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Leggi - I Cistercensi

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sono stati scelti in funzione della Pasqua del Signore. Il tema dell'Esodo<br />

ritorna spesso nel corso della settimana (lunedì, martedì, giovedì,<br />

sabato).<br />

Nota dottrinale sulla riforma dell' UfJicio divino.<br />

1. Il Concilio Vaticano II ha voluto che «il venerabile e sacro<br />

tesoro dell'Ufficio romano venga adattato in modo tale che possano<br />

usufruirne più largamente e più facilmente tutti coloro ai quali è affidato»<br />

(Sacrosanctum Concilium 90).<br />

Questa esigenza di riforma è valida anche per il nostro Ufficio<br />

monastico. E per due motivi:<br />

Primo, perché la struttura del nostro Ufficio divino è molto<br />

vicina al breviario romano.<br />

Secondo, perché il fine della riforma non consiste solo nel sollievo<br />

da dare ai sacerdoti diocesani oppressi dalle fatiche del ministero<br />

apostolico, ma anche e soprattutto in un maggiore profitto spirituale.<br />

Ciò risulta chiaramente dal citato n. 90 della' Sacrosanctum Concilium "<br />

e da altri numeri della stessa Costituzione conciliare. Il n. 87, per<br />

esempio, dice: «affinché i sacerdoti e' gli altri membri della Chiesa<br />

possano meglio e più perfettamente celebrare l'Ufficio divino ». Del<br />

resto si conosce bene il «ritornello» di tutta la riforma liturgica<br />

promossa dal Concilio: « ...i fedeli vengano formati alla piena, consapevole<br />

ed attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche» (cfr. Sacrosanctum<br />

Concilium 11, 14, 19, 21, ...).<br />

Non si potrà certo dire che tale piena, consapevole ed attiva<br />

partecipazione alla liturgia non riguardi coloro il cui compito principale<br />

« è quello di prestare umile e insieme nobile servizio alla divina<br />

maestà entro le mura del Monastero» (Perfectae Caritatis 9; cfr. 2, c).<br />

È evidente che la riforma del nostro Ufficio divino va fatta tenendo<br />

conto del nostro genere di vita, che non è quello dei sacerdoti<br />

diocesani o dei cristiani nel mondo. La nostra riforma deve essere ben<br />

distinta dalla riforma dell'Ufficio romano. Ma va applicato anche a noi<br />

il principio secondo il quale «l'ordinamento dei testi e dei riti deve<br />

essere condotto in modo che le sante realtà da essi significate siano<br />

espresse più chiaramente, il popolo cristiano (cioè noi stessi) possa<br />

capirne più facilmente il senso e possa parteciparvi con una celebrazione<br />

piena, attiva, comunitaria» (Sacrosanctum Concilium 21).<br />

2. Princìpi che, secondo la mente del Concilio, devono guidare<br />

la riforma dell' Ufficio divino:<br />

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