cantando canti tradizionali e ciò al fine di annunziare la<br />

festa e ottenere dei piccoli regali in danaro o altro. Dal 25<br />

in poi è la volta dei ragazzi i quali hanno i volti coperti da<br />

maschere che raffigurano vari personaggi della tradizione<br />

locale. Tutto ciò prosegue fino all’ultimo giorno dell’anno.<br />

Nella notte del 31 dicembre, i ragazzi, le ragazze, gli adulti<br />

e gli anziani si ritrovano per la strada a fare festa fino<br />

all’alba e salutare, con il nuovo giorno, anche il nuovo anno.<br />

Il Presepe è una tradizione risalente agli ultimi anni mentre<br />

l’Albero addobbato è presente nelle celebrazioni natalizie<br />

- 4-<br />

N O T I Z I E E C U R I O S I T À<br />

D A L C O N T I N E N T E N E R O<br />

a cura di Lucio Laurita Longo<br />

già dai primi tempi delle missioni e per questo scopo viene<br />

usata la palma o anche un intreccio dei suoi rami decorati.<br />

In alcuni casi c’è chi abbellisce la propria abitazione con<br />

decorazioni dipinte che durano tutto l’anno. I Cristiani la<br />

sera della vigilia, fanno seguire la Messa di mezzanotte da<br />

una lunga fiaccolata per le strade intonando canti religiosi.<br />

L’indomani si allestisce il vero e proprio pranzo di Natale, al<br />

quale partecipano tutti i parenti e gli amici.<br />

SUD AFRICA: Qui il Natale cade in piena estate, con le scuole<br />

chiuse e con le spiagge affollate di bagnanti e quindi, di<br />

solito, la gente, anche per il clima, preferisce festeggiare<br />

questa ricorrenza con la Cena di Natale, piuttosto che con il<br />

pranzo, mangiando tacchino, maialino di latte, roast beef<br />

con riso giallo ed uva passa e verdure. Il dolce tipico è<br />

il plum pudding, detto anche budino di Natale. Anche i<br />

più poveri non perdono l’occasione per fare una gita al<br />

mare e passare una giornata diversa. Ovviamente per le<br />

decorazioni natalizie si usano, principalmente, fiori e frutta<br />

fresca mentre il Presepio è quasi del tutto sconosciuto,<br />

trattandosi di nazione di cultura anglosassone.<br />

GHANA: In questo paese, situato nella costa occidentale<br />

dell’Africa, il Natale viene annunziato con la decorazione<br />

delle Chiese e delle case a partire dall’inizio dell’Avvento.<br />

Questo periodo coincide con la fine del raccolto del cacao,<br />

detto l’oro dolce, e quindi la gente ha una maggiore<br />

disponibilità economica. Il giorno di Natale i bambini e gli<br />

anziani dei vari villaggi, che rappresentano gli Angeli ed i<br />

pastori del presepe, prima di partecipare alla Messa<br />

Solenne, vanno di casa in casa cantando ed invitando<br />

la gente a seguirli. In seguito le famiglie e gli amici si<br />

riuniscono per un grande pranzo comune a base di riso e<br />

pasta di igname (una sorta di patata dolce ricca di amido)<br />

con carne e polenta cui segue ogni tipo di frutta. In alcuni<br />

luoghi la sera vengono organizzati spettacoli pirotecnici.<br />

Nelle famiglie Cristiane viene fatto l’albero che, ovviamente,<br />

non può essere né un pino né un abete ma è quasi<br />

sempre il mango, l’albero più diffuso.<br />

KENIA: Le non moltissime Chiese Cristiane del Kenya<br />

vengono addobbate con fiori coloratissimi, gli stessi<br />

che decorano i locali alberi di Natale che anche in questa<br />

nazione sono solitamente il mango o altri alberi comuni a<br />

queste latitudini. Le famiglie si riuniscono per il pranzo,<br />

mentre gruppi di ragazzini girano di casa in casa chiedendo<br />

piccoli doni e dolcetti. Il piatto tradizionale è l’arrosto di<br />

“nyama choma”, una specie di capra locale. Questo giorno<br />

è anche in Kenya un’occasione per organizzare feste<br />

danzanti al suono di tamburi e altri strumenti tipici.<br />

ZIMBABWE: Qui la festa di Natale viene chiamata<br />

“Kisimusi” ed in questa occasione gli adulti, in special modo<br />

i nonni, regalano piccoli doni ai bambini. Il momento<br />

culminante della giornata è il pranzo che vede riunite molte<br />

famiglie le quali lo preparano in maniera cumulativa già da<br />

alcuni giorni prima. Addirittura nei villaggi più piccoli è<br />

tradizione che l’intera popolazione si riunisca tutta insieme<br />

al centro del villaggio per mangiare quelle che sono le<br />

pietanze tipiche: polenta, arrosto di capra, verdure e dolci.<br />

In questo pranzo non deve mai mancare, come segno beneaugurante,<br />

del pane, la marmellata ed il thè caldo.<br />

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IL SANTO NATALE<br />

TRA MEMORIA E<br />

ATTUALITÀ<br />

Luigi Guidi<br />

Finalmente tra poco viene<br />

Natale. Ho lavorato sodo<br />

tutto l’anno, ho fatto sacrifici<br />

di ogni genere, ho combattuto<br />

contro le difficoltà<br />

della vita, non ho potuto<br />

nemmeno andare in ferie.<br />

Ma adesso è Natale, mi<br />

concederò un periodo di pazza gioia, un periodo<br />

breve magari, però non me lo leva nessuno. Tanto per<br />

cominciare mi faccio un bel viaggetto. Parigi, per<br />

esempio, che è tutta la vita che ci volevo andare e<br />

non ci sono mai riuscito, per un motivo o per l’altro.<br />

Oppure Londra, Vienna… Altrimenti vado in uno di<br />

quei posti, nemmeno tanto lontani, dove si può<br />

beatamente stare sulla spiaggia e anche abbronzarsi.<br />

Prima, però, ci sono da fare i regali. Un’occasione<br />

per spendere un sacco di soldi, anche tutta la tredicesima.<br />

Non voglio fare regali simbolici, ma costosi e a<br />

tutti.<br />

Non devo dimenticare i pranzi e le cene. Mi voglio<br />

riempire la pancia per bene, una volta all’anno si può<br />

fare, mica casca il mondo, tra le cose belle della vita<br />

ci sono anche le abbuffate. Forse però non andrà<br />

proprio così. Ieri ho incontrato un prete, che mi<br />

ha spiegato che il Natale non è una festa annuale istituita<br />

dalla Confindustria, ma è la memoria, la meditazione<br />

e la rievocazione della venuta, 2011 anni fa, del<br />

Figlio di Dio, Gesù Cristo, Salvatore dell’umanità.<br />

Già lo sapevo, a dire il vero, ma lui mi ci ha fatto<br />

riflettere sopra. Bisogna ammettere che ci sono tante<br />

sovrastrutture culturali e di costume che hanno finito<br />

per togliere dalla mente dell’uomo d’oggi il senso<br />

della sacralità del S. Natale, come evento storico e<br />

come memoria che di esso facciamo.<br />

Gesù, incarnazione del Verbo Eterno di Dio, seconda<br />

Persona della SS. Trinità, è venuto nel mondo per<br />

portare a tutti il messaggio di pace e di speranza<br />

nel perdono dei peccati (di cui ci si voglia pentire,<br />

beninteso). Ma poi questo prete è andato oltre, e mi<br />

ha spiegato che non basta capire e riflettere sul<br />

significato speciale della venuta di Gesù.<br />

C’è bisogno che Egli nasca nei nostri cuori. Ha detto<br />

che dipende in parte dalla buona volontà di ciascuno<br />

di noi ottenere questo, e che se uno desidera davvero<br />

incontrare Dio, Egli si renderà in qualche modo<br />

accessibile. Ha parlato del fatto che la liturgia è<br />

strettamente legata alla Grazia, e mi ha invitato ad<br />

andare a leggermi il Catechismo della Chiesa<br />

Cattolica (che cito omettendo i riferimenti alle note),<br />

al n° 1088: “…Cristo è sempre presente nella sua<br />

Chiesa, in modo speciale nelle azioni liturgiche.<br />

È presente nel sacrificio della Messa sia nella persona<br />

del ministro, “egli che, offertosi una volta sulla<br />

croce, offre ancora se stesso per il ministero dei<br />

sacerdoti”, sia soprattutto sotto le specie eucaristiche.<br />

È presente con la sua virtù nei sacramenti, di<br />

modo che quando uno battezza è Cristo stesso che<br />

battezza. È presente nella sua Parola, giacché è lui<br />

che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra<br />

Scrittura. È presente, infine, quando la Chiesa prega<br />

e loda, lui che ha promesso: “Dove sono due o tre<br />

riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro”<br />

(Mt 18,20). E poi anche al n° 1098: “L’assemblea<br />

deve prepararsi ad incontrare il suo Signore, essere<br />

un popolo ben disposto. Questa preparazione<br />

dei cuori è opera comune dello Spirito Santo e<br />

- 5 -<br />

dell’assemblea, in particolare dei suoi ministri. La<br />

grazia dello Spirito Santo cerca di risvegliare la fede,<br />

la conversione del cuore e l’adesione alla volontà del<br />

Padre. Queste disposizioni sono il presupposto<br />

per l’accoglienza delle altre grazie offerte nella<br />

celebrazione stessa e per i frutti di vita nuova che<br />

essa è destinata a produrre in seguito.”<br />

E ancora ai n° 1101 e 1102: “È lo Spirito Santo che<br />

dona ai lettori e agli uditori, secondo le disposizioni<br />

dei loro cuori, l’intelligenza spirituale della Parola di<br />

Dio. Attraverso le parole, le azioni e i simboli che<br />

costituiscono la trama di una celebrazione, egli mette<br />

i fedeli e i ministri in relazione viva con Cristo, Parola<br />

e Immagine del Padre, affinché possano trasfondere<br />

nella loro vita il significato di ciò che ascoltano,<br />

contemplano e compiono nella celebrazione.”<br />

“In virtù della parola salvatrice la fede… si alimenta<br />

nel cuore dei credenti, e con la fede ha inizio e cresce<br />

la comunità dei credenti”.<br />

L’annunzio della Parola di Dio non si limita ad un<br />

insegnamento: essa sollecita la risposta della fede,<br />

come adesione e impegno, in vista dell’Alleanza tra<br />

Dio e il suo popolo. È ancora lo Spirito Santo che<br />

elargisce la grazia della fede, la fortifica e la fa<br />

crescere nella comunità. L’assemblea liturgica è<br />

prima di tutto comunione nella fede.” Dio dunque si<br />

serve anche della liturgia, e in particolare di quella<br />

dell’Avvento, per concedere ai propri figli le Grazie<br />

spirituali di cui essi hanno bisogno.<br />

Non bisogna frapporre ostacoli, ma essere disponibili<br />

ad accettare tali Grazie. Allora potremo dire di<br />

aver colto il significato profondo della venuta di Gesù<br />

Cristo in mezzo a noi, e che per noi è veramente<br />

Natale, dal momento che Gesù stesso sarà nato nei<br />

nostri cuori qui e ora.<br />

SORRISI<br />

a cura di<br />

Gregorio Paparatti<br />

Un venditore di auto<br />

tenta di vendere ad un<br />

cliente un auto appartenuta<br />

ad un gangster,tutta<br />

crivellata di colpi.<br />

- È un affare eccezionale, pensi la usava una<br />

vecchina per andare alla Messa.<br />

- E tutti questi buchi nella carrozzeria?<br />

- Lei non ci crederà,ma non sa quanto sono<br />

permalosi i parroci quando si accorgono che<br />

qualcuno gli rifila dei soldi falsi.


NATALE È UNA<br />

NOTTE<br />

SILENZIOSA<br />

E SANTA<br />

Celina e Giuseppe<br />

Zingale<br />

Nel libro “Vi annuncio una grande gioia” il monaco<br />

benedettino Anselm Grün medita il messaggio biblico del<br />

Natale mettendone in risalto la dimensione dell’Incontro e<br />

degli incontri, delle relazioni che scaturiscono dalla nascita<br />

di Gesù, facendo riferimento al vangelo di Luca. In modo<br />

molto originale, l’Autore arricchisce la sua breve e scorrevole<br />

opera inserendovi profonde riflessioni a partire dai<br />

canti natalizi il cui tema centrale è l’incontro con il Bambino<br />

nella mangiatoia, incontro che, vissuto nel profondo della<br />

nostra anima, dà significato a tutta la nostra esistenza e ad<br />

ogni nostro incontro. Cantare aiuta a interiorizzare il<br />

Natale; cantando, lui dice, diventiamo più umani e ci<br />

avviciniamo sempre più al Dio fatto uomo. Anche i canti ci<br />

aiutano a lasciarci permeare dall’amore manifestato da Dio<br />

nel dono del Suo figlio, il Bambino che contempliamo e<br />

adoriamo nella mangiatoia. Il canto, ci viene ancora detto,<br />

può aiutarci non solo a celebrare il Natale , ma a riscoprire<br />

Dio presente nei nostri cuori e a vivere in modo nuovo. Tra<br />

i cinque canti natalizi di cui l’Autore offre una efficace<br />

meditazione, ci piace particolarmente uno che è tra i più<br />

noti e orecchiabili: “Stille Nacht, heilige Nacht”, Silenziosa<br />

notte, santa notte! Chi non ne sente nel cuore l’eco? Ci<br />

ha accompagnati sicuramente in ogni Natale vissuto, a<br />

qualunque latitudine perché universalmente conosciuto,<br />

ascoltato e, forse, “abusato” da pubblicità e contesti non<br />

del tutto adeguati. Non esiste canto natalizio più celebre e<br />

diffuso di questo, forse anche il più denigrato perché<br />

accusato di essere sdolcinato e non adatto alla liturgia. Ma<br />

in verità sembra essere anche il canto che vuole unire tutti,<br />

suscita e rievoca sentimenti della fanciullezza di ciascuno e<br />

a cantarlo si prova profonda tenerezza e intima partecipazione,<br />

al punto da sentire spesso profonda commozione.<br />

Anche per questo crediamo che valga davvero la pena<br />

riscoprirne il messaggio e ripercorrerne la curiosa origine<br />

riprendendo quanto ci racconta lo stesso Grün. La storia di<br />

questa melodia la conoscono in tanti, ma vale la pena<br />

riproporla brevemente per ricordarsi che spesso le cose<br />

belle nascono dalle difficoltà e dai disagi perché è lì che la<br />

mente e il cuore dell’uomo si attivano e si impegnano<br />

maggiormente in una sfida. E che bello che sia fatto a lode<br />

di Dio! Il canto è infatti scaturito da una necessità impellente.<br />

Joseph Mohr, cappellano nella piccola comunità<br />

agricola di Oberndorf, nei pressi di Salisburgo, proprio in<br />

prossimità del Natale del 1818 si accorse che il vecchio<br />

organo della chiesa si era rotto. Allora compose un inno<br />

natalizio che fece musicare all’amico Franz Gruber.<br />

La melodiosa composizione risuonò nella Messa di mezzanotte<br />

toccando i cuori di tutti. Così si diffuse molto rapidamente<br />

oltre Salisburgo, nel Tirolo e in Germania. Venne<br />

tradotto in molte lingue divenendo un vero canto di Natale,<br />

un canto popolare che parla al cuore per “quel Silenzio che<br />

permette di evocare e respirare. Solo nel silenzio Gesù può<br />

nascere nel nostro cuore, quel silenzio che è vuoto di<br />

- 6 -<br />

parole vane, di affanni inutili, di progetti finiti e limitati.<br />

L’incontro con il Bambino è avvolto di silenzio per contemplare<br />

un grande mistero e imprimere profondamente la Sua<br />

immagine, così da trasformare anche gli altri incontri.<br />

Natale sia il tempo per far tesoro di questo silenzio, solo<br />

così potremo ascoltare le lodi degli angeli intorno e come i<br />

pastori adorare! Questa la traduzione italiana riportata da<br />

Grün, rimanendo fedele al testo originario tedesco:<br />

Silenziosa notte, santa notte.<br />

Tutto dorme. Veglia soltanto la santa coppia.<br />

O bel bambino dai ricci capelli, dormi nella pace divina.<br />

Silenziosa notte, santa notte.<br />

Figlio di Dio quanto amore c’è nel sorriso delle tue labbra divine,<br />

poiché è suonata per noi l’ora della salvezza, con la tua nascita, Gesù.<br />

Silenziosa notte, santa notte.<br />

I pastori sono stati i primi a sapere la buona novella dell’angelo.<br />

” Alleluia”.<br />

E si ode risuonare vicino e lontano. Gesù, il Salvatore è tra noi.<br />

Buon Natale!<br />

IL NATALE<br />

DI PAPA GIOVANNI<br />

Cesare Catarinozzi<br />

Dopo la morte di mia madre, mi recai con mio padre<br />

a Sotto il Monte, il paese che diede i Natali a<br />

Giovanni XXIII, il “Papa buono”, che con la sua intuizione<br />

del Concilio ha profondamente rinnovato la<br />

Chiesa Cattolica. Eravamo ospiti della comunità<br />

“Emmaus“ di Padre Davide Turoldo. Ricordo che il<br />

Natale del 1958 la mia famiglia ed io lo vedemmo<br />

uscire dall’auto e fare il suo ingresso nell’ospedale<br />

pediatrico Bambin Gesù. Radio e televisioni di tutto il<br />

mondo trasmisero la notizia. Papa Giovanni visitò<br />

tutti i reparti e per ogni piccolo degente ebbe una<br />

carezza, un sorriso, una parola buona. I luoghi del<br />

dolore vedono sempre la presenza di Cristo, quel<br />

Natale vide anche la presenza del suo vicario. Con<br />

questa visita natalizia Papa Giovanni fu anche il<br />

primo pontefice ad uscire dalle Mura Vaticane e ad<br />

aprirsi al mondo (naturalmente anche i papi precedenti<br />

stendevano la mano agli uomini di buona<br />

volontà, abbiamo i loro scritti!).<br />

Il giorno dopo, Santo Stefano, Papa Giovanni si recò<br />

a far visita ai detenuti del carcere romano Regina<br />

Coeli. Dopo un’accoglienza un pò fredda e diffidente,<br />

i cuori dei detenuti si aprirono al calore del Papa<br />

buono, che si rivolse loro con toccanti parole e pregò<br />

insieme a loro.<br />

Ecco, questi due incontri costituirono forse il Natale<br />

più bello della Chiesa Cattolica; io ero troppo piccolo<br />

per comprendere ciò che stava succedendo, ma ora<br />

so di essere stato per un momento testimone, con la<br />

mia famiglia, di un evento storico.


L’IDEA DEL<br />

NATALE<br />

Paola Baroni<br />

Sebbene la festa più grande<br />

per la Chiesa sia la<br />

Resurrezione di Cristo<br />

come trionfo di Dio sulla<br />

cattiveria degli uomini e<br />

sulle tante forme di vigliaccheria<br />

dell’uomo sull’uomo,<br />

la ricorrenza del Natale<br />

sembra, e speriamo che lo<br />

sia effettivamente, una<br />

pausa di pace e di serenità<br />

per tutti.<br />

Le attività umane collettive, nella ricorrenza della nascita<br />

di Quel Bambino che riempirà di se’ il mondo, sembrano<br />

rallentare la loro corsa, fermarsi un momento, e far<br />

ritrovare il desiderio di tenerezza e tranquillità.<br />

Il mese passato, su questo giornalino, si parlava della<br />

gioventù dell’anima, di essere giovani dentro, di partecipare<br />

come giovani a una vita attiva finché si può. Allora mi<br />

viene da pensare: ma non è questo uno degli aspetti più<br />

positivi del Natale? Vivere con serenità la vita che ci è<br />

stata data facendo propri gli insegnamenti di Cristo?<br />

È questa la figura affascinante, umana e divina nello<br />

stesso tempo, che pervade i nostri animi e che ha ispirato<br />

artisti, poeti, scrittori e architetti a materializzare opere<br />

superbe e irripetibili che possiamo ammirare in tutto il<br />

mondo cristiano. Mi vengono in mente ora anche i tanti<br />

monasteri sparsi per l’Europa, baluardi di fede e di cultura.<br />

“Ora et labora” diceva la regola di san Benedetto nei primi<br />

anni del VI secolo, e ancora oggi queste piccole città<br />

fortificate sfidano il tempo e ci ricordano la gloria di Dio.<br />

Tutto ciò che è avvenuto in questi secoli è opera di questo<br />

piccolo fanciullo, figlio di una donna giovanissima illuminata<br />

da Dio stesso. Sono grandi misteri che ci inducono<br />

veramente a meditare. Mi viene spontaneo il ricordo della<br />

splendida preghiera di san Bernardo nel Paradiso di Dante:<br />

“Vergine madre, figlia del tuo Figlio,<br />

umile ed alta, più che creatura<br />

termine fisso d’eterno consiglio,<br />

Tu se’ colei che l’umana natura<br />

nobilitasti sì, che il Suo Fattore<br />

non disdegnò di farsi sua fattura.”<br />

Sono versi d’una bellezza struggente che rimangono<br />

impressi nella memoria per sempre. In questi ultimi<br />

decenni la nostra società, la nostra civiltà, ha svilito il<br />

senso della Ricorrenza, ha svilito in effetti tanti valori che<br />

solo il ricordo può far rivivere con gioia. San Francesco, il<br />

grande santo di Assisi, volle nel piccolo paese di Greccio<br />

riprodurre quella notte santa con semplicità ma che ha<br />

prodotto un effetto grandioso! Ripensiamo al Presepe che<br />

veniva allestito in tutte le case, con la partecipazione<br />

di ogni membro della famiglia; non c’erano né poveri né<br />

ricchi che non sentissero il bisogno di rappresentare<br />

in casa la venuta di Cristo con un piccolo Gesù nella<br />

capannina con Maria, Giuseppe e tanti angioletti in coro!!<br />

Ricordo l’emozione da bambina quando andavo con i miei<br />

genitori a rivedere ogni anno il Presepe di Santa Maria<br />

degli Angeli a Roma, un enorme plastico animato, pieno di<br />

luci, con riproduzioni in miniatura dei luoghi dove si<br />

svolgevano gli umili ma estremamente utili lavori di quei<br />

tempi, artigiani nelle loro fatiscenti botteghe, pastori che<br />

con le greggi si avviavano a contemplare e adorare il<br />

piccolo Re dei Re, ...e poi ruscelletti di vera acqua gorgoglianti<br />

fra il muschio verdissimo, il mulino che girava<br />

girava ...e la stella, la magica Stella Cometa che indicava a<br />

tutti la via verso la povera Capanna! Come non pensare a<br />

quanto amore si dedicava nel seguire la “novena” con<br />

i canti dolcissimi dell’Avvento! Le recite scolastiche<br />

eseguite con emozione specialmente quando ci assegnava-<br />

- 7 -<br />

no le parti più o meno importanti ...Tempi passati che non<br />

tornano più!!! Che fare ora? Una infinità di cose! Oltre che<br />

vivere queste giornate con serenità e gioia giriamo lo<br />

sguardo intorno a noi, vediamo che si vive in un mondo che<br />

ha bisogno di tutto: fraternità, certezze, comprensione ...<br />

per non parlare di ricerca affannosa di lavoro! Ma qui si<br />

sconfina in un altro campo. Tante persone purtroppo<br />

vivono male anche qui in Italia ma, vediamo anche tante<br />

associazioni di volontariato, silenziose ed efficienti, che in<br />

questi anni si sono moltiplicate e lavorano indefessamente di<br />

giorno e di notte per i profughi, gli emarginati, per chi non<br />

ha né casa né famiglia! Ed è qui che bisogna operare<br />

quando si può e come si può. Questo è il Natale dei<br />

cristiani, o no? Siamo in un periodo di crisi, è difficile<br />

ammetterlo ma è un fatto reale che coinvolge tutti noi ma,<br />

ricordiamocelo, penalizza specialmente i più deboli, (ahi, è<br />

sempre così)!!! Diamoci una mano in nome di quel piccolo<br />

Bambino che rinasce ogni anno per ricordarci i Suoi<br />

insegnamenti:<br />

Buon Natale a tutto il mondo!!!<br />

ufficio forniture<br />

di Farinelli Eugenio<br />

CARTOTECNICA & GIOCHI DIDATTICI<br />

Via R.R.Pereira 110/114<br />

00136tel/fax 06. 35491832<br />

eug.farinelli@tiscali.it<br />

FAI COME ME: TIRA CON L’ARCO!<br />

Gregorio Paparatti<br />

È dal 1985 che tiro con l’arco e ancora non sono stanco!!!<br />

Tutto è cominciato nell’estate del ‘85;stavo in vacanza con<br />

la mia famiglia al Camping di Cortina, e tornando da una<br />

passeggiata vedo in un prato vicino al fiume Boite dei<br />

bersagli colorati con delle persone che tiravano con l’arco.<br />

Da appassionato di battaglie storiche mi vennero subito in<br />

mente quelle di Hastings e di Azincourt dove gli arcieri<br />

ebbero un ruolo determinante. Per farla breve ho iniziato<br />

a tirare presso la “Compagnia Arcieri Istrice” che si<br />

trovava in via Battistini. L’emozione della mia prima gara.<br />

Era in una palestra e si tirava a 18 metri.<br />

Che sono 18 metri? Una distanza enorme se si pensa che il<br />

centro (10 punti) è un cerchietto di… 4 centimetri: non<br />

arrivai ultimo! Con il bel tempo ci sono le gare all’aperto<br />

dove si tirano 36 frecce su ogni distanza di 90 metri, 70<br />

metri, 50 metri e 30 metri. Pensate, a 90 metri il fatidico<br />

centro è di 12,2 centimetri. Alla prima gara all’aperto non<br />

ero emozionato, ma terrorizzato tenuto conto che insieme<br />

a me tirava uno arciere che faceva parte della nazionale.<br />

Appena iniziata la gara mentre stavo per tirare la prima<br />

freccia mi sono detto: “A Grego’ nun fa’ una figura di…<br />

pensa che stai tirando con un nazionale.”<br />

Udite, udite arrivai secondo nella mia categoria (per i<br />

maligni:non eravamo in due ma in dodici). Da allora non ho<br />

più smesso. Ho partecipato a tante altre gare e ,per la gioia<br />

di mia moglie che le deve spolverare, ho collezionato una<br />

cinquantina tra coppe e trofei. Sono stato pure Consigliere<br />

di Presidenza della FITARCO e come accompagnatore della<br />

nazionale sono stato in: Francia, Russia, Turchia, Belgio e<br />

Rep.ca Ceca. Ora faccio parte del Consiglio Direttivo della<br />

“ASD Arcieri Torrevecchia” che ha il campo di tiro in via<br />

Eugenio di Mattei vicino l’Ospedale S. Filippo e coordino in<br />

qualità di Istruttore il settore istruzione. Tutti possono<br />

praticare questo sport, non ci sono limiti, finchè uno può<br />

tirare un arco: io ho 75 anni. Per iniziare bisogna fare un<br />

corso (il costo è di 80 euro) dove vengono spiegate le<br />

impostazioni di base ed i primi rudimenti del tiro; il corso<br />

dura 8 ore scaglionate in quattro lezioni che vengono fatte<br />

il sabato e la domenica dalle 10,30 alle 12,30.<br />

Per maggiori delucidazioni il telefono della società è<br />

3292061955 (rispondo io). Terminato il corso - per chi<br />

vuole continuare - inizia la grande avventura!!!!!!!!


NATALI DI IERI<br />

E DI OGGI<br />

Alfredo Palieri<br />

Gli auguri di Natale<br />

fatti per sms? Eh, no!<br />

Anche se sarebbero<br />

sempre meglio degli<br />

scipiti biglietti p.a.(per<br />

auguri) e delle risposte<br />

p.r. (per ringraziamento).<br />

E poi meno male<br />

che quest’anno c’è il<br />

ponte dell’Immacolata,<br />

così possiamo fare il<br />

viaggetto nelle capitali europee, mentre invece il Natale<br />

cade proprio di Domenica. Beh, qualcuno penserà che si<br />

va a Messa una sola volta (per Natale e per Domenica) e<br />

non due volte! Ma per offerta, allora, invece di 5 euro,<br />

diamone 10, così aiutiamo qualche poveretto di più. E i<br />

regali? Quasi quasi riciclo qualcosa dell’anno scorso! E a<br />

pranzo in quei giorni di festa dove andiamo? Che bello il<br />

classico cenone del 24 sera di una volta! Ogni invece la<br />

gente ordina prelibatezze, poi le lascia tutte nel piatto.<br />

Che spreco. E c’è chi soffre la fame, magari dall’altra<br />

parte del mondo.<br />

Ma andiamo indietro negli anni. Un brillante avvocato<br />

della Napoli del ‘600 una volta perse una causa ed entrò<br />

in crisi. Rifletti che ti rifletti, si fece prete e divenne poi<br />

il famoso S.Alfonso de’ Liguori. Assisteva amorevolmente<br />

i carcerati e fu lui a comporre la famosissima “Tu scendi<br />

dalle stelle” che noi cantavamo da bambini portando<br />

il bambinello in processione in giro per casa per poi<br />

collocarlo nel presepe fatto dalla mamma. E c’era pure il<br />

concorso tra tutti i presepi del quartiere! L’ultimo che<br />

ricordo fu vinto dalla famiglia Ferrari, nostri vicini, con i<br />

getti d’acqua ben nascosti tra le rocce di cartapesta.<br />

Un mio caro amico ha realizzato anni fa un bellissimo presepe<br />

permanente che aggiorna di continuo con il materiale<br />

acquistato a Napoli, a s.Gregorio Armeno. Durante gli<br />

anni della guerra i Natali erano molto più tristi. Nel ’43<br />

c’erano l’occupazione tedesca e tanta fame. Eppure la<br />

nostra tata Rina riuscì (miracolo di Natale!) a farci un<br />

piatto di pasta per il 25 dicembre. Roba da ricchi!<br />

Eravamo nascosti dalle suore, dove giunsero gli sfollati<br />

fuggiti dai bombardamenti a Terracina. La zia Lina<br />

preparò e fece poi fare la comunione al quindicenne Toni<br />

e riuscì, non so come, a fargli anche trovare una bella<br />

tazza di cioccolata calda. Tutto era improntato alla sana<br />

semplicità. I rari regali di Gesù bambino erano attesi,<br />

desiderati, gustati in pieno. Al confronto con gli sprechi<br />

di oggi. E poi c’era un profondo senso religioso, con la<br />

novena di Natale. Un’ultima riflessione per evidenziare il<br />

contrasto tra consumismo e lo spirito di carità. Nel<br />

novembre dell’80 noi ingegneri della Motorizzazione<br />

civile eravamo a Colonia per omologare i veicoli Ford<br />

destinati al mercato italiano. La città di Colonia, una delle<br />

più grandi della Germania,manifestava la sua avvenuta<br />

resurrezione dalle distruzioni belliche con uno splendore<br />

di luci e addobbi pre-natalizi e tante ricchezze ostentate<br />

nei negozi dove i tedeschi entravano baldanzosi facendo<br />

costosi acquisti, sotto gli sguardi un po’ meravigliati e<br />

perplessi di noi italiani e degli altri stranieri. Ma guarda,<br />

e questi avevano perso la guerra? Era il trionfo del<br />

consumismo a cui noi non eravamo ancora abituati. Ma a<br />

breve distanza, lungo il fiume Reno, c’erano ancora<br />

truppe dell’occupazione americana. Ebbene le varie<br />

famiglie tedesche della Renania facevano a gara nelle<br />

festività di fine dicembre ad ospitare i soldati americani,<br />

alleviando il loro senso di malinconia per la lontananza<br />

dalla famiglia. E quei ragazzi potevano pensare: “Si, è<br />

vero. Ero straniero e mi avete accolto”. Ecco un esempio<br />

di consumismo sconfitto dallo spirito di carità.<br />

- 8 -<br />

IL TORMENTONE<br />

DELL’ULTIMO TRIMESTRE<br />

Giancarlo Bianconi<br />

Settembre: è tempo di migrare diceva D’Annunzio.<br />

Settembre: si ricomincia, dico io. Ecco che, appena<br />

terminata la bella stagione estiva delle vacanze,<br />

con i piacevoli lunghi bagni al mare, le serene<br />

passeggiate nei boschi, le ardite ma avvincenti<br />

arrampicate sui monti, le rilassate serate trascorse<br />

con gli amici magari intorno ad un tavolo con una<br />

bella pizza sopra, ecco - dicevo - che all’istante ci<br />

ritroviamo nuovamente avviluppati dalle spire della<br />

consueta vita quotidiana; il solito tran-tran insomma<br />

per dirla in parole povere, con i suoi mille problemi,<br />

noie, seccature e via discorrendo elargiti con particolare<br />

dovizia, senza alcun risparmio. E, come se non<br />

bastasse, ecco che, non ancora proprio completamente<br />

alle spalle l’afa estiva, e ancora con nel cuore<br />

la nostalgia di questo breve periodo di spensieratezza<br />

occupato solo dai più svariati e divertenti svaghi, che<br />

subito si pone, anzi, si ripropone prepotentemente il<br />

problema di ogni anno: lo specifico tormentone<br />

dell’ultimo trimestre come lo definisco io. Quale?<br />

“E a Natale? Che si fa a Natale, andiamo noi da loro<br />

o loro vengono da noi? Bisogna saperlo, e saperlo<br />

in tempo soprattutto”, “Quanti saremo? Eh! è<br />

importante conoscere il numero di quanti saremo, lo<br />

capisci o no!” “Cosa prepariamo o cosa portiamo?”<br />

“E poi i regali! Quando li facciamo i regali? Guarda<br />

che Natale eccolo eh! è proprio qui, dietro l’angolo:<br />

vai a letto stasera e domani mattina è già Natale.<br />

Anzi sai che ti dico? Io comincio a pensarci subito ai<br />

regali, adesso..., sì proprio adesso che così mi tolgo<br />

il pensiero e mi evito di fare le corse affannose<br />

proprie degli ultimi giorni”. Ma le corse proprie degli<br />

ultimi giorni non vengono affatto evitate: si fanno<br />

comunque. In questo periodo mi capita abbastanza<br />

di frequente udire discorsi del genere: alle fermate<br />

dei mezzi pubblici, al bar, al supermercato, al cinema<br />

durante l’intervallo del film... un po’ dappertutto<br />

insomma. E se, sotto un certo aspetto è rallegrante<br />

l’agitazione che esplode, per così dire, in conseguenza<br />

di questo tormentone, dall’altro però è motivo di<br />

perplessità.<br />

E sì: perché tutti questi discorsi mostrano chiaramente<br />

che la festività del Natale viene comunemente<br />

vissuta ormai unicamente come tradizionale e<br />

scontata, anche se gioiosa, occasione di mero<br />

divertimento.<br />

E tutto ciò spiega la ragione non solo dell’affannosa<br />

agitazione suscitata dal solo aspetto ludico o sociale<br />

della festività, ma anche dello scarso tempo che,<br />

quanto meno in rapporto, viene dedicato alla<br />

riflessione su quello che è - o dovrebbe essere in<br />

assoluto - l’aspetto prioritario del Natale: il suo<br />

significato religioso cioè.<br />

Non andrebbe dimenticato, infatti, che Nostro<br />

Signore non è disceso sulla terra con il fine di<br />

costituire occasione di divertimento per l’umanità,<br />

bensì con quello della sua Redenzione. Del resto la<br />

spirituale nascita di Gesù nelle anime è il tema<br />

suggerito dalla devozione e dalla pietà cristiana che,<br />

annualmente, invita tutti a meditare sul mistero della<br />

nostra salvezza in Cristo Signore.<br />

Quanti - mi domando io - raccolgono o raccoglieranno<br />

questo invito?<br />

BUON NATALE A TUTTI!


TE PIACE,<br />

O PRESEBBIO?<br />

Marco Di Tillo<br />

Tra tutti gli italiani del passato<br />

ricordati nel periodo natalizio,<br />

Eduardo de Filippo è forse il<br />

più famoso. Il tutto per quella<br />

sua celebre commedia dal titolo<br />

“Natale in casa Cupiello”.<br />

Me la ricordo bene perché,<br />

quando era piccolo, andavo a vederla insieme ai miei<br />

genitori al teatro Quirino. Per quelle speciali occasioni<br />

papà non lesinava sui posti e prenotava sempre delle<br />

splendide poltrone nelle prime file. Da quella posizione<br />

privilegiata potevamo goderci bene lo spettacolo e,<br />

soprattutto, quelle espressioni di Eduardo, la sua<br />

mimica, i suoi gesti. Gli bastava una semplice alzata del<br />

sopracciglio per scatenare le risate del pubblico, per<br />

creare interesse, curiosità. Era davvero un grande<br />

artista Eduardo e quella sua commedia in particolare,<br />

ambientata nella casa di una povera famiglia napoletana<br />

durante il periodo di Natale, descriveva tutto il mondo di<br />

un uomo semplice e ingenuo, vissuto nell’illusione di<br />

aver creato una famiglia felice e che si ritrovava alla fine<br />

della commedia a letto in preda a difficoltà motorie e<br />

verbali ormai gravi. Luca Cupiello, ormai definitivamente<br />

ripiegato nelle sue allucinazioni, si avviava così a<br />

morire, nell’illusione che il mondo fosse come lui lo aveva<br />

sempre creduto. Il figlio Tommasino, alla domanda che<br />

suo padre gli rivolge per tutta la commedia e, ancora<br />

un’ultima volta, in punto di morte, “Te piace ‘o<br />

presebbio?”, alla quale egli per anni aveva risposto di<br />

no con stizzita protervia, finalmente si “scioglie” e tra le<br />

lacrime gli sussurra un laconico “sì, papà, me piace<br />

o presebbio!”. Quello di Eduardo era però un Natale<br />

laico, ancorato alle piccole cose materiali della vita, ai<br />

problemi “terra terra” di una famiglia come ce ne sono<br />

tante: i soldi che mancano, i problemi di salute, i<br />

tradimenti coniugali. Nessuno sguardo verso il cielo,<br />

nessuna attesa di una vita futura, oltre la morte.<br />

Nessuna concessione alla Fede. Anche quel suo piccolo<br />

presepe, costruito ogni anno con amore e pazienza,<br />

non rappresenta altro che l’azione dell’uomo, umile e<br />

modesta, ma non ispirata al dono verso il Salvatore,<br />

bensì al dono verso una festa nazionale, una festa<br />

pagana. Peccato, Eduardo, peccato davvero. Perché sei<br />

stato quasi un grande uomo, non solo di teatro. Però un<br />

grande uomo completo deve abbassare la testa, deve<br />

essere umile, deve concedere qualcos’altro alla vita che<br />

non sia il semplice pane, le semplici azioni quotidiane.<br />

Insomma, Edua’, un grande uomo deve arrivare a Dio,<br />

non con la mente, ma con il cuore. Chissà se tu abbia<br />

sempre finto di essere ateo ma ,dentro di te, nel più<br />

profondo dell’anima, non ti sia riservato per l’ultimo<br />

giorno una sorpresa finale, come quelle tue entrate ad<br />

effetto sulla scena che facevano tanto ridere il pubblico!<br />

- 9 -<br />

UN NATALE CON<br />

POCO CARATTERE<br />

Giulia Bondolfi<br />

Ho sei anni: sono nella casa di campagna<br />

con mio fratello, i genitori e i nonni.<br />

Facciamo l’albero il presepe. La tavola è<br />

imbandita, il camino è acceso. Sono<br />

felice, non mi manca niente. La mia è una<br />

tipica famiglia italiana. Aspetto come<br />

tutti i bambini la notte del ventiquattro<br />

per risvegliarmi e trovare i regali sotto l’albero. Ma il sapore<br />

del Natale cristiano è lontano da me: a casa mia non si parla<br />

della nascita di Cristo, di questo bambino fragilissimo che è<br />

venuto nel mondo come l’ultimo degli ultimi per salvarci.<br />

Anno dopo anno fino a circa i miei trent’anni i Natali si sono<br />

succeduti nella mia vita tutti uguali. Grandi mangiate, visite<br />

dei parenti, giochi a carte, tanti regali, fino ad arrivare al<br />

Capodanno, la festa per eccellenza dei bagordi.<br />

Il cambiamento è arrivato piano piano. Dall’anno in cui<br />

ho fatto la cresima ho incominciato a ragionare sul senso<br />

dell’anno liturgico più in generale, partendo chiaramente dal<br />

Natale. La notte della vigilia che per me con una famiglia laica<br />

aveva un significato veramente relativo, oggi ha un sapore<br />

tutto particolare. Anche dopo la sfacchinata della cena cerco<br />

di non perdermi la messa di mezzanotte. Chi va a mezzanotte<br />

è “un pubblico” diverso: famiglie, bambini, anziani tutti molto<br />

attenti. Alla messa di mezzanotte non servono bei vestiti<br />

e pellicce. Se si arriva a quell’ora è perché ci si crede veramente,<br />

non è per far vedere ai genitori e ai parenti che si va<br />

a messa. Ecco perché ogni anno sempre di più vedendo le<br />

vetrine luccicanti e la gente che si affolla per comprare i<br />

regali mi viene una grande tristezza. Questo non è più il mio<br />

Natale, il Natale dei vestiti eleganti, degli incontri e scontri<br />

con i parenti, delle grandi mangiate. Il mio Natale vorrei che<br />

fosse un Natale che accoglie, che non discrimina, che quello<br />

che c’è si mangia anche se non è buonissimo. E sempre di più<br />

mi verrebbe da scappare quando arrivano le feste da questa<br />

Roma così intasata di traffico dove per andare da una parte<br />

all’altra ci si mette ore perché tutti sono presi dalla frenesia<br />

delle compere. Ma non ci si salva neanche in montagna perché<br />

anche lì tutti sono in fila per andare a sciare presi da una<br />

grande voglia di fare sport e di apparire. Né andrebbe meglio<br />

scappando in qualche paese esotico sotto le palme, lì il senso<br />

del Natale si sintetizza con “tornare in Italia più abbronzati<br />

possibile”. Oggi il mio Natale mi piacerebbe passarlo in<br />

preghiera magari facendo la cena e il pranzo con chi capita<br />

come forse facevano i primi cristiani, dividendo quel poco<br />

o tanto che avevano da mangiare. Sarà che almeno io ho<br />

passato tanti Natali così privi di significato che negli anni che<br />

mi restano da vivere mi piacerebbe sorridere, aprirmi con il<br />

cuore senza riserve a parenti, amici e sconosciuti.<br />

Ma chissà quanti Natali mi toccherà passare senza realizzare<br />

il sogno di Cristo in terra! Ogni anno cerco di fare un passettino<br />

in più per avvicinarmi a questo neonato inerme che ha donato<br />

la sua vita per noi ma è veramente dura.<br />

Il richiamo dei regali, delle luci, delle abbuffate, della discordia,<br />

della chiusura è veramente duro a morire dentro di me. E’<br />

più facile seguire la mischia ciò che la nostra società occidentale,<br />

il nostro ceto sociale ha deciso che è giusto per noi.<br />

E così mi ritrovo mio malgrado a non pensare abbastanza<br />

a chi non ha nulla, ai malati, agli anziani vicini e lontani,<br />

alle persone sole, non ultime le colf che servono le nostre<br />

abbondanti cene di Natale e magari hanno lasciato tutta<br />

la famiglia a casa. Purtroppo per avvicinarsi a Gesù Cristo<br />

bisogna avere carattere e io non ne ho poi così tanto ancora.<br />

Me lo sto costruendo piano piano sempre se Dio mi concederà la<br />

grazia di avvicinarmi il più possibile a lui.


PREGHIERE DI<br />

NATALE<br />

È Natale, Signore.<br />

O è già subito Pasqua?<br />

Il legno del presepio è duro,<br />

come il legno della croce.<br />

Il freddo ti punge<br />

quasi corona di spine.<br />

L’odio dei potenti ti spia e ti teme.<br />

Fuga affannosa nella notte.<br />

Sangue innocente di coetanei,<br />

presagio del tuo sangue.<br />

Lamento di madri desolate,<br />

eco del pianto di tua Madre.<br />

Quanti segni di morte, Signore,<br />

in questa tua nascita.<br />

Comincia così il tuo cammino tra noi,<br />

la tua ostinata decisione<br />

di essere Dio, non di sembrarlo.<br />

Le pietre non diverranno pane.<br />

Non ti lancerai dalla dorata cima del tempio.<br />

Non conquisterai i regni dell’uomo.<br />

Costruirai la tua vita di ogni giorno<br />

raccogliendo con cura meticolosa,<br />

con paziente amore,<br />

tutto quello che noi scartiamo:<br />

gli stracci della nostra povertà,<br />

le piaghe del nostro dolore,<br />

i pesi che non sappiamo portare;<br />

le infamie che non vogliamo riconoscere.<br />

Grazie, Signore, per questa ostinazione,<br />

per questo sparire,<br />

per questo ritrarti,<br />

che schiude un libero spazio<br />

per la mia libera decisione di amarti.<br />

Dio che ti nascondi,<br />

Dio che non sembri Dio,<br />

Dio degli stracci e delle piaghe,<br />

Dio dei pesi e delle infamie,<br />

io ti amo.<br />

Non so come dirtelo,<br />

ho paura di dirtelo,<br />

perchè talvolta mi spavento<br />

e ritiro la parola;<br />

eppure sento che devo dirtelo:<br />

io ti amo.<br />

In questa possibilità di amarti,<br />

che la tua povertà mi schiude,<br />

divento veramente uomo.<br />

Amo gli stracci, le piaghe, i pesi<br />

di ogni fratello.<br />

Piango le infamie di tutto il mondo.<br />

Scopro di essere uomo,<br />

non di sembrarlo.<br />

Il tuo Natale è il mio natale.<br />

Nella gioia di questo nascere,<br />

nello stupore di poterti amare,<br />

nel dono immenso di vivere insieme,<br />

io accetto, io voglio, io chiedo<br />

che anche per me, Signore,<br />

sia subito Pasqua.<br />

(Preghiera di don Luigi Serenthà)<br />

Preghiera di Natale e<br />

dell’Avvento a<br />

Bambin Gesù<br />

Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!<br />

accarezza il malato e l’anziano!<br />

Spingi gli uomini a deporre le armi<br />

e a stringersi in un<br />

universale abbraccio di pace!<br />

Invita i popoli, misericordioso Gesù,<br />

ad abbattere i muri creati<br />

dalla miseria e dalla disoccupazione,<br />

dall’ignoranza e dall’indifferenza,<br />

dalla discriminazione e dall’intolleranza.<br />

Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme,<br />

che ci salvi liberandoci dal peccato.<br />

Sei Tu il vero e unico Salvatore,<br />

che l’umanità spesso cerca a tentoni.<br />

Dio della Pace, dono di pace all’intera umanità,<br />

vieni a vivere nel cuore di ogni uomo<br />

e di ogni famiglia.<br />

Sii Tu la nostra pace e la nostra gioia!<br />

Amen.<br />

(Preghiera di Giovanni Paolo II)<br />

Preghiera di Natale<br />

Verbo Incarnato, che nuovamente<br />

condividi con noi il tuo Natale<br />

insegnaci a condividere con gli altri<br />

i nostri progetti di pace e solidarietà.<br />

Tu che nella Grotta di Betlemme<br />

hai proposto agli uomini di ogni tempo<br />

un itinerario di amore e riconciliazione<br />

illumina l’umanità di oggi a ritrovare<br />

la strada che porta ad incontrare l’altro<br />

nel dialogo, nell’amore e nel rispetto profondo.<br />

Piccolo grande Dio, che nell’umiltà più sentita<br />

hai indicato in Te la via maestra che porta<br />

alla verità<br />

aiutaci ad eliminare da questa terra<br />

l’orgoglio,<br />

la falsità e la menzogna, cause dirette<br />

del male del mondo moderno.<br />

Tu che leggi nel profondo di ogni cuore<br />

trasforma i nostri personali risentimenti<br />

in atteggiamenti e comportamenti fraterni,<br />

gli unici che danno gioia vera e<br />

trasformano il Natale in festa vera.<br />

Messia atteso da secoli<br />

e giunto nella pienezza dei tempi<br />

guida l’umanità del terzo millennio<br />

verso mete di giustizia più certe<br />

per ogni uomo di questa Terra.<br />

Tu che tutto sai e puoi<br />

conosci le attese di ciascuno di noi<br />

anche per questo annuale anniversario della<br />

tua venuta tra noi<br />

- 10 -<br />

fa nascere nel cuore di tutti gli uomini della terra<br />

un solo raggio della tua infinita carità<br />

e della tua bontà illimitata.<br />

Non permettere, Gesù, Figlio dell’Uomo,<br />

che nessun bambino, giovane, adulto ed<br />

anziano<br />

del Pianeta Terra continui a soffrire a causa<br />

della cattiveria che si annida nel cuore di<br />

tanta gente.<br />

Fa di tanti cuori segnati dall’odio e dalla<br />

morte<br />

cuori capaci di amare e di perdonare<br />

come tu hai perdonato alla Maddalena,<br />

ai tuoi crocifissori ed al buon ladrone<br />

morto in croce accanto a Te sul<br />

Golgota.Dalla capanna di Betlemme<br />

anche quest’anno si irradi in tutto il mondo<br />

la luce del tuo Natale, che è sempre<br />

motivo di speranza e di pace per l’intera<br />

umanità.<br />

(Preghiera di Natale e avvento -<br />

Padre Antonio Rungi)<br />

Tu sei la<br />

nostra stella<br />

Preghiera di Natale e dell’Avvento<br />

Le stelle che brillano<br />

e le forze in movimento:<br />

tutto sparisce e perde il suo splendore<br />

davanti allo splendore della tua luce<br />

e alla potenza della tua grandezza.<br />

Tu solo sei visibile, tu manifesti<br />

l’immagine del Padre onnipotente,<br />

e così ci fai conoscere<br />

la grandezza del Padre e del Figlio.<br />

Come il Padre potente, nelle sfere celesti,<br />

così tu, suo Figlio,<br />

sei nel nostro universo<br />

il primo, il corifeo,<br />

e il Signore di ogni potenza;<br />

tu sei la seconda grandezza<br />

che proviene da quella del Padre,<br />

fin dalle origini,<br />

tu sei il fondamento di tutta la terra.<br />

Tu sei il nostro modello,<br />

il nostro ordinatore,<br />

tu sei la nostra strada e la porta che guida<br />

alla luce.<br />

Tu sei l’immagine della giustizia.<br />

Tu sei sempre la nostra stella e la nostra<br />

luce.<br />

Ti rendiamo grazie, lodi e benedizioni.<br />

Davanti a te pieghiamo le ginocchia con<br />

fiducia.<br />

Ti chiediamo tutto ciò che è retto.<br />

Concedici di essere fermamente stabili nella<br />

fede;<br />

di avere salute del corpo per poterti lodare.<br />

Così ti canteremo senza posa<br />

e in ogni circostanza;<br />

e ti loderemo<br />

perché da ogni parte tu sei celebrato,<br />

tu l’immortale, l’instancabile, l’eterno.<br />

(Preghiera a Cristo primogenito, in A. Hamman,<br />

Preghiere dei primi cristiani, Vita e Pensiero,<br />

Milano 1954, 103)


NATALE: ALBERI,<br />

PRESEPI E FAMIGLIE<br />

Maria Rossi<br />

A casa non avevamo l’abitudine di andare a Messa a<br />

mezzanotte la notte di Natale. Eravamo in cinque, nate<br />

una dopo l’altra; papà (da cui del resto in due almeno<br />

abbiamo ereditato il poco sonno, la capacità di crollare<br />

sbadigliando massimo alle 23 e di essere sveglie e<br />

pimpanti all’alba) all’ora fatidica – appunto - sbadigliava;<br />

mamma ne aveva già fatte centomila e preferiva<br />

mettersi a leggere qualcosa al caldo…<br />

A Natale da noi non arrivavano del resto neanche i regali. Siamo rimaste una delle<br />

poche famiglie “romane” rigorosamente fedeli alla Befana. La simpatica vecchietta<br />

che scendeva con la scopa dai comignoli di Roma con il sacco pieno di regali.<br />

L’unico aspetta negativo della nostra Befana era quello di arrivare l’ultimo giorno di<br />

vacanza… poi si tornava a scuola! E la cinquantesima bambola di mia sorella o il mio<br />

centesimo libro dovevano lasciare il posto ai quaderni. E, come non bastasse, i nostri<br />

compagni nella vecchia S. Maria degli Angeli (quando ancora c’erano le Suore e<br />

pochissime laiche ad insegnare) ci prendevano anche in giro (da romane “importate”)<br />

sul nostro attaccamento befanino e sul poco vantaggio di ricevere i regali<br />

in extremis… Natale era quindi semplicemente Natale.<br />

La Messa al mattino, il pranzo con i cugini da parte materna, almeno finché non<br />

siamo tutti cresciuti e sono aumentati gli impegni, mentre il pomeriggio della Befana<br />

era appannaggio della nonna e degli zii (e zie) paterni che venivano a trovarci e a<br />

vedere cosa ci aveva portato la simpatica vecchietta. Anche nonna era una vecchina<br />

piccola e deliziosa e, con i suoi 85 anni, aveva battuto in longevità i nonni materni<br />

ben più giovani e suo marito morto di polmonite poco prima che io nascessi… Oggi è<br />

difficile morire di polmonite a Roma, ma sono passati tanti anni. Anche i cugini<br />

appartenevano a due mondi diversi: quelli paterni erano (così ci sembrava allora)<br />

tanto più grandi e quelli materni tanto più piccoli. Del resto mamma era la più<br />

grande nella sua famiglia e papà il piccolo di tanti fratelli<br />

Il nostro Natale perciò era una festa molto familiare e raccolta: niente regali, la<br />

Messa al mattino e, poi, zii e cugini e il viavai in casa e i tanti ragazzi e ragazzini del<br />

palazzo con i quali siamo cresciuti. Negli anni successivi le cose sono cambiate.<br />

Frequentando altri gruppi, anche in parrocchia, la Messa di mezzanotte è diventata<br />

per qualcuna di noi un’abitudine, per altre un bell’incontro e un modo di ritrovarsi.<br />

Poi sono venuti i matrimoni, i viaggi, le diverse realtà.<br />

Un Natale bellissimo e magico lo passai a Washington DC da una delle mie sorelle,<br />

l’ultimo l’ho fatto a Nairobi (Kenia) l’anno scorso, accolta con un mazzo di rose dalle<br />

Suore della Missione di Ongata insieme ad altri volontari, molti dei quali erano<br />

ragazzi universitari coetanei di mia nipote. Eppure, in qualunque modo lo si viva,<br />

Natale è Natale; mi vengono in mente le letterine che le maestre ci facevano<br />

scrivere ai genitori, letterine piene di buoni propositi: non dirò bugie, non litigherò<br />

con le sorelle, voglio essere buona… Tutti ci sentivamo più buoni. E c’era l’albero<br />

– vero – da allestire, albero che da noi comprava papà e decorava mamma; dozzine<br />

sono stati gli alberi piantati negli anni nel giardino di Roma o nel grandissimo<br />

giardino di Collalto: altissimi abeti che oggi hanno 40 o 50 anni. E c’era il presepio.<br />

Ogni anno più grande, più ricco di statuine, il presepio che occupava un intero tavolo in<br />

ingresso o in soggiorno: con le montagne, la grotta, il cielo stellato, con ruscelli,<br />

pozzi e animali. Pensandoci oggi, un presepio molto più reatino nei paesaggi e nei<br />

costumi che di Betlemme: un presepio francescano. E quante volte mamma ha perso<br />

la pazienza per le litigate che quattro figlie, diciamo “volitive” (la piccola era ancora<br />

troppo piccola), facevano per sistemare i pastori… con spirito ben poco natalizio!<br />

Ecco, il mio Natale è stato negli anni una realtà molto familiare, nel senso di una<br />

grande e numerosa famiglia, in anni in cui in Italia, a Roma, alla Balduina le culle non<br />

erano certamente vuote, anzi molto molto piene. Perché poi bisognava andare a<br />

vedere anche i presepi dei tanti amici o i presepi in giro per Roma con “zio”<br />

Francesco (da piccoli è difficile dare l’età agli adulti: ci sembrava grande ma avrà<br />

avuto al massimo 40 anni) che ci caricava sul suo Maggiolino nel pomeriggio,<br />

lasciando le mamme a sistemare le cucine. E adesso? Adesso i nipoti sono tutti<br />

grandissimi, qualcuno vive e lavora all’estero ma il presepio e l’albero che ognuna di<br />

noi continua a fare, la cena della Vigilia tutti insieme, la Messa a mezzanotte o al<br />

mattino, il pranzo con le nuove famiglie, sono rimasti nella tradizione di casa, come<br />

il ritrovarci tutti insieme nel pomeriggio.<br />

Quando papà compì ottanta anni venne a cena da noi don Antonino, che già stava<br />

male e che sarebbe morto pochi mesi dopo, e ancora una volta gli disse che<br />

eravamo una “bella famiglia”. Ora papà, come don Antonino e come tanti altri,<br />

non c’è più, mamma è cambiata e sono cambiate moltissime cose, eppure i ricordi<br />

belli di allora restano nel cuore. “Natale non parrà natale senza qualche regalo<br />

– borbottò Jo, sdraiata sul tappetino davanti al fuoco…”<br />

Chi di noi non ricorda il celebre inizio di “Piccole donne” di L. Alcott? Eppure, come<br />

per le piccole donne del romanzo che, dimenticati i regali (il padre era al fronte),<br />

portavano la cena alla povera famiglia dei vicini, con un pizzico di retorica (che, a<br />

volte, non guasta) penso che molto più dei tanti, bellissimi e costosi regali, quello<br />

che a distanza di anni resta, quello che anche da adulti conserviamo nel cuore – con<br />

un po’ di melanconia e tanta tenerezza – sono i ricordi.<br />

E, lasciatemelo dire, oggi considero veramente una fortuna essere nata e cresciuta<br />

in una famiglia unita e serena! Regaliamo allora a figli e nipoti la bellezza di questi<br />

ricordi e il sorriso del Bambino dal presepe. E, Buon Natale!<br />

- 11 -<br />

ANNOTAZIONI<br />

SUL NATALE<br />

Cesare Catarinozzi<br />

Io Babbo Natale l’ho conosciuto di persona, ve<br />

l’assicuro. Ero bambino ed ero a letto con<br />

l’influenza, con i miei genitori accanto.<br />

D’un tratto giunse la notizia: “Babbo Natale è sotto<br />

casa nostra, con la sua slitta. Mi ha chiesto di<br />

sorvegliarla, mentre lui viene su”, disse il mio<br />

babbo ed uscì. Dopo un po’ comparve Babbo<br />

Natale, con il suo classico abito rosso e la lunga<br />

barba bianca. Mi recò i doni che avevo chiesto.<br />

Prima di andarsene mi chiese un bacetto e, nel<br />

darglielo, avvertii qualcosa di conosciuto in quella<br />

guancia. Accomiatatosi Babbo Natale ricomparve<br />

mio padre, che si interessò molto al calcio<br />

magnetico (Lazio-Milan), alle costruzioni, alla<br />

tavoletta magnetica. Seppi dopo che l’abito rosso di<br />

Babbo Natale aveva a che fare con la stoffa di<br />

quello di una ballerina, vecchia fiamma di papà.<br />

Il teatrino con i burattini me lo avrebbe portato la<br />

Befana. Nella camera accanto c’era un gigantesco<br />

presepe, che ogni anno mio padre e Tonino (un<br />

amico di famiglia) costruivano in modo meraviglioso.<br />

Ricordo che una volta, per andare a prendere il<br />

muschio fresco, papà e Tonino mi chiusero per<br />

sicurezza dentro la macchina (una vecchia topolino)<br />

e prima che tornassero… ce ne volle. C’era<br />

anche un bell’albero di Natale, ma devo dire che<br />

all’albero di tradizioni nordiche (dove c’è tutto un<br />

altro amore per la natura) ho sempre preferito il<br />

presepe, che ci racconta la nascita di Gesù. Oggi a<br />

casa mia non c’è più un gigantesco presepe, ma<br />

una capannina illuminata, ricordo di mia mamma,<br />

morta trent’anni fa’. Dicono che il presepe l’abbia<br />

inventato il poverello di Assisi ed io, che sono<br />

francescano laico (ho professato i voti quindici anni<br />

fa’) ne sono orgoglioso. Anche se c’è da dire che in<br />

quell’epoca andavano di moda le sacre rappresentazioni<br />

e lo stesso S. Francesco si è probabilmente<br />

ispirato ad esse. “Altissimo, onnipotente, bon<br />

Signore”, nato in una umile capanna. E poi… l’arte,<br />

la commedia… chi non ricorda “Natale in casa<br />

Cupiello” del grande Eduardo de Filippo? L’albero di<br />

Natale lo trovo ogni anno in palestra, grazie alle<br />

abili mani di Antonella, vigile segretaria. Ma il<br />

consumismo sta sovrapponendosi al Natale: odio la<br />

corsa frenetica ai regali dell’ultima ora, le tavole<br />

sontuosamente imbandite, dove c’è posto per tutti,<br />

tranne che per Gesù. È il Natale spirituale quello<br />

che amo, la S. Messa, il culto dei nostri fratelli<br />

evangelici la mattina sul secondo canale. Sono<br />

sempre stato ecumenico (non ha scritto anche<br />

Giovanni Paolo II l’enciclica “Ut unum sint?”)<br />

Più Cristo nel nostro cuore e meno panettoni e<br />

datteri (anche se in questi ultimi, moderatamente<br />

intesi, non c’è nulla di male).<br />

Buon Natale in Gesù, dunque, al nostro parroco<br />

Don Paolo, ai sacerdoti della parrocchia, ai fedeli ed<br />

ai dubbiosi, a Giulia Bondolfi e Marco Di Tillo, si,<br />

perché anche per Natale... “Arrivano i nostri”!


IL CATTOLICESIMO IN SCOZIA<br />

dal nostro inviato nel Regno Unito<br />

Renato Ammannati<br />

Il cristianesimo in Scozia ha origini molto antiche, che<br />

risalgono alla fine del quarto secolo, sessanta anni dopo la<br />

morte di Costantino, il primo imperatore romano convertitosi<br />

ufficialmente alla nuova religione portata a Roma da<br />

S. Pietro e S. Paolo.<br />

Secondo quanto riportano Beda il Venerabile nella sua<br />

“Historia ecclesiastica gentis anglorum” e Aelredo di<br />

Rievaulx nella sua “Vita Niniani”, la Scozia venne evangelizzata<br />

in quel periodo da S. Niniano, un monaco itinerante<br />

di origine britannica istruito nella fede cristiana a Roma.<br />

Stabilitosi sulla sponda nord del Solway Firth, l’estuario che<br />

separa l’ovest dell’Inghilterra dalla Scozia, Niniano costruì<br />

una chiesa in pietra il cui nome, Whithorn, viene oggi<br />

generalmente tradotto con “Candida Casa”.<br />

Infine dedicò la sua sede episcopale e la stessa chiesa a<br />

S. Martino di Tours. I due, infatti, avevano da qualche<br />

tempo stretto una profonda amicizia e Niniano, nel suo<br />

viaggio di ritorno da Roma, si era addirittura fermato<br />

presso di lui e da lui aveva ottenuto le maestranze per<br />

costruire la sua chiesa (l’arte muratoria in Scozia era<br />

ancora sconosciuta…).<br />

La seconda ondata evangelizzatrice si verificò due secoli<br />

più tardi, ed ebbe come protagonista un’altra grande<br />

figura del cristianesimo scozzese, S. Columba, cui si deve la<br />

fondazione di un monastero sull’isola di Iona, centro di<br />

cultura, di missione e mèta di pellegrinaggio nell’Europa<br />

medievale.<br />

Questi due movimenti missionari, uno che si propagava dal<br />

sud (S. Niniano) e l’altro che si diffondeva dal nord ovest<br />

(S. Columba), seguirono tradizioni e costumi diversi, uno<br />

fra tutti la data della Pasqua. L’accordo di accettare la<br />

tradizione romana al Sinodo di Whitby nel 664 d. C.<br />

conferma che la Chiesa di Scozia si legò ben presto alla<br />

Sede di Pietro.<br />

La Riforma luterana introdotta da Calvino e John Knox<br />

sconvolse la pace religiosa e provocò un cataclisma che non<br />

risparmiò uomini e luoghi. A est della cittadina di St.<br />

Andrews, nella penisola di Fife, si trovano le rovine della<br />

Cattedrale di Sant’Andrea. Questa era l’edificio religioso più<br />

grande di tutta la Scozia (raggiungeva una lunghezza di<br />

centro metri). Eccitata dal sermone pronunciato da Knox<br />

nella cattedrale, nel 1559, la folla distrusse all’interno tutti<br />

i simboli religiosi che richiamavano l’autorità papale. Nel<br />

giro di una settimana tutti i monaci furono espulsi e la<br />

cattedrale smise di funzionare.<br />

Dopo poco tempo cadde in rovina e oggi, chi la visita, vi<br />

troverà solo i resti di quella che fu una delle grandi meraviglie<br />

architettoniche della Scozia. Scossa già dallo scisma<br />

provocato da Enrico VIII, che nel 1534 era divenuto<br />

ufficialmente capo della Chiesa di Inghilterra, la Chiesa<br />

fedele a Roma sparirà in breve tempo dal panorama<br />

scozzese. Vuoi per la messa a morte di alcuni suoi rappresentanti<br />

(il gesuita Giovanni Ogilvie fu impiccato in pubblico<br />

a Glasgow Cross nel 1615, dopo essere stato arrestato per<br />

avere celebrato la messa), vuoi per il divieto di celebrare la<br />

messa cattolica, del cristianesimo romano rimasero poche<br />

tracce evidenti nei secoli seguenti. In altre parole,<br />

- 12 -<br />

il cattolicesimo visse una situazione non diversa dal<br />

cristianesimo dei primi tre secoli: mancando di luoghi di<br />

culto e di centri di educazione, i cattolici iniziarono a<br />

radunarsi in case private per la celebrazione delle funzioni<br />

religiose e fondarono seminari clandestini per la formazione<br />

del proprio clero.<br />

La situazione mutò radicalmente nel diciannovesimo secolo,<br />

quando la forte immigrazione dall’Irlanda (cattolica)<br />

ridisegnò la mappa del cristianesimo in Scozia. Il governo<br />

di Londra dovette prendere atto della consistente presenza<br />

cattolica nei grandi centri urbani (specialmente Glasgow<br />

ed Edimburgo) e permise la costruzione di chiese ove<br />

celebrare la messa secondo il rito romano.<br />

La convivenza di irlandesi (cattolici) e scozzesi protestanti<br />

non è mai stata facile nel corso degli anni, anche se oramai<br />

oggi è notevolmente mitigata e limitata, come molti<br />

sportivi sanno, all’ambito calcistico. Noto è, infatti, che a<br />

Glasgow esistono due squadre di calcio con due tifoserie<br />

ben definite: il Celtic, fondato nel 1887 da un prete<br />

cattolico della Società di Maria (padri maristi), con<br />

sostenitori cattolici e, fino a poco tempo fa, giocatori solo<br />

cattolici (nel 1967, la formazione che batté l’Inter nella<br />

finale di Coppa era composta tutta da giocatori cattolici nati<br />

a Glasgow), e il Rangers Football Club, sostenuto da tifosi<br />

di fede protestante. Nel 2006, all’inizio del secondo tempo<br />

del derby, il portiere polacco del Celtic Artur Boruc (oggi<br />

alla Fiorentina) è andato ad occupare la sua porta facendosi<br />

il segno della croce.<br />

Peccato che dietro quella porta ci fossero assiepati i tifosi<br />

dei Rangers.<br />

Dato che i protestanti non si fanno il segno della croce<br />

poiché lo ritengono un atto di ostentazione di appartenenza<br />

alla Chiesa di Roma, sono volati fischi ed insulti nei<br />

confronti del portiere. Il giorno dopo la polizia ha ricevuto<br />

una serie di denunce contro Boruc per turbativa dell’ordine<br />

pubblico.<br />

La polizia ha indagato per mesi fino ad emettere un<br />

ammonimento giudiziario nei confronti del portiere (in<br />

altre parole, una sorta di richiamo formale sufficiente a<br />

sporcarne la fedina penale: la prossima volta che ci riprovi<br />

avrai il processo in tribunale).<br />

La situazione del cattolicesimo è andata migliorando in<br />

seguito ad altre ondate migratorie, in particolare dall’Italia<br />

nel secolo scorso e, oggi, soprattutto dalla Polonia (in<br />

alcune città della Scozia i polacchi costituiscono attualmente<br />

il 10% dell’intera popolazione). Oggi si calcola che i<br />

cattolici siano poco meno di ottocentomila, circa un sesto<br />

della popolazione residente in tutta la Scozia.<br />

Non essendoci qui in Scozia, come d’altra parte in tutto il<br />

Regno Unito, feste religiose, alcune solennità passano un<br />

po’ in sordina.<br />

È il caso ad esempio della festa dell’Immacolata, dei morti<br />

o di Ognissanti. Altre feste occupano invece un posto di<br />

particolare rilievo: innanzitutto la festa di S. Andrea,<br />

l’apostolo crocifisso su pali incrociati a formare una X,<br />

croce che la Scozia ha riprodotto sulla sua bandiera (croce<br />

bianca su fondo blu).<br />

Inoltre, vista la forte presenza di irlandesi, si festeggia con<br />

particolare calore la festa di S. Patrizio, patrono d’Irlanda.<br />

Dott.<br />

Paolo Gabrieli<br />

Dottore Commercialista<br />

Revisore dei conti<br />

Viale Capitan Casella, 50<br />

Roma<br />

Tel. 06.64671016 - Fax 06. 56309567<br />

e-mail: p.gabrieli@tiscali.it


LA RUBRICA DELLA VITA<br />

a cura di Giuseppe Del Coiro<br />

ATTESA DI UN MONDO<br />

PROTESO ALLA VITA<br />

Avvento è il periodo dell’attesa, tempo di viva<br />

speranza, e del valore della vita nascente. L‘attesa è<br />

un aspetto profondamente umano, in cui la fede<br />

diventa tutt’uno con la nostra carne e il nostro cuore.<br />

L’attesa è presente in tantissime situazioni, da<br />

quelle più piccole e banali fino alle più importanti,<br />

che ci coinvolgono totalmente e nel profondo.<br />

Pensiamo all’attesa di un figlio da parte di due sposi;<br />

all’attesa dell’esito di un esame decisivo, o di un<br />

colloquio di lavoro o di un incontro importante; si<br />

potrebbe dire che l’uomo è vivo finché attende,<br />

finché nel suo cuore è viva la speranza.<br />

Io attendo una società in cui vi sia più attenzione alla<br />

vita nascente, la situazione attuale invece ci dice che<br />

in Italia da quando è stato legalizzato l’aborto il<br />

numero delle interruzioni volontarie di gravidanza<br />

(Ivg) ha superato la soglia dei cinque milioni, ormai<br />

il numero delle Ivg si è stabilizzato intorno a 120<br />

mila all’anno (329 al giorno), nonostante i tecnici<br />

dell’Istituto superiore di Sanità cerchino di dimostrare<br />

che anno dopo anno il fenomeno “aborto” si va estinguendo.<br />

Questo numero è drammatico e dovrebbe far drizzare<br />

i capelli non solo ai preti o ai moralisti. Al dramma<br />

umano si somma il dramma di una società in pieno<br />

inverno demografico tenuta in vita esclusivamente<br />

dall’apporto dei figli degli immigrati.<br />

Ma anche su questo fronte le cose stanno cambiando<br />

come confermano i dati relativi agli aborti delle<br />

cittadine extracomunitarie, è chiaro che le straniere<br />

(specie se di seconda generazione o in Italia da<br />

qualche anno) finiscono per allinearsi ben presto alle<br />

italiane nella corsa all’aborto facile.<br />

Finisce così che in questa società gli aborti rappresentano<br />

quasi un quarto dello scarso mezzo milione<br />

di nascite. Non si conosce un’altra condizione di vita<br />

in cui la mortalità sia quasi del 25%...<br />

Di seguito una tabella che riporta le Interruzioni di<br />

gravidanza, anno per anno, su dati del Ministero<br />

della salute.<br />

- 13 -<br />

Anno Ivg Valori cumulati<br />

1978 68.688 68.688<br />

1979 187.752 256.440<br />

1980 220.263 476.703<br />

1981 224.377 701.080<br />

1982 234.593 935.673<br />

1983 231.404 1.167.077<br />

1984 227.809 1.394.886<br />

1985 210.597 1.605.483<br />

1986 198.375 1.803.858<br />

1987 191.469 1.995.327<br />

1988 179.193 2.174.520<br />

1989 171.684 2.346.204<br />

1990 165.980 2.512.184<br />

1991 160.532 2.672.716<br />

1992 152.424 2.825.140<br />

1993 148.033 2.973.173<br />

1994 138.952 3.104.125<br />

1995 139.549 3.243.674<br />

1996 140.398 3.384.072<br />

1997 140.525 3.524.597<br />

1998 138.357 3.662.954<br />

1999 139.213 3.802.167<br />

2000 135.133 3.937.300<br />

2001 132.234 4.069.534<br />

2002 134.106 4.203.640<br />

2003 132.174 4.335.814<br />

2004 138.123 4.473.937<br />

2005 132.790 4.606.727<br />

2006 131.018 4.737.747<br />

2007 126.562 4.864.309<br />

2008 121.301 4.985.610<br />

2009 118.579 5.104.189<br />

2010 115.372 5.219.561<br />

Alla fine del 2010, quindi, si registrano ben 5 milioni<br />

e duecentodiciannovemila, cinquecentosessantuno<br />

interruzioni di gravidanza, a partire dal 1978, in 32<br />

anni. Nei Paesi della Ue la situazione non è migliore,<br />

dei 6 milioni e mezzo tra bambini e bambine concepiti<br />

1.250.000 terminano con un aborto. Si tratta di<br />

3425 aborti al giorno, 142 ogni ora.<br />

È come se ogni anno scomparissero in Europa la<br />

popolazione di Malta e Lussemburgo messe insieme.<br />

E’ paradossale ma l’aborto è la prima causa di morte<br />

nei Paesi della Ue, questo significa che se una donna<br />

scopre di essere incinta, l’Europa è il continente<br />

meno sicuro per il suo bambino o bambina. Uno ogni<br />

cinque concepiti viene abortito.<br />

Il Paese con il maggior numero di aborti è il Regno<br />

Unito con 220 mila, seguito da Francia (210 mila),<br />

Romania (150 mila), Italia (126 mila), Germania<br />

(116 mila) e Spagna (112 mila). Cosa possiamo fare<br />

per prevenire l’aborto? La prevenzione come la<br />

intendono i sostenitori della legge non sarà mai<br />

completa, perché non può bastare distribuire pillole<br />

o preservativi per rimuovere l’aborto. Qui si inserisce<br />

la proposta del Movimento per la vita di premere<br />

sull’acceleratore della riforma del sistema consultoriale<br />

che dovrebbe rendere concreta la preferenza<br />

per la nascita. Trasformare i consultori secondo uno<br />

schema che ricorda molto i Centri di Aiuto alla Vita<br />

non renderebbe certo meno ingiusta la legge 194 né<br />

più accettabile l’aborto, ma ne limiterebbe in molta o<br />

poca parte gli effetti nefasti… questo, per chi crede<br />

che “salvare una vita è salvare il mondo intero”,<br />

rappresenterebbe un’inestimabile vittoria.


NATALE.<br />

TRA POVERTÀ<br />

MATERIALI E<br />

RICCHEZZE<br />

SPIRITUALI<br />

Sandro Morici<br />

Con l’approssimarsi del Natale mi sembra che il cuore sia<br />

sempre più sensibile alle problematiche relative alla povertà<br />

materiale, presente tra l’umanità dei nostri tempi. E questo<br />

sentire lo avverto, paradossalmente, proprio in questi<br />

giorni, aprendo la cassetta postale con la solita pubblicità<br />

delle solite super-offerte, guardando alla TV i martellanti<br />

messaggi augurali con visi di bambini che cantano jingle<br />

bells, andando per le strade ove luci multicolori e scintillanti,<br />

poste nelle vetrine dei negozi, mi abbagliano gli occhi.<br />

Certo, questi miei occhi non mi hanno mai visto povero: se<br />

mai, al massimo, si sono limitati ad incrociare sguardi di<br />

persone bisognose. Per mia fortuna sono nato in un Paese<br />

occidentale industrializzato, in una famiglia del ceto medio,<br />

ho potuto studiare, ho trovato un posto di lavoro fisso, ho<br />

vissuto in una casa decente e quando sono stato male ho<br />

avuto il danaro per pagarmi uno specialista. Quand’ero<br />

piccolo, però, dopo la fine della seconda guerra mondiale,<br />

mi rendevo conto della limitatezza dei beni: mia mamma mi<br />

educava al risparmio, che è paradigma di sobrietà e non<br />

certo di avarizia. I giocattoli non solo erano pochi, ma<br />

la maggior parte erano fabbricati in casa, ricorrendo al<br />

cartone o a tavolette di legno, residui delle lavorazioni<br />

dell’amico falegname (che forniva anche un po’ di colla....).<br />

Ricordo l’episodio in cui feci l’esperienza del povero<br />

“ignudo”: avevo circa sette anni e in paese un mio zio<br />

burlone mi invitò a giocare con uno strano dado a forma di<br />

trottola, sulle cui facce c’era scritto: “perdi 1”, “perdi 2”,<br />

“perdi tutto”, “prendi 1”, “prendi 2”, “prendi tutto”. Mi<br />

invogliò prestandomi 5 figurine e illudendomi che ne avrei<br />

vinto decine e decine. E invece il dado era truccato ed io<br />

cominciai a perdere. Ma lo zio mi incoraggiò a rilanciare:<br />

“Dai, prova a giocarti il maglione”, e poi fu la volta delle<br />

scarpe, dei pantaloncini, finché io, disperato e tra le<br />

lacrime, volli smettere. Ma i debiti di gioco si dovevano<br />

rispettare: e così ritornai a casa in canottiera e mutandine.<br />

In paese dovevo solo attraversare la strada, ma mi sentii<br />

profondamente mortificato per quel, pur momentaneo,<br />

stato di indigenza. Avevo sperimentato la povertà “cercata”,<br />

quella che da grandi si raggiunge con il vizio dei tanti<br />

giochi d’azzardo. Poi ci sono altre forme: sicuramente la più<br />

drammatica è la povertà “ambientale”, endemica, quella<br />

che riguarda interi strati della società, interi quartieri,<br />

intere famiglie, di generazione in generazione, quella che<br />

abbiamo immaginato fin da ragazzi leggendo Victor Hugo e<br />

Charles Dickens, i cui romanzi sono mistura di tragico e<br />

comico, di grottesco e quotidiano. Anche il nostro romanticismo,<br />

soprattutto con il Manzoni, si occupava dei miseri,<br />

dei più diseredati, ai quali prima o poi giungeva la consolazione<br />

della Provvidenza.<br />

Assicapital srl<br />

Agenzia Generale di Assicurazioni<br />

00136 Roma Tel. 06. 35450954<br />

Via Ugo de Carolis 92/d Tel. 06. 35497914<br />

agenzia300@groupama.it Tel. 06. 35347777<br />

- 14 -<br />

Con l’evoluzione della società e lo sviluppo dei mezzi di<br />

comunicazione i dati, le situazioni, le statistiche sono man<br />

mano venuti a galla: malgrado i programmi di sostegno<br />

avviati da Organizzazioni internazionali, la discrasia<br />

incorporata negli scompensi sociali si e’ sempre più<br />

amplificata. Innanzi tutto nel rapporto tra Nord e Sud del<br />

mondo, tant’è che la Banca Mondiale stima che 2,7 miliardi<br />

di persone vivono con meno di 2 dollari al giorno, che circa<br />

un miliardo e mezzo non ha accesso a beni essenziali come<br />

l’acqua potabile, che 800 milioni soffrono per malnutrizione<br />

grave.<br />

E le diseguaglianze si riscontrano anche all’interno dei<br />

Paesi più fortunati, considerati più avanzati in termini di<br />

welfare, come le nazioni europee e, tra esse, l’Italia.<br />

L’edizione 2011 del Rapporto su povertà ed esclusione<br />

sociale in Italia, curato dalla Caritas - dal significativo<br />

titolo “Poveri di diritto” – fornisce i seguenti dati: gli italiani<br />

in situazione di povertà relativa costituiscono il 13,8%<br />

dell’intera popolazione, percentuale che scende al 5,2%<br />

in termini di povertà assoluta. Qui viene denunciato il<br />

persistere del bisogno materiale (abitativo, alimentare,<br />

economico, sanitario) assieme a quello post-materiale<br />

(disagio psicologico, dipendenze, conflittualità relazionale).<br />

Allargando lo sguardo, è abbastanza noto come molte parti<br />

del pianeta restino drammaticamente colpite da fenomeni<br />

di povertà endemica e, in particolare, dallo scandalo della<br />

fame per centinaia di milioni di persone.<br />

Di fatto dovremmo aspirare con fermezza a quel “vero<br />

umanesimo integrale” auspicato nell’enciclica Caritas in<br />

Veritate, rivolto alla lotta alla miseria, alla promozione<br />

della dignità umana, all’impegno sobrio e responsabile da<br />

parte di noi tutti per una giustizia equa e per il bene<br />

comune.<br />

Questo impegno, sancito a chiare lettere nella dottrina<br />

sociale della Chiesa, diviene per noi cristiani un forte<br />

motivo di speranza che si vivifica proprio in questi giorni di<br />

Avvento, in vista della luce del Natale.<br />

Il Natale infatti è l’evento di un umanesimo nuovo, fondato<br />

su una visione del nostro destino aperto su beni trascendenti,<br />

che forse appaiono misteriosi e tuttavia sicuri, che<br />

sono quelli che prendono forma nel vangelo delle<br />

Beatitudini: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di<br />

Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati.<br />

Beati voi che ora piangete, perché riderete.<br />

Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi<br />

metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il<br />

vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo.<br />

Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la<br />

vostra ricompensa è grande nei cieli» (Lc 6,20-23).<br />

Con lo stesso senso della semplicità e dell’umiltà che ci ha<br />

indicato Francesco d’Assisi, accendiamo quindi la stella del<br />

presepe, in un’atmofera di povertà perché fatto di miseri<br />

pastori, di pacifici animali domestici, di un pò di paglia e di<br />

muschio, attendendo gioiosi il grande, meraviglioso mistero<br />

storico dell’incarnazione di Gesu’, figlio di Dio, che viene in<br />

mezzo agli uomini.<br />

E proprio là, in un attimo di silenzioso raccoglimento,<br />

sentiamo forte la ricchezza della nostra fede, che ci fa<br />

trascendere tutte le poverta’ di questo mondo.<br />

PARRUCCHIERE<br />

CLAUDIO<br />

Via Attilio Friggeri 140<br />

tel. 06. 35347385


ARRIVANO I NOSTRI<br />

Autorizzazione del Tribunale n°89<br />

del 6 marzo 2008<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Giulia Bondolfi<br />

TERZA PAGINA<br />

don Paolo Tammi<br />

DIRETTORE EDITORIALE<br />

Marco Di Tillo<br />

COLLABORATORI:<br />

Lùcia e Miriam Aiello, Bianca Maria<br />

Alfieri, Renato Ammannati, Alessandra<br />

e Marco Angeli, Paola Baroni,<br />

Giancarlo e Fabrizio Bianconi, Pier<br />

Luigi Blasi, Michele Bovi, Leonardo<br />

Cancelli, Alessandra Chianese, Monica<br />

Chiantore, Cesare Catarinozzi, Laura,<br />

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Ambrosio De Luca, Andrea e Bruno Di<br />

Tillo, Massimo Gatti, Paola Giorgetti,<br />

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Luigi Guidi, Lucio, Rosella e Silvia<br />

Laurita Longo, Lydia Longobardi, don<br />

Nico Lugli, don Roberto Maccioni,<br />

Maria Pia Maglia, Luciano e Luigi<br />

Milani, Cristian Molella, Alfonso<br />

Molinaro, Sandro Morici, Agnese<br />

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Paparatti, Camilla Paris, Maria Rossi,<br />

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Lucia Saraceni, Elena Scurpa,<br />

Francesco Tani, Stefano Valariano,<br />

Gabriele, Roberto e Valerio Vecchione,<br />

Celina e Giuseppe Zingale.<br />

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GIORNALE STAMPATO PRESSO LA<br />

TIPOGRAFIA MEDIAGLIE D’ORO<br />

Lettere in redazione<br />

RICORDI DI UN’INSEGNANTE<br />

Sono un insegnante in pensione<br />

che ha trascorso gli anni più belli<br />

della sua vita tra i banchi della<br />

scuola con i ragazzi che hanno<br />

costituito la ragione della mia<br />

vita tanto da non essermi mai<br />

pentita di non aver preso in considerazione<br />

le tante possibilità<br />

offertemi di dedicarmi ad altre<br />

attività che mi avrebbero distorto<br />

dal mio innato desiderio di<br />

espandermi e sentirmi mamma<br />

di tanti figli. Tali ho considerato<br />

sempre i miei ragazzi. Sono soddisfatta<br />

di aver calcato le orme di<br />

mia madre, anche lei per 46 anni<br />

insegnante per vocazione con<br />

soddisfazioni (medaglia d’oro<br />

della scuola, cavaliere del lavoro,<br />

etc..) inconcepibili in questi<br />

tempi in cui il ruolo degli educatori<br />

è in crisi: insomma sono<br />

orgogliosa di sentirmi definire<br />

“figlia d’arte”. Nella mia lunga<br />

esperienza scolastica sono rimasti<br />

impressi nella mia mente<br />

episodi, comportamenti, caratteristiche<br />

di ragazzi che hanno<br />

contribuito alla conoscenza profonda<br />

dell’animo dei giovani e<br />

giustificarne a volte il loro comportamento<br />

stravagante. Non<br />

posso dimenticare alcuni alunni<br />

che ho seguito nell’ultimo triennio<br />

della mia attività in una classe<br />

dove l’ambiente di provenienza<br />

degli alunni era caratterizzato<br />

da una buona estrazione socioculturale.<br />

In una classe affidatami<br />

due elementi spiccavano per<br />

vivacità d’intelligenza e di interessi.<br />

Ambedue avevano frequentato<br />

la stessa classe fin<br />

dalla prima elementare e tra loro<br />

regnava un grande spirito di<br />

emulazione che li faceva sentire<br />

amici-rivali, sempre pronti ad<br />

affermare il primato dell’uno<br />

sull’altro. La differenza sostanziale<br />

che li distingueva era la loro<br />

condizione socio-culturale. Uno<br />

di loro apparteneva ad una famiglia<br />

facoltosa, aveva modo di<br />

recarsi spesso, anche per fine<br />

settimana, nelle località più rino-<br />

LETTERA DI NATALE<br />

- 15 -<br />

mate d’Italia e del mondo, per<br />

cui aveva buona conoscenza<br />

delle caratteristiche dei vari<br />

continenti. I suoi interventi<br />

continui per avvalorare con la<br />

testimonianza quanto i compagni<br />

apprendevano dal testo, infastidiva<br />

il compagno che cercava<br />

in tutti i modi di distogliere<br />

l’attenzione dai racconti di<br />

Gianni. Luca mi guardava con<br />

espressione di sofferenza e, per<br />

richiamare l’attenzione su di sé,<br />

sfogliava nervosamente il libro,<br />

faceva cadere i quaderni dal<br />

banco, fingeva di cadere lui stesso,<br />

insomma era irrefrenabile la<br />

sua insofferenza al punto che,<br />

anche se in classe mantenevo un<br />

atteggiamento indifferente, al<br />

termine della lezione cercavo di<br />

consolarlo, promettendogli che il<br />

giorno seguente sarebbe stato<br />

lui il protagonista, seduto in<br />

cattedra con me, per mostrare<br />

a tutti i compagni il suo lavoro<br />

di ricerca svolto con tanto impegno<br />

(allora non c’erano i mezzi<br />

d’informazione di oggi). Un<br />

giorno, mentre Gianni raccontava<br />

un suo recente soggiorno<br />

ad Acapulco, Luca innervosito<br />

al massimo, se ne uscì con<br />

l’espressione: “ ‘A Gianni, quando<br />

vai a villeggià sulla Senna,<br />

famme un fischio che ce vengo<br />

anch’io, magari a portatte la valigia!”.<br />

Questi episodi risalgono<br />

all’ultimo anno d’insegnamento<br />

ed il viso di tutti gli alunni è<br />

rimasto scolpito nella mia mente<br />

e quando li osservo nella foto di<br />

gruppo provo grande nostalgia.<br />

Elena Scurpa<br />

Le ho ritrovate in un cassetto quest’estate, legate da un nastrino. Erano le letterine di Natale scritte da me e mia sorella all’epoca delle elementari. Quelle<br />

che si nascondevano sotto il piatto di uno dei genitori il giorno della festa e che si leggevano ad alta voce con un po’ di commozione. Le avevi conservate<br />

per tutti questi anni. Erano proprio belle, ormai non si trovano più cosi, con le illustrazioni impreziosite dalla porporina. Ne ho aperto alcune con delicatezza,<br />

con il timore di violare la cura con cui le avevi custodite. Erano vergate con la grafia un po’ incerta di chi non ha ancora dimestichezza con la scrittura,<br />

formulavano buoni propositi e auguri di pace e di felicità.<br />

Sono le stesse parole e gli stessi auguri che dopo qualche decina di anni anche le mie figlie mi hanno dedicato. Natale dopo Natale, anno dopo anno la<br />

nostra vita si snoda. Gli eventi si susseguono, ma rimangono le sensazioni di momenti particolari, il suono di un canto, l’atmosfera della vigilia quando la<br />

famiglia si riunisce e tutto ciò contribuisce alla solennità della festa. Volti, immagini. pensieri mi sfilano davanti ricordando i Natali della mia vita. Diversa<br />

la consapevolezza, diversa l’intensità, ma ogni anno si è rinnovata l’attesa, ogni anno si è celebrata la nascita di Colui che solo può dare un senso alla<br />

nostra vita e alla nostra storia. “Pace in terra agli uomini di buona volonta”.<br />

Sono tanti gli uomini e le donne di buona volontà con cui ho condiviso l’attesa della venuta e la gioia della festa, molti oggi non sono più qui, ma c’è sempre<br />

qualcosa che me li ricorda, un oggetto, un pensiero, un segno. E poi c’è il futuro, quello dei nostri figli cui, con fatica, cerchiamo di trasmettere il senso<br />

di questa nostra speranza, la certezza di questa venuta che si rinnova. Quello che verrà è il primo Natale senza di te, papà. E questa lettera è per te,<br />

con un proposito particolare: voglio continuare a sorridere e a coltivare la gioia del cuore come tu mi hai insegnato.<br />

Alessandra Chianese<br />

I NOSTRI BENEFATTORI<br />

Hanno contribuito<br />

a questo numero:<br />

Caffè Carloni, Via Friggeri 149-151<br />

Assicapital di via U.De Carolis 92/d<br />

Erboristeria di via Seneca 69<br />

Parrucchiere Claudio, via Friggeri 140<br />

Edilelectric di Fabrizio Di Demetrio<br />

Power point di Maurizio Sillani<br />

Tipografia Medaglie d’Oro, via Appiano<br />

Ufficio Forniture di Eugenio Farinelli<br />

L. & N.de Liguori srl<br />

Made in Italy srl<br />

dott. Paolo Gabrieli, Commercialista<br />

Cesare Catarinozzi<br />

Alfredo Palieri<br />

Anonimo detto “lo sportivo”<br />

Anonima “Continuate così”<br />

Anna Garibaldi<br />

Giulia e Marco<br />

IN LIBRERIA<br />

“I giorni della gloria e della<br />

sofferenza. Cattolici e<br />

Risorgimento italiano”<br />

del nostro parrocchiano<br />

Pier Luigi Guiducci.<br />

(Editrice Elledici)<br />

“Tranne la memoria”<br />

della nostra parrocchiana<br />

Maria Clotilde Schiavo<br />

(Ed. Albatros)


Il tema del prossimo numero è:<br />

IL PIACERE DELLA<br />

CONVERSAZIONE<br />

Chiacchierare con gli amici, discutere, dire la propria e sentire la loro, cambiare idea, sentire nuovi punti<br />

di vista, apprendere argomenti interessanti, parlare dei fatti del giorno, delle parole del Vangelo, della<br />

politica, dei fatti della vita, dei libri, della musica, etc..etc..<br />

Tempo per inviare gli articoli: 21 gennaio 2012<br />

arrivanoinostri@fastwebnet.it<br />

NOTIZIE, NOTIZIE, NOTIZIE, NOTIZIE, NOTIZIE<br />

PICCOLI GRANDI PENSIERI IN<br />

TEMPO DI AVVENTO<br />

Miriam Aiello<br />

Siamo nella notte: che il Signore non ci trovi<br />

addormentati.<br />

Siamo nell’attesa: che il Signore ci trovi in pace.<br />

Siamo nell’incertezza: non spegniamo lo Spirito!<br />

Siamo nella gioia: preghiamo ininterrottamente e<br />

in ogni cosa rendiamo grazie a Dio!<br />

È ARRIVATO NATALE<br />

Il Natale è la festa più sentita dell’anno. E’ una festa che tocca il cuore di tutti, nessuno può<br />

sottrarsi al suo fascino. Per i credenti è la nascita di Gesù Cristo che rinnova nell’animo<br />

pensieri e propositi di bontà, di condivisione, di generosità, di revisione della vita. Natale è<br />

un avvenimento che mi commuove perché rivela l’infinita bontà di un Dio che non viene in<br />

mezzo a noi in gloria e potenza ma in umiltà e semplicità, solo per amore. Viene piccolo e<br />

indifeso in mezzo agli uomini duri di cuore, distratti e superbi per dire loro: “ Alzate gli occhi<br />

al cielo, lì è la vera vita.”.<br />

Mi vengono in mente le parole di S.Paolo : “Occhio non vide mai, né orecchio udì, né mente<br />

umana immaginò quello che Dio ha preparato per coloro che lo amano.”<br />

Guardando il presepe il cuore del cristiano si addolcisce, egli si sente più fratello dei suoi<br />

simili, specialmente dei meno fortunati, dei malati, dei poveri. Ieri sono andata a trovare<br />

una cara amica, molto anziana, che da diversi anni è costretta a vivere in una sedia a rotelle.<br />

Era molto depressa e mi diceva a modo suo che solo la fede la tiene in vita. Le ho parlato<br />

del Natale ormai vicino, abbiamo pregato insieme e ricordato i lieti Natali trascorsi. La<br />

sua badante ha preparato un alberello grazioso e pieno di luci. Io non amo molto l’albero<br />

di Natale, riconosco che è gradevole per l’allegria che suscita con le sue originali e varie<br />

decorazioni, ma preferisco il presepe. Quando i miei figli erano piccoli, il 24 dicembre facevamo<br />

una processione ed il minore dei bimbi con solennità poneva un bellissimo bambinello<br />

nella paglia della mangiatoia, vicino alla Vergine. In terra santa ho veduto e baciato la<br />

stella dorata che indica il luogo ove è nato Gesù ed un frate italiano mi ha anche mostrato<br />

il bambinello che i frati pongono lì a Natale. Che commozione ! A molta distanza da quel<br />

giorno rivivo nella preghiera quel bellissimo ricordo meditando le parole indimenticabili di<br />

Giovanni Paolo II: “La preghiera dà luce per vedere e per considerare gli avvenimenti della<br />

propria vita e della stessa storia, nella prospettiva salvifica di Dio e dell’eternità.”<br />

Lydia Longobardi<br />

dal 1966 alla Balduina<br />

STAMPA A RILIEVO - OFFSET - DIGITALE<br />

CONCERTO PER IL<br />

SEGRETARIATO<br />

SOCIALE PER LA VITA<br />

Si è tenuto mercoledì 7 dicembre<br />

scorso, presso il teatro della<br />

parrocchia Gesù Divin Maestro di<br />

via Montiglio un concerto di canti<br />

natalizi del coro “Virgo Fidelis” del<br />

Comando Generale dei Carabinieri<br />

diretto da Dina Gnetti e accompagnato<br />

al pianoforte da Licia<br />

Belardelli. Al termine sono stati<br />

raccolti fondi in favore del:<br />

Segretariato sociale per la vita<br />

via Belgio 32, tel. 06.8085155<br />

segretariato.vita@virgilio.it<br />

CAMPO DA BOCCE IN<br />

VIA DEL PARCO DELLA<br />

VITTORIA, AL BELSITO<br />

Sta riscuotendo grande successo tra gli<br />

anziani del quartiere il nuovo campo da<br />

bocce inaugurato l’11 novembre scorso<br />

dal sindaco Alemanno e dall’assessore<br />

Federico Guidi, consigliere di Roma<br />

Capitale. Il parco è dedicato alla memoria<br />

di Gabriele Sandri, scomparso proprio<br />

l’11 novembre di quattro anni fa.<br />

ANCORA PER IL<br />

PARCO DEL PINETO<br />

Per creare NUOVE aree attrezzate per<br />

passeggiate, sport e vita all’aria aperta<br />

nel nostro quartiere...<br />

www.insiemeperilpineto.it<br />

info@insiemeperilpineto.it<br />

- 16 -<br />

CATECHESI COMUNIONE<br />

Martedì, ore 17<br />

CATECHESI CRESIMA<br />

Martedì, ore 18,15<br />

DOPOSCUOLA “AMICI DI SIMONA”<br />

Giorni Feriali 16,30-18,30<br />

GRUPPO GIOVANI ADULTI<br />

Giovedì, ore 21<br />

CRESIMA PER ADULTI<br />

Giovedì, ore 21, a partire dal 19 gennaio.<br />

La Cresima è fissata per il 14 aprile.<br />

MINISTRI STRAORDINARI<br />

PER LA COMUNIONE:<br />

Vito Comple, Claudia Campeggiani,<br />

Carlo De Giovanni, Eugenia Rugolo,<br />

Luciana Massa.<br />

NUOVA CAPPELLA IN COSTRUZIONE<br />

Con il tempo liturgico dell’Avvento<br />

sono iniziati i lavori per costruire la<br />

nuova cappella nella piccola sala di<br />

fronte alla sala 40. Sarà di modeste<br />

dimensioni e verrà aperta in alcune<br />

occasioni per far pregare i ragazzi, i<br />

giovani, i catechisti, gruppi vari e<br />

ovviamente tutto il popolo di Dio.<br />

I lavori sono diretti da una nostra<br />

parrocchiana, l’architetto Laura Santoli.<br />

NOVEMBRE<br />

Ci hanno lasciato:<br />

Nicola Gabriela<br />

Longo Filippo<br />

Sconocchia Flavia Cesarina<br />

De Caro Anna Maria<br />

Giovannotti Margherita<br />

Pievaioli Silvio<br />

Melato Bruno Giorgio<br />

Di Stefano Norina<br />

Sono stati battezzati:<br />

Sbrocca Samuele<br />

Cantafora Alfredo<br />

Schininà Anastasia

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