Leggi - I Cistercensi

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16.06.2013 Views

imasero per quindici anni, non più padroni, ma ospiti nel loro monastero, con una libertà d'azione molto limitata e con l'afflusso dei turisti che intralciava la loro vita fondamentalmente eremitica. Per questo nel 1947 dovettero lasciare definitivamente la loro casa. Vi ritornarono per la seconda volta i PP. Carmelitani, che l'abitarono fino al 1957. Seguono undici anni di desolazione. La Certosa da casa della preghiera viene declassata a Museo. Finalmente, dopo lunghe trattative per ottenere ai monaci una condizione di vita possibile, l'undici novembre 1968,dopo 170 anni vi ritornano i monaci cistercensi. Visita alla Certosa. È impossibile condensare in poche righe quello che si può contemplare nella Certosa di Pavia. Solo un poeta potrebbe dare a chi non è presente un'idea meno inadeguata. . Dal lungo viale di tigli si giunge al vestibolo ornato di figure di santi di Bernardino Luini. Il vestibolo dà nel grande piazzale antistante al tempio che col suo verde e le siepi di bosso «prepara l'anima alla riverenza necessaria per accostarlo e per contemplare la facciata rinascimentale in bianco e nero. Una orchestrazione dello spazio: porte, portali, finestroni, riquadri con medaglioni di profeti, di santi, di re; una Bibbia in marmo, un'enciclopedia storica favolosa ». (C. Angelini) Progettata dal Solari, modificata dal Bergognone, alle ricche sculture unisce la ricchezza del materiale impiegato: marmo di Gandoglia verde di Polcevera, lumachella, cipollino d'Egitto, alabastro orientale, verde di Francia, rosso di Verona, macchiavecchia ... L'interno della Chiesa, opera di Guiniforte Solari è un capolavoro di arte gotica. «Rapisce l'impeto delle tre navate, la potenza e la sapienza delle arcate, le colonne che s'alzano come alberature ». (C. Angelini) Le decorazioni della volta sono di Ambrogio da Fossano detto Bergognone, che venne coadiuvato dal fratello Bernardino e da Jacopo de Mottis. L'altare maggiore e il coro sono separati dal resto della Chiesa da una iconostasi cinquecentesca. Daniele Crespi ne ha affrescato le pareti all'inizio del '600 con scene della vita di Gesù e della vita di S. Bruno. L'altare e il presbiterio sono un complesso imponente, ricco di marmi e pietre dure: i lapislazzuli, le ametiste, le agate, i rubini, l'onice, le acquemarine sono profuse con una ricchezza che ha della prodigalità. « Piano piano si indovina tutto l'altro che c'è di mirabile e di vago: intagli, intarsi, miniature, che sono come i trilli, le fioriture, - 136-

le cascatelle della scultura, e non interessano meno dei capolavori» (C. Angelini ). Nel transetto, due sono i monumenti che attirano l'attenzione: il monumento funebre di Ludovico il Moro e della moglie Beatrice d'Este a destra, e il mausoleo dove tutt'oggi è sepolto Gian Galeazzo Visconti, a sinistra, opera la prima di Cristoforo Solari del 1497, la seconda di G. Cristoforo Romano e Benedetto Briosco della fine deI secolo XV. Si esce poi nel piccolo chiostro: un gioiello disegnato da Guiniforte Solari. La parte esterna degli archi è decorata con le terrecotte di Rinaldo de Stauris. Il chiostrino è coronato in alto dalla grandiosa Cupola con la lanterna e dai vari camminamenti che percorrono tutta la parte esterna della Chiesa. Il refettorio è molto austero coi suoi tavoli e schienali in noce scuro. Un tocco di colore è dato dalle pitture del Bergoanone che ne ha decorato la volta e dalla grande « Cena» di Ottavio Semini del secolo XVII. Il grande Chiostro meno bello del piccolo, stupisce per la sua grandiosità, col suo perimetro di circa mezzo chilometro. Anch'esso ha le arcate esterne in terracotta, ed è coronato dalle ventiquattro cellette dei monaci coi loro comignoli aguzzi. La Certosa oggi e domani. L'undici novembre 1968 segna una data importante per la Certosa: n ritorno dei monaci. Desiderato dal Papa Paolo VI e dal Vescovo di Pavia monsignor Allorio, questo rientro venne reso possibile dal Ministero della Pubblica Istruzione e da quello dei Lavori pubblici, che dopo lunghe trattative restituirono il monastero al suo primitivo scopo: quello di essere una casa religiosa, la casa della preghiera. Un gruppo di 19 monaci entrava processionalmente nella Certosa in auel giorno grigio di novembre, mentre una folla numerosa faceva ala al loro passaggio. «Notizie Cistercensi» hanno riportato allora la cronaca dell'avvenimento. Passati i primi giorni dell'osanna, la comunità dovette mettersi al lavoro e si accorse subito che questo non era poco: le attese del clero, della popolazione e dei turisti impegnavano i monaci ad una attività molto intensa. Si aggiungano tutti i problemi materiali di sussistenza e il lavoro nello studentato interno (6 monaci erano giovani studenti) e si può avere un'idea di quanto han dovuto lavorare i « fondatori ». Attualmente ancora l'attività che i monaci della Certosa devono - 137-

le cascatelle della scultura, e non interessano meno dei capolavori»<br />

(C. Angelini ).<br />

Nel transetto, due sono i monumenti che attirano l'attenzione:<br />

il monumento funebre di Ludovico il Moro e della moglie Beatrice<br />

d'Este a destra, e il mausoleo dove tutt'oggi è sepolto Gian Galeazzo<br />

Visconti, a sinistra, opera la prima di Cristoforo Solari del 1497, la<br />

seconda di G. Cristoforo Romano e Benedetto Briosco della fine deI<br />

secolo XV.<br />

Si esce poi nel piccolo chiostro: un gioiello disegnato da Guiniforte<br />

Solari. La parte esterna degli archi è decorata con le terrecotte di Rinaldo<br />

de Stauris. Il chiostrino è coronato in alto dalla grandiosa Cupola<br />

con la lanterna e dai vari camminamenti che percorrono tutta la parte<br />

esterna della Chiesa. Il refettorio è molto austero coi suoi tavoli e schienali<br />

in noce scuro. Un tocco di colore è dato dalle pitture del Bergoanone<br />

che ne ha decorato la volta e dalla grande « Cena» di Ottavio<br />

Semini del secolo XVII.<br />

Il grande Chiostro meno bello del piccolo, stupisce per la sua<br />

grandiosità, col suo perimetro di circa mezzo chilometro. Anch'esso ha<br />

le arcate esterne in terracotta, ed è coronato dalle ventiquattro cellette<br />

dei monaci coi loro comignoli aguzzi.<br />

La Certosa oggi e domani.<br />

L'undici novembre 1968 segna una data importante per la Certosa:<br />

n ritorno dei monaci. Desiderato dal Papa Paolo VI e dal Vescovo<br />

di Pavia monsignor Allorio, questo rientro venne reso possibile<br />

dal Ministero della Pubblica Istruzione e da quello dei Lavori pubblici,<br />

che dopo lunghe trattative restituirono il monastero al suo primitivo<br />

scopo: quello di essere una casa religiosa, la casa della preghiera.<br />

Un gruppo di 19 monaci entrava processionalmente nella Certosa in<br />

auel giorno grigio di novembre, mentre una folla numerosa faceva ala<br />

al loro passaggio. «Notizie <strong>Cistercensi</strong>» hanno riportato allora la cronaca<br />

dell'avvenimento.<br />

Passati i primi giorni dell'osanna, la comunità dovette mettersi al<br />

lavoro e si accorse subito che questo non era poco: le attese del clero,<br />

della popolazione e dei turisti impegnavano i monaci ad una attività<br />

molto intensa. Si aggiungano tutti i problemi materiali di sussistenza<br />

e il lavoro nello studentato interno (6 monaci erano giovani studenti)<br />

e si può avere un'idea di quanto han dovuto lavorare i « fondatori ».<br />

Attualmente ancora l'attività che i monaci della Certosa devono<br />

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