16.06.2013 Views

Riccardo Orestano - Acta Urbis

Riccardo Orestano - Acta Urbis

Riccardo Orestano - Acta Urbis

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Federica Fontana<br />

<strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong><br />

1


Premessa<br />

1. Note biografiche<br />

INDICE<br />

2. <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong>: personaggio dai mille volti<br />

2.1.Difficoltà nel dare una qualificazione alla sua figura<br />

2.2.<strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> dipingeva …<br />

A) Il ritrovamento dei dipinti<br />

B) Alcuni quadri<br />

3. Il periodo della prigionia<br />

4. La sua ultima lezione accademica: “Lasciando la cattedra”<br />

Conclusione<br />

2


<strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong><br />

Premessa<br />

Quando la Professoressa Maria Pia Baccari mi ha chiesto di scrivere un “pezzetto” su<br />

<strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> da inserire nel sito www.actaurbis.it, ero contentissima!<br />

Trattandosi di un personaggio importante che ha dato un contributo allo studio del<br />

diritto, non solo attraverso i suoi scritti ma anche attraverso quelli dei suoi allievi, ho<br />

iniziato immediatamente la mia ricerca consultando testi riguardanti l’illustre Maestro<br />

che riportassero sì la sua biografia, ma che ne mettessero in evidenza gli aspetti più<br />

salienti della sua personalità.<br />

Scrivere su <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> non è, però, come narrare la storia di un qualsiasi grande<br />

personaggio del “passato”.<br />

In realtà è come se, in un certo senso, attraverso i frequenti e interessanti racconti della<br />

mia Professoressa, lo avessi conosciuto anch’io.<br />

Dai suoi racconti e dallo sguardo che ha quando lo ricorda, capisco quanto affetto e<br />

ammirazione provasse nei suoi confronti.<br />

E scrivere di un personaggio così amato mi commuove e mi rende felice.<br />

3


1. Note Biografiche<br />

<strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> nacque a Palermo il 26 maggio del 1909.<br />

Si laureò nel 1932 presso l’Università di Roma, con una tesi sulla “Cognitio extra<br />

ordinem”, relatore Salvatore Riccobono.<br />

A soli 26 anni fu incaricato del corso di Diritto romano presso l’Università libera di<br />

Camerino, dove vi rimase per due anni, dal 1935 al 1937.<br />

Nel 1937 partecipò al concorso 1 , indetto dall’Università di Cagliari, per la cattedra di<br />

Istituzioni di diritto romano, e lo vinse. Venne chiamato, nel 1939, presso l’Università<br />

di Siena. Qui, rivestì la carica di Preside della Facoltà di Giurisprudenza dal 1940 al<br />

1942.<br />

In qualità di tenente di fanteria partecipò a tre campagne e gli venne consegnata la croce<br />

di guerra al valor militare 2 .<br />

Diventato ufficiale di collegamento col Sud, dopo l’8 settembre 1943 3 , venne catturato<br />

dai tedeschi e fu internato in Germania fino alla fine della guerra (vedi infra).<br />

1<br />

Il concorso a cattedra di Diritto romano presso l’Università di Cagliari fu accompagnato da forti polemiche. Come<br />

ricorda Franca de Marini Avonzo, «le discussioni tra i romanisti degli anni trenta, come quelle antiche, assumevano<br />

sovente toni personali ma si inserivano in un contrasto ben più profondo, che coinvolgevano non solo il metodo e lo<br />

stile ma anche i contenuti della ricerca. Era un contrasto cioè tra chi voleva mantenere un valore temporale del diritto<br />

romano “classico” e chi ne proclamava la storicità, da un lato nel rapporto col diritto moderno, dall’altro lato all’interno<br />

del suo svolgimento, in tutto il processo della sua formazione e delle sue trasformazioni»: F. DE MARINI AVONZO, “In<br />

memoriam. <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> (1909-1988)”, in Studia et Documenta Historiae et Iuris, LIV, Roma 1988, p. 556. La<br />

romanista, avverte già nel 1988 (anno in cui furono scritte queste parole) il pericolo che questa questione possa tornare<br />

ad essere attuale e guarda con nostalgia l’epoca in cui l’uso della dottrina romanistica era frequente ed era considerato<br />

motivo di prestigio. <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong>, grazie all’insegnamento di Salvatore Riccobono, considerava sepolto quel<br />

dibattito.<br />

2<br />

La croce di guerra al valore militare, fu istituita da Vittorio Emanuele III nel 1922 ed aveva il fine di segnalare come<br />

degni di “pubblico onore” gli autori di atti di eroismo militare in tempo di guerra.<br />

3<br />

L’8 settembre 1943 è una data fatidica per la storia italiana della seconda guerra mondiale. Alle 18:30 il generale<br />

Dwight Eisenhower rende noto, attraverso i microfoni di Radio Algeri, l’armistizio di Cassabile siglato segretamente il<br />

giorno 3 dello stesso mese; tale notizia venne confermata alle 19:42 dal proclama del maresciallo Pietro Badoglio<br />

trasmesso dai microfoni dell’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche). Più che di un armistizio si trattava di<br />

una “resa senza condizioni”. Nelle settimane dopo l’armistizio oltre centinaia di migliaia di soldati italiani vennero<br />

catturati dall’esercito germanico. Di fronte a loro si pose la drammatica scelta di continuare a combattere a fianco dei<br />

nazifascisti oppure di essere deportati nei campi di concentramento. La conseguenza del rifiuto di combattere a fianco<br />

dei tedeschi e di aderire alla Repubblica di Salò fu l’internamento nei lager nazisti, non sotto la qualifica di prigionieri<br />

4


Durante questo periodo, nei campi di concentramento, svolse attività di resistenza<br />

insieme ad altri internati.<br />

Frutto della terribile esperienza passata durante il periodo della guerra fu la decisione di<br />

fondare e presiedere l’Associazione nazionale Ex-Internati in Germania, che si<br />

prefiggeva lo scopo di assistere moralmente e materialmente i sopravvissuti dei campi<br />

di concentramento, nonché le famiglie degli internati deceduti.<br />

Nel 1950 venne chiamato a ricoprire la cattedra di Diritto romano presso l’Università di<br />

Genova, dove vi rimase per ben dieci anni, dal 1950 al 1960.<br />

In quegli anni fu anche Consulente Tributario alla Confederazione dell’Artigianato<br />

presso il Ministero dell’Industria, Direttore della Scuola Centrale Tributaria del<br />

Ministero delle Finanze e membro della Société d’Histoire du Droit di Parigi.<br />

Nel 1960 gli fu affidata la cattedra di Storia del diritto romano e di Diritto romano<br />

all’Università di Roma.<br />

Gli fu consegnata, nel 1961, la “Medaglia d’oro dei benemeriti della Scuola e della<br />

cultura” 4 .<br />

Per otto anni, dal 1964 al 1972, presiedette il Comitato per le Scienze Giuridiche e<br />

Politiche del CNR (Consiglio Nazionale di Ricerca).<br />

Dal 1974 fu socio corrispondente e successivamente socio nazionale della Accademia<br />

dei Lincei per le Scienze morali.<br />

Il 18 maggio 1979 tenne la sua “penultima lezione” dedicata ai suoi studenti e agli<br />

assistenti 5 .<br />

Il giorno seguente, il 19 maggio 1979, ebbe luogo l’“incontro” che sarà ricordato come<br />

la sua ultima lezione, la cui registrazione venne trascritta dalla professoressa Maria Pia<br />

Baccari e pubblicata con il titolo “Lasciando la cattedra” (v. infra).<br />

di guerra, la quale avrebbe garantito le tutele della convenzione di Ginevra, bensì sotto quella “strategica” coniata di<br />

Hitler di I.M.I. (Internati Militari Italiani), che ne consentì il loro sfruttamento senza limiti.<br />

4 La “Medaglia d’oro ai benemeriti della Scuola e della cultura e dell’arte” è stata istituita con la legge del 16 novembre<br />

1950 n. 1093 e viene consegnata a coloro che si sono distinti per particolari metodi nel campo dell’educazione.<br />

5 L’avvio all’incontro fu un frammento di Giavoleno , che il Maestro aveva trovato tra i suoi appunti la sera<br />

prima. Si tratta di D. 33,2,42: «In fructu id esse intellegitur, quod ad usum hominis inductum est: neque enim<br />

maturitas naturalis hic spectanda est, sed id tempus, quo magis colono dominove eum fructum tollere<br />

expedit: itaque cum olea immatura plus habeat reditus, quam si matura legatur, non potest videri, si<br />

immatura lecta est, in fructu non esse» («Essere in frutto s’intende ciò che fu introdotto per uso dell’uomo: giacché<br />

qui non si deve mirare alla maturità naturale, ma quel tempo quando è più utile al colono e al patrone togliere il frutto:<br />

sicché l’uliva avendo più di rendita, essendo immatura, che se si colga matura, non può sembrare di non esser frutto, se<br />

sia stata colta immatura»: traduzione di G. VIGNALI, Corpo del diritto. Digesto, IV, Napoli 1857, p. 1258).<br />

5


Nel 1985 l’Università di Roma gli attribuì, con voto unanime, il titolo di “Emerito di<br />

Diritto romano”.<br />

Morì a Roma l’11 novembre 1988 nella sua casa di Via Leonardo Pisano 26 circondato<br />

dall’affetto della sua famiglia e dei suoi allievi, in mezzo alle “sudate carte”.<br />

Il funerale venne celebrato nella Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (v. infra).<br />

2. <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong>: personaggio dai mille volti<br />

<strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> era, a mio avviso, un personaggio dai mille volti.<br />

Espressione di questa sua personalità composita è anche la passione dimostrata per la<br />

pittura.<br />

Il suo animo da artifex del buono e del giusto (ius est ars boni et equi) ha influenzato<br />

tutta la sua vita.<br />

2.1.Difficoltà nel dare una qualificazione alla sua figura<br />

<strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> è stato definito «fra le presenze più vive della cultura giuridica di<br />

questo secondo dopoguerra in Italia» 6 .<br />

Non è semplice fare comprendere appieno la figura del Maestro a tutte quelle persone,<br />

studiose di diritto e non, che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo: specificare,<br />

infatti, che egli è stato professore di materie romanistiche in molte Università italiane<br />

dice ben poco.<br />

Allo stesso modo «applicare ad <strong>Orestano</strong> l’etichetta di ‘romanista’ è assolutamente<br />

riduttivo e starebbe a significare soltanto la grossolana incomprensione del suo<br />

messaggio culturale. Romanista, storico del diritto medievale e moderno, filosofo del<br />

diritto, teorico generale del diritto civile e del diritto processuale, ad <strong>Orestano</strong> conviene<br />

un attributo spazioso, perché egli sentì l’angustia degli incasellamenti disciplinari<br />

dell’accademia e sempre parlò, con una monotonia significativa, della unità della<br />

6 P. GROSSI, “Trent’anni di pagine introduttive. Quaderni fiorentini 1972-2001”, in Per la storia del pensiero giuridico<br />

moderno, Milano 2009, p. 90.<br />

6


scienza giuridica, entro la quale lavorò e ricercò senza limitazioni prefabbricate<br />

assumendo a interlocutori gli operai più disperati delle più disparate discipline<br />

giuridiche e – perché no? – il generico studente d’una facoltà di Giurisprudenza. Egli fu<br />

giurista, e basta: indagatore del mondo sociale e culturale inforcando sempre i suoi<br />

occhiali di giurista, e sempre all’insegna di quella curiosità per il nuovo e per lo<br />

sperimentale che lo fece colloquiare fittamente e giovanilmente – anche da vecchio –<br />

con i più giovani» 7 .<br />

L’aspetto più rilevante, del quale la professoressa Maria Pia Baccari ci parla spesso, è la<br />

curiosità di <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong>, che si manifestava in molti modi: quando scrutava un<br />

appunto su un pezzetto di carta, girandolo e rigirandolo fra le dita, avvicinandolo agli<br />

occhi, guardando oltre gli occhiali; quando ascoltava, guardando in silenzio<br />

l’interlocutore, mentre il suo sguardo sembrava già pensare ad altre domande da porre;<br />

quando chiedeva ai propri allievi di cercare per lui citazioni di autori antichi e moderni<br />

che ricordava a memoria, o quando voleva ricostruire insieme a loro l’origine di motti,<br />

proverbi, o antichi detti (come per esempio “Tra il lusco e il brusco”, o perché si dice<br />

“Romano de Roma”, per quale motivo a Teramo l’11 novembre si festeggia la festa dei<br />

cornuti, chi è l’esorcista etc.).<br />

2.2.<strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> dipingeva …<br />

Non tutti sanno che <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> dipingeva.<br />

Questo, come detto, è espressione, ancora una volta, della sua personalità dai mille<br />

volti: egli era un “artista” non solo in ambito romanistico.<br />

Eppure egli non si è mai definito pittore, come non si è mai definito filosofo.<br />

7<br />

P. GROSSI, “Trent’anni di pagine introduttive. Quaderni fiorentini 1972-2001”, in op. cit., p. 91. Paolo Grossi mette in<br />

evidenza un aggettivo che a suo avviso sia idoneo a descrivere la personalità di <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong>: pensoso. Egli<br />

«trascorse la sua vita, soprattutto la sua maturità e la sua vecchiezza, a pensare e a far pensare. Costruttore d’un pensiero<br />

e maestro di pensiero». Lo studioso ritiene che per tale ragione <strong>Orestano</strong> «sceglie volentieri i temi di metodo, che nelle<br />

sue mani – come avviene per pochissimi personaggi dalla straordinaria forza speculativa – non sono un saccente e vuoto<br />

vaniloquio ma l’occasione di rintracciare vecchi sentieri o aprirne di nuovi per il gregge degli pseudo-scienziati<br />

assolutamente incapace di mutare i camminamenti usuali; per questo sale di buon grado sugli steccati alti, compatti, ma<br />

culturalmente rischiosi, che la tradizione scolastica ha costruito fra i varii assetti disciplinari, per contemplare da lassù,<br />

in un clima troppo rarefatto per i più ma non per lui, la legittimità delle vecchie configurazioni e chiederne talora la<br />

revisioni; per questo si trova a suo agio nel trattare i temi più scabrosi ma anche più abusati della sapienza giuridica<br />

(l’azione, i diritto soggettivo, i soggetti artificiali), moralmente certo di potervi guardare da un osservatorio novissimo<br />

che valga a evitare alle sue pagine le secche dei luoghi comuni»: P. GROSSI, “Trent’anni di pagine introduttive.<br />

Quaderni fiorentini 1972-2001”, in op. cit., p. 91.<br />

7


Quello che colpisce, e che in un certo senso fa capire la grandezza del personaggio, è<br />

l’estrema umiltà che traspare dalle parole che egli ha messo per iscritto nei suoi libri.<br />

A proposito “Della ‘esperienza giuridica’ vista da un giurista” egli afferma: «Ho un<br />

estremo rispetto per la filosofia e per i filosofi, nella storia del pensiero – quella<br />

importante – pochi, anche a contarvi, e non fra i minori, qualche schiavo, un imperatore,<br />

un semplice ‘pulitore di lenti’. Ed è per ciò che spesso non so capire se in me prevalga<br />

ammirazione o sgomento di fronte ai tanti che hanno stimato di avere la possibilità di<br />

cimentarsi con tali problemi. In filosofia per me è come in pittura. O ci si è veramente<br />

portati, avendone le misteriosi doti, e possono essere in un semplice ‘doganiere’, pittore<br />

della domenica, oppure vien meno ogni giustificazione: per i mediocri e i ripetitori non<br />

c’è posto, nella storia della pittura. Diversamente per i giuristi: è la ragione che mi ha<br />

persuaso di smettere di fare pittura e a continuare a fare diritto. Il più mediocre – come<br />

vedremo – finisce sempre per apportare il suo granellino» 8 .<br />

A) Il ritrovamento dei dipinti<br />

Anni dopo la sua morte sono stati trovati circa quarantacinque dipinti, la maggior parte<br />

dei quali era conservata in un baule di cui si era persa memoria nella sua cantina di Via<br />

Leonardo Pisano, altri erano appesi alle pareti, altri ancora purtroppo erano stati rubati<br />

dal suo casale di Collevecchio.<br />

Tale circostanza indusse la figlia Gioconda a prendere la decisione di fare un catalogo,<br />

pubblicato nel 1998, per regalarlo alle persone care al padre.<br />

Una copia è stata donata alla professoressa Baccari, la quale la conserva “gelosamente”<br />

e la fa vedere ogni anno ai “suoi” studenti, ricordando sempre il suo Maestro con grande<br />

affetto. Mostra i dipinti di <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> e racconta il motivo che lo ha indotto ad<br />

abbandonare la pittura e a “continuare a fare diritto”.<br />

La Professoressa Baccari, per spingere i suoi studenti a studiare e a non lasciarsi mai<br />

scoraggiare dalle difficoltà, cita anche una frase di Pomponio, vissuto nel II secolo d.<br />

8<br />

R. ORESTANO, ‘Diritto’. Incontri e scontri, Bologna 1981, p. 488.<br />

8


C., il quale «affermava che il compito del giurista è di trovare, ogni giorno, strumenti<br />

per progredire (cottidie in melius produci, D. 1.2.2.13)» 9 .<br />

<strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong>, con la sua scelta di deporre i pennelli e andare avanti con lo studio<br />

del diritto, ha messo in pratica quest’antico insegnamento senza confini temporali.<br />

B) Alcuni quadri<br />

Alcuni dei sui dipinti sono riportati più avanti.<br />

3. Il periodo della prigionia<br />

La vita non ha risparmiato a <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> dolorose prove.<br />

Come ricordato sopra, nel 1943 fu catturato dai tedeschi ed internato nel campo di<br />

concentramento di Wietzendorf, dove rimase fino alla conclusione della seconda guerra<br />

mondiale.<br />

Questa terribile esperienza rimase per sempre scolpita nella sua mente e nel suo cuore 10 .<br />

Lo mostra il fatto che egli avesse conservato, per tutta la sua vita, in un cassetto del suo<br />

scrittoio, quel piastrino di metallo che sostituiva il suo nome, la sua persona, con un<br />

semplice numero, che doveva servire in caso di morte.<br />

9<br />

Vedi le lettere scritte dalla Professoressa Maria Pia Baccari per i suoi studenti (aa.aa. 2007-2008, 2010-2011 e 2011-<br />

2012) nella voce “Studenti”.<br />

10<br />

Massimo Brutti, allievo di <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong>, a proposito di questa terribile esperienza vissuta dal Maestro, scrive:<br />

«La ricorderà per tutta la vita come se essa continuasse ad avere una dimensione di attualità: come un pericolo<br />

insomma. Inventariato con un numero, su un piastrino metallico. Me lo mostrò una volta: lo conservava in un cassetto,<br />

nel suo studio a portata di mano. Non solo con le leggi razziali e negli anni successivi egli – come molti altri giovani<br />

cresciuti nel fascismo ed influenzati dalla cultura dominante – aveva aperto gli occhi su quel regime; ma ora, con la<br />

deportazione e con i suoi orrori, il dramma diventava più radicale, il rifiuto del totalitarismo ( di ogni totalitarismo) più<br />

profondo, persino difficile a dirsi. Con quei due anni di campo di concentramento e di resistenza contro il nazismo,<br />

pensava di avere dato una testimonianza, di avere agito responsabilmente. Ed inoltre, di avere fatto i conti con il<br />

passato, superando dentro di sé le proprie convinzioni giovanili, scoprendone il vuoto. Il giurista davanti a se stesso e il<br />

criterio della responsabilità. Molte volte lo abbiamo sentito coniugare questi due termini, sui quali aveva meditato a<br />

lungo e in solitudine. Dopo gli anni della violenza e dell’umiliazione, nulla avrebbe dovuto rimanere uguale. Almeno,<br />

questa era stata la sua aspirazione. Pensava che non fosse giusto dimenticare. Fu perciò tra i fondatori dell’Associazione<br />

nazionale ex internati in Germania, della quale ha continuato ad essere, fino alla morte il Presidente onorario. Ed era per<br />

lui il protrarsi di un antico serio impegno»: M. BRUTTI, “Antiformalismo e storia del diritto. Appunti in memoria di<br />

<strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong>”, in Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno, Milano 1989, pp. 692 e 693.<br />

9


Lo mostra anche il fatto che facesse riferimento a questa terribile esperienza nei suoi<br />

scritti, che avesse addirittura messo su tela o su cartoline postali rimediate qualche<br />

immagine di quei terribili posti dove fu costretto a “sopravvivere”, tra umiliazioni e<br />

inutili crudeltà, per ben 20 mesi.<br />

Egli, nel libro ‘Diritto’. Incontri e scontri, ricorda gli orrori della guerra, definendola<br />

«un turbine che involgendo popoli e continenti rendeva o sembrava rendere<br />

insignificanti le vicende individuali, che lasciavano l’uomo solo con se stesso» 11 .<br />

<strong>Orestano</strong> ritiene che niente vada dimenticato, nemmeno le singole storie di quelle<br />

persone che, senza nessuna colpa, furono travolte da quell’ondata di orrore: «l’immensa<br />

tragedia collettiva si rifrangeva, si scindeva in una miriade di tragedie o di drammi<br />

personali» 12 , ognuno di questi era rilevante per colui che si trovava a viverli 13 .<br />

In queste pagine emerge con tutta la sua forza la sofferenza di <strong>Orestano</strong> nel ricordare<br />

quel periodo, in cui fu catturato e costretto a star lontano dalla sua Patria, che amava e<br />

che ha sempre ha scritto con la lettera P maiuscola.<br />

Colpiscono le parole con cui descrive la sua prigionia: «esperienza tra le più alienanti,<br />

protratta per circa venti mesi, in terra di orrori orripilanti e di lucidi alienati, more solito<br />

raziocinanti persino nel fanatismo più cieco, al punto di annullare la loro vernice storica<br />

di civiltà, ma esperienza che rimettendo in discussione tutto e tutti, anche se stessi, fu –<br />

per molti che la vissero – incentivo ad ansie di rinnovamento» 14 .<br />

Non meno traumatico «il fortunoso ritorno in un’Italia distrutta, disastrata, sconvolta,<br />

lacerata» 15 .<br />

La sua era una “crisi esistenziale” non diversa da quella di tanti altri, costretti a vivere<br />

gli stessi orrori: lui era solo “uno dei tanti”.<br />

Questi anni lo segnarono a tal punto che costituirono per lui il momento di una svolta 16 .<br />

<strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> riteneva giusto ricordare gli anni della guerra e del dopoguerra e lo<br />

addolorava il fatto che i giovani della sua epoca sconoscevano quelle tristi vicende<br />

11<br />

R. ORESTANO, op. cit., Bologna 1981, p. 492.<br />

12<br />

R. ORESTANO, op. cit., Bologna 1981, p. 492 e 493.<br />

13<br />

Amava ricordare ai suoi allievi che per la propria e altrui dignità ognuno metteva a disposizione degli altri il proprio<br />

sapere, la propria scienza, le proprie capacità. Creavano dei momenti formativi di elevazione della mente, in cui ognuno<br />

insegnava agli altri ciò di cui era esperto.<br />

14<br />

R. ORESTANO, op. cit., Bologna 1981, p. 493.<br />

15<br />

R. ORESTANO, op. cit., Bologna 1981, p. 493.<br />

16<br />

<strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong>, a proposito di quel periodo e dell’influenza che lasciò sulle persone, scrive: «Anni duri, aspri,<br />

difficili in ogni senso e per ognuno. Anni che fu facile in molti rimuovere in breve, sì da ricomprendere il cammino<br />

della vita dal punto interrotto, come nulla fosse avvenuto, una frase appena lasciata a metà, anche negli studi, anche<br />

nell’insegnamento. “Heri dicebamus …”. Anni che per molti, invece, segnarono l’inizio di una svolta. Diverse le<br />

direzioni, diverse le manifestazioni, diverse le reazioni: ma per molti – tantissimi – “nulla dopo uguale a prima”.<br />

Qualcuno, di certo, lo aveva già detto, lo aveva testimoniato, lo aveva patito ‘prima’; ma non quanti se ne vantarono<br />

‘dopo’. Per me il tempo della svolta fu allora»: R. ORESTANO, op. cit., Bologna 1981, p. 493.<br />

10


storiche che così profondamente avevano segnato l’animo di milioni e milioni di<br />

persone 17 .<br />

4. La sua ultima lezione accademica: “Lasciando la cattedra”<br />

Il 19 maggio 1979, <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> ha tenuto la sua ultima lezione presso l’Aula III<br />

della Facoltà di Giurisprudenza di Roma.<br />

La trascrizione del suo discorso, fatta dalla professoressa Maria Pia Baccari, è stata<br />

pubblicata in Il Foro Italiano, 102, Bologna 1979, pp. 5.141 ss., in Labeo, 26, Napoli<br />

1980, pp. 7 ss., e in ‘Diritto’. Incontri e scontri 18 .<br />

L’ingresso nella cattedra universitaria di <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> era stato accompagnato da<br />

forti polemiche (v. supra), “da tanto strepito”. Per tale ragione, l’intento del Maestro era<br />

quello di andarsene «in punta di piedi, quasi a creare una contrapposizione» 19 .<br />

Ma, invece, si accorse di quanto grande era diventata la famiglia, e così come erano<br />

state sconvenienti le polemiche iniziali, allo stesso modo sarebbe stato sconveniente<br />

andare via senza esprimere la “sincera lietezza e gratitudine” per la presenza così<br />

numerosa a quell’ultima lezione 20 .<br />

Grande la commozione che emerge dalle parole del Maestro 21 , piene di gratitudine nei<br />

confronti delle persone dalle quali ritiene di avere appreso “quel poco che sa” (vedi<br />

infra).<br />

17<br />

La rievocazione di questi anni, afferma <strong>Orestano</strong>, «trova indifferenti i giovani di oggi (forse per naturale istinto di<br />

difesa della loro giovinezza), anzi talvolta li infastidisce, come di noiose e mitizzanti rimembranze su cose che essi<br />

reputano suparate»: R. ORESTANO, op. cit., Bologna 1981, p. 493.<br />

18<br />

<strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> precisa di avere apportato, al testo registrato, «lievi ritocchi e aggiunte, cercando tuttavia di<br />

conservarne il carattere discorsivo»: R. ORESTANO, op. cit., Bologna 1981, p. 45.<br />

19<br />

R. ORESTANO, op. cit., Bologna 1981, p. 47.<br />

20<br />

Queste le parole di <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong>: «Ieri ho preso congedo dagli studenti di quest’anno in forma molto intima.<br />

Quale avrei voluto fosse pure il congedo di oggi. Pensavo avvenisse in modo molto familiare e ristretto. Certuno dei<br />

presenti sa che il mio ingresso alla carriera universitaria fu accompagnato da tanto strepito, che proprio per questo avrei<br />

voluto andarmene in punta di piedi, quasi a creare una specie di contrapposizione. Ma mi accorgo che in tanti anni la<br />

famiglia si è assai accresciuta e moltiplicata. E come allora mi apparve ingiusto e, lasciatemelo dire, anche sconveniente<br />

lo strepito, altrettanto sconveniente e ingiusto sarei io oggi se non esprimessi la mia sincera lietezza e gratitudine per la<br />

vostra presenza così numerosa e affettuosa, al di là di ogni immagine aspettativa, quasi a testimoniarmi che in<br />

quarantaquattro anni di insegnamento pur qualcosa – e lo dico senza modestia – sono riuscito a fare»: R. ORESTANO, op.<br />

cit., Bologna 1981, p. 47.<br />

21<br />

«Alcune sere fa ero a cena con mia sorella e parlando della serata di oggi mi chiedeva: “Non ti emozionerai?”. E io<br />

risposi che, ormai abbastanza abituato a parlare, speravo di cavarmela. Al che lei: “Sì, ma tieni presente che sabato sarà<br />

la prima volta che farai l’ultima lezione”. E da allora sono in crisi. Tanto più in crisi ora, che le sue previsioni hanno<br />

ragione di qualunque mia preparazione. Questo incontro … e quest’aula, più piena della mia prolusione, diciotto e passa<br />

11


Alla fine del suo discorso, porge anche le sue scuse: le scuse per aver detto qualche<br />

parola dura, per qualche giudizio pesante (anche se “quando ci vuole ci vuole”), per<br />

qualche parola di troppo e per avere usato a volte vocaboli difficili 22 .<br />

Anche questo ci fa capire la grandezza della sua persona.<br />

Sono riportate, a seguire, le foto scattate il giorno della sua ultima lezione, tenuta<br />

davanti ai suoi studenti dell’ultimo anno il 18 maggio 1979, nonché quelle scattate il 19<br />

maggio 1979.<br />

anni fa, mi stanno veramente prendendo al cuore e non so come cominciare»: R. ORESTANO, op. cit., Bologna 1981, p.<br />

45.<br />

22<br />

«Con ciò siamo al termine. Al termine in tanti sensi. Avendo anticipato i ringraziamenti, resta solo il momento delle<br />

scuse. In primo luogo, le scuse per qualche parola dura che nella vita mi è scappata, per qualche giudizio pesante che mi<br />

può essere uscito. Sì, ne chiedo scusa. Però sono convinto che quanto ci vuole ci vuole. Debbo scusarmi anche di<br />

qualche parola di troppo mi sia capitato di aver detto, forse anche oggi. Infine tengo a scusarmi se talvolta mi è successo<br />

di adoperare parole difficili, uno dei peccati, piccolo o grande non so, in cui un professore può incorrere. Anche di<br />

questo, se è avvenuto, vorrei dire – e chiudo davvero, come nelle vecchie recite settecentesche – ‘scusatemi, non lo si è<br />

fatto apposta’»: R. ORESTANO, op. cit., Bologna 1981, pp. 62 e 63.<br />

12


Conclusione<br />

L’occasione nata dalla scrittura di questo “pezzetto” su <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> mi ha<br />

permesso di conoscere più da vicino non solo un grande giurista, ma anche un grande<br />

uomo.<br />

Quello che mi ha colpito particolarmente è stata la riservatezza e l’umiltà del suo<br />

carattere.<br />

Franca De Marini Avonzo 23 , dopo la morte di <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong>, ha scritto un articolo<br />

in sua memoria. Nonostante lei fosse stata la sua prima allieva e lo avesse seguito nel<br />

suo lavoro a Genova, afferma di non poter riportare sulla sua persona notizie in più<br />

rispetto a quelle che sono di patrimonio comune. E questo in quanto <strong>Orestano</strong> aveva un<br />

carattere molto “schivo”.<br />

Era anche una persona molto umile e, nonostante avesse una grande conoscenza e fosse<br />

molto amato e ammirato, non ha mai dimenticato di ringraziare tutte le persone che<br />

durante la sua vita gli sono state vicine e che gli hanno insegnato “quel poco che sa” 24 .<br />

Primo fra tutti, suo padre, il filosofo Francesco <strong>Orestano</strong>. Poi il suo Maestro, Salvatore<br />

Riccobono, al quale nei suoi scritti dedica parole molto affettuose e piene di<br />

ammirazione 25 . Ringrazia, inoltre, Giuseppe Capograssi – al quale, legato da una grande<br />

23<br />

Il giorno del funerale di <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong>, fu commemorato, nel corso della cerimonia, da Franca De Marini<br />

Avonzo. Il funerale del Maestro venne celebrato nella Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria, situata a Roma in<br />

Piazza Euclide.<br />

24<br />

R. ORESTANO, op. cit., Bologna 1981, p. 45<br />

25<br />

Nel libro “‘Diritto’. Incontri e scontri”, a proposito di Salvatore Riccobono, scrive: «Riccobono veniva a piedi da<br />

casa, tutte le mattine. Amava che qualcuno lo riaccompagnasse al ritorno dall’Università, e di solito eravamo in molti.<br />

Ma non gradiva che qualcuno fosse con lui all’andare. Quel tragitto di mezz’ora, un’ora, secondo la casa abitata –<br />

adesso non ricordo fosse ancora via De Rossi o già via Tavolacci – voleva farlo da solo. Era il momento di<br />

raccoglimento necessario alla lezione. Questa era sempre un fatto importante, anche per lui, prima che per gli<br />

ascoltatori. Talora confidava che pur dopo tanti anni ogni volta che doveva iniziare a parlare, fosse un discorso o una<br />

13


amicizia, ha dedicato il libro Il «problema delle persone giuridiche» in diritto romano –<br />

e tutti i suoi colleghi.<br />

Nella Prefazione all’Introduzione allo studio del diritto romano, Bologna 1987, (datata<br />

12 marzo 1987) il Professor <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> ha un affettuoso pensiero per gli<br />

studenti e per i suoi allievi (tutti “collaboratori preziosi”) che lo hanno accompagnato<br />

negli anni. Poi specifica, in ordine di “anzianità accademica”, chi sono «coloro che mi<br />

sono stati vicini»: Franca De Marini Avonzo, Luigi Raggi, Angelo Ormanni, Giuliano<br />

Crifò (allievo di Emilio Betti), Massimo Brutti, Antonio Mantello, Maria Campolunghi,<br />

Antonella Di Mauro, Leo Peppe, Franco De Bernardinis, Pasquale Marottoli, Maria Pia<br />

Baccari, Carlo Lanza.<br />

Il Maestro menziona, inoltre, un altro allievo, Achille De Nitto, il quale insegna<br />

Istituzioni di diritto pubblico e Giustizia costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza<br />

dell’Università degli studi del Salento (Lecce).<br />

Per la Professoressa Baccari il Professore aggiunge anche delle righe molto<br />

commoventi: «Un particolare ringraziamento a Maria Pia Baccari per l’intelligente<br />

“correzione delle bozze” (ma in realtà è stato assai di più)» 26 .<br />

Queste parole mostrano l’affetto del Maestro per l’allieva e dell’allieva per il Maestro.<br />

Spesso negli “Incontri” la Professoressa ci racconta della Scuola e ci parla degli<br />

insegnamenti ricevuti e delle ore trascorse con il Maestro e con la Sua famiglia. E<br />

anche la conoscenza (indiretta) dei Maestri e delle Scuole di diritto ci fa crescere e ci<br />

appassiona.<br />

Nelle Università romane insegnano gli allievi: Massimo Brutti che ha ereditato la<br />

cattedra di Diritto romano (nel 1979, insieme con il Prof. Pierangelo Catalano), Antonio<br />

Mantello, nell’‟Università di Roma “La Sapienza”; Leo Peppe insegna Istituzioni di<br />

diritto romano nella Università degli Studi Roma Tre, Maria Pia Baccari insegna<br />

semplice lezione, non era senza qualche emozione, senza un po’ di trac. E non che gli mancasse il dono della parola.<br />

Chi lo abbia sentito anche una volta, in qualunque occasione, ne serba – sono certo – un ricordo stupendo. Non che<br />

fosse un parlatore elegante e forbito. Tutt’altro. Ma sicuro, fluido, facondo, irruente, avvincente, non ho mai sentito mai<br />

altri parlare con tanta efficacia e presa su un uditorio. La voce calda e pastosa, resa sonora da musicali inflessioni<br />

vocaliche di siciliano occidentale, mai indulgente al dialetto, salvo nell’impiego dei tempi e nella collocazione dei verbi,<br />

che a volte rievocavano aoristo greci e costruzioni latine. Sempre suadente, talvolta solenne, mai l’ho udito alla ricerca<br />

di artifizi retorici ed effetti oratori. Ogni frase era l’anello di un ragionamento; e anche se talvolta questo sembrava<br />

spezzarsi, era subito ripreso senz’alcuno sforzo da un altro capo, quasi a variarlo e renderlo ancora più stringente.<br />

Fedele compagno, in quelle camminate, gli era un bastone, un bastone semplicissimo da manico ricurvo. Non che ne<br />

avesse bisogno, benché quando io lo conobbi fosse vicino alla settantina. Lo poggiava lievemente a terra, quasi a<br />

ritmare l’incedere ancora fermo, a volte nella foga del conversare lo agitava, quasi brandiva»: R. ORESTANO, op. cit.,<br />

Bologna 1981, pp. 714 e 715.<br />

26<br />

R. ORESTANO, Introduzione allo studio del diritto romano, Bologna 1987, p. 5. La professoressa Maria Pia Baccari<br />

ricorda che quasi tutti i giorni passavano a fare un saluto al Maestro (talvolta anche breve ma sempre ricco di<br />

insegnamenti). La signora Rosanna qualche volta faceva loro compagnia, mentre, quasi sempre, la cameriera Rina<br />

portava il caffè.<br />

14


Istituzioni di diritto romano e Diritto romano nella Libera Università Maria SS.<br />

Assunta-LUMSA; Maria Campolunghi insegna nell’Università degli Studi di Perugia;<br />

Antonella Di Mauro nell’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro; Pasquale<br />

Marottoli insegna nell’Università degli Studi di Macerata (sulla cattedra che fu di<br />

Raggi) e Carlo Lanza alla SUN (Seconda Università degli Studi di Napoli- Santa Maria<br />

Capua Vetere). Franca De Marini Avonzo ha insegnato nell’Università di Genova. Gli<br />

amati allievi Raggi, Ormanni e De Bernardinis sono stati strappati alla vita troppo<br />

presto.<br />

Scrivere questo “pezzetto” su <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> mi ha dato l’occasione di vedere le<br />

foto del periodo in cui il Maestro insegnava a Roma. E’ difficile descrivere con semplici<br />

parole l’emozione che ho provato.<br />

15


BIBLIOGRAFIA<br />

BACCARI M. P., Lettere scritte per i suoi studenti (aa.aa. 2007-2008, 2010-2011 e<br />

2011-2012).<br />

BRUTTI M., “Antiformalismo e storia del diritto. Appunti in memoria di <strong>Riccardo</strong><br />

<strong>Orestano</strong>”, in Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno,<br />

Milano 1989.<br />

DE MARINI AVONZO F., “In memoriam. <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong> (1909-1988)”, in Studia et<br />

Documenta Historiae et Iuris, LIV, Roma 1988.<br />

GROSSI P., “Trent’anni di pagine introduttive. Quaderni fiorentini 1972-2001”, in Per la<br />

storia del pensiero giuridico moderno, Milano 2009.<br />

MANTELLO A., “<strong>Orestano</strong> ‘Par Lui-Même’”, in Atti della accademia nazionale dei<br />

Lincei. Classe di scienze morali, storiche e sociologiche. Rendiconti, ser. IX, vol.<br />

XX, fasc. 4, Roma 2010.<br />

MAROTTOLI P. (a cura di), “Scritti di <strong>Riccardo</strong> Orestato”, in Studia et Documenta<br />

Historiae et Iuris, LIV, 1988.<br />

ORESTANO M. G. e CUCINELLI D. (a cura di), <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong>. 1924-1930 e oltre,<br />

Latina 1999.<br />

ORESTANO R., ‘Diritto’. Incontri e scontri, Bologna 1981.<br />

ORESTANO R., Introduzione allo studio del diritto romano, Bologna 1987.<br />

VIGNALI G., Corpo del diritto. Digesto, IV, Napoli 1857.<br />

16


Alcuni ricordi …<br />

La copertina del libro, pubblicato dopo la morte dell’illustre Maestro e contenente i suoi dipinti,<br />

intitolato <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong>. 1924-1930 e oltre, curato da Maria Gioconda <strong>Orestano</strong> e Dino<br />

Cucinelli.<br />

17


I suoi autoritratti<br />

Alcuni dei suoi dipinti …<br />

18


Fiori<br />

20


La Madonna e Gesù<br />

22


Le sue montagne<br />

23


Paesaggi e vedute<br />

25


Alcune foto di <strong>Riccardo</strong> <strong>Orestano</strong>, con i suoi allievi …<br />

26


Le foto del giorno della sua “penultima lezione” (18 maggio 1979)<br />

34


Le foto del giorno della sua “ultima lezione” (19 maggio 1979)<br />

36

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!