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Piano del Parco - Relazione Illustrativa - Parks.it

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Mercato, Rocca e Lustra. I primi due centri, nella parte più alta <strong>del</strong> percorso, sono segnati<br />

rispettivamente dalle importanti emergenze <strong>del</strong> convento fortificato e <strong>del</strong> castello,<br />

quest’ultimo sede per cinque secoli <strong>del</strong>la Baronia <strong>del</strong> Cilento.<br />

I villaggi di crinale e quelli di controcrinale che sorgono a ridosso dei rilievi maggiori,<br />

vanno normalmente a disporsi sulla fascia altimetrica che vede i boschi montani incontrarsi<br />

con i campi coltivati. Lungo le linee di crinale, le antiche vie che attraversano dall’alto in<br />

basso i centri sono spesso abbandonate o in via di abbandono, e con esse le tracce <strong>del</strong>la<br />

storia insediativa e la struttura portante <strong>del</strong> paesaggio (v. ad es. il caso dei sistemi di mulini<br />

nelle zone ricche di corsi d’acqua di portata esigua, che lungo gli impluvi paralleli alle<br />

linee dei crinali seguono lo stesso destino di abbandono). I centri di crinale subiscono le<br />

patologie di cui si è detto, le quali per motivi morfologici, sono invece estranee alle altre<br />

tipologie di centri. La rete principale di crinale si completa sulla costa con i promontoriapprodi,<br />

dando forma a una struttura insediativa compiuta chiaramente leggibile già per<br />

l’età magnogreca-lucana, e tratteggiabile da epoche più antiche (rapporto di Agropoli,<br />

Tresino e Licosa col M. Stella; di Velia col Gelbison e il Vallo di Diano; di Palinuro con<br />

Roccagloriosa e il Vallo di Diano). Altra tipologia insediativa di grande interesse è quella<br />

dei centri arroccati su altura isolata, di cui è ricco il Vallo di Diano (Teggiano, Padula,<br />

Atena Lucana…) e l’area <strong>del</strong> Bussento (Sanza, Caselle in P<strong>it</strong>tari…) ma non solo<br />

(Camerota, Laurino, Castelciv<strong>it</strong>a, Trentinara…). Si tratta di sol<strong>it</strong>o di insediamenti<br />

protostorici riconfermati in età lucana e/o medioevale, posti lungo le principali direttrici di<br />

insediamento, nei quali le espansioni moderne avvengono alle falde <strong>del</strong> rilievo principale e<br />

non snaturano l’impianto medioevale. Esse manifestano però un loro effetto pernicioso<br />

(come peraltro avviene anche per gli altri tipi di centri) nell’impatto cromatico e nei fuoriscala<br />

<strong>del</strong>l’edilizia industrializzata.<br />

Le vie di crinale, solo raramente rotabili, collegano oggi i nodi di una rete che raccoglie le<br />

tracce più pregnanti <strong>del</strong>l’evoluzione <strong>del</strong> paesaggio cilentano, e sono in qualche modo la<br />

cifra <strong>del</strong>la marginal<strong>it</strong>à-ricchezza <strong>del</strong> Cilento. Direttrici <strong>del</strong>l’insediamento, i collegamenti<br />

lungo le linee di crinale sono probabilmente tra i caratteri morfologici strutturali più<br />

significativi <strong>del</strong> paesaggio cilentano, sia per la loro straordinaria permanenza nella storia<br />

che per il loro influsso sui processi formativi <strong>del</strong>la rete insediativa.<br />

Non tutti gli elementi di questo paesaggio hanno la stessa v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à, sia nel senso quant<strong>it</strong>ativo<br />

che qual<strong>it</strong>ativo, ed è straordinaria la quant<strong>it</strong>à di centri scomparsi che è attestata nel<br />

terr<strong>it</strong>orio cilentano (all’incirca 70 solo nel Medioevo). Alcune tracce fossili di un passato<br />

illustre, come il s<strong>it</strong>o archeologico di Velia, sia pure sottratte allo sviluppo urbano e<br />

all’incessante elaborazione <strong>del</strong>le culture locali, hanno recuperato importanza grazie al loro<br />

significato per la civiltà e per il conseguente richiamo turistico. Nella maggioranza dei casi<br />

però ciò non avviene: i s<strong>it</strong>i protostorici (p. e. il s<strong>it</strong>o <strong>del</strong>l’Antece a Costa Palomba sugli<br />

Alburni, o il villaggio fortificato di Trentinara), sono pressoché sconosciuti; altri, pure<br />

molto interessanti, sono celebri per le sole attrattive naturalistiche (in particolare<br />

l’insediamento su palaf<strong>it</strong>ta r<strong>it</strong>rovato all’inizio <strong>del</strong> secolo all’interno <strong>del</strong>la Grotta<br />

<strong>del</strong>l’Angelo a Pertosa, immediatamente e inspiegabilmente al di fuori <strong>del</strong>la perimetrazione<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong>); lo stesso accade per i tanti centri medioevali abbandonati, di cui si parla<br />

soltanto nelle leggende sebbene i loro resti siano ben visibili, o per i sistemi collinari di<br />

mulini con le reti di canali, oppure per i più recenti villaggi di carbonai, i cui resti segnano<br />

alcuni luoghi di prepotente natural<strong>it</strong>à come le Gole <strong>del</strong> Calore.<br />

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