III - Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes

Un poeta illuminista : Meléndez Valdés
chiamare 111 , uno spirito nuovo si trova però in Cadalso dove domina il tema del rifugio in campagna
come ricerca di piú spontanea e ragionevole felicità, tema antico ben noto anche all'anacreontismo di
Villegas, ma qui ripreso con un soffio nuovo di intima umanità.
Accanto a lui dobbiamo subito porre i suoi discepoli 112 Iglesias e Meléndez Valdés. Il Rubió y
Lluch giudicava superiore a Cadalso Iglesias 113 ma superiore a tutti Meléndez Valdés 114 . È certo che
per opera di questi iniziatori il gusto per l'anacreontica si diffuse a Iriarte, Forner, Trigueros, Sánchez
Barbero, Noroña, Cienfuegos, Nicasio Gallego e via via ad altri poeti di venendo un vero e proprio
genere di moda alla fine del Settecento e principio dell'Ottocento.
Meléndez Valdés ci rivela chiaramente l'idea ch'egli ebbe dall'anacreontica in una sua lettera a
Jovellanos del 24 agosto 1776 115 in cui commenta una serie di composizioni «anacreontiche» che
Trigueros aveva pubblicato sotto il nome di Melchor Díaz de Toledo, presunto poeta del sec. XVI,
senza peraltro che la sua finzione letteraria riuscisse ad ingannare alcuno. Il giudizio di Meléndez
Valdés è nettamente sfavorevole poi ché egli trova che le composizioni di Trigueros sono troppo
lunghe, quasi cantilene, senza varietà musicale, e che -soprattutto- hanno un contenuto estraneo allo
spirito d'Anacreonte poiché sono satiriche e moraleggianti.
Meléndez Valdés voleva che l'anacreontica fosse breve, leggera e di contenuto gioioso, ricca di «
amores, convites, beodeces » e pensava dovesse avere come modello solo Anacreonte, specie quello
111 N. FERNÁNDEZ DE MORATÍN, Poesías , in Obras cit., pp. 1-8. Già il RUBIÓ i LLUCH ( op.
cit. , p. 162) giudicava che le 39 composizioni di Nicolás Fernandéz de Moratín che vanno sotto il
nome di anacreontic he « no tienen de anacreónticas sino el nombre y el metro consagrado por el uso.
Y, hablando en rigor, ni esta última circunstancia poseen, ya que algunas de ellas están escritas en los
graciosos versos de cinco sílabas, tan diestramente manejado por Moratín » ed aggiungeva (p. 163)
che soltanto « unas pocas parecen inspiradas por la colección griega, las restantes más bien semejan
letrillas o delicados idilios que anacreónticas » . (N. del A.)
112 Vedi supra , n. 20. (N. del A.)
113 A. RUBIÓ i LLUCH, op. cit. , p. 150. (N. del A.)
114 Ibid. , p. 151. (N. del A.)
115 J. MELÉNDEZ VALDÉS, Carta a Jovellanos del 24 de agosto de 1776 , in Poesías , p. 74.
(N. del A.)
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