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Carlotta Orlando: ritratto di Signora - Firenze

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<strong>Carlotta</strong> <strong>Orlando</strong>:<br />

<strong>ritratto</strong> <strong>di</strong> <strong>Signora</strong>


CARLOTTA ORLANDO:<br />

RITRATTO DI SIGNORA<br />

Roma 1902 - Migliarino Pisano 1997<br />

2


È con particolare piacere che desideriamo ricordare la<br />

nostra fondatrice a sessant’anni dalla nascita dell’A.N.D.E. Il<br />

suo messaggio <strong>di</strong> allora continua a vivere in quanto espressione<br />

<strong>di</strong> un’esigenza del tutto attuale <strong>di</strong> informazione, consapevolezza<br />

e <strong>di</strong> desiderio <strong>di</strong> contribuire con nuove idee allo sviluppo <strong>di</strong> una<br />

società sempre più libera, civile e democratica. Oggi più che mai<br />

è necessario non solo partecipare in modo responsabile al voto,<br />

nostro <strong>di</strong>ritto e dovere prezioso, ma anche favorire il <strong>di</strong>battito e<br />

l’azione politica attraverso un <strong>di</strong>alogo civile ispirato a principi<br />

etici.<br />

Le pagine che seguono, scritte da Francesca Centurione<br />

Scotto, rappresentano una breve biografia e sono rivolte non<br />

solo ai giovani che non hanno conosciuto <strong>Carlotta</strong>, ma anche ai<br />

meno giovani in modo che tutti possano ricordare quanto la sua<br />

visione cosmopolita e l’amore per la parola e il <strong>di</strong>battito abbiano<br />

contribuito ad affinare i suoi giu<strong>di</strong>zi politici e a formare le sue<br />

indubbie intuizioni storiche.<br />

Questo scritto non deve dunque essere inteso come mera operazione<br />

nostalgica della memoria, ma come strumento vivo.<br />

Inten<strong>di</strong>amo con la presente pubblicazione iniziare una<br />

proficua collaborazione fra le associazioni <strong>di</strong> Genova e <strong>Firenze</strong><br />

al fine <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re alcune tematiche sulle quali abbiamo affinità<br />

d’intenti.<br />

Presidente dell’Associazione Ande <strong>Firenze</strong> Presidente ANDE Genova - Onlus<br />

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1977: <strong>Carlotta</strong>, ormai giunta al suo approdo<br />

L’ignoranza mi spaventa meno delle idee altrui<br />

male assimilate.<br />

<strong>Carlotta</strong> <strong>Orlando</strong><br />

Ricostruire l’opinione pubblica è il compito<br />

primo in un paese parlamentare.<br />

Dire a un italiano: “il compito che ti propongo è<br />

<strong>di</strong> riflettere e <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere” viene interpretato<br />

come un invito a non far nulla. Anche oggi sento<br />

mormorare “A che serve?”. L’opinione pubblica<br />

non ha in Italia il peso che ha in altri paesi <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />

parlamentare.<br />

<strong>Carlotta</strong> <strong>Orlando</strong><br />

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Di lei ricordo un particolare insignificante. Portava dei<br />

guanti <strong>di</strong> lana per scaldarsi le mani. Gli inverni a Migliarino<br />

Pisano sono miti, ma l’umido intride tutto, si insinua nei muri<br />

e tra le lenzuola che hanno sempre quella tipica durezza un<br />

po’ bagnata delle case <strong>di</strong> campagna. Per un’ultra novantenne,<br />

costretta a stare seduta tutto il suo tempo, il tempo a lei<br />

rimasto, non è certo un piacere.<br />

Eppure quell’anziana signora, <strong>di</strong> cui ricordo anche<br />

uno scialletto trapuntato, un gatto fedele assopito sul tipico<br />

<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> quell’età e un’altrettanto fedele e silenziosa<br />

cameriera filippina, Perlita; quella donna <strong>di</strong>cevo, avrebbe<br />

perdonato la mia irrispettosa memoria che ne ha completamente<br />

cancellato il volto (ma non la sensazione <strong>di</strong> un’immutata<br />

forza d’animo).<br />

Mi avrebbe perdonato. E lo so per certo, perché non<br />

era una persona qualsiasi. Era <strong>Carlotta</strong> <strong>Orlando</strong>. La donna<br />

che <strong>di</strong> Mussolini ricordava “lo stupido e irrilevante particolare<br />

delle ghette che portava in una giornata molto calda” e<br />

<strong>di</strong> D’Annunzio solo “il suo monocolo”, come scrive nella sua<br />

autobiografia “Il viaggio e l’approdo”, precisando proprio<br />

la bizzarria della nostra mente che, al contrario della Storia<br />

con la S maiuscola, <strong>di</strong>mentica i maggiori per riproporre una<br />

vasta umanità minore, come il viso rubicondo del cocchiere<br />

<strong>di</strong> suo padre, Carnigia, invece <strong>di</strong> quello del Re. Una memoria<br />

birichina che a volte si <strong>di</strong>verte a proiettare vivissimi<br />

ricor<strong>di</strong> del tutto inutili.<br />

<strong>Carlotta</strong>, dunque, mi perdonerà. Sono io però che ho<br />

<strong>di</strong>fficoltà a farlo. Perché <strong>Carlotta</strong> si è spenta a Migliarino,<br />

ospite <strong>di</strong> donna Bona Salviati, in un appartamento che si<br />

affaccia proprio <strong>di</strong>rimpetto alla mia casa. Avrei potuto dunque<br />

trascorrere piacevoli pomeriggi con lei parlando <strong>di</strong> politica<br />

e della sua vita straor<strong>di</strong>naria. Invece, quello che lei mi<br />

<strong>di</strong>sse fu solo un -“sono molto contenta che Carlo abbia sposato<br />

proprio te”-e io, un impacciato e quanto mai banale-<br />

“sono felice <strong>di</strong> conoscerla”- seguito dalla stretta <strong>di</strong> quel<br />

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guantino che mi è rimasto impresso. Benedetta giovinezza!<br />

Avevo solo ventitré anni e non pensavo <strong>di</strong> rimanere neppure<br />

<strong>di</strong>eci minuti, in quella stanza in penombra, a parlare con<br />

un’anziana signora, come invece ha fatto sempre, con l’affetto<br />

e l’impegno che la contrad<strong>di</strong>stingue, Agnese Salviati, sorella<br />

<strong>di</strong> Bona. Agnese ha scaldato con la sua presenza tutte le<br />

ultime giornate <strong>di</strong> <strong>Carlotta</strong>. La sua visitina serale era <strong>di</strong>ventata<br />

più puntuale del celeberrimo orologio <strong>di</strong> Kant.<br />

Di questa inguaribile per<strong>di</strong>ta, <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>alogo mai<br />

iniziato, non è riuscito a consolarmi neppure mio suocero,<br />

Giulio Centurione Scotto, che ha sempre con<strong>di</strong>viso l’idea che<br />

la giovinezza, perdendo gran<strong>di</strong> insegnamenti, rifugge la vecchiaia<br />

per una sorta <strong>di</strong> ripulsa fisiologica, e del resto anche<br />

lui <strong>di</strong>nanzi alla straor<strong>di</strong>naria figura <strong>di</strong> Franca Florio che,<br />

come madre <strong>di</strong> Igiea Salviati, finì anche lei i suoi giorni a<br />

Migliarino; <strong>di</strong>nanzi a quello che era stato il mito della bellezza<br />

della Belle Epoque, che aveva mosso anche il Kaiser<br />

fino in Sicilia ad ammirarla, era riuscito solo a notare la sue<br />

troppe rughe, non pensando minimamente a interrogare<br />

Franca sul suo fastoso passato.<br />

Così, con profondo rammarico, per tratteggiare un<br />

<strong>ritratto</strong> della nostra fondatrice, la fondatrice dell’Ande, non<br />

mi rimane che affidarmi alle parole che lei scrisse ne “Il<br />

viaggio e l’approdo”, un racconto nato per celebrare quelli<br />

che definiva con la sua proverbiale ironia “i suoi quattro<br />

vent’anni”, e dei quali, come ho detto, ho visto solo, <strong>di</strong> sfuggita,<br />

l’approdo. Parole che, del resto, penso siano ben più<br />

calibrate e vive delle mie e che potranno forse risvegliare<br />

nelle giovani An<strong>di</strong>ne un senso <strong>di</strong> ammirazione per una donna<br />

che non si è mai arresa e ha sempre combattuto con garbo,<br />

intelligenza e determinazione le <strong>di</strong>fficoltà della vita.<br />

Vita che ritengo esemplare. E, quello <strong>di</strong> <strong>Carlotta</strong>, un<br />

vero <strong>ritratto</strong> <strong>di</strong> <strong>Signora</strong> del Novecento italiano.<br />

Francesca Centurione Scotto Boschieri<br />

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E<br />

’ il 1902 quando “<strong>Carlotta</strong><br />

Romana” <strong>Orlando</strong><br />

nasce nella capitale, in Via delle<br />

Terme, oggi via Vittorio Emanuele<br />

<strong>Orlando</strong>. Le origini della famiglia<br />

<strong>Orlando</strong>, “gli <strong>Orlando</strong> <strong>di</strong> via Candelai,<br />

non quelli <strong>di</strong> Livorno”, sono però<br />

siciliane.<br />

“Sono romana per errore, per<br />

incidente dovuto alla svolta che la<br />

politica ha dato alla nostra famiglia...<br />

sono siciliana nel sangue e<br />

nel temperamento. Ho sempre considerato<br />

Palermo la mia pista <strong>di</strong><br />

lancio nella vita.”<br />

E’ Roma che l’adotta e l’alleva, come la famosa lupa e che accoglie<br />

<strong>Carlotta</strong> per l’approdo definitivo, nel cimitero <strong>di</strong> Prima Porta. Ed è soprattutto<br />

a Roma che <strong>Carlotta</strong> vive la maggior parte della sua esistenza, intrecciando<br />

i suoi eventi familiari e privati con la Grande Storia, <strong>di</strong> cui la città eterna<br />

è palcoscenico e spettatrice nello stesso tempo.<br />

Un secolo complesso, il Novecento, che <strong>Carlotta</strong> <strong>Orlando</strong> vive in tutte<br />

le sue contrad<strong>di</strong>ttorie sfaccettature, senza mai tirarsi in<strong>di</strong>etro, con la verve e<br />

la carica ere<strong>di</strong>tata dal padre, quel Vittorio Emanuele <strong>Orlando</strong>, “Presidente<br />

della Vittoria”, nel cui mito trascorre tutta la sua esistenza.<br />

Dall’esor<strong>di</strong>o felice e brillante a una vecchiaia <strong>di</strong>gnitosa e frugale, dall’alba-<br />

che amava e mai ne ha perso una- al tramonto, accolta dai Duchi<br />

Salviati nella loro tenuta <strong>di</strong> Migliarino Pisano, <strong>Carlotta</strong> è stata ispirata e forse<br />

dominata dalla personalità poliedrica e <strong>di</strong> grande spessore <strong>di</strong> uno dei più<br />

esemplari uomini politici italiani: Vittorio <strong>Orlando</strong>. <strong>Carlotta</strong> ha seguito tutte<br />

le tappe politiche del padre, gli incontri pubblici e segreti, le amicizie, entrando<br />

giovanissima e trovandosi a vivere con grande <strong>di</strong>sinvoltura nella vita politica<br />

della capitale, prima del fascismo, nel mezzo e dopo.<br />

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Dalla madre, Ida Castellano, <strong>Carlotta</strong> ha invece ere<strong>di</strong>tato l’amore per gli<br />

umili, i <strong>di</strong>seredati e i bisognosi. Ida si de<strong>di</strong>cava alle opere sociali, specialmente<br />

quelle destinate all’infanzia, come l’Istituto <strong>di</strong> San Giuda Taddeo, da lei fondato<br />

per le ragazze orfane e per onorare un apostolo che “per <strong>di</strong>sgraziata omonimia<br />

con il Tra<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> Cristo, non aveva ancora una chiesa nella capitale”.<br />

Quella Ida che nel 1908 era in prima linea al fianco della Regina Elena a prestare<br />

i primi aiuti nel devastante terremoto <strong>di</strong> Messina e <strong>di</strong> Reggio Calabria.<br />

Nello stesso anno Carmela, la sorella maggiore <strong>di</strong> <strong>Carlotta</strong>, muore per<br />

una scarlattina e la famiglia si trasferisce in via Cesalpino, un piccolo villino<br />

che dovrebbe essere abitazione provvisoria. E invece <strong>di</strong>viene la residenza<br />

degli <strong>Orlando</strong> per mezzo secolo.<br />

<strong>Carlotta</strong> ha sei anni ed entra nel collegio delle suore dell’Assunzione. Ne<br />

uscirà otto anni dopo, a quattor<strong>di</strong>ci.<br />

La scuola si affaccia sulla grande pineta <strong>di</strong> Villa Borghese, dove<br />

Carlottina trascorre le sue ricreazioni. La piccola <strong>Orlando</strong> <strong>di</strong>mostra un precocissimo<br />

“piacere della contestazione” ma ha come <strong>di</strong>rettore spirituale un giovane<br />

d’eccezione, Monsignore Eugenio Pacelli (futuro Papa Pio XII) e grazie<br />

a lui ama “la liturgia e viene invasa da un ardente misticismo”. <strong>Carlotta</strong> ha<br />

però un andamento “anarchico negli stu<strong>di</strong>” e così Madame Marie Mercedes,<br />

la <strong>di</strong>rettrice, la porta con sé nelle perio<strong>di</strong>che visite agli istituti esteri<br />

dell’Assunzione. Sono i primi viaggi <strong>di</strong> <strong>Carlotta</strong>, in Belgio e Inghilterra. Nel<br />

1911 è a Madrid, insieme al padre e ai Duchi de Tovar, in una missione <strong>di</strong>plomatica<br />

<strong>di</strong> ringraziamento ai soccorsi del governo spagnolo per i terremotati <strong>di</strong><br />

Messina. Il Prado è il suo primo museo e Velasquez con le ninas e i suoi nani,<br />

Carlos Balthazar e il suo cavallo impennato all’Escurial, “stimolavano la mia<br />

fantasia ben più delle suore dell’Assunzione”. Conosce la regina Vittoria, il re<br />

Alfonso XIII e le sue figlie che “vestivano semplicemente, deludendomi”.<br />

In quel periodo <strong>Carlotta</strong> trascorre le sue vacanze estive a Vallombrosa,<br />

dove villeggiano anche i Florio e i Trabia, due delle più importanti famiglie siciliane<br />

dell’epoca. Con Igea Florio, che andrà sposa ad Averardo Salviati, <strong>Carlotta</strong><br />

manterrà per tutta la vita una salda amicizia.<br />

L’estate si popola <strong>di</strong> persone, <strong>di</strong> amici, <strong>di</strong> conoscenze. Una caratteristica<br />

determinante nella formazione della piccola Carlottina, che ricorda Sofia<br />

Serristori, le ragazze Aboaff, le Olscky, i De Benedetti, ma anche le persone<br />

che lavorano per la famiglia come Luisa Cattaneo, un’italo-austriaca balia<br />

asciutta dei fratelli, o l’autista Carnigia e il cuoco Jachino. È, quella degli<br />

<strong>Orlando</strong>, una tipica famiglia patriarcale <strong>di</strong> fine Ottocento, dalla quale si leva<br />

un’immagine in controluce <strong>di</strong> vita con<strong>di</strong>visa, <strong>di</strong> un amore per la parola convi-<br />

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viale, attorno a un tavolo o nelle scampagnate sulle colline. Un mondo popolato<br />

come un quadro del Carpaccio, <strong>di</strong> un’umanità varia e festosa, <strong>di</strong> quello che<br />

è stato uno dei perio<strong>di</strong> più sereni della borghesia italiana: la bell’epoque.<br />

<strong>Carlotta</strong> si arrampica, esplora, gioca con i fratelli e raggiunge spesso a<br />

pie<strong>di</strong> Campiglioni, la magnifica tenuta dell’americano Story, uno scultore<br />

sposato alla celebre cantante d’opera Emma Eames. Qui, invitata da Emma,<br />

incontra Puccini, Mascagni e Tullio Serafin. E qui si stabiliscono gli <strong>Orlando</strong>,<br />

quando Story mette in ven<strong>di</strong>ta la proprietà. Campiglioni sarà per <strong>Carlotta</strong><br />

qualcosa <strong>di</strong> più che una casa. Qui il padre Vittorio accoglie il suo carissimo<br />

amico e famoso critico d’arte Berenson, qui <strong>Carlotta</strong> nasconde partigiani ed<br />

ebrei durante quelli che definiva “gli anni <strong>di</strong> Caino”, qui trascorre i suoi giorni<br />

migliori. “Campiglioni non era fatta <strong>di</strong> pietra, conteneva un’anima: la<br />

nostra” scrisse tempo dopo, quando nel 1956 dovette separarsene per sempre.<br />

In autunno invece la famiglia <strong>Orlando</strong> si trasferisce a Monselice, sui<br />

colli Euganei. Lì la piccola Carlottina è accolta a cà Giorgia da un nonno<br />

“adottivo” che lascerà insieme a suo figlio Vittorio un segno d’eccezione nella<br />

cultura dell’italiana: Giorgio Cini. “Lo splen<strong>di</strong>do vecchio, alto con la grande<br />

barba bianca e gli occhi azzurrissimi” era cliente del padre <strong>di</strong> <strong>Carlotta</strong>, ma<br />

questo rapporto d’affari si era trasformato in una profonda e reciproca amicizia.<br />

Amicizia che continuerà tra <strong>Carlotta</strong> e Vittorio e il figlio <strong>di</strong> lui, Giorgio<br />

Cini jr, del quale è madrina, prematuramente scomparso in uno sfortunato<br />

volo aereo. Gite, cavalcate nei boschi, il croquet, visite ad Arquà alla casa <strong>di</strong><br />

Petrarca, sono gli svaghi preferiti <strong>di</strong> questi autunni dorati.<br />

Un autunno che si spegne nel 1911 quando “i ragazzi <strong>di</strong> Monselice e<br />

Palermo avevano già iniziato a vestire uniformi. I malcapitati nati nel 1892<br />

avrebbero dovuto vestire <strong>di</strong>vise fino al 1919”. Camillo, il fratello maggiore <strong>di</strong><br />

<strong>Carlotta</strong>, parte per la guerra libica. <strong>Carlotta</strong> termina gli stu<strong>di</strong> e torna a casa.<br />

Viene iscritta ai corsi <strong>di</strong> puericultura <strong>di</strong> San Gregorio al Celio, “perché potessi<br />

dare il mio contributo alla Patria cambiando pannolini e pulendo culetti dei<br />

figli dei richiamati”. E’ <strong>di</strong> fatto la prima attività sociale della piccola <strong>Orlando</strong>.<br />

In questo periodo <strong>Carlotta</strong> è unita da grande amicizia con Rosalia<br />

Parisi, una siciliana bion<strong>di</strong>ssima <strong>di</strong> madre polacca, moglie <strong>di</strong> quel Saverio<br />

Parisi, fortunato banchiere e impren<strong>di</strong>tore. Rosalia è <strong>di</strong> fatto una madre spirituale<br />

per <strong>Carlotta</strong> e la introduce nel salotto <strong>di</strong>screto e accogliente <strong>di</strong> Via San<br />

Martino della Battaglia. Salotto che attirava scrittori, pittori, musicisti e poeti.<br />

E’ dai Parisi che <strong>Carlotta</strong> inizia ad ascoltare politici e intellettuali. Qui si <strong>di</strong>scuteva<br />

<strong>di</strong> irridentismo, <strong>di</strong> futurismo, <strong>di</strong> ideali liberali. C’era tra gli altri<br />

Matilde Serao, la giornalista fondatrice de “Il Giorno”, e scrittrice <strong>di</strong> pregio,<br />

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amatissima da <strong>Carlotta</strong>. C’era Pirandello, che veniva ad ascoltare l’arpa <strong>di</strong><br />

Rosalia, e che <strong>Carlotta</strong> incontrò nuovamente in America. C’erano D’Annunzio<br />

e la Duse, musicisti eccelsi come Kodaly, amico <strong>di</strong> Bartok e stu<strong>di</strong>osi come<br />

Giuseppe Pitrè che de<strong>di</strong>cò la vita ai miti e alle leggende della Sicilia. Il salotto<br />

<strong>di</strong> Rosalia <strong>di</strong>venta per <strong>Carlotta</strong> una wunderkammer da cui attingere una cultura<br />

viva, non libracea, uno splen<strong>di</strong>do repertorio <strong>di</strong> Novecento, una stanza delle<br />

meraviglie in cui si raduna il <strong>di</strong>stillato della migliore umanità italiana ante-guerra.<br />

E’ qui che <strong>Carlotta</strong> apprezza le gioie dell’auto<strong>di</strong>datta, ed è sempre a Frascati,<br />

a casa <strong>di</strong> Rosalia, che si rifugia quando la madre Ida viene colpita dalla spagnola,<br />

che la lascia praticamente inferma. Vive con Rosalia anche le angosce e<br />

le speranze della guerra e le giornate <strong>di</strong> Caporetto, quando Vittorio <strong>Orlando</strong>,<br />

allora ministro dell’interno nel gabinetto Boselli, deve formare il nuovo governo<br />

pronunciando la famosa patriottica frase “noi rinculeremo fino alla Sicilia” .<br />

La formazione <strong>di</strong> <strong>Carlotta</strong> prosegue in modo che definirei cosmopolita.<br />

<strong>Carlotta</strong> già negli anni Venti è citta<strong>di</strong>na del mondo. Segue il padre a Parigi, dove<br />

<strong>Orlando</strong> è impegnato nel <strong>di</strong>fficile e fallimentare compito <strong>di</strong> far valere la vittoria<br />

italiana al tavolo dei Big Four, i quattro gran<strong>di</strong> che producono le inique risoluzioni<br />

del Versailles, <strong>di</strong> fatto gettando le premesse del Secondo conflitto mon<strong>di</strong>ale<br />

e la “prima stepping stone completata a Yalta che ha reso facile la penetrazione<br />

sovietica in occidente”- come nota a margine <strong>Carlotta</strong> con grande luci<strong>di</strong>tà.<br />

Problemi politici che allora la piccola Carlottina solo percepiva. Era ben<br />

più interessata alla vita parigina.<br />

In quei giorni, alloggia nel piccolo appartamento in Avenue Charles<br />

Floquet, sotto la tutela <strong>di</strong> una governante russa, Madame Maximoff, che ha solo<br />

due insegnamenti da impartirle, “ça se fait” “ ça ne se fait pas”. Per il resto trascorre<br />

il suo tempo in libertà, passando dal salotto <strong>di</strong> Rosalia a quello non meno<br />

avvincente della principessa Poniatowski, una polacca naturalizzata in Francia.<br />

Qui incontra <strong>di</strong> nuovo la sua amica <strong>di</strong> sempre, Igiea Salviati e il famoso musicista<br />

Paderewsky. Anche se è più interessata al salotto della principessa polacca,<br />

<strong>Carlotta</strong> conosce tutti i protagonisti <strong>di</strong> Versailles. Certo i suoi ricor<strong>di</strong> sono sempre<br />

con un angolo, un’ottica particolare, da <strong>di</strong>etro e dentro le quinte, <strong>di</strong> una storia<br />

“intima”, <strong>di</strong> quella storia che non si può leggere sui libri scolastici. Così <strong>di</strong><br />

Clemenceau ricorda “le barzellette raccontate con molto spirito e espressione<br />

sepolcrale”, <strong>di</strong> Lloyd George i robusti breakfast a base “<strong>di</strong> un pesce chiamato<br />

haddock” che rassomigliava al baccalà, della signora Wilson un pettegolezzo che<br />

la voleva amante <strong>di</strong> un serbo e per questo avrebbe perorato la causa yugoslava.<br />

11


Poi c’era il salotto dei D’Amelio e tante altre <strong>di</strong>strazioni. Infatti all’inizio<br />

del 1919 “per quanto la politica mi incuriosisse, mi interessavo più al teatro<br />

e a Emma Grammatica, che ammiravo e incontravo spesso”. Emma,<br />

Antonio Gandusio, Laura Carli, D’Annunzio, Pirandello, Ly<strong>di</strong>a Cini, la Duse<br />

e Sarah Bernhardt, tutti avevano alimentato nella <strong>di</strong>ciassettenne <strong>Carlotta</strong> una<br />

forte passione per il teatro <strong>di</strong> prosa. Con Emma si instaura un’amicizia straor<strong>di</strong>naria.<br />

E’ con lei ai funerali <strong>di</strong> Debussy.<br />

Il periodo parigino <strong>di</strong> <strong>Carlotta</strong> si interrompe bruscamente. <strong>Orlando</strong><br />

rompe con Wilson e ritorna in Italia. A Roma viene acclamato a furor <strong>di</strong> popolo.<br />

Ma è il canto del cigno. Il parlamento lo attende con assai minor entusiasmo.<br />

Nel giugno del 1919 il governo cade e ad <strong>Orlando</strong> e Sonnino subentrano<br />

Nitti e Tittoni. <strong>Orlando</strong> riprende la professione <strong>di</strong> avvocato e <strong>Carlotta</strong> dopo<br />

una pausa a Palermo dalla nonna Castellano frequenta <strong>di</strong> nuovo il salotto <strong>di</strong><br />

Rosalia e i palcoscenici <strong>di</strong> Emma Grammatica. Nel 1920 è a Londra dove fa<br />

una “malriuscita riverenza a Queen Mary” e conosce il Principe <strong>di</strong> Galles,<br />

quello che rinuncerà al trono per amore. Poi con il transatlantico Lutezia parte<br />

per Rio de Janeiro, al seguito <strong>di</strong> una missione <strong>di</strong>plomatica del padre. Un viaggio<br />

che la lascia affascinata: “Ho visto folle italiane a San Paolo, a<br />

Montevideo e a Buenos Aires. Nel 1920 gli uomini politici non erano ancora<br />

dei globetrotters o dei commessi viaggiatori, e il loro arrivo commuoveva gli<br />

italiani sino allo spasimo”. Qui conosce il Principe Aimone, allora Duca <strong>di</strong><br />

Spoleto, che le fa aprire le danze al ballo della Repubblica, e il Re Alberto del<br />

Belgio con la Regina Elisabetta ma “eravamo tutti in costume da bagno, il che<br />

mi risparmiò il noioso protocollo sofferto a Buckingham Palace”. Ospite dai<br />

Matarazzo visiterà anche l’Argentina. Nel 1921, un anno prima della marcia su<br />

Roma è in Italia e nel 1922 Mussolini è in via Cesalpino, dagli <strong>Orlando</strong>, proprio<br />

il 29 luglio, quando compie trentanove anni. Mussolini andrà successivamente<br />

a Vallombrosa ma “quella volta non fu servito champagne ed invece dei<br />

tappi saltarono i nervi <strong>di</strong> mio padre”. <strong>Orlando</strong> non partecipò mai al governo<br />

fascista e mantenne la sua posizione <strong>di</strong> liberale per tutto il ventennio. <strong>Carlotta</strong><br />

seguì il buonsenso paterno. “Non volevo né rosso né nero ed ero minacciata da<br />

tutti”- e ancora aggiunge -“ne avevo abbastanza <strong>di</strong> camicie rosse o nere che<br />

fossero ed ero nauseata dall’accaparramento <strong>di</strong> <strong>di</strong>stintivi che occuparono rapidamente<br />

tutti gli occhielli vuoti”. Viene così deciso, nell’incandescente clima<br />

dell’avvento del fascismo, che <strong>Carlotta</strong> accompagni il padre nel suo secondo<br />

viaggio in Argentina. “ La nave che mi portò sotto l’altro cielo mi ha portato<br />

verso una seconda vita che è durata un altro ventennio, la mia vita <strong>di</strong> pendolare<br />

atlantica”.<br />

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Tra le due guerre <strong>Carlotta</strong> si <strong>di</strong>vide tra due continenti. Sposa Franco<br />

Bruno, un brillante stu<strong>di</strong>oso, ma dalle precarie con<strong>di</strong>zioni mentali che ben<br />

presto degenerano in follia e poi in trage<strong>di</strong>a.<br />

Nel 1924 però si celebra la messa<br />

nuziale in San Giorgio al Velabro, fatta<br />

restaurare dal fratello <strong>di</strong> <strong>Carlotta</strong>, come tuttora<br />

afferma una lapide. I coniugi si spostano<br />

prima a Detroit dove <strong>Carlotta</strong> si ferma<br />

alla casa italiana della Columbia University<br />

<strong>di</strong>retta da Giuseppe Prezzolini. Il primo<br />

lavoro della <strong>Carlotta</strong> americana è alla Dana<br />

Hall School, nella periferia <strong>di</strong> Boston, dove<br />

insegna letteratura francese e italiana. Poi i<br />

Bruno si trasferiscono in California, ma la<br />

malattia del marito si aggrava e rientrano a<br />

New York, dove la giovane <strong>Orlando</strong> entra<br />

nella casa e<strong>di</strong>trice Condé Nast, che tra le sue<br />

tante riviste pubblica House and Garden.<br />

<strong>Carlotta</strong> deve leggere la posta in arrivo e rispondere alla corrispondenza<br />

<strong>di</strong> persone che chiedono notizie sui giar<strong>di</strong>ni all’italiana. “Nelle ore libereracconta-<br />

mi recavo a Ellis Island e mi occupavo degli immigrati italiani in<br />

quarantena, che erano assistiti dal nuovo or<strong>di</strong>ne religioso <strong>di</strong> Madre Cabrini.<br />

La Guar<strong>di</strong>a, non ancora sindaco, cercava <strong>di</strong> prepararli alla nuova vita ed io<br />

collaboravo con lui”.<br />

E’ attraverso “House and Garden” che <strong>Carlotta</strong> prende contatto con i<br />

Garden club of America, “l’elite dell’aristocrazia del dollaro”, e inizia un giro <strong>di</strong><br />

conferenze sui giar<strong>di</strong>ni italiani viaggiando per mezzo continente alla guida <strong>di</strong> auto<br />

<strong>di</strong> lusso, sua grande passione, fino a raggiungere luoghi remoti dove “Il mio pessimo<br />

inglese accentuava il fascino <strong>di</strong> ricevere, in sperdute citta<strong>di</strong>ne del Middle<br />

West “a real italian lady”. <strong>Carlotta</strong> <strong>di</strong>verte e <strong>di</strong>venta popolarissima. Con la sua<br />

intraprendenza apre il primo “Open Gate” che <strong>di</strong>stribuiva alle socie dei Garden<br />

Club delle tessere per visitare cento giar<strong>di</strong>ni italiani e conoscerne i proprietari. Un<br />

successo che si va ad aggiungere a quello <strong>di</strong> architetto <strong>di</strong> giar<strong>di</strong>ni. I progetti <strong>di</strong><br />

<strong>Carlotta</strong> si <strong>di</strong>ffondono da Santa Barbara ad Evanston, nell’Illinois. “Sono una<br />

<strong>di</strong>lettante- amava <strong>di</strong>re- nel senso che ho fatto tutte le cose per <strong>di</strong>letto. In America<br />

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mi sono <strong>di</strong>lettata <strong>di</strong> tutto: insegnamento, pubblicità, giornalismo, architettura <strong>di</strong><br />

giar<strong>di</strong>ni, arredamento e specialmente conferenze per club femminili”. E’ proprio<br />

qui, in America, che probabilmente si forma in nuce la prima idea dell’Ande.<br />

A New York <strong>Carlotta</strong> si immerge nella vita <strong>di</strong> società e Lauro de Bosis<br />

le affida la <strong>di</strong>rezione dell’Italy-America Society. La reggerà per sette anni,<br />

decuplicando i soci da 800 a 8000, vera mosca cocchiera della cultura italiana<br />

all’estero. Anche se “esercitando questa professione ho sempre invi<strong>di</strong>ato<br />

gli imbianchini che ogni sera possono rendersi conto <strong>di</strong> quanto lavoro hanno<br />

fatto e quale risultato hanno ottenuto”.<br />

Il marito <strong>di</strong> <strong>Carlotta</strong> è morto, e a trent’anni con alle spalle <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong><br />

esperienza americana, <strong>Carlotta</strong> conosce il secondo marito, Alberto Garabelli.<br />

Nel 1933 si celebrano a Roma, nella chiesa <strong>di</strong> San Sebastiano, le sue seconde<br />

nozze. Da lui avrà l’agognata figlia, Maria Teresa, nata nel 1938 e allevata da<br />

un’ostetrica genovese, Emilia Paro<strong>di</strong>. Con Alberto vivono una spensierata esistenza<br />

nel cottage in stile inglese <strong>di</strong> Great Neck, a Long Island, che <strong>di</strong>viene l’approdo<br />

ospitale <strong>di</strong> molti italiani in fuga, come G. A. Borgese con la figlia Nanni,<br />

Corbino, il fisico Epicarmo e molti ebrei che cominciavano a intravedere il<br />

dramma. Da <strong>Carlotta</strong> arriva anche Margherita Sarfatti dopo la rottura con<br />

Mussolini, Toscanini, che apprezza la sua cucina, e ad<strong>di</strong>rittura Frank Coppola.<br />

Nel frattempo in Italia la situazione peggiora e <strong>Carlotta</strong> decide, del tutto<br />

controcorrente, il rientro in Italia, per non restare tagliata fuori dalla famiglia e<br />

raggiungere il padre, ormai vedovo. Così, su<br />

una nave della Cosulich si chiudono i secon<strong>di</strong><br />

vent’anni <strong>di</strong> <strong>Carlotta</strong>, in arrivo il 19 maggio<br />

del 1940, in Italia per l’ottantesimo compleanno<br />

del padre. Un gesto coraggioso incontro<br />

alla guerra. “Quello che dovevo affrontare<br />

avrebbe fatto <strong>di</strong> me una persona <strong>di</strong>versa e<br />

<strong>di</strong>versamente contestataria e ribelle”.<br />

Durante il tempo <strong>di</strong> guerra, Campiglioni<br />

<strong>di</strong>venta la residenza ufficiale degli <strong>Orlando</strong>.<br />

Lì si parla <strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> civiltà, <strong>di</strong> censura,<br />

<strong>di</strong> temi religiosi e morali. Berenson, Croce e<br />

Giovanni Papini sono solo alcuni degli amici<br />

<strong>di</strong> <strong>Orlando</strong>, che fanno tappa a Campiglioni.<br />

Qui <strong>Carlotta</strong> aiuta molti rifugiati ebrei,<br />

facendo <strong>di</strong> Campiglioni “l’anticipazione in<br />

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miniatura dello stato d’Israele” e cerca anche <strong>di</strong> mettere in salvo Berenson. E’<br />

in questi anni che sviluppa quel sentimento apartitico che ispira<br />

l’Ande.“Nauseata non mi sentii più <strong>di</strong> stare da una parte o dall’altra”. “Non<br />

ero soltanto assetata <strong>di</strong> libertà ma specialmente <strong>di</strong> giustizia e <strong>di</strong> amore, senza<br />

i quali la libertà è illusione”. “Mi allontanai da una politica che esigeva ritorsioni<br />

e vendette che non ero in animo <strong>di</strong> accettare”. <strong>Carlotta</strong> aiuta tutti, <strong>di</strong><br />

destra e <strong>di</strong> sinistra, partigiani e fascisti, comprendendo appieno il dramma <strong>di</strong><br />

una guerra civile e <strong>di</strong> un’Italia <strong>di</strong>laniata. “Il concetto <strong>di</strong> resistenza era <strong>di</strong>ventato<br />

un fatto mio personale e non c’era nulla <strong>di</strong> incoerente perché non mi interessava<br />

combattere o mutare uomini, quanto meto<strong>di</strong> e idee. Attorno a noi si<br />

compivano da una parte e dall’altra atrocità”. E una tra le peggiori, la bomba<br />

<strong>di</strong> via Rasella, è vissuta da <strong>Carlotta</strong> in prima persona: “anch’io mi sono buttata<br />

attraverso il portone <strong>di</strong> palazzo Volpi alla ricerca <strong>di</strong> scampo”.<br />

Liberata Roma, <strong>Carlotta</strong> ritorna in via Cesalpino e, non trovando nessuna<br />

collocazione politica, “perché mi sentivo estranea a tutte le correnti che<br />

si andavano formando”, fonda l’Aiuto Cristiano, con Monsignor Ronca,<br />

Laura Suar<strong>di</strong> e Maria Theodoli. L’Aiuto Cristiano doveva dare assistenza e<br />

conforto ai profughi e <strong>di</strong>stribuire i pacchi dono dell’Unnra. Un’esperienza<br />

dura sul piano fisico (<strong>Carlotta</strong> si prende la scabbia) e umano. “Ci attendevano<br />

alle porte dei paesi, ridotti in mucchi <strong>di</strong> macerie, e si buttavano sui furgoni<br />

come lupi affamati”. Poi arriva la Liberazione..<br />

“Ho sempre osservato tutte le ricorrenze della Repubblica, ma non il 25<br />

aprile, che non potrà mai rappresentare una festa per me. Sono sempre, coloro<br />

che uccidono, oggi come ieri, ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> Caino”.<br />

Una posizione forte come quella nei confronti della politica. “Molti<br />

illusi hanno pensato, o per lo meno hanno detto, che assomigliavo a mio padre<br />

e che ero fatta per la vita politica. Niente <strong>di</strong> più sbagliato. Pencolo sempre<br />

dalla parte del perdente. E questo è quanto c’è <strong>di</strong> più impolitico. Io sono nata<br />

liberale, <strong>di</strong> quel liberalismo che vuol <strong>di</strong>re libertà <strong>di</strong> spirito e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio e che<br />

mal si ad<strong>di</strong>ce alla <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> partito. Ed essere liberali supera <strong>di</strong> un livello<br />

l’essere solo democratici”.<br />

Si schiera con i monarchici e partecipa al salotto <strong>di</strong> Ninni Pallavicini e<br />

conosce Nennella Cutolo, nipote <strong>di</strong> Ruggero Bonghi. La Cutolo propone a<br />

<strong>Carlotta</strong> <strong>di</strong> aiutarla a fondare un’associazione per preparare le donne ad esercitare<br />

con coscienza il loro <strong>di</strong>ritto al voto. La proposta non può non coinvolgerla,<br />

visto che in America aveva conosciuto la League of Women Voters, una<br />

delle principali associazioni dell’elettorato femminile. Formarsi un’opinione<br />

propria, libera da pregiu<strong>di</strong>zi era del resto stato il fine <strong>di</strong> tutta la sua vita e<br />

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<strong>di</strong>venne anche quello della neonata associazione, L’ANDE, Associazione<br />

Nazionale Donne Elettrici. Si doveva “insegnare a rispettare il pensiero, il<br />

giu<strong>di</strong>zio e le decisioni altrui e a saper <strong>di</strong>scutere con mente chiara e <strong>di</strong>sponibile.<br />

In breve quello che si chiedeva era “l’esercizio del pensare”, dal quale il<br />

fascismo aveva esonerato gli italiani, ma che è alla base <strong>di</strong> una repubblica parlamentare.”<br />

<strong>Carlotta</strong> cercava, in quel particolare momento storico, elementi <strong>di</strong><br />

concor<strong>di</strong>a, che solo con il <strong>di</strong>alogo, il rispetto e l’informazione potevano essere<br />

raggiunti. “Desideravo avere accanto donne <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa formazione politica.<br />

Ma non era facile perché mi ero battuta per la monarchia e non intendevo rinnegarlo”.<br />

Ad aiutarla sono Igiea Salviati, specialmente nell’inchiesta sui carceri<br />

femminili, e Maria Rygier, la santa laica ex monarchica. Vittoria Paoletti<br />

traduceva le idee in pratica e Giulia Borghese accompagnava <strong>Carlotta</strong> per<br />

tutte le novanta province italiane nel <strong>di</strong>fficile compito <strong>di</strong> dare gli strumenti <strong>di</strong><br />

voto alle donne meno preparate. Nennella Cutolo fu la prima presidente e<br />

Sara Diaz quella onoraria e l’associazione aveva l’ufficio in Palazzo Patrizi in<br />

Piazza san Luigi dei Francesi, a Roma. <strong>Carlotta</strong> si de<strong>di</strong>cò all’ANDE fino al<br />

1953. “Era per me sufficiente aver stimolato le donne italiane a non limitarsi<br />

ad esprimersi soltanto con un voto ma a partecipare e a pensare da sole, senza<br />

imbottirsi <strong>di</strong> articoli, cercare politologi, e interrogare astrologi o maghi”.<br />

Un anno prima era morto il vecchio<br />

<strong>Orlando</strong>. Sepolto nella basilica <strong>di</strong><br />

Santa Maria degli Angeli a Roma, con<br />

la banda dei bersaglieri che suonava<br />

l’inno del Piave e Giulio Andreotti a<br />

rendergli l’ultimo saluto in prima fila.<br />

“Giulio fu per me come un fratello.<br />

Non l’ho mai più <strong>di</strong>menticato”.<br />

Gli ultimi vent’anni della vita <strong>di</strong><br />

<strong>Carlotta</strong> sono molto duri. Il marito<br />

muore. La situazione economica della<br />

famiglia è fallimentare. <strong>Carlotta</strong> si<br />

trova a dover ricominciare tutto a 57<br />

anni. Ma anche qui <strong>di</strong>mostra la sua<br />

forza d’animo. Si rimbocca le maniche<br />

e accetta l’offerta <strong>di</strong> Vittorio Valletta <strong>di</strong><br />

entrare nel Cepes (Comitato europeo<br />

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per lo sviluppo economico e sociale) dove rimane fino al 1967. <strong>Carlotta</strong> ottiene<br />

la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> corsi au<strong>di</strong>ovisivi e professionali e per otto anni, <strong>di</strong> nuovo su<br />

furgoncini o alla guida <strong>di</strong> Fiat Seicento, visita 800 comuni del sud, con un’equipe<br />

<strong>di</strong> istruttori, facendo ottenere più <strong>di</strong> duemila <strong>di</strong>plomi a ragazzi privi <strong>di</strong><br />

mezzi.<br />

<strong>Carlotta</strong> ha terminato il suo viaggio a Migliarino con il sogno “che un<br />

giorno tutto sarà reso più facile perché finalmente dell’uomo non sarà sfruttata<br />

la forza fisica, ma potenziato l’intelletto, l’inventiva, l’intuito creatore”.<br />

In questa <strong>di</strong>rezione ha rivolto tutti i suoi sforzi.<br />

Nella formazione <strong>di</strong> una persona, critica e non plagiabile. Una persona<br />

veramente pilastro <strong>di</strong> democrazia e libertà.<br />

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