Leggi - I Cistercensi

la lingua come nella vocale E (11). Anche qui però, bisogna evitare un
difetto in cui si cade spesso, pronunciare cioè una vocale per un'altra.
« Vi sono molti maestri che abituano gli allievi a deformare le vocali,
credendo in tal modo di facilitare l'esecuzione. Si suggerisce di pronunciare
la A in modo che assomigli alla 0, la I alla U ecc. Oltre ad essere
segno di deficienza, le vocali male pronunciate offendono le esigenze
dell'arte. Queste deformazioni risultano, in ultima analisi, brutte necessità
delle voci male educate» (12).
Conclusione
Diciamo che il canto deve essere basato sulla semplicità e chiarezza,
« se non si vuole che lo stesso finisca in un labirinto di assurde
parole e di comiche e nocive pratiche» (13). Intanto, per incoraggiarci
a far sempre meglio, riporto un ultimo passo del grande maestro di
orchestra, Carlo Polacco, il quale, meditando sul meraviglioso strumento
della voce umana, esclama: «La laringe è un dono prezioso
offerto ci da Dio, perché ci si possa esprimere con la parola e perché
possiamo godere del nostro canto; è strumento vivo, palpitante, sempre
imitato dagli strumenti inventati dall'uomo, mai raggiunto e tanto
meno superato. Il fiato che anima il suono prodotto dalle corde vocali,
si espande così dall'anima del cantante a quella dell'ascoltatore.
Il cantante che sa di poter offrire qualche cosa di buono con la sua
voce a questo mondo tanto assetato di bene, si prodighi con senso
religioso in quest'atto benefico e sappia trasfondere i tesori del suo
strumento. Non ricerchi gloria, né ricchezza; queste gli verranno di
conseguenza e conferiranno una nota di umana pienezza alla singolare
espressione della sua ricchezza interiore» (14).
D. ILDEBRANDO DI FULVIO O. Cisto
(11) ZARLINO, op. cito
(12) ]. P. BAGAGIOLO, op. cito
(13) ]. P. BAGAGIOLO, op. cito
(14) C. POLACCO, Come respirare per cantare, ].L., Venezia 1966.
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