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Leggi - I Cistercensi

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Crocefissione del Perugino potevano raggiungere la sala del capitolo<br />

dove è ospitato il capolavoro, solo passando attraverso i locali dell'attiguo<br />

liceo Michelangiolo.<br />

La sfuriata novembrina dell'Arno raggiunse anche questa antichissima<br />

e gloriosa Chiesa. In Borgo Pinti si andava in barca, e nel cortile<br />

della chiesa, benché sopraelevato rispetto alla strada l'acqua melmosa<br />

della piena raggiunse il livello di oltre due metri e mezzo. Innumerevoli<br />

i danni alle strutture architettoniche, agli arredi, alle opere<br />

d'arte: restarono deturpati, nelle zone più basse, l'affresco del Perugino<br />

nella sala capitolare, gli affreschi di Bernardino Poccetti nella Cappella<br />

del Giglio, il San Sebastiano in legno policromo di Leonardo del Tasso,<br />

numerosi dipinti tra i quali opere di Lorenzo Lippi, Santi di Tito, Cosimo<br />

Rosselli, Domenico Puligo, Raffaelino del Garbo, Domenico Passignano.<br />

Mentre i fiorentini con l'aiuto di tutto il mondo, iniziavano il<br />

paziente e delicato salvataggio dell'immenso patrimonio artistico, colpito<br />

dall'alluvione, o messo in pericolo dalle conseguenze del disastro, i<br />

francesi « adottavano» Santa Maria Maddalena de' Pazzi concentrando<br />

su questa bellissima chiesa gran parte del loro generoso contributo al<br />

restauro della bellezza fiorentina. Questo pronto intervento consenti<br />

all'architetto Morozzi, soprintendente ai monumenti, di iniziare immediatamente<br />

i lavori di sgombero e di ripristino, mentre il professor<br />

Ugo Procacci, allora soprintendente alle gallerie, provvedeva a far<br />

distaccare tutti i dipinti, a ordinare il restauro delle altre opere d'arte<br />

e degli arredi, a sanare gli affreschi deturpati.<br />

Totale il restauro eseguito, e seguito con particolare amore, dall'architetto<br />

Guido Morozzi il quale non si è limitato a riparare i danni<br />

prodotti dall'alluvione, ma ha voluto restituire il complesso architettonico<br />

all'antica, originale purezza.<br />

Nella cripta.<br />

Il bellissimo chiostro d'ingresso, legato al nome del Sangallo, è<br />

stato completamente ripristinato rimettendo in luce anche il lato che<br />

era rimasto incompiuto, e che nel passato era stato chiuso con un muro<br />

di tamponarnento allo scopo di ricavare dei locali sfruttando l'ambiente<br />

del portico. Morozzi ha ricavato, facendo abbattere la muraglia posticcia,<br />

antiche colonne, capitelli jonici, volte di copertura ed altri elementi<br />

architettonici. Usando tali elementi e ricostruendo fedelmente<br />

quelli che mancavano, l'opera del Sangallo è stata completata, e ora il<br />

chiostro appare in tutta la sua suggestiva, purissima bellezza.<br />

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