III - Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes

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16.06.2013 Views

Un poeta illuminista : Meléndez Valdés la propriedad y sus defectos en la sociedad civil 253 . Laddove qualche notizia ci è dato sapere de El Magistrado , poemetto didattico d'ispirazione occasionale 254 , basta il titolo per illuminarci sul contenuto di un'opera di cui soprattutto è da lamentare la perdita perché doveva certamente costituire il ritratto interiore del «filosofo» Meléndez: si tratta de Mis pensamientos o reflexiones de un solitario sobre la moral, la legislación y la política 255 . «Filosofo» Meléndez è anche in altre due poesie che vogliamo qui esaminare a completamento del suo ritratto di riformatore: una esalta il vero e l'altra condanna il fanatismo religioso che non è se non un volto dell'errore che al vero s'oppone; si tratta di A la verdad 256 e di El fanatismo 257 . La verità è poeticamente chiamata « prole dichosa del alto cielo » in cui essa si finge essersi rifugiata, per evitare il mondo; il poeta l'invoca: fácil desciende del excelso cielo do te acogiste, abandonando el suelo con vicios mil manchado, ma al di là della convenzionale figurazione poetica, si scopre che per Meléndez Valdés la verità è essenzialmente una personale conquista della nostra coscienza interiore: en mi constante seno, un templo te he erigido, do, de tu numen lleno, te adoro, alma verdad, libre, si oscuro, mas de vil miedo y de ambición seguro. Il simbolo piú puro che possa personificare questa idea di verità è la storica figura di Socrate, cui il poeta dedica tutta la seconda parte dell'ode e che celebra come vittima dell'errore e della ignoranza umana che si fanno malvagità, ma vittima utile per avere additato a tutti i secoli futuri i danni del « fanatismo impío » . 253 Ibid. , pp. 450-452. (N. del A.) 254 Ibid. , p. 456. Vedi anche: F. MUNSURI, Un togado poeta , Madrid, 1929. (N. del A.) 255 G. DEMERSON, op. cit. , p. 455. (N. del A.) 256 J. MELÉNDEZ VALDÉS, Poesías , p. 218. (N. del A.) 257 Ibid. , p. 235. (N. del A.) 72

Un poeta illuminista : Meléndez Valdés Nell'altra ode è sviluppato il tema del fanatismo. Meléndez Valdés allude al sentimento religioso deformato in torbida intolleranza e cita esempi tratti dalle religioni lontane e poi si sofferma soprattutto sulla fede islamica che sospinse gli arabi alla conquista della Spagna; quando una torma di guerrieri si precipitò sul suo suolo en la diestra la espada y el Alcorán en la siniestra alzando, Muere o cree , frenética clamando, ma è evidente che la sua intenzione va oltre le specifiche citazioni: si comprende benissimo che quello che gli interessa è colpire il fanatismo a lui contemporaneo: cioè il concetto fazioso di religione che racchiude in piccoli interessi di casta, la grande idea di un « Autor infinito » , di un « Dios del Universo » , che si serve del nome di Dio per far gemere la terra en odio infando, en execrable guerra, che colmando de mil pavorosas supersticiones le coscienze, stringe in infelici catene gli uomini. Solo la conquista della verità « nuda en su pureza » , potrà abbattere il « monstruo impuro » . Una «filosofia» dunque quella di Meléndez Valdés non astratta ma umanamente vicina a tutti i problemi della vita e che si pone come meta la felicità dell'uomo, di tutti gli uomini, avviliti dalla ignoranza, dalla paura, dallo sfruttamento dei potenti, dalla miseria morale, e bisognosi dell'aiuto di chi -avendo già trovato la luce- possa avviarli al riscatto. Una filosofia pertanto non dottrinaria o intellettualistica ma operante soprattutto attraverso il sentimento che scopre noi a noi stessi [si veda ad esempio la sottile analisi che del proprio intimo compie il poeta in un componimento «patetico» come l' Elegía III: La partida 258 ] o tutti gli altri in n oi come in Que no son flaqueza la ternura 258 Ibid. , p. 165. Su questa poesia e le sue relazioni con un simile tema di Jovellanos, vedi: J. ARCE FERNÁNDEZ, Jovellanos y la sensibilidad prerromántica in «Boletín de la Biblioteca Menéndez Pelayo», XXXVI, 1960, pp. 139-177, specie le pp. 163-167. (N. del A.) 73

Un poeta illuminista : Melén<strong>de</strong>z Valdés<br />

Nell'altra o<strong>de</strong> è sviluppato il tema <strong>de</strong>l fanatismo. Melén<strong>de</strong>z Valdés allu<strong>de</strong> al sentimento religioso<br />

<strong>de</strong>formato in torbida intolleranza e cita esempi tratti dalle religioni lontane e poi si sofferma soprattutto<br />

sulla fe<strong>de</strong> islamica che sospinse gli arabi alla conquista <strong>de</strong>lla Spagna; quando una torma di guerrieri<br />

si precipitò sul suo suolo<br />

en la diestra la espada<br />

y el Alcorán en la siniestra alzando,<br />

Muere o cree , frenética clamando,<br />

ma è evi<strong>de</strong>nte che la sua intenzione va oltre le specifiche citazioni: si compren<strong>de</strong> benissimo che quello<br />

che gli interessa è colpire il fanatismo a lui contemporaneo: cioè il concetto fazioso di religione che<br />

racchiu<strong>de</strong> in piccoli interessi di casta, la gran<strong>de</strong> i<strong>de</strong>a di un « Autor infinito » , di un « Dios <strong>de</strong>l<br />

Universo » , che si serve <strong>de</strong>l nome di Dio per far gemere la terra<br />

en odio infando, en execrable guerra,<br />

che colmando<br />

<strong>de</strong> mil pavorosas supersticiones<br />

le coscienze, stringe in infelici catene gli uomini. Solo la conquista <strong>de</strong>lla verità « nuda en su pureza<br />

» , potrà abbattere il « monstruo impuro » .<br />

Una «filosofia» dunque quella di Melén<strong>de</strong>z Valdés non astratta ma umanamente vicina a tutti i<br />

problemi <strong>de</strong>lla vita e che si pone come meta la felicità <strong>de</strong>ll'uomo, di tutti gli uomini, avviliti dalla<br />

ignoranza, dalla paura, dallo sfruttamento <strong>de</strong>i potenti, dalla miseria morale, e bisognosi <strong>de</strong>ll'aiuto di<br />

chi -avendo già trovato la luce- possa avviarli al riscatto. Una filosofia pertanto non dottrinaria o<br />

intellettualistica ma operante soprattutto attraverso il sentimento che scopre noi a noi stessi [si veda<br />

ad esempio la sottile analisi che <strong>de</strong>l proprio intimo compie il poeta in un componimento «patetico»<br />

come l' Elegía <strong>III</strong>: La partida 258 ] o tutti gli altri in n oi come in Que no son flaqueza la ternura<br />

258 Ibid. , p. 165. Su questa poesia e le sue relazioni con un simile tema di Jovellanos, vedi: J. ARCE<br />

FERNÁNDEZ, Jovellanos y la sensibilidad prerromántica in «Boletín <strong>de</strong> la <strong>Biblioteca</strong> Menén<strong>de</strong>z<br />

Pelayo», XXXVI, 1960, pp. 139-177, specie le pp. 163-167. (N. <strong>de</strong>l A.)<br />

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