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ITALO PANTANI<br />

Io son quella città che fui fondata<br />

per man del re Anthenor anticamente<br />

e, ben che ’l mio rettor sagio e potente<br />

m’abbia tra l’altre con honor tractata,<br />

la desïata tua dolce sembianza<br />

nel cor m’à rifermato ar<strong>di</strong>re e forza;<br />

sotto la tuo baldeza è gran speranza,<br />

però tuo pensier buono in meglio sforza,<br />

né tar<strong>di</strong> a suo venir tua gran possanza<br />

per me<strong>di</strong>car ogni tarmata scorza,<br />

ché l’aere e ’l fuoco e la terra ti chiama,<br />

e l’ampio mar la tua venuta brama. 78<br />

Il linguaggio è elevato, né potrebbe essere altrimenti. Per l’occasione,<br />

come in altre analoghe, il Vannozzo torna al suo consueto<br />

impasto <strong>di</strong> forme eterogenee, ove comunque, pur tra memorie <strong>di</strong><br />

Dante, <strong>di</strong> Cino da Pistoia, nonché <strong>di</strong> Guittone e Fazio degli Uberti 79 ,<br />

si avverte particolarmente forte la presenza della lezione petrarchesca,<br />

tramite precise memorie, ma soprattutto con il frequente e<br />

nobilitante ricorso allo stilema della <strong>di</strong>ttologia più o meno sinonimica<br />

(«sagio e potente», «ar<strong>di</strong>re e forza»), che contribuisce non poco<br />

in questo caso ad un sostanziale superamento dell’«or<strong>di</strong>tura contrappuntistica»<br />

(per usare una definizione <strong>di</strong> Folena) tanto abituale<br />

al Vannozzo, e alla parziale conquista <strong>di</strong> uno stile più fuso, cui<br />

anche concorre un più consapevole uso delle cesure e delle coppie<br />

nome-aggettivo 80 .<br />

78 Testo CLXXXIX.2 ed. MEDIN, CLVIII 2 ed. MANETTI. «La composizione della<br />

corona <strong>di</strong> sonetti risale al 1388, tra l’ab<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> Francesco il Vecchio (29 giugno)<br />

e la cessione, da parte <strong>di</strong> Francesco Novello, a Giacomo del Verme, capitano<br />

generale delle truppe <strong>di</strong> Gian Galeazzo, del castello e della potestà <strong>di</strong> <strong>Padova</strong><br />

(23 novembre). L’occupazione <strong>di</strong> <strong>Padova</strong> è posteriore a quella <strong>di</strong> Verona (18 ottobre<br />

1387)» (MANETTI, Le rime, cit., p. 410).<br />

79 Per le memorie dantesche, cfr. Inf. XV 119 («ti sia racomandata»); Purg.<br />

XXVIII 139 («anticamente», presente anche in Cino, CLXV 5); Par. XVI 17 e XXXII<br />

109 («baldezza», già ripreso da Antonio da Ferrara, III 138); Rime XXXVIII 1 («gran<br />

possanza», per cui cfr. anche Antonio da Ferrara XI 10). Riguardo alle altre fonti<br />

citate: «dolce sembianza» è in Cino (XLVI 52); «dolce cera» in Guittone (III 36) e<br />

Dante da Maiano (XXXIII 1); «pensier buono» in Fazio degli Uberti (Rime, III 23).<br />

80 La citazione <strong>di</strong> FOLENA da Il Petrarca volgare, cit., p. 182. Le memorie<br />

petrarchesche cui alludo sono quelle della canzone all’Italia («italica gente»: Rvf<br />

128, 96) e del sintagma «gran speranza» (Rvf 150, 15); per l’uso <strong>di</strong> coppie aggettivonome,<br />

cfr. «italica gente», «dolce cera», «allegra mente», «dolce sembianza», «gran<br />

speranza», «pensier buono», «gran possanza», «ampio mar», e, a suo modo, anche<br />

«tarmata scorza».<br />

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