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ITALO PANTANI<br />
mento della città alle mal<strong>di</strong>cenze dei concitta<strong>di</strong>ni. Come spesso<br />
accade, dove il contenuto <strong>di</strong>viene aggressivo il linguaggio si fa in<br />
primo luogo dantesco; né i pur presenti ricor<strong>di</strong> petrarcheschi valgono<br />
ad introdurre connotazioni <strong>di</strong>verse 72 . Il ritorno infine, nel<br />
<strong>di</strong>stico conclusivo, ad un tono posato atto a confermare il proprio<br />
attaccamento alla patria, non comporta il recupero del raffinato<br />
linguaggio d’esor<strong>di</strong>o, ma l’acquietarsi del dettato in uno stile me<strong>di</strong>o,<br />
cui <strong>di</strong> nuovo tornano utili Antonio da Ferrara e Boccaccio:<br />
fornitore, sempre col Ninfale fiesolano, del sintagma <strong>di</strong> chiusura 73 .<br />
Un sonetto fatto <strong>di</strong> luci e <strong>di</strong> ombre, e <strong>di</strong> oscillazioni tanto<br />
umorali quanto stilistiche: fotografia in tal senso perfetta del contrad<strong>di</strong>ttorio<br />
rapporto che intercorse tra il Vannozzo e la sua città,<br />
porto ambito, ma non abbastanza accogliente nei suoi confronti.<br />
E infatti, se ho centrato la collocazione <strong>di</strong> questo sonetto, il suo<br />
auspicio non si realizzò.<br />
6. I «tra<strong>di</strong>ti enganni» <strong>di</strong> un «rettor sagio e potente»<br />
Rimasto in laguna, <strong>di</strong> fronte al capovolgersi delle sorti del conflitto<br />
a favore <strong>di</strong> Venezia, il Vannozzo non produsse (si ba<strong>di</strong>) un<br />
testo opposto e speculare alla frottola 102; ma nell’assai meno politica,<br />
e piuttosto bozzettistica frottola Se Die m’aide, ale vagniele,<br />
compar!, rappresentando in un mariazo la gioia del popolo veneziano<br />
alla notizia dell’evolversi positivo della guerra, egli si limitò (pur<br />
non perdendone l’occasione) a far pronunciare ad uno dei personaggi<br />
una fulminea condanna dei maneggi <strong>di</strong> Francesco il Vecchio:<br />
Sé l’arme del signor da Carrera<br />
che ’nd’ à fatto ’sta vèra<br />
con so’ tra<strong>di</strong>ti enganni. 74<br />
72 Per le memorie dantesche, cfr. «la bocca t’aperse» (Par. XXIV 119), «elli mi<br />
assentì» (Inf. XVIII 45), «l’una mi fa tacer» (Purg. XXI 116), «alta fantasia» (Par.<br />
XXXIII 142). Quanto a quelle petrarchesche (cfr. «putta sfacciata», Rvf 138, 11 [già<br />
segnalata da MANETTI, Le rime, cit., p. 132]; alma frale», Rvf 365, 7; «tristi e molli»,<br />
Rvf 320, 4), si tratta <strong>di</strong> materiali che, liberamente ricombinati (e nonostante l’adozione<br />
<strong>di</strong> un tipico artificio quale la <strong>di</strong>ttologia sinonimica), generano effetti alquanto<br />
<strong>di</strong>ssonanti, come nell’esito menti molli.<br />
73 Con «bel sito», il Beccari in<strong>di</strong>cava Roma in LXXII 42; per «buono stato»,<br />
cfr. Ninfale fiesolano 245, 6.<br />
74 Vv. 19-21 della frottola LXXVIII ed. MEDIN, LX ed. MANETTI. «La LX è stata<br />
scritta evidentemente dopo la vittoria, o almeno dopo il luglio 1380 (cfr. vv. 46<br />
sgg.)» (MANETTI, Le rime, cit., p. 202).<br />
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