III - Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes

Un poeta illuminista : Meléndez Valdés
Il senso della vanità delle cose terrene è pure espresso nella Silva XI: Mi vuelta al campo 333 :
Se abisman nuestros breves días
en la noche del tiempo; así la gloria,
el alto poderío,
la ominosa riqueza
y lumbre de belleza
do ciego corre juventud liviana,
pasan cual sombra vana,
sólo dolor dejando en la memoria.
Aggiungansi, nell'esperienza diretta del poeta, le delusioni che gli causarono la sua carriera di
magistrato e di uomo politico [ Mis desengaños 334 , El náufrago 335 ] e si comprenderà come il
poeta è pervenuto alla convinzione che alle ferite sentimentali e al dolore che è condanna comune
per tutti gli uomini c'è un'unica via d'uscita: la forza di resistere moralmente al proprio destino. Nel
Prólogo de Nimes , poco prima di morire, Meléndez Valdés scriveva: « Mis libros, mis reflexiones
y trabajos me han enseñado a llevar mis desgracias con un ánimo igual, sin abatirme, ni desmayar en
ellas » 336 . E quasi tutti gli ultimi canti composti in esilio s'ispirano a questo tema. Così l' Oda IX:
A la fortuna 337 scritta nel Sud della Francia in uno dei primi luoghi di soggiorno del profugo 338 ,
esalta la propria giustizia contro la fortuna:
El justo, firme en su opinión, seguro
de su conciencia, reirá a la suerte.
Miedo, amenaza, inútiles asaltan
su ánimo fuerte.
333 Ibid. , pp. 173-174. (N. del A.)
334 Ibid. , p. 155. (N. del A.)
335 Ibid. , p. 153. (N. del A.)
336 Ibid. , p. 90. (N. del A.)
337 Ibid. , p. 186. (N. del A.)
338 L'ode contiene un chiaro cenno alla Garonna e deve risalire agli anni 1813-1814 (cfr. G.
DEMERSON, op. cit. , p. 403). (N. del A.)
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